Non sempre ci rendiamo conto di certi gravi pericoli. Ci sono volte in cui ci si riempie di qualcosa di velenoso, senza rendersene conto, con terribili conseguenze.
Quando consideriamo i vari pericoli della vita, soprattutto della vita spirituale, abbiamo la tendenza a pensare alle cose che arrivano da fuori. Spesso, non ci rendiamo conto che più pericoloso di un attacco da fuori è il veleno che possiamo avere in mezzo a noi. Sto parlando della presenza del peccato, nella vita di una persona, o nella chiesa.
Tutti i problemi da fuori non possono danneggiarci quanto un peccato dentro di noi. Questo è un principio biblico, e vale sia per l’individuo, sia per la chiesa.
Oggi, viviamo in un mondo che non sa cosa vuol dire avere timore di Dio. Oggi, la parola “peccato” viene usata più come un modo di dire “che peccato” per indicare un dispiacere, che per indicare qualcosa di malvagio che contamina e tira addosso l’ira di Dio se non viene confessato e abbandonato.
Però, il fatto che il mondo non pensi al peccato non vuol dire che l’ira di Dio sarà meno terribile.
In questo studio, vogliamo cercare di capire di più, dalla Bibbia, quanto Dio odia il peccato, e quanto un peccato non confessato possa farci oggetti dell’ira di Dio, anziché delle sue benedizioni.
l’esempio di Acan
Cercare un brano che dimostra quanto Dio odia il peccato e quanto sarà severa la punizione per il peccato, è come cercare un po’ di sabbia nel deserto. La Bibbia è piena di esempi di come Dio odia e punisce il peccato, dalla Genesi all’Apocalisse.
Allora, consideriamo alcuni brani, fra i tantissimi che parlano di questo. I primi ci aiutano a capire come il peccato che rimane nella vita di un membro della chiesa contamina tutta la chiesa, e quindi, è responsabilità della chiesa conservarsi pura.
Poi vedremo un brano che dimostra che ogni individuo è responsabile di conservare la propria vita pura, confessando ed abbandonando ogni peccato.
la responsabilità della Chiesa
Vogliamo leggere alcuni versetti da Giosuè 6 e 7, ma prima, ricordiamo gli avvenimenti di questo brano. I Giudei avevano passato circa 400 anni in Egitto, ed erano schiavi, trattati duramente. Dio mandò Mosè per liberarli, e Dio fece grandi miracoli per compiere questa liberazione.
Appena usciti dall’Egitto, Dio guidò il popolo al monte Sinai, dove diede a Mosè la Legge, e le istruzioni su come costruire il Tabernacolo e come adorare Dio nel modo corretto. In questo, vediamo che Dio non accetta qualsiasi adoratore, ma solamente chi Lo adora come Egli comanda. In questo periodo, Dio punì Israele varie volte, in modo molto duro, per il suo peccato, mostrando quanto il peccato è abominevole per Dio, e quanto severo è il suo giudizio sul peccato. Gli insegnamenti che Dio diede loro, e che troviamo nei primi cinque libri della Bibbia, dimostrano, in modo inequivocabile, quanto Dio odia il peccato.
Quando arrivò al confine della terra promessa, anziché confidare in Dio, il popolo ebbe paura. Perciò, Dio non permise a nessuno di quella prima generazione di entrare nella terra promessa, tranne Giosuè e Caleb. Il popolo dovette vagare nel deserto per quarant’anni, finché non morirono tutti gli appartenenti a quella generazione, ad eccezione di quei due uomini fedeli. Anche in questo, vediamo quanto il peccato sia una cosa terribile agli occhi di Dio.
Passati i quarant’anni necessari a far morire quella generazione, la nuova generazione, sotto la guida di Giosuè, entrò nella terra promessa. Davanti a loro trovarono la città di Gerico, circondata da grandi mura. Umanamente, sembrava impossibile per loro sconfiggere una città con mura così alte e forti. Però, fu Dio a distruggere le mura, e a dare loro la vittoria, per aiutarli a capire con ogni vittoria viene da Lui.
Quando Dio diede l’ordine di marciare intorno alla città, e poi di attaccarla al momento stabilito da Lui, comandò loro anche di non prendere alcun bottino. Leggiamo la storia a questo punto.
1 Gerico era ben chiusa e barricata per paura dei figli d’Israele; nessuno ne usciva e nessuno vi entrava. 2 E il SIGNORE disse a Giosuè: «Vedi, io do in tua mano Gerico, il suo re, i suoi prodi guerrieri. 3 Voi tutti dunque, uomini di guerra, marciate intorno alla città, facendone il giro una volta. Così farai per sei giorni; 4 e sette sacerdoti porteranno davanti all’arca sette trombe squillanti; il settimo giorno farete il giro della città sette volte, e i sacerdoti soneranno le trombe. 5 E avverrà che, quand’essi soneranno a distesa il corno squillante e voi udrete il suono delle trombe, tutto il popolo lancerà un gran grido, e le mura della città crolleranno, e il popolo salirà, ciascuno diritto davanti a sé». (Giosuè 6:1-5 NRV)
Quando poi il popolo ubbidì ai comandamenti di Dio, e arrivò a completare il giro il settimo giorno, Giosuè diede loro le istruzioni che aveva ricevuto da Dio. Leggiamo i vv.16-19.
16 La settima volta, come i sacerdoti sonarono le trombe, Giosuè disse al popolo: «Gridate! perché il SIGNORE vi ha dato la città. 17 E la città con tutto quel che contiene sarà consacrata al SIGNORE per essere voto di interdetto; soltanto Raab, la prostituta, avrà salva la vita: lei e tutti quelli che saranno in casa con lei, perché nascose i messaggeri che noi avevamo inviati. 18 E voi guardatevi bene da ciò ch’è votato all’interdetto, affinché non siate voi stessi votati allo sterminio, prendendo qualcosa d’interdetto, e non rendiate maledetto l’accampamento d’Israele, gettandovi lo scompiglio. 19 Ma tutto l’argento, l’oro e gli oggetti di rame e di ferro saranno consacrati al SIGNORE; entreranno nel tesoro del SIGNORE». (Giosuè 6:16-19 NRV)
Ciò che vogliamo notare qui è che Dio aveva espressamente vietato loro di prendere alcun bottino. In altre occasioni, Dio permise loro di prendere il bottino. Ma in questa occasione ciò costituiva un peccato. Cosa rende un atto peccato? Il metro di ciò che è peccato e ciò che non è peccato è il metro che Dio stabilisce.
Come Dio aveva annunciato, Egli diede loro una grande vittoria, e distrussero la città di Gerico. Ma, ad insaputa di Giosuè, c’era un peccato nell’accampamento di Israele. In mezzo al popolo di Dio, qualcuno, di nascosto, aveva peccato. Qualcuno aveva preso del bottino. Giosuè e gli altri non erano a conoscenza di questo peccato, ma ben presto, fu evidente che non avevano più le benedizioni di Dio. Andarono ad attaccare un’altra città, questa volta una piccola città, ma invece di ricevere da Dio la vittoria, furono sconfitti, e parecchi morirono. Leggiamo Giosuè 7:1-13
1 Ma i figli d’Israele commisero un’infedeltà circa l’interdetto; poiché Acan, figlio di Carmi, figlio di Zabdi, figlio di Zerac, della tribù di Giuda, prese dell’interdetto, e l’ira del SIGNORE s’accese contro i figli d’Israele. 2 Giosuè mandò degli uomini da Gerico ad Ai, che è vicina a Bet-Aven, a oriente di Betel, e disse loro: «Salite ed esplorate il paese». E quelli salirono ed esplorarono Ai. 3 Poi tornarono da Giosuè e gli dissero: «Non occorre che salga tutto il popolo; ma salgano due o tremila uomini, e sconfiggeranno Ai; non stancare tutto il popolo mandandolo là, perché quelli sono in pochi». 4 Così vi salirono del popolo circa tremila uomini, i quali si diedero alla fuga davanti alla gente di Ai. 5 E la gente di Ai ne uccise circa trentasei, li inseguì dalla porta fino a Sebarim, li mise in rotta nella discesa; e il cuore del popolo venne meno e si sciolse come acqua.
Giosuè capì che Dio non era più da parte loro, e perciò, fu grandemente turbato, e si gettò in terra per pregare Dio. Però, Dio non voleva che lui pregasse in quel momento. Leggiamo dal versetto 6, per capire cosa voleva Dio da Giosuè, invece della preghiera.
6 Giosuè si stracciò le vesti e si gettò con il viso a terra davanti all’arca del SIGNORE; stette così fino alla sera, egli con gli anziani d’Israele, e si gettarono della polvere sul capo. 7 Giosuè disse: «Ahi, Signore DIO, perché hai fatto attraversare il Giordano a questo popolo, per darci in mano agli Amorei e farci perire? Oh, ci fossimo pur accontentati di rimanere di là dal Giordano! 8 Ahimé, Signore, che dovrò dire, ora che Israele ha voltato le spalle ai suoi nemici? 9 I Cananei e tutti gli abitanti del paese lo verranno a sapere, ci accerchieranno e faranno sparire il nostro nome dalla terra; e tu che farai per il tuo gran nome?» 10 Il SIGNORE disse a Giosuè: «Alzati! Perché te ne stai così prostrato con la faccia a terra? 11 Israele ha peccato; essi hanno trasgredito il patto che avevo loro comandato d’osservare; hanno perfino preso dell’interdetto, lo hanno rubato, hanno mentito, e lo hanno messo fra i loro oggetti. 12 Perciò i figli d’Israele non potranno resistere ai loro nemici e volteranno le spalle davanti a loro, perché son diventati essi stessi interdetto. Io non sarò più con voi, se non distruggete l’interdetto in mezzo a voi. 13 Alzati, santifica il popolo e digli: “Santificatevi per domani, perché così ha detto il SIGNORE, il Dio d’Israele: O Israele, c’è dell’interdetto in mezzo a te! Tu non potrai resistere ai tuoi nemici, finché non abbiate tolto l’interdetto di mezzo a voi. (Giosuè 7:1-13 NRV)
Qui, impariamo una lezione importantissima. Dio è un Dio santo, ed Egli richiede santità al suo popolo. Santità vuol dire una vita vissuta in ubbidienza a Dio. Quando in mezzo al popolo di Dio esiste un peccato che non viene confessato e abbandonato, quel peccato contamina tutto il popolo di Dio. Quello che Dio richiede è che il peccato venga tolto.
Qualcuno aveva peccato contro Dio. Gli altri non lo sapevano, ma agli occhi di Dio, tutta la comunità era colpevole. Il fatto che questa persona era solamente un membro della comunità non toglieva il fatto che agli occhi di Dio, tutta la comunità era impura. L’unica soluzione per Israele era togliere il peccato, ovvero, il peccatore, di mezzo a loro.
L’ira di Dio era accesa contro Israele per questo peccato. Ai nostri occhi, questo atteggiamento potrebbe sembrare molto severo. Probabilmente, il popolo di Israele era costituito da più di due milioni di persone. Solamente un uomo, e forse la sua famiglia con lui, aveva peccato. Come mai Dio aveva punito tutta la comunità, e tolto la vittoria a tutta la comunità?
Il motivo per questa dura azione è l’odio che Dio ha per il peccato. Ciò che a noi potrebbe sembrare una piccola cosa, per Dio è una cosa insopportabile. Perciò, Dio ritira la sua benedizione quando il peccato è presente nella comunità del popolo di Dio.
Tramite Giosuè, Dio diede ad Israele istruzioni da seguire. Dovevano togliere questo peccato di mezzo a loro. Leggiamo Giosuè 7:14-26.
14 Domattina dunque vi accosterete tribù per tribù; e la tribù che il SIGNORE designerà, si accosterà famiglia per famiglia; e la famiglia che il SIGNORE designerà, si accosterà casa per casa; e la casa che il SIGNORE designerà, si accosterà persona per persona. 15 E colui che sarà designato per aver preso dell’interdetto sarà dato alle fiamme con tutto quello che gli appartiene, perché ha trasgredito il patto del SIGNORE e ha commesso un’infamia in Israele"». 16 Giosuè dunque si alzò presto la mattina, e fece accostare Israele tribù per tribù; e la tribù di Giuda fu designata. 17 Poi fece accostare le famiglie di Giuda, e la famiglia degli Zerachiti fu designata. Poi fece accostare la famiglia degli Zerachiti persona per persona, e Zabdi fu designato. 18 Poi fece accostare la casa di Zabdi persona per persona, e fu designato Acan, figlio di Carmi, figlio di Zabdi, figlio di Zerac, della tribù di Giuda. 19 Allora Giosuè disse ad Acan: «Figlio mio, dà gloria al SIGNORE, al Dio d’Israele, rendigli omaggio, e dimmi quello che hai fatto; non me lo nascondere». 20 Acan rispose a Giosuè e disse: «È vero; ho peccato contro il SIGNORE, il Dio d’Israele; ed ecco precisamente quello che ho fatto. 21 Ho visto fra le spoglie un bel mantello di Scinear, duecento sicli d’argento e una sbarra d’oro del peso di cinquanta sicli; ho desiderato quelle cose e le ho prese; ecco, sono nascoste in terra in mezzo alla mia tenda; e l’argento è sotto». 22 Allora Giosuè mandò dei messaggeri, i quali corsero alla tenda; ed ecco che il mantello vi era nascosto; e l’argento stava sotto. 23 Essi presero quelle cose di mezzo alla tenda e le portarono a Giosuè e a tutti i figli d’Israele e le deposero davanti al SIGNORE. 24 Giosuè e tutto Israele con lui presero Acan, figlio di Zerac, l’argento, il mantello, la sbarra d’oro, i suoi figli e le sue figlie, i suoi buoi, i suoi asini, le sue pecore, la sua tenda e tutto quello che gli apparteneva, e li fecero salire nella valle di Acor. 25 E Giosuè disse: «Così come ci hai causato una sventura, il SIGNORE causerà una sventura a te in questo giorno!» E tutto Israele lo lapidò; e dopo aver lapidato gli altri, diedero tutti alle fiamme. 26 Poi ammassarono sopra Acan un gran mucchio di pietre, che dura fino ad oggi. E Il SIGNORE cessò dalla sua ira tremenda. Perciò quel luogo è stato chiamato fino ad oggi Valle di Acor. (Giosuè 7:14-26)
O cari amici, l’unico modo di fare cessare l’ira tremenda di Dio era che Israele togliesse il peccato di mezzo a loro. Dio non accettava nulla di meno. Dio esige santità dal suo popolo.
Nella Bibbia, vediamo questo stesso principio volta dopo volta. Dio è un Dio santo, e non tollera il peccato. Perciò, quando il popolo di Dio tollera il peccato in mezzo a sé, Dio punisce tutta la comunità. Toglie vie le sue benedizioni da tutti, finché la comunità non toglie vie il peccato. Il peccato contamina tutta la comunità.
1 Corinzi 5
Ci sono tanti esempi di questo, ma vogliamo considerarne solamente un altro, nel Nuovo Testamento. Vogliamo considerare 1 Corinzi 5. In questo brano, Paolo, ispirato da Dio, sta scrivendo alla chiesa di Corinto. Un membro della chiesa stava vivendo nel peccato, e questo contaminava tutta la chiesa. Notiamo come Dio guidò Paolo a ordinare loro di purificarsi da questo peccato. Il peccato in questo caso era la fornicazione, ma il principio vale per qualsiasi peccato.
Leggiamo 1 Corinzi 5:1-8
1 Si ode addirittura affermare che vi è tra di voi fornicazione; e tale immoralità, che non si trova neppure fra gli stranieri; al punto che uno di voi si tiene la moglie di suo padre! 2 E voi siete gonfi, e non avete invece fatto cordoglio, perché colui che ha commesso quell’azione fosse tolto di mezzo a voi! 3 Quanto a me, assente di persona ma presente in spirito, ho già giudicato, come se fossi presente, colui che ha commesso un tale atto. 4 Nel nome del Signore Gesù, essendo insieme riuniti voi e lo spirito mio, con l’autorità del Signore nostro Gesù, 5 ho deciso che quel tale sia consegnato a Satana, per la rovina della carne, affinché lo spirito sia salvo nel giorno del Signore Gesù. 6 Il vostro vanto non è una buona cosa. Non sapete che un po’ di lievito fa lievitare tutta la pasta? 7 Purificatevi del vecchio lievito, per essere una nuova pasta, come già siete senza lievito. Poiché anche la nostra Pasqua, cioè Cristo, è stata immolata. 8 Celebriamo dunque la festa, non con vecchio lievito, né con lievito di malizia e di malvagità, ma con gli azzimi della sincerità e della verità. (1 Corinzi 5:1-8 NRV)
Voglio notare qualche aspetto di questo brano. La chiesa tollerava un peccato fra i suoi membri. Per questo, la chiesa venne duramente ammonita da Paolo, perché non avevano tolto questa persona di mezzo a loro. Non avevano purificato la chiesa da questa contaminazione.
La soluzione al loro peccato era una sola: scacciare quella persona dalla chiesa, e consegnarla a Satana, per la rovina della carne. Quando una persona appartiene a Dio, Egli la protegge da Satana. Dio non permette a Satana di affliggere un credente, tranne per mezzo delle prove perfette che Dio stabilisce per quel credente. Invece, quando una persona non appartiene a Dio, non ha alcuna protezione contro i malvagi attacchi di Satana. Viene scacciato fuori dalla protezione che Dio dà alla chiesa, abbandonato nel mondo, sotto il potere di Satana. È una cosa terribile.
Ciò che questa chiesa doveva fare, per purificarsi, era riconoscere pubblicamente che questo uomo stava vivendo nel peccato, e dato che egli non era disposto a ravvedersi e ad abbandonare il suo peccato, dovevano mandarlo fuori dalla chiesa, in modo che egli sarebbe stato privato della protezione e della cura di Dio, e quindi, sarebbe stato soggetto a tutti i malvagi attacchi di Satana. Questo atto di cacciare questo uomo fuori viene chiamato scomunica. È necessario, per il bene della persona nel peccato, e per il bene della chiesa.
Per quanto riguarda quell’uomo, lo scopo di questa disciplina era che subendo la rovina di Satana, avrebbe avuto maggiore possibilità di riconoscere la malvagità del proprio peccato per potersi poi ravvedere, e poter essere salvato. Dobbiamo capire che indipendentemente da quello che una persona dichiara, cioè, se dichiara di appartenere a Cristo o no, se continua a vivere nel peccato, non sarà salvato. Quindi, quando qualcuno persiste nel suo peccato, la chiesa, per il bene della persona, non può permettergli di identificarsi come membro della chiesa, e quindi, come credente. Essendo escluso dalla chiesa, viene escluso dalla protezione e dalla cura che Dio esercita sui veri membri della chiesa, ed è soggetto a Satana, senza la protezione di Dio. In questa condizione, è possibile che si ravvederà, per essere salvato. Invece, se dovesse rimanere nella chiesa, godendo della comunione degli altri credenti, non sarebbe spronato a ravvedersi, e la sua perdizione sarebbe molto più probabile.
La purificazione della Chiesa
Poi, l’altro scopo della disciplina della chiesa, lo scopo più importante, è la purificazione della chiesa. Abbiamo visto nell’esempio di Acan che Dio punisce tutta la comunità quando un peccato è tollerato. Notiamo le parole in 1 Corinzi 5:6,7.
6 Il vostro vanto non è una buona cosa. Non sapete che un po’ di lievito fa lievitare tutta la pasta? 7 Purificatevi del vecchio lievito, per essere una nuova pasta, come già siete senza lievito. Poiché anche la nostra Pasqua, cioè Cristo, è stata immolata. 8 Celebriamo dunque la festa, non con vecchio lievito, né con lievito di malizia e di malvagità, ma con gli azzimi della sincerità e della verità. (1 Corinzi 5:6-8 NRV)
Un po’ di lievito fa lievitare tutta la pasta. Un po’ di peccato, lasciato nella chiesa, contamina tutta la chiesa. Dio, al v.7, ci comanda di purificarci dal vecchio lievito, in altre parole, di togliere i peccati dalla nostra vita e dalla chiesa.
Quindi, non c’è differenza tra la posizione di Dio nell’Antico Testamento e nel Nuovo Testamento riguardo al peccato in mezzo al popolo di Dio. Dio insiste che la comunità debba togliere di mezzo il peccatore che non si ravvede e non abbandona il suo peccato. Quando la comunità non fa questo, Dio toglie le sue benedizioni da quella comunità.
Troviamo un altro esempio di questo in Apocalisse, nelle lettere che Cristo scrive alle sette chiese. Leggiamo Apocalisse 2:18-20
18 «All’angelo della chiesa di Tiatiri scrivi: Queste cose dice il Figlio di Dio, che ha gli occhi come fiamma di fuoco, e i piedi simili a bronzo incandescente: 19 Io conosco le tue opere, il tuo amore, la tua fede, il tuo servizio, la tua costanza; so che le tue ultime opere sono più numerose delle prime. 20 Ma ho questo contro di te: che tu tolleri Iezabel, quella donna che si dice profetessa e insegna e induce i miei servi a commettere fornicazione, e a mangiare carni sacrificate agli idoli. (Apocalisse 2:18-20 NRV)
Questa era una chiesa fedele, costante, impegnata. Però, Cristo aveva qualcosa contro di loro: tolleravano il peccato in mezzo a loro. Dio non tollera il peccato in seno alla chiesa. A ogni chiesa è comandato di tenersi pura, perché se non lo fa, tutti i membri perdono le benedizioni di Dio.
La procedura di scacciare chi persiste nel peccato viene chiamata disciplina di chiesa. È difficile. Solitamente, la persona disciplinata non vuole accettare la disciplina. Il fatto stesso che serve la disciplina dimostra che la persona ha già rifiutato di ravvedersi. Solitamente, la persona da disciplinare sarà amata dagli altri, e quindi, sarà molto doloroso scomunicarla. Però, non ci sono altre opzioni. Per il bene eterno della persona, e per il bene della chiesa, a tutti i costi, bisogna togliere il peccato dalla comunità.
a livello personale
Questo stesso principio si applica anche nella vita personale di ogni vero figlio di Dio. Quando un credente ha un peccato nella sua vita, deve, a tutti i costi, togliere quel peccato dalla sua vita, per non cadere sotto l’ira terribile di Dio. Leggiamo un brano che parla di questo.
6 Ma chi avrà scandalizzato uno di questi piccoli che credono in me, meglio per lui sarebbe che gli fosse appesa al collo una macina da mulino e fosse gettato in fondo al mare. 7 Guai al mondo a causa degli scandali! perché è necessario che avvengano degli scandali; ma guai all’uomo per cui lo scandalo avviene! 8 Se la tua mano o il tuo piede ti fanno cadere in peccato, tagliali e gettali via da te; meglio è per te entrare nella vita monco o zoppo, che avere due mani o due piedi ed essere gettato nel fuoco eterno. 9 Se il tuo occhio ti fa cadere in peccato, cavalo e gettalo via da te; meglio è per te entrare nella vita con un occhio solo, che aver due occhi ed essere gettato nella geenna del fuoco. (Matteo 18:6-9 NRV)
La parola scandalizzare, usata qui, vuol dire “causare di inciampare”. La prima cosa che voglio notare è che se qualcuno scandalizza un piccolo, ovvero giovane, credente, sarà severamente punito da Dio, e così terribile sarà il suo tormento che Gesù dichiara che sarebbe meglio per lui essere gettato nel fondo del mare. Quando un membro della chiesa cammina nel peccato, può facilmente portare un giovane credente ad inciampare, e questo gli attirerà addosso l’ira terribile di Dio.
Poi, Gesù arriva ad un principio che riguarda ogni persona. Se una persona ha qualcosa di prezioso, di molto importante, che la porta a peccare, è meglio perdere quella cosa, che entrare nella perdizione eterna.
Gesù usa l’esempio della mano, e dell’occhio, per rappresentare le cose più importanti nella vita. È essenziale capire che Gesù non intende che uno deve letteralmente cavare l’occhio, o veramente tagliare la mano, per il semplice fatto che è impossibile che l’occhio o la mano facciano cadere in peccato. L’occhio guarda dove il cervello vuole, la mano segue l’ordine del cervello. Usando questi due esempi, Gesù sta sottolineando, che qualunque cosa, anche qualcosa di estremamente importante, come la mano e l’occhio, se sono causa di peccato, sono da togliere dalla vita. Sia un rapporto, un’amicizia, un lavoro, un hobby, un oggetto, o qualsiasi altra cosa, se ti porta a peccare, per quanto potrebbe essere doloroso e difficile, meglio disfarti di quella cosa, che continuare ad aggrapparti a quello che ti fa peccare, e così, non ricevere il perdono, e nel giorno di giudizio, essere condannato al lago di fuoco, in un tormento eterno. Questo è il chiaro messaggio di Gesù. In altre parole, togli il peccato dalla tua vita, costi quello che costi.
Quindi
Amici, l’insegnamento di Dio è chiaro. Dio è un Dio santo, e non tollera il peccato che non viene confessato e abbandonato.
Quando una chiesa tollera un peccato in mezzo a sé, tutta quella chiesa perderà le benedizioni di Dio. Certamente, è difficile e doloroso scacciare colui che ha peccato, ma è assolutamente necessario, sia per il bene della chiesa, sia nella speranza che la persona che sta peccando si ravveda per non essere condannata eternamente. Non esiste altro modo per tornare ad avere le benedizioni di Dio che la disciplina di chiesa.
Costi quello che costi, bisogna tenere la chiesa pura.
Lo stesso principio vale anche per la vita di ogni credente. Costi quello che costi, bisogna tenere la propria vita pura. Se qualunque cosa, o qualunque rapporto, ti porta a peccare, togli quella cosa dalla tua vita. Per quanto potrebbe essere preziosa, come è prezioso l’occhio, o la mano, è da tagliare fuori dalla vita, perché in caso contrario, c’è da aspettare la condanna eterna.
Dio è un fuoco consumante, la sua ira contro il peccato è una cosa terribile. Però, per chi si umilia e si ravvede, Dio è pieno di misericordia e grazia e perdono, per mezzo di Gesù Cristo. Per chi cammina in umiltà, Dio è un buon Padre, e nulla è paragonabile al suo amore. Ma questa bontà è riservata a chi confessa e abbandona il proprio peccato.
Non esiste la vera salvezza senza la santità. Amici, viviamo, come chiesa, e come individui, in santità.