La tecnologia moderna ci permette di fare tante cose che i nostri nonni o bisnonni non potevano nemmeno immaginare. Ci sono stati grandi progressi nella scienza, nel trasporto, nella medicina. A tanti sembra che l’uomo sia capace di fare quasi tutto.
Però, in realtà, le cose non sono cambiate così tanto. Per esempio, al tempo di Mosè, più di 3.000 anni fa, l’età normale raggiunta dall’uomo era fra i settanta e gli ottant’anni. Leggiamo il Salmo 90:10, scritto da Mosè.
“I giorni dei nostri anni arrivano a settant’anni; o, per i più forti, a ottant’anni; e quel che ne fa l’orgoglio, non è che travaglio e vanità; perché passa presto, e noi ce ne voliamo via.” (Salmi 90:10 NRV)
Dopo più di 3.000 anni, con tutto il progresso nella scienza e nella medicina, l’età media per l’uomo è ancora fra i settanta e gli ottant’anni. Quindi, in realtà, le cose non sono cambiate molto per l’uomo. Inoltre egli, con tutto il suo progresso, non è stato capace, dopo migliaia di anni, di fare cessare le guerre, anzi, sono diventate ancora più terribili. Pensiamo poi a quanti divorzi ci sono, e ognuno di essi provoca una sofferenza terribile. Pensiamo a quante persone fanno uso di psicofarmaci, perché non riescono a risolvere i loro problemi. Le carceri sono piene, nonostante la stragrande maggioranza dei reati non porti mai ad una sentenza.
Ognuno di noi ha situazioni impossibili da risolvere. In realtà, l’uomo non è così forte come vorrebbe credere. Abbiamo bisogno di qualcuno più potente.
Sarebbe bello conoscere qualcuno capace di fare l’impossibile. Però, il fatto che potrebbe essere capace di fare tutto non vuol dire che avrebbe voglia di prendersi cura di noi.
Amici, abbiamo bisogno di qualcuno potente da fare l’impossibile, ma che abbia anche un cuore per noi, che voglia prendersi cura di noi. Non sarebbe meraviglioso se ci fosse uno così?
C’è UNO così. È Gesù Cristo. Gesù è capace di risolvere ogni nostro problema, e non solo, perché Gesù ama i suoi. Oggi, voglio considerare insieme a voi un brano che ci aiuta a conoscere meglio il Signore Gesù Cristo.
Un avvenimento che ci insegna molto
Il brano che vogliamo considerare è Matteo 14:13-21. Prima di leggere questo brano, vi spiego brevemente il suo contesto. Gesù ormai era molto conosciuto per i suoi miracoli e anche per il suo insegnamento. Ovunque andava, grandi folle venivano a cercarLo. I suoi discepoli erano appena tornati dalla missione in cui predicavano due a due, erano stanchi, ed era importante per Gesù trovarsi da solo con loro per un periodo. Inoltre, Gesù aveva appena ricevuto la notizia che Erode aveva ucciso Giovanni il battista. Anche per questo, Gesù desiderava un tempo tranquillo per meditare sugli avvenimenti. Con questo contesto, vogliamo ora leggere il brano. Le parole che troviamo all’inizio, “udito ciò”, si riferiscono al fatto che Giovanni il battista era stato ucciso. Leggiamo Matteo 14 dal verso 13 a 16.
“13 Udito ciò, Gesù si ritirò di là in barca verso un luogo deserto, in disparte; le folle, saputolo, lo seguirono a piedi dalle città. 14 Gesù, smontato dalla barca, vide una gran folla; ne ebbe compassione e ne guarì gli ammalati. 15 Facendosi sera, i suoi discepoli si avvicinarono a lui e gli dissero: «Il luogo è deserto e l’ora è già passata; lascia dunque andare la folla nei villaggi a comprarsi da mangiare». 16 Ma Gesù disse loro: «Non hanno bisogno di andarsene; date loro voi da mangiare!»” (Matteo 14:13-16 NRV)
Udita la notizia della morte di Giovanni, Gesù si ritirò verso un luogo deserto, in disparte, con i suoi discepoli. Ricordiamo che Gesù, pur essendo Dio, era anche pienamente uomo. Voglio fermarmi qua e pensare a questo fatto. Che cosa cambia per me e per voi il fatto che Gesù è diventato veramente uomo? In Ebrei 4, impariamo un aspetto importante dell’umanità di Gesù.
“Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non possa simpatizzare con noi nelle nostre debolezze, poiché egli è stato tentato come noi in ogni cosa, senza commettere peccato.” (Ebrei 4:15 NRV)
Gesù è stato tentato come noi in ogni cosa. In altre parole, Gesù ha dovuto affrontare ogni tipo di prova e di difficoltà. Perciò, Gesù può veramente simpatizzare con noi in ogni nostra debolezza. Alle volte, ci può sembrare che le persone intorno a noi non capiscono i nostri problemi. A dire il vero, questo accade meno spesso di quanto pensiamo, perché nessuna tentazione ci ha colti che non sia umana. Comunque, ci saranno volte in cui certe persone possono non comprenderci pienamente. Invece, Gesù è stato tentato come noi in ogni cosa, e perciò, Gesù può veramente comprenderci in ogni nostra difficoltà e tentazione. Gesù può veramente simpatizzare con noi in ogni nostra debolezza. Che meravigliosa consolazione questa verità! Visto che Gesù è con noi in ogni istante, per mezzo del suo Spirito, e ci comprende, possiamo trovare un aiuto sempre pronto in Lui.
Tornando al brano, Gesù, nella sua umanità, era stanco, aveva il cuore rattristato per la morte di Giovanni. Voleva riservare del tempo da solo con i suoi discepoli per parlare insieme della loro missione. E perciò, Gesù si mise in barca per andare in un luogo deserto, in disparte.
Gesù ebbe compassione
Leggiamo ancora i vv.13 e 14.
“13 Udito ciò, Gesù si ritirò di là in barca verso un luogo deserto, in disparte; le folle, saputolo, lo seguirono a piedi dalle città. 14 Gesù, smontato dalla barca, vide una gran folla; ne ebbe compassione e ne guarì gli ammalati.” (Matteo 14:13-14 NRV)
Mentre Gesù partiva, le folle capirono dove stava andando, e lo seguirono a piedi. Gesù pensava agli altri, ma solitamente, nessuno pensava a Gesù. Egli aveva grandissimo bisogno di un po’ di tranquillità, ma le folle non si davano pensiero delle necessità di Gesù.
Questo stesso avvenimento viene raccontato in tutti e quattro i Vangeli. Il Vangelo di Giovanni aggiunge un dettaglio che ci aiuta a capire meglio come è andata la situazione. Leggiamo Giovanni 6:1-5.
“1 Dopo queste cose Gesù se ne andò all’altra riva del mare di Galilea, cioè il mare di Tiberiade. 2 Una gran folla lo seguiva, perché vedeva i miracoli che egli faceva sugli infermi. 3 Ma Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli. 4 Or la Pasqua, la festa dei Giudei, era vicina. 5 Gesù dunque, alzati gli occhi e vedendo che una gran folla veniva verso di lui, disse a Filippo: «Dove compreremo del pane perché questa gente abbia da mangiare?»” (Giovanni 6:1-5 NRV)
Da questo brano, comprendiamo che Gesù era arrivato per primo, ed era salito sul monte che era lì vicino. Stava lì, tranquillo con i discepoli, avendo raggiunto finalmente un luogo tranquillo che aveva desiderato tanto, quando alzando gli occhi, vide una grande folla che veniva verso di lui. A quel punto, dal brano in Matteo, sentiamo le parole meravigliose: “vide una gran folla, ne ebbe compassione.”
Gesù ebbe compassione. Amici, onestamente, credo che io, e forse tutti noi, avremmo avuto una reazione assai più negativa. Gesù avrebbe potuto vedere la folla come un grande fastidio, una invasione del suo meritato tempo di riposo. Ma non fece così. Invece, Gesù ebbe compassione della folla.
La compassione di Gesù è un suo attributo assolutamente essenziale per chiunque cerca in Lui la salvezza. Certamente, Gesù è onnipotente, essendo Dio. Però, senza la sua compassione, noi uomini peccatori Lo conosceremmo solamente come giudice severo. Senza la sua compassione, il suo potere servirebbe solamente per punirci eternamente! Invece, per mezzo della sua grande compassione, Gesù opera in nostro favore, riversando la sua grazia su di noi.
Leggiamo qualche altro brano in modo da considerare di più la sua compassione. Leggiamo prima la descrizione nel Vangelo di Marco di questo stesso avvenimento.
“Come Gesù fu sbarcato, vide una gran folla e ne ebbe compassione, perché erano come pecore che non hanno pastore; e si mise a insegnare loro molte cose.” (Marco 6:34 NRV)
Gesù vedeva le persone come pecore sperdute. Leggiamo anche in Matteo 9 per capire meglio il cuore di Gesù.
“35 Gesù percorreva tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, predicando il vangelo del regno e guarendo ogni malattia e ogni infermità. 36 Vedendo le folle, ne ebbe compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore.” (Matteo 9:35-36 NRV
Gesù vedeva le persone come pecore che non hanno pastore, pecore stanche e sfinite, ed aveva compassione di loro.
La parola “stanche” nell’originale indica l’essere affaticato, indica uno che è stato maltrattato da ladroni, indica pecore ferite dalle spine. La parola “sfinite” vuol dire caduto a terra, per quanto grande è la stanchezza, e incapace di alzarsi e proseguire il cammino.
Anziché vedere le persone come un disturbo, Gesù le vedeva così.
Il senso di questa stanchezza e sfinitezza non è fisico, ma spirituale. Queste persone avevano i farisei e gli scribi come guide, e quindi non dei veri pastori; non venivano guidate nella via di Dio, ma piuttosto, venivano caricate con grandi pesi di tradizioni religiose, impossibili da portare. Erano aggravate dai loro peccati, senza modo di esserne liberate. Erano maltrattate da coloro che avrebbero dovuto curarle spiritualmente.
Gesù, riconoscendo questo, ebbe compassione di loro.
Però, Gesù vedeva più di questo. Gesù sapeva che la maggior parte della folla non lo cercava per dei motivi buoni, ma piuttosto, perché voleva un Messia comodo, che poteva risolvere i loro problemi materiali, non spirituali. Infatti, in Giovanni 6, che racconta questo stesso miracolo, leggiamo che il giorno dopo questo avvenimento, queste stesse persone mormorarono contro Gesù. Gesù sapeva quello che era nel cuore dell’uomo. Perciò, avrebbe potuto rifiutare di interrompere il suo tempo in disparte con i discepoli. Invece, Gesù ebbe compassione.
La parola usata per “compassione” è la parola più forte che esiste in greco per descrivere compassione. Il suo senso è letteralmente “visceri commossi.” Per i Greci, i visceri, gli organi interni, erano la fonte dei sentimenti più profondi. Infatti, quando uno è fortemente toccato da una situazione, lo sente nei suoi visceri. Noi riconosciamo questo, per esempio, quando succede qualcosa di molto grave, e perdiamo l’appetito.
Immaginiamo un genitore, il cui bambino piccolo è gravemente malato, e piange a causa del forte dolore. Quel genitore proverebbe commozione fino ai visceri, non avrebbe appetito. Se fosse possibile, vorrebbe poter scambiare posto con suo figlio, soffrendo al posto suo. Quel genitore avrebbe una profonda compassione.
Questa è la parola che i Vangeli usano per descrivere la compassione di Gesù verso la folla. Gesù aveva questo tipo di compassione per quella folla, che non erano nemmeno suoi discepoli. È stata questa compassione a portare Gesù a prendere realmente su di Sé la sofferenza per il peccato, in modo da salvarsi un popolo. Gesù è pieno di compassione.
Quando ci sentiamo schiacciati dai nostri problemi, quando ci sentiamo soli, quando ci sentiamo scoraggiati, che gioia e che grande sollievo è ricordare che Gesù Cristo è pieno di compassione!
Potremmo fermarci e parlare solo di questo oggi, e vi incoraggio a pensare molto alla compassione di Cristo. Però visto che questo brano ci insegna altre meravigliose verità, proseguiamo ancora.
Gesù guariva e insegnava
Seguendo il brano in Matteo, impariamo che Gesù guariva tante persone.
“Gesù, smontato dalla barca, vide una gran folla; ne ebbe compassione e ne guarì gli ammalati.” (Matteo 14:14 NRV)
In Marco e Luca, impariamo inoltre che Gesù insegnava alla folla molte cose.
“Ma le folle, avendolo saputo, lo seguirono; ed egli li accolse e parlava loro del regno di Dio, e guariva quelli che avevano bisogno di guarigione.” (Luca 9:11 NRV)
“Come Gesù fu sbarcato, vide una gran folla e ne ebbe compassione, perché erano come pecore che non hanno pastore; e si mise a insegnare loro molte cose.” (Marco 6:34 NRV)
Probabilmente, le persone erano venute a Gesù prevalentemente per essere guarite da malattie fisiche, ma Gesù sapeva che il loro vero bisogno era spirituale. Molto spesso, abbiamo la tendenza a cercare l’aiuto di Dio per i nostri problemi materiali e fisici. Dio ci aiuta anche in questi campi, però, l’aiuto più grande che Dio dà riguarda i nostri problemi spirituali. Perciò, Gesù parlava loro del regno di Dio. In altre parole, parlava loro della salvezza.
Giovanni ci racconta che mentre la folla stava ancora arrivando, Gesù chiese a Filippo da dove avrebbero comprato cibo per una folla così grande. Leggiamo Giovanni 6:5,6.
“5 Gesù dunque, alzati gli occhi e vedendo che una gran folla veniva verso di lui, disse a Filippo: «Dove compreremo del pane perché questa gente abbia da mangiare?» 6 Diceva così per metterlo alla prova; perché sapeva bene quello che stava per fare.” (Giovanni 6:5-6 NRV)
Lo scopo della domanda di Gesù non era di capire come risolvere un problema, ma era stimolare Filippo ad avere più fede e a riconoscere la potenza di Dio.
Ascoltiamo la risposta di Filippo a Gesù:
“Filippo gli rispose: «Duecento denari di pani non bastano perché ciascuno ne riceva un pezzetto».” (Giovanni 6:7 NRV)
Filippo stava facendo dei conti secondo la logica umana per capire quanto ci sarebbe voluto per dare da mangiare ad una folla così grande. Un denaro era la paga di un operaio per una giornata, e perciò, 200 denari era lo stipendio di un uomo per circa otto mesi, e quindi, era una cifra molto grande. Molto probabilmente i discepoli non avevano così tanti soldi. Perciò, Filippo stava riconoscendo che era umanamente impossibile per loro provvedere qualcosa da mangiare a questa grande folla.
Dopo quella conversazione, Gesù insegnò e guarì, probabilmente per varie ore. Poi, la giornata cominciò a volgere al termine. I Giudei usavano un sistema in cui si contava come sera già tra le quindici e le diciotto, considerando il tramonto alle diciotto. Quindi, si stava avvicinando il tardo pomeriggio. Era rimasto poco tempo per la folla per andare nei villaggi della zona per cercare cibo. Leggiamo di questo in Matteo 14:15
“Facendosi sera, i suoi discepoli si avvicinarono a lui e gli dissero: «Il luogo è deserto e l’ora è già passata; lascia dunque andare la folla nei villaggi a comprarsi da mangiare».” (Matteo 14:15 NRV)
Ricordiamo che Gesù aveva già chiesto a Filippo dove avrebbero potuto comprare del pane per la folla. Quindi, i discepoli avevano in mente il bisogno della folla di mangiare. Erano in un luogo desolato. Per i discepoli, la soluzione era quella di mandare via le persone.
Questa non è l’unica volta in cui i discepoli volevano liberarsi di un problema, mandando via le persone. Per esempio, in Matteo 15, Gesù e i discepoli erano nella zona di Sidone, e una donna cananea stava implorando Gesù di aiutare sua figlia. In quell’occasione, i discepoli dissero a Gesù: “E i suoi discepoli si avvicinarono e lo pregavano dicendo: «Mandala via, perché ci grida dietro».” (Matteo 15:23 NRV) Volevano liberarsi da un problema.
In Matteo 19, quando i genitori portarono i loro bambini a Gesù affinché li benedicesse, i discepoli sgridarono i genitori. Leggiamo quel versetto.
“Allora gli furono presentati dei bambini perché imponesse loro le mani e pregasse; ma i discepoli li sgridavano.” (Matteo 19:13 NRV)
Per i discepoli, è ovvio che in certe situazioni difficili, avevano la tendenza a volersi liberare del problema, senza pensare al bene degli altri.
Amici, Dio non fa così! Egli si prende cura perfino dei suoi nemici. Chi siamo noi per fare meno di così? Un brano che parla dell’atteggiamento che dovremmo avere è Matt. 5:43.
“43 Voi avete udito che fu detto: “Ama il tuo prossimo e odia il tuo nemico”. 44 Ma io vi dico: amate i vostri nemici, benedite coloro che vi maledicono, fate del bene a quelli che vi odiano, e pregate per quelli che vi maltrattano e che vi perseguitano, 45 affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; poiché egli fa levare il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. 46 Se infatti amate quelli che vi amano, che premio ne avete? Non fanno lo stesso anche i pubblicani? 47 E se salutate soltanto i vostri fratelli, che fate di straordinario? Non fanno anche i pagani altrettanto? 48 Voi dunque siate perfetti, come è perfetto il Padre vostro celeste.” (Matteo 5:43-48 NRV)
Anche Giovanni 3:16 ci mostra che Dio non chiude gli occhi sui nostri problemi.
“Perché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna.” (Giovanni 3:16 NRV)
Basta ricordare che per natura, ogni uomo è peccatore, ovvero, nemico di Dio, e quindi, comprendiamo che Dio ha tanto amato il mondo, ovvero Dio ha tanto amato quelli che erano Suoi nemici. Dio non chiude gli occhi sui nostri problemi.
Date voi da mangiare a loro
Anziché avere compassione, i discepoli volevano mandare via le persone. E suggerivano questo a Gesù. Notiamo la risposta che Gesù diede loro. Leggiamo il versetto 16.
“Ma Gesù disse loro: «Non hanno bisogno di andarsene; date loro voi da mangiare!»” (Matteo 14:16 NRV)
Dicendo questo, Gesù mette in evidenza il loro sbaglio di volersi liberare di un problema, mandando via le persone. Però, è ovvio che i discepoli non avevano i mezzi per risolvere questo problema. Quindi, il fatto che Gesù gli comandava di dare da mangiare alla folla implica chiaramente che nel piano di Dio, dovevano rivolgersi a Gesù per avere l’aiuto che serviva. Avevano già visto Gesù trasformare l’acqua in vino, e Lo avevano visto compiere tanti altri miracoli. Avrebbero dovuto capire il loro bisogno di rivolgersi a Gesù.
Amici, finché ci limitiamo a fare quello che riusciamo a fare da soli, non vedremo la potenza di Dio all’opera in noi. Gesù ci chiede di fare quello che non potremmo mai fare da soli. Questo ci spinge a rivolgerci a Lui per compiere la sua volontà.
Sapendo che Gesù aveva a cuore principalmente la cura spirituale delle persone, chiedere ai discepoli di dare del pane a queste persone è un tipo del suo comandamento ai discepoli di offrire pane spirituale al mondo, proclamando Gesù Cristo. Ricordiamo, per esempio, dopo la risurrezione, quando Gesù chiama Pietro a pascere le pecore.
Comunque, i discepoli volevano mandare via le persone, ma invece, Gesù comandò ai discepoli di dare da mangiare alla folla. Fermiamoci e pensiamo a noi. Quante volte vediamo qualcuno con un bisogno che Dio mette proprio davanti a noi, e la nostra tendenza è di cercare di mandarlo via. Vediamo una persona bisognosa, non tanto materialmente ma soprattutto spiritualmente, ma ci sentiamo incapaci di risolvere il suo problema, e così, la soluzione più facile è quella di cercare in qualche modo di mandare via la persona. Forse anche voi avete cercato di evitare qualcuno per non doverlo aiutare. Quindi anche noi, come i discepoli, abbiamo a volte la tendenza di voler mandare via le persone che si presentano a noi con dei problemi.
Eppure, Gesù chiede l’impossibile anche a noi. Anche a noi Gesù comanda: date voi da mangiare a loro! Ma è impossibile, come possiamo fare questo, come possiamo dare più di quello che abbiamo?
Seguiamo la storia, per capire che cosa dobbiamo fare in questi casi.
portiamo il nostro tutto a Cristo
Il vangelo di Marco aggiunge un dettaglio qui che ci aiuta a seguire la storia. Vi leggo Marco 6:37,38
“37 Ma egli rispose: «Date loro voi da mangiare». Ed essi a lui: «Andremo noi a comprare del pane per duecento denari e daremo loro da mangiare?» 38 Egli domandò loro: «Quanti pani avete? Andate a vedere». Essi si accertarono e risposero: «Cinque, e due pesci».” (Marco 6:37-38 NRV)
Quando i discepoli rispondono a Gesù: “andremo noi a comprare del pane per 200 denari e daremo loro da mangiare?” stanno dicendo a Gesù che quello che egli ha detto loro di fare è impossibile. Quante volte anche noi pecchiamo così, dicendo a Dio che quello che ci comanda di fare è impossibile. Questo significa contestare Dio.
Amici, questo è un grave peccato. Quando Dio ci comanda di fare qualcosa, non spetta a noi dirgli che è impossibile.
Gesù ignora le loro obiezioni, e chiede loro di vedere quanti pani avevano a disposizione. Leggiamo ancora da Matteo 14:17,18.
“17 Essi gli risposero: «Non abbiamo qui altro che cinque pani e due pesci». 18 Egli disse: «Portatemeli qua».” (Matteo 14:17-18 NRV)
Portatemeli qua! Non preoccupatevi che è una quantità assurda se si considera quante persone ci sono da cibare. Voi, portatemi quello che avete, anche se è pochissimo.
Chiaramente, ai discepoli, sembrava un comandamento assurdo. Però, ubbidirono a Gesù. Poi Gesù diede loro un altro comando che sembra altrettanto assurdo. Leggiamo il versetto 19.
“Dopo aver ordinato alla folla di accomodarsi sull’erba, prese i cinque pani e i due pesci e, alzati gli occhi verso il cielo, rese grazie; poi, spezzati i pani, li diede ai discepoli e i discepoli alla folla.” (Matteo 14:19 NRV)
Prima Gesù comandò ai discepoli di dargli quel poco che avevano. Poi ordinò alla folla di accomodarsi sull’erba. Luca 9:14,15 aggiunge un altro dettaglio.
“14 Perché c’erano cinquemila uomini. Ed egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di una cinquantina». 15 E così li fecero accomodare tutti.” (Luca 9:14-15 NRV)
Gesù ordinò che le persone si sedessero in gruppi di cinquanta. Agli occhi dei discepoli, questo sembrava un comandamento assurdo. Non c’era cibo per questa folla. Ormai era tardi, che senso aveva farli sedere in gruppi? Amici, tante volte nemmeno noi comprendiamo il senso di quello che Dio ci comanda di fare. Ma la domanda importante è se stiamo ubbidendo o no.
Anche se i discepoli non capivano, ubbidivano. E perciò, videro un incredibile miracolo. Noi abbiamo sentito parlare di questo miracolo fin da quando eravamo bambini, e per questo forse non ci colpisce tanto. Però, se ci fermiamo a considerarlo, è incredibile! Gesù moltiplicò una piccola quantità di cibo, in modo che i discepoli potevano dare da mangiare a cinquemila uomini, donne e bambini.
C’è un dettaglio qui estremamente importante. Chi è che ha dato a queste persone da mangiare? Non era Gesù, erano i discepoli. Gesù diede il cibo ai discepoli, e i discepoli diedero il cibo alla folla.
Quindi, quando Gesù aveva detto prima: date loro voi da mangiare, sembrava un comandamento impossibile. Però, Gesù stesso ha reso possibile che i discepoli ubbidissero al suo comandamento.
Amici, qua c’è un principio molto importante. 1 Giovanni 5:3 dichiara: “Perché questo è l’amore di Dio: che osserviamo i suoi comandamenti; e i suoi comandamenti non sono gravosi.” (1 Giovanni 5:3 NRV)
I comandamenti di Dio non sono gravosi. A volte, possono sembrare impossibili. Quando Dio comandò ad Israele di marciare intorno a Gerico in silenzio per sei giorni, e poi il settimo giorno di marciare intorno gridando, sembrava una cosa assurda. Sembrava impossibile che l’ubbidienza avrebbe in qualche modo portato a sconfiggere la città. Invece, la loro ubbidienza aprì la porta per far manifestare a Dio la sua gloria, e dare a loro la vittoria.
Quando, dopo la risurrezione di Gesù, i discepoli stavano pescando sul mare di Galilea, e Gesù apparve sulla riva, e comandò loro di gettare la rete dall’altra parte della barca, sembrava un comandamento assurdo. Però, ubbidirono per fede, e presero così tanti pesci che la rete quasi si rompeva.
Amici, non spetta a noi valutare quali dei comandamenti di Dio ci sembrano ragionevoli. Chi siamo noi per dire a Dio quello che è ragionevole? Dio non è minimamente legato ad operare in un modo che a noi sembri ragionevole. Quello che importa è la nostra ubbidienza.
Tornando alla storia di oggi, Gesù aveva comandato ai discepoli di dare da mangiare al popolo, e quando i discepoli ubbidirono a Gesù, fu Gesù a rendere possibile quello che aveva comandato a loro. Gesù farà lo stesso con noi, quando ubbidiamo per fede.
tutti mangiarono a sazietà
Leggiamo il versetto 20 per capire il resto della storia.
“Tutti mangiarono e furono sazi; e si portarono via, dei pezzi avanzati, dodici ceste piene.” (Matteo 14:20 NRV)
Tutti mangiarono, e furono sazi. Ogni persona in quella grande folla di cinquemila uomini, donne e bambini, fu saziata. Gesù moltiplicò miracolosamente quella piccola quantità di cibo in una grandissima quantità di cibo. Calcolando solo quattrocento grammi di cibo a persona, sarebbero 2000 chilogrammi di cibo.
Dio può fare l’impossibile. Quando provvede, può provvedere infinitamente di più di ciò che chiediamo o immaginiamo. Come leggiamo in Efesini 3:
“20 Or a colui che può, mediante la potenza che opera in noi, fare infinitamente di più di quel che domandiamo o pensiamo, 21 a lui sia la gloria nella chiesa, e in Cristo Gesù, per tutte le età, nei secoli dei secoli. Amen.” (Efesini 3:20-21 NRV)
Dio può fare infinitamente di più di quello che domandiamo o pensiamo! Quante volte riceviamo meno di quello che avremmo potuto ricevere, perché manchiamo di fede, e quindi non ubbidiamo quando Dio ci comanda di fare qualcosa.
Voglio notare dare l’ultima parte del versetto: “e si portarono via, dei pezzi avanzati, dodici ceste piene.”
Dopo che tutti furono sazi, i discepoli raccolsero i pezzi avanzati, e ne ottennero dodici ceste piene. Dodici discepoli, dodici ceste piene. I discepoli erano convinti che era impossibile avere abbastanza cibo, invece, Gesù moltiplicò il cibo perché diventasse esattamente la quantità giusta per saziare tutti e avanzare anche dodici ceste piene.
Anche se Gesù poteva moltiplicare il cibo in modo miracoloso, era importante non sprecare nulla. Questo è un principio importante per noi. Dobbiamo gestire bene quello che Dio ci dà, e non sprecare nulla. Questo richiede organizzazione e impegno, ma secondo la volontà di Dio.
Inoltre, notiamo che Gesù fece sedere tutti in gruppi ordinati di cinquanta. Dio è un Dio di ordine, vediamo questo in tutta la creazione. È importante anche per noi avere una vita ordinata, e anche essere una chiesa ordinata nel modo di fare le cose.
applicazioni
Il racconto di questo miracolo è molto semplice, ma il miracolo è molto grande. Questo brano ci insegna delle lezioni importanti.
Gesù era stanco e voleva riservarsi del tempo lontano dalle folle. Questo ci ricorda dell’umanità di Gesù. Gesù è diventato veramente uomo, ed è stato provato in ogni cosa come noi, pur senza mai peccare. Quindi, Gesù può comprenderci in qualunque situazione in cui ci troviamo.
Essendo uomo, Gesù voleva avere un po’ di tempo in tranquillità, per meditare e stare insieme con i suoi discepoli. Però, nonostante il suo bisogno di riposo, quando vide la folla, ne ebbe compassione. Qui vediamo il cuore di Gesù. Gesù ha un cuore di compassione, non solo verso di loro, ma grazie a Dio, anche verso di noi. Tutto il bene che Gesù fa per noi, la cura che ha di noi, lo fa di cuore, con tutto il suo essere. Che meravigliosa verità. Il Creatore di tutto ha compassione per noi.
Abbiamo visto che i discepoli volevano liberarsi di un problema, e facendo così, erano egoisti, e mancavano di vero amore per il loro prossimo. Invece, Gesù comandò loro di dare da mangiare alla folla. Era un comandamento umanamente impossibile da adempiere.
Quando Dio ci comanda qualcosa che a noi sembra impossibile, e che a volte, è davvero impossibile, la soluzione non è rifiutare il comandamento, ma piuttosto rivolgerci a Dio nella preghiera, chiedendo a Lui di fare l’impossibile. Egli richiederà tutto quello che abbiamo, anche se non potrebbe mai bastare per risolvere il problema. Dobbiamo camminare per fede, in ubbidienza, e poi sarà Dio stesso a fare la sua opera in noi.
Infatti, Gesù aveva comandato ai discepoli di dare da mangiare alla folla, e poi Gesù rese possibile per loro fare proprio quello che aveva comandato.
Parlo a ciascuno di voi. Qual è il comandamento di Dio che ti sembra impossibile in questo momento? Marito, forse per te, sembra impossibile guidare la tua famiglia come Dio vuole. Forse sembra impossibile riservare del tempo per le cose di Dio, perché premono le altre responsabilità della vita. Forse ti sembra impossibile amare tua moglie come Dio ti comanda.
Moglie, forse a te sembra impossibile essere veramente sottomessa a tuo marito. Genitori, forse vi sembra impossibile essere costanti nella disciplina dei vostri figli. Forse vi sembra impossibile risolvere certi problemi di famiglia.
Mi rivolgo a ciascuno: forse hai qualche peccato che è impossibile superare con le tue forze.
Che Dio ci aiuti a ricordare con CHI abbiamo a che fare! Colui che ci comanda come dobbiamo vivere è il Signore Gesù Cristo. Egli ha compassione di noi, e se noi siamo sottomessi a Lui, Egli renderà possibile a noi ubbidire in tutto quello che ci comanda.
Quando Dio ci chiama a dare qualcosa, ma facciamo i conti e vediamo che è impossibile che il nostro poco possa bastare, non rifiutiamo la volontà di Dio. Invece, ubbidiamo, e offriamo a Lui i nostri pochi pesci e pani. Sarà Dio a fare quello che vuole con quello che gli diamo. Infatti, quando Dio ci comanda di fare l’impossibile, se camminiamo per fede, ubbidendo a Dio, Egli farà l’impossibile in noi. Alleluia che serviamo un Dio così potente, e così pieno di compassione.