Il comportamento di qualcuno, che potrebbe essere un datore, un collega, un vicino di casa o qualcuno in famiglia, ti ha mai creato frustrazione? Il comportamento ingiusto di qualcuno nei tuoi confronti ti ha mai turbato?
Un vicino non sensibile che fa tanto rumore. Un collega che non fa la sua parte di lavoro e incide molto su di te. Un coniuge che pretende quello che non fa. Ci sono tanti esempi.
Pensiamo a quello che ci provoca ad ira. Se non hai seguito gli ordini al lavoro, e il capo ti sgrida perché non hai fatto quello che lui ti aveva detto e tutto ciò ha creato dei danni, tu ti irriti tantissimo con lui quando ti sgrida? No.
Ma, invece, se tu fai quello che il capo ti ha detto, e nel frattempo lui ha cambiato idea senza dirtelo e poi ti sgrida, ti agiti e ti ha provocato ad ira? Certo.
Quello che ci provoca ad ira è quando una persona fa qualcosa che è ingiusto oppure che sembra ingiusto a noi.
In questi casi, tutti coloro che ci provocano ad ira hanno un certo potere su di noi.
Che potere ha un vicino di casa che fa tanto rumore? Lui, abitando sopra di me, può battere forte sul pavimento. Lui ha il potere di fare rumore nel mio appartamento. Magari è uno che ama comprare nuovi martelli e provarli sui pavimenti sopra la mia camera da letto alle 2 di notte. Lui ha il potere di fare rumore in casa mia.
Quando qualcuno ha potere su di te e usa quel potere in qualche modo ingiusto, o che ti sembra ingiusto, ti provoca ad ira.
C’è qualcuno nella tua vita che ha più potere su di te di quanto lo ha un genitore su suo figlio? Un potere che ha il controllo sulla tua vita tutto il giorno?
--- No.
Quindi, è molto più facile che noi provochiamo ad ira i nostri figli piuttosto che altri possano provocare ad ira noi. Infatti, Dio ha dato ai genitori un immenso potere sui loro figli. Perciò i genitori hanno molte più possibilità di fare cose ingiuste o che sembrano ingiuste, se non fanno un buon lavoro.
Per questo, sapendo il grande pericolo che un genitore potrebbe provocare un figlio ad ira se usa la sua autorità in modo sbagliato, per ben due volte Dio comanda ai padri (genitori) di non provocare ad ira i loro figli.
“E voi, padri, non provocate ad ira i vostri figli, ma allevateli nella disciplina e nell’ammonizione del Signore.” (Efesini 6:4 LND)
“Padri, non provocate ad irai vostri figli, affinché non si scoraggino.” (Colossesi 3:21 LND)
Visto che in Colossesi non menziona di allevare i figli nella disciplina e nell’ammonizione del Signore, ma menziona di non provocare ad ira, vuol dire che questo comandamento è il più importante tra i due menzionati in Efesini 6.
Abbiamo detto che possiamo provocare ad ira facendo qualcosa di ingiusto o che sembra ingiusto. Quanto è importante tenere questo in mente nei nostri ruoli come genitori! Ci sono vari modi che genitori possono provocare ad ira i loro figli ed è estremamente importante valutare i seguenti modi per non provocare ad ira. Però, è anche importante notare che questi principi valgono non solo nel rapporto tra genitori e figli ma anche in altri rapporti.
Esempi pratici
Usando un doppio metro.
Un doppio metro è un metro che non è costante.
Per esempio, se un genitore fa una regola per un figlio che il genitore non segue. Potrebbe essere che il padre si rilassa la sera lasciando ai figli di fare tutto oppure il padre dice al figlio che deve parlare con rispetto ma parla lui stesso con disprezzo verso la moglie o verso i figli. I figli noteranno questo e quindi, questo doppio metro li provocherà ad ira. Il figlio viene punito per qualcosa che fa anche il padre e questo lo provoca ad ira.
Oppure un genitore usa un doppio metro fra figli perché ha un figlio preferito o uno dei figli non crea tanti problemi mentre un altro sempre crea problemi a quel genitore. E così, man mano il genitore comincia ad avere più bontà e pazienza con il figlio che non crea problemi perché nella carne il figlio più difficile dà più fastidio al genitore, e comincia ad essere più severo con lui anziché con quell'altro. Quello è un doppio metro perché il figlio con cui il genitore è più severo capisce benissimo che il fratello ha fatto la stessa cosa ma il papà (o la mamma) non ha fatto niente. Questo provoca ad ira perché il genitore sta agendo secondo la carne anziché secondo giustizia.
Un altro esempio di un doppio metro è quellodella mamma che non compra oche non mangia cibi che a lei o al marito non piacciono, ma insiste che i figli li mangino.
Una regola che non è sempre applicata nello stesso modo
Un altro modo in cui un genitore provoca un figlio ad ira, o in cui una persona provoca un’altra ad ira,è quando applica una regola delle volte ‘sì’ e delle volte ‘no’. Immagina un vigile che ti lascia volta dopo volta parcheggiare dove non bisogna parcheggiare. Lui vede che parcheggi in quel posto, ti saluta e ti lascia andare tranquillamente senza dire niente. Poi, un bel giorno ti dà la multa per aver parcheggiato in quel posto. La multa ti sembrerà assolutamente ingiusta a quel punto, perché la regola di non parcheggiare in quel posto non era stata applicata più volte. Ed effettivamente è ingiusto!
Quindi, se tu sei stanco o frustrato e sei più severo di quanto lo sei quando non sei teso o sotto pressione, stai agendo in base ad un metro giusto o ingiusto? Ingiusto, perché tu lasci stare le cose quando non sei stanco e non lasci stare quando sei stanco. Non è un metro giusto e certamente quello provoca ad ira. E il figlio sa che sei più severo perché sei stanco o frustrato o agitato, ed è vero.
Dare più responsabilità di quello che è possibile.
Un altro campo dove un genitore potrebbe provocare un figlio ad ira, sarebbe se dovesse pretendere qualcosa da quel figlio che non è capace di fare. Per esempio, se qualcuno dovesse chiedere a un tedesco che sa benissimo l’inglese di tradurre una lettera dall’inglese al tedesco in un’ora, quell’uomo sarebbe ben capace. Ma se chiedessi a me, Marco, di fare la stessa cosa, dopo un’ora sarei molto frustrato.
Pensa ad una persona che dà un lavoro ad un altro ma non gli dà gli attrezzi necessari per poterlo fare, non gli dà l’insegnamento di come fare e non gli spiega bene il lavoro da svolgere.
Simile a questo sarebbe l’esempio di un datore di lavoro che non ha la pazienza di fermarsi e di assicurarsi che l’impiegato abbia capito. Magari l’impiegato è anche lento a capire e il datore di lavoro gli dice cosa fare ma senza spiegarglielo bene. Questo modo di interagire provoca ad ira, perché l’impiegato non è sicuro come il suo capo vorrebbe che facesse quel lavoro.
Quindi, dare più responsabilità di quello che è possibile, perché non c’è abbastanza tempo, o è troppo difficile, o la spiegazione non è sufficiente o chiara, provoca ad ira. Non è giusto.
Non aiutare il figlio a vedere il valore del lavoro.
Un altro campo dove un genitore provoca ad ira un figlio è non aiutare il figlio a vedere il valore del lavoro che sta facendo.
Se io devo fare un lavoro e non ho la minima idea di cosa serve, è facile o frustrante fare quel lavoro? Frustrante. Quindi, se io do un incarico a mio figlio ma non lo aiuto a capire a cosa serve, è frustrante e lo sto provocando ad ira. Guai a me, se io dico: “Perché l’ho detto io e tu devi ubbidirmi!” Non è un motivo valido.
C’è una differenza tra un figlio di 2 anni che deve semplicemente imparare ad ubbidire e quel figlio di 5 anni che ha bisogno di una spiegazione, non come giustificazione di ciò che i genitori gli chiedono di fare, ma per prepararlo per la vita. A 10 anni, un figlio dovrebbe capire il perché di quasi tutto, ma non tutti a quella età capiscono il perché i genitori non avevano preso del tempo prima per spiegare il perché della loro richiesta.
È molto frustrante fare qualcosa e non vederne il senso. Il lavoro sembra inutile, e sembra una forzatura per nessun vero valore.
Dare meno responsabilità del giusto o di quello che sarebbe giusto davanti a Dio.
Provoca ad ira se un genitore dice di fare un lavoro e accetta un lavoro fatto in modo scadente. In questo caso, il figlio sa di aver fatto un buon lavoro o di averlo fatto in modo scadente? Sa che lo ha fatto in modo scadente, ma il figlio sente dal genitore che ha fatto bene. Il figlio sa di non aver fatto bene, e quindi, non ha pace. La carne è contenta, ma non il cuore. Poi, quando un domani capita che la mamma, dopo aver detto più volte al figlio: “No, va bene così” e aver messo lei tutto a posto, non ha tempo per sistemare tutto e commenta in modo negativo sul lavoro scadente del figlio, come si sente quel figlio? Che rapporto ha stabilito quella mamma con il figlio? Un rapporto bruttissimo.
Un altro esempio è un datore di lavoro che ti vede arrivare al lavoro in ritardo tutti i giorni e poi, ti chiede di iniziare a lavorare presto la mattina e per 8 ore. Ti sembra ingiusto dopo che il datore di lavoro ti aveva lasciato arrivare tardi e lavorare solo 6 ore fino al giorno prima. Questo è provocare ad ira.
Lasciare il figlio essere egoista o pigro
Lasciare che il figlio sia egoista o pigro provoca ad ira. Perché? Perché poi, dover fare il bene ed essere responsabile, quando il figlio è egoista o pigro, gli sembra una cosa pesante ed ingiusta. Un figlio pigro non ha nessuna voglia di fare quello che gli chiedi, e si frustra quando gli chiedi di fare una SOLA cosa, se l’hai lasciato essere pigro e non fare quello che gli chiedevi di fare più volte. Si frustra con te che insisti, ma la colpa è tua perché tu, come genitore, non hai aiutato tuo figlio a non essere egoista e pigro. Questo provoca ad ira.
Condividendo cose con i figli che sono oltre alla loro portata
Un altro campo che provoca ad ira è quando condividi cose con il figlio che sono oltre alla sua portata di capire. Da un lato è importante condividere con i figli, ma non tutto è alla loro portata. Se non hai il discernimento di capire che cosa non è alla loro portata, e dite tutto a loro quando non sono pronti per certi pesi perché non riescono a capire, questo crea paura in certi casi, confusione, rabbia, senso di ingiustizia, odio, e di più.
Gesù raccontava tutto a tutti? Cosa diceva Gesù in Giovanni 16?
“Ho ancora molte cose da dirvi, ma non sono ancora alla vostra portata.” (Giovanni 16:12 LND)
Leggiamo in Ebrei 5:11-12
“11 … avremmo molte cose da dire, ma difficili da spiegare, perché voi siete diventati lenti a capire. 12 Infatti, mentre a quest’ora dovreste essere maestri, avete di nuovo bisogno che vi s’insegnino i primi elementi degli oracoli di Dio, e siete giunti al punto di aver bisogno di latte e non di cibo solido.” (Ebrei 5:11-12 LND)
Non dovete dire tutto ai figli. Dovete dire quello che sono capaci ad afferrare e capire, perché sennò, provocherete ad ira e creerete altri problemi grossi.
Non lasciando al figlio di essere responsabile, ma dando l’ordine volta in volta.
Non lasciare al figlio di essere responsabile, ma dando l’ordine ogni volta, lo provoca ad ira.
Diciamo che una famiglia ha delle galline ed è la responsabilità del figlio dare acqua alle galline. Se il genitore dovesse ricordarglielo tutti i giorni, e lui risponde che lo farà “dopo”, che rapporto crea in casa? Stress.
Piuttosto il traguardo è di aiutare il figlio ad arrivare a vedere un lavoro o un compito come la sua responsabilità. Questo avviene anche attraverso conseguenze per il suo peccato e mancanza di responsabilità. Nell’esempio delle galline, la soluzione non è di ricordargli dell’acqua, è di lasciare la responsabilità nelle sue mani e magari lasciar morire le galline per colpa del figlio. In realtà, non dovrebbe servire ricordare al figlio quel lavoro.
Devi lasciargli la responsabilità, al punto che se lui non curerà le galline, esse moriranno. Questo fa parte di insegnare. Non fare tu al suo posto, e nemmeno ricordaglielo:glielo ricordi solamente all’inizio di quella responsabilità, ma poi smetti di ricordarglielo.
Mi ricordo ancora una volta che eravamo in visita da una famiglia in America con 11 figli. Mentre parlavo fuori con il figlio di 12 anni, il figlio di 7 anni passava con un secchio di cibo per le galline in mano. Ho chiesto al figlio di 12 anni dove andava il figlio di 7 anni e mi ha risposto che andava a dare da mangiare alle galline. Poi, gli ho chiesto: “Ma chi gli ha detto di dare da mangiare alle galline?”.
“Nessuno”, mi ha risposto.
“Ma come lo sa?”, ho chiesto.
“Perché è il suo giorno.”
“Oh, è scritto sul calendario?”
“No, non è scritto in nessun posto.”
“Ma, chi glielo ricorda?”
“Nessuno. Non è un bambino. È la sua responsabilità e lui lo sa.”
In questo caso non c’è mai la tensione di chiamare e ricordare il figlio più volte. Pensa a quanto sarebbe pesante per un figlio sentire costantemente:
“Giacomo! Mi raccomando…! Giacomo! Hai fatto questo? Giacomo! Hai fatto quello? Giacomo, ti sei ricordato di…? Giacomo! Giacomo! Giacomo!”
Quanto è gradevole per Giacomo se ogni giorno i suoi genitori gli ricordano di dieci cose? È gradevole o pesante? È pesantissimo e provoca ad ira. Giacomo odia sentire il suo nome, perché sa che quando lo sente, i suoi genitori gli stanno ricordando i suoi compiti o dicendo che cosa deve fare.
Un bambino di 7 anni, come Giacomo, è capace ad auto-gestirsi SE i genitori lavorano tanto con lui da quando è piccolo. E la famiglia di Giacomo sperimenterà grande pace in casa quando lui sa quello che deve fare e lo fa. Poi, quando sente il suo nome sarà per sentire apprezzamenti e per mostrare amore piuttosto che essere ripreso.
A te piace quando qualcuno ti ricordo più volte al giorno di fare qualcosa? Non è gradevole. È brutto.
Quindi, bisogna evitare di ricordare al figlio di fare qualcosa, invece bisogna insegnargli come essere responsabile. Se no, lo provocherai ad ira.
Se un figlio dice, “lo faccio dopo”, cosa sta dicendo? Che non ha tempo veramente oppure che non ha voglia di fare il suo compito in quel momento?
Quanto è più bello quando il figlio può gestire il suo programma, in base a quando andrebbe bene per lui fare una data cosa, ma anche dentro il tempo necessario e giusto! Non può aspettare le 18 di sera per dare da mangiare alle galline per la prima volta quel giorno. In quel caso il genitore dà parametri dicendo che deve dare da mangiare alle galline entro le 8 della mattina e può decidere quando, ma deve farlo. Poi, se non fa entro le 8 della mattina, ci sarà una conseguenza finché non si ricorda per conto suo. Nessuno glielo ricorda o ripete mille volte.
Struttura
Un’altra cosa importante in casa è avere una struttura.
Dio ha creato un mondo strutturato ed ordinato in ogni campo della natura. Basta chiedere a qualcuno che sa o ti informi in un libro o su internet e saprai le riposte alle seguenti domande:
Quando è che bisogna raccogliere le patate?
Quanto tempo serve per fare un uovo alle coque?
Quando si alza o tramonta il sole in un dato giorno?
Quanti giorni servono per dare mangime ai pulcini?
Quali ingredienti servono per fare il pane?
Perché la risposta è così precisa che potrei cercare anche tra 10 fonti diverse e trovare la stessa risposta? Come mai che, seguendo le istruzioni per preparare un uovo alle coque in 2-3 minuti, viene uguale ogni volta? Non è troppo cotto una volta e troppo liquido un’altra volta. In 2-3 minuti, hai un uovo alle coque ogni volta. Perché?
Perché Dio ha creato un mondo con molto ordine e con struttura. La struttura rende la vita molto meno pesante. La struttura ti permette di sapere cosa aspettare. La mancanza di struttura ostacola la pace perché non hai certezza. La mancanza di struttura causa frustrazione.
Per esempio, lavori assegnati in modo fisso sono meno pesanti che lavori dati solo al momento. È molto più facile per Giacomo accettare di pulire il bagno ogni martedì e venerdì che essere chiesto di farlo sul momento.
Un programma stabilito è meno pesante come vediamo nella natura.
Quindi, per non provocare ad ira, è fondamentale stabilire e comunicare bene una chiara struttura al figlio che si adatta in base all’età. Il figlio ha le sue responsabilità in base all’età. Lo aiuti ad arrivare ad essere responsabile ma sono le sue responsabilità. Quando ha 5 anni saranno lavori semplici. Potrebbe essere che gli chiedi di fare il letto prima di scendere per la colazione. Oppure di sparecchiare il tavolo dopo ogni pasto. Non servono ricordi; sono i suoi lavori.
Una struttura nel mangiare sano è anche importante. Questo comprende avere un menù equilibrato e seguirlo per evitare di provocare i figli ad ira. Tu guidi con l’esempio. Se i figli vedono che tu non dai spazio alla carne, saràpiù facile anche per loro farlo. Fare un menù incoraggia a valutare ciò che serve veramente e che è utile per l’alimentazione sana. Il menù aiuta te e la famiglia a mangiare in modo sano e non basandosi sulla voglia e su come vi sentite.
Stabilire una struttura in vari campi della vita rende più facile il non lasciare spazio alla carne. La mancanza di struttura facilita il vivere per voglia e provoca ad ira. Quando hai una struttura, la vita non è più pesante perché quel giorno per le pulizie o quel menù è stabilito e semplicemente fa parte della vita.
Regole che non sembrano necessarie
Non è sempre possibile ma è importante cercare di mostrare il valore di ogni regola. Più che far fare i lavori o far seguire le regole, l’incarico di un genitore è preparare un figlio per la vita. Questo vuol dire trasmettere il “perché” in tutto.
Mai esigere autorità solo perché sei l’autorità (“perché te lo dico io”). L’autorità di un genitore non è assoluta, è sempre solo delegata da Dio. Perciò, un genitore deve sempre basare l’autorità sui principi di Dio.
Decisioni: frustranti se non capiscono il perché
È importante aiutare un figlio a capire soldi e tempo tra altro.
Se un figlio non capisce i soldi, non può capire perché non può fare una certa cosa, e sembrerà ingiusta. Se non capisce i soldi, sarà frustrato se qualcosa a cui ci teneva, gli viene tolto.
Per esempio, diciamo che una famiglia organizza una gita che le avrebbe costato 150€, però poi si rompe la macchina di un imprevisto e le riparazioni costeranno 800€. A quel punto non possono più permettersi di fare la gita. Se il figlio non capisce i soldi, come si sentirà?
Ricordiamo che quello che ci provoca ad ira è quando una persona fa qualcosa che è ingiusto oppure che sembra ingiusto a noi.
Quindi, se un figlio non capisce i soldi, come gli sembrerà quella decisione? Ingiusta. Ma se capisce i soldi veramente, gli sembrerà una decisione giusta e sarà d’accordo con i genitori che cancellare la gita è la cosa giusta da fare.
È lo stesso con un figlio che non capisce la realtà del tempo. Se i genitori fanno tutto in casa per i figli, e poi, un genitore nega al figlio di fare qualcosa a cui ci teneva, per mancanza di tempo, il figlio non capirà e il genitore lo provocherà ad ira.
È molto importante far capire ai figli la realtà di soldi e di tempo e quanto siamo limitati.
Non trasmettere una vera umiltà e dipendenza da Dio
Se un genitore cerca di essere forte davanti a suo figlio e non vuole trasmettere quanto è incapace e quanto deve dipendere da Dio, quando arriva qualcosa che non riesce a fare, il figlio rimarrà deluso e frustrato. Il figlio rimarrà frustrato perché, secondo lui, è qualcosa che il genitore dovrebbe essere capace di fare. Volendo apparire bravo e forte davanti al figlio, il genitore ha mancato di spiegare quanto manca e quanto non è capace.
Se un genitore non aiuta suo figlio a capire quanto è debole e quanto dipende da Dio, sarà pieno di ira perché non capirà quando la cosa non è possibile.
Non capire le conseguenze a lunga scadenza
Un figlio deve capire le conseguenze a lunga scadenza e deve avere visione. Se non ha visione, sarà spesso provocato ad ira.
Se un genitore riprende spesso un figlio perun suo peccato di carattere, ma senza fargli capire perché fa male e dove quel peccato di carattere (egoismo, pigrizia, orgoglio o altro) lo porterà, il figlio penserà che il genitore glielo fa notare solo per il comodo del genitore o per farlo cambiare inutilmente.
Per esempio, se la mamma riprende Giacomo costantemente per la sua pigrizia, ma senza aiutarlo ad avere visione per capire dove lo porterà un domani, lo provocherà ad ira. Odierà sentire il suo nome ripetuto dalla mamma così tante volte, perché non vede e sente il peso di dove porterà la sua pigrizia.
È importante aiutare a capire a lunga scadenza dove porterà questo carattere.
Cosa dici ad uno che dice: “Ma non ho voglia! Non ho voglia di studiare letteratura, matematica, scienza o storia. Non lo userò mai nella vita! Non ho voglia…”? La soluzione non è di rispondere dicendo: “No. Non è vero. Ti serve.” No, forse non servirà, ma quello che veramente serve è di far capire al figlio il male che quell’atteggiamento fa al suo carattere a lunga scadenza. Se non trasmetti quanto quel carattere creerà problemi, sarà una battaglia per fargli studiare la letteratura, matematica, o quello che è. Il genitore deve aiutare il figlio ad avere visione, cioè a vedere tutto in base a dove porta.
Questo vale nei rapporti, nel modo di mangiare, nel modo di spendere soldi, ecc. Se tuo figlio non capisce le conseguenze, le regole e le decisioni che prendi in base alle conseguenze, lo provocherà ad ira.
Aspettative troppo alte o troppo basse
Frustano entrambe.
Se tu stai ancora ricordando ad un figlio di 10 anni tutto tu hai delle aspettative troppo basse e stai provocando ad ira il tuo figlio.
Ricordate la storia di Daniele, un giovane di 16 anni? Anni fa ho vissuto con una famiglia e ogni mattina sentivo la mamma gridare: “Daniele! Alzati! Hai mezz’ora prima del scuolabus!”
E dopo 10 minuti: “Daniele! Alzati! Hai venti minuti!”
E dopo 10 minuti ancora, la mamma disperata grida: “Daniele! Alzati! Hai solo 10 minuti prima dello scuolabus! Alzati! Ti ho già portato a scuola due volte la settimana scorsa!”
Poi: “Daniele! Alzati! Hai solo 5 minuti prima dell’arrivo del scuolabus!”
E dopo 2 minuti, sentivo Daniele alzarsi dal letto, correre giù le scale, sbattere la porta uscendo di casa per poi tornare dopo un minuto e dire: “Mamma… ho mancato l’autobus.”
Il giorno dopo? La stessa identica scena. C’era una tensione terribile in casa. Daniele aveva 16 anni. Qual’era il problema? Aspettative troppo alte o troppo basse? Troppo basse! Un sedicenne non è capace di alzarsi da solo? Questi genitori stavano distruggendo l’atmosfera in casa. Sarebbe stato meglio dare una sveglia a Daniele e dirgli che da ora in poi doveva svegliarsi oppure pagare 15€ di multa ogni volta che mancava l’autobus. E quando esauriva tutti i suoi soldi, a cause delle multe, di iniziare a togliere tutto quello che aveva, la chitarra, libri, ecc. Dopo un po’ Daniele avrebbe cominciato ad alzarsi da solo.
Quanto stress inutile abbiamo quando ci sono aspettative troppo basse, come nell’esempio di Daniele, o troppo alte, cioè pretendere cose che sono oltre alle capacità dei nostri figli!
Non confessare i nostri peccati
Se tu non confessi i tuoi peccati a tuo figlio, lo provochi ad ira. In sé è grave. È peggio ancora se pretendi che il figlio riconosce i suoi peccati quando tu non lo stai facendo.
Non onorare tuo figlio
Se hai un ospite di onore che viene a trovarti, cosa fai mentre ti parla? Lo ascolti facendo altro o ti concentri sui suoi discorsi? Lo ascolti con attenzione lo onori. Se, invece, non ascolti il tuo figlio con cura e attenzione e lo “ascolti” mentre fai qualcos’altro, stai onorando il tuo figlio? Non ascoltare di cuore e non ritenere importante quello che tuo figlio ha da raccontarti, lo provoca ad ira.
Non trattare il figlio con lo stesso rispetto che dai ad un altro, lo provoca ad ira. Magari, accetti interruzioni dagli altri ma non dai figli.
Non prendere tempo per veramente crescere il figlio e vedere altri impegni come più importanti, è un altro modo che non onori il tuo figlio e lo provochi ad ira. Se parli spesso con tuo figlio del fatto che hai tanto da fare, e quindi, non riesci a passare tempo con lui (ma lui vede che hai tempo per gli altri), ed è lo stesso discorso giorno dopo giorno, questo non è onorare e lo provoca ad ira.
Non onorare il figlio nel modo di parlare
Puoi anche non onorare il figlio nel modo di parlare. Ci sono vari esempi di questo:
--- Rinfacciare (“te l’avevo detto”). Il figlio in questo caso riconosce che il genitore non ha un cuore per lui e che vuole solo disprezzarlo. Ed è vero.
--- dimenticare le nostre cadute e parlare con il figlio come se il genitore fosse perfetto, provoca ad ira. Il genitore potrebbe chiedere: “Perché non ascolti?” Ma, il genitore sempre ascolta?
--- far pesare il dolore che lui ti crea (“dopo tutto quello che ho fatto per te”). Se il genitore fa pesare sul figlio il dolore che porta a lui/lei, anziché aiutare il figlio a capire dove quel peccato lo porterà, lo provoca ad ira. Alla fine, il genitore trasmette al figlio che a lui non importa la vita del figlio, importano piuttosto i problemi che quel comportamento causa per lui.
--- parlare in modo disprezzante. Esempio: criticare il figlio per qualcosa che non hai trasmesso in modo adeguato. Se il genitore non ha preso tempo per insegnare al figlio come fare un lavoro, e poi non lo fa bene, e il genitore lo disprezza perché non ha fatto un buon lavoro, è frustrante e provoca il figlio ad ira.
--- vedere il figlio come un disturbo (“cosa vuoi adesso? Sono impegnato.”). Tu sei l’unico padre o madre che ha. Forse sei impegnato e forse non è il momento, ma che cosa stai trasmettendo al figlio con quel atteggiamento? Sì potrebbe dire: “Amore. Guarda, devo finire questa cosa e ho 20 minuti, però ci tengo tanto sentire. Quindi, quando finisco, tu torni e voglio ascoltarti.” Questo modo di parlare trasmette amore e quanto importa al genitore ascoltare il figlio. Questo onora il figlio. Poi, se il figlio fa mille domande, tu sei il genitore. A chi altro dovrebbe fare domande?
Conclusione
Uno dei nostri versetti diceva:
“Padri, non provocate ad irai vostri figli, affinché non si scoraggino.” (Colossesi 3:21 LND)
È tanto facile scoraggiare i nostri figli ed è un gravissimo peccato che porta tanto male, danneggia il nostro rapporto con loro, danneggia la capacità di investire, danneggia la capacità di far vedere Gesù Cristo.
Voglio incoraggiarvi anche a non provocare altri ad ira. Mariti e mogli, fratelli e sorelle, alla fine possiamo provocare ad ira chiunque. Ma con i figli, sui quali noi genitori abbiamo autorità donata da Dio, possiamo veramente provocare ad ira. E per questo motivo, Dio comanda principalmente in questi due brani in Colossesi ed Efesini, di non provocare ad ira i vostri figli.
Questo elenco non era completo ma era per farci pensare. E prego che penseremo in modo che non provocheremo i nostri figli ad ira, che poi ci permette di allevarli nell’ammonizione e nella disciplina del Signore.