Quando è che Dio consola e quando è che Dio non consola? Quando è che Dio consola e quando è che Dio rifiuta di consolare?
“Ora il Dio della pazienza e della consolazione vi dia di avere gli uni verso gli altri gli stessi pensieri, secondo Cristo Gesù,” (Romani 15:5 LND)
Grazie a Dio per la consolazione. Abbiamo grande bisogno di consolazione, perché in questo cammino ci sono dolori profondi che spezzano il cuore. Quando il nostro cuore è afflitto, non c’è nulla di paragonabile alla consolazione di Dio.
Dio sa e ama consolare. La Bibbia dice che Dio è il Padre di ogni consolazione. Leggiamo un altro brano molto ricco, 2 Corinzi 1:3-7, che ci ricorda che Dio è pronto a consolarci.
“3 Benedetto sia Dio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo, il Padre delle misericordie e il Dio di ogni consolazione, 4 il quale ci consola in ogni nostra afflizione affinché, per mezzo della consolazione con cui noi stessi siamo da Dio consolati, possiamo consolare coloro che si trovano in qualsiasi afflizione. 5 Poiché, come abbondano in noi le sofferenze di Cristo, così per mezzo di Cristo abbonda pure la nostra consolazione. 6 Ora se siamo afflitti, ciò è per la vostra consolazione e salvezza, se siamo consolati, ciò è per la vostra consolazione e salvezza, che operano efficacemente nel sostenere le medesime sofferenze che patiamo anche noi. 7 La nostra speranza a vostro riguardo è salda, sapendo che, come siete partecipi delle sofferenze, così sarete anche partecipi della consolazione.” (2Corinzi 1:3-7 LND)
Dio è il Padre delle misericordie, ed il Dio di ogni consolazione. Per quanto il tuo dolore, la tua tristezza e l'afflizione possono essere profondi, la consolazione di Dio è ancora più profonda.
Consolazione per e tramite altri credenti
Spesso, Dio ci consola tramite le persone che ci manda per venirci accanto. È sempre Dio, ma si serve di persone. Questo è bello, e rende manifesto l’amore di Dio.
Infatti, una parte della vita cristiana è quella che dovremmo cercare di consolare chi soffre.
“E se un membro soffre, tutte le membra soffrono; mentre se un membro è onorato, tutte le membra ne gioiscono insieme.” (1Corinzi 12:26 LND)
Se uno soffre, tutti soffrono. Questa è la consolazione. Sentono il suo dolore.
Romani 12:5 ci insegna a stare vicino a coloro che stanno male.
“Rallegratevi con quelli che sono allegri, piangete con quelli che piangono.” (Romani 12:15 LND)
Galati 6:2 ci comanda a portare i pesi gli uni degli altri.
“Portate i pesi gli uni degli altri, e così adempirete la legge di Cristo.” (Galati 6:2 LND)
In 1Pietro 3, impariamo ad avere un grande cuore gli uni verso gli altri.
“Infine siate tutti di una sola mente, compassionevoli, pieni di amor fraterno, misericordiosi e benevoli,” (1Pietro 3:8 LND)
Quindi, una parte della consolazione di Dio è quello che Dio fa tramite altri credenti.
Però, la consolazione di Dio è così potente e così profonda che anche quando non ci sono altri credenti nella nostra vita, Dio ci consola. Dio ci consola con il suo Spirito Santo, che può penetrare il cuore più addolorato. Dio è il Dio di OGNI consolazione, che ci consola in ogni nostra afflizione.
Sofferenze nella vita cristiana
Notate nel brano in 2Corinzi 1 che Paolo parlava di chi era afflitto con le sofferenze di Cristo. Leggo di nuovo 1Corinzi 1:3-5.
“3 Benedetto sia Dio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo, il Padre delle misericordie e il Dio di ogni consolazione, 4 il quale ci consola in ogni nostra afflizione affinché, per mezzo della consolazione con cui noi stessi siamo da Dio consolati, possiamo consolare coloro che si trovano in qualsiasi afflizione. 5 Poiché, come abbondano in noi le sofferenze di Cristo, così per mezzo di Cristo abbonda pure la nostra consolazione.” (2Corinzi 1:3-5 LND)
Qui Paolo indica che le sofferenze sono soprattutto le sofferenze di Cristo. Queste sono le sofferenze più profonde della vita cristiana. Le sofferenze che sono legate al fatto che siamo in Cristo e Dio ci sta santificando.
“Infatti tutti quelli che vogliono vivere piamente in Cristo Gesù saranno perseguitati,” (2Timoteo 3:12 LND)
“… attraverso molte afflizioni dobbiamo entrare nel regno di Dio.” (Atti 14:22 LND)
“Se il mondo vi odia, sappiate che ha odiato me prima di voi.” (Giovanni 15:18 LND)
Dio ci consola, quando la nostra sofferenza è qualcosa che viene secondo la volontà di Dio. Però se la nostra sofferenza è causata dal peccato, Dio NON ci consola, finché non riconosciamo e ci ravvediamo dal peccato.
Esiste la tristezza che viene da Dio, la tristezza giusta, per cui possiamo conoscere la consolazione di Dio, ed esiste la tristezza che è causata dal nostro peccato.
Tristezza secondo Dio
In Romani 9:2, vediamo una tristezza giusta. Paolo era triste per il suo popolo, i Giudei, perché non conoscevano Cristo.
“1 Io dico la verità in Cristo, non mento, perché me lo attesta la mia coscienza nello Spirito Santo; 2 ho grande tristezza e continuo dolore nel mio cuore. 3 Infatti desidererei essere io stesso anatema e separato da Cristo per i miei fratelli, miei parenti secondo la carne,” (Romani 9:1-3 LND)
Paolo aveva grande tristezza perché i suoi connazionali erano lontani da Cristo. Questa è una tristezza che rispecchia il cuore di Dio. Dio consola chi ha questa tristezza.
In 2Corinzi 2:1-3, Paolo ha tristezza, vedendo il loro peccato.
“1 Or io avevo determinato in me stesso di non venire di nuovo da voi con tristezza. 2 Perché se io vi rattristo, chi mi rallegrerà, se non colui stesso che sarà stato da me rattristato? 3 E vi ho scritto in quel modo affinché, alla mia venuta, non avessi tristezza da coloro che dovrebbero rallegrarmi, avendo fiducia in voi tutti che la mia gioia è quella di voi tutti.” (2Corinzi 2:1-3 LND)
Per Paolo, vedere questi credenti, che amava, nel peccato, è stata una fonte di grande tristezza. Quando vediamo peccato in noi stessi o negli altri, dovrebbe rattristarci. Questa è la tristezza che ha anche Dio e Dio consola chi ha questo cuore.
Una verità della consolazione di Dio che mi consola in quel momento è che Dio porterà a compimento la sua buona opera in ogni vero credente.
In Filippesi 2:25-28, Paolo spiega che Epafrodito era stato ammalato, e vicino alla morte. Però Dio ha avuto misericordia di Paolo, salvando Epafrodito dalla morte. La sua morte sarebbe stata un motivo di grande tristezza per Paolo.
Nel mondo tutto buono che Dio ha creato, non esisteva la morte. La morte è entrata nel mondo a causa del peccato. Quindi, la morte è qualcosa di brutto e di triste. Possiamo avere pace, sia nella nostra morte, sia nella morte di nostri cari. Però, la morte delle persone vicine a noi porta tristezza, perché non sono più qua per noi da amare. Leggo questo brano in Filippesi 2.
“25 Tuttavia ho ritenuto necessario di mandarvi Epafrodito, mio fratello, compagno d’opera e di lotta, vostro apostolo e ministro dei miei bisogni 26 poiché egli desiderava molto vedervi tutti, ed era angosciato perché avevate udito che era stato ammalato. 27 Difatti egli è stato malato e molto vicino alla morte, ma io ha avuto pietà di lui, e non solo di lui ma anche di me, perché non avessi tristezza su tristezza. 28 Ve l’ho mandato perciò con tanta premura perché, vedendolo, di nuovo vi possiate rallegrare ed io stesso sia meno contristato.” (Filippesi 2:25-28 LND)
È giusto avere tristezza quando uno muore. Però, è anche giusto trovare pace in Cristo perché i nostri cari che muoiono in Cristo vivono ancora, con Lui. E per quanto riguarda coloro che non hanno Cristo, possiamo riposarci perché Dio è giusto in tutto quello che fa.
Dio consola quando guardiamo a Lui.
La tristezza, che dovrebbe affliggerci tanto, è la tristezza che Dio ci dà. Se siamo veramente salvati, quando pecchiamo, il nostro peccato dovrebbe produrre in noi una profonda tristezza, tristezza perché abbiamo peccato contro Dio, e probabilmente perché abbiamo sviato altri.
Però per la tristezza secondo Dio, c’è un sollievo totale e completo.
Tristezza secondo il mondo
Dall’altra parte, quando pecchiamo, possiamo avere la tristezza del mondo. Questa è una tristezza dovuta ai problemi che il peccato produce. Non è avere un cuore triste per il fatto di aver peccato.
Leggo 2Corinzi 7:6-11. Notate che esiste la tristezza secondo Dio, e anche la tristezza del mondo. Quella secondo Dio produce ravvedimento. La tristezza del mondo porta alla morte.
“6 Ma Dio, che consola gli afflitti, ci ha consolati con la venuta di Tito, 7 e non solo con la sua venuta, ma anche con la consolazione da lui ricevuta tra di voi; egli ci ha riferito della vostra grande affezione, del vostro pianto e del vostro zelo per me, per cui mi sono ancor più rallegrato, 8 perché, anche se vi ho contristato con quell’epistola, ora non me ne dispiace anche se mi è dispiaciuto, poiché vedo che quell’epistola, quantunque per breve tempo, vi ha rattristati. 9 Ora mi rallegro, non perché siete stati rattristati, ma perché siete stati rattristati a ravvedimento, poiché siete stati rattristati secondo Dio, affinché in nessuna cosa aveste a ricevere alcun danno da parte nostra. 10 La tristezza secondo Dio infatti produce ravvedimento a salvezza, che non ha rimpianto; ma la tristezza del mondo produce la morte. 11 Infatti, ecco quanta premura ha prodotto in voi l’essere stati rattristati secondo Dio, anzi quale scuse, quale sdegno, quale timore, quale grande affezione quale zelo, quale soddisfazione! In ogni maniera voi avete dimostrato che siete puri in quest’affare.” (2Corinzi 7:6-11 LND)
La tristezza secondo Dio porta a ravvedimento. Invece la tristezza del mondo porta alla morte.
Allora, se noi abbiamo una tristezza valida, possiamo conoscere la meravigliosa consolazione di Dio. La consolazione di Dio è potente e profonda, più profonda di qualsiasi tristezza.
Invece, se abbiamo la tristezza secondo il mondo, non avremo la consolazione di Dio. Saremo tristi, ma la nostra tristezza è un peccato.
Io posso peccare e riconoscere che il mio peccato mi crea problemi nella vita, mi rovina la reputazione, mi crea difficoltà e perciò sono triste per quel peccato, ma questa non è la tristezza secondo Dio.
Posso vergognarmi perché gli altri mi vedono male. Quella è la tristezza secondo il mondo perché sono triste in quanto il mio orgoglio è offeso e ferito perché volevo essere visto bene dagli altri. Sono triste per il mio peccato ma non perché ho peccato contro Dio. Solo perché ci tenevo ad essere visto bene.
Oppure ho il peccato di vedermi come la vittima. Cioè, nella mia mente, gli altri, o qualcun altro, non mi tratta giustamente. Questo mi fa focalizzare su quello che ho subito. Quando altri peccano contro di me, questo non è un motivo valido per avere il cuore afflitto. Se mi vedo trattato ingiustamente, è impossibile per me vedere me stesso Smetto di riconoscere i miei peccati. Smetto di vedere la grazia di Dio. Smetto di essere pieno di ringraziamento.
Quando abbiamo pensieri falsi, quando ci vediamo come maltrattati, o ignorati, e non amati, allora, avremo una tristezza che non è valida. Se la tua tristezza è legata a pensieri negativi verso qualcuno, o legata a pensieri che quella persona ti ha trattato male, allora, questo indica che non hai mansuetudine, e che non sei umile davanti a Dio. Per quella tristezza, non troviamo beneficio nella consolazione di Dio.
Se la nostra afflizione o tristezza è dovuta al nostro peccato, o pensieri falsi, allora, non avremo la consolazione di Dio. Piuttosto, avremo un cuore afflitto, e non avremo la pace, finché non vediamo e confessiamo il nostro peccato.
Per quella tristezza dovremmo ravvederci, e umiliarci, e riprendere a ringraziare Dio e accettare quello che la sua provvidenza ci ha dato. Anziché essere tristi in questi casi, dovremmo essere ravveduti.
Però la consolazione di Dio può darci conforto quando ci ravvediamo e nella tristezza o afflizione più profonda. Ricordiamo che Dio sa e ama consolare. Dio è il Dio di ogni consolazione.
“Benedetto sia Dio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo, il Padre delle misericordie e il Dio di ogni consolazione” (2 Corinzi 1:3 LND)