Aiuto Biblico

Gesù davanti a Pilato: Pasqua 5 - Matteo 27:11-26

filename: pasqua05.doc di Marco deFelice, www.aiutobiblico.org - sermone sulle sofferenze di Cristo, mini-serie per pasqua, 2003, per RO, 15/6/2003

Stiamo considerando le sofferenze di Cristo, cominciando dalla notte prima della croce. Ricordiamo che Gesù sapeva esattamente tutto quello che gli stava per succedere, infatti, egli aveva annunciato più volte ai discepoli i dettagli del suo arresto, della sua morte e della sua risurrezione, per fortificare la loro fede. Egli avrebbe potuto evitare tutto questo, ma voleva compiere la salvezza, e quindi, permetteva tutti gli oltraggi e le ingiustizie.

Abbiamo già considerato la sofferenza di Gesù davanti al Sinedrio, durante la notte, e poi, la mattina. Gesù fu falsamente condannato da loro, fu disprezzato, e oltraggiato. Inoltre, fu schiaffeggiato e gli diedero dei pugni.

Nell’ultimo sermone, abbiamo considerato il pentimento di Giuda, e la sua tristezza per aver tradito Gesù, e abbiamo visto che la sua non era una tristezza secondo Dio, quella che porta al vero ravvedimento.

Oggi, riprendiamo gli avvenimenti che riguardano Gesù. Dopo essere stato condannato dal Sinedrio, quando fu mattina Lo portarono legato da Pilato, il governatore romano, perché solo i Romani avevano l’autorità di condannare Gesù a morte.

Gesù appare davanti a Pilato

Allora, iniziamo leggendo Matteo 27:11.

“Gesù comparve davanti al governatore e il governatore lo interrogò, dicendo: «Sei tu il re dei Giudei?» Gesù gli disse: «Tu lo dici».” (Matteo 27:11 NRV)

Giovanni, nel suo vangelo, racconta ancora più dettagli di questa conversazione. Leggiamo Giovanni 18:34-38

““Pilato dunque rientrò nel pretorio; chiamò Gesù e gli disse: «Sei tu il re dei Giudei? 34 Gesù gli rispose: «Dici questo di tuo, oppure altri te l’hanno detto di me?» 35 Pilato gli rispose: «Sono io forse Giudeo? La tua nazione e i capi dei sacerdoti ti hanno messo nelle mie mani; che cosa hai fatto?» 36 Gesù rispose: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori combatterebbero perché io non fossi dato nelle mani dei Giudei; ma ora il mio regno non è di qui». 37 Allora Pilato gli disse: «Ma dunque, sei tu re?» Gesù rispose: «Tu lo dici; sono re; io sono nato per questo, e per questo sono venuto nel mondo: per testimoniare della verità. Chiunque è dalla verità ascolta la mia voce». 38 Pilato gli disse: «Che cos’è verità?» E detto questo, uscì di nuovo verso i Giudei e disse loro: «Io non trovo colpa in lui.” (Giovanni 18:33-38 NRV)

Pilato chiede a Gesù: «Sei tu il re dei Giudei? Quando Gesù gli risponde: «Dici questo di tuo, oppure altri te l’hanno detto di me?», stava forzando Pilato a riconoscere che non c’era alcuna evidenza vera contro di Lui, che avesse mai cercato di essere un re in senso politico. Quell’accusa era totalmente falsa. In quanto giudice, Pilato doveva riconoscere questo fatto.

Questa domanda metteva in evidenza la differenza tra il chiedere di Gesù solo in modo ufficiale, e il chiedere per sapere personalmente. In effetti, Gesù stava dando a Pilato la possibilità di credere in Lui. Ogni persona deve prendere una posizione personale riguardo a Gesù Cristo. La domanda più importante in tutta la vita è: “Chi è Gesù Cristo per te?” L’eternità di una persona dipende dalla sua risposta a questa domanda.

Dalla risposta di Pilato, è chiaro che egli chiedeva per motivi ufficiali, non perché il suo cuore voleva conoscere Gesù. Perciò, con un certo disprezzo, risponde: “Sono io forse Giudeo?” Che cosa hai fatto? Perché i capi dei Giudei ti hanno portato da me?

A questo punto, Gesù fa una dichiarazione molto profonda. Dichiara a Pilato: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori combatterebbero perché io non fossi dato nelle mani dei Giudei; ma ora il mio regno non è di qui». Quattro volte Gesù menziona il SUO regno e i suoi servitori. Spiega a Pilato che se il suo regno fosse stato di questo mondo, i suoi servitori avrebbero combattuto per Lui. Quindi, ammette chiaramente che ha dei servitori, e che ha un regno. Però, è un regno tutto diverso da quelli degli uomini. Il suo regno non è di questo mondo, ma è un regno eterno. Egli oggi regna nei cuori degli uomini.

Pilato comprese, dalla risposta di Gesù, che Lui è un re. Allora, gli disse: «Ma dunque, sei tu re?», che potremmo anche tradurre: “allora, tu sei un re!”

Notiamo attentamente la risposta di Gesù alla dichiarazione di Pilato: Allora, tu sei un re! Pilato non capiva come uno poteva essere un re senza avere un regno politico. Perciò, Gesù gli rispose: “Tu lo dici, sono re”, ovvero, hai detto bene, sono re. Poi continua: “io sono nato per questo, e per questo sono venuto nel mondo, per testimoniare della verità.” Gesù è nato come uomo per essere il re di tutti coloro che vengono salvati. Non solo è nato, ma Gesù è venuto nel mondo. Prima di diventare uomo, Gesù è sempre esistito in cielo come Figlio di Dio. Gesù lasciò il cielo per venire nel mondo. Un re umano nasce come una persona qualsiasi, e poi, un giorno, diventa re. Gesù invece esisteva da sempre, in cielo, ed è venuto nel mondo in missione, per diventare Salvatore, Signore e Re. È venuto anche per testimoniare alla verità.

Gesù è venuto per proclamare e rivelare la verità di Dio, infatti, Gesù stesso è la verità. È venuto per distruggere il potere di Satana, che è il padre della menzogna.

Poi, Gesù dichiara una grande verità: “Chiunque è dalla verità ascolta la mia voce.”

Chiunque è dalla parte della verità, ovvero, chi cammina nella verità, anziché nell’errore, ascolta la voce di Gesù. Quindi, chi vuole la verità, deve ascoltare Gesù. In Giovanni 10, Gesù dichiara di se stesso:

“A lui apre il portinaio, e le pecore ascoltano la sua voce, ed egli chiama le proprie pecore per nome e le conduce fuori.” (Giovanni 10:3) “Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono;” (Giovanni 10:27 NRV)

Gesù è la verità, e chiunque appartiene a Dio, chiunque appartiene alla verità, ascolta la voce di Gesù. Non solo sente, ma ascolta. Tanti ascoltano il messaggio di Cristo, però poi, girano le spalle, e non ascoltano, e quindi, non Lo seguono.

L’unico modo per avere la verità è ascoltare veramente Gesù, che vuole dire anche, seguire Gesù. Seguire veramente Gesù vuol dire seguirLo giorno per giorno, non solamente in qualche momento. Una persona che cerca di seguire una guida attraverso una grande giungla, non può seguirla solo in certi momenti. O resta sempre con la guida, o resta senza la guida. Chi segue una guida, la segue passo per passo. Chi ascolta Cristo veramente, Lo segue passo per passo. Ogni persona deve chiedersi se ascolta e segue veramente Cristo Gesù.

Pilato non era minimamente interessato ad ascoltare veramente Gesù, e perciò, con questo discorso sulla verità, disse: “Che cos’è verità?” Però, non aspettò una risposta, ma uscì subito per parlare con i Giudei.

Anche oggi, tante persone hanno il privilegio di sentire qualcosa della Parola di Cristo, ma non vogliono restare per scoprire di più sulla verità. Però, chi non cerca la verità in Cristo, non la troverà mai altrove, perché esiste solamente in Lui. Chi non trova la verità, non troverà mai la salvezza, perché Cristo Gesù è la verità, e Cristo Gesù è anche l’unico Salvatore.

i Capi accusano Gesù davanti a Pilato

Quando Pilato uscì per parlare con i Giudei, disse loro: “io non trovo colpa in lui.” Mettendo insieme i racconti dei quattro Vangeli, vediamo che Pilato era convinto che Gesù non aveva alcuna colpa. Riconobbe l’innocenza di Gesù. La decisione di Pilato di crocifiggere Gesù non era un giudizio giusto, era una decisione presa per evitare problemi per la sua carriera come governatore.

Quando Pilato dichiarò che non trovava colpa in Gesù, i capi si presentarono per accusare Gesù in modo più diretto. Però, Gesù non rispose alle loro accuse. Torniamo in Matteo 27, e leggiamo dal v.12-14.

“12 E, accusato dai capi dei sacerdoti e dagli anziani, non rispose nulla. 13 Allora Pilato gli disse: «Non senti quante cose testimoniano contro di te?» 14 Ma egli non gli rispose neppure una parola; e il governatore se ne meravigliava molto.” (Matteo 27:12-14 NRV)

Nonostante tutte queste false accuse, Gesù non cercava di difendersi, perché era venuto per morire per provvedere la salvezza. Il fatto che Gesù non aprisse bocca per difendersi, era l’adempimento della profezia in Isaia 53.

“Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la bocca. Come l’agnello condotto al mattatoio, come la pecora muta davanti a chi la tosa, egli non aprì la bocca.” (Isaia 53:7 NRV)

In qualsiasi momento prima della croce, Gesù avrebbe potuto fermare tutto, e liberarsi. Avrebbe potuto dimostrare la sua innocenza, o volendo, avrebbe potuto distruggere tutti i suoi nemici. Però, Gesù non fece questo. Invece, lasciò che Lo portassero fino alla croce. Non aprì la bocca per difendersi. O che noi che siamo salvati possiamo ricordare che Gesù fece tutto questo per me e per te!

Pur avendo il potere di difendersi, Gesù è rimasto in silenzio. Attenzione, però! Gesù non sarà sempre in silenzio. Oggi, parla tramite la sua Parola, però non tutti lo ascoltano. Quando poi Gesù ritornerà per giudicare il mondo, parlerà con potenza, e tutti Lo ascolteranno. Nel Salmo 50:3 leggiamo di Cristo:

“Il nostro Dio viene e non se ne starà in silenzio; lo precede un fuoco divorante, intorno a lui infuria la tempesta.” (Salmi 50:3 NRV)

Quando Gesù ritornerà, non sarà più come un agnello in silenzio. Verrà per giudicare, e la sua parola sarà terribile per coloro non saranno pronti. Un fuoco divorante lo precederà, ci sarà una tempesta terribile intorno a Lui. Le parole di giudizio che Cristo pronuncerà saranno terribili, per coloro che non sono salvati.

Un altro brano che parla del suo ritorno è Apocalisse 19:11-16.

“11 Poi vidi il cielo aperto, ed ecco apparire un cavallo bianco. Colui che lo cavalcava si chiama Fedele e Veritiero; perché giudica e combatte con giustizia. 12 I suoi occhi erano una fiamma di fuoco, sul suo capo vi erano molti diademi e portava scritto un nome che nessuno conosce fuorché lui. 13 Era vestito di una veste tinta di sangue e il suo nome è la Parola di Dio. 14 Gli eserciti che sono nel cielo lo seguivano sopra cavalli bianchi, ed erano vestiti di lino fino bianco e puro. 15 Dalla bocca gli usciva una spada affilata per colpire le nazioni; ed egli le governerà con una verga di ferro, e pigerà il tino del vino dell’ira ardente del Dio onnipotente. 16 E sulla veste e sulla coscia porta scritto questo nome: RE DEI RE E SIGNORE DEI SIGNORI.” (Apocalisse 19:11-16 NRV)

Quando parla della spada che esce dalla sua bocca, si tratta delle parole di giudizio che pronuncerà. Saranno parole dure, per tutti coloro che non avranno piegato le loro ginocchia davanti a Lui prima di quel giorno.

Nel giorno del giudizio, la sua voce fermerà l’universo. Invece, davanti alle accuse dei Giudei, alla presenza di Pilato, Gesù non aprì bocca. Non voleva difendersi, perché voleva compiere la salvezza, spinto dal suo amore per noi e dal suo desiderio di glorificare il Padre.

Gesù davanti a Erode

Pilato sapeva che Gesù era innocente, e voleva trovare un modo per liberarLo. Aveva dichiarato ai Giudei di non trovare alcuna colpa in Gesù, ma i Giudei continuarono ad accusare Gesù falsamente. Il vangelo di Luca ci rivela un altro dettaglio. Mentre i Capi dei Giudei accusavano Gesù, menzionarono che Gesù era della Galilea. Pilato vide questo fatto come un modo per liberarsi da questo caso. Leggiamo in Luca 23:6-12.

“6 Quando Pilato udì questo, domandò se quell’uomo fosse Galileo. 7 Saputo che egli era della giurisdizione di Erode, lo mandò da Erode, che si trovava anch’egli a Gerusalemme in quei giorni. 8 Quando vide Gesù, Erode se ne rallegrò molto, perché da lungo tempo desiderava vederlo, avendo sentito parlare di lui; e sperava di vedergli fare qualche miracolo. 9 Gli rivolse molte domande, ma Gesù non gli rispose nulla. 10 Or i capi dei sacerdoti e gli scribi stavano là, accusandolo con veemenza. 11 Erode, con i suoi soldati, dopo averlo vilipeso e schernito, lo vestì di un manto splendido, e lo rimandò da Pilato. 12 In quel giorno, Erode e Pilato divennero amici; prima infatti erano stati nemici.” (Luca 23:6-12 NRV)

Per cercare di liberarsi da questo problema, Pilato mandò Gesù da Erode. Da tanto tempo, Erode aveva voluto vedere Gesù, perché aveva sentito parlare tanto di Lui, e sperava di vedere Gesù fare qualche miracolo. Notiamo che la motivazione per cui Erode voleva vedere Cristo era completamente sbagliata. Erode non cercava un Salvatore, non cercava di essere riconciliato con Dio. Erode voleva vedere Gesù per soddisfare la sua curiosità, aveva sentito molto parlare di Gesù, e ora voleva finalmente vederLo, con la speranza di vederLo compiere qualche miracolo.

Conoscendo il cuore di Erode, Gesù non gli disse assolutamente nulla.

Purtroppo, ci sono tante persone come Erode oggi, persone che hanno una certa curiosità per quanto riguarda Gesù, e un desiderio di sapere qualcosa di Lui, ma non è un desiderio che viene da un cuore che cerca Dio. Tante persone preferirebbero un bel film su Gesù, o preferirebbero frequentare qualche funzione religiosa, anziché impegnarsi a cercare veramente Cristo per mezzo della Sua Parola, la Bibbia. La loro motivazione è superficiale, come lo era quella di Erode. Gesù non si rivela ad una persona così, come non si è rivelato ad Erode.

Infatti, dato che Gesù non soddisfaceva la sua curiosità, Erode, insieme ai suoi soldati, Lo schernirono e lo vilipesero. Poi, per disprezzarLo ancora di più, Lo vestirono con un mantello splendido, e Lo rimandarono da Pilato.

Il fatto che Pilato e Erode riconobbero l’autorità l’uno dell’altro li portò a diventare amici. Quanto è triste, quando l’amicizia è fondata su un atto malvagio.

Pilato cerca un altro modo di liberare Gesù

La coscienza di Pilato non era tranquilla, perché sapeva che Gesù era innocente. Perciò, Pilato cercava un altro modo per poter liberare Gesù. Torniamo ora a Matteo 27, e leggiamo dal v.15 al v.18.

“15 Ogni festa di Pasqua il governatore era solito liberare un carcerato, quello che la folla voleva. 16 Avevano allora un noto carcerato, di nome Barabba. 17 Essendo dunque radunati, Pilato domandò loro: «Chi volete che vi liberi, Barabba o Gesù detto Cristo?» 18 Perché egli sapeva che glielo avevano consegnato per invidia.

Qui, Pilato pensa di aver trovato il modo per poter liberare Gesù. In quel tempo, esisteva la tradizione che ad ogni festa di Pasqua, il governatore era solito liberare un carcerato. Pilato offriva alla folla la scelta fra Gesù, e un certo Barabba, che era colpevole.

Dai Vangeli di Giovanni, Marco e Luca, sappiamo che Barabba era un ladrone, che aveva commesso un omicidio durante una rivolta. Pilato sapeva che i capi dei Giudei odiavano Gesù per gelosia, e sapeva che Gesù era innocente. Inoltre, Pilato sapeva che solo pochi giorni prima, le folle avevano acclamato Gesù in modo strepitoso. Visto che Barabba era un ladro, e colpevole di omicidio, a Pilato probabilmente sembrava impossibile che la folla avrebbe potuto chiedere di liberare Barabba. Perciò, lasciando alla folla di scegliere fra Barabba e Gesù, Pilato credeva di poter liberare Gesù, e allo stesso tempo, pensava di mettere i Capi dei Giudei in una situazione in cui non potevano vincere.

Nella provvidenza di Dio, proprio in quel momento, arrivò un messaggero della moglie di Pilato. Perciò, egli dovette lasciare la folla per alcuni minuti, per ascoltare il messaggio urgente di sua moglie. Tramite il messaggero, la moglie gli faceva sapere che quella stessa notte, lei aveva avuto un sogno, tramite il quale aveva capito che Gesù era un uomo giusto, ovvero, innocente. Lei non voleva che il sangue di Gesù fosse sulla loro famiglia.

Mentre Pilato era occupato ad ascoltare questo messaggero, i capi dei Giudei erano impegnati a persuadere la folla di chiedere a Pilato di liberare Barabba e di far morire Gesù. Riprendiamo il testo.

“19 Mentre egli sedeva in tribunale, la moglie gli mandò a dire: «Non aver nulla a che fare con quel giusto, perché oggi ho sofferto molto in sogno per causa sua». 20 Ma i capi dei sacerdoti e gli anziani persuasero la folla a chiedere Barabba e a far morire Gesù. 21 E il governatore si rivolse di nuovo a loro, dicendo: «Quale dei due volete che vi liberi?» E quelli dissero: «Barabba». 22 E Pilato a loro: «Che farò dunque di Gesù detto Cristo?» Tutti risposero: «Sia crocifisso». 23 Ma egli riprese: «Che male ha fatto?» Ma quelli sempre più gridavano: «Sia crocifisso!» 24 Pilato, vedendo che non otteneva nulla, ma che si sollevava un tumulto, prese dell’acqua e si lavò le mani in presenza della folla, dicendo: «Io sono innocente del sangue di questo giusto; pensateci voi». 25 E tutto il popolo rispose: «Il suo sangue ricada su di noi e sui nostri figli». 26 Allora egli liberò loro Barabba; e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso.” (Matteo 27:19-26 NRV)

Pilato aveva cercato di far liberare Gesù, ma gli andò male. In altre parole, Pilato avrebbe voluto fare la cosa giusta!

Però, prima di pensare che Pilato fu costretto a crocifiggere Gesù, ricordiamo la vera situazione. Pilato era l’autorità politica in Israele, e aveva al suo comando i soldati romani. Era giudice, e aveva sia la responsabilità, che l’autorità e il potere di liberare Gesù. Pilato era convinto che Gesù fosse innocente. Quindi, nessuno forzò Pilato a crocifiggere Gesù. Egli scelse quella via perché era la via più facile. Scelse di non fare la cosa giusta, perché non era disposto a pagarne il prezzo, che nel suo caso era di rischiare la sua carriera. Pur volendo liberare Gesù, a tutti i costi voleva evitare problemi e difficoltà per se stesso.

La situazione di Pilato ci rivela una verità biblica molto importante. Spesso, seguire veramente Dio, e fare veramente la cosa giusta, ci costerà molto caro. Questo fa parte del piano di Dio, infatti spesso, Dio guida le situazioni nella nostra vita proprio in modo che la cosa giusta sia la cosa più costosa per noi, e richieda un grande sacrificio. Solamente quando seguire la via di Dio ci costa caro possiamo riconoscere la vera condizione del nostro cuore.

Per fare la cosa giusta, Abraamo dovette essere pronto a sacrificare suo figlio Isaaco. Quando Gesù chiamò coloro che sono diventati i suoi discepoli, essi dovettero abbandonare il loro lavoro. L’Apostolo Paolo, per poter seguire Gesù, dovette abbandonare tutto quello che prima per lui era importante. Zaccheo dovette sacrificare tutte le ricchezze che aveva guadagnato in modo disonesto.

Quando Dio ci mette davanti a quello che dovremmo fare, abbiamo la scelta. Possiamo o pagare il prezzo, costi quello che costi, e fare la cosa giusta, e in quel modo, vedere un chiaro frutto che Dio realmente ha il primo posto nella nostra vita, oppure, possiamo fare come faceva Pilato, e cercare un modo di fare la cosa giusta, senza dover sacrificare quello che Dio vuole che sacrifichiamo.

Però, non funziona così. Non si può veramente seguire Gesù senza sacrificare tante cose. È impossibile seguire Gesù senza amarLo più di qualsiasi altra cosa, senza essere disposti ad abbandonare tutto per Lui.

Ascoltiamo le parole di Gesù.

“34 Chiamata a sé la folla con i suoi discepoli, disse loro: «Se uno vuol venire dietro a me, rinunzi a sé stesso, prenda la sua croce e mi segua. 35 Perché chi vorrà salvare la sua vita, la perderà; ma chi perderà la sua vita per amor mio e del vangelo, la salverà. 36 E che giova all’uomo se guadagna tutto il mondo e perde l’anima sua? 37 Infatti, che darebbe l’uomo in cambio della sua anima?” (Marco 8:34-37 NRV)
“25 Or molta gente andava con lui; ed egli, rivolto verso la folla disse: 26 «Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, e la moglie, i fratelli, le sorelle e persino la sua propria vita, non può essere mio discepolo. 27 E chi non porta la sua croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo. 28 Chi di voi, infatti, volendo costruire una torre, non si siede prima a calcolare la spesa per vedere se ha abbastanza per poterla finire? 29 Perché non succeda che, quando ne abbia posto le fondamenta e non la possa finire, tutti quelli che la vedranno comincino a beffarsi di lui, dicendo: 30 “Quest’uomo ha cominciato a costruire e non ha potuto terminare”. 31 Oppure, qual è il re che, partendo per muovere guerra a un altro re, non si sieda prima a esaminare se con diecimila uomini può affrontare colui che gli viene contro con ventimila? 32 Se no, mentre quello è ancora lontano, gli manda un’ambasciata e chiede di trattare la pace. 33 Così dunque ognuno di voi, che non rinunzia a tutto quello che ha, non può essere mio discepolo.” (Luca 14:25-33 NRV)

È impossibile essere un vero discepolo di Gesù senza rinunciare a tutto, ovvero, è impossibile avere la salvezza in Gesù se c’è qualsiasi cosa che ci importa più di Lui. Possiamo capire cos’è quello che ci importa di più dalle nostre azioni, più che dalle nostre parole.

È impossibile fare la cosa giusta nel nostro cammino con Cristo, se non siamo disposti a sacrificare, spesso moltissimo.

Nel caso di Pilato, egli sapeva che Gesù era innocente. Voleva liberare Gesù. Però, non voleva pagare il prezzo delle conseguenze della sua azione. Quindi, pur sapendo qual era la cosa giusta da fare, e pur volendo fare la cosa giusta, fece la cosa sbagliata, perché non era disposto a pagare il prezzo per fare la cosa giusta.

Quante persone ci saranno nel giorno del giudizio, che avranno saputo qual è la cosa giusta da fare, e in un certo senso, avranno voluto fare la cosa giusta, ma non saranno state disposte a pagarne il prezzo. In realtà, saranno più colpevoli di coloro che non sapevano qual era la cosa giusta da fare. Quanto sarà terribile il giudizio per loro. Fra questi, ci sarà anche Pilato. Quanto desidero che nessuno di voi sia fra quelli.

Pilato cerca di liberarsi dalla sua colpa

Tornando al brano, non vedendo un modo per liberare Gesù senza pagare un prezzo che non era disposto a pagare, Pilato si arrende alla folla, va contro la sua coscienza, prende la via più facile anziché la via giusta, e consegna Gesù ai soldati per essere prima maltrattato, e poi crocifisso.

“22 E Pilato a loro: «Che farò dunque di Gesù detto Cristo?» Tutti risposero: «Sia crocifisso». 23 Ma egli riprese: «Che male ha fatto?» Ma quelli sempre più gridavano: «Sia crocifisso!» 24 Pilato, vedendo che non otteneva nulla, ma che si sollevava un tumulto, prese dell’acqua e si lavò le mani in presenza della folla, dicendo: «Io sono innocente del sangue di questo giusto; pensateci voi». 25 E tutto il popolo rispose: «Il suo sangue ricada su di noi e sui nostri figli». 26 Allora egli liberò loro Barabba; e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso.” (Matteo 27:22-26 NRV)

Pilato voleva trovare qualche modo per liberarsi dalla sua terribile colpa. Perciò, si lava le mani in presenza di tutti, come simbolo della sua innocenza. Notiamo la frase di Pilato: 24 Pilato, vedendo che non otteneva nulla, ma che si sollevava un tumulto, prese dell’acqua e si lavò le mani in presenza della folla, dicendo: «Io sono innocente del sangue di questo giusto; pensateci voi».

Pilato dichiara che Gesù è un giusto, riconoscendo pubblicamente che Gesù era completamente innocente. Gesù è morto per i peccati di altri, non per i suoi, perché Gesù non aveva alcuna colpa. Il Giusto è stato trattato in modo totalmente ingiusto. In qualunque situazione in cui siamo trattati ingiustamente, ricordiamo che Gesù è stato trattato molto più ingiustamente di noi, infatti, Gesù ha preso la nostra colpa su di Sé.

Pilato si lavò le mani per dichiarare la sua innocenza. Però, il fatto che Pilato si lavò le mani della situazione di Gesù non cambiò nulla. È impossibile per l’uomo purificarsi dal proprio peccato, né può un uomo purificare un altro uomo. Solo Dio può lavarci dal peccato, solo Dio può perdonarci. Infatti, la Bibbia insegna che solo lo spargimento di sangue può provvedere il perdono del peccato:

“Secondo la legge, quasi ogni cosa è purificata con sangue; e, senza spargimento di sangue, non c’è perdono.” (Ebrei 9:22 NRV)

Come faceva Pilato, anche oggi, gli uomini cercano modo di lavarsi le mani per nascondere la loro colpa. Tanti genitori cercano di coprire il fatto che non dedicano abbastanza tempo alla crescita dei loro figli, comprando ai figli dei bei regali.

Spesso, un marito fa qualcosa di speciale per la moglie, per cercare di coprire un peccato di mancanza in qualcos’altro. Tante mogli fanno la stessa cosa.

Quasi tutte le molte religioni stabilite dagli uomini offrono qualche cerimonia o rito in cui promettono di liberare un uomo dalla sua colpa.

Però, da quando Adamo ed Eva hanno peccato, l’uomo non è mai stato capace di liberarsi dal proprio peccato. Solo Dio può perdonare il peccato.

Anziché cercare il perdono in Cristo, Pilato cercò di togliere da solo la propria colpa, e perciò, arriverà al giudizio di Dio ancora colpevole.

Quando Pilato si lavò le mani, dichiarò ai Giudei: «Io sono innocente del sangue di questo giusto; pensateci voi». Poco tempo prima, quando Giuda era venuto ai Capi dei Giudei dichiarando di aver consegnato loro un uomo innocente, essi gli avevano risposto: “pensaci tu!” Ora, Pilato dichiara la stessa cosa a loro: “pensateci voi”. Nella provvidenza di Dio, quello che i capi avevano detto fu detto anche a loro. Quello che l’uomo semina, mieterà.

Per quanto fosse grande la colpa di Pilato, in realtà, i Giudei erano ancora più colpevoli di lui. Essi dichiaravano pubblicamente di accettare che il sangue di Gesù, ovvero, la responsabilità per la morte di Gesù, ricadesse su di loro e sui loro figli. In effetti, chiamavano su di loro una maledizione.

In Atti, quando Pietro predica il vangelo ai Giudei di Gerusalemme, egli dichiara, molto direttamente, che essi erano responsabili per la morte di Gesù:

“22 «Uomini d’Israele, ascoltate queste parole! Gesù il Nazareno, uomo che Dio ha accreditato fra di voi mediante opere potenti, prodigi e segni che Dio fece per mezzo di lui, tra di voi, come voi stessi ben sapete, 23 quest’uomo, quando vi fu dato nelle mani per il determinato consiglio e la prescienza di Dio, voi, per mano di iniqui, inchiodandolo sulla croce, lo uccideste;” (Atti 2:22-23 NRV)
“Sappia dunque con certezza tutta la casa d’Israele che Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso».” (Atti 2:36 NRV)

Se la salvezza dovesse dipendere minimamente dai meriti, i Giudei come popolo sarebbero maledetti per sempre, e nessun Giudeo potrebbe essere salvato. Però, la salvezza non si ha mai per merito. Si ha soltanto per grazia, e questo vale sia per i Gentili, sia per i Giudei.

Romani 11 ci aiuta a capire la situazione dei Giudei, nonostante che fino ad ora essi rifiutino di credere che Gesù è il Cristo.

“25 Infatti, fratelli, non voglio che ignoriate questo mistero, affinché non siate presuntuosi: un indurimento si è prodotto in una parte d’Israele, finché non sia entrata la totalità degli stranieri; 26 e tutto Israele sarà salvato, così come è scritto: «Il liberatore verrà da Sion. 27 Egli allontanerà da Giacobbe l’empietà; e questo sarà il mio patto con loro, quando toglierò via i loro peccati». 28 Per quanto concerne il vangelo, essi sono nemici per causa vostra; ma per quanto concerne l’elezione, sono amati a causa dei loro padri; 29 perché i doni e la vocazione di Dio sono irrevocabili.” (Romani 11:25-29 NRV)

Per quanto concerne il vangelo, ovvero, per quanto concerne la posizione che i Giudei hanno preso finora nei riguardi di Cristo Gesù, essi sono nemici di Dio. Però, i Giudei sono ancora amati da Dio, per lo stesso motivo per cui i Gentili che sono salvati sono amati da Dio: a causa della libera decisione di Dio di sceglierli. Nessuno potrà vantarsi, perché nessuno cercherebbe mai Dio per conto proprio. Ogni uomo, per natura, è un peccatore che non vuole Dio.

Quindi, i Giudei hanno preso su di sé la responsabilità principale di crocifiggere Gesù, pur sapendo che Gesù era innocente ed era venuto da Dio. Gesù aveva fatto solo bene durante il suo ministerio. Non aveva mai peccato. Aveva detto solo la verità. La sua innocenza era nota a tutti.

Gesù fu odiato senza motivo, fu accusato falsamente, fu maltrattato e oltraggiato ingiustamente. Fu abbandonato da tutti. Nonostante che Egli fosse giusto, non si difese.

Il governatore, Pilato, riconosceva che Gesù era innocente, e cercava di liberarlo. Però, dato che fare la cosa giusta gli sarebbe costato più di quello che era disposto a pagare, alla fine, scelse di fare la cosa sbagliata.

In tutto questo, Gesù non cercò nemmeno una volta di difendersi. Questo perché sapeva che era necessario morire, per poter salvare noi peccatori.

conclusione

Per ora, chiudiamo qui. È facile vedere la malvagità dei Giudei, che odiavano Gesù senza motivo. È anche facile vedere la malvagità di Pilato, che non era pronto a fare la cosa giusta, nonostante gli fosse chiaro che Gesù era innocente.

Però, quello che ci aiuterà nel nostro cammino non è concentrarci sul loro peccato, ma è esaminarci, per vedere se c’è ancora peccato in noi.

Abbiamo noi qualche situazione in cui sappiamo quale sarebbe la cosa giusta da fare, ma non siamo disposti a pagarne il prezzo? Abbiamo qualcosa che per noi costituisce un tesoro al punto che ci spinge al compromesso nel fare la volontà di Dio? Se è così, allora, quello che non vogliamo abbandonare è diventato un idolo per noi.

Ci sono quelli, come i Giudei, che odiavano Gesù in modo diretto, e volevano che fosse crocifisso. Poi ci sono quelli, come Pilato, che avrebbero voluto liberare Gesù, ma non erano disposti a pagare il prezzo. In fin dei conti, non importa a quale dei due gruppi uno appartiene, è comunque colpevole della morte di Gesù.

Nel nome di Gesù Cristo, esorto chiunque dichiara di essere figlio di Dio, salvato per grazia per mezzo della fede nel sacrificio di Gesù, ad abbandonare qualsiasi cosa che è un ostacolo all’ubbidienza totale a Dio. Amiamo Gesù più di qualsiasi cosa.

Gesù Cristo è il Giusto, il Figlio di Dio. Ha lasciato la sua gloria per venire nel mondo come uomo, per morire per potersi salvare un popolo. Il Giusto, totalmente senza peccato, ha subito la morte che era riservata ai peggiori dei peccatori. È stato spinto dal suo grande amore.

Ognuno di noi è nato nel peccato. Nessuno di noi potrebbe mai purificarsi dal proprio peccato. L’unico perdono possibile è quello che si riceve per mezzo del sacrificio di Gesù Cristo.

Chi vuole appartenere alla verità, deve ascoltare e seguire Gesù, non solo in qualche momento, ma giorno per giorno, in ogni campo della propria vita. Gesù è il Salvatore di tutti coloro che affidano la loro vita a Lui. Camminiamo così, nella luce.