Tante, tante persone mi scrivono, commentando sulle verità di Dio che sono nei sermoni. Ultimamente, una signora mi ha scritto, con commenti che ho sentito anche da altri. È una domanda che viene naturalmente, e quindi, merita una risposta biblica.
Questa signora aveva visto un insegnamento o anche altri in cui aveva insegnato che possiamo gioire anche in mezzo alle prove profonde. Per lei, questo sembrava impossibile. Infatti, vi leggo un riassunto di quello che lei mi ha scritto nella sua lettera. Questo tipo di commento mi è arrivato più volte negli anni. Ecco più o meno quello che ha detto:
Carissimo pastore deFelice, ho ascoltato il video “Sicuri nelle mani di Dio”, e a riferimento delle prove, volevo dirle una cosa è che non si fa altro che parlare sempre di prove, come ci fossero solo ed esclusivamente quelle.
La parola di Dio è vasta, e sicuramente non incoraggi il fatto che una persona per seguire Dio debba solo soffrire. Dove sarebbe la consolazione, il conforto e il ristoro?
Io comunque ho sempre avuto una visione diversa di Dio! Di certo non è confortante l'idea che si debba essere sempre provati, che io debba sempre soffrire!
Ci sono purtroppo delle cose che non comprendo, mi perdoni. E allora, in questa vita non abbiamo diritto di gioire? Non abbiamo diritto dei momenti belli? Non ho mai capito perché vuoi predicatore dite che qua sulla terra dobbiamo stare male. Perché dite che dobbiamo soffrire per andare con nostro Signore?
Quindi, in conclusione, sento da voi che non ci può essere né gioia né allegrezza perché dobbiamo essere sempre colmati di sofferenze e dolori e problemi e persecuzioni. Come si fa ad essere contenti nel dire addio che anche se dovessi morire in questa prova sarei contenta? Che tipo di affermazione è questa? Naturalmente, quando abbiamo un problema di salute o qualsiasi altro tipo di difficoltà la prima cosa che facciamo è rivolgerci a Gesù con fede e speranza di essere guariti o liberati da quel male. Come si fa a dire addio che anche se dovessi morire in questa prova sarei contenta? Nessuno direbbe una cosa del genere! Pastore, perché tu dici questo? Puoi darmi una risposta? Grazie.
Ringrazio questa signora per avermi scritto, e per aver scritto in modo chiaro quello che è il pensiero di tanti.
Quello che ha scritto lei ho sentito, più o meno così, da varie persone negli anni. So che è un pensiero comune. Quindi, consideriamo questo modo di pensare, alla luce delle verità bibliche.
Principi di base
Prima di tutto, è naturale e giusto voler stare bene. Dio ha creato il mondo tutto buono, ha creato il mondo in cui l'uomo potrebbe stare assolutamente bene. Ha creato il mondo in modo che l'uomo potrebbe avere un'esistenza bellissima. Era un mondo con una salute perfetta, con nessun male, con nessuna cosa brutta, con rapporti perfetti, con un crollo soddisfacente. Vi ho creato il mondo riempiendo la vita dell'uomo con tanti doni che venivano dalla bontà di Dio.
Il più grande dono che Dio ha dato all'uomo quando ha creato il mondo era il dono di poter stare in comunione diretta e personale con Dio stesso.
Il secondo punto da tenere in mente è che il peccato ha rovinato tutto. Quando Adamo ha scelto di peccare, ovvero ha scelto di allontanarsi da Dio, questo ha rovinato il rapporto dell'uomo con Dio. Il peccato ha creato una barriera fra l'uomo e Dio. Inoltre, entrato il peccato della vita dell'uomo, sono arrivati peccati come la cattiveria, l'odio, la fatica, la malattia, dolore, e la morte fisica. Ma la conseguenza più terribile del peccato è che ha separato l'uomo da Dio. Con il peccato, l'uomo non era più in comunione con Dio.
Eppure, solo Dio può soddisfare il cuore dell'uomo. E perciò, la conseguenza più grave del peccato è il fatto che è impossibile per un uomo di avere un cuore soddisfatto, finché rimane separato da Dio.
Una terza verità da ricordare è che nonostante che il mondo è sotto la condanna, nonostante che l'uomo è separato da Dio, Dio non si è lasciato senza testimonianza. Dio continua a benedire gli uomini con tante cose belle. Chiamiamo questo la grazia comune. Un esempio della grazia comune è la bellezza della natura. Dio dona a tutti gli uomini la bellezza della natura, non è riservata solo ai credenti. Inoltre, c'è l'amore che può esistere in famiglia. Dio ha creato l'uomo con la capacità di amare. Quindi, anche in famiglie non credenti si può avere amore fra il marito e la moglie, e fra genitori e figli. Non sarà un amore perfetto, come non è perfetto nemmeno in una famiglia di credenti. Ma può essere una cosa bellissima, e vieni da Dio.
Dio ha dato a tutti gli uomini capacità e talenti e doni. Anche questo è parte della bontà di Dio verso tutti gli uomini.
E quindi, anche se il mondo è sotto la condanna, Dio manifesta la sua bontà a tutti gli uomini.
Però, il peccato rimane. E il peccato crea una vita con tanta sofferenza. Ma peggio ancora, il peccato separa l'uomo da Dio, e questo vuol dire che il peccato separa l'uomo dall'unica cosa che può veramente soddisfare il cuore.
È importante che comprendiamo che il cuore dell'uomo arde di stare veramente bene. Abbiamo un profondo desiderio di stare bene, di avere il cuore soddisfatto, di avere qualcosa che può darci vera gioia.
Ma il problema è che di natura, essendo separati da Dio, non sappiamo quello che veramente può farci stare bene. Cerchiamo nelle cose sbagliate.
Pensate ad Adamo ed Eva nel giardino. Avevano tutto, letteralmente tutto. Nessuna persona in tutto il mondo dopo di loro ha avuto umilmente quello che avevano loro. Avevano un mondo perfetto, senza alcun male. Avevano un rapporto diretto e personale con Dio. Avevano un matrimonio perfetto, senza alcun aspetto negativo. Avevano una vita senza fatica, senza malattia, con tutto veramente bello.
Eppure, nonostante che avevano tutto quello che il cuore potrebbe desiderare, hanno scelto di cercare altrove per la vera soddisfazione. Fermatevi a considerare questo. Avevano già la vera e piena soddisfazione. Ma per scelta, hanno deciso che volevano di più, quando già avevano tutto. Questa è la stoltezza del peccato.
E perciò, scegliendo di ribellarsi contro Dio, hanno perso quello che avevano. Hanno perso il mondo perfetto. È entrato il peccato nel mondo. È entrata la fatica. È entrata la morte, la malattia, e la sofferenza. A causa del peccato, è entrata la cattiveria, l'odio, la gelosia, e tutte le altre cose brutte che il peccato crea.
Ma peggio, molto peggio di tutto questo, con il peccato, l'uomo è stato separato da Dio! Dio è l'unico che può veramente soddisfare il nostro cuore. Eppure, il peccato ci separa da Dio.
Dove l'uomo cerca
Allora, è importante capire che da quando l'uomo è stato separato da Dio a causa del suo peccato, l'uomo ha cercato di trovare soddisfazione per il suo cuore nei posti sbagliati. Cioè, in un mondo pieno di sofferenza, cerchiamo di trovare un cuore soddisfatto avendo meno sofferenza. Cerchiamo un cuore soddisfatto delle cose belle che il mondo può darci. Di natura, cerchiamo in tutto tranne in Dio.
Il problema è che cercando la vera soddisfazione nel cuore al di fuori di Dio, il cuore non può mai essere veramente soddisfatto. Per quanto posso avere delle cose nella vita, il fatto è che se io non ho il cuore soddisfatto in Dio, il male che fa parte della vita mi ostacolerà da mai stare veramente bene.
Infatti, quando cerco la soddisfazione al di fuori di Dio, nelle cose belle della vita, nella vita con meno problemi, i problemi, che fanno parte di questa vita, mi faranno stare molto, molto male.
Allora, quando non so cercare la mia gioia in Dio, sarà impossibile per me di capire come si può avere gioia anche in mezzo alle sofferenze.
Infatti, nella Bibbia, volta dopo volta troviamo brani in cui leggiamo come avere gioia in mezzo a terribile afflizione. Per esempio, in 2Corinzi 12, l'apostolo Paolo parlava del fatto che per proteggerlo da avere superbia, visto che Dio gli aveva permesso di vedere cielo, gli era stato dato una spina nella carne, un messaggero di Satana. Evidentemente, si tratta di una sofferenza terribile, probabilmente più di quanto possiamo immaginare. Ben tre volte Paolo pregava che questa terribile sofferenza gli fosse tolta. Ma invece di togliere la sofferenza, il Signore mi ha dato una grazia più grande, la grazia di conoscere più di Cristo tramite la sofferenza. E alla fine, Paolo dichiara che trova diletto, ovvero gioia, anche nella sofferenza, non per la sofferenza in sé, ma per quello che la sofferenza permetteva. Leggo le parole di Paolo in 2Corinzi 12:7-10
7 Inoltre, affinché non m’insuperbisca per l’eccellenza delle rivelazioni, mi è stata data una spina nella carne, un angelo di Satana per schiaffeggiarmi, affinché non m’insuperbisca. 8 A questo riguardo ho pregato tre volte il Signore che lo allontanasse da me. 9 Ma egli mi ha detto: "La mia grazia ti basta, perché la mia potenza è resa perfetta nella debolezza". Perciò molto volentieri mi glorierò piuttosto delle mie debolezze, affinché la potenza di Cristo riposi su di me. 10 Perciò io mi diletto nelle debolezze, nelle ingiurie, nelle necessità, nelle persecuzioni, nelle distrette per amore di Cristo, perché quando io sono debole, allora sono forte. (2Corinzi 12:7-10)
È importante capire che Paolo non trovava gioia a causa delle sofferenze e le ingiurie e le debolezze. Paolo trovava gioia per quanto era meraviglioso conoscere di più la potenza di Cristo. È importante capire questo punto la gioia non era dovuta alle sofferenze. La gioia era dovuta a quello che le sofferenze producevano in Paolo.
In Romani 5, leggiamo un brano in cui ci vantiamo nelle afflizioni. Leggo Romani 5:1-4.
1 Giustificati dunque per fede, abbiamo pace con Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore, 2 per mezzo del quale abbiamo anche avuto, mediante la fede, l’accesso a questa grazia nella quale stiamo saldi e ci vantiamo nella speranza della gloria di Dio. 3 E non soltanto questo, ma ci vantiamo anche nelle afflizioni, sapendo che l’afflizione produce perseveranza, 4 la perseveranza esperienza e l’esperienza speranza. (Romani 5:1-4)
Questo vantarci di gloriare, erano forme di grande e profonda gioia. Allora, dobbiamo capire che quando dici che ci vantiamo nelle afflizioni, non è a causa delle afflizioni. Non è che le afflizioni in sé sono un motivo per gloriare, per gioielli. Piuttosto, ed è importante capire questo, la gioia viene nelle afflizioni per quello che si sa. Notate le due parole importantissime: “sapendo che”. È quello che si sa che produce la gioia. In questo caso, si sa che le afflizioni producono la perseveranza che produce l'esperienza che produce ancora più vera speranza. Quindi, si può gioire profondamente nelle afflizioni, non a causa delle afflizioni, ma a causa di quello che le afflizioni nelle mani di Dio producono in noi!
Troviamo una verità molto simile in Giacomo uno. Leggo Giacomo 1:2-4.
2 Considerate una grande gioia, fratelli miei, quando vi trovate in prove di vario genere, 3 sapendo che la prova della vostra fede produce costanza. 4 E la costanza compia in voi un’opera perfetta, affinché siate perfetti e completi, in nulla mancanti. (Giacomo 1:2-4)
Qui, tramite Giacomo Dio ci comanda a considerare una grande gioia quando ci troviamo in vari tipi di prove. Ma come possiamo trovare gioire le prove? Non è a causa della prova. Chi cerca la gioia nelle sue circostanze non avrà gioia nelle prove. Piuttosto, si trova la gioia nelle prove, e notate che troviamo le stesse due parole che trovavamo in Romani 5, “sapendo che”, sapendo che la prova della nostra fede produce costanza, che compie la sua opera, per farci diventare perfetti e completi, veramente maturi in Cristo.
Di nuovo, è estremamente importante capire che in tutti questi brani, e onestamente, in tanti altri, Dio ci insegna a cercare la nostra gioia non è nelle nostre circostanze, ma in quello che Dio sta producendo e noi tramite le nostre circostanze.
La Bibbia è piena di esempi di uomini di Dio che avevano profonde afflizioni, eppure, cercavano la loro gioia nel Signore. Questo è la chiave della vita.
Ci saranno sofferenze
Dobbiamo capire che in questo mondo, finché Gesù Cristo non ritorna, ci saranno sofferenze, ci saranno ingiustizie, ci saranno dolori, ci sarà malattie, ci sarà la morte fisica. Questa è perché viviamo in un mondo di peccato.
Inoltre, per chi è veramente credente, e cammina nella luce, ci sarà persecuzioni, e tribolazioni, e Gesù dichiara perfino che il mondo ci odierà. Quindi, dobbiamo capire che prove, sofferenze, tribolazioni e persecuzioni fanno parte della vita.
Eppure, ripetutamente Dio ci comanda a gioire, e a gioire sempre. Però, dobbiamo capire che dobbiamo gioire, non nelle circostanze, ma nel Signore. Leggo il comandamento che troviamo in Filippesi 4:4.
4 Rallegratevi del continuo nel Signore; lo ripeto ancora: Rallegratevi. (Filippesi 4:4)
In italiano, la parola qui tradotto “rallegratevi” sarebbe meglio tradotto: gioite.
È estremamente importante che comprendiamo quello che questo versetto ci sta comandando. Chi comanda a gioire del continuo. Questo vuol dire in ogni situazione, in ogni prova, in ogni afflizioni. Però, per capire questo, dobbiamo notare anche in che cosa dobbiamo gioire, o come è scritto qua, rallegrarci. Dobbiamo gioire nel Signore. La gioia non viene a causa delle situazioni, è che spesso le situazioni sono piene di dolore.
La gioia viene nel Signore. E visto che il Signore non cambia mai, visto che le promesse sono sicure, visto che nel Signore la salvezza è certa e garantita, visto che abbiamo la viva speranza, per tutta l'eternità, quando tutte le prove e difficoltà saranno dimenticate per sempre, possiamo avere grandi gioie, anche in mezzo alle afflizioni.
Allora
Allora, torniamo ai commenti di quella signora, onestamente, di tante persone.
Il problema è che quando cerchiamo la pace e la gioia nelle circostanze della vita, in realtà, sarà molto difficile avere pace e gioia.
Quando invece cerchiamo la gioia nel Signore, allora possiamo dire come l’apostolo Paolo che ci divertiamo nelle afflizioni e nelle debolezze e nelle necessità e nelle persecuzioni. Come l’apostolo Paolo aveva gioia profonda anche in questi momenti, anche noi possiamo avere gioia in questi momenti, vedendo che Dio è all’opera in noi.
Inoltre, possiamo avere gioia anche se dobbiamo affrontare la morte, sapendo, come dichiara l’apostolo Paolo, che è gran lungo migliore lasciare il corpo per stare con Cristo. Cioè, possiamo Grandemente benedetti qua in questa vita, ma nessuna benedizione su questa terra è minimamente paragonabile ad entrare nella presenza di Dio per sempre. Quindi, se abbiamo Gesù Cristo come il nostro Signore e Salvatore, allora, possiamo avere grande, grande gioia in qualunque situazione in cui ci troviamo.
Alla luce di questo, quando non abbiamo gioia, è importante fermarci a chiedere dov'è che stiamo cercando la gioia? Cioè, quando le nostre circostanze ci abbattono giù, e ci fanno stare male, e non abbiamo la gioia, allora, dove che stiamo cercando la gioia? Dal fatto che siamo male è evidente in quel momento che non stiamo cercando la gioia nel Signore.
Eppure, abbiamo visto in alcuni brani stasera, e ci sono tanti altri, che la vera gioia è solo nel Signore. E nessuna circostanza o sofferenza può toglierci dal Signore. Perciò, quando non abbiamo gioia, è una chiara indicazione che stiamo cercando la gioia nel posto sbagliato.
Grazie a Dio, in Cristo Gesù possiamo avere una profonda gioia, che supera ogni situazione. E allora, io prego che noi cercheremo la nostra gioia sempre e solo in Gesù Cristo. Allora, avremo una gioia ineffabile, una gioia profonda che gli uomini non possono nemmeno comprendere. Guardiamo a Cristo, troviamo la gioia che Dio ci offre in Lui. I comandamenti di Dio non sono gravosi. Dio ci comanda a gioire sempre nel Signore. Grazie a Dio, questo non è un comandamento gravoso, è un immenso privilegio che abbiamo per grazia.