Avete mai visto una situazione in cui qualcuno non comprendeva bene qual era la sua responsabilità, e credeva di dover fare molto più di quello che gli era stato veramente richiesta, e il tutto era estremamente difficile e stressante?
Il problema era che la persona non aveva ascoltato bene quello che gli veniva chiesto di fare. Immaginava che si trattasse di una cosa molto complicata e difficile, quando in realtà, era qualcosa di molto semplice.
Questo crea stress, rende difficile quello che potrebbe essere molto semplice, rende pesante quello che potrebbe essere una gioia.
Quanto è triste quando uno vive così.
Il fatto è che molti credenti vivono così nel loro rapporto con Dio. Vivono come se Dio avesse stabilito una vita complicata con tante regole che sono molto difficili da capire e da vivere. Spesso, questi credenti si sentono confusi riguardo a come dovrebbero comportarsi. Hanno tanti dubbi, poiché non sono sicuri se stanno facendo la cosa giusta o no.
Se tu ti trovi spesso in confusione, e non sai come dovresti comportarti, se per te delle volte la vita cristiana sembra pesante, e spesso, anziché gioia ti trovi aggravato, se a te sembra difficile accontentare il SIGNORE, allora, caro amico o cara amica, questo sermone è per te.
Se tu sei così, allora, il tuo problema è che tu hai dei concetti sbagliati di quello che Dio richiede da te. Hai bisogno di capire la verità di quanto semplice è la vita cristiana. Se tu impari le verità che voglio spiegare oggi, sarà vero per te quello che Gesù dichiara in Giovanni 8:
“31 Gesù allora disse a quei Giudei che avevano creduto in lui: «Se perseverate nella mia parola, siete veramente miei discepoli; 32 conoscerete la verità e la verità vi farà liberi».” (Giovanni 8:31-32 NRV)
La verità di Dio che vogliamo considerare oggi può liberarti da tanta frustrazione e confusione e scoraggiamento. Questa verità può liberarti dai concetti sbagliati della vita cristiana.
Contesto del brano di oggi
Oggi, vogliamo considerare un brano molto importante. La verità in questo brano viene ripetuta volta dopo volta nella Bibbia. Ci aiuta a capire che cos’è che il SIGNORE richiede da noi. Il brano da considerare è in Michea 6. Troviamo Michea dopo il libro di Giona, e prima di Naum e Habacuc.
Dio scelse Michea come profeta per profetizzare a Giuda, in un’epoca in cui i Giudei vivevano molto nel peccato, nonostante che continuavano a praticare esteriormente la religione insegnata da Dio. Tramite Michea, Dio condannò il loro peccato, e annunciò il suo giudizio su di loro. Però, Dio annunciò anche la promessa della restaurazione dopo il giudizio, per coloro che avevano fede.
In Michea 6, la scena è un tribunale divino, e Dio sta chiamando la nazione di Giuda in giudizio. Dio inizia, elencando la sua cura dei Giudei, da quando aveva liberato loro dall’Egitto. Facendo così, Dio dimostra la gravità del loro peccato, alla luce di tutto quello che Dio aveva fatto per loro.
Dio dimostra la gravità del loro peccato
Leggiamo Michea 6:1-5. Qua, Dio parla di quello che aveva fatto per i Giudei. Dio chiama come testimoni le montagne e i colli, e perfino le fondamenta della terra, che avevano assistito all’opera di Dio di curare il suo popolo.
“1 Ascoltate quindi ciò che dice il SIGNORE: «Alzati, contendi con le montagne, i colli odano la tua voce! 2 Ascoltate, o monti, la causa del SIGNORE! Anche voi, salde fondamenta della terra! poiché il SIGNORE contende con il suo popolo e vuol discutere con Israele. 3 Popolo mio, che ti ho fatto? In che cosa ti ho stancato? Testimonia pure contro di me! 4 Sono io infatti che ti ho condotto fuori dal paese d’Egitto, ti ho liberato dalla casa di schiavitù, ho mandato davanti a te Mosè, Aaronne e Maria. 5 Ricorda dunque, popolo mio, quel che tramava Balac, re di Moab, e che cosa gli rispose Balaam, figlio di Beor, da Sittim a Ghilgal, affinché tu riconosca la giustizia del SIGNORE».” (Michea 6:1-5 NRV)
Dio aveva liberato i Giudei dalla schiavitù in Egitto. Quando Balac chiese a Balaam di maledire i Giudei, Dio non lo permise, ma piuttosto fece in modo che li benedicesse. Secolo dopo secolo, Dio mandava la sua benedizione e cura sui Giudei. Per questo, il loro peccato era ancora più grave.
Questo è un paragone, nel campo spirituale, per chi è salvato oggi. Dio ha salvato noi dalla schiavitù del peccato, mediante potenti opere! Si è sempre curato di noi in modo perfetto, è sempre stato giusto con noi. Perciò, come a loro, Dio può chiederci: Popolo mio, che ti ho fatto? In che cosa ti ho stancato? Testimonia pure contro di me. In altre parole, la cura di Dio è perfetta, e nessuno ha alcuna critica valida contro Dio.
Dio dichiarò loro tutto questo per dimostrare la gravità del loro peccato. Ogni peccato è grave, ma coloro che ricevono più grazia da Dio sono ancora più colpevoli.
il popolo cerca un rimedio
Nei vv. 6 e 7, parlando come se fosse uno dei Giudei sotto accusa, Michea propone alcuni modi di cercare di placare Dio. Non cerca di negare i suoi peccati, perché sa che non si può ingannare Dio. Perciò, suggerisce qualche atto per mettersi a posto con Dio. Leggiamo.
“6 Con che cosa verrò in presenza del Signore e mi inchinerò davanti al Dio eccelso? Verrò in sua presenza con olocausti, con vitelli di un anno? 7 Gradirà il SIGNORE le migliaia di montoni, le miriadi di fiumi d’olio? Dovrò offrire il mio primogenito per la mia trasgressione, il frutto delle mie viscere per il mio peccato?” (Michea 6:6-7 NRV)
Notiamo che questo uomo, sapendo di essere colpevole, sta cercando di meritare il perdono per conto suo. Quello che propone è estremamente costoso, e sarebbe un enorme sacrificio per lui. Per esempio, dichiara: “Verrò in sua presenza con olocausti, con vitelli di un anno? 7 Gradirà il SIGNORE le migliaia di montoni, le miriadi di fiumi d’olio?" Parla di migliaia di montoni, e di fiumi di olio! Prima di tutto, per un uomo, sarebbe impossibile ottenere, ogni volta che pecca, migliaia di montoni. Poi, nessun uomo è in grado di procurare fiumi di olio d’oliva. Poi, quest’uomo arriva ad un punto ancora più estremo. Chiede: Dovrò offrire il mio primogenito per la mia trasgressione, il frutto delle mie viscere per il mio peccato?
Quest’uomo arriva a suggerire che potrebbe perfino sacrificare suo figlio per cercare di coprire i suoi peccati. Questa era una pratica che i pagani usavano nel cercare di placare i loro falsi dèi. Anziché placare Dio, il solo parlare di uccidere il proprio figlio era un’abominazione a Dio. Comunque, offrire un figlio come sacrificio, oltre ad essere un’abominazione, non potrebbe mai pagare il peccato, perché ogni figlio nasce già peccatore, e sacrificare un peccatore non potrebbe mai pagare la condanna per un altro peccatore.
Amici, ricordiamoci che l’uomo non può pagare il prezzo del proprio peccato. Cercare di meritare l’approvazione di Dio è un’impresa impossibile, e terribilmente pesante. È come mettersi un giogo pesantissimo e terribile sul collo. Rende la vita molto complicata, perché per quanto uno possa fare, non ha mai la pace di aver fatto la cosa giusta e di aver fatto abbastanza.
Tanti credenti hanno un concetto della vita cristiana simile a questo. Credono che devono quasi autoflagellarsi, per pagare, in qualche modo, per i loro peccati. Credono che devono arrivare a poter meritare la comunione con Dio ogni giorno. Si impegnano tanto, ma non hanno mai la pace di aver fatto abbastanza. Chi vive così, ha una vita veramente pesante. Non trova gioia nel suo cammino cristiano.
Ciò che il Signore richiede
Quando un credente, riconoscendo quanto pecca e quanto manca nei confronti del Signore, cerca di mettersi a posto con Dio per conto suo, troverà il suo giogo molto pesante, e nella sua vita avrà molta frustrazione e poca gioia.
Amici, questa non è la vita che Dio vuole per i suoi figli. In Michea 6:8, tramite Michea Dio ci dichiara quello che richiede da noi. Notiamo quanto è semplice in confronto con quello che l’uomo cerca di fare per conto suo. Leggiamo il v.8
“O uomo, Egli ti ha fatto conoscere ciò che è bene; che altro richiede da te il SIGNORE, se non che tu pratichi la giustizia, che tu ami la misericordia e cammini umilmente con il tuo Dio?” (Michea 6:8 NRV)
Per il resto di questo sermone, voglio considerare questo versetto, in cui Dio ci insegna qual è il suo piano per ogni credente. In questo brano, Dio ci mostra che la vita a cui ci chiama non è una vita complicata. Non è una vita pesante, non è una vita di confusione. È una vita semplice, in cui possiamo camminare con pace e tranquillità.
O uomo, Egli ti ha fatto conoscere quello che è bene.
Leggiamo ancora il versetto, e poi, consideriamo la prima frase.
“O uomo, Egli ti ha fatto conoscere ciò che è bene; che altro richiede da te il SIGNORE, se non che tu pratichi la giustizia, che tu ami la misericordia e cammini umilmente con il tuo Dio?” (Michea 6:8 NRV)
Consideriamo la prima frase: O uomo, Egli ti ha fatto conoscere quello che è bene. Nella sua bontà, Dio ci ha fatto conoscere quello che è bene. Dio non nasconde la sua volontà agli uomini. Non è un segreto, riservato per i pochi. Ripetutamente, e molto chiaramente, Dio ci fa conoscere, nella Bibbia, quello che è bene, quello che richiede da noi, quello che ci porta benedizione e a stretta comunione con Dio.
Quando un credente è spesso confuso, e pensa che la vita cristiana sia complicata, è ovvio che ha un concetto molto sbagliato di Dio e di quello che Dio richiede.
Amici, ascoltatemi: se tu sei spesso in confusione, se pensi spesso che è difficile capire quello che Dio vuole da te, allora, sappi che hai un concetto sbagliato di Dio. Senza renderti conto, stai immaginando un Dio che non fa sapere a tutti quello che è bene.
Amici, questo è un pensiero falso. Dio è un buon Padre. La sua via non è una via complicata o nascosta. Egli ha reso molto chiaro, nella sua Parola, quello che è bene. Infatti, una parte della misericordia di Dio è che Dio ci annuncia chiaramente la sua volontà.
In questo versetto, come vediamo ripetutamente nella Bibbia, Dio ci spiega quello che è bene per l’uomo. Vi leggo due di questi versetti.
“E ora, Israele, che cosa chiede da te il SIGNORE, il tuo Dio, se non che tu tema il SIGNORE, il tuo Dio, che tu cammini in tutte le sue vie, che tu lo ami e serva il SIGNORE, il tuo Dio, con tutto il tuo cuore e con tutta l’anima tua,” (Deuteronomio 10:12 NRV)
“11 «Questo comandamento che oggi ti do, non è troppo difficile per te, né troppo lontano da te. 12 Non è nel cielo, perché tu dica: “Chi salirà per noi nel cielo e ce lo porterà e ce lo farà udire perché lo mettiamo in pratica?”. 13 Non è di là dal mare, perché tu dica: “Chi passerà per noi di là dal mare e ce lo porterà e ce lo farà udire perché lo mettiamo in pratica?”. 14 Invece, questa parola è molto vicina a te; è nella tua bocca e nel tuo cuore, perché tu la metta in pratica.” (Deuteronomio 30:11-14 NRV)
Amici, il concetto che è difficile capire quello che Dio vuole da noi è un falso pensiero, che non dovremmo permettere di rimanere nella nostra mente. Se ti arriva un pensiero così, rifiutalo, ricordando che Dio ci ha mostrato quello che è bene. Ora, consideriamo quello che Dio richiede da noi, quello che è bene.
che altro richiede da te
Le prossime parole del versetto sono veramente preziose. Dio dichiara: “che altro richiede da te il SIGNORE,”
Che altro richiede da te? Le religioni inventate dagli uomini sono complicate. In esse, non si può mai sapere di aver fatto abbastanza. Quanti sacramenti servono, quante buone opere? Similmente, tanti credenti credono erroneamente che la vita cristiana sia molto complicata. Credono che sia molto difficile capire quello che il Signore richiede. Questo concetto è sbagliato ed è falso. Quello che Dio stesso dichiara è: “che altro richiede da te il SIGNORE!” Oltre a questo semplice elenco, che stiamo per vedere, il Signore non chiede altro. Nessuna religione fatta dagli uomini è così semplice.
A questo punto, Dio elenca le tre cose che Dio richiede da ogni persona. Quanto è semplice! Solo tre cose. Anche in questo, vediamo la tenera cura di Dio. La vita cristiana non deve essere una vita complicata. Bastano queste tre cose: che tu pratichi la giustizia, che tu ami la misericordia e che cammini umilmente con il tuo Dio. Consideriamo questi tre aspetti fondamentali della vita cristiana.
Che tu pratichi la giustizia
La prima cosa elencata è che pratichiamo la giustizia. Il nostro comportamento con tutti deve essere fondato sulla giustizia. In altre parole, dobbiamo rendere a ciascuno quello che è giusto, ed equo, in ogni rapporto ed in ogni situazione. Chiaramente, l’unico metro vero di quello che è giusto è il metro di Dio. Dio ci chiama a praticare la sua giustizia in ogni nostro rapporto.
Nella grande maggioranza dei casi, è molto semplice capire quello che è giusto. Basta applicare l’insegnamento di Gesù di fare agli altri quello che vorremmo che facessero a noi. Per esempio, in casa, se tu sei stanco, e non ti senti di fare i lavori di casa, e il tuo coniuge sta facendo i mestieri, per capire la cosa giusta, basta considerare quello che vorresti se fosti nel posto dell’altra persona. Solitamente, se tu stai facendo il lavoro e l’altro si sta rilassando, vorresti un po’ d’aiuto. Allora, la cosa giusta che devi fare è aiutare. È molto semplice.
Oppure, ad esempio, ad un cena nella chiesa, se dopo cena stai godendoti molto una conversazione, dovresti alzarti e aiutare con i piatti o no? Basta pensare quello che vorresti se fossi tu a essere uno dei pochi in cucina a lavare i piatti.
Praticare la giustizia è una cosa semplice. Se stai parlando, e l’altra persona vuole dire la sua, basta metterti nei suoi panni. In realtà, non è difficile capire qual è la cosa giusta.
Chiaramente, in tanti casi, sappiamo quello che è giusto perché Dio ce lo insegna nella Bibbia. Per esempio, è giusto pagare le tasse? È ovvio, la Bibbia ci comanda di farlo. È giusto dire una menzogna? Chiaramente no, perché è vietato nella Bibbia.
Praticare la giustizia non è qualcosa che bisogna fare solo in certi momenti della vita. Quello sarebbe difficile, cercare di ricordare quando è necessario farlo e quando non è necessario. Infatti, quello è proprio il concetto delle religione inventate dagli uomini. Hanno tante regole, e uno deve sempre ricordare la regola giusta. Non è così che il Signore ci chiama a vivere. Invece, Egli ci chiama a praticare la giustizia. In altre parole, deve diventare il nostro modo di vivere di tutti i giorni, in ogni situazione.
Faccio un semplice paragone. Dio ci comanda di non mentire. È molto semplice. Non è che dobbiamo valutare ogni situazione, per capire se è il caso di dire la verità o no. Non serve valutare. Non è complicato. Basta dire sempre la verità.
Similmente, il comandamento di praticare la giustizia non è una regola complicata, con mille applicazioni diverse che dipendono dalla situazione. Dobbiamo semplicemente vivere così in ogni situazione di ogni giorno. Questo rende la vita molto più semplice e molto più tranquilla.
che tu ami la misericordia
Il secondo aspetto di quello che Dio comanda ad ogni credente è che il credente ami la misericordia.
Praticare la giustizia vuol dire fare quello che è giusto. Invece, usare misericordia vuol dire mostrare bontà a coloro che hanno bisogno di noi e che siamo in grado di aiutare, situazioni in cui le persone non sono in grado di esigere né pagare l’aiuto che gli serve.
Esercitare la misericordia va sempre oltre la giustizia. Esercitare la giustizia vuol dire fare quello che è il nostro dovere fare. Invece, esercitare la misericordia vuol dire aiutare quando non è necessario, quando non è il nostro dovere. Praticare la misericordia vuol dire aiutare in base al bisogno, e alle tue possibilità, non in base al tuo dovere.
Notiamo che Dio non ci chiede di praticare la misericordia. Ci chiede di amare la misericordia. Noi dobbiamo amare di usare misericordia verso gli altri, perché Dio ama usare misericordia verso di noi. Più amiamo la misericordia, più la nostra vita rispecchierà Dio.
Amare la misericordia vuol dire avere una vita in cui abbiamo occhi e cuori aperti a notare i bisogni degli altri, per vedere come possiamo dare una mano.
Amare la misericordia vuol dire che diventa una gioia per noi aiutare gli altri.
Chiaramente, ci impegniamo di cuore in quello che amiamo. Dio ci chiama ad amare la misericordia. Nel mondo, le persone amano il divertimento, e amano fare quello che porta beneficio a loro. Invece, Dio ci chiama ad imitare Lui, amando quello che porta il bene agli altri.
Quando amiamo fare qualcosa, nessuno deve esortarci a farlo. Sarà naturale che cercheremo le opportunità di praticare quello che amiamo fare. Così, oltre a praticare la giustizia, Dio ci chiama ad amare la misericordia. Non è una questione di tante regole, ma piuttosto un’impostazione di cuore e di vita.
camminare umilmente con Dio
La terza cosa che Dio richiede dall’uomo è che cammina umilmente con Dio. Anche qua, è tanto semplice, in confronto con le religioni degli uomini, che hanno tante regole.
Dobbiamo camminare umilmente con Dio. La prima cosa da notare è che dobbiamo camminare con Dio! Dio non cerca qualcosa di esteriore, Dio vuole il nostro cuore. Dio vuole un rapporto in cui camminiamo CON Dio, in stretta comunione con Lui.
Che rapporto aveva Gesù con i suoi discepoli? Aveva un rapporto molto formale in cui i discepoli venivano da Gesù solo per ascoltare istruzioni e per ricevere ordini? Oppure, era un rapporto molto stretto e personale? Chiaramente, era un rapporto molto stretto, potremmo dire intimo. Ed è quello che Dio vuole da ogni credente. Dio vuole che camminiamo CON Lui, in uno stretto rapporto.
Però, Dio è Dio, il Creatore di tutto, il Sovrano di tutto l’universo. Noi siamo uomini, le sue creature, siamo peccatori, salvati per grazia.
L’unico modo in cui è possibile avere un rapporto stretto con Dio è quando noi camminiamo con Lui umilmente.
L’orgoglio nel cuore dell’uomo è una barriera, che lo tiene lontano da Dio. È impossibile camminare con Dio se siamo orgogliosi. Quello che Dio chiede da noi è umiltà.
Quando camminiamo umilmente con Dio, camminiamo con fede. Essere umile vuol dire riconoscere che Dio è il mio sovrano, il mio Creatore, e io sono la sua creatura. Essere umile vuol dire accettare la volontà di Dio, anziché la mia. Vuol dire accettare la saggezza di Dio, al posto dei miei ragionamenti. Camminare umilmente vuol dire camminare in ubbidienza.
Per capire il legame fra camminare umilmente e essere ubbidiente in tutto, leggiamo Filippesi 2:5-9, che parla dell’umiltà di Gesù quando era sulla terra.
“5 Abbiate in voi lo stesso sentimento che è stato anche in Cristo Gesù, 6 il quale, pur essendo in forma di Dio, non considerò l’essere uguale a Dio qualcosa a cui aggrapparsi gelosamente, 7 ma spogliò sé stesso, prendendo forma di servo, divenendo simile agli uomini; 8 trovato esteriormente come un uomo, umiliò sé stesso, facendosi ubbidiente fino alla morte, e alla morte di croce.” (Filippesi 2:5-8 NRV)
Nel v.8, leggiamo: “umiliò sé stesso, facendosi ubbidiente fino alla morte.” La vera umiltà nei confronti di Dio produce sempre ubbidienza. Ogni qualvolta che noi non siamo ubbidienti, stiamo mettendo la nostra volontà al di sopra della volontà di Dio.
Camminare umilmente vuol dire anche essere contenti di tutto quello che Dio provvede per noi, comprese le prove e le benedizioni. Se Dio sceglie di darci una prova difficile, o dolorosa, che diritto abbiamo noi di ricevere meglio? Tutto quello che riceviamo di bene è grazia. Non meritiamo alcun bene. Non solo, ma le prove che Dio ci permette, sono state scelte con grande amore e tenerezza, e sono le prove perfette per noi, perché Dio fa cooperare tutte le cose al bene dei suoi figli.
Allora, camminare umilmente vuole dire accettare con pace quello che Dio ci manda, perché ci fidiamo della cura e della perfetta saggezza del nostro Dio.
Camminare umilmente non è una questione di ricordare tante regole, e essere in grado di recitare a memoria dottrina dopo dottrina, come se solo chi arriva ad un certo livello fosse in grado di farlo. Non è una questione di dover passare ore cercando di capire qualcosa di complicato. Camminare umilmente è un semplice atteggiamento di cuore, in cui riconosciamo di cuore che Dio è Dio, e che noi siamo il suo popolo, e che l’unica via giusta è la via dell’ubbidenza, perché solo nella presenza di Dio c’è gioia e pace.
Ciò che è necessario per poter vivere così
Carissimi, Dio non ci chiede altro che queste tre cose. Camminare nella via del Signore, in stretta e benedetta comunione con Dio, non è qualcosa di complicato, riservato a pochi che hanno una conoscenza profonda. È per ogni vero credente.
Però, non è possibile camminare così per la propria forza. Che cos’è che ci ostacola dal camminare così? È il nostro orgoglio, la nostra natura carnale.
Per natura, l’uomo non vuole praticare la giustizia, perché vuol fare quello che torna a suo vantaggio, anche se non è giusto. Non ama la misericordia, ma piuttosto ama se stesso, e anziché aiutare chi ha bisogno, vuol fare quello che gli piace fare. Non vuole camminare umilmente con Dio, perché la sua natura carnale non vuole essere umile.
Per vivere la vita che Dio ci chiama a vivere, dobbiamo dire “no” alla nostra carne, e “sì” allo Spirito di Dio in noi.
Dobbiamo far morire, giorno dopo giorno, ciò che in noi è terreno. Dobbiamo rinnegare noi stessi, ovvero, la nostra carne, e seguire Cristo. Questo è il senso di portare la nostra croce. Questo è anche il senso di portare il giogo che Cristo ci dà.
Però, dobbiamo ricordare che il giogo di Cristo è un giogo dolce e leggero. Non è come il giogo del peccato, che è pesante e duro. Inoltre, il giogo del peccato porta alla morte, mentre il giogo di Cristo porta alla vita eterna, e in più, produce benedizione dopo benedizione ogni giorno.
Per vivere come Dio ci chiama nel brano che abbiamo letto oggi, uno deve essere un vero figlio di Dio. Con la forza naturale, l’uomo non riesce a vivere così. Chi non è un figlio di Dio non ha nemmeno iniziato a camminare umilmente con Dio. Inoltre, non può praticare la giustizia, perché l’uomo senza Cristo è schiavo del peccato. Infine, finché uno non ha ricevuto la misericordia di Dio nella salvezza, non può veramente amare la misericordia.
Noi che siamo figli di Dio, dobbiamo dire “no” alla nostra carne ogni giorno, e camminare per lo Spirito di Dio in noi. È una vita semplice. Certamente, è una lotta contro la carne, ma è semplice, non complicata.
Conclusione
Lode a Dio per il fatto che la vita ci chiama a vivere è una vita semplice, non complicata. È una vita di pace, non di dubbi. Quanto è vera la dichiarazione di Cristo Gesù, in Matteo 11:28
“28 Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi darò riposo. 29 Prendete su di voi il mio giogo e imparate da me, perché io sono mansueto e umile di cuore; e voi troverete riposo alle anime vostre;” (Matteo 11:28-29 NRV)
Tanti credenti sono oppressi dal peso di un concetto sbagliato di quello che Dio vuole da noi. Che Dio ci aiuti ad afferrare la semplice verità del brano di oggi.
Concludo, chiedendo a ciascuno di noi di valutare se stesso.
1) Stai praticando la giustizia? Stai vivendo, in ogni rapporto, con ogni persona con cui hai a che fare, con giustizia? Non è qualcosa di complicato. Per prima cosa, vuole dire seguire i chiari insegnamenti di Dio. Poi, è una semplice questione di fare quello che vorresti che gli altri facessero a te. Se ti rendi conto che ci sono cose nella tua vita in cui non stai praticando la giustizia, ravvediti, chiedi perdono a Dio, e cambia il tuo modo di vivere.
2) Poi, ti chiedo: ami la misericordia? Hai un grande impegno nella tua vita di cercare di aiutare le persone intorno a te quando si trovano nel bisogno? Ed è una cosa che ami, una vera gioia, che cerchi per quanto riesci? Trovi grande soddisfazione a praticare la misericordia, non perché ti senti costretto, ma perché ti è una gioia? Se no, chiedi a Dio di cambiare il tuo cuore, e di aiutarti a riconoscere quanta misericordia il Signore ha con te.
3) Infine, ti chiedo: cammini umilmente con il tuo Dio? Cammini con Dio tutti i giorni, in stretta comunione con Lui? Ricordiamoci che il nostro peccato non confessato è una barriera che ostacola la comunione. L’unico modo di poter camminare con Dio è quello di camminare umilmente. Dobbiamo riconoscere che Dio è Dio, noi siamo le sue creatore. Egli ha ogni diritto su di noi. Dobbiamo avere il cuore di Gesù, che pregava: non la mia volontà, ma la tua sia fatta. La vera umiltà porta sempre alla vera ubbidienza. Cammini tu così? Se no, riconosci il tuo peccato, e inizia oggi a camminare umilmente con il tuo Dio, l’unico che può salvare e benedire. Solo quando siamo in stretta comunione con Dio avremo la gioia e la pace che Egli dà.
Che sia così con ciascuno di noi.