Oggi, vogliamo considerare un peccato che la società, e spesso nemmeno noi, consideriamo un peccato. Di natura, gli uomini vedono il peccato in termini del male che fa ad altre persone. Invece, Dio vede il peccato come qualcosa che va contro la sua santità.
Il peccato che vogliamo considerare è molto comune, tristemente, anche noi siamo colpevoli di questo terribile peccato.
Per capire questo peccato, dobbiamo considerare l'opera di Dio in noi.
L'Antico Testamento racconta l'opera di Dio per far arrivare Cristo nel mondo. Spiega che Dio scelse Abramo, non per qualcosa di particolare in Abrahamo, ma per libera scelta di Dio. Fece ad Abrahamo delle promesse, la promessa di dare a lui una discendenza che sarebbe il popolo di Dio, la promessa di dare a quel popolo una terra, e la promessa di mandare il Cristo nel mondo tramite quella discendenza. I discendenti di Abrahamo, che vengono chiamati il popolo di Israele, dal nome del pronipote di Abrahamo, non fu un popolo ubbidiente, non fu fedele a Dio. Tutto quello che Dio ha fatto per loro era una grazia. Quindi, avrebbero dovuto essere estremamente riconoscenti a Dio. Invece, volta dopo volta, furono colpevoli del terribile peccato di lamentarsi, o, come viene chiamato nella Bibbia, mormorare.
Dio aveva dato le grandi promesse ad Abrahamo, poi Isaaco, Giacobbe, e poi ai figli di Giacobbe. Dio moltiplicò grandemente i discendenti di Giacobbe mentre vivevano in Egitto. Però, sono diventati schiavi, e poi, come leggiamo nel libro dell'Esodo, tramite Mosè, Dio fece grandi miracoli, per forzare il faraone di lasciar andare il popolo d'Israele. Quando poi il faraone seguì i Giudei, Dio aperse miracolosamente il Mar Rosso per farli passare, e poi chiuse il mare sopra l'esercito egiziano, uccidendoli. Però, erano liberi, con la promessa di arrivare nella terra promessa.
All'inizio di Esodo 15, troviamo il popolo d'Israele che avendo visto la grande liberazione resa da Dio, canta un canto di vittoria a Dio, grati per la sua grande opera nei loro confronti. Leggo vv. 1,2 e poi 11,13.
“1 Allora Mosè e i figli d’Israele cantarono questo cantico all’Eterno e parlarono dicendo: "io canterò all’Eterno, perché si è grandemente esaltato; ha precipitato in mare cavallo e cavaliere. 2 L’Eterno è la mia forza e il mio cantico, ed è stato la mia salvezza. questo è il mio Dio, io lo glorificherò; è il DIO di mio padre io lo esalterò.” (Esodo 15:1-2 LND)
“11 chi è pari a te fra gli dei, o Eterno? chi è pari a te, mirabile nella santità, maestoso nelle lodi, o operatore di prodigi? 12 tu hai steso la destra, la terra li ha inghiottiti. 13 nella tua misericordia, hai guidato il popolo che hai riscattato; con la tua forza lo hai condotto verso la tua santa dimora.” (Esodo 15:11-13 LND)
Notate che queste persone riconoscono la grande misericordia di Dio nei loro confronti. Vedono la grandezza delle opere di Dio per loro.
Eppure, solo tre giorni più tardi, tutto cambia. Si trovano nel deserto, con il ricordo della grande vittoria del Mar Rosso ancora freschissimo. Leggiamo in Esodo 15:22-25
“22 poi Mosè fece partire gli Israeliti dal mar rosso ed essi si diressero verso il deserto di Shur; camminarono tre giorni nel deserto e non trovarono acqua. 23 Quando giunsero a Mara non poterono bere le acque di Mara perché erano amare; perciò quel luogo fu chiamato Mara. 24 Allora il popolo mormorò contro Mosè, dicendo: "che berremo?". 25 Così egli gridò all’Eterno; e l’Eterno gli mostrò un segno; egli lo gettò nelle acque, e le acque divennero dolci.” (Esodo 15:22-25 LND)
Solo tre giorni dopo aver cantato lodi a Dio per le sue grandi opere per loro, ora si lamentano. Leggendo il testo, vediamo che mormorarono contro Mosé. Però in realtà stavano mormorando contro Dio.
Dobbiamo capire che il lamentarsi è sempre contro Dio. Andiamo avanti, e vedremo questo chiaramente. Ora leggiamo Esodo 16:1,3.
“1 Poi essi partirono da Elim e tutta l’assemblea dei figli d’Israele giunse nel deserto di sin, che è fra Elim e il Sinai, il quindicesimo giorno del secondo mese dopo la loro partenza dal paese d’Egitto. 2 E tutta l’assemblea dei figli d’Israele mormorò contro Mosè e contro Aaronne nel deserto. 3 I figli d’Israele dissero loro: "oh, fossimo pur morti per mano dell’Eterno nel paese d’Egitto, quando sedevamo presso le pentole di carne e mangiavamo pane a sazietà! poiché voi ci avete condotti in questo deserto per far morire di fame tutta questa assemblea".” (Esodo 16:1-3 LND)
Di nuovo, il popolo mormora contro Mosé era Aaronne, ma in realtà, sta mormorando contro l'Eterno. Prima aveva mormorato perché non c'era acqua, ora mormora perché non c'è cibo. Nonostante tutte le grandi opere che Dio aveva compiuto per portare loro fino a quel punto, dubitavano della cura di Dio. Non avevano fede che Egli provvederà per il cibo.
Notiamo che loro mormoravano per motivi seri. Trovarsi nel deserto senza acqua o senza cibo è un grave problema. Tuttavia, il fatto che mormoravano era un gravissimo peccato.
Adesso, leggo i versetti 4-12. Qua, scopriamo che in realtà il loro mormorare contro Mosé era mormorare contro l'Eterno.
“4 L’Eterno disse a Mosè: "ecco, io farò piovere per voi del pane dal cielo; e il popolo uscirà e raccoglierà ogni giorno la provvista del giorno, perché io lo voglio mettere alla prova per vedere se camminerà o no secondo la mia legge. 5 ma il sesto giorno, quando prepareranno la provvista che devono portare a casa, essa sarà il doppio di quella che raccolgono giornalmente". 6 allora Mosè ed Aaronne dissero a tutti i figli d’Israele: "alla sera voi conoscerete che l’Eterno è colui che vi ha fatto uscire dal paese d’Egitto; 7 e al mattino vedrete la gloria dell’Eterno, poiché egli ha udito le vostre mormorazioni contro l’Eterno; ma noi che cosa siamo perché mormoriate contro di noi?". 8 Mosè disse ancora: "questo avverrà quando l’Eterno vi darà carne da mangiare alla sera e pane a sazietà al mattino, poiché l’Eterno ha udito le vostre mormorazioni che avete fatto contro di lui. ma noi che cosa siamo? Le vostre mormorazioni non sono contro di noi, ma contro l’Eterno". 9 Poi Mosè disse ad Aaronne: "di’ a tutta l’assemblea dei figli d’Israele: "avvicinatevi davanti all’Eterno, perché egli ha udito le vostre mormorazioni"". 10 come Aaronne parlava a tutta l’assemblea dei figli d’Israele, essi si voltarono verso il deserto; ed ecco che la gloria dell’Eterno apparve nella nuvola. 11 E l’Eterno parlò a Mosè, dicendo: 12 "io ho udito le mormorazioni dei figli d’Israele; parla loro, dicendo: "sull’imbrunire mangerete della carne e al mattino sarete saziati di pane; e conoscerete che io sono l’Eterno, il vostro DIO"".” (Esodo 16:4-12 LND)
La lezione che dobbiamo capire qua è che mormorare contro un uomo, in realtà è mormorare contro Dio. Questo perché è Dio che gestisce il mondo. È lui che determina le nostre circostanze. Anche se arrivano per mezzo di altre persone, o quello che noi chiamiamo la natura, in realtà, Dio è in controllo. Perciò, qualunque forma del mormorare in realtà è mormorare contro Dio. È un grave peccato, che Dio odia.
Andiamo avanti al capitolo 17. Qua, nonostante il popolo aveva visto Dio provvedere acqua e cibo miracolosamente, ben presto torna a commettere lo stesso peccato. Leggo i versetti 1-7.
“1 poi tutta l’assemblea dei figli d’Israele partì dal deserto di sin, marciando a tappe secondo gli ordini dell’Eterno, e si accampò a Redifim. ma non c’era acqua da bere per il popolo. 2 allora il popolo contese con Mosè e disse: "dacci dell’acqua da bere". Mosè rispose loro: "perché contendete con me? perché tentate l’Eterno?". 3 Là il popolo ebbe sete di acqua e mormorò contro Mosè, dicendo: "perché ci hai fatti salire dall’Egitto per farci morire di sete noi, i nostri figli e il nostro bestiame?". 4 Così Mosè gridò all’Eterno, dicendo: "che farò io per questo popolo? ancora un po’ ed essi mi lapideranno". 5 L’Eterno disse a Mosè: "passa davanti al popolo e prendi con te degli anziani d’Israele; prendi anche nella tua mano il tuo bastone col quale percuotesti il fiume, e va’. 6 ecco, io starò davanti a te, là sulla roccia in Horeb; tu percuoterai la roccia, ne scaturirà dell’acqua e il popolo berrà". Mosè fece così davanti agli occhi degli anziani d’Israele. 7 perciò chiamò quel luogo massa e Meriba a motivo della contesa dei figli d’Israele, e perché avevano tentato l’Eterno, dicendo: "E’ l’Eterno in mezzo a noi, o no?".” (Esodo 17:1-7 LND)
Di nuovo, nonostante quanto Dio aveva fatto per loro, il popolo mormora contro Mosè, che in realtà è mormorare contro Dio. Notate le parole di Mosé nel versetto 2.
"Perché contendete con me? Perché tentate l'Eterno?"
Non era Mosè che poteva provvedere o meno l'acqua, perciò, il popolo mormorava contro Dio. Mormorare è una forma di criticare Dio per le circostanze in cui si trovavano. Quindi, il loro mormorare contro Mosè era in realtà una forma di criticare Dio.
Dio uccide alcuni perché si lamentano
Passiamo ora a Numeri 11:1-3, in cui vediamo che il peccato di lamentarsi è così grave che Dio uccide delle persone perché si lamentano. Leggo Numeri 11:1-3.
“1 Or il popolo si lamentò e questo dispiacque agli orecchi dell’Eterno; come l’Eterno li udì, la sua ira si accese, e il fuoco dell’Eterno divampò fra di loro, e divorò l’estremità dell’accampamento. 2 Allora il popolo gridò a Mosè; Mosè pregò l’Eterno e il fuoco si spense. 3 Così quel luogo fu chiamato Taberah, perché il fuoco dell’Eterno si era acceso fra di loro.” (Numeri 11:1-3 LND)
Alla luce di chi è Dio, e della sua cura di noi, lamentarci è un gravissimo peccato. È una forma di ribellione contro Dio.
Andando avanti, nei versetti 4-11 vediamo che la gente continuava a lamentarsi contro Dio, in questo caso contro la manna che Dio aveva provveduto per loro come cibo. Si erano stancati di mangiare sempre la manna, e perciò anziché essere riconoscenti a Dio per questa provvisione in mezzo al deserto, si lamentavano. Leggo dal v.4.
“4 E la marmaglia eterogenea che era tra il popolo, fu presa da grande bramosia; e anche i figli d’Israele ripresero a piagnucolare e a dire: chi ci darà carne da mangiare? 5 ci ricordiamo dei pesci che in Egitto mangiavamo gratuitamente, dei cetrioli, dei meloni, dei porri, delle cipolle e degli agli. 6 ma ora, l’intero essere nostro è inaridito; davanti ai nostri occhi non c’è nient’altro che questa manna". ((Salto al v.10)) …...10 Or Mosè udì il popolo che piagnucolava, in tutte le loro famiglie, ognuno all’ingresso della propria tenda; l’ira dell’Eterno divampò grandemente e la cosa dispiacque anche a Mosè.” (Numeri 11:4-10 LND)
Notate che anche qui, il fatto che il popolo si lamentò del cibo che Dio aveva provveduto provoca l'ira del l'Eterno.
A causa del loro lamentarsi, Dio stabilisce di punire il popolo. Leggo dal v.18, in cui Dio dà istruzioni a Mosè.
“18 quindi dirai al popolo: santificatevi per domani, e mangerete carne, poiché avete pianto agli orecchi dell’Eterno, dicendo: "chi ci darà carne da mangiare? stavamo così bene in Egitto!". perciò l’Eterno vi darà carne e voi ne mangerete. 19 E ne mangerete, non per un giorno, non per due giorni, non per cinque giorni, non per dieci giorni, non per venti giorni, 20 ma per un mese intero, finché vi esca dalle narici e vi faccia nausea, poiché avete rigettato l’Eterno che è in mezzo a voi e avete pianto davanti a lui, dicendo: "perché mai siamo usciti dall’Egitto?"".” (Numeri 11:16-20 LND)
Notiamo anche che visto che il popolo aveva mormorato perché non avevano carne, Dio dichiara di dare loro tanta di quella carne che sarebbe loro uscita dalle narici e avrebbe fatto loro nausea.
Notate attentamente quello che Dio dice nel versetto 20:
Ne mangerete per un mese intero, finché vi esca dalle narici e vi faccia nausea, poiché avete rigettato l'Eterno che è in mezzo a voi e avete pianto davanti al lui.
Dio dichiara che lamentarsi è una forma di rigettare Dio.
Fratelli e sorelle, magari a noi non sembra che il lamentarci sia così terribile, ma Dio qua ci dichiara che è una forma di rigettare Dio. Questo perché è Dio che provvede a tutto per noi, perciò, se quello che lui provvede non ci va, stiamo rigettando Dio, ed è un peccato molto, ma molto grave!
Leggiamo ora i versetti 32-34, che ci spiegano come è andata a finire questa situazione. In questo, vediamo ancora la gravità del peccato di lamentarsi.
“32 il popolo rimase in piedi tutto quel giorno, tutta la notte e tutto il giorno seguente e raccolse le quaglie. (chi ne raccolse meno ne ebbe dieci homer); e le distesero tutt’intorno all’accampamento. 33 avevano ancora la carne fra i loro denti e non l’avevano ancora masticata, quando l’ira dell’Eterno si accese contro il popolo e l’Eterno percosse il popolo con una gravissima piaga. 34 così quel luogo fu chiamato Kibro-th-Hattaavah perché là seppellirono la gente che si era lasciata prendere dalla concupiscenza.” (Numeri 11:32-34 LND)
A causa del fatto che queste persone si erano lamentate contro il cibo che Dio aveva provveduto per loro, Dio mandò una gravissima piaga, e tante persone morirono per quella piaga. Quanto è grave il peccato di lamentarci, alla luce del fatto che è Dio che provvede a tutto per noi.
Cari, prego che possiamo capire quanto è grave ogni volta che noi ci lamentiamo di qualsiasi cosa.
Numeri 16
Finora, abbiamo visto esempi di lamentarsi per la cura di Dio. In altri brani, il popolo d'Israele si lamenta per i giudizi di Dio. Per esempio, in Numeri 16, un certo uomo di nome Kore, insieme a 250 altri uomini, si sono messi insieme contro Mosé e Aaronne, dichiarando che non era giusto avere solo per loro il privilegio dell'accesso a Dio. Visto che era Dio a stabilire questo rapporto, si stavano ribellando contro Dio, e per questo Dio li fece morire davanti a tutti, come leggiamo in Numeri 16. Mosè annuncia che Dio sta per spalancare la terra sotto di loro, e Dio fece così. Leggo dal v.31.
“31 or, avvenne che, appena ebbe finito di proferire tutte queste parole, il suolo si spaccò sotto di loro, 32 la terra spalancò la sua bocca e li inghiottì con le loro famiglie, con tutta la gente che parteggiava per Kore, con tutte le loro sostanze. 33 Così scesero vivi nello Sceol; la terra si richiuse su loro ed essi scomparvero di mezzo all’assemblea.” (Numeri 16:23-33 LND)
Dio ha ucciso questi uomini per il loro peccato. Il giorno dopo, il popolo mormora contro Mosè, che in realtà era contro l'Eterno, per quello che era successo. Leggo dal v.41.
“41 Il giorno seguente, tutta l’assemblea dei figli d’Israele mormorò contro Mosè ed Aaronne, dicendo: "voi avete fatto morire il popolo dell’Eterno".
Di nuovo peccano con il lamentarsi. Per questo loro peccato, Dio si accende d'ira contro di loro. Leggo dal v.42.
42 or avvenne che, mentre l’assemblea si radunava contro Mosè e contro Aaronne, essi si volsero verso la tenda di convegno; ed ecco, la nuvola la ricopriva e apparve la gloria dell’Eterno. 43 Allora Mosè e Aaronne si portarono davanti alla tenda di convegno. 44 E l’Eterno parlò a Mosè, dicendo: 45 "allontanatevi da questa assemblea e io li consumerò in un attimo". Ed essi si prostrarono con la faccia a terra. 46 Così Mosè disse ad Aaronne: "prendi il turibolo, mettivi dentro del fuoco preso dall’altare, poni sopra dell’incenso e portalo presto in mezzo all’assemblea, e fa’ l’espiazione per essi, poiché è scoppiata l’ira che viene dall’Eterno, la piaga è già cominciata". 47 Allora Aaronne prese il turibolo, come Mosè aveva detto, e corse in mezzo all’assemblea; ed ecco, la calamità era già cominciata fra il popolo; così mise l’incenso nel turibolo e fece l’espiazione per il popolo. 48 E si fermò tra i morti e i vivi, e la calamità si arrestò. 49 Or quelli che morirono per la calamità furono quattordicimilasettecento, oltre quelli che erano morti per il fatto di Kore. 50 Così Aaronne tornò da Mosè all’ingresso della tenda di convegno, perché la calamità si era arrestata.” (Numeri 16:41-50 LND)
Dio odia il nostro lamentarci. È un grave peccato contro di Lui, che sarà punito severamente. In quell'occasione, Dio uccise 14.700 persone per aver mormorato.
Lezione per noi
Da questi e da tanti altri brani, è chiaro quanto Dio odia il peccato di lamentarsi. Anche quando il popolo di Israele si lamentava per gravi problemi, come per esempio quando mancavano acqua o cibo nel deserto, Dio considerò il lamentarsi un grave peccato.
Allora, se lamentarsi per un gravissimo problema è un grave peccato, quanto più grave è lamentarsi per qualcosa che in realtà è una sciocchezza. Cioè se lamentarsi perché ci si trova nel deserto senza acqua è un peccato, quanto più grande è il peccato di lamentarsi perché il traffico è intenso, o perché il lavoro che Dio mi ha provveduto è pesante, o perché piove quando si voleva fare una gita. È importante per noi capire la gravità del peccato di lamentarsi.
Quando riconosciamo che ci stiamo lamentando, dobbiamo capire che è un grave peccato che ci rende colpevoli davanti a Dio. In questi casi, non basta cercare di migliorare. Non basta cercare di lamentarci meno. Siamo colpevoli, e abbiamo bisogno del perdono e di essere purificati da Dio. Perciò, dobbiamo umiliarci davanti a Dio e confessare quel peccato a Dio. Poi, se ci siamo lamentati anche davanti ad altre persone, abbiamo bisogno di confessare il nostro peccato anche a loro, per non essere una brutta influenza per loro.
Quello che Dio ha fatto per noi in Cristo:
Fermiamoci a pensare. Dio aveva fatto grandi cose per i discendenti di Abrahamo. Inoltre, aveva dato a loro delle meravigliose promesse. Curava loro perfettamente, secondo la sua saggezza. Perciò, il loro lamentarsi era un grave peccato.
E per noi? Che ha fatto Dio per noi, in Cristo? Per mezzo del sacrificio di Cristo sulla croce, abbiamo il perdono dei nostri peccati. Ora, Gesù Cristo sta alla destra del Padre, intercedendo per noi. Gesù Cristo è il nostro Avvocato, tramite Lui otteniamo il perdono. Egli è il nostro Sacerdote, tramite Lui abbiamo libero accesso al trono di Dio. Abbiamo tutte le preziose e potenti promesse di Dio. Dio è pienamente in controllo di tutto quello che ci succede, perfino di quanti capelli abbiamo in testa.
Alla luce di tutto questo, è chiaro che lamentarci è un gravissimo peccato. Allora, come dovremmo vivere invece di lamentarci? Nella Bibbia, per ogni cosa che Dio proibisce, ci dà il comandamento di come dobbiamo vivere. Per esempio, anziché adorare idoli, dobbiamo adorare Dio. Chi rubava deve lavorare per poter aiutare chi è nel bisogno. Anziché usare parole cattive, dobbiamo usare parole che edificano. Non solo dobbiamo togliere il male, dobbiamo sostituirlo con il bene. Allora, qual è il contrario di lamentarci o mormorare?
Il contrario di lamentarci è di essere umili. Volta dopo volta Dio ci comanda di essere umili. In Filippesi 2, impariamo che dobbiamo imitare l'umiltà di Cristo. Dobbiamo vivere non facendo nulla per rivalità o vanagloria. Chi è umile non si lamenta mai.
Trovate Filippesi 2, e leggiamo i vv.12-15.
“12 Perciò, miei cari, come mi avete sempre ubbidito non solo quando ero presente, ma molto più ora che sono assente, compite la vostra salvezza con timore e tremore, 13 poiché Dio è colui che opera in voi il volere e l’operare, per il suo beneplacito. 14 Fate ogni cosa senza mormorare e senza dispute, 15 affinché siate irreprensibili e integri, figli di Dio senza biasimo in mezzo ad una generazione ingiusta e perversa, fra la quale risplendete come luminari nel mondo, tenendo alta la parola della vita,” (Filippesi 2:12-15 LND)
Nel versetto 12 leggiamo che dobbiamo compiere la nostra salvezza con timore e tremore. Chi si impegna a compiere la salvezza con timore e tremore non ha spazio nel cuore per lamentarsi.
Poi, nel v.14 Dio ci comanda di fare tutto senza mormorare. Non c'è alcun dubbio, mormorare è un grave peccato agli occhi di Dio.
Nel v.15, troviamo un motivo per cui non dobbiamo mormorare o fare dispute. È affinché siamo irreprensibili e integri, figli di Dio senza biasimo in mezzo ad una generazione ingiusta e perversa. Lamentarci e mormorare ci rende colpevoli, anziché santi. Rovina il nostro rapporto con Dio, e la nostra testimonianza nel mondo. Dio ci chiama a camminare in santità, per risplendere come luminarie nel mondo, affinché possiamo essere luce nel mondo di tenebre intorno a noi.
Anziché lamentarci, il v.16 dichiara che dobbiamo tenere alta la parola della vita. Dobbiamo vivere in modo da innalzare Dio.
La Bibbia ci comanda di essere umili, e ci comanda di essere mansueti. Il concetto biblico di mansueto è quello di una persona che accetta umilmente tutto quello che la provvidenza di Dio gli dà. Visto che Dio è pienamente in controllo di tutto, e sappiamo che nemmeno un passero cade a terra senza il volere di Dio, allora sappiamo che tutto quello che succede nella nostra vita è gestito da Dio, per il nostro bene eterno. E perciò, come abbiamo visto nell'Antico Testamento, lamentarci delle circostanze della vita è lamentarci contro Dio. Piuttosto, camminiamo per fede!
Un'altra caratteristica che Dio ci comanda ripetutamente di avere, che è il contrario di lamentarci, è quella di abbondare nel ringraziamento. Per esempio, leggo solo tre brani, fra tanti.
“3 ma come si conviene ai santi, né fornicazione, né impurità alcuna, né avarizia siano neppure nominate fra di voi; 4 lo stesso si dica della disonestà, del parlare sciocco e della buffoneria, le quali cose sono sconvenienti, ma piuttosto abbondi il rendimento di grazie.” (Efesini 5:3-4 LND)
“6 non siate in ansietà per cosa alcuna, ma in ogni cosa le vostre richieste siano rese note a Dio mediante preghiera e supplica, con ringraziamento. 7 E la pace di Dio, che sopravanza ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e le vostre menti in Cristo Gesù.” (Filippesi 4:6-7 LND)
“E qualunque cosa facciate, in parola o in opera, fate ogni cosa nel nome del Signore Gesù, rendendo grazie a Dio Padre per mezzo di lui.” (Colossesi 3:17 LND)
Come vediamo, è giusto ringraziare Dio sempre in ogni cosa. Perché siamo curati perfettamente da Dio, e amati da Lui. Chiaramente, il lamentarsi e il ringraziare non possono convivere. Chi si lamenta, non ringrazia. Chi ringrazia di cuore, non può lamentarsi.
Come ultimo brano, leggiamo insieme Efesini 5:15-21. Questa è una descrizione della vera vita cristiana, e vediamo che non lascia spazio per lamentarsi. Avendo ricevuto la salvezza eterna, viviamo così.
“15 Badate dunque di camminare con diligenza non da stolti, ma come saggi, 16 riscattando il tempo, perché i giorni sono malvagi. 17 Non siate perciò disavveduti, ma intendete quale sia la volontà del Signore. 18 E non vi inebriate di vino, nel quale vi è dissolutezza, ma siate ripieni di Spirito, 19 parlandovi gli uni gli altri con salmi inni e cantici spirituali, cantando e lodando col vostro cuore il Signore, 20 rendendo continuamente grazie per ogni cosa a Dio e Padre nel nome del Signor nostro Gesù Cristo; 21 sottomettetevi gli uni agli altri nel timore di Cristo.” (Efesini 5:15-21 LND)
Avendo ricevuto la vita in Cristo, avendo le promesse di Dio, non lamentiamoci di nulla. Piuttosto, viviamo umilmente, e pieni di ringraziamenti, confidando nella provvidenza di Dio.
In realtà, è un privilegio non lamentarci, perché il motivo è perché siamo benedetti con ogni benedizione spirituale in Gesù Cristo. Dio gestisce tutto per il nostro bene Eterno, ed Egli manterrà ogni promessa che ci ha fatto.
Quindi, quando riconosciamo che ci stiamo lamentando, ravvediamoci, e confessiamo il nostro peccato a Dio, e quando serve, anche agli uomini. Abbondiamo in ringraziamento, e viviamo in attesa del ritorno di nostro Signore, Gesù Cristo. Allora saremo luminari nel mondo, alla gloria di Dio!