Aiuto Biblico

Come stai? come stare veramente bene

sermone di Marco deFelice, www.AiutoBiblico.org per mercoledì, 23 novembre 2022, – cmd dmp –
parole chiavi: stare bene, tutto bene, guardare a Dio

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Come stai? Tutto bene? Come va?

Sono tra le frasi più comuni nella lingua italiana. Quando si vede qualcuno che conosciamo, è normale chiedere: come stai? Come va? Tutto bene?

Perché facciamo queste domande?

Per abitudine. È una formalità. Si fanno per avere qualcosa da dire. Di solito non è una domanda vera. Non la facciamo per sapere veramente, è una formalità, molto superficiale.

Qui, nessuno mi dice: “tutto bene?” Ma, ho avuto contatti con varie persone, sia di persona che al telefono e quando mi chiedono: “tutto bene?” io li guardo in faccia e dico: “no”. Non va mica tutto bene. E poi, non sanno cosa dire perché non fanno la domanda “tutto bene?” perché vogliono effettivamente sapere come va.

“Tutto bene?” No, non va veramente tutto bene. È una formalità ma in realtà non vogliono sapere veramente. Non vogliono sentire un elenco di tutte le cose che non vanno.

Come stai veramente?

Come stiamo veramente? La cosa importante che vorrei considerare è da che cosa dipende come stiamo veramente?

Diciamo che hai una giornata dove diverse cose vanno male. Magari, il lavoro o il progetto importante che volevi finire viene interrotto più volte. Ci tenevi, ma tutto va al contrario.

Oppure speravi che andasse bene un rapporto con una persona ma in realtà va male. A questo punto, come stai veramente? E da che cosa dipende come stai?

1) Solitamente, per natura, come stiamo dipende dalle circostanze, dai problemi o dai pesi.

Questo è naturale.

Oppure se non ci sono tanti problemi e tutto va liscio, possiamo stare abbastanza bene. Ma quando arriva una botta e qualcosa va male, allora come stiamo?

Mi piace fare il pane. Per fare il pane c'è una procedura. Diciamo che preparo il pane e lo metto nel forno. Poi, vado fuori a fare un lavoretto e dimentico completamente che ho messo il pane nel forno finché non vedo il fumo che esce dalle finestre di casa. Corro dentro e quel pane è completamente bruciato dopo 2 ore nel forno piuttosto che 15 minuti.

Allora, come sto?

Ma, aver bruciato il pane cambia la vita veramente? Quanto cambia la vita veramente? Quanto il nostro stare bene è determinato dalle circostanze?

C’è un modo tutto diverso di guardare la vita che determinerà come stiamo.

2) Invece di guardare alle nostre circostanze, consideriamo l’opera di Dio negli altri

Questo succede quando il nostro cuore è focalizzato sul nostro Signore e questo cambia come stiamo.

Consideriamo un esempio naturale riguardo a questo.

Un padre ha un figlio in ospedale con un grande male e questo figlio deve subire un lungo e rischioso intervento al cuore. Però, il padre non può stare lì per tutta la durata dell’intervento, perché deve anche andare e prendere il fratellino del figlio. Sta tornando in ospedale, e uno che non guida bene lo investe, ma subito scappa via. Non è per niente grave, ma la sua macchina è tutta graffiata, e sarà impossibile trovare chi lo ha investito.

L’uomo parcheggia, e poi, corre dentro l’ospedale. Il chirurgo sta uscendo della sala operatoria, e spiega ai genitori che è andato molto, molto meglio di quello che avevano sperato. Hanno grande speranza che il figlio vivrà e starà bene.

Se chiedi a quell'uomo come sta, nonostante l’auto è stata appena investita, come starà? Sarà tutto agitato per l’auto?

Oppure, starà molto bene, avendo ricevuto questa meravigliosa notizia del figlio?

La risposta è ovvia. Il padre sta bene perché sta pensando a cose molto più grandi di una macchina in quel momento.

Alla luce di qualcosa di molto più grande, le sue circostanze non gli pesano. Sta bene. Non ha un peso per la macchina. È solo gioioso. Il suo stato d’animo non è determinato dalle cose terrene, ma dalla condizione degli altri.

Ma, se l’incidente fosse successo in un altro momento non legato a questo intervento, come sarebbe stato il padre?

Si vede la maturità spirituale quando il tuo stare bene non dipende dalle tue circostanze.

La maturità spirituale a cui mirare è quella di stare bene in base a come va l’opera di Dio negli altri.

Cosa stiamo vedendo dell’opera del Signore in noi stessi, e negli altri?

Leggiamo alcuni esempi biblici, tra i quali la vita dell'Apostolo Paolo.

Romani 12:15

Leggiamo in Romani 12:15 come vivere e dove cercare la gioia. Consideriamo come dovrebbe essere il nostro stato d'animo in base a quello che scrive Paolo.

“Rallegratevi con quelli che sono allegri, piangete con quelli che piangono.” (Romani 12:15 LND)

Dio ci comanda di gioire con quelli che sono allegri e piangere con quelli che piangono. Dove stiamo guardando se viviamo così? Non stiamo guardando alle nostre cose e alle nostre circostanze.

2 Corinzi 1:3-7

In 2 Corinzi 1 leggiamo che siamo consolati per poter consolare gli altri. Possiamo consolare gli altri in base alle nostre afflizioni.

3 Benedetto sia Dio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo, il Padre delle misericordie e il Dio di ogni consolazione, 4 il quale ci consola in ogni nostra afflizione affinché, per mezzo della consolazione con cui noi stessi siamo da Dio consolati, possiamo consolare coloro che si trovano in qualsiasi afflizione. 5 Poiché, come abbondano in noi le sofferenze di Cristo, così per mezzo di Cristo abbonda pure la nostra consolazione. 6 Ora se siamo afflitti, ciò è per la vostra consolazione e salvezza; se siamo consolati, ciò è per la vostra consolazione e salvezza, che operano efficacemente nel sostenere le medesime sofferenze che patiamo anche noi. 7 La nostra speranza a vostro riguardoè salda, sapendo che, come siete partecipi delle sofferenze, così sarete anche partecipi della consolazione. (2Corinzi 1:3-7)

Umanamente dove focalizziamo la nostra speranza: sugli altri o sulle nostre cose? Quando le nostre cose vanno male, stiamo male.

La speranza di Paolo non era basata sulle sue cose ma sull’opera di Dio nei Corinzi. Dice:

“La nostra speranza a vostro riguardo è salda, sapendo che, come siete partecipi delle sofferenze, così sarete anche partecipi della consolazione.”

Paolo aveva questa sicurezza e speranza da Dio che Dio li avrebbe curati e questo gli ha dato gioia. Paolo stava bene in base a come stavano gli altri.

Non bisogna essere focalizzati sulle proprie circostanze, ma su come stanno gli altri e sull'avanzamento del regno di Dio.

Possiamo consolare gli altri e per fare così, dobbiamo focalizzarci sugli altri. Non dobbiamo fissare i nostri pensieri su come stiamo noi, ma sugli altri. Così, possiamo rallegrarci con chi si rallegra, e piangere con chi piange.

Così, la risposta vera alla domanda “come stiamo”, non dipenderà dalle nostre circostanze.

Salmo 73

Quando Asaf, il Salmista, considerava le sue circostanze, che a lui sembravano più pesanti e ingiuste di quelle degli altri, stava malissimo.

“1 «Salmo di Asaf.» Certamente DIO è buono verso Israele, verso quelli che sono puri di cuore. 2 Ma quanto a me, quasi inciampavano i miei piedi, e poco mancò che i miei passi sdrucciolassero. 3 Poiché portavo invidia ai vanagloriosi, vedendo la prosperità dei malvagi. 4 Perché non vi sono dolori nella loro morte, e il loro corpo è pingue. 5 Essi non sono tribolati come gli altri mortali, né sono colpiti come gli altri uomini.” (Salmo 73:1-5 LND)

In quella condizione, confrontandosi con gli altri che avevano meno problemi di lui, vedendo le difficoltà che lui aveva in confronto a loro, stava male, malissimo.

Come stava, Asaf, il Salmista? Stava malissimo. Non aveva gioia, non aveva pace, e quasi non se la sentiva di fidarsi di Dio.

Perché? Dove guardava?

Guardava le sue circostanze in confronto alle circostanze degli altri. E guardando le sue circostanze, stava molto male. Leggo i versetti 12-15.

“12 Ecco, costoro sono empi, eppure essi sono sempre tranquilli ed accrescono le loro ricchezze. 13 Invano dunque ho purificato il mio cuore e ho lavato le mie mani nell’innocenza. 14 Poiché sono colpito tutto il giorno e castigato ogni mattina. 15 Se avessi detto: "Parlerò anch’io così," ecco, avrei rinnegato la generazione dei tuoi figli.” (Salmo 73:12-15 LND)

Asaf era amareggiato e sperimentava grande invidia verso gli empi che stavano bene, erano ricchi, ed avevano una vita facile e tranquilla.

Confrontandosi con loro, lui pensa: “che serve aver seguito il Signore, confessato i miei peccati, e lavato le mie mani nell’innocenza?! Ho camminato bene. A cosa serve?! Servo il Signore, perché ho problemi?!”

Se guardiamo alle nostre circostanze, ci saranno momenti in cui abbiamo il cuore amareggiato come Asaf. Se cerchiamo di trovare la nostra gioia nelle nostre circostanze, allora staremo male.

Finalmente, il Salmista guarda in avanti, all’eternità e non alle sue circostanze. Questo ha cambiato tutto. Leggo i versetti 16-19.

“16 Allora ho cercato di comprendere questo, ma la cosa mi è parsa molto difficile. 17 Finché sono entrato nel santuario di DIO e ho considerato la fine di costoro. 18 Certo, tu li metti in luoghi sdrucciolevoli e così li fai cadere in rovina. 19 Come sono distrutti in un momento spazzati via consumati con improvvisi terrori!” (Salmo 73:16-19 LND)

Finché Asaf guardava alle sue circostanze stava male, e non c’è nessuna indicazione che le sue circostanze sono cambiate. Se cerchiamo di stare bene in base alle nostre circostanze, avremo una vita brutta, perché spesso Dio non ci permette di avere circostanze leggere e facili. Bisogna alzare gli occhi e considerare la fine di tutte le cose.

Quando Asaf invece ha cominciato a guardare alla sua eternità ed al giudizio finale, è stato bene. Notiamo come tutto è cambiato.

Infatti, avendo imparato questa lezione, una delle lezioni più importanti della vita, Asaf aveva gioia e pace. Trovava questa gioia e pace in Dio stesso. Non dipendeva dalle sue circostanze.

Questo è il cuore che NOI possiamo avere.

“25 Chi ho io in cielo fuor di te? E sulla terra io non desidero altri che te. 26 La mia carne e il mio cuore possono venir meno, ma DIO è la rocca del mio cuore e la mia parte in eterno.” (Salmo 73:25-26 LND)

Noi siamo deboli, ma Dio è la rocca del nostro cuore e Dio è la nostra parte in eterno. Quanto è incoraggiante questa verità. Noi possiamo avere questo cuore, se guardiamo all’eternità.

Quindi, finché Asaf guardava alla sue circostanze, stava male, ma considerando che era in Cristo, in Dio, stava bene.

Dove stai guardando? Questo determinerà come stai.

Guardiamo la vita di Paolo

Guardiamo ancora alla vita di Paolo per capire come stare bene.

Paolo ha scritto 1 Corinzi mentre era libero, probabilmente mentre era ad Efeso dove non subiva grandi persecuzioni e dove c’era molto frutto. Ha scritto quella lettera ai Corinzi ed aveva certi pesi a causa del loro comportamento, ma non perché lui stava male.

Paolo ha scritto Galati mentre era libero e mentre stava svolgendo il ministero. Lui aveva gioia nel Signore, ma quando ha scritto a loro, era aggravato di cuore, perché i Galati stavano camminando male.

Invece, quando Paolo ha scritto le lettere ai Filippesi e ai Colossesi, era in prigione a Roma. Quindi, NON era libero. Era in prigione ingiustamente. Le sue circostanze erano brutte, ma come stava Paolo mentre era in prigione?

Leggiamo insieme Filippesi 1:12-18 e troveremo che Paolo stava molto bene nonostante il fatto che si trovava in prigione, e nonostante il fatto che c’erano alcuni che cercavano di renderlo geloso.

12 Ora, fratelli, voglio che sappiate che le mie vicende sono risultate ad un più grande avanzamento dell’evangelo, 13 tanto che le mie catene in Cristo sono note in tutto il pretorio e a tutti gli altri; 14 e la maggior parte dei fratelli nel Signore, incoraggiati dalle mie catene, hanno preso maggiore ardire nel proclamare la parola di Dio senza paura. 15 Alcuni invero predicano Cristo anche per invidia e contesa, ma vi sono anche altri che lo predicano di buon animo. 16 Quelli certo annunziano Cristo per contesa, non puramente, pensando di aggiungere afflizione alle mie catene, 17 ma questi lo fanno per amore, sapendo che sono stabilito alla difesa dell’evangelo. 18 Che importa? Comunque sia, in ogni modo, o per pretesto o in verità, Cristo è annunziato; e di questo mi rallegro, anzi me ne rallegrerò anche per l’avvenire. (Filippesi 1:12-18)

Paolo era in prigione e aveva GIOIA. Si rallegrava NON per le sue circostanze, ma perché quella che era la sua passione, il regno di Dio, proseguiva nonostante le sue circostanze difficili.

Le circostanze non erano belle. Non aveva libertà di girare. Era in catene. Non poteva andare per strada a predicare e parlare con altri. Ma comunque era gioioso perché vedeva che l’opera di Dio andava avanti e il suo cuore non era focalizzato su se stesso.

Anche TU puoi avere gioia, se hai questo cuore.

In Filippesi 4:1 leggiamo:

1 Perciò, fratelli miei cari e desideratissimi, gioia e corona mia, state fermi in questa maniera nel Signore, o carissimi. (Filippesi 4:1)

La gioia di Paolo non era quella di avere una bella vita e belle circostanze. La gioia di Paolo era vedere l’opera di Dio progredire negli altri.

Leggiamo anche in Filippesi 2:1-4. Dove cercava Paolo la sua gioia?

1 Se dunque vi è qualche consolazione in Cristo, se qualche conforto d’amore, se qualche comunione di Spirito, se qualche tenerezza e compassione, 2 rendete perfetta la mia gioia, avendo uno stesso modo di pensare, uno stesso amore, un solo accordo e una sola mente, 3 non facendo nulla per rivalità o vanagloria, ma con umiltà, ciascuno di voi stimando gli altri più di se stesso. 4 Non cerchi ciascuno unicamente il proprio interesse, ma anche quello degli altri. (Filippesi 2:1-4)

Paolo NON ha detto ai Filippesi di rendere perfetta la sua gioia pregando perchè lui sia liberato dalla prigione. La gioia di Paolo era determinata dal vedere i Filippesi crescere nella fede, NON dalle sue circostanze.

In Filippesi 2:19 leggiamo:

19 Ora spero nel Signore Gesù di mandarvi presto Timoteo, affinché anch’io sia incoraggiato nel conoscere le vostre condizioni, (Filippesi 2:19)

Cosa incoraggiava Paolo? Avere meno problemi? La notizia di una eventuale liberazione? No, Paolo era incoraggiato dal sentire le notizie della loro crescita e che stavano camminando bene.

E tu? Dove cerchi di stare bene? In cosa stai sperando in questi giorni per stare bene? Avere meno problemi? Cerchi di stare bene nelle tue circostanze?

Che cosa ti pesa? I tuoi problemi e le tue difficoltà o il regno di Dio?

Che cosa ti dà gioia? Quando le tue cose vanno bene oppure quando vedi avanzare il regno di Dio?

Quando Paolo ha scritto la lettera ai Colossesi, Paolo era in prigione a Roma. Ma aveva gioia sentendo della loro condizione spirituale.

Cosa gli dava gioia? Leggiamo Colossesi 1:24,25

“24 Ora mi rallegro nelle mie sofferenze per voi, e a mia volta compio nella mia carne ciò che manca ancora alle afflizioni di Cristo per il suo corpo, che è la chiesa, 25 di cui sono stato fatto ministro, secondo l’incarico che Dio mi ha affidato per voi, per presentare compiutamente la parola di Dio,” (Colossesi 1:24-25 LND)

Paolo dice: “mi rallegro nelle mie sofferenze per voi”. Paolo non cercava la sua gioia nelle sue circostanze.

Pietro e Giovanni

Guardiamo un altro buon esempio di come stare bene in Pietro e Giovanni. Leggiamo in Atti 5 che tutti e due erano stati arrestati e messi in prigione perché stavano predicando l’evangelo. Poi, dopo essere usciti miracolosamente dalla prigione, erano stati chiamati a comparire davanti al sinedrio, dove furono battuti prima di essere lasciati liberi. Quando si allontanavano dal sinedrio, si sono rallegrati “… di essere stati ritenuti degni di essere vituperati per il nome di Gesù.” (Atti 5:41 LND)

Come stavano Pietro e Giovanni? Si sono lamentati per le loro sofferenze? Stavano male perché stavano cercando di ubbidire a Dio e sono stati battuti per la loro fede?

Dove stai cercando il tuo stare bene?

Il mio desiderio per me e per voi, è quello che, quando ci chiederanno come stiamo, la nostra risposta non sarà basata minimamente sulle nostre circostanze, ma da quello che stiamo vedendo dell’opera di Dio.

Se questo è il mio cuore, avrò tanta più gioia e pace, perché le mie circostanze sulle quali non ho il controllo, non saranno un peso per me. Con gli occhi della fede possiamo vedere l’opera di Dio e stare bene.

Applichiamo

Allora, come stai?

Nel mondo, come sta una persona dipende dalle circostanze in cui si trova.

Troppo spesso, è così anche per noi credenti, ma non dovrebbe essere così. Troppo spesso, da credenti, restiamo scoraggiati, abbattuti, arrabbiati o agitati a causa delle nostre circostanze. Ma quando ci fidiamo di Dio per le nostre circostanze e la nostra gioia sta nel vedere l’opera di Dio, non siamo più schiavi delle nostre circostanze.

La persona che fa la domanda: “ tu come stai?” di solito vuole capire come stai in base alle tue circostanze. L’Apostolo Paolo avrebbe risposto onestamente, dicendo: “non ci sto pensando. Non sto pensando a me stesso e come sto io.” Paolo era consumato dal pensiero di come stavano gli altri.

Immaginiamo nei tempi antichi che il nemico sta attaccando la città e gli uomini della città escono per combattere. Loro sanno che il nemico malvagio farà strage delle mogli e dei figli se vincerà, e si sacrificano per fermare il nemico.

Durante la battaglia un soldato viene ferito gravemente, ma non al punto di doversi fermare nel combattimento. Man mano la battaglia cambia direzione. Gli uomini della città prima stavano perdendo, dopo cominciano a vincere e sconfiggono il nemico totalmente.

Il soldato ferito sta molto male fisicamente, ma cosa direbbe, di cuore, se gli fosse chiesto: “come stai?” Lui non esiterebbe a dire: “sto bene! Abbiamo vinto. Tanti sacrifici, ma l’ultimo nemico è stato sconfitto e la moglie ed i figli sono al sicuro.” Questo soldato ha una bella ferita che lo renderà handicappato a vita, ma come sta? Sta molto bene perché non sta guardando a se stesso, ma piuttosto agli altri ed alla vittoria.

Se apparteniamo a Cristo, siamo qui per promuovere il regno del nostro Signore che godremo insieme a Lui per tutta l’eternità. Come sarà la nostra vita pratica non importa. È gestita da Dio per noi per santificarci, purificarci e prepararci per stare alla Sua presenza. Tenendo questo in mente, possiamo stare bene, veramente bene, anche in situazioni difficili e dolorose.

Quindi, valutiamo a che cosa pensiamo quando ci viene chiesto: “come stai?”

Prego che non ci importeranno le nostre circostanze. Prego che saremo presi con quello che vale. Prego che, vedendo frutto nella vita anche degli altri intorno a noi, possiamo avere grande gioia come Paolo e che possiamo rallegrarci per quello che veramente vale.

E che cosa vale veramente? Ricordare chi siamo. È ricordare la nostra vera identità. L’Apostolo Paolo ci ricorda chi siamo in Cristo, se siamo veramente salvati.

Io sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me; e quella vita che ora vivo nella carne, la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me. (Galati 2:20)

Se sei in Gesù Cristo quello che vale veramente non sono le circostanze pratiche che passeranno. Non è quello che succede a te adesso. Le cose che succedono a te adesso sono strumenti di Dio per conformarti all’immagine di Cristo. Quello che vale veramente è tutto ciò che riguarda Gesù Cristo, perché se tu sei salvato, sei stato crocifisso con Cristo. Non sei più tu che vivi. Che meravigliosa verità! Questo è quello che vale veramente e prego che possiamo capire tutto questo.

Come stai dipende non da come stai nella carne ma da quello che riguarda Gesù Cristo, la Sua opera, il Suo corpo ed il Suo regno. Quando riconosci che la tua identità è in Gesù Cristo, cambia il tuo modo di vivere. Che Dio ci aiuti a stare bene in base a quello che veramente vale.