Per godere comunione con Dio, e la gioia e la pace che vengono solamente da Dio, dobbiamo confessare i nostri peccati. Questo sermone spiega che cos’è veramente confessare i tuoi peccati.
Cosa vuoi dalla vita? Cosa desideri ottenere dalla vita? Attenzione, pensaci bene prima di rispondere. Se si dovesse considerare cosa desiderano i ragazzi delle medie e delle superiori, si potrebbe pensare che vogliono la musica, vogliono vestiti alla moda, vogliono un motorino. Però, se riflettiamo attentamente non sono quelle le cose che gli adolescenti desiderano ottenere. Infatti essi vogliono essere contenti, vogliono riuscire a trovare la felicità, e credono che possono arrivarci tramite quelle cose.
Come loro, ognuno di noi vuole qualcosa, e usa diversi mezzi per cercare di ottenerla. Qualcuno può usare il suo orgoglio, o la sua furbizia, o la sua bravura, oppure qualcun’altrotanta fatica e impegno, per cercare di ottenere quello che pensa possa dargli felicità.
Però, dobbiamo sempre ricordare la verità di Salmo 127
“1 Se il SIGNORE non costruisce la casa, invano si affaticano i costruttori; se il SIGNORE non protegge la città, invano vegliano le guardie. 2 Invano vi alzate di buon mattino e tardi andate a riposare e mangiate pane tribolato; egli dà altrettanto a quelli che ama, mentre essi dormono.” (Sal 127:1-2 NRV)
Tutto il nostro impegno non serve a nulla, se Dio non benedice la nostra vita. Se Dio non ci benedice, allora, possiamo affaticarci, possiamo impegnarci, possiamo provare a fare di tutto, ma la nostra vita non andrà bene, e non conosceremo l’unica cosa che può rendere il nostro cuore contento, che è la gioia e la pace di Dio.
Il fatto che uno sia credente non garantisce che quella persona godrà una vita piena di gioia e di pace. Infatti, tanti credenti hanno una vita piena di tensione, con poca gioia nel cuore. Tutto il loro impegno non porta buoni frutti. Perché? Semplicemente perché non sono sempre pronti a riconoscere e a ravvedersi dai loro peccati. Non hanno il perdono di Dio.
A ciascuno di voi faccio una domanda: vuoi una vita benedetta? Vuoi avere pace nel tuo cuore, e vuoi una vita che trabocca di vera gioia?
Allora, questo sermone è per te. Oggi, voglio parlare di quello che serve per godere le benedizioni di Dio.
Voglio parlare di una delle verità bibliche che è fondamentale nella vita cristiana. Voglio parlare di come il ravvedimento deve far parte della vita di un credente. Principalmente, oggi vogliamo arrivare a capire meglio cosa intende Dio quando parla del ravvedimento. A questo proposito voglio ricordarvi un principio molto importante da tenere sempre in mente: non dobbiamo mai solamente presumere di capire un concetto biblico, senza però essere davvero sicuri di cosa voglia dire. Dobbiamo invece studiare attentamente la Bibbia, ed ascoltare coloro che dividono rettamente la Parola di Dio.
1Giovanni 1:8-10 Confessare i nostri peccati
Per capire il ravvedimento nella vita di un credente, dobbiamo capire perché esso ci serve. Allora, la prima verità da tenere in mente è che nonostante che siamo figli di Dio, continuiamo a peccare. Leggiamo 1Giovanni 1:8
“Se diciamo di essere senza peccato, inganniamo noi stessi, e la verità non è in noi.” (1Giov 1:8 NRV)
Questo brano è scritto a credenti, e ci avverte che non dobbiamo pensare di essere arrivati ad un punto tale da essere senza peccato. Chi pensa di essere senza peccato inganna se stesso. Mentisce a se stesso.
Però, il fatto che siamo ancora soggetti a peccare non vuole dire che dobbiamo continuare a cadere negli stessi peccati. Possiamo avere vittoria sul peccato, anzi, dobbiamo avere vittoria sul peccato.
E’ normale che, durante il cammino cristiano, un credente superi pian piano i peccati che vede nella sua vita. In seguito, essendo diventato più maturo, quindi più conformato all’immagine di Cristo, comincerà a riconoscere altri peccati che c’ erano nella sua vita, ma che prima non aveva neppure visto. A quel punto, si impegnerà a superare quei peccati e per mezzo della potenza di Dio in lui, riuscirà a superare anche quelli. Così quel credente diventerà ancor più maturo, ancora più conformato all’immagine di Cristo; diventerà capace a riconoscere ancora altri peccati che ci sono nella sua vita che non aveva visto prima. Più un credente è maturo, più riconoscerà dei peccatiche sono radicati nella sua vita. Quindi, anche se abbiamo continuamente dei peccati da superare nella nostra vita, non dobbiamo pensare che sia normale persistere sugli stessi peccati. Invece, dobbiamo essere consapevoli che, man mano che cresceremo nlla vita spirituale,lo Spirito di Dio che è in noi ci farà vedere altrinuovi peccati dai quali ravvedersi.
Quindi il punto da notare è che abbiamo sempre peccati da confessare.
Ora, rileggiamo quel versetto, e aggiungiamo anche i versetti 9 e 10.
“8 Se diciamo di essere senza peccato, inganniamo noi stessi, e la verità non è in noi. 9 Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità. 10 Se diciamo di non aver peccato, lo facciamo bugiardo, e la sua parola non è in noi.” (1Giov 1:8-10 NRV)
Dobbiamo riconoscere i nostri peccati, e poi, dobbiamo confessare quei peccati. Il perdono di Dio è legato al fatto di veramente confessare i nostri peccati.
Perciò, è estremamente importante comprendere il vero senso della frase: “confessare i nostri peccati”, perché da esso dipende il nostro perdono.
Quando la Bibbia parla di confessare un peccato, vuol dire assumersi la piena responsabilità per quel peccato. Questo principio è tutta un’altra cosa che solo ammettere un peccato. Ci sono tante persone che ammettono i loro peccati, ma non si assumono la piena responsabilità per quello che hanno fatto. Si scusano, usando tanti ragionamenti ben fatti, per riuscire a spiegare il perché sono arrivati a quello che hanno fatto. In questo modo, cercano di rendersi meno colpevoli di quello che in realtà sono.
Però, ammettere un peccato non è la stessa cosa che confessare quel peccato. Questo versetto ci insegna che Dio perdona chi confessa il suo peccato. Perciò, è chiaro che Dio non perdona chi solo ammette un peccato. Questo è perché chi solo ammette un peccato, non è veramente ravveduto.
Vi do un triste esempio di un uomo che ha ammesso un peccato, senza però veramente confessarlo. Un uomo sposato ha commesso un peccato di immoralità. In seguito, quando gli era ormai impossibile nasconderlo, ha ammesso di averlo commesso dicendo delle frasi come queste: “sì, ho fatto quello, e riconosco che è stato qualcosa di terribile. Mi pento tanto di quello che ho fatto. Però, mia moglie non è stata una buona moglie. È sempre stata molta litigiosa e non mi ha mai incoraggiato. Perciò, sono arrivato al punto di essere molto scoraggiato per colpa sua, e in un momento di debolezza, ho commesso quel peccato.”
Amici, quell’ uomo non ha veramente confessato il suo peccato. Egli ha ammesso quello che ha fatto, ma poi, ha aggiunto il suo ragionamento, per cercare di convincere tutti che lui era stato una vittima delle circostanze. Avendo parlato in quella maniera, quell’uomo ha cercato di rendere sua moglie parzialmente responsabile per il peccato che lui ha commesso. Non poteva negare i fatti, perciò, cercava di negare la sua piena responsabilità per quello che aveva fatto. Quello non è confessare un peccato. E perciò non avendo confessato il suo peccato, non ha ancora ricevuto il perdono di cui ha così tanto bisogno.
Un altro modo che spesso usiamo quando ammettiamo i nostri peccati anziché confessarli è quello di cercare di giustificarci per quello che abbiamo fatto usando ragionamenti. In altre parole, ammettiamo di aver fatto la cosa, ma poi ci scusiamo, spiegando che questa o quell’altra situazione ci hanno spinto a farlo. Per esempio, uno potrebbe dire: Sì, ho parlato con cattiveria. Però, è da giorni che stavo sopportando la sua cattiveria senza dire niente. Non c’è la facevo più, e mi sono scoppiato.
Ma è le stessa cosa, è un modo di non assumersi la piena responsabilità del peccato commesso, e facendo così non si considera quel peccato nella sua gravità.Questo modo di agire e comportarsi non è assolutamente confessare il peccato e quindi vuol dire che, non avendolo confessato, Dio non ci darà quel perdono di cui abbiamo tanto bisogno.
Salmo 51
Per capire meglio cosa vuol dire veramente confessare un peccato, leggiamo il Salmo 51. Questo Salmo fu scritto da Davide, il re d’Israele, che aveva peccato commettendo adulterio con Batsceba. Dopo aver peccato, quando scoprì che lei era rimasta incinta da quell’atto, Davide ordinò la morte del marito di lei, rendendosi così colpevole anche di omicidio.
Per capire la situazione, ricordiamo che Davide aveva varie mogli, e non sempre andava d’ accordo con loro. Infatti sappiamo con certezza che Davide ebbe grossi problemi con Mical, una delle sue mogli.
Se Davide non fosse stato veramente ravveduto, come non lo era l’uomo di cui ho parlato prima, avrebbe potuto ammettere il suo peccato, però scusandosi, spiegando che dopo tanto tempo di difficoltà con sua moglie si trovava in un momento di debolezza.
Però, Davide si è ravveduto veramente. Perciò, quando confessa il suo peccato, non si scusa minimamente. Non si giustifica con alcun ragionamento per ciò che ha fatto. Egli si assume tutta la colpa, e tutta la propria responsabilità per aver commesso quel peccato. Leggiamo la confessione di Davide in Salmo 51.
“1 Salmo di Davide, quando il profeta Natan venne da lui, dopo che Davide era stato da Batsceba. Abbi pietà di me, o Dio, per la tua bontà; nella tua grande misericordia cancella i miei misfatti. 2 Lavami da tutte le mie iniquità e purificami dal mio peccato; 3 poiché riconosco le mie colpe, il mio peccato è sempre davanti a me. 4 Ho peccato contro te, contro te solo, ho fatto ciò ch’è male agli occhi tuoi. Perciò sei giusto quando parli, e irreprensibile quando giudichi. 5 Ecco, io sono stato generato nell’iniquità, mia madre mi ha concepito nel peccato.” (Sal 51:1-5 NRV)
Ricordiamo che Davide scrisse questa confessione perché lo Spirito Santo lo guidò a scriverlo, in modo che fosse un esempio per tutti i credenti. Infatti qui abbiamo un chiaro esempio di che cosa sia il vero ravvedimento, e che cosa voglia dire confessare veramente un peccato.
Notiamo che Davide non si scusa minimamente. Non spiega minimamente il perché ha commesso quel peccato. Infatti, quando noi spieghiamo il perché di un nostro peccato, è quasi sempre un modo di cercare di scusarci almeno parzialmente. Chi cerca, anche minimamente, di spiegare il perché di un suo comportamento peccaminoso in modo da essere trovato così meno colpevole, non è ancora veramente ravveduto, e non sta veramente confessando il proprio peccato.
Tornando a Davide, egli non dice nulla dei motivi che lo spinsero a peccare, ma piuttosto mette tutta l’enfasi sulla gravità del peccato che aveva commesso. Leggiamo ancora il v. 3:
riconosco le mie colpe, il mio peccato è sempre davanti a me. Ho peccato contro te, contro te solo, ho fatto ciò che è male agli occhi tuoi.
Questo è una vera confessione di un peccato. Questo è ciò che Dio intende quando dichiara che chi confessa il suo peccato sarà perdonato.
2Corinzi 7:8-11
Una qualità evidente che possiamo notare nella confessione di Davide è la sua tristezza per il peccato commesso. Una vera confessione nasce da un vero ravvedimento, che è il risultato di una vera tristezza per il peccato. Però, il fatto che uno sia molto triste dopo che ha commesso un peccato non vuol dire che è veramente triste per il suo peccato. Cioè, è molto possibile che uno sia triste, non per il peccato in sé, ma piuttosto per le conseguenze temporali che il suo peccato potrà causare.
A questo proposito, la Bibbia ci insegna che esiste la tristezza secondo il mondo, e anche la tristezza secondo Dio. Nella tristezza secondo Dio, la persona riconosce quanto il peccato in sé è abominevole. Egli è aggravato per il peccato in sé, anziché per le conseguenze temporali del suo peccato. Avendo questa tristezza, uno riconosce che avendo peccato ha offeso il Signore Dio, e questo gli è un terribile peso.
Al contrario, la tristezza del mondo è una tristezza non per il peccato in sé, ma per le conseguenze del peccato. Per esempio, se una persona ruba al suo datore di lavoro, e viene scoperta, e così perde il lavoro, può essere molto triste per quello che è successo, ma la sua tristezza non deriva dal fatto che aveva rubato, ma dal fatto che il suo rubare ha provocato la perdita del suo lavoro.
Similmente, può succedere in una chiesa che una persona pecca, e poi si rende conto che il suo peccato lo ha messo in una brutta luce davanti gli altri e, avendo ancora il cuore pieno di orgoglio, potrebbe essere molto pieno di tristezza per quello che ha fatto. Ma in questo caso, la tristezza non è per il peccato in sé, che ha offeso Dio, ma piuttosto perché si vergogna davanti gli altri.
Quindi, quando pecchiamo, è molto importante esaminare il nostro cuore e riconoscere per quale motivo siamo tristi. Solo la tristezza secondo Dio porta a ravvedimento, che porta al perdono e alla salvezza. Un brano che spiega questo principio è 2Corinzi 7:8-11, in cui l’Apostolo Paolo parla con i Corinzi di una lettera in cui li aveva duramente ripreso per un loro peccato. Ve lo leggo.
“8 Anche se vi ho rattristati con la mia lettera, non me ne rincresce; e se pure ne ho provato rincrescimento (poiché vedo che quella lettera, quantunque per breve tempo, vi ha rattristati), 9 ora mi rallegro, non perché siete stati rattristati, ma perché questa tristezza vi ha portati al ravvedimento; poiché siete stati rattristati secondo Dio, in modo che non aveste a ricevere alcun danno da noi. 10 Perché la tristezza secondo Dio produce un ravvedimento che porta alla salvezza, del quale non c’è mai da pentirsi; ma la tristezza del mondo produce la morte. 11 Infatti, ecco quanta premura ha prodotto in voi questa vostra tristezza secondo Dio, anzi, quante scuse, quanto sdegno, quanto timore, quanto desiderio, quanto zelo, quale punizione! In ogni maniera avete dimostrato di essere puri in questo affare.” (2Cor 7:8-11 NRV)
Teniamo in mente che solo la vera tristezza secondo Dio produce il vero ravvedimento, che porta a veramente confessare il peccato. Davide era triste per il suo peccato, perché gli pesava di aver peccato contro Dio. Non parlava della sua reputazione davanti agli altri, non parlava di altre conseguenze terrene che aveva avuto. Il suo peso era per il fatto che aveva offeso il suo Signore e Salvatore. Questo è un frutto della tristezza secondo Dio.
Umiliarsi
Finora, abbiamo visto che il vero ravvedimento è fondato su una vera tristezza per il peccato, un peso tremendo per il fatto di aver peccato contro il Signore.
La tristezza secondo Dio produce sempre questo peso e, quando c’è, questo peso schiaccia e distrugge l’orgoglio nel cuore di quella persona. Perciò, questo peso rende la persona umile.
L’umiltà è una qualità fondamentale per poter godere il perdono e le benedizioni del Signore.
Leggiamo alcuni brani che ci mostrano quanto l’umiltà è legata al perdono.
“9 Disse ancora questa parabola per certuni che erano persuasi di essere giusti e disprezzavano gli altri: 10 «Due uomini salirono al tempio per pregare; uno era fariseo, e l’altro pubblicano. 11 Il fariseo, stando in piedi, pregava così dentro di sé: “O Dio, ti ringrazio che io non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri; neppure come questo pubblicano. 12 Io digiuno due volte la settimana; pago la decima su tutto quello che possiedo”. 13 Ma il pubblicano se ne stava a distanza e non osava neppure alzare gli occhi al cielo; ma si batteva il petto, dicendo: “O Dio, abbi pietà di me, peccatore!” 14 Io vi dico che questo tornò a casa sua giustificato, piuttosto che quello; perché chiunque s’innalza sarà abbassato; ma chi si abbassa sarà innalzato».” (Luca 18:9-14 NRV)
Notiamo che il pubblicano era estremamente aggravato dal suo peccato, e quindi, fu totalmente umile. Pur essendo davanti agli altri, perché si trovava al Tempio, è ovvio dal suo comportamento che non si preoccupava di quello che gli altri pensavano di lui. Lui voleva perdono per il suo peccato. Essendo veramente umile, essendo veramente aggravato dal suo peccato, essendo quindi veramente ravveduto, è stato perdonato. È tornato a casa sua giustificato!
Vi leggo qualche altro brano che parla del fatto che Dio ha riguardo per chi è umile di cuore.
“Il SIGNORE è vicino a quelli che hanno il cuore afflitto, salva gli umili di spirito.” (Sal 34:18 NRV)
“Sì, eccelso è il SIGNORE, eppure ha riguardo per gli umili, e da lontano conosce il superbo.” (Sal 138:6 NRV)
“Il SIGNORE sostiene gli umili, ma abbassa gli empi fino a terra.” (Sal 147:6 NRV)
“Così anche voi, giovani, siate sottomessi agli anziani. E tutti rivestitevi di umiltà gli uni verso gli altri, perché Dio resiste ai superbi ma dà grazia agli umili.” (1Pietro 5:5 NRV)
Il senso di questi brani è chiaro. Coloro che sono veramente umili, e ricordiamoci che Dio guarda il cuore e non solo l’esteriore dell’uomo, coloro che sono veramente umili saranno salvati da Dio, saranno curati da Dio, saranno sostenuti da Dio, e riceveranno la grazia di Dio in abbondanza.
Al contrario, Dio resta lontano da coloro che hanno il cuore ancora orgoglioso, resiste loro, e li abbassa fino a terra, cioè, è contro di loro. La loro vita sarà terribile, come la loro eternità.
Quindi, un modo che possiamo riconoscere la vera tristezza per il peccato, la tristezza secondo Dio, è quando produce un cuore veramente umile, che non si preoccupa di quello che pensano gli altri, in quanto, vuole solamente il pieno perdono di Dio.
Confessare gli uni agli altri
C’è un altro frutto della tristezza secondo Dio che produce il vero ravvedimento. Quando una persona è veramente ravveduta per un suo peccato, non solo confessa il suo peccato a Dio, ma confessa il suo peccato anche a coloro contro i quali ha peccato.
Infatti, Dio ci comanda di confessare i nostri peccati gli uni agli altri. Leggiamo Giacomo 5:16.
“Confessate dunque i vostri peccati gli uni agli altri, pregate gli uni per gli altri affinché siate guariti; la preghiera del giusto ha una grande efficacia.” (Giacomo 5:16 NRV)
Dobbiamo confessare ogni peccato a Dio, perché ogni peccato è sempre prima di tutto contro Dio. Però, quando pecchiamo anche contro altre persone, dobbiamo confessarlo anche a loro.
Per quanto riguarda a chi dovremmo confessare i nostri peccati, se è stato un atto commesso una volta contro qualcuno in particolare, dobbiamo confessarlo davanti a quella persona o a quelle persone.
Se invece di un atto isolato, è stato un comportamento che abbiamo avuto per un periodo di tempo, per esempio, un atteggiamento di orgoglio, o una tendenza di esagerare, che vuol dire mentire, o una tendenza di essere permalosi, o una tendenza di scattare, sarebbe meglio confessarlo davanti a tutta la Chiesa, in quanto, potremmo non renderci conto di quelle volte che lo abbiamo commesso davantia questa o a quell’altra persona.
Chiaramente, se ci dà fastidio dover confessare un peccato davanti agli altri, questo è un chiaro frutto che il nostro cuore è ancora pieno di orgoglio, e che non siamo veramente ravveduti dal nostro peccato.
Se non abbiamo confessato i nostri peccati agli altri, se non ci siamo riconciliati con un fratello, facendo tutto ilpossibile da parte nostra, Dio non accetterà la nostra adorazione. Vi leggo le parole di Gesù Cristo in Matteo 5
Se dunque tu stai per offrire la tua offerta sull’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualcosa contro di te,:24lascia là la tua offerta davanti all’altare, e va’ prima a riconciliarti con tuo fratello; poi vieni a offrire la tua offerta. (Mat 5:23)
Ricordiamo quindi che un cuore veramente ravveduto è prontissimo a confessare i propri peccati anche davanti agli altri. Chi ha problemi a confessare i suoi peccati davanti agli altri non è veramente ravveduto di cuore.
Non si può ravvedersi su appuntamento
Voglio menzionare un altro aspetto del vero ravvedimento. Il vero ravvedimento non è una decisione logica, bensì è la condizione di un cuore veramente arreso a Dio. Quando uno è veramente triste della tristezza secondo Dio, vuole il perdono più di qualsiasi cosa nel mondo. Vi leggo un brano che ci aiuta a capire questo. In questo brano, Gesù descrive il regno dei cieli, ovvero, la salvezza, e come è lo stato di cuore di chi ci arriva.
“44 «Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo, che un uomo, dopo averlo trovato, nasconde; e per la gioia che ne ha, va e vende tutto quello che ha, e compra quel campo. 45 «Il regno dei cieli è anche simile a un mercante che va in cerca di belle perle; 46 e, trovata una perla di gran valore, se n’è andato, ha venduto tutto quello che aveva, e l’ha comperata.” (Matt 13:44-46 NRV)
Notiamo che,in entrambi questi esempi, gli uomini hanno venduto tutto quello che avevano per poter avere quello che era un tesoro per loro, la salvezza. In altre parole, questi uomini avevano scoperto la possibilità del perdono, e volevano il perdono più di qualsiasi altra cosa, e così erano pronti ad abbandonare ogni cosa che avevano per ottenerla.
Capendo questo, possiamo capire meglio che il ravvedimento non è una decisione che uno può prendere con calma, ma è come un fuoco che arde dentro il cuore, che distrugge l’orgoglio, e ogni altro ostacolo che lo blocca da veramente confessare il proprio peccato per ricevere il perdono.
Avendo chiaro questo concetto, possiamo capire che il vero ravvedimento non è mai condizionato. Se uno dovesse porre delle condizioni prima di ravvedersi, è ovvio che non è veramente ravveduto. Similmente, il vero ravvedimento non può mai essere fatto su appuntamento. È impossibile programmare il ravvedimento, è impossibile che uno decida di ravvedersi dopo un certo numero di giorni. Quando una persona è veramente ravveduta, non può aspettare, deve subito rivolgersi a Dio, e al più presto a coloro contro i quali aveva peccato. Anche questo è un altro frutto che ci aiuta a riconoscere il vero ravvedimento.
Dio perdona
A questo punto, torniamo a 1Giovanni 1:8,9. Ve lo leggo ancora.
“8 Se diciamo di essere senza peccato, inganniamo noi stessi, e la verità non è in noi. 9 Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità.” (1Giov 1:8-9 NRV)
Finora, abbiamo considerato principalmente che cos’è il vero ravvedimento e cosa significa veramente confessare un peccato. Ora, voglio notare quello che fa Dio quando confessiamo di cuore i nostri peccati.
Leggo ancora il v.9. “Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto da perdonarci il peccati e purificarci da ogni iniquità.”
Quando noi confessiamo di cuore i nostri peccati, essendo veramente ravveduti, Dio è fedele e giusto da perdonarci dai peccati.
Dio perdona! Quando Dio perdona, vuol dire che quel peccato viene totalmente e eternamente cancellato. Come dichiara il Salmista:
“Come è lontano l’oriente dall’occidente, così ha egli allontanato da noi le nostre colpe.” (Salmo 103:12 NRV)
Non c’è nulla nella vita di così meraviglioso come il perdono dai nostri peccati! Però, dobbiamo sempre ricordare che il perdono che Dio ci offre gratuitamente, a LUI ha costato il sacrificio del suo unigenito Figlio, Gesù Cristo!
Quando consideriamo quanto ha costato a Dio il nostro perdono, ci aiuta a comprendere quanto sono veramente abominevoli i nostri peccati.
Quando confessiamo di cuore i nostri peccati, Dio non solo ci perdona, ma anche ci purifica da ogni iniquità!
Oh che possiamo comprendere che i nostri peccati ci contaminano. Gesù ci insegna che ciò che contamina l’uomo non è quello che viene da fuori, ma è quello che è dentro il suo cuore, il suo peccato. Quindi, nello stesso momento che Dio ci perdona, ci purifica anche.
Il sangue di Gesù, ovvero il valore del sacrificio di Gesù, è sufficiente da purificarci da ogni peccato. In Ebrei 7, parlando di Gesù Cristo, leggiamo:
“24 egli invece, poiché rimane in eterno, ha un sacerdozio che non si trasmette. 25 Perciò egli può salvare perfettamente quelli che per mezzo di lui si avvicinano a Dio, dal momento che vive sempre per intercedere per loro.” (Ebrei 7:24-25 NRV)
Quindi, per mezzo del sacrificio di Gesù Cristo e della Sua opera di intercessione presso il Padre, quando confessiamo i nostri peccati Dio ci perdona e ci purifica da ogni iniquità.
Applicazione
Spero che le verità che abbiamo considerato oggi siano chiare. Per avere una vita benedetta, dobbiamo essere veramente ravveduti dai nostri peccati, e quindi, dobbiamo veramente confessarli a Dio, e dobbiamo anche confessarli a coloro contro i quali abbiamo peccato.Solo così, possiamo avere la presenza di Dio in noi. Solo così, possiamo conoscere le Sue benedizioni, e la Sua pace, e la Sua gioia.
Allora, carissimi, abbiamo davanti a noi la scelta, la scelta fra la vita e la morte! Abbiamo davanti a noi la scelta fra una vita piena delle benedizioni di Dio, piena della gioia del Signore, piena della pace del Signore nel nostro cuore, oppure, una vita piena di maledizione, una vita senza vera gioia, una vita senza vera pace.
A ciascuno di voi voglio chiedere: Quale vita avrai tu? Da che cosa dipende?
È molto semplice. Chi si umilia veramente di cuore, chi riconosce la gravità dei suoi peccati, chi vuole vero perdono più di qualsiasi altra cosa, camminerà nella via delle benedizioni di Dio. Chi ha un cuore così sarà pronto a veramente ravvedersi e confessare i suoi peccati, senza scuse, senza ragionamenti. Sarà pronto a confessare i suoi peccati non solo a Dio, ma a tutti coloro davanti ai quali aveva peccato. Non si preoccuperà di quello che gli altri pensano di lui, ma si preoccuperà di avere un cuore puro davanti a Dio e davanti agli uomini.
Chi invece cerca di ragionare per spiegare i suoi peccati, chi non ha voglia di confessare i suoi peccati davanti agli altri, chi è triste non per il peccato che ha commesso ma per le conseguenze terrene che il suo peccato ha causato, non conoscerà la gioia e la pace e le benedizioni di Dio!
Quale sarà la tua scelta? Scegli la vita, non la morte, umiliati davanti a Dio ed egli ti innalzerà a suo tempo. A te la scelta. Vi lascio con le parole di Giosuè:
“14 «Dunque temete il SIGNORE e servitelo con integrità e fedeltà; togliete via gli dèi ai quali i vostri padri servirono di là dal fiume e in Egitto, e servite il SIGNORE. 15 E se vi sembra sbagliato servire il SIGNORE, scegliete oggi chi volete servire: o gli dèi che i vostri padri servirono di là dal fiume o gli dèi degli Amorei, nel paese dei quali abitate; quanto a me e alla casa mia, serviremo il SIGNORE».” (Gios 24:14-15 NRV)