Ti è mai successo di avere un grande peso sul cuore, e qualcuno che conosci è venuto e ti ha parlato, ti ha chiesto di fare delle cose, ma era evidente che non era minimamente sensibile alla tua situazione, al tuo dolore? Quella persona è stata un grande incoraggiamento per te?
Però, al contrario, ti è mai successo che qualcuno sia venuto per parlarti di qualcosa, ma, ha notato nei tuoi occhi che hai un peso, e si è informato sul tuo peso, ed ha sofferto insieme a te, e ti ha consolato, e ti ha aiutato a vedere più di Dio, con un cuore di portare insieme a te il tuo peso? Ti è mai successa una cosa simile? Quella persona ti è stata un incoraggiamento ed un aiuto?
Una persona che riesce a comprendere veramente come stiamo, e a darci aiuto simpatizzando con noi, può essere grandemente usata da Dio per aiutarci e stimolarci nella vita.
È il piano di Dio che viviamo così, gli uni con gli altri.
Certamente, Dio ci salva individualmente.
Però, non ci salva per lasciarci soli. Dio salva l'individuo, ma la vita cristiana è una vita insieme ad altri credenti. Quando Dio ci salva, ci fa diventare parte del corpo di Cristo, insieme agli altri credenti. Diventiamo membra gli uni degli altri.
Infatti, non cresciamo da soli. La crescita arriva quando siamo ben legati, gli uni con gli altri, ognuno usando i suoi doni spirituali. Allora, la crescita arriva a tutto il corpo. Leggo Efesini
11 Ed egli stesso ha dato alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti e altri come pastori e dottori, 12 per il perfezionamento dei santi, per l’opera del ministero e per l’edificazione del corpo di Cristo, 13 finché giungiamo tutti all’unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, a un uomo perfetto, alla misura della statura della pienezza di Cristo, 14 affinché non siamo più bambini, sballottati e trasportati da ogni vento di dottrina, per la frode degli uomini, per l'astuzia che mira ad usare insidie di errore, 15 ma, seguendo la verità nell’amore, cresciamo in ogni cosa in colui che è il capo, cioè Cristo. 16 Dal quale tutto il corpo ben connesso e unito insieme, mediante il contributo fornito da ogni giuntura e secondo il vigore nella misura di ogni singola parte, produce la crescita del corpo per l’edificazione di se stesso nell’amore. (Efesini 4:11-16)
Quanto è importante che riconosciamo che la nostra crescita è grandemente collegata a quanto siamo legati con gli altri credenti nella nostra vita, ed al fatto che stiamo usando i nostri doni spirituali nella vita gli uni degli altri. Ma per poter vivere così, dobbiamo essere ben legati insieme, avendo cuori sensibili gli uni verso gli altri. I nostri doni vengono usati quando i nostri cuori sono legati.
Ricordate che i doni spirituali sono per il bene comune, come leggiamo in 1Corinzi 12:7. Lo Spirito Santo dà i doni per questo.
“Or a ciascuno è data la manifestazione dello Spirito per l’utilità comune.” (1Corinzi 12:7 LND)
Tu hai doni spirituali che servono per la vita degli altri. Gli altri hanno doni spirituali che servono per la tua crescita. Noi cresciamo quando siamo strettamente legati insieme come corpo, quando abbiamo cuori che notano come stanno gli altri, e agiscono in base al bisogno e al bisogno del cuore. Cresciamo quando i nostri cuori sono sensibili gli uni agli altri.
il comandamento: amare il tuo prossimo
Per essere legati, e per usare i nostri doni in modo che portino frutto nella vita gli uni degli altri, dobbiamo amarci. Infatti, l’amore è fondamentale nella vita cristiana.
La Bibbia parla moltissimo dell’amore gli uni per gli altri. Possiamo iniziare con il brano dove a Gesù fu chiesto qual è il più grande comandamento.
28 Allora uno degli scribi che aveva udita la loro discussione, riconoscendo che egli aveva loro risposto bene, si accostò e gli domandò: «Qual è il primo comandamento di tutti?». 29 E Gesù gli rispose: «Il primo di tutti i comandamenti è: "Ascolta, Israele: Il Signore Dio nostro è l’unico Signore", 30 e: "ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza". Questo è il primo comandamento. 31 E il secondo è simile a questo: "Ama il tuo prossimo come te stesso". Non vi è alcun altro comandamento maggiore di questi». (Marco 12:28-31)
Dobbiamo amare gli uni gli altri come amiamo noi stessi.
Potremmo utilizzare tutto il sermone per leggere brani che parlano di quanto è importante amare gli uni gli altri. Il vero amore è alla base dei rapporti benedetti. Se vuoi essere ripieno dello Spirito Santo, una chiave è di amare gli uni gli altri profondamente, e attivamente, un amore che è secondo conoscenza.
Ho menzionato amore secondo conoscenza. Cosa intendo?
Se tu hai fame, e io non lo so, anche se ho tanto cibo, non ti darò il cibo che a te serve.
Se hai un cuore afflitto per la perdita di una persona a te cara, ma io non so del tuo dolore, non posso consolarti.
Se sei afflitto con falsi pensieri, ma io non lo so, non posso condividere con te le verità che ti servono.
Per poter amare gli altri, dobbiamo conoscerli, dobbiamo sapere quello che stanno passando, dobbiamo capire i loro dolori. In un certo senso, per aiutare qualcuno, dobbiamo metterci nei suoi panni.
Per poter amare qualcuno, dobbiamo conoscerlo, conoscere la sua situazione, conoscere il suo dolore.
In 1Pietro 3.7, leggiamo un comandamento che Dio dà ai mariti. Sappiamo da Efesini che i mariti sono comandati ad amare le loro mogli come Cristo ama la chiesa. In 1Pietro, impariamo una aspetto importante di come amare così. Leggo 1Pietro 3:7.
7 Similmente voi, mariti, vivete con le vostre mogli con la comprensione dovuta alla donna, come al vaso più debole, e onoratele perché sono coeredi con voi della grazia della vita, affinché le vostre preghiere non siano impedite. (1Pietro 3.7)
La cosa che voglio notare è che il marito deve vivere con sua moglie “con la comprensione dovuto alla donna”, che si potrebbe tradurre meglio come: “vivendo con le vostre mogli secondo conoscenza”. Per poter amare la moglie come Cristo ama la chiesa, un marito deve conoscere sua moglie. Questa è una conoscenza che deve crescere, giorno per giorno. Ogni giorno ci sono nuove situazioni, nuovi pesi, nuovi pensieri. Un marito deve vivere con sua moglie secondo conoscenza, deve conoscere il cuore della moglie per poterla amare.
Questo richiede impegno. Questo richiede un cuore sensibile. Questo è fondamentale per poter amare veramente, come Cristo ama.
Questo stesso principio vale anche per poter amare gli uni gli altri. Dobbiamo conoscerci, dobbiamo impegnarci a sapere come stanno gli altri. Dobbiamo arrivare a simpatizzare gli uni con gli altri.
Di natura, viviamo focalizzati su noi stessi, e sulla nostra famiglia. Siamo presi con i nostri problemi, i nostri impegni, i nostri pesi, i nostri traguardi. Vivendo così, tendiamo a non notare la vera condizione degli altri, e questo ci ostacola dal poter amare gli altri.
Il vero amore è una vita in cui pensiamo anche agli altri, e non solo a noi stessi.
In Filippesi 2, troviamo un insegnamento che descrive come Dio ci comanda di vivere. Notate che è una via in cui siamo molto sensibili a come stanno gli altri. Quando viviamo così, diventa una grande benedizione per tutti. Seguite mentre leggo Filippesi 2:1-5.
1 Se dunque vi è qualche consolazione in Cristo, se qualche conforto d’amore, se qualche comunione di Spirito, se qualche tenerezza e compassione, 2 rendete perfetta la mia gioia, avendo uno stesso modo di pensare, uno stesso amore, un solo accordo e una sola mente, 3 non facendo nulla per rivalità o vanagloria, ma con umiltà, ciascuno di voi stimando gli altri più di se stesso. 4 Non cerchi ciascuno unicamente il proprio interesse, ma anche quello degli altri. 5 Perciò, abbiate in voi lo stesso sentimento che è stato in Cristo Gesù, (Filippesi 2:1-5)
Il brano continua e spiega come Gesù Cristo ha dato tutto per poterci salvare.
La cosa che voglio notare è come dobbiamo vivere. È il contrario di quello che è naturale. Di natura, ognuno focalizza sulla propria vita, e sulla vita della propria famiglia.
Quanto è diverso quello che Dio ci comanda in questo brano, nel v.2.
----- Avendo uno stesso modo di pensare, uno stesso amore, un solo accordo e una sola mente,
Quindi, anziché vivere ognuno con i propri traguardi, che è normale, ognuno avendo la mente focalizzata sulle proprie cose, dovremmo tutti avere lo stesso modo di pensare, che può succedere solamente se stiamo tutti focalizzati sul regno di Dio, e sul vero bene degli altri. L’unico modo per avere una sola mente è quando stiamo tutti cercando, prima di ogni altra cosa, il regno e la giustizia di Dio.
Poi, il brano ci comanda:
3 non facendo nulla per rivalità o vanagloria, ma con umiltà, ciascuno di voi stimando gli altri più di se stesso.
Qui, Dio ci comanda che ognuno stimi gli altri più di se stesso, anziché vivere ognuno per i propri traguardi. Pensate a questo.
Anziché riempirmi delle mie cose, anziché focalizzare sui miei pensieri, sulle mie cose, e sui miei problemi, come se io fossi il più importante, Dio ci comanda il contrario, dicendo che ognuno deve stimare altri altri più di se stesso. Quindi, io devo considerare gli altri come più importanti di me, e quindi, devo vivere in modo da dare preferenza agli altri, ed avere sul cuore le loro situazioni.
Per fare questo, devo per forza impegnarmi a conoscere la situazione degli altri. Devo capire la situazione e il cuore dell’altro, per poter stimare quella persona. Devo avere un cuore attento. Devo impegnarmi a capire come sta la persona, per poterla aiutare, incoraggiare, consolare ed appoggiare, secondo il bisogno.
Andando avanti nel brano, nel v.4 leggiamo:
4 Non cerchi ciascuno unicamente il proprio interesse, ma anche quello degli altri. (Filippesi 2:4)
Anche qua, Dio rende sempre più chiaro questo insegnamento. Non dobbiamo vivere focalizzando suoi nostri interessi, ma anche su quelli degli altri. Effettivamente, questo è lo stesso comandamento di quello di amare il nostro prossimo proprio come noi stessi. Quindi, non dobbiamo impegnarci nelle nostre cose, e poi, se ci rimane del tempo pensiamo agli altri. NO. Piuttosto, Dio ci comanda di avere un cuore per gli altri, ed un impegno per gli altri, come ci impegniamo nelle nostre cose.
rendere onore gli uni agli altri
Troviamo un insegnamento simile in Romani 12:10. Questo brano ci parla del cuore ed anche dell’impegno che dobbiamo avere. Vi leggo Romani 12:10.
10 Nell’amore fraterno, amatevi teneramente gli uni gli altri; quanto all’onore fate a gara nel renderlo gli uni gli altri. (Romani 12:10)
Dio ci comanda di amare gli uni gli altri teneramente. Questo vuol dire che gli altri credenti che Dio mette nella mia vita devono essere preziosi per me.
Amare qualcuno teneramente vuol dire che quella persona è preziosa per me. Se una persona è preziosa, mi informo di quella persona. Voglio essere presente nella sua vita, voglio essere un aiuto per quella persona. Mi informo della sua situazione, mi metto nei suoi panni.
La seconda parte del versetto dichiara:
quanto all’onore fate a gara nel renderlo gli uni gli altri.
Una parte importante di amare gli uni gli altri come noi stessi è di rendere onore all’altra persona. Questo vuol dire avere un grande impegno per fare del bene all’altra persona. Vuol dire considerare l’altra persona estremamente importante.
Andando avanti in Romani 12, troviamo i vv. 11-14. Anche qui, leggiamo di come dobbiamo avere un grande cuore ed impegno per gli altri. Per poter vivere così, devo notare la situazione e i bisogni di quella persona. Leggo Romani 12:11-14.
11 Non siate pigri nello zelo; siate ferventi nello spirito, servite il Signore, 12 allegri nella speranza, paziente nell’afflizione, perseveranti nella preghiera; 13 provvedete ai bisogni dei santi, esercitate l’ospitalità. 14 Benedite quelli che vi perseguitano; benedite e non maledite. (Romani 12:11-14).
Questi versetti ci parlano di una vita in cui ci si impegna a fare del bene per gli altri.
Poi, arriviamo al versetto 15, che riassume molto quello che abbiamo considerato finora. Lo leggo, e poi lo valutiamo.
15 Rallegratevi con quelli che sono allegri, piangete con quelli che piangono.
Questo va oltre a quello che dobbiamo fare per gli altri, e parla del cuore da avere per gli altri. Parla di avere un cuore così legato agli altri che ho gioia quando gli altri hanno gioia, e piango quando gli altri piangono.
Come posso avere gioia con chi ha gioia,e piangere con chi piange?
Chiaramente, sta parlando di fare questo di cuore. Non è un’azione esteriore, è qualcosa che viene dal cuore.
Allora, per poter gioire veramente con chi gioisce, e per poter piangere veramente con chi piange, cosa serve?
Devo veramente mettermi nei panni dell’altra persona. Devo avere un profondo amore per quella persona, in modo che simpatizzo a fondo con quello che sta vivendo. Devo avere quella persona a cuore.
SOLO così possiamo gioire veramente con quella persona quando ha gioia, e piangere con quella persona quando piange. Devo poter veramente simpatizzare con quella persona.
Il mio cuore dev’essere così legato al cuore di quella persona che sento la sua gioia, e sento il suo dolore. Questo è come Dio ci comanda di vivere gli uni con gli altri. Quanto è meraviglioso vivere rapporti così!
Una parte di questo: poter simpatizzare
Fratelli e sorelle, fermiamoci a riconoscere che questo è il cuore di Gesù Cristo nei nostri confronti.
Consideriamo un aspetto importante dell’amore di Gesù Cristo per noi. Trovate Ebrei 4 con me. In questo brano, troviamo una descrizione di Gesù Cristo, il nostro Sommo Sacerdote. Vogliamo notare che Gesù Cristo può simpatizzare veramente con noi. Egli è stato tentato, ovvero provato, in ogni cosa, come noi, senza però peccare, e perciò, Egli è capace di comprendere veramente il nostro dolore.
14 Avendo dunque un gran sommo sacerdote che è passato attraverso i cieli, Gesù, il Figlio di Dio, riteniamo fermamente la nostra confessione. 15 Infatti, noi non abbiamo un sommo sacerdote che non possa simpatizzare con le nostre infermità, ma uno che è stato tentato in ogni cosa come noi, senza però commettere peccato. 16 Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, affinché otteniamo misericordia e troviamo grazia per ricevere aiuto al tempo opportuno. (Ebrei 4:14-16)
C’è tanto da notare qua, tante verità, ognuna meravigliosa.
Noi abbiamo un grande sommo sacerdote. Abbiamo. È nostro. Egli svolge questo ruolo per NOI.
Egli è passato attraverso i cieli. Egli è Gesù, uomo, ma è anche il Figlio di Dio, pienamente Dio. Egli è uomo, e così, può identificarsi con noi. Egli è Dio, e può curarci.
Poi, Gesù Cristo viene descritto come il nostro Sommo Sacerdote che può simpatizzare con noi.
È estremamente importante capire questo.
Gesù Cristo è stato tentato in ogni cosa, come noi. Gesù comprende i nostri dolori, le nostre lotte, sente il nostro dolore.
Quindi, può simpatizzare con noi. Può rallegrarsi con noi. Può piangere con noi. Sente la nostra gioia. Sente il nostro dolore .
In Gesù Cristo vediamo cosa vuol dire identificarsi con gli altri. In Gesù Cristo, vediamo un chiaro esempio di cosa vuol dire amare veramente il nostro prossimo.
Vuol dire mettersi veramente nei panni dell’altro, e sentire la sua gioia e la sua tristezza. Vuol dire comprendere, in senso vero, la sua situazione. Vuol dire simpatizzare con quella persona.
Vivere così è amare veramente. Vivere così è come possiamo amare gli uni gli altri teneramente.
Vivere così è quello che serve per amarci come Dio ci comanda, per amare gli altri come amiamo noi stessi.
Amare così, simpatizzando gli uni con gli altri, è quello che crea un vero legame fra di noi, un legame che dura. È quello che ci permette di essere usati da Dio per edificare gli uni gli altri, che ci porta ad avere una chiesa più forte.
Vivere così è il modo in cui il nostro amore gli uni per gli altri sarà visibile agli altri. Amare così, simpatizzando gli uni con gli altri, sentendo il dolore e la gioia gli uni degli altri, è come possiamo vivere veramente l’amore di Cristo, ed edificare gli uni gli altri.
Come vivere così noi
Prego che stiamo comprendendo che questa è la vita cristiana a cui siamo tutti chiamati. Un vita in cui abbiamo un profondo amore gli uni per gli altri, e questo amore ci spinge ad un grande impegno per sapere come stanno gli altri, ed a capire non solo i loro impegni, ma come stanno di cuore, per dare la cura giusta in base a come stanno veramente. Vivere così vuol dire simpatizzare con gli altri.
Cosa vuol dire in pratica? Com’è una vita così?
Vuol dire che io che sono credente, e questo vale anche per te che sei credente, vuol dire che io vivo pensando costantemente agli altri. Giorno per giorno, noto come stanno le persone intorno a me. Non solo noto, ma mi informo. Mi impegno a capire lo stato d'animo dei credenti che Dio ha messo nella mia vita. Mi impegno a vivere con loro secondo conoscenza. Questo vuol dire che mi impegno ad informarmi della loro vita, e della condizione del loro cuore. Non voglio sentire solo gli impegni che hanno, ma voglio capire i loro cuori, i loro pesi, le loro gioie.
Questo richiede una vita di impegno. Richiede un cuore che ama profondamente, che pensa molto più agli altri che a se stesso.
Se siamo onesti, spesso, NON viviamo così. Spesso, siamo così presi dalle nostre cose, dai nostri pesi, dai nostri impegni, dai nostri problemi, che pensiamo ben poco agli altri, e tranne nei casi in cui lo stato d'animo di qualcuno è molto evidente, spesso non notiamo come stanno gli altri.
Perciò, spesso, NON riusciamo a simpatizzare con gli altri, perché il nostro amore è debole, e non ci identifichiamo con le loro gioie ed i loro pesi.
Perciò, quando qualcuno soffre, magari ci impegniamo a venire un po’ accanto a quella persona, per un certo periodo, per consolarla o fortificarla. Però, spesso, amando poco, ben presto cominciamo a non stare più vicino a quella persona, presi dalle nostre cose.
Amare al punto di poter simpatizzare con gli altri richiede un cuore che diventa sempre più come Gesù Cristo. Dobbiamo impegnarci a notare gli altri, dobbiamo impegnarci a pensare alle loro situazioni, ai loro pesi, alle loro prove, e non solo alle nostre. Dobbiamo impegnarci a crescere nell'amare gli altri come noi stessi. Dobbiamo crescere nello stimare gli altri più di noi stessi.
Dobbiamo impegnarci a fare a gara per onorare gli altri.
Dobbiamo impegnarci veramente a metterci nei panni degli altri.
Quando cresciamo così, questo trasforma la nostra vita, e trasforma la chiesa. Cristo sarà molto più presente in noi. Le nostre vite possono portare molto, ma molto, frutto alla gloria di Dio. Avremo molto di più la gioia della salvezza, ed anche la pace.
Come trasmettere questo ai nostri figli
Prego che stiamo tutti vedendo che vivere così, pensando costantemente anche agli altri, simpatizzando con gli altri, nelle cose belle e nel dolore, portare i pesi gli uni degli altri, questo modo di vivere porta grandi benedizioni, sia per chi vive così, sia per le persone intorno a lui.
Credo che tutti vediamo che non è naturale vivere così. Di natura, non viviamo così. Questo non è naturale.
Ho parlato di come possiamo crescere noi nel vivere così.
Vogliamo anche considerare come possiamo trasmettere questo ai nostri figli.
Di natura, i nostri figli NON vivono così. NON pensano tantissimo agli altri. NON portano i pesi degli altri. Non trovano grande gioia nelle gioie degli altri.
Però, se i nostri figli rimangono così, questo influirà negativamente nel loro matrimonio, sapranno amare poco e questo non porterà ad una vita benedetta.
Se sono così, anche se Dio li salva, non è scontato che il loro carattere cambi. Anzi, tanti credenti comunque amano poco.
Come possiamo aiutare i nostri figli ad avere più cuore per gli altri?
Certamente, il primo passo, il passo fondamentale, è di crescere IO nel vivere così. Non posso trasmettere ai miei figli quello che non fa parte di me.
Però, oltre al mio esempio, ci sono anche cose che posso fare.
Posso prendere del tempo per aiutare mio figlio a mettersi nei panni di altre persone.
Per esempio: sono fuori con mio figlio e vedo una persona a cui manca una gamba.
A casa, parliamo a fondo di come sarebbe la vita quotidiana di mio figlio se gli mancasse una gamba. Ci pensiamo in modo dettagliato, pensando alle varie attività che fa durante il giorno: vestirsi, andare in bagno, fare le scale, fare altre cose.
Pensate ad altri esempi. Per esempio, pensate ad una persona cieca. O ad una persona molto povera, o ancora, ad un giovane con una grave malattia.
Voglio crescere nel parlare spesso delle persone che Dio mette nelle nostre vite, in modo che mio figlio cresca nell'avere occhi per vedere e pensare agli altri e mettersi nei loro panni.
Conclusione
Ringraziamo Dio per l’amore di Gesù Cristo per noi. Egli ci ama, e può veramente simpatizzare con noi in ogni cosa.
Cresciamo nell'amare gli uni gli altri con questo tipo di amore.
Trasmettiamo questo ai nostri figli.