Finché siamo su questa terra, ci sarà il peccato. Noi pecchiamo contro gli altri e gli altri peccano contro di noi. Ma quale bene porta il peccato?
Per esempio, un marito critica la moglie con durezza. Lei risponde con cattiveria. Non c'è più la vera pace in casa. Dopo qualche giorno, si riprende ad agire normalmente, ma in realtà, c'è una barriera.
In un'altra famiglia, il figlio si comporta male. Il padre perde la pazienza con lui e lo riprende con molta ira, imponendogli una dura disciplina. Il figlio vede l'ira del padre e gli risponde con ira. Il loro rapporto viene danneggiato.
Un altro esempio: due credenti, Giorgio e Stefano, stanno evangelizzando. Giorgio arriva in piazza all'orario stabilito, ma ha dimenticato che doveva portare gli opuscoli. Così, non hanno il materiale che serve loro per evangelizzare. Stefano gli fa notare che questo dimostra poca serietà da parte di Giorgio nelle cose di Dio. Giorgio si arrabbia ed inventa cose con cui criticare Giorgio.
In tutti questi esempi, e tantissimi altri ne potremmo citare, quello che manca è di chiedere perdono e di perdonare. Solo quando c'è il perdono, il rapporto con gli altri viene risanato ed anche il nostro rapporto con Dio. Purtroppo, spesso il perdono manca e questo ci danneggia molto spiritualmente.
Confessare i peccati, chiedendo perdono per essi, e perdonarci gli uni gli altri sono aspetti fondamentali della vita cristiana! Non esiste la vera salvezza se non c'è il perdono ed il perdonare.
Eppure, ci sono tante persone che si considerano cristiane, delle cui vite il perdono non fa parte. Piuttosto, quando peccano, cercano di ignorare il problema o di comportarsi meglio, senza però mai chiedere e ricevere perdono.
Quando non c'è vero perdono, come minimo, il rapporto è danneggiato. E questa cosa può anche indicare che non c'è la vera salvezza. Invece, il vero perdono non solo ristora il rapporto, ma lo fortifica più di prima.
Allora, consideriamo che cos'è il perdono, come dobbiamo perdonare e cosa vuole dire veramente perdonare.
Consideriamo quello che il perdono è
Matteo 18:21-35 può aiutarci a capire vari aspetti del perdono. In questo brano, Pietro, cercando di giustificarsi, chiede a Gesù quanto dovrebbe perdonare il suo fratello.
Come contesto, Gesù aveva prima parlato del perdono nei versetti che vanno da 15 a 17 ed aveva spiegato la necessità di andare da quel fratello che aveva peccato contro di noi per cercare la riconciliazione, il che vuol dire perdonare quel fratello. Il perdono serve per risanare un rapporto. Quando c'è il perdono, si guadagna il fratello. Leggo Matteo 18:15-17:
“15 "Ora, se il tuo fratello ha peccato contro di te, va’ e riprendilo fra te e lui solo; se ti ascolta, tu hai guadagnato il tuo fratello; 16 ma se non ti ascolta, prendi con te ancora uno o due persone, affinché ogni parola sia confermata per la bocca di due o tre testimoni. 17 Se poi rifiuta di ascoltarli, dillo alla chiesa; e se rifiuta anche di ascoltare la chiesa, sia per te come il pagano e il pubblicano.” (Matteo 18:15-17 LND)
In questo brano, Gesù insegna che, quando il fratello ha peccato, bisogna incoraggiarlo a vedere e confessare il suo peccato, perché così, con il perdono, il rapporto viene salvato. Alla luce di questo, Pietro vuole sapere fino a che punto doveva perdonare il suo fratello. Leggo Matteo 18:21, che è la domanda che Pietro pone a Gesù:
“21 Allora Pietro, accostatosi, gli disse: "Signore, se il mio fratello pecca contro di me, quante volte gli dovrò perdonare? Fino a sette volte?". (Matteo 18:21 LND)
Per Pietro era difficile perdonare e, quindi, voleva sapere fino a che punto doveva farlo. Voleva ubbidire in modo fiscale, non di cuore, al comandamento. A questo punto, inserisco una parentesi di quello che Gesù insegna in Luca 17:3,4:
“3 State attenti a voi stessi! Se tuo fratello pecca contro di te, riprendilo; e se si pente, perdonagli. 4 E se anche peccasse sette volte al giorno contro di te, e sette volte al giorno ritorna a te, dicendo: "Mi pento", perdonagli".” (Luca 17:3-4 LND)
Questo passo ci mostra che si perdona la persona che chiede perdono. Quindi, chi pecca dovrebbe chiedere perdono e poi, chi ha subito il torto, dovrebbe sempre perdonare.
Tornando a Matteo 18, Pietro vuole sapere quanto volte dovrebbe perdonare. Gesù risponde, mostrando che il cuore di Pietro era sbagliato, perché, nel vero perdono, non si tiene il conto di quante volte si perdona. Leggo Matteo 18:21,22:
“21 Allora Pietro, accostatosi, gli disse: "Signore, se il mio fratello pecca contro di me, quante volte gli dovrò perdonare? Fino a sette volte?". 22 Gesù gli disse: "Io non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette. (Matteo 18:21,22 LND)
Gesù sta mostrando che dobbiamo essere sempre pronti a perdonare di cuore, senza tenere conto delle volte precedenti. Dobbiamo perdonare volta dopo volta, perché anche noi abbiamo bisogno di ricevere perdono dagli altri e soprattutto da Dio, volta dopo volta.
Per rendere chiaro che dobbiamo perdonare gli altri perché a noi serve il perdono di Dio, Gesù continua con la parabola contenuta in Matteo 18:23-35:
23 Perciò il regno dei cieli è simile ad un re, il quale volle fare i conti con i suoi servi. 24 Avendo iniziato a fare i conti, gli fu presentato uno che gli era debitore di diecimila talenti. 25 E non avendo questi di che pagare, il suo padrone comandò che fosse venduto lui con sua moglie, i suoi figli e tutto quanto aveva, perché il debito fosse saldato. 26 Allora quel servo, gettandosi a terra gli si prostrò davanti dicendo: "Signore, abbi pazienza con me e ti pagherò tutto". 27 Mosso a compassione, il padrone di quel servo lo lasciò andare e gli condonò il debito. 28 Ma quel servo, uscito fuori, incontrò uno dei suoi conservi, che gli doveva cento denari; e, afferratolo per la gola, lo soffocava dicendo: "Pagami ciò che mi devi". 29 Allora il suo conservo, gettandosi ai suoi piedi, lo supplicava dicendo: "Abbi pazienza con me, e ti pagherò tutto". 30 Ma costui non volle, anzi andò e lo fece imprigionare, finché non avesse pagato il debito. 31 Ora gli altri servi, visto quanto era accaduto, ne furono grandemente rattristati e andarono a riferire al loro padrone tutto ciò che era accaduto. 32 Allora il suo padrone lo chiamò a sé e gli disse: "Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito, perché mi hai supplicato. 33 Non dovevi anche tu aver pietà del tuo conservo, come io ho avuto pietà di te?" 34 E il suo padrone, adiratosi, lo consegnò agli aguzzini finché non avesse pagato tutto quanto gli doveva. 35 Così il mio Padre celeste farà pure a voi, se ciascuno di voi non perdona di cuore al proprio fratello i suoi falli".” (Matteo 18:21-35 LND)
Il punto principale dell'insegnamento di Gesù in questo brano è che il vero perdono ti porta a perdonare gli altri. Perdonare gli altri non è facoltativo. Chi rifiuta di perdonare gli altri, ovvero chi non ha misericordia per gli altri, non ha mai capito il proprio peccato e perciò non ha mai confessato il suo peccato di cuore e, quindi, non ha mai ricevuto il vero perdono di Dio. Questo è il motivo per il quale non si perdonano gli altri.
Non Meritiamo il Perdono
È importante capire che Dio non perdona noi come conseguenza del fatto che noi abbiamo perdonato gli altri per primi. Non compriamo il perdono da Dio perdonando gli altri.
Piuttosto, noi perdoniamo gli altri quando abbiamo compreso l'immensità del perdono che noi abbiamo ricevuto da Dio.
Un rifiuto di perdonare gli altri vuol dire che non abbiamo compreso la gravità del nostro peccato e perciò non abbiamo compreso l'immensità del perdono di Dio! E allora, quando ci rifiutiamo di perdonare gli altri, dimostriamo che non abbiamo ancora capito la gravità della nostra colpa davanti a Dio. E questo vuol dire che non abbiamo ancora confessato di cuore il nostro peccato.
Quando rifiutiamo di perdonare veramente gli altri, avremo un cuore duro, come il servo della parabola che abbiamo letto. Saremo duri contro gli altri quando vedremo i loro peccati più di quanto notiamo i nostri peccati. Notate come si comporta il servo senza misericordia. Leggo di nuovo i versetti 28 e 29:
“28 Ma quel servo, uscito fuori, incontrò uno dei suoi conservi, che gli doveva cento denari; e, afferratolo per la gola, lo soffocava dicendo: "Pagami ciò che mi devi" 29 Allora il suo conservo, gettandosi ai suoi piedi, lo supplicava dicendo: "Abbi pazienza con me, e ti pagherò tutto"” (Matteo 18:28,29 LND)
Nonostante che il conservo chieda misericordia, il servo malvagio rifiuta di avere misericordia e rifiuta di avere pazienza. Leggo il versetto 30:
“Ma costui non volle, anzi andò e lo fece imprigionare, finché non avesse pagato il debito.” (Matteo 18:30 LND)
Questo servo aveva ricevuto immensa misericordia da parte del re, eppure non era disposto a mostrare la minima misericordia verso il suo conservo.
È importante capire il valore dei due debiti. Il debito del servo nei confronti del re era una cifra così immensa che era impossibile da pagare. Un talento era la misura più grande nel sistema dei pesi di quel tempo, ed era usato anche come unità monetaria e 10.000 rappresenta l'unità di misura più grande nel sistema di numerazione della lingua greca. Così, moltiplicando il peso più grande con il numero più grande, si ottiene simbolicamente una quantità di denaro che sarebbe umanamente impossibile da pagare per chiunque. Nonostante questo, il servo chiede al re di avere pazienza e che lo avrebbe pagato per intero. In questo, vediamo che il servo non vuole riconoscere l'immensità del suo debito, né la gravità della sua condizione. E, quindi, non chiede perdono, ma chiede solo tempo, come se potesse lui risolvere il suo problema avendo a disposizione più tempo. Ovviamente, non lo poteva mai e poi mai fare.
Nonostante questo, il re, con grande misericordia, anziché dargli più tempo per pagare, tempo che, comunque, non gli sarebbe mai bastato, gli condona il debito, cioè gli cancella quel debito immenso.
La situazione di quel servo davanti al re rappresenta la nostra situazione nei confronti di Dio. Il debito dei nostri peccati contro Dio è un debito che non potremo mai pagare. Infatti, come leggiamo in Romani 6:23, il salario del peccato è la morte. Nulla meno della morte eterna, cioè la separazione eterna da Dio, pagherà il nostro peccato e perciò è impossibile, per noi, liberarci dal nostro debito di peccato nei confronti di Dio. Quindi, l'unica possibilità di salvezza è rappresentata dal fatto che Dio perdona, ovvero cancella, il nostro debito. Solo se Dio condona il nostro debito, possiamo essere salvati.
Nella parabola, il conservo che aveva un debito con il primo servo di 100 denari. Un denaro era la paga di una giornata per un operaio. Quindi, questo era un debito estremamente ragionevole, che sarebbe stato con molta probabilità saldabile con un po' di tempo. Ma il primo servo non voleva concedergli quel tempo. Non aveva la minima misericordia nei confronti del suo conservo.
Se confrontiamo questa parabola con la nostra vita, e dovremmo fare questo confronto, il debito del servo nei confronti del re era un debito impossibile da pagare, mentre il debito del conservo era una cifra ragionevole. Con questo, Gesù ci ricorda che la gravità del nostro peccato nei confronti di Dio è infinitamente maggiore di quanto è il peso dei peccati degli altri nei nostri confronti.
Questo è perché Dio è tre volte santo e ogni nostro peccato è una terribile offesa contro la Sua santità e la Sua giustizia.
Invece, quando gli altri peccano contro di noi, in realtà commettono peccati di cui anche noi siamo o siamo stati o saremo colpevoli, se non nello stesso modo, almeno in maniera similare. Noi tutti abbiamo peccato con la concupiscenza degli occhi, con la concupiscenza della carne e con la superbia della vita. Noi tutti abbiamo avuto idoli al posto di Dio. Quindi, quando gli altri peccano contro di noi, i peccati che essi commettono sono peccati che, in qualche modo, assomigliano anche i nostri peccati. Perciò, alla luce della misericordia di Dio nei nostri confronti, dovremmo assolutamente essere pronti ad essere misericordiosi con gli altri, come noi abbiamo bisogno della misericordia degli altri.
Quando invece non vogliamo perdonare qualcun altro, dimostriamo che non abbiamo capito la gravità del nostro peccato nei confronti di Dio.
Possiamo comprendere quanto è grave non perdonare gli altri considerando quanto il re si è adirato contro il servo che rifiutava di perdonare il suo conservo. Non perdonare gli altri è un disprezzo alla santità di Dio, come se il condono del nostro debito con Lui avesse poco valore.
Quel servo non aveva affatto capito la gravità del suo debito. E, perciò, non si era mai veramente ravveduto.
Capire davvero l'immensità del proprio peccato, che porta a capire l'immensità del perdono, produce un cuore così grato che non può fare altro che essere misericordioso con gli altri.
Matteo 5:3-7: La Salvezza produce misericordia
È importante che comprendiamo che la vera salvezza produce un cuore che comprende la gravità del proprio peccato, che porta a capire l'immensità del perdono, che porta ad essere misericordioso con gli altri, pronto a perdonare. Leggo Matteo 5:3-7, in cui Gesù descrive i passi che portano alla salvezza e la seguono. Notate che l'essere misericordiosi verso gli altri è essenziale, perché è un frutto di aver visto i propri peccati contro Dio. Leggo Matteo 5:3-7:
“3 "Beati i poveri in spirito, perché di loro è il regno dei cieli. 4 Beati coloro che fanno cordoglio perché saranno consolati. 5 Beati i mansueti, perché essi erediteranno la terra. 6 Beati coloro che sono affamati e assetati di giustizia, perché essi saranno saziati. 7 Beati i misericordiosi, perché essi otterranno misericordia.” (Matteo 5:3-7 LND)
Per arrivare alla vera salvezza, prima di tutto, uno riconosce la gravità della sua condizione spirituale nei confronti di Dio, che Gesù descrive come “povero in spirito”. Poi, questa persona è così aggravata dalla sua povertà spirituale che ne fa cordoglio. Questo la porta ad essere mansueta, essendo aggravata dal peso del suo peccato. Avrà un desiderio profondo di essere perdonata e giustificata e perciò sarà affamata di giustizia. A quel punto, sarà perdonata e giustificata per mezzo di Gesù Cristo. Questo la porterà ad essere estremamente misericordiosa con gli altri, avendo capito l'immensità della misericordia di Dio nei suoi confronti.
E, perciò, in questo vediamo che, nella vera salvezza, una persona riconosce la gravità della propria condizione davanti a Dio, confessa il suo peccato e poi, con immensa gratitudine, ringrazia Dio per la misericordia che Egli ha avuto. Questo la porterà ad usare misericordia verso gli altri e la renderà pronta a perdonare. Questo è un frutto della vera salvezza!
Matteo 6: Dobbiamo perdonare
In Matteo 6 Gesù ci insegna ancora che, chi riconosce la gravità del proprio peccato ed il perdono di Dio, sarà pronto a perdonare gli altri. Seguitemi mentre leggo Matteo 6:9-15:
“9 Voi dunque pregate in questa maniera: "Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome. 10 Venga il tuo regno. Sia fatta la tua volontà in terra come in cielo. 11 Dacci oggi il nostro pane necessario. 12 E perdonaci i nostri debiti, come anche noi perdoniamo ai nostri debitori. 13 E non esporci alla tentazione, ma liberaci dal maligno, perché tuo è il regno e la potenza e la gloria in eterno. Amen". 14 Perché, se voi perdonate agli uomini le loro offese, il vostro Padre celeste perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonate agli uomini le loro offese, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre.” (Matteo 6:9-15 LND)
Questo brano rende estremamente chiaro quanto il perdono è fondamentale nella vita cristiana. In questa preghiera, Gesù ci insegna le cose che dovremmo pregare giorno per giorno. Quindi, per esempio, dovremo pregare per il nostro pane quotidiano, che rappresenta le necessità della vita. Similmente, subito dopo, Gesù ci insegna a chiedere a Dio di perdonarci i nostri debiti, come anche noi perdoniamo ai nostri debitori. Questo ci fa subito pensare alla parabola di Matteo 18. Dobbiamo presentarci a Dio, chiedendo perdono per i nostri peccati, e dobbiamo avere un cuore che è sempre pronto a perdonare gli altri per i loro peccati contro di noi.
Per mostrarci che è fondamentale che perdoniamo gli altri, Gesù aggiunge i versetti 14 e 15. Voglio rileggerli:
"Perché, se voi perdonate agli uomini le loro offese, il vostro Padre celeste perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonate agli uomini le loro offese, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre." (Matteo 6:14,15 LND)
Senza mezzi termini, Gesù dichiara che, se noi non perdiamo di cuore gli altri, Dio non perdonerà noi.
Di nuovo, è importante capire che non si tratta di meritare il perdono di Dio. Piuttosto, si tratta del fatto che, chi veramente riconosce il proprio peccato e, perciò, l'immensità del perdono, sarà talmente grato per la misericordia di Dio nel perdono, che sarà pronto a perdonare chiunque pecca contro di lui.
Se qualcuno che si definisce credente non è disposto a perdonare qualcun altro, costui dimostra di non aver capito la gravità del proprio peccato nei confronti di Dio. E, perciò, non è veramente ravveduto e, per questo, non sarà perdonato finché rimane in quella condizione.
Perciò, perdoniamo gli altri quando abbiamo visto la gravità del nostro peccato, l'abbiamo confessato e Dio ci ha perdonato.
I Due Aspetti del Perdono
Finora, ho parlato del fatto che dobbiamo perdonare il fratello o la sorella che ci chiede perdono. Però, in un altro senso, dobbiamo perdonare subito, senza aspettare chi ci chiede perdono. Vi spiego.
Quando uno pecca contro di te, tu devi perdonare quella persona già nel tuo cuore, in quanto lasci il tuo giudizio e la vendetta a Dio. Quindi, prima ancora che la persona viene da te, tu devi lasciare l'offesa a Dio. Non spetta a te portare amarezza. Dio è il giudice, non noi. Un esempio di un brano che insegna questo è Marco 11:25:
“E quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate affinché anche il Padre vostro, che è nei cieli, perdoni i vostri peccati.” (Marco 11:25 LND)
Questo versetto parla del perdono che facciamo nel nostro cuore davanti a Dio, anche se la persona non chiede perdono. Dobbiamo mettere ogni offesa davanti a Dio, perdonando quella persona nel nostro cuore. Se non facciamo questo, non possiamo pregare o adorare Dio.
Che Cos'è il Vero Perdono?
Avendo parlato molto della necessità del perdono, voglio descrivere il vero perdono. Perdonare veramente qualcuno di un peccato riguarda cosa ne fai nei confronti di quella persona, cosa ne fai nei confronti degli altri e cosa ne fai nella tua mente.
Per quanto riguarda quello che ne fai nei confronti della persona, perdonare vuol dire che non userai mai, nel futuro, quel peccato per manipolare o controllare l'altra persona. Per esempio, non dirai mai: “Tu hai peccato così quella volta e ti ho perdonato; però, visto che l'hai fatto, dovresti non comportarti così.” Quello sarebbe un modo di continuare a contare quel debito contro la persona in questione, che è il contrario di perdonare veramente qualcuno.
Per quanto riguarda quello che fai nei confronti degli altri, perdonare vuol dire non usare quel debito, ovvero quel peccato, per sparlare di quella persona con altri. A volte, tendiamo a raccontare ad altri quello che qualcuno ha fatto contro di noi e così mettiamo in una brutta luce quella persona, che è un modo subdolo per innalzare noi stessi agli occhi di chi ci ascolta. Questo è un gravissimo peccato, è orgoglio ed è anche il contrario di amare. Perdonare veramente qualcuno vuol dire che non parlerai con altri del peccato di quella persona.
Questo non vuol dire che non puoi chiedere consiglio a qualche credente maturo se non sai come agire in un certo caso. Però, parleresti solo con quella persona e non per mettere in brutta luce chi ha peccato contro di te.
Terzo, quando perdoni qualcuno, tu sceglierai di non passare e ripassare quel peccato nella tua mente. Il nostro orgoglio trova piacere nel pensare a quello che qualcuno ha fatto contro di noi. Però, questo è agire contrariamente a quello che deve essere l'agire di un vero credente. Quindi, perdonare vuol dire non ripassare quel peccato nella mente.
Pertanto, se riassumiamo quanto stiamo dicendo, possiamo vedere che il perdonare vuol dire cancellare veramente il debito di quella persona. E vuol dire che non continuiamo a mettere quel debito davanti a quella persona, né davanti agli altri, nè davanti a noi stessi. Questo è il vero perdono! È così che Dio perdona noi!
Dobbiamo anche Chiedere Perdono
Ho parlato molto del fatto che dobbiamo perdonare gli altri, ma dobbiamo anche chiedere il perdono degli altri quando noi pecchiamo. Infatti, un aspetto della vera vita in Cristo è di chiedere perdono agli altri quando pecchiamo nei loro confronti. Per esempio, leggo ancora quello che Gesù dichiara in Luca 17:3,4:
“3 State attenti a voi stessi! Se tuo fratello pecca contro di te, riprendilo; e se si pente, perdonagli. 4 E se anche peccasse sette volte al giorno contro di te, e sette volte al giorno ritorna a te, dicendo: "Mi pento", perdonagli".” (Luca 17:3-4 LND)
Gesù parla del fratello che ha peccato e che va dalla persona offesa a chiedergli perdono. Quando noi abbiamo peccato, dobbiamo andare e chiedere perdono all'altra persona.
Non basta migliorare il nostro comportamento. Dobbiamo chiedere perdono, confessando in modo chiaro i nostri peccati. Dobbiamo fare questo, sia per i grandi peccati, sia per i peccati di tutti i giorni. Per esempio, dobbiamo confessare il peccato di agire con rabbia, con orgoglio o con egoismo. Dobbiamo confessare quando agiamo con mancanza di amore. Dobbiamo chiedere perdono alle persone contro le quali pecchiamo. Nell'epistola di Giacomo 5:16, leggiamo:
“Confessate i vostri falli gli uni agli altri e pregate gli uni per gli altri, affinché siate guariti; molto può la preghiera del giusto, fatta con efficacia.” (Giacomo 5:16 LND)
Il punto è che, quando non confessiamo i nostri peccati, arriva la disciplina di Dio ed è solo quando confessiamo i nostri peccati gli uni agli altri che la disciplina viene tolta.
Prego che ognuno capisca che, quando pecchiamo contro qualcuno, non basta smettere di peccare ed iniziare ad essere gentili. Quello non toglie la colpa. Piuttosto, dobbiamo andare dalla persona verso cui abbiamo commesso quel dato peccato e confessare il nostro peccato, in modo specifico e chiaro.
Spesso, ciò che ci ostacola da confessare i nostri peccati è il nostro orgoglio. Non vogliamo umiliarci. Infatti, comportarci meglio soddisfa l'orgoglio. A volte cominciano a fare cose speciali per l'altra persona, un po' per compensare il male che avevamo fatto verso di lei. Però Dio non ci comanda di compensare per il peccato, ma ci comanda di confessare il peccato. E, finché non lo confessiamo, non avremo il vero perdono ed il rapporto non sarà veramente risanato.
Quando si chiede perdono, confessando un peccato, bisogna veramente confessare quel peccato. Per esempio, il seguente è un esempio di non confessare veramente un peccato: “Senti, voglio chiederti scusa per come ti ho parlato. Ero teso dal lavoro e non avrei dovuto parlarti così.”
Questo non è confessare veramente un peccato. Piuttosto, è ammettere, in senso vago, di aver parlato in modo sbagliato, ma poi giustificare il comportamento spiegando che era dovuto alla tensione. Questo non è confessare un peccato e chiedere perdono. Se giustifichiamo un peccato, non lo stiamo confessando e non c'è il vero perdono.
Ecco un esempio del confessare veramente un peccato:
Voglio chiederti perdono per come ti ho parlato. Ho parlato con durezza, che veniva dal mio orgoglio e da una mancanza di amore. Quindi, ho peccato contro di te con orgoglio e con mancanza di amore e questo mi ha spinto a peccare con parole dure. Ti chiedo perdono per queste gravi peccati.
Questo è veramente confessare il peccato. A quel punto, l'altra persona dovrebbe veramente perdonare. Ma, anche se non lo fa, chi confessa di cuore così è a posto con Dio. Quando si chiede perdono di cuore e l'altro perdona, allora il rapporto viene risanato e addirittura viene fortificato più di prima.
Non devi credere che tu puoi confessare a Dio, se rifiuti di confessare anche agli uomini. Visto che Dio ci comanda di confessare i nostri peccati agli altri, non farlo vuol dire restare in ribellione nei confronti di Dio.
Quindi, quando pecchi contro qualcuno, non giustifichi il tuo peccato nella tua mente dicendo che era perché tu eri stanco o era una giornata difficile. Piuttosto, devi riconoscere che pecchi perché hai il peccato nel cuore. Quindi, chiedi perdono per la tua azione, riconoscendo che viene da un peccato nel cuore. Allora, conoscerai la gioia del perdono e Dio opererà in te.
Conclusione
Ci sarebbero tante altre cose da dire. Però, abbiamo visto due punti principali. Prima di tutto, abbiamo visto che dobbiamo essere sempre pronti a perdonare veramente gli altri. Non importa quanto costoro peccano contro di noi, dobbiamo perdonare, subito nel nostro cuore e poi a loro, quando ci chiedono perdono. Dobbiamo perdonare, perché Dio perdona noi!
E poi, abbiamo visto la necessità per noi di chiedere perdono agli altri quando pecchiamo. Non basta migliorare il nostro comportamento, ma dobbiamo confessare, specificamente, il nostro peccato, senza scuse.
Vivendo così, possiamo godere le benedizioni di Dio nei nostri cuori e nei nostri rapporti. Grazie a Dio per il perdono in Cristo!