A volte abbiamo situazioni che sembrano impossibili. A volte conosciamo una persona e diciamo, “quella persona non cambierà mai!” E a volte intendiamo noi stessi. A volte pensiamo che non abbiamo speranza di cambiare, preghiamo con disperazione, dicendo, “Signore, non posso cambiare. Sono così. Ho provato troppe volte. Morirò così.” Ci scoraggiamo pensando che è troppo tardi per noi di cambiare e che ormai resteremo sempre come siamo. Pensiamo che non riusciamo a cambiare.
Oppure pensiamo che le persone intorno a noi che ci fanno del male non cambieranno mai. Oppure le nostre circostanze rimarranno sempre così e perdiamo speranza. Siamo rassegnati. Amareggiati. E pensiamo che la nostra vita attuale è il nostro destino, il nostro calvario. A volte pensiamo questo.
Quando sembra così e vediamo le cose in questo modo, come viviamo? Per prima cosa, smettiamo di impegnarci.
Diciamo che io mi trovo in una caverna mille metri sotto terra e ci sono delle gallerie e mentre sono là c’è un terremoto! Inizio a spostare rocce per poter uscire dalla galleria però cosa succede se dopo un po’ dico, “no. Ci sono troppe rocce” e smetto? Se perdo la speranza e dico a me stesso che è impossibile uscire, continuerò a stare lì spostando le rocce? Se perdo speranza, continuerò ad affaticarmi? Oppure mi arrenderò sedendomi per terra dicendo, “adesso muoio. Adesso muoio perché non è possibile uscire.”
Spesso ci rassegniamo. Siamo scoraggiati. Perdiamo speranza. E se perdo speranza smetto di provare. Addirittura, smetto di pregare seriamente.
La realtà
Ma cos’è la realtà? È come sembra a me?
Leggiamo insieme Efesini 3:14-21, la famosa preghiera dove Paolo prega che Dio possa operare divinamente per farci capire quello che non avremo mai capito per conto nostro.
“14 Per questa ragione, io piego le mie ginocchia davanti al Padre del Signor nostro Gesù Cristo, 15 dal quale prende nome ogni famiglia nei cieli e sulla terra, 16 perché vi dia, secondo le ricchezze della sua gloria, di essere fortificati con potenza per mezzo del suo Spirito nell’uomo interiore, 17 perché Cristo abiti nei vostri cuori per mezzo della fede, 18 affinché, radicati e fondati nell’amore, possiate comprendere con tutti i santi quale sia la larghezza, la lunghezza, la profondità e l’altezza, 19 e conoscere l’amore di Cristo che sopravanza ogni conoscenza, affinché siate ripieni di tutta la pienezza di Dio. 20 Or a colui che può, secondo la potenza che opera in noi, fare smisuratamente al di là di quanto chiediamo o pensiamo, 21 a lui sia la gloria nella chiesa in Cristo Gesù per tutte le generazioni, nei secoli dei secoli. Amen.” (Efesini 3:14-21 LND)
Torniamo un attimo all’esempio della caverna e diciamo che io sono un ingegnere. Io sono un esperto e quindi, non perdo speranza subito ma inizio a fare i miei calcoli. Calcolo che ci saranno almeno cinquemila tonnellate di rocce in questa galleria e che, con l’attrezzatura che c’è, ci vorrebbero almeno sei mesi di lavoro costante per poter togliere le rocce ed essere liberato. Ma poi i miei calcoli mi portano alla conclusione che in sei mesi sarò morto. Faccio i miei calcoli e arrivo alla conclusione che è impossibile uscire.
Invece, qui Paolo parla di Colui che può fare smisuratamente al di là di quanto chiediamo o pensiamo…. al di là dei nostri calcoli. A Lui sia la gloria. Allora, pensiamo un attimo ad una persona piena di rabbia, amarezza, scoraggiamento, o delusione. In una persona così, quale sarebbe un’opera miracolosa? Che la sua vita cambia drasticamente? Sì.
Oppure quale sarebbe un altro miracolo ancora più grande? Che Dio dia gioia alla persona in mezzo alla vita e le circostanze difficili che ha. Più gioia di quante persone senza Cristo hanno in situazioni molto meno difficile. Quello è un miracolo che va smisuratamente al di là di quanto chiediamo o pensiamo. Questa è una cosa grande. Tu puoi avere una situazione che secondo te è impossibile stare bene. Ma Dio può fare smisuratamente al di là di quello che tu chiedi o pensi. Tu pensi che la soluzione sia di avere aiuto da Dio per cambiare la tua situazione e invece Dio decide di aiutarti a stare bene nella tua situazione, che è una opera più grande. Quindi, Dio può fare l’impossibile.
Ricordate in 2 Re 6, Samaria, la capitale di Israele era circondata dai Siri, d’assedio. Ci fu una grande carestia in Samaria perché i Siri erano tutti intorno alla città da tempo e ormai c’era quasi nulla di cibo. Il cibo che era rimasto costava un patrimonio e il popolo stava morendo di fame. Era terribile.
Stavano perfino mangiano i loro figli.
Iniziamo a leggere di questo avvenimento in 2 Re 6:
“26 Mentre il re d’Israele passava sulle mura, una donna gli gridò e disse: "Aiuto, o re, mio signore!". 27 Egli le rispose: "Se non ti aiuta l’Eterno, dove posso io trovare aiuto per te? Forse con i prodotti dell’aia o del torchio?". 28 Poi il re aggiunse: "Che cos’hai?" Ella rispose: "Questa donna mi ha detto "Dammi tuo figlio perché lo mangiamo oggi; mio figlio lo mangeremo domani". 29 Così abbiamo fatto cuocere mio figlio e l’abbiamo mangiato. Il giorno seguente io le ho detto: "Dammi tuo figlio perché lo mangiamo". Ma essa ha nascosto suo figlio".
Cosa sta dicendo questa donna? “Non è giusto! Re, fa si che lei possa cucinare suo figlio!” Quanto fame avevano per arrivare a questo punto?
30 Quando il re udì le parole della donna, si stracciò le vesti...
E lui, invece di dire, “questo è dovuto al mio peccato come re malvagio!” Avrebbe dovuto dire la verità perché quell’assedio e quella carestia era conseguenza del suo peccato come re malvagio. Lui aveva trascinato tutta la nazione a seguire i peccati di Jeroboamo.
30 Quando il re udì le parole della donna, si stracciò le vesti. Mentre passava sulle mura, il popolo guardò, ed ecco sotto egli portava un cilicio sulla carne. 31 Allora il re disse: "DIO mi faccia questo e anche peggio, se oggi la testa di Eliseo, figlio di Shafat, resterà ancora sulle sue spalle!".
Sta dicendo, “questa è colpa di Eliseo!” Non era colpa di Eliseo. Era colpa di lui. Ma non voleva vedere la propria colpa.
32 Or Eliseo se ne stava seduto in casa sua, e con lui sedevano gli anziani. Il re mandò davanti a sé un uomo, prima però che il messaggero giungesse da lui egli disse agli anziani: "Vedete che questo figlio di un assassino ha mandato qualcuno a tagliarmi la testa? Fate attenzione, quando il messaggero arriva, chiudete la porta e tenetelo fermo alla porta. Non si sente forse dietro di lui il rumore dei passi del suo signore?". 33 Mentre egli stava ancora parlando con loro, ecco scendere da lui il messaggero. Il re allora disse: "Ecco questa calamità viene dall’Eterno; cosa potrei ancora io sperare dall’Eterno?".” (2Re 6:26-33 LND)
Sta dando la colpa a Dio.
“Allora Eliseo disse: "Ascoltate la parola dell’Eterno! Così dice l’Eterno: "Domani, a quest’ora, alla porta di Samaria una misura di fior di farina costerà un siclo e due misure di orzo costeranno pure un siclo"".” (2Re 7:1 LND)
Prima abbiamo considerato quanto il cibo fosse costoso. Cibo, per modo di dire. Costava tantissimo per letame. Schifezze. Invece qui parla del fatto che farina e orzo costerà pochissimo.
“2 Ma il capitano, sul cui braccio il re si appoggiava, rispose all’uomo di DIO: "Ecco, anche se l’Eterno facesse delle finestre in cielo, avverrà mai una cosa del genere?". Eliseo rispose: "Ebbene, lo vedrai con i tuoi, stessi occhi, ma non ne mangerai".
Allora, non leggo il resto ma se ricordate c’erano i lebbrosi che vivevano appena fuori dalle porte per non contaminare gli altri in città. Hanno deciso che non avevano da perdere. Stavano per morire a causa della carestia e quindi hanno deciso di rischiare andando dai Siri con la poca speranza che forse li avrebbero dato da mangiare. Non importava ai lebbrosi se li avessero uccisi perché intanto stavano già morendo. Vanno all’accampamento e cosa scoprono? Che tutti i Siri erano fuggiti perché Dio aveva fatto loro sentire dei rumori. Sono tutti scappati lasciando nell’accampamento i loro carri, le loro tende, il loro cibo, i loro soldi… mesi di provviste.
Infatti, tutta la città viene a scoprire di queste provviste il popolo corre fuori all’accampamento e c’era più cibo di quanto fosse possibile mangiare. Quindi, da un giorno all’altro il cibo costava poco niente. Poi, in mezzo a tutto questo il popolo calpestò il capitano presso la porta della città, ed egli morì, come aveva detto Eliseo.
Il punto è questo: era possibile tutto quello? Umanamente parlando era possibile?
No. Ma Dio può fare smisuratamente al di là di quanto chiediamo o pensiamo.
Ci sono tanti esempi come questo nella Bibbia.
Giuseppe
Pensiamo un attimo a Giuseppe in Egitto. Lui era in carcere e ormai sembrava che non ci fosse speranza. Ormai era lì da anni e sembrava che tutti avessero dimenticato di lui. Invece no.
Un giorno “…il Faraone mandò a chiamare Giuseppe che fu subito tratto fuori dalla prigione sotterranea. Così egli si rase si cambiò le vesti e venne dal Faraone.” (Genesi 41:14 LND)
Prima di questo sembrava che le cose non sarebbero cambiate mai. Umanamente aveva ragione. Ma Dio non è limitato dai ragionamenti umani.
Poco dopo Giuseppe si trova davanti al Faraone lavato, rasato e con vestiti puliti. E dopo aver spiegato al Faraone il significato del suo sogno, viene promosso ad essere sopra tutto l’Egitto.
Dio può fare smisuratamente al di là di quanto chiediamo o pensiamo.
Paolo
E immaginati un credente al tempo degli apostoli, quando c’era tanta persecuzione, e tu senti di vari tuoi fratelli e tue sorelle che vengono arrestati e gettati in prigione a causa della loro fede. E tu sai chi sta facendo tutto questo: Saulo. Questo fariseo zelante che andava in giro con dei soldati prendendo cristiani e gettandoli in prigione se non rinunciavano di credere in Gesù Cristo.
E poi? Tu senti che Saulo crede in Gesù Cristo?!
Se qualcuno avesse detto “preghiamo per Saulo e la sua conversione” cosa avresti detto?
Pensa ad un bambino che ti sente dire, “Quel Saulo è terribile!” e ti dice, “allora papà, preghiamo lui affinché possa convertirsi”. Che cosa avresti detto?
“Figlio mio, tu non capisci. Tu non capisci. Quest’uomo ci odia. Quest’uomo è pronto a morire per farci andare in prigione. Non c’è nessuno al mondo che odia noi cristiani quanto quell’uomo. Figlio mio, non sprecare le tue preghiere.”
Quell’uomo ragionava nel modo sbagliato, ma quel bambino aveva un cuore che poteva ancora credere.
A chi assomigliamo noi?
Pensate ad un altro esempio. Pensate a quando Pietro negò Gesù. Gli altri apostoli sapevano di quello?
Giovanni era con lui. Vi ricordate? Vi ricordate che sono andati alla casa del sommo sacerdote e che Giovanni ha fatto entrare anche Pietro nel cortile? C’era Giovanni con Pietro. Quindi, l’ha sentito negare di conoscere Gesù. E tutti avevano sentito Pietro vantarsi e Gesù che diceva “il gallo non canterà, prima che tu mi abbia negato tre volte.” Tutti avevano sentito quello e Giovanni ha sentito Pietro negare Gesù. Immagino proprio che dopo Giovanni va dagli altri per raccontare, con tristezza, che “Pietro ha negato Gesù!”
E chi di loro avrebbe mai pensato che Pietro sarebbe diventato coraggioso e che insieme a Giovanni avrebbe ricevuto botte e sarebbe stato oltraggiato e si sarebbe rallegrato di essere ritenuto degno ad essere oltraggiato per il nome di Cristo? Chi l’avrebbe mai detto? Avresti tu detto che sarebbe stato possibile o avresti detto, “no. Con lui… basta.”
Giovanni
Guardiamo un esempio di Giacomo e Giovanni, uomini duri. Non pensiamo spesso a questo ma consideriamo questo in Luca 9:51-56.
“51 Or avvenne che, mentre si stava compiendo il tempo in cui doveva essere ricevuto in cielo, egli diresse risolutamente la sua faccia per andare a Gerusalemme, 52 e mandò dei messaggeri davanti a sé. Ed essi, partiti, entrarono in un villaggio dei Samaritani, per preparargli un alloggio. 53 Ma quelli del villaggio non lo vollero ricevere, perché egli camminava con la faccia rivolta a Gerusalemme. 54 E visto ciò, i suoi discepoli Giacomo e Giovanni dissero: "Signore, vuoi che diciamo che scenda fuoco dal cielo e li consumi, come fece anche Elia?". 55 Ma egli si voltò verso di loro e li sgridò, dicendo: "Voi non sapete di quale spirito siete; 56 poiché il Figlio dell’uomo non è venuto per distruggere le anime degli uomini, ma per salvarle". Poi andarono in un altro villaggio.”
Allora, Giovanni qui era un uomo con un grande cuore verso gli altri? Aveva un grande cuore di bontà? Cosa chiese a Gesù? “Signore, vuoi che diciamo che scenda fuoco dal cielo e li consumi…?” Invece, Giovanni diventò uno noto come l’apostolo che Gesù amava. Fu amato da Gesù e le epistole mostrano il suo cuore.
Il punto è questo: vi ricordate quando Gesù ha detto ai suoi discepoli che “è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio".” (Matteo 19:24)? E vi ricordate che i discepoli gli hanno chiesto "Chi dunque può essere salvato?". Che cosa ha risposto Gesù? "Per gli uomini questo è impossibile, ma per Dio ogni cosa è possibile".” (Matteo 19:26)
A volte anche noi arriviamo al punto dove crediamo che le cose non possono cambiare. “Io non posso cambiare. Sarò sempre così. Lui o lei non cambieranno mai. Le mie circostanze non cambieranno. Sarà sempre così.”
Ci rassegniamo. Ci arrendiamo. Perdiamo speranza. Ma quello non è guardare a Dio.
Che cosa farà Dio? Non posso dire e non posso promettervi nulla MA posso dire che Dio può cambiare le cose e può fare smisuratamente al di là di quanto chiediamo o pensiamo.
Quindi, è di fidarti di Dio anche quando non sai come farà o SE farà ma puoi fidarti di Dio. A volte Lui cambia le circostanze. A volte cambia il tuo cuore. A volte cambia l’altra persona. Però se tu hai fede, Dio opererà. Non sempre come pensavi e non sempre come speravi, perché Lui ha un piano sempre migliore.
Pensiamo ancora a Giuseppe in Egitto. Sto supponendo una cosa, quindi, non sto dicendo che era così ma se potessimo pensare ad una cosa che Giuseppe avrebbe chiesto mentre era in prigione, quale sarebbe stata?
Di uscire dalla prigione e tornare alla sua famiglia in Canaan, giusto?
Dubito tantissimo che avesse pregato, “Signore, fammi diventare secondo per comandare in Egitto”. Piuttosto, probabilmente avrebbe pregato, “Sono uno straniero nel paese d’Egitto. Fammi tornare a casa da mio padre e dai miei fratelli. E spero che i miei fratelli possono avere un cambiamento di cuore ed accettarmi.” Eppure? Dio NON l’ha fatto tornare al suo paese. Non era il piano di Dio.
Era il piano di Dio che diventasse secondo per comandare in Egitto.
Direste che quello è fare smisuratamente al di là di quanto chiediamo o pensiamo?
Assolutamente! Il piano di Dio era più grande di quanto avrebbe mai potuto immaginare o chiedere. Giuseppe non ha pensato o chiesto quello che Dio ha fatto. Non era solo salvare la sua vita e farlo uscire dalla prigione. Ha fatto sì che i suoi fratelli venissero in Egitto riconoscendo la loro colpa per portarli alla riconciliazione.
Voglio incoraggiarvi ad avere speranza. Non una speranza che ci deluderà, cioè la speranza che le cose andranno come vuoi tu. No. Abbiamo letto in Efesini che Lui può fare smisuratamente al di là di quanto chiediamo o pensiamo.
Spesso quello che fa non è quello che pensiamo noi.
Voglio incoraggiarvi ad avere speranza. Un atteggiamento carnale è la rassegnazione - “ok, Signore, dammi la grazia perché so che non cambierà mai.” Forse Dio non cambierà le tue circostanze ma può cambiare il tuo cuore.
Rassegnarci non è la preghiera giusta. Piuttosto preghiamo con fede: “Signore, fammi avere più fede in Te. Io voglio fidarmi perché Tu meriti quello. Tu sei il Dio che fa grandi cose diverse da quelle che avremo immaginato noi. Ma Tu sai agire. Mi fido non solo della Tua potenza ma anche della Tua saggezza e anche del Tuo cuore.”
Vogliamo incoraggiarci a fidarci di Dio. Chi si fida di Dio non sarà deluso.