Aiuto Biblico

Abrahamo sacrifica Isacco

Sermone di Marco deFelice, www.Aiutobiblico.org per domenica30 agosto 2015, – cmd na –
Descrizione: quando tutto andava bene nella vita di Abrahamo, arrivò la prova più dura della sua vita. Però, mentre Dio salvò Isacco dalla morte, Dio doveva realmente sacrificare il proprio Figlio, Gesù Cristo.
Parole chiave: Abrahamo, Isacco, prova, fede, Dio provvede un sostituto.

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Nell’ultimo sermone, abbiamo considerato la vita di Abrahamo e la sua fede. Abbiamo visto che aveva grande fede in Dio e questa fede gli fu messa in conto come giustizia. Certamente, abbiamo visto che non era una fede perfetta. Quando Abramo andò in Egitto, anziché fidarsi di Dio, chiese a Sarai, sua moglie, di mentire. Però Dio operò e la fede di Abramo fu fortificata.

Oggi, vogliamo considerare la prova più dura della vita di Abrahamo. Credo che conosciamo tutti questa prova, la quale si verificò quando Dio gli chiese di portare suo figlio Isacco ad una certo monte per offrirlo come sacrificio a Lui. Oggi, vogliamo considerare questo avvenimento. Però, prima, vogliamo fare un breve riassunto della vita di Abrahamo fino a quel momento. Ricordiamo che, all'inizio, il suo nome era Abramo e che poi, in Genesi 17, Dio cambiò il suo nome da Abramo in Abrahamo.

Riassunto della Vita di Abrahamo

In Genesi 12, troviamo le promesse che Dio fece ad Abramo riguardo ad una discendenza, ad una grande nazione; in questa occasione, Dio gli dichiara: “in te saranno benedette tutte le famiglie della terra. Abramo crede alle promesse di Dio.

Sempre in Genesi 12, ci viene raccontato del peccato di Abramo in Egitto, quando mancò di fede e disse a Sarai di mentire. Però, Dio lo salvò e così facendo, fece crescere la sua fede.

In Genesi 13 abbiamo visto che Abramo e Lot si separano e che Dio promette la terra alla sua discendenza (il che implica che Abramo avrebbe avuto un figlio).

In Genesi 15, Dio gli parla in visione, confermando che avrà un figlio; Abramo crede in Dio e ciò gli fu messo in conto di giustizia.

Sempre in Genesi 15, Dio fa un patto con Abramo, gli parla della sua discendenza e del fatto che saranno schiavi per 400 anni, ma che poi, una volta liberati, avrebbe dato una certa terra alla discendenza di Abramo.

In Genesi 16, vediamo che Sarai dubita della promessa di Dio riguardo all’avere un figlio; ciò influisce su Abramo, che fa un figlio con Agar. In questo modo, essi cercano di provvedere con i loro mezzi e secondo le loro possibilità umane a quello che Dio gli aveva promesso. Quando Abramo aveva 86 anni, nacque Ismaele, da Agar. Ma questi non era il figlio promesso da Dio.

In Genesi 17, quando Abramo ha 99 anni, vediamo che Dio rinnova il Suo patto con lui. Dio cambia il suo nome in Abrahamo e gli rinnova la promessa che sarà padre di tanti nazioni e che darà una terra alla sua discendenza.

Dio promette, inoltre, che il figlio promesso nascerà tramite Sara, la quale aveva 90 anni.

Dio annuncia pure loro che il figlio avrà nome Isacco, che il patto fatto con Abrahamo passerà ad Isacco, che sarà un patto eterno con Isacco e che tale poi resterà con la sua discendenza.

In Genesi 18, Dio rinnova la promessa di un figlio e dichiara che nascerà fra un anno.

In Genesi 20, Abrahamo pecca nello stesso modo che aveva peccato in Egitto, mancando fede in Dio, nascondendo il fatto che Sara fosse sua moglie. Quando pecchiamo, diventa più facile peccare di nuovo nello stesso modo. Ciò ci insegna che bisogna confessare fino in fondo il peccato.

Anche in questo caso, Dio salva Abrahamo, parlando con il re Abimelek, per fermarlo dal toccare Sara. Dio comanda ad Abimelek di chiedere ad Abrahamo di pregare per lui. Poi, Abimelek arricchisce Abrahamo ancora di più. Questo avvenimento serve per fortificare ulteriormente la fede in Abrahamo.

In Genesi 21, Isacco nasce, proprio come Dio aveva promesso. Dio mantiene sempre la Sua Parola.

Abrahamo e Abimelek fanno un patto e così, secondo ragionamenti umani, Abrahamo si sente sicuro.

Isacco cresceva. Finalmente, Abrahamo aveva una vita veramente tranquilla. Visto che il primo passo delle promesse di Dio era ormai una realtà, era più facile credere e, in un certo senso, serviva meno fede. Poi, con l'alleanza fatta con Abimelek, Abrahamo si sentiva al sicuro e senza pericoli. Tutto andava bene, in un certo senso, per la prima volta nella vita di Abrahamo.

Tenete in mente che avere Isacco come figlio non era solo una benedizione come ogni figlio è una benedizione per i genitori, ma molto di più; infatti, Isacco era il figlio della promessa e Abrahamo sapeva che il patto che Dio aveva stabilito con lui sarebbe passato ad Isacco. Quindi, la presenza di Isacco nella vita di Abrahamo voleva dire chequesti poteva toccare la fedeltà di Dio con le sue proprie mani.

In questa situazione di grande pace e tranquillità, Dio mandò la più grande, profonda e dolorosa prova mai successa nella vita di Abrahamo. Infatti, spesso questo succede anche a noi. A volte, proprio quando le cose sembrano finalmente arrivare ad un punto di grande tranquillità e pace, arriva una prova che è più grande di quelle che abbiamo mai avuto in vita nostra.

Seguiamo gli Avvenimenti

Quindi, tenendo conto della situazione di Abrahamo, il quale viveva in pace, senza rischi di essere attaccato ed avendo finalmente il figlio della promessa, voglio leggere Genesi 22. Iniziamo leggendo Genesi 22:1-2.

“1 Dopo queste cose DIO mise alla prova Abrahamo e gli disse: "Abrahamo!". Egli rispose: "Eccomi". 2 E DIO disse: "Prendi ora tuo figlio, il tuo unico figlio, colui che tu ami, Isacco, va’ nel paese di Moriah e là offrilo in olocausto sopra uno dei monti che io ti dirò". (Genesi 22:1-2 LND)

Credo che non sia possibile, per noi, comprendere la profondità del dolore di Abrahamo nel sentire queste parole. Isacco non era solamente il figlio unico di Abramo, visto che aveva mandato via Ismaele e Isacco veniva da sua moglie Sara, non era solo il figlio che amava, ma Isacco era anche la garanzia che la promesse di Dio ad Abrahamo fosse vera. Cioè, Dio aveva promesso ripetutamente che avrebbe mandato grande benedizione sulla discendenza di Abrahamo, ma quella discendenza dipendeva dalla sopravvivenza di Isacco. Perciò, non solo la morte di Isacco sarebbe stato un dolore profondissimo, perché egli era il suo unico figlio che amava, ma avrebbe significato il perdere le promesse di Dio che Abrahamo aveva creduto da anni e anni. Cioè, tutto dipendeva dalla vita di Isacco. Quindi, ripeto, quando consideriamo il profondissimo dolore di Abrahamo, dobbiamo tenere conto che non era tale solo per il fatto che Isacco fosse il figlio prezioso che aveva aspettato per tanti anni, ma era anche la conferma che le promesse di Dio erano vere.

E perciò, ad un tratto, in mezzo ad una vita che finalmente era tranquilla, una vita in cui finalmente non serviva camminare tanto per fede, perché il figlio c'era e in cui Abrahamo poteva vivere in pace in base ad un'alleanza, in mezzo a quella vita tranquilla, arriva questo comandamento di sacrificare suo figlio Isacco.

Più avanti, voglio parlare del luogo dove doveva compiere questo sacrificio. Per adesso, ricordate che era su un monte nel paese di Moriah.

Passiamo ora al versetto 3. Nonostante il profondo dolore di Abrahamo nel sentire questo comandamento da parte di Dio, vediamo come reagì il suo cuore. Leggo il versetto 3:

3 Così Abrahamo si alzò al mattino presto, mise il basto al suo asino, prese con sé due dei suoi servi e Isacco suo figlio e spaccò della legna per l’olocausto; poi partì per andare al luogo che DIO gli aveva detto.” (Genesi 22:3)

Evidentemente, Dio parlò ad Abrahamo durante la notte. Dubito tantissimo che Abrahamo avesse dormito per il resto della notte, anche se non ci viene detto nulla in merito. Comunque, egli si alzò al mattino presto. Nonostante quanto questo comandamento fosse doloroso, nonostante che sembrava rendere invalide le promesse di Dio, nonostante che Abrahamo non potesse capire il motivo di un tale comandamento, per fede, amando Dio più di suo figlio, amando Dio più che la certezza delle promesse, Abrahamo ubbidì subito. Si alzò presto per darsi da fare al fine di poter partire. Mise il basto all’asino, che era una forma di sella di legno, per appendere un carico. Presi con sé due servi, preparò la legna per l'olocausto e poi partì per il luogo che Dio gli aveva detto di raggiungere.

Fratelli e sorelle, in questo esempio vediamo che cos'è la vera ubbidienza a Dio, quello che Dio desidera da noi. La vera ubbidienza non aspetta di capire il perché di un comandamento. Abrahamo non poteva minimamente capire il perché di questo comandamento. La vera ubbidienza che viene dalla fede non rimanda l'ubbidienza, ma, appena capisce cosa deve fare, si mette subito all’opera per adempiere il comandamento pienamente. La vera ubbidienza che viene dalla fede non esita a causa del costo dell’ubbidienza, perché ritiene Dio un tesoro più grande di qualunque costo si debba pagare. Perciò, teniamo queste cose in mente quando consideriamo l'ubbidienza di Abrahamo, che è un esempio per noi da seguire.

Leggiamo ora i versetti che vanno dal 4 fino al 6.

4 Il terzo giorno Abrahamo alzò gli occhi e vide da lontano il luogo. 5 Allora Abrahamo disse ai suoi servi: "Rimanete qui con l’asino; io e il ragazzo andremo fin là e adoreremo; poi ritorneremo da voi". 6 Così Abrahamo prese la legna per l’olocausto e la caricò su Isacco suo figlio; poi prese in mano sua il fuoco e il coltello e s’incamminarono tutt’e due insieme.” (Genesi 22:4-6 LND)

Abrahamo doveva camminare circa due giorni e mezzo per arrivare al posto dove doveva sacrificare Isacco. Questo rendeva il dolore ancora più profondo. Un discorso è capire una cosa difficile e farla subito. È un altro discorso quando bisogna camminare in silenzio, meditando su quello che devi fare, per tre giorni e poi finalmente vedere il posto dove devi farla e portarla a termine. Però, nonostante il dolore, la fede di Abrahamo non vacillò. Egli non tornò indietro. Continuarono a camminare verso il luogo designato da Dio, anche se solo Abrahamo capiva quello che doveva succedere. Che peso tremendo sul suo cuore!

In questo, vediamo che, a volte, Dio ci dà delle prove che sono solo per noi. Certamente, Egli ci dà tante prove, prove che possiamo condividere con altri. Ma, a volte, ci dà prove che dobbiamo portare a termine da soli. Questo serve per legare il nostro cuore ancora di più a Lui.

Quando arrivarono vicino al monte, Abrahamo lasciò i due servi in quel luogo, per andare solo lui ed Isacco al monte. Posso immaginare che sapeva che, se avesse portato con lui due servi, costoro lo avrebbero cercato di ostacolare dall’offrire Isacco in olocausto. E perciò, i due andarono da soli sopra il monte.

Abrahamo disse ai due serve di rimanere là e che dopo sarebbero tornati lui ed Isacco. Non sappiamo se questa era una dichiarazione di fede, oppure se non voleva creare dubbi nella mente di loro. Comunque sia, partirono lui e Isacco da soli.

Posso solo immaginare il dolore di Abrahamo mentre saliva il monte con il suo amato figlio, sapendo che, in cima, avrebbe dovuto offrirlo come olocausto a Dio. Eppure, nonostante il dolore, Abrahamo aveva fede in Dio e temeva Dio, perciò andò avanti.

Leggo ora i versetti 7 e 8, versetti che ci aiutano a capire qualcosa in più del dolore di Abrahamo:

“7 E Isacco parlò a suo padre Abrahamo e disse: "Padre mio!". Abrahamo rispose: "Eccomi, figlio mio". E Isacco disse: "Ecco il fuoco e la legna; ma dov’è l’agnello per l’olocausto?". 8 Abrahamo rispose: "Figlio mio, DIO provvederà egli stesso l’agnello per l’olocausto". E proseguirono tutt’e due insieme.” (Genesi 22:7,8 LND)

Non riesco ad immaginare il dolore di Abrahamo quando Isacco gli chiese dove fosse l'agnello dell'olocausto. Sicuramente, Isacco conosceva molto bene le promesse di Dio. Sapeva che stavano andando a fare un olocausto in cui bisognava sacrificare un animale come simbolo di pagamento per il peccato. Perciò, questa sua richiesta rendeva ancora più pesante il cuore di Abrahamo.

Abrahamo rispose semplicemente che sarebbe stato Dio stesso a provvedere l'agnello dell'olocausto. In un certo senso, questa era una profezia. Quando gli uomini offrivano olocausti a Dio, erano gli uomini a provvedere l'agnello. Ma Abrahamo si fidava del fatto che sarebbe stato Dio a provvedere l'agnello in quell’occasione. Però, visto che Dio aveva parlato con Abrahamo più volte del fatto che tutte le famiglie della terra sarebbero state benedette tramite un suo discendente, Abrahamo poteva pure aver pensato al Cristo, al Messia, all'agnello che Dio aveva promesso per la salvezza del mondo. Anche in quel senso, Dio avrebbe provveduto l'agnello.

Visto che era Dio a comandare ad Abrahamo di offrire Isacco come olocausto, è anche possibile che Abrahamo intendeva che Dio aveva provvisto Isacco come l'olocausto. Comunque sia, L’Eterno non spiegò molto ad Isacco e Isacco non fece altre domande perchè si fidava di suo padre.

Arriva il momento

Leggiamo ora il versetto 9, per capire quello che succede quando arrivano in cima al monte, al luogo designato da Dio:

“9 Così giunsero al luogo che DIO gli aveva indicato, e là Abrahamo edificò l’altare e vi accomodò la legna; poi legò Isacco suo figlio e lo depose sull’altare sopra la legna.” (Genesi 22:9 LND)

Arrivati al luogo, Abrahamo fece tutto il necessario per poter offrire Isacco come sacrificio. Poi il brano dichiara che legò Isacco. È giusto presumere che Isacco si lasciò legare. Era grande abbastanza che avrebbe potuto resistere a suo padre, se solo l’avesse voluto. È molto possibile che, una volta in cima, Abrahamo abbia spiegato ad Isacco quello che Dio gli aveva comandato. Comunque sia, Isacco si lasciò legare e Abrahamo lo depose sull'altare sopra la legna. A quel punto, tutto era preparato ed Abrahamo era pronto ad offrire Isacco. Il suo cuore era spezzato, ma la sua fede in Dio voleva dire che l'ubbidienza era l'unica via.

A questo punto, fermiamoci per leggere quello che Dio guidò l'autore all'Epistola agli Ebrei a scrivere di Abrahamo. Leggo da Ebrei 11:

“17 Per fede Abrahamo, messo alla prova, offrì Isacco e colui che aveva ricevuto le promesse offrì il suo unigenito 18 anche se Dio gli aveva detto "In Isacco avrai una discendenza che porterà il tuo nome," 19 perché Abrahamo riteneva che Dio era potente da risuscitarlo anche dai morti; per cui lo riebbe come per una specie di risurrezione.” (Ebrei 11:17-22 LND)

Questo brano dichiara che Abrahamo offrì Isacco. Nella mente di Abrahamo, il sacrificio di Isacco fu compiuto. Quando lasciò casa per camminare per tre giorni, per lui il sacrificio era già una realtà. Quando preparò l'altare, legò Isacco e lo depose sopra la legna, nella sua mente vedeva già la morte di suo figlio. Però, allo stesso tempo, nonostante che le promesse di Dio dovevano per forza passare per Isacco, Abrahamo, senza capire come, aveva fede in Dio, ritenendo Dio potente da risuscitare Isacco dalla morte. Ricordate che, a quel punto, la risurrezione non era mai avvenuta. Però, la fede di Abrahamo era tale che credeva in quello che era totalmente impossibile in base al suo ragionamento. Questo è perché Abrahamo aveva fede che Dio è Dio ed è capace di fare qualsiasi cosa, anche l'impossibile.

Perciò, l'ubbidienza di Abrahamo era solidamente fondata sulla sua fede in Dio. E, anche per noi, solo la fede in Dio ci darà una base solida per poter ubbidire giorno dopo giorno, in ogni campo della vita.

Dio opera

Perciò, a questo punto, nella mente e nel cuore di Abrahamo il sacrificio di Isacco era già una realtà. Dio gli aveva chiesto quello che era più importante delle cose terrene che aveva e, visto che Dio era il suo tesoro sopra ogni altra cosa, Abrahamo aveva ubbidito. Proseguiamo per vedere quello che è successo. Leggiamo Genesi 22:10-12.

“10 Abrahamo quindi stese la mano e prese il coltello per uccidere suo figlio. 11 Ma l’Angelo dell’Eterno lo chiamò dal cielo e disse: "Abrahamo, Abrahamo!". Egli rispose: "Eccomi". 12 L’Angelo disse: "Non stendere la tua mano contro il ragazzo e non gli fare alcun male; ora infatti so che tu temi Dio, poiché non mi hai rifiutato tuo figlio, l’unico tuo figliuolo".” (Genesi 22:10-12 LND)

Quello che per Abrahamo era già compiuto, fu bloccato da Dio e Abrahamo capii per la prima volta che era una prova e che non doveva veramente offrire Isacco. L'angelo dell'Eterno gli disse che ora Dio sapeva che Abrahamo temeva Dio.

Certamente, Dio sapeva questo anche prima, perché conosce il cuore di ognuno. Ma adesso Dio sapeva dall'esperienza della fede di Abrahamo e non solo dal suo cuore.

Fra alcuni minuti, voglio considerare quello che vediamo del cuore di Abrahamo nel sacrificio di Isacco. Poi, vogliamo considerare quello che questo sacrificio ci insegna del sacrificio di Gesù Cristo.

Per ora, proseguiamo per vedere quello che succede. Leggo i versetti 13 e 14:

“13 Allora Abrahamo alzò gli occhi e guardò; ed ecco dietro di lui un montone, preso per le corna in un cespuglio. Così Abrahamo andò, prese il montone e l’offerse in olocausto invece di suo figlio. 14 E Abrahamo chiamò quel luogo Jehovah Jireh. Per questo si dice fino al giorno d’oggi: "Al monte dell’Eterno sarà provveduto".” (Genesi 22:13,14 LND)

Là, su quel monte, Dio provvide un sacrificio al posto di Isacco. Ma come cosa molto, molto più grande, là, su quel monte, anni più tardi, Dio provvederà e, di fatto, ha provveduto, il vero Agnello di Dio, che toglie il peccato del mondo.

Monte Moriah

Avevo accennato prima al fatto che volevo parlare della posizione di questo monte. Leggo di nuovo Genesi 22:1,2:

“1 Dopo queste cose DIO mise alla prova Abrahamo e gli disse: "Abrahamo!". Egli rispose: "Eccomi". 2 E DIO disse: "Prendi ora tuo figlio, il tuo unico figlio, colui che tu ami, Isacco, va’ nel paese di Moriah e là offrilo in olocausto sopra uno dei monti che io ti dirò". (Genesi 22:1,2)

Il monte dove Abrahamo doveva offrire Isacco come sacrificio era nel paese di Moriah. Impariamo, in 2 Cronache, che era là che Salomone costruì il tempio, il luogo dove il popolo di Dio doveva offrire sacrifici per il peccato. Ed era là, su quel monte, che Gesù Cristo, il vero Agnello di Dio, fu sacrificato per togliere il peccato del mondo. Leggo 2 Cronache 3:1, in cui comprendiamo dell’esistenza di questo luogo:

“Salomone iniziò quindi a costruire la casa dell’Eterno a Gerusalemme sul monte Moriah, dove l’Eterno era apparso a Davide suo padre, nel luogo che Davide aveva preparato sull’aia di Ornan, il Gebuseo.” (2Cronache 3:1 LND)

Pensate, il tempio dove i Giudei offrivano sacrificio a Dio, come simboli del vero sacrificio, era sullo stesso monte. Però, cosa ancora più grande, Gesù Cristo è stato sacrificato su quel monte. Il sacrificio di Isacco, per il quale Dio provvide un sostituto per salvare la sua vita, sarebbe dovuto avvenire sullo stesso monte dove Dio avrebbe provveduto il vero sostituto, cioè, non un montone, ma il suo Unigenito Figlio, Gesù Cristo.

Il Sacrificio di Gesù Cristo

Ad Abrahamo fu comandato di sacrificare il suo unico figlio, ma, visto che Dio provvide un sostituto, non dovette farlo. Invece, non c'era alcun sostituto per Gesù Cristo. Quello che Abrahamo non doveva fare, Dio, come Padre di Gesù Cristo, doveva invece farlo a Suo tempo. E, se è pur vero che Abrahamo amava suo figlio, è altresì vero che Dio amava Gesù Cristo, Suo Figlio, infinitamente di più, essendo Dio. Perciò, quando consideriamo l'immensità del sacrificio che Abrahamo fece offrendo suo figlio, ricordiamo che Dio fece infinitamente di più, sacrificando realmente Gesù Cristo su quel monte.

E perciò, quel monte fu chiamato “Jehovah Jireh”, ovvero, “Dio provvede”, ragion per cui, fu detto: "al monte dell'Eterno sarà provveduto." (Genesi 22:14). Cioè, sarebbe stato provveduto il sacrificio che serve per poter essere perdonati.

Grazie a Dio, Egli ha provveduto, al monte dell'Eterno, il vero Agnello, Gesù Cristo, che è stato realmente sacrificato da Padre Suo, Dio stesso, per pagare il debito, rendendo possibile il perdono e la salvezza.

Perciò, quando leggiamo di questo sacrificio di Isacco, ricordiamo che è un tipo del sacrificio di Gesù Cristo per noi. Quello che Abrahamo non doveva realmente fare, Dio Padre lo ha realmente fatto, sacrificando Gesù Cristo. Per Abrahamo, Dio provvide un montone, per noi, Egli provvide il Suo stesso unigenito Figlio. Grazie a Dio per il sacrificio di Cristo!

Lezioni per Noi

A questo punto, vorrei considerare alcune delle lezioni principali che possiamo trarre da questo avvenimento. Ce ne sono tante altre, ma prego che queste possano fortificare la nostra fede.

Scopo del Sacrificio di Isacco

Credo che una delle lezioni più grandi che possiamo trarre da questo avvenimento è che Dio vuole il nostro cuore. Abrahamo amava Isacco, però, era necessario che il suo cuore non fosse attaccato ad Isacco, che era un dono da Dio, ma solo a Dio.

Spesso, il nostro amore per le persone care a noi è una forma di egoismo, cioè, amiamo i nostri cari, perché sono i NOSTRI cari e non come mezzi per amare Dio di più.

Il comandamento di Dio ad Abrahamo di sacrificare Isacco serviva a purificare l'amore che Abrahamo aveva per Isacco in rapporto con il suo amore per Dio e per portarlo, così, ad avere un amore puro verso Dio.

Abrahamo doveva arrivare ad amare Isacco non perché era suo figlio, un possesso suo, qualcuno a cui aggrapparsi, ma doveva amarlo come un dono della grazia di Dio, un dono che continuava ad appartenere a Dio, non ad Abrahamo e che era solo affidato ad Abrahamo per un tempo limitato. Doveva, perciò, essere sempre pronto a dare il dono indietro a Dio.

Se siamo così attaccati ad un dono che Dio ci ha dato, al punto che non riusciamo a ridare quel dono a Dio, vuol dire che amiamo quel dono più di quanto amiamo Dio. Questo genere di comportamento è idolatria. Dio mise Abrahamo alla prova, per fargli realizzare che il suo amore per Isacco non doveva fare concorrenza al suo amore per Dio.

E perciò, questo sacrificio ci mostra, in modo potente, che dobbiamo amare Dio più di qualsiasi cosa. Gesù Cristo, Dio incarnato, ci insegna questo, in Matteo, e poi, in una forma più potente, in Luca. Leggo le parole di Gesù in Matteo 10:37:

“Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; e chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me.” (Matteo 10:37 LND)

Ancora più forti sono le parole di Cristo in Luca 14:26.

“"Se uno viene a me e non odia suo padre e sua madre, moglie e figli, fratelli e sorelle e perfino la sua propria vita, non può essere mio discepolo.” (Luca 14:26 LND)

Dio vuole i nostri cuori, non solo parzialmente, ma interamente.

Dobbiamo amare Dio infinitamente di più di quanto amiamo altre persone. Il confronto fra il nostro amore per Dio e il nostro amore per gli altri deve essere così grande che, se confrontati, è come se odiassimo gli altri, coloro che sono cari a noi. Possiamo amare così quando vediamo sempre di più il vero valore di Dio.

Abrahamo doveva sacrificare il suo primogenito, Isacco, cosa che successivamente Dio comandò a Mosè. Sotto la legge data a Mosè, i giudei dovevano sacrificare ogni loro primogenito, provvedendo il sacrificio di un animale per la redenzione del figlio. In questo, mostravano che non dovevamo amare nemmeno un primogenito al posto di Dio.

Quindi, il sacrificio di Isacco ci insegna che non dobbiamo amare nessuno più di quanto amiamo Dio. Dio deve essere il nostro tesoro. Ogni persona che Dio ci dà da amare è un dono che dovrebbe farci amare Dio di più. Mai deve avere primo posto nel nostro cuore, posto che appartiene a Dio solo!

Lezione della Fede

C'è un'altra lezione importante in questo avvenimento. Visto che l'adempimento di tutte le promesse di Dio doveva passare tramite Isacco, secondo la logica umana, la sua morte avrebbe reso impossibile l'adempimento delle promesse stesse. Quindi, Abrahamo doveva fidarsi della semplice parola di Dio, senza appoggiarsi minimamente alla logica umana, eccetto per il fatto che Dio non può mentire e che può fare ogni cosa, anche quello che sarebbe impossibile umanamente.

Cioè, finché la nostra fede in Dio è limitata a quello che è possibile umanamente, non è fede in Dio. Anche un non credente potrebbe avere fede in qualcosa che la sua logica vede possibile. Quando, invece, la cosa in cui speriamo e che Dio ci ha promesso, è umanamente impossibile, allora, la fede è fede in Dio solo. Questa è la fede che dà gloria a Dio e che ci permette di superare ogni prova e difficoltà. Questa è la fede di Abrahamo e questa è la fede che Dio ci chiama ad avere.

Abrahamo giubilò nel vedere Cristo

C'è un'altra verità meravigliosa in questo brano, cioè, che Abrahamo vide il giorno di Cristo in tutto questo. Salendo il monte, quando Isacco aveva chiesto riguardo ad un agnello, Abrahamo gli aveva risposto: “Dio stesso provvederà”. Poi, quando l'Angelo dell'Eterno fermò Abrahamo ed egli guardò indietro, vide il montone preso per le corna in un cespuglio. Allora, capì che, come Dio aveva provveduto un sostituto per Isacco, Egli, a Suo tempo, avrebbe provveduto pure il Messia come vero Agnello di Dio. Per fede, Abrahamo vide il giorno di Cristo e, in questo, si rallegrò. Gesù Cristo dichiara questo ai Giudei in Giovanni 8:56. Ve lo leggo:

“Abrahamo, vostro padre, giubilò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e se ne rallegrò".” (Giovanni 8:56 LND)

Per fede, Abrahamo vide il giorno di Cristo e, nel vederlo, ne ebbe grande gioia. Abrahamo sapeva che la salvezza sarebbe giunta per mezzo del Cristo è giubilò per questa grande verità.

Abrahamo aveva gioia per fede in quello che sapeva sarebbe successo. Noi possiamo gioire, perché quello che egli vedeva per fede, come avvenimento futuro, noi lo possiamo vedere, oggi, come fatto storico. Gesù Cristo è venuto, è andato alla croce e il Suo sacrificio è stato accettato da Dio. La prova di questo fatto è la risurrezione di Cristo. Possiamo gioire, il sostituto per i nostri peccati è venuto! Questo ci garantisce che c'è perdono!

Abrahamo fu fortificato nella fede

Un'altra verità importante è che Abrahamo aveva ripreso il cammino di fede dopo le sue cadute. Abrahamo aveva mancato di fede più volte: in Egitto, quando andò con Agar e quando mentì ad Abimelek. Però, anziché restare nel suo peccato, tornò a camminare per fede. La lezione per noi è che, quando cadiamo, non dobbiamo restare nel peccato. Dobbiamo alzarci, confessando il nostro peccato e riprendere il cammino di fede. Grazie a Dio per questo esempio in Abrahamo. È questo, senza dubbio, un esempio per noi da seguire.

Abrahamo dimostrò di avere una fede pronta e ubbidiente

Poi, ricordiamo l'esempio di Abrahamo in quanto egli fu pronto ad ubbidire a Dio, nonostante quanto Egli gli aveva comandato fosse un comandamento difficile e doloroso. La fede vera è una fede che produce vera ubbidienza. L'ubbidienza non deve essere legato a quello che è ragionevole a noi, né a quello che è facile. Spesso, i comandamenti di Dio possono non avere senso, secondo il ragionamento umano. Però, in ogni caso, la vera fede produce ubbidienza. Seguiamo, anche in questo, l'esempio di Abrahamo.

Infine ricordate che questa prova giunse nella vita di Abrahamo quando essa era finalmente tranquilla. Abrahamo viveva in pace e, finalmente, aveva il figlio per cui aveva aspettato tanti anni. Quando Dio provò Abrahamo, il figlio promesso era già una realtà. Quindi, tutto andava bene, quando arrivò questa prova difficilissima.

Da questo, ricordiamo che, spesso, quando la vita sembra tranquilla, Dio ci dà una grande prova. Questo è perché il più grande bene non è una vita tranquilla, è una vita in cui la nostra fede in Dio cresce. Prego che saremo pronti per le prove che Dio ci manderà, come lo fu Abrahamo.

Ci sarebbero tante altre cose che potremmo dire di questo brano. Ma vorrei fermarmi qua, perché voglio che meditiamo sulle verità che abbiamo già visto. Soprattutto, ringrazio Dio che Egli, nella persona del Padre, sacrificò il Figlio per noi, su quel monte. Preghiamo.