Ti rendi veramente conto che quasi tutte le tue decisioni portano delle conseguenze nella vita degli altri, in bene o in male?
A volte questo è molto visibile, mentre altre volte è meno facile da riconoscerlo subito.
Come esempio che è facilmente riconoscibile, ti chiedo: che cosa succede in una famiglia, quando uno dei coniugi decide che è troppo impegnato per poter svolgere ciò che è la sua responsabilità?
Conosco casi in cui una moglie, che non lavorava fuori casa, ha deciso che aveva troppe cose da fare per continuare a preparare i pasti e il bucato. Perciò, nel giro di poco tempo, il marito si è trovato costretto a tornare a casa dopo il lavoro e a mettersi subito a cucinare qualcosa in modo che lui e anche i bambini avessero di che mangiare. Poi doveva stare alzato fino a tardi per fare il bucato, stirare e portare avanti la famiglia.
Chiaramente, il fatto che la moglie non faceva più questi lavori ha causato pesanti conseguenze al marito, perché in un modo o nell'altro, quei lavori dovevano essere fatti.
Quando una persona non svolge la sua responsabilità, solitamente, questa sua mancanza porta brutte conseguenze agli altri. Quindi, chi non svolge la propria responsabilità, agisce con egoismo anziché amore, e non segue le orme di Cristo Gesù.
L'esempio della moglie è estremo, ma in realtà, molto spesso, tanti credenti non svolgono le proprie responsabilità, anche se non in modo così visibile.
Il pastore che non predica
Se il pastore, o chi è incaricato di preparare il sermone o lo studio, dovesse decidere che ha troppe altre cose da fare, e non lo prepara, e così tutti arrivano per lo studio ma non c'è un insegnamento, e se questo dovesse succedere abbastanza spesso, sarebbe un problema? Pensateci seriamente. Avrebbe conseguenze nella vita degli altri credenti?
Spero che riconosciate che quella scelta porterebbe del male. Farebbe mancare a tutti i credenti della chiesa il cibo che serve. Quel pastore sarebbe nel peccato, non svolgendo quello che Dio lo chiama a fare.
Questo è chiaro quando si tratta di chi porta l'insegnamento la domenica.
La responsabilità di tutti
Però, qual è la responsabilità di ogni credente nella chiesa? È solo chi predica che è responsabile verso gli altri nella chiesa?
In realtà, è la responsabilità di ogni credente di far crescere il corpo di Cristo. L'opera del ministero è di tutti i credenti, come leggiamo in Efesini 4:11-13, in cui si parla di come Cristo ha costituito la Chiesa.
“11 Ed egli stesso ha dato alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti e altri come pastori e dottori, 12 per il perfezionamento dei santi, per l’opera del ministero e per l’edificazione del corpo di Cristo, 13 finché giungiamo tutti all’unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio a un uomo perfetto, alla misura della statura della pienezza di Cristo” (Efe 4:11-13 LND)
L'opera del ministero, per far crescere tutti, è la responsabilità di ogni singolo credente, come leggiamo nel v.16 dello stesso brano:
“Dal quale tutto il corpo ben connesso e unito insieme, mediante il contributo fornito da ogni giuntura e secondo il vigore di ogni singola parte, produce la crescita del corpo per l’edificazione di se stesso nell’amore.” (Ef 4:16 LND)
Il corpo non può crescere come dovrebbe se ogni giuntura non dà del suo vigore per il bene degli altri.
Dio comanda ad ogni credente di usare i suoi doni per il bene degli altri in 1Pietro 4:10,11. Ve lo leggo:
“10 Ciascuno metta al servizio degli altri il dono che ha ricevuto, come buoni amministratori della multiforme grazia di Dio. 11 Chi parla, lo faccia come se annunciasse gli oracoli di Dio; chi fa un servizio, lo faccia nella forza che gli è fornita da Dio, affinché in ogni cosa sia glorificato Dio per mezzo di Gesù Cristo, a cui appartiene la gloria e il dominio per i secoli dei secoli. Amen.” (1Pi 4:10-11 LND)
In questo brano, Dio comanda ad ogni credente di mettere al servizio degli altri il dono spirituale che ha ricevuto. Quindi, nello stesso modo in cui sarebbe sbagliato per chi predica di non fare il sermone, è altrettanto un peccato quando qualsiasi credente non mette al servizio degli altri i suoi doni spirituali.
Leggo anche 1Corinzi 12:7 che spiega il motivo per cui Dio ci ha dato i doni spirituali che abbiamo.
“Or a ciascuno è data la manifestazione dello Spirito per l’utilità comune.” (1Co 12:7 LND)
Dio ci ha dato i nostri doni spirituali per l'utilità comune. In altre parole, servono per la crescita degli altri. Dio cura la chiesa, quindi, cura anche noi, per mezzo dei doni che dà a tutti.
Quindi, ogni credente è comandato di mettere i suoi doni al servizio degli altri. Questo promuove l'utilità comune, e permette al corpo di crescere e diventare maturo.
Matteo 6:33 cercare per primo il regno di Dio
Infatti, mettere al servizio degli altri i nostri doni spirituali è uno dei modi principali di ubbidire al comandamento di Gesù in Matteo 6:33. In quel capitolo, Gesù parla dei nostri bisogni più fondamentali, cibo e vestiti, ovvero, l'essere coperti, che può anche comprendere un tetto. Certamente, questi sono veri bisogni, e assolutamente non sono un lusso. Non possiamo vivere senza cibo, e soprattutto in un clima freddo un tetto è essenziale.
Allora, il contesto di Matteo 6:33 è il nostro impegno di cercare questi bisogni basilari della vita.
Notate il comandamento di Gesù, e poi l'incredibile promessa che Egli ci dà, se siamo ubbidienti a questo comandamento. Leggo Mat. 6:33.
“Ma cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno sopraggiunte.” (Mat 6:33 LND)
Qua, Gesù ci comanda di avere come prima priorità nella vita non i nostri bisogni più fondamentali, e quindi assolutamente non quelli meno fondamentali, ma il regno di Dio, e la sua giustizia. Cioè, come prima priorità dobbiamo impegnarci a promuovere il regno di Dio e la Sua giustizia. Questo tipo di vita, questo impegno, deve essere la priorità più alta della nostra vita. Non devi aspettare che tutti i tuoi bisogni materiali siano soddisfatti. Cercare il regno di Dio deve essere la prima cosa.
Però, Gesù non solo ci comanda questo, ma ci dà anche una stupenda promessa. Quando viviamo così, Gesù promette che sarà Dio a provvedere per i nostri bisogni materiali, cioè Dio opererà per farci avere le cose materiali che servono.
Questo comandamento non vuol dire che uno deve lasciare il suo lavoro per andare a predicare in piazza tutto il giorno, perché la Bibbia è molto chiara sul fatto che l'uomo deve lavorare. Però, dobbiamo avere come priorità della vita il promuovere il regno di Dio. Questo deve essere il nostro Tesoro, il nostro desiderio più profondo.
Vivere così vuol dire sacrificare tanti altri desideri, vuol dire avere meno e compiere meno di quello che il mondo dichiara di essere importante. Però, se la gloria di Dio è il nostro Tesoro, non ci importerà. Il nostro cuore troverà la soddisfazione in Cristo.
Allora, il modo principale in cui possiamo cercare per primo il regno di Dio è di mettere al servizio degli altri i nostri doni spirituali. In questo modo, il corpo di Cristo crescerà, in forza e di numero, e la giustizia di Dio raggiungerà sempre più persone.
Le conseguenze quando non ubbidiamo
Quando NON ci adoperiamo per il bene del corpo di Cristo, il corpo, quindi, gli altri, mancheranno una parte della cura che Dio ha provveduto per loro, tramite noi. Questo è grave, è egoismo, e alla fine, tutto il corpo sarà più debole.
Attenzione! Fermatevi a considerare questo: visto che anche tu fai parte del corpo, se il corpo è indebolito, sarà possibile che tu continui ad essere forte? Assolutamente no! Siamo membri gli uni degli altri. Ogni parte del corpo cresce ed è fortificata, quando il corpo insieme cresce ed è fortificato. Similmente, ogni membro soffre ed è più debole, quando il corpo non cresce come dovrebbe.
Quindi, quando tu non ti impegni attivamente per il bene del corpo, quando non metti al servizio degli altri i tuoi doni spirituali, perché cominci a credere la menzogna che non hai tempo, che devi pensare alle tue cose, stai peccando, e ci saranno brutte conseguenze.
La chiesa NON crescerà come dovrebbe, e Dio NON sarà glorificato come dovrebbe. Visto che anche tu fai parte della chiesa, TU non crescerai come dovresti! Sarai spiritualmente più debole!
Inoltre, quando non ubbidisci a Dio, stai peccando, e perciò, non sarai ripieno dello Spirito Santo, e non conoscerai il suo frutto, la gioia, la pace, l'amore, la bontà, la pazienza e le altre cose. Quindi, non puoi stare bene finché non cammini per fede, in ubbidienza, mettendo al servizio degli altri i tuoi doni.
Invece, quando mettiamo al servizio degli altri, non qualche volta, ma regolarmente, i nostri doni, la Chiesa di Gesù Cristo cresce e matura, e Dio viene glorificato. Allora, saremo ripieni dello Spirito Santo, e conosceremo il suo frutto meraviglioso.
Oh che possiamo tutti comprendere quanto terribile è l'inganno di credere che non abbiamo il tempo o i mezzi per mettere al servizio degli altri i nostri doni!
Il problema
Per dire il vero, anche se è triste, ognuno di noi è colpevole, ognuno di noi disubbidisce al comandamento di mettere al servizio degli altri i nostri doni spirituali. C'è che pecca così spesso, e chi ogni tanto.
Perché è così? Non credo che sia perché vogliamo disubbidire. No, il problema è perché abbiamo ragionamenti storti. Ci concentriamo così tanto sui nostri problemi, sui nostri impegni, sulle nostre difficoltà, che dimentichiamo le promesse di Dio. Crediamo di dovercela fare noi, e a quel punto, comprendiamo giustamente che le nostre forze non bastano.
Attenzione a quello che ho appena detto!
Quando un credente crede di dovercela fare da solo, ha ragione di credere che non potrà mai farcela con le sue forze. Il problema grave è che sbaglia nel credere che debba farcela da solo. Sta dimenticando le promesse di Dio. Il problema è che spesso, ci dimentichiamo di questo. Sono questi i momenti della vita in cui diventiamo egoisti, frustrati, e viviamo nel peccato.
In realtà, Dio non ci lascia a vivere per Lui nella nostra forza. Invece, siamo fortificati dalla potenza di Dio.
Quando valutiamo quello che siamo capaci di fare con la matematica umana, anziché con la fede in Dio, smettiamo di cercare per primo il regno di Dio, e manchiamo grandemente di avere amore fraterno.
Il ragionamento che abbiamo in questi momenti spesso è qualcosa come il seguente:
“Per quanto vorrei pensare agli altri, e promuovere l'opera di Dio, in questo momento, non riesco. Il mio tempo è troppo poco, i miei impegni troppi pesanti. Non riesco neppure a fare quello che dovrei fare, per curare me stesso e la mia famiglia. Non posso pensare ad altro adesso. Forse più avanti potrò aiutare gli altri.”
Perché non facciamo quello che dovremmo?
Questo ragionamento è tutto sbagliato, perché il credente sta usando la sua matematica, non quella di Dio. Infatti, la matematica di Dio non è uguale a quella degli uomini. Allora, quando uno diventa un credente, deve imparare ad usare la matematica di Dio.
Quando usiamo una matematica umana, questo ragionamento ci porta a peccare e a mancare le benedizioni di Dio. In altre parole, quando viviamo per visione, e non per fede, viviamo male.
Che cos'è la matematica di Dio? Nella matematica di Dio, quello che a noi sembra troppo poco, è più che sufficiente! Poi noi, uno più uno fa due. Nella matematica di Dio, uno più uno può fare qualsiasi cifra che serve!
Un esempio di questo riguarda come consideriamo il nostro tempo, i nostri impegni, e i nostri beni.
Spesso, secondo i nostri calcoli, non abbiamo abbastanza tempo o mezzi per poter fare quello che in realtà Dio ci ha dato da fare, e così, dato che secondo i nostri ragionamenti non è realistico farlo, non lo facciamo. Però, solitamente in questi casi, stiamo usando un calcolo nostro, non quello di Dio.
In questi casi, quello che non facciamo arreca dei problemi agli altri, e agendo così non stiamo vivendo alla gloria di Dio.
La matematica di Dio: moltiplicare il poco
Giustamente, potresti dirmi che non conosco la tua situazione, e quanto sei messo male. Certo, nessuno conosce a fondo i dettagli della vita di qualcun altro!
Però, il vero problema è che spesso, per decidere se una certa cosa sia possibile farla o meno, fissiamo i nostri pensieri sulla nostra situazione e sulle nostre possibilità. Però dobbiamo ricordare che Dio usa tutta un'altra matematica.
Molto spesso, Dio ci mette davanti un bisogno per il quale le nostre possibilità umane sono assolutamente insufficienti. In questi casi, dobbiamo ricordare la lezione della moltiplicazione dei pani e dei pesci.
Leggiamo in Marco 6:34-42.
“34 E Gesù, sbarcato, vide una grande folla e ne ebbe compassione, perché erano come pecore senza pastore, e prese a insegnare loro molte cose. 35 Ed essendo già tardi, i suoi discepoli gli si avvicinarono e gli dissero: "Questo luogo è deserto, ed è già tardi. 36 Licenzia questa gente perché se ne vada nelle campagne e nei villaggi all’intorno a comprarsi del pane, perché non ha nulla da mangiare". 37 Ma egli, rispondendo, disse loro: "Date voi a loro da mangiare". Ed essi gli dissero: "Dobbiamo andare noi a comperare del pane per duecento denari e dare loro da mangiare?". 38 Ed egli disse loro: "Quanti pani avete? Andate a vedere". Ed essi, accertatisi, dissero: "Cinque pani e due pesci". 39 Allora egli ordinò loro di farli accomodare tutti, per gruppi, sull’erba verde. 40 Così essi si sedettero in gruppi di cento e di cinquanta. 41 Poi egli prese i cinque pani e i due pesci e, alzati gli occhi al cielo, li benedisse, quindi spezzò i pani e li diede ai suoi discepoli, perché li distribuissero loro; e divise pure i due pesci fra tutti. 42 Mangiarono tutti a sazietà.” (Marco 6:34-42 LND)
Ci sarebbero tante verità da notare in questo avvenimento, ma voglio concentrare sulle verità che riguardano come dobbiamo giudicare la nostra situazione quando i nostri mezzi sono assolutamente troppi pochi.
Il bisogno di cibo per questa folla era un bisogno immenso. E il cibo che i discepoli avevano disponibile era assolutamente troppo poco, infatti, erano in dodici, più Gesù, perciò, in realtà, quello che avevano non bastava nemmeno per loro. Era così poco, che possiamo ben capire il perché sembrasse loro inutile offrirlo alla folla. Non bastava nemmeno per loro, e poi, che differenza avrebbe fatto?
Infatti, avendo fatto un calcolo, con la matematica umana, per loro l'unica soluzione era di mandare via la gente, affinché potessero cercare cibo altrove. In altre parole, volevano liberarsi di questo peso. Non volevano sentire il peso di questo problema. Non volevano doverci pensare. Quanto siamo simili a loro!
Il loro atteggiamento era amore? Possiamo capire che non lo era affatto, notando quello che Gesù fa e dichiara.
Nonostante che avessero pochissimo cibo, Gesù comanda loro di dare da mangiare alla folla. E poi, incredibilmente, Gesù prende quel poco che avevano, e lo moltiplica per provvedere in modo abbondante per questa grandissima folla.
È chiaro che la matematica di Gesù non è una matematica umana. Il fatto che ciò che abbiamo da offrire è assolutamente troppo poco per soddisfare un determinato bisogno, non cambia il fatto che Egli ci comanda comunque di dare quel poco che abbiamo.
Inoltre, il principio estremamente importante da riconoscere in questo brano è che quel poco che diamo è sufficiente nelle mani di Gesù Cristo. Gesù non ha bisogno di una quantità adeguata, Egli può prendere quel poco che abbiamo, e moltiplicarlo, in modo che Egli ne riceva la gloria.
Oh che possiamo imparare a non usare la matematica umana, quando si tratta di seguire Gesù Cristo, e che possiamo vivere per Lui, senza decidere se l'ubbidienza sia fattibile o no!
Combattiamo i ragionamenti sbagliati
Alla luce di tutto questo, quando usiamo i nostri ragionamenti, e decidiamo che non abbiamo tempo per impegnarci per il bene degli altri, stiamo vivendo una menzogna. Il nostro ragionamento falso si eleva orgogliosamente contro la conoscenza di Dio.
Leggiamo insieme 2Corinzi 10:4-6, che spiega il problema e anche la soluzione di questo modo sbagliato di pensare. Leggiamo.
“4 perché le armi della nostra guerra non sono carnali, ma potenti in Dio a distruggere le fortezze, 5 affinché distruggiamo le argomentazioni ed ogni altezza che si eleva contro la conoscenza di Dio e rendiamo sottomesso ogni pensiero all’ubbidienza di Cristo, 6 e siamo pronti a punire qualsiasi disubbidienza, quando la vostra ubbidienza sarà perfetta.” (2Cor 10:4-6 LND)
Quando crediamo di non avere tempo o mezzi per poter cercare prima il regno di Dio, questo pensiero è un ragionamento che si eleva orgogliosamente contro la conoscenza di Dio. In che modo si eleva contro la conoscenza di Dio?
Questo ragionamento implica che quello che riusciamo a fare, lo facciamo con le nostre forze, e perciò, quando le nostre forze non bastano, non è possibile fare di più. Però, pensando così, stiamo negando l'opera di Dio in noi. Stiamo implicando che Dio non è fedele alla sua Parola, e che non possiamo fidarci di Lui. Implica che Dio non ci cura bene. Implica che quello che facciamo, è per merito nostro.
Tutto questo è falso!
Come possiamo distruggere queste argomentazioni false, che negano la realtà della potenza e della cura di Dio?
Dobbiamo combattere contro questi ragionamenti. Dobbiamo confessare i nostri ragionamenti sbagliati, e riempire la nostra mente con le cose vere e giuste e degne di lode.
Rendiamo questi pensieri falsi sottomessi alla verità! Ringraziamo Dio per la sua forza che opera in noi. Tutto quello che facciamo, lo facciamo con la forza di Dio che opera in noi.
Camminiamo per fede, rifiutando questi falsi pensieri.
Un ulteriore aiuto
Allora, quando ci sembra impossibile fare quello che sarebbe giusto fare, è come se riconoscessimo che abbiamo solamente cinque piccoli pani e due piccoli pesci, che quasi non bastano per noi. Come posso impegnarmi per il bene degli altri, per edificare il corpo di Cristo, quando quel poco che ho di tempo e di mezzi e di forze non basterà neanche a me e alla mia famiglia? Se non ho tempo di curare me stesso e la mia famiglia, come può Dio pretendere che io mi impegni anche per il regno di Dio? Non è che mi ha comandato di curare la mia famiglia, e quindi, non è quella la mia responsabilità principale?
Non è che Dio chiede troppo, o almeno, che sia sbagliato dire che dobbiamo veramente impegnarci per il regno di Dio per primo?
Ascoltate, e pensate. Il problema non è che Dio ci chiede troppo. Piuttosto, il problema è che stiamo valutando quanto possiamo fare in base alle nostre capacità. Stiamo usando solo la matematica umana. Stiamo usando un ragionamento sbagliato.
Ci serve ricordare la verità di Filippesi 4.13
“Io posso ogni cosa in Cristo che mi fortifica.” (Fil 4:13 LND)
Ci credi? Tu prendi la Parola di Dio sul serio, quando parla di fortificarti? Tu credi che puoi fare ogni cosa in Cristo che ti fortifica?
Forse è ancora più importante chiederti: quando consideri tutto quello che c'è da fare, e quanto poco tempo c'è, e per alcuni quanti pochi mezzi disponibili, tu guardi a Cristo per essere fortificato? Oppure, valuti in base ai TUOI mezzi, e in base al TUO tempo, e in base alle TUE capacità?
È un grave peccato non mettere per primo il regno di Dio, non utilizzando i nostri doni spirituali per il bene degli altri. Spesso pecchiamo così perché stiamo cercando di farcela con la nostra forza. Questo modo di pensare porta ad una vita pesante, senza gioia, con cuore agitato, perché le nostre forze non basteranno mai a compiere la volontà di Dio.
Se tu cadi nel peccato di credere di compiere le cose nella tua forza, questo tuo ragionamento sbagliato ti spingerà a vivere in disubbidienza a Dio. Ti porterà ad essere egoista, ti porterà a rendere il corpo di Cristo più debole, perché mancherà la crescita che dovrebbe venire dai tuoi doni spirituali, e da ciò che Dio ha dato a te per edificare il corpo.
Cosa bisogna fare?
Allora, se tu ti riconosci in questo sermone, se ti rendi conto che stai vivendo in base ad un ragionamento sbagliato, se riconosci che stai mancando di impegnarti per il bene degli altri, che stai utilizzando poco i tuoi doni spirituali per il bene degli altri, che ti stai aggrappando ai tuoi pochi pesci e pani, perché a te sembrano che non bastino a te, e perciò, NON stai dando la tua primizia a Dio, cosa devi fare?
Riconoscere di avere una malattia è un passo importante, ma solo riconoscerla, non ti guarirà da essa.
Similmente, solo riconoscere di essere in questa condizione è importante, però, non basta.
Quando Dio ci fa vedere un peccato, non basta riconoscere che è un peccato per poi cercare di migliorare.
Invece, quando Dio ci fa vedere un peccato, ci serve ravvederci da quel peccato. Ci serve confessarlo come peccato.
Quindi, se ti sei riconosciuto in questo sermone, ti invito a ravvederti, e a confessare il tuo peccato a Dio, e se è il caso, anche agli altri, in quanto hai mancato anche nei loro confronti.
Poi, impegnati a cambiare il tuo modo di pensare. Ringrazia Dio spesso per la SUA potenza che opera in te. Medita sulla potenza di Dio di prendere il tuo poco, e di moltiplicarlo per farlo bastare per tanti, in modo che Egli ne riceva la gloria.
Magari, ci potranno essere dei cambiamenti pratici che potrai fare per usare meglio il tuo tempo. Forse ci saranno attività che puoi lasciare. Questa non è una battaglia che si combatte una volta sola nella vita. Questa è una battaglia che dobbiamo combattere finché siamo su questa terra. Però, possiamo combattere nella forza dell'Eterno!
Trova la tua gioia in Dio, vivi per la sua gloria, e conoscerai la sua potenza che opera in te! Conoscerai il frutto dello Spirito Santo!
Impariamo a fidarci della matematica di Dio, camminiamo per fede, diamo sempre le primizie a Dio, fiduciosi che Egli farà bastare il resto per ogni nostro bisogno, secondo la ricchezza della sua grazia.
Viviamo in attesa del ritorno di Gesù Cristo!