Aiuto Biblico

La grandezza del perdono

1 Giovanni 1 e Salmo 32

sermone di Marco deFelice, www.Aiutobiblico.org per domenica, 4 febbraio 2024, cmd dmp
Descrizione: l’immensità del dono del perdono.
parole chiave: perdono, salvezza, gioia, comunione con Dio. Predicato il 25/11/2012

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La vita è piena di problemi. Ma, in realtà, un problema supera tutti gli altri, anche se non sempre ce ne rendiamo conto.

Qual è il nostro problema più grande, che ci fa più male di ogni altro problema?

Il nostro problema più grave non è un problema di salute, né le difficoltà in casa o al lavoro, non è un problema nei rapporti con gli altri, né un problema economico, né il fatto di essere trattati in modo ingiusto.

Il nostro problema più grande, quello che ci causa più male di tutti gli altri, è il problema del nostro peccato conDio. Il nostro problema più grande è la nostra colpa nei confronti di Dio quando abbiamo un peccato non confessato.

Quando consideriamo il problema del peccato, è importante distinguere fra chi è un figlio di Dio, ed ha il perdono in Gesù Cristo, e chi non è un figlio di Dio. Qualche parola per chi NON è un figlio di Dio.

Chi non è salvato

Chi non è un figlio di Dio è sotto condanna, e senza il perdono, e dovrà pagare la condanna per ciascuno dei suoi peccati. Visto che il salario del peccato è la morte eterna, questo vuol dire che senza Cristo, quella persona passerà tutta l'eternità lontano da Dio, nel tormento.

A chi non è salvato, a chi non ha Gesù Cristo come Signore e Salvatore, dico: riconosci la tua condizione, riconosci che sei sotto condanna, ravvediti e credi in Gesù Cristo come l’unico che può salvarti.

Chi è salvato

Detto questo, vorrei parlare principalmente oggi a noi che abbiamo ricevuto il perdono in Gesù Cristo, ed Egli è il nostro Signore e Salvatore.

Come dobbiamo reagire e cosa fare quando pecchiamo?

Prima di tutto, dobbiamo riconoscere che nonostante siamo salvati, cadiamo nel peccato. L’Epistola di 1 Giovanni è scritta a coloro che sono veri credenti. Notate quello che Giovanni scrive per quanto riguarda i nostri peccati.

6 Se diciamo di avere comunione con lui e camminiamo nelle tenebre, noi mentiamo e non mettiamo in pratica la verità; 7 ma se camminiamo nella luce, come egli è nella luce, abbiamo comunione gli uni con gli altri, e il sangue di Gesù Cristo, suo Figlio, ci purifica da ogni peccato. 8 Se diciamo di essere senza peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi. 9 Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità. 10 Se diciamo di non aver peccato, lo facciamo bugiardo e la sua parola non è in noi. (1Giovanni 1:6-10)

Nonostante siamo salvati in Gesù Cristo, pecchiamo. È gravissimo peccare, e questo brano ci spinge al ravvedimento ed a confessare i nostri peccati. Però, il primo punto è riconoscere che nonostante siamo salvati, cadiamo nel peccato. La vita cristiana è una vita di crescita. Non siamo arrivati. Quindi, pecchiamo. Cosa dobbiamo fare quando pecchiamo?

Riconoscere la gravità del peccato

La prima cosa da fare quando riconosciamo un peccato è di riconoscere la gravità del nostro peccato. Spesso, nel mondo, il peccato è qualcosa di leggero. Invece, davanti ad un Dio santo, ogni peccato è grave.

Quando un vero credente ha peccato, e sottolineo un vero credente, perché ci sono tanti che dicono di essere credenti che in realtà non lo sono, quando un vero credente pecca, non perde la salvezza. Però, quando pecchiamo, finché non confessiamo di cuore quel peccato, la nostra comunione con Dio è interrotta. Il nostro peccato non confessato crea una barriera fra noi e Dio. Rende la nostra vita pesante.

Leggo Salmo 32:3,4, scritto da Davide, che era un credente. Davide aveva peccato, e non aveva confessato il suo peccato. I versetti 3 e 4 descrivono la sua condizione finché non ha confessato il suo peccato. Notate che stava molto male finché non ha confessato di cuore il suo peccato. Leggo.

“3 Mentre tacevo, le mie ossa si consumavano tra i gemiti che facevo tutto il giorno. 4 Poiché giorno e notte la tua mano pesava su di me, il mio vigore era diventato simile all’arsura d’estate. (Sela)” (Salmo 32:3-4 LND)

Quando pecchiamo, e non confessiamo di cuore il nostro peccato, nonostante possa sembrare che la vita va avanti normalmente, dentro di noi, non avremo la gioia di Dio. Non avremo pace nel cuore. Anzi, la mano di Dio peserà su di noi. Dio ci ama così tanto che non ci lascia stare tranquilli quando siamo nel peccato.

Se la mano di Dio pesa su di te, non importa quanto bene vanno le cose nella tua vita, non avrai pace nel tuo cuore. Infatti, avrai un cuore aggravato. Non sarai di buon umore, perché non avrai la pace di Dio.

Dobbiamo capire che finché abbiamo un peccato non confessato nel nostro cuore, non possiamo essere riempiti dello Spirito Santo. E perciò, non possiamo godere il frutto dello Spirito, compreso la pace e la gioia.

Piuttosto, il nostro cuore sarà arido, e non staremo bene.

Allora, faccio una domanda a ciascuno di voi.

A volte, ti sembra che non riesci a stare bene? Ti sembra che nonostante tutti i tuoi impegni, il tuo cuore non è pieno di gioia?

Non potrebbe essere che il motivo per cui non hai la gioia e la pace di Dio è perché la mano di Dio pesa su di te, perché hai uno o più peccati che non stai veramente confessando?

Se non hai pace, se non hai gioia, spesso, non è dovuto alle circostanze, è dovuto al fatto che hai uno o più peccati non confessati. Questo ti fa stare lontano da Dio, e lontano dalle sue benedizioni, dalla sua pace e dalla gioia.

Il motivo di questa situazione è perché i nostri peccati sono gravi, gravissimi. Abbiamo bisogno del perdono di ogni peccato. Finché abbiamo un peccato non confessato nella nostra vita, non avremo la vera gioia.

Soluzioni Sbagliate

Allora, cosa facciamo quando abbiamo un peccato non confessato? Purtroppo, a volte, anziché confessare il nostro peccato, cerchiamo di stare meglio in qualche altro modo, cerchiamo una soluzione che in realtà non è una soluzione. Cerchiamo di stare bene senza risolvere veramente il vero problema del nostro peccato non confessato.

Vorrei menzionare alcuni esempi di come cerchiamo di stare meglio quando il nostro cuore è abbattuto a causa di un peccato non confessato.

Piangerci addosso: Povero me, o lamentarci

Un modo sbagliato in cui a volte rispondiamo quando la vita è pesante perché abbiamo un peccato non confessato, è quello di vederci come delle povere vittime. Cioè, a volte, quando la vita è pesante perché la mano di Dio è pesante su di noi, perché non stiamo confessando un peccato, ci lamentiamo pensando “povero me”, come se non fosse giusto quello che stiamo subendo. Ci vediamo come vittime di una situazione ingiusta, che non meritiamo.

Reagire così è un peccato in sé.

Reagire così è accusare Dio di non trattarci giustamente, quando in realtà, siamo grandemente colpevoli davanti a Dio. Reagire così è una forma subdola ma forte di orgoglio, perché crediamo di meritare di meglio.

Questo modo di pensare implica che Dio non ci sta curando abbastanza.

Un altro modo di reagire a questa situazione è quando ci lamentiamo o brontoliamo. Ci lamentiamo della nostra situazione, e che tutto va così male. Ci lamentiamo di quanto la vita è pesante. Ci lamentiamo di come gli altri ci trattano, ci lamentiamo di qualsiasi cosa che rende la vita difficile.

Lamentarci è un peccato grave, ed è una forma di orgoglio.

Finché continuiamo a lamentarci, anziché confessare il nostro peccato, non conosceremo il perdono, e non conosceremo la pace e la gioia di Dio.

Quindi, o credente, se la tua vita è pesante, a causa del fatto che hai del peccato non confessato, e anziché umiliarti, ti vedi come vittima, o ti lamenti, così aggiungendo peccato a peccato, ti esorto, nel nome del nostro Signore Gesù Cristo, di riconoscere questo come un grave peccato. Ravvediti, e torna a Dio, per avere la gioia del perdono.

Cercare di non pensarci

Un altro modo in cui spesso reagiamo quando la vita è pesante a causa di peccati non confessati è di cercare di non pensarci. Cerchiamo di impegnarci così tanto con altre cose, per non dover pensare al nostro peccato, e per non pensare a quanto la mano di Dio ci aggrava. Non vogliamo vedere la nostra condizione. Cerchiamo di non pensare ai pesi della nostra situazione, e cerchiamo soddisfazione in qualcos'altro.

Quando viviamo così, è come se stessimo correndo, per non dover pensare alla nostra reale situazione. Corriamo, e non vogliamo fermarci, perché non vogliamo pensare veramente alla nostra situazione. Non vogliamo pensare al nostro peccato, non vogliamo pensare al fatto che non siamo in stretta comunione con Dio.

Chiaramente, vivere così non risolve nulla. Per quanto possiamo correre, e riempire la vita e la mente con tanti impegni, e non pensare al nostro peccato, il nostro problema con Dio rimane. Possiamo correre quanto vogliamo, ma questo non ci farà mai avere la pace e la gioia che il nostro cuore desidera. Solo quando ci fermiamo e guardiamo in faccia il nostro peccato, e lo confessiamo a Dio, possiamo conoscere il meraviglioso dono del perdono. Quindi, scegliere di non pensarci non risolve nulla, ci lascia solo nel peccato. Cari fratelli e sorelle, non ignoriamo i nostri peccati. Non cerchiamo di impegnarci in modo da non pensarci. L’unica cosa che questo modo di fare ci causa è che ci ruba la pace. Non cerchiamo di non pensare ai nostri peccati.

Negare, giustificare

C’è un altro modo in cui reagiamo quando abbiamo peccati non confessati, e la mano di Dio è pesante su di noi.

Dio ci mostra uno o più peccati, ma anziché ignorare i peccati, anziché cercare di riempire la vita per non doverci pensare, neghiamo il peccato. Oppure, cerchiamo di giustificarci. Troviamo scuse in modo da giustificare quello che abbiamo fatto, per non vederlo come peccato. Quindi, vediamo un peccato, ma non ammettiamo che è peccato. Troviamo scuse, a volte solo con noi stessi, a volte giustificandoci anche davanti agli altri.

Spesso reagiamo così quando Dio ci mostra un peccato che non riusciamo a negare, ma non vogliamo umiliarci e ammettere la nostra colpa. Perciò, cerchiamo tante scuse per non ammettere la nostra piena responsabilità per quel peccato.

Forse negare un peccato, o giustificare un peccato, è quello che la nostra carne vuole. Ma, fermiamoci a pensare. Se abbiamo peccato, e neghiamo quel peccato, oppure, ci giustifichiamo, possiamo MAI avere la pace nel cuore? Possiamo MAI avere vera gioia, finché rimaniamo così? Assolutamente no. Che stoltezza negare il peccato. Che stoltezza cercare di giustificarci quando abbiamo peccato. Fare così ci fa molto, molto male, e ci tiene lontani da Dio.

Ci sono altri modi sbagliati in cui reagiamo quando abbiamo un peccato non confessato, ma per ora, ricordiamo che quando ci lamentiamo, o quando ci vediamo come delle povere vittime in circostanze difficili, o quando stiamo correndo in modo da non avere tempo per riflettere davvero, in tutti questi casi, stiamo ignorando il nostro peccato non confessato. E finché non riconosciamo e confessiamo un nostro peccato, non possiamo stare veramente bene, non possiamo godere la vera pace e la gioia della salvezza.

La Soluzione Giusta

Abbiamo considerato alcuni dei modi sbagliati con cui rispondiamo quando abbiamo un peccato non confessato nella nostra vita. Ora, consideriamo come fare per ricevere il meraviglioso dono del perdono.

Prima di spiegare come fare per ricevere il perdono, voglio ringraziare Dio, perché Dio è all’opera in noi per spingerci al ravvedimento. Dio ci ama così tanto che non ci lascia tranquilli nei nostri peccati. Leggo ancora Salmo 32:3,4. Notate che la vita del Salmista era così pesante, perché Dio era all'opera in lui, per spingerlo al ravvedimento. Ve lo leggo. Tacere è rifiutare di confessare il suo peccato. Ascoltate.

“3 Mentre tacevo, le mie ossa si consumavano tra i gemiti che facevo tutto il giorno. 4 Poiché giorno e notte la tua mano pesava su di me, il mio vigore era diventato simile all’arsura d’estate. (Sela)” (Salmo 32:3-4 LND)

Grazie a Dio, Egli è all'opera in noi anche quando abbiamo un peccato non confessato. Noi siamo testardi, noi siamo pieni di orgoglio. Nel suo grande amore per noi, quando continuiamo a non umiliarci davanti a Dio, Dio opera, rendendo la nostra vita pesante, per farci tornare a Lui.

Beato l'uomo che torna presto a Dio. Vi spiego i passi che bisogna fare per tornare a Dio, quando abbiamo peccato nella nostra vita. Ascoltate bene, perché abbiamo tutti bisogno di abbandonare il peccato.

Riconoscere il Peccato come Peccato

Il primo passo per ottenere il perdono è di riconoscere il nostro peccato come peccato. Per ricevere il perdono, dobbiamo riconoscere che non sono state le circostanze che ci hanno fatto peccare. Abbiamo peccato perché il peccato è nel nostro cuore. Ascoltate le parole di Gesù Cristo a proposito in Matteo 15

“18 Ma le cose che escono dalla bocca procedono dal cuore; sono esse che contaminano l’uomo. 19 Poiché dal cuore provengono pensieri malvagi, omicidi, adultèri, fornicazioni, furti, false testimonianze, maldicenze. 20 Queste sono le cose che contaminano l’uomo...".” (Matteo 15:18-20 LND)

Quando pecchiamo, non è mai perché le circostanze ci hanno fatto peccare, piuttosto è perché quel peccato era dentro di noi. Quindi, il primo passo per ricevere il perdono è quello di riconoscere il nostro peccato come nostro peccato, e riconoscere che siamo colpevoli davanti a Dio.

Riconoscere il peccato come peccato significa riconoscere che il nostro peccato è un'offesa a Dio. Infatti, il peccato è peccato perché va contro la santità di Dio.

Tristezza da Dio

Per ricevere il perdono, non solo dobbiamo riconoscere intellettualmente che è un nostro peccato, ma dobbiamo avere vera tristezza per il nostro peccato. Quando riconosciamo i nostri peccati come peccati, come un'offesa a Dio, allora, avremo la tristezza che viene da Dio. Esistono due tipi di tristezza per il peccato: la tristezza del mondo, e la tristezza secondo Dio. La tristezza del mondo è quella tristezza dovuta al fatto che i nostri peccati ci portano problemi nella vita. Invece, la tristezza secondo Dio è una tristezza che abbiamo quando comprendiamo cheabbiamo offeso Dio, eche il nostro peccato ci allontana da Dio.

Un esempio della tristezza del mondo è quando uno parla male di se stesso dopo aver peccato. Probabilmente avete sentito qualcuno disprezzare se stesso, dicendo cose come “non valgo nulla”, oppure “sono un disastro”, oppure, con disperazione, dire: “ho fatto male, ho fatto male!”. In un primo momento, questo modo di parlare potrebbe sembrare una forma di umiltà, ma in realtà, è non guardare a Cristo. Spesso è una forma di orgoglio. Una persona che parla così vuole vedersi bene, e sta male per il fatto che il suo peccato ha rovinato l'immagine che aveva di se stesso. Non è triste per il peccato in sé, è triste perché ha fatto del male a se stesso.

Un altro esempio della tristezza del mondo è quando uno è triste per le brutte conseguenze che arrivano a causa del peccato. Spesso, il nostro peccato ci crea problemi. Spesso si è tristi per le conseguenze terrene, non perché abbiamo offeso Dio.

Leggo 2Corinzi 7:9-10, che parla della tristezza del mondo e della tristezza secondo Dio.

“9 Ora mi rallegro, non perché siete stati rattristati, ma perché siete stati rattristati a ravvedimento, poiché siete stati rattristati secondo Dio, affinché in nessuna cosa aveste a ricevere alcun danno da parte nostra. 10 La tristezza secondo Dio infatti produce ravvedimento a salvezza, che non ha rimpianto; ma la tristezza del mondo produce la morte.” (2Corinzi 7:9-10 LND)

La tristezza del mondo porta alla morte, perché non produce vero ravvedimento. La tristezza secondo Dio invece porta al ravvedimento.

Quindi, una parte centrale della confessione dei nostri peccati è avere la tristezza secondo Dio, tristezza per il fatto di aver offeso Dio, tristezza in quanto il nostro peccato ha creato una barriera fra noi e Dio. Questo deve essere il nostro peso quando abbiamo peccato.

Guardare a Cristo

Poi, per ricevere il perdono, serve qualcosa in più oltre a riconoscere il nostro peccato ed avere la tristezza secondo Dio.

Una terza cosa che serve, una parte fondamentale per poter ricevere il perdono, è guardare a Cristo Gesù come Salvatore e fonte del perdono.

La salvezza è per fede in Cristo. Il motivo per cui Dio può offrirci perdono è perché Cristo ha pagato il prezzo del nostro peccato. E perciò, per essere perdonati, dobbiamo guardare a Cristo, dobbiamo riconoscere che il perdono di cui abbiamo bisogno è per mezzo di Gesù Cristo, e il suo sacrificio sulla croce.

Se ricordate, nell'Antico Testamento, Mosè guidava il popolo di Dio nel deserto. Ad un certo punto, le persone peccarono gravemente contro Dio. Dio mandò dei serpenti per morderle, e tanti morirono. Avevano una grande paura, e riconoscevano di aver peccato contro Dio.

Nonostante avessero peccato contro Dio, Dio stesso provvide un mezzo perché fossero perdonati, ed era quello di guardare ad un serpente di rame che Dio ordinò Mosè di fare ed innalzare. Il fatto di guardare al serpente significava riconoscere che meritavano la condanna, e che era Dio a provvedere il perdono, non era qualcosa che loro avevano meritato.

Gesù parla di quell'avvenimento in Giovanni 3, spiegando che Egli è la fonte della salvezza, quando un peccatore guarda a Lui, sulla croce, come sacrificio per il peccato. Leggo Giovanni 3:13-15.

“13 Or nessuno è salito in cielo, se non colui che è disceso dal cielo, cioè il Figlio dell’uomo che è nel cielo. 14 E, come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che il Figlio dell’uomo sia innalzato, 15 affinché chiunque crede in lui non perisca ma abbia vita eterna.” (Giovanni 3:13-15 LND)

Dio offre il perdono come dono, a chiunque riconosce la gravità del proprio peccato, e guarda a Gesù Cristo come unica salvezza. Quando una persona riconosce che è nel peccato, colpevole davanti a Dio, e guarda a Cristo come colui che è morto sulla croce per pagare la sua condanna, e si umilia davanti a Dio, Dio perdona quella persona, in base ai meriti di Gesù Cristo.

E perciò, il perdono arriva guardando a Cristo. Bisogna guardare a Cristo come Salvatore, l'unico che può salvarti. Bisogna guardare a Cristo come il tuo Avvocato, Colui che sta alla destra di Dio, che prende la tua colpa su di Sé. Leggiamo di questo ruolo di Gesù in 1Giovanni 2:1,2

“11 Figlioletti miei, vi scrivo queste cose affinché non pecchiate; e se pure qualcuno ha peccato, abbiamo un avvocato presso il Padre: Gesù Cristo il giusto. 2 Egli è la propiziazione per i nostri peccati; e non solo per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo.” (1Giovanni 2:1-2 LND)

Guardare a Cristo è guardare a Cristo come Avvocato, colui che ci ottiene il perdono dal Padre, grazie al suo sacrificio.

Guardare a Cristo vuol dire anche guardare a Cristo come Sommo Sacerdote, colui che presenta Se stesso al Padre per noi. In tutta la Bibbia, Dio ci insegna che nessuno potrebbe mai avvicinarsi a Dio per i propri meriti. Ci serve un Sacerdote, e Gesù Cristo è quel Sacerdote, il nostro Sommo Sacerdote. Per mezzo di Lui, abbiamo libero accesso al trono di Dio stesso, come leggiamo in Ebrei 4:14-16. Questo brano ci mostra la benedizione di avere Gesù Cristo come Sommo Sacerdote, che ci provvede libero accesso al trono di Dio. Ve lo leggo.

“14 Avendo dunque un gran sommo sacerdote che è passato attraverso i cieli, Gesù, il Figlio di Dio, riteniamo fermamente la nostra confessione. 15 Infatti, noi non abbiamo un sommo sacerdote che non possa simpatizzare con le nostre infermità, ma uno che è stato tentato in ogni cosa come noi, senza però commettere peccato. 16 Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, affinché otteniamo misericordia e troviamo grazia per ricevere aiuto al tempo opportuno.” (Ebrei 4:12-16 LND)

Quindi, per ricevere il prezioso dono del perdono, dobbiamo guardare a Cristo, fissare gli occhi su Lui, sperare in Lui. Dobbiamo vedere Gesù Cristo come la nostra giustizia, come il nostro Avvocato, come il nostro Sommo Sacerdote. Questa è la via della salvezza. Cristo, e solo Cristo, può salvarci. Senza di Lui, siamo senza speranza. Con Cristo, c'è il perdono per il peccatore più malvagio che si ravvede.

Confessare il peccato

Chiaramente, a questo punto, dobbiamo confessare il nostro peccato, come leggiamo in 1Giovanni 1:9.

“Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto, da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità.” (1Giovanni 1:9 LND)

Confessare il tuo peccato comprende quello che abbiamo visto finora. Vuol dire semplicemente riconoscere il tuo peccato come peccato, come il TUO peccato, senza scuse. Vuol dire avere la tristezza perché hai peccato contro il tuo Dio. Vuol dire sapere che meriti TU la condanna, ma credere che Gesù Cristo è andato alla croce per il tuo peccato.

Poi, è dichiarare semplicemente a Dio il tuo peccato, in modo semplice, specifico e chiaro. Non è un rito, non è qualcosa che necessariamente comprende certe emozioni. È vedere il peccato come peccato, e confessarlo specificamente a Dio, credendo nell’opera di Gesù per ottenere il perdono.

Questo brano ci dichiara la meravigliosa verità che se confessiamo i nostri peccati, Dio è fedele e giusto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità.

Dio perdona, veramente perdona, perdona completamente i nostri peccati quando li confessiamo.

Non solo ci perdona, ma opera in noi per purificarci da ogni iniquità. Dio opera per santificarci. La vera salvezza non è solo essere perdonati, comprende anche la santificazione, diventare sempre più santi, sempre più come Gesù Cristo.

Accettare il Perdono con Ringraziamento

Quando confessiamo i nostri peccati, Dio ci perdona, completamente, ed eternamente.

Così, possiamo avere la gioia del perdono. Ma non sempre abbiamo gioia. Perché? Cosa manca ancora? Perché non sempre abbiamo gioia dopo che abbiamo confessato veramente i nostri peccati? Cosa ci manca?

In realtà,manca ancora una cosa, per potere avere la gioia che vienedal perdono.

Occorre un passo, un passo importante e fondamentale, ma che spesso non facciamo. Infatti, è la mancanza di questo passo che lascia tanti credenti ancora con il cuore aggravato, anziché con la gioia del perdono, e la pace di Dio.

Che cos'è che manca?

Per avere la gioia della salvezza, dobbiamo credere a Dio, e accettare il perdono. Accettare veramente il perdono. Credere che sei perdonato, non in base a come ti senti, perché non è un sentimento, ma perché la Bibbia dichiara che Dio ci perdona.

Quanto è importante accettare il perdono che Dio ci dà.

Leggo di nuovo 1Giovanni 1:8. Notate quella che è la nostra parte, e poi, notate quella che è la promessa di Dio, ciò che Egli farà.

“9 Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità.” (1Giovanni 1:9 LND)

Se noi confessiamo i nostri peccati, il che implica che abbiamo riconosciuto il peccato come peccato, e implica anche che stiamo guardando a Cristo, allora, Dio è fedele, assolutamente fedele, da perdonarci i peccati, e non solo, ma anche da purificarci da ogni iniquità.

Dio è fedele. Quando Dio dichiara di fare qualcosa, Egli la farà.

Non dobbiamo dubitare di Dio. Non dobbiamo chiederci se ha o non ha perdonato i nostri peccati. Se confessiamo i nostri peccati, Dio è fedele, sempre, e ci perdona.

Quindi, quando riconosciamo i nostri peccati, e chiediamo perdono a Dio, dobbiamo anche accettare il perdono. Dobbiamo prendere Dio in parola, e credere che Dio ci ha perdonato. Non è un sentimento. È semplicemente CREDERE a quello che Dio dichiara.

A questo punto, è giusto ringraziare Dio. Il perdono è un dono prezioso ed immenso. Non è qualcosa di visibile, ma non è per questo meno reale. Visto che Dio promette di perdonare, allora, possiamo sapere che Egli ha mantenuto la sua parola. Quando confessiamo il nostro peccato, Dio ci perdona. Egli è fedele e giusto. E perciò, è importante RINGRAZIARE Dio dopo che abbiamo confessato il nostro peccato.

Quando confessiamo il nostro peccato, ringraziamo Dio, perché a questo punto, per i meriti di Gesù Cristo, siamo veramente perdonati. E perciò, possiamo prendere Dio in parola, ed accettare il suo perdono, e poi, gioire perché il nostro peccato è stato perdonato, la nostra colpa è stata coperta.

La benedizione del perdono

All’inizio di questo sermone, abbiamo letto una parte del Salmo 32. Ora, leggo Salmo 32 dal v.1 fino al versetto 7. Notate la gioia che Davide ha a motivo del perdono che ha ricevuto.

“Beato colui la cui trasgressione è perdonata, il cui peccato è coperto! 2 Beato l’uomo a cui l’Eterno non imputa l’iniquità, e nel cui spirito non c’è inganno. 3 Mentre tacevo, le mie ossa si consumavano tra i gemiti che facevo tutto il giorno. 4 Poiché giorno e notte la tua mano pesava su di me, il mio vigore era diventato simile all’arsura d’estate. (Sela) 5 Davanti a te ho riconosciuto il mio peccato, non ho coperto la mia iniquità. Ho detto: "Confesserò le mie trasgressioni all’Eterno", e tu hai perdonato l’iniquità del mio peccato. (Sela) 6 Perciò ogni uomo pio t’invocherà nel tempo in cui puoi essere trovato, anche se le grandi acque dovessero straripare, esse non giungeranno fino a lui. 7 Tu sei il mio luogo di rifugio, tu mi preserverai dall’avversità, tu mi circonderai di canti di liberazione. (Sela) ” (Salmo 32:1-7 LND)

Avete visto? Finché il salmista taceva, ovvero, finché non confessava il suo peccato, il suo cuore era aggravato. Non aveva la pace di Dio. Non aveva la gioia della salvezza.

Però quando finalmente ha confessato il suo peccato, Dio lo ha perdonato. Da quel momento, gli è tornata la gioia. Da quel momento, poteva riposarsi nell'Eterno, come suo rifugio.

Cari, a volte siamo così stolti da non volerci umiliare per confessare veramente i nostri peccati a Dio. Altre volte confessiamo i nostri peccati, ma poi abbiamo difficoltà a credere che Dio ci abbia veramente perdonato. Perciò, non abbiamo l'immensa gioia del perdono.

Prendiamo Dio in parola. Quando confessiamo i nostri peccati, Dio è fedele e giusto, ci perdona, e non solo, opera anche in noi per purificarci da ogni iniquità. Crediamo a quello che Dio ci dichiara.

Come Risponderemo?

Allora, giorno per giorno, ognuno di noi si trova davanti ad un bivio.

Giorno per giorno, in un modo o nell'altro, pecchiamo. Che cosa fai quando pecchi?

Se scegliamo di andare avanti, senza confessare il nostro peccato, avremo un cuore pesante, e non avremo più la gioia della nostra salvezza. Non avremo la gioia della comunione con Dio. Non avremo la pace di Dio.

In questi momenti, nella carne, potremmo reagire lamentandoci, oppure con un cuore che si vede come una povera vittima. Oppure, potremmo cercare di impegnarci, per non pensarci.

Rispondere così è stoltezza, e ci fa perdere la gioia del perdono.

Quando abbiamo peccato, rivolgiamoci a Dio, riconosciamo la gravità del nostro peccato, pensiamo al fatto che abbiamo offeso Dio, e guardiamo a Cristo. Guardiamo a Cristo, morto sulla croce, e poi risuscitato, proprio per provvederci il vero perdono. Guardiamo a Cristo, e poi, confessiamo di cuore i nostri peccati.

A quel punto, prendiamo Dio in parola, e ringraziamo Dio per il suo perdono. Ringraziamo Dio per il sacrificio di Cristo. Ringraziamo Dio perché Gesù Cristo è il nostro Sommo Sacerdote e Avvocato.

Quando viviamo così, avremo di nuovo la gioia della nostra salvezza. Avremo di nuovo la pace di Dio. Avremo la gioia di essere in stretta comunione con Dio. Possiamo portare frutto che dura per l’eternità.

Grazie a Dio per il perdono in Gesù Cristo. Confessiamo i nostri peccati, e godiamo questo meraviglioso perdono.

Alla luce di questo: quando scopri di avere peccato, di aver fatto qualcosa che fa del male, non disperarti. Piuttosto, riconosci il peccato, guarda a Cristo, e confessa il peccato, per poi accettare il perdono. La soluzione quando pecchiamo non è quella di disperarci. È di confessare i peccati, e poi, di ricevere con gioia il perdono.

Un commento per chi non è salvato.

Se tu non hai Cristo, tutta la colpa di tutti i tuoi peccati fatti negli anni ricadrà su di te. Hai davanti a te il giudizio. Sei colpevole.

Riconosci la tua condizione davanti a Dio. Umiliati. Considera Gesù Cristo, il Figlio di Dio, che è andato alla croce per ottenere il perdono per tutti coloro che si umiliano e confessano i loro peccati.

Umiliati, corri a Dio per mezzo di Cristo, e tu sarai perdonato e salvato.

Oggi è il giorno della salvezza. Non rimandare.