Non amare è già odiare (v.15)
Tu odi le persone? Posso immaginare che la maggioranza di noi direbbe subito no, io non odio nessuno. Se siamo onesti, forse diremmo: non odio nessuno, ma c’è una certa persona (o forse più di una) che non riesco ad amare. Ma non odio nessuno.
Se questo è un tuo modo di pensare, ho da dirti qualcosa: non è così per Dio.
Stiamo studiando la prima Epistola di Giovanni, e una cosa che mi colpisce è che per Dio, non esiste la possibilità di non amare, senza odiare. Questa epistola ci mostra chiaramente che per Dio, il non amare è già odiare.
Per vederci bene, vorremmo credere che ci sia l'amore, poi uno stato neutrale dove non ami ma nemmeno odi, e poi l'odio. Ma questa epistola rende chiaro che per Dio, esistono solamente due categorie: Amare e odiare. Infatti, in realtà la mancanza di amore é già odiare.
Trovate con me 1 Giovanni 3, e riprendiamo il nostro studio con il versetto 15. Seguite mentre leggo 1 Giovanni 3:15.
15 Chiunque odia il proprio fratello è omicida; e voi sapete che nessun omicida ha la vita eterna dimorante in sé. (1 Giovanni 3:15)
Come abbiamo visto altre volte qua in 1 Giovanni, il verbo nel versetto 15, chiunque odia, è un participio. In altre parole, parla di chi “sta odiando” il proprio fratello. Come vedremo, per Dio, odiare è semplicemente la mancanza d'amore. Quindi, come prima in questa epistola leggevamo chi sta amando il proprio fratello, qua troviamo l’altra alternativa: chi sta odiando il proprio fratello.
In questo versetto, tramite Giovanni, Dio dichiara che chi sta odiando il proprio fratello è omicida. Per Dio, amare è impegnarsi per il bene della persona. Non amare è odiare, che è come essere omicida. Non impegnarsi per il bene, per salvare la vita di qualcuno, è lasciarlo morire, ed è essere omicida.
Poi, Giovanni dichiara una verità durissima. Leggo la seconda parte del versetto:
… voi sapete che nessun omicida ha la vita eterna dimorante in sé. (1 Giovanni 3:15)
Seguendo la logica di Dio, se uno non ama, odia. Se odia, è un omicida. E nessun omicida ha la vita eterna dimorante in sé. Non è salvato. Questa è una dichiarazione dura e categorica.
Che cos’è l’odio? Qua in questo capitolo, abbiamo visto l’esempio di Caino, che uccise suo fratello Abele. L’odio può portare letteralmente ad uccidere qualcuno. Però, l’odio può esistere anche se non si arriva ad uccidere. Per esempio, Gesù ci aiuta a capire un'altra forma di odio con quello che dichiara in Matteo 5:21,22. Leggo le parole di Gesù in questo brano.
“21 Voi avete udito che fu detto agli antichi: "Non uccidere" e: "Chiunque ucciderà, sarà sottoposto al giudizio"; 22 ma io vi dico: Chiunque si adira contro suo fratello senza motivo, sarà sottoposto al giudizio; e chi avrà detto al proprio fratello: "Raca," sarà sottoposto al sinedrio; e chi gli avrà detto: stolto sarà sottoposto al fuoco della Geenna.” (Matteo 5:21-22 LND)
Usando un metro umano, diremmo che essere omicida vuol dire uccidere qualcuno fisicamente. Invece con queste parole, Gesù ci aiuta a capire che per Dio, non è tanto una questione di quello che facciamo con le nostre azioni, ma è proprio quello che abbiamo nel cuore. Dio guarda il cuore, e anche se i pensieri del cuore non arrivano ad esprimersi con le nostre azioni, saremo giudicati per quei pensieri. Gesù sta spiegando che arrivare solo a disprezzare qualcuno è come uccidere, perché, disprezzare è una forma di odio, e per Dio odiare è come uccidere.
In 1Giovanni stiamo vedendo che non amare è odiare, e la persona che non ama è omicida. E tale persona non è salvata.
Se riconosci che in te c’è della cattiveria o della mancanza di amore verso qualcuno, hai grande bisogno di riconoscere la gravità di questo peccato, di ravvederti davanti a Dio, e guardare a Gesù Cristo per il perdono che possiamo avere in lui.
Infatti, queste prove della vera salvezza non solo ci aiutano a riconoscere chi è salvato e chi non è salvato, ma ci aiutano a riconoscere e togliere dalle nostre vite i peccati, in modo da rendere l’evidenza della nostra salvezza più chiara, e affinché possiamo portare frutto per la gloria di Dio. La gioia nella vita cristiana è molto legata ad avere una vita in cui portiamo molto frutto.
Grazie a Dio che quando riconosciamo i campi in cui abbiamo peccato, possiamo confessare quei peccati, e c’è pieno perdono in Gesù Cristo. Questo è l’amore di Dio per noi.
L’amore di Dio nel sacrificio di Gesù
Per aiutarci a capire l’amore che Dio ci comanda ad avere, Giovanni ci dà l'esempio di Gesù Cristo. Ci ricorda di quello che Gesù ha fatto per noi, e ci dà quell'esempio come metro per sapere come dobbiamo vivere gli uni verso gli altri. Leggo il versetto 16. Un commento: nel greco, non ci sono le parole “di Dio” che troviamo nel Nuovo Diodati. Quindi, non le leggo.
16 Da questo abbiamo conosciuto l'amore (di Dio): perché egli ha dato la sua vita per noi; anche noi dobbiamo dare la nostra vita per i fratelli. (1Giovanni 3:16)
Dio ci comanda di amare i nostri fratelli. Qual'è il vero amore che dobbiamo avere? Vediamo il vero amore nel sacrificio di Gesù Cristo per salvarci.
Noi conosciamo l’amore, conosciamo cosa vuol dire amare veramente, vedendo il sacrificio di Gesù Cristo.
L’amore vero di Gesù Cristo lo spinse, non solo a fare qualcosa di grande per noi, ma a dare se stesso, totalmente, per poterci salvare.
Quando dice che Gesù ha dato la sua vita per noi, non significa semplicemente morire fisicamente per noi, che sarebbe già stato tantissimo.
No, più che morire solamente, Gesù Cristo, sulla croce, subì l’ira di Dio per i nostri peccati. Gesù subì l’abbandono dei suoi discepoli, subì l’odio e le false accuse, subì una morte fisica terribile, ma peggio di tutto, subì l’ira di Dio. Questo, per pagare la nostra condanna e comprarci il perdono.
Questo è il vero amore. E, usando l’amore di Gesù per noi come esempio, Dio ci comanda, tramite Giovanni, di imitarlo. Leggo di nuovo il versetto 16. Notate la seconda parte del versetto, che è un comandamento per noi.
16 Da questo abbiamo conosciuto l'amore (di Dio): perché egli ha dato la sua vita per noi; anche noi dobbiamo dare la nostra vita per i fratelli. (1 Giovanni 3:16)
Essendo i beneficiari dell’amore di Gesù Cristo, anche noi dobbiamo dare la nostra vita per i fratelli. Dobbiamo. Questo è il nostro dovere, perché questo è il vero amore. Questo è l'amore a cui Dio ci chiama. Questo è il vero senso di amare i nostri fratelli, vivere sacrificandoci per il loro vero bene.
Certamente, dare la nostra vita non vuol dire morire sulla croce. Gesù Cristo ha già pagato la condanna per i nostri peccati, una volta per sempre. Però, vuol dire vivere sacrificandoci, giorno dopo giorno, per il vero bene degli altri. Questo è un amore costoso, questo è un amore costante, questo è un amore profondo. Questo è l’amore che Dio ci comanda di avere gli uni verso gli altri.
Mentre per Gesù dare la sua vita era andare alla croce, per noi riguarda il modo in cui viviamo giorno per giorno. Il vero amore preferisce gli altri anziché se stessi. Notate i comandamenti che troviamo in Filippesi 2:1-4. Questi comandamenti descrivono il modo in cui dobbiamo amare gli uni gli altri. Ve li leggo.
1 Se dunque vi è qualche consolazione in Cristo, se qualche conforto d’amore, se qualche comunione di Spirito, se qualche tenerezza e compassione, 2 rendete perfetta la mia gioia, avendo uno stesso modo di pensare, uno stesso amore, un solo accordo e una sola mente, 3 non facendo nulla per rivalità o vanagloria, ma con umiltà, ciascuno di voi stimando gli altri più di se stesso. (Filippesi 2:1-4).
Il vero amore che dobbiamo avere è quello di dare la nostra vita per i fratelli, che vuol dire vivere cercando il loro bene giorno per giorno. Questo è il contrario di quello che il nostro mondo ci insegna. Il nostro mondo ci insegna a vivere per noi stessi, o al massimo per la propria famiglia. Questo è anche naturale. Di natura ognuno vive per se stesso e per la propria famiglia.
Quando Dio ci salva, ci dà un cuore nuovo, e ci trasforma, giorno per giorno, per farci essere conformati all'immagine di Gesù Cristo. Con questo cuore nuovo, dobbiamo vivere, impegnarci, sacrificarci, giorno per giorno, non solo per noi stessi e le nostre famiglie, ma per i fratelli e le sorelle che Dio ha messo nella nostra vita.
La salvezza ci cambia il cuore, e ci insegna a seguire l'esempio di Gesù Cristo, ed a vivere per il vero bene degli altri. Questo non è solo dare quello che avanza, questo è dare le primizie per il bene degli altri.
Il vero amore arriva al pratico
Quindi, come l’amore di Cristo non era un semplice sentimento, ma era un immenso impegno, che Lo portò a sacrificarsi per noi, l’amore che Dio ci comanda ad avere per gli altri non è un semplice sentimento. È un impegno, in senso pratico, per aiutare gli uni gli altri, in qualsiasi bisogno che si presenta. Senza quest'impegno, non c’è vero amore.
Giovanni ci spiega questo nel versetto 17.
17 Ma se uno ha dei beni di questo mondo e vede il proprio fratello che è nel bisogno e gli chiude le sue viscere, come dimora in lui l'amore di Dio? (1Giovanni 3:17)
Dio vuole che sia chiaro cosa vuol dire amare, e che non è un semplice sentimento. Così, ci spiega che se uno ha dei beni di questo mondo, e non dice se li ha in abbondanza, dice solo che ha dei beni di questo mondo, e vede un fratello che è nel bisogno, se non ha un profondo interesse per quel fratello, un'interesse che spinge ad aiutarlo, dimostra che l’amore di Dio non dimora in lui.
Notate le parole: “chiudere le sue viscere”. Ricordate che nel Nuovo Testamento, “viscere” viene usato per descrivere quando uno è toccato profondamente nel cuore. Leggiamo di come Gesù aveva i visceri commossi.
In questo esempio negativo, uno che dice di essere un credente ma in realtà non lo è, chiude le sue viscere. NON si commuove vedendo un suo fratello nel bisogno. Vede il bisogno, ma non vuole aiutare.
Giovanni pone la domanda retorica, perché la risposta è chiara:
“come dimora in lui l’amore di Dio?”
Se uno si comporta così, è evidente che l’amore di Dio non dimora in quella persona. Dichiara di essere un credente, ma l’evidenza è il contrario.
Magari, ci viene il pensiero che noi non abbiamo tanti beni, e quindi, non possiamo aiutare gli altri. Ma non è così.
Per aiutarci, che non dipende dall’avere in abbondanza, Dio ci dà gli esempi dei Macedoni, di cui Paolo scrive in 2 Corinzi 8. Paolo stava raccogliendo soldi per aiutare i credenti della Giudea, che si trovavano nel bisogno. Scrivendo ai Corinzi, Paolo parla loro dell’esempio dei Macedoni, ed il loro esempio vale anche per noi. Seguite mentre leggo, e notate in quale condizione questi Macedoni si trovavano, quando diedero abbondantemente per aiutare i credenti della Giudea. Leggo.
1 Ora, fratelli, vi facciamo conoscere la grazia di Dio, che è stata data alle chiese della Macedonia, 2 e cioè, che in mezzo a molte prove di afflizione, l’abbondanza della loro gioia e la loro estrema povertà hanno abbondato nelle ricchezze della loro liberalità. 3 Poiché io rendo testimonianza che essi hanno dato volentieri, secondo le loro possibilità e anche al di là dei loro mezzi, 4 pregandoci con molta insistenza di accettare il dono e di partecipare a questa sovvenzione per i santi. 5 E non solo hanno fatto come speravamo, ma si sono dati prima al Signore e poi a noi per la volontà di Dio. (2Corinzi 8:1-5)
Avete visto? Hanno dato con una liberalità grande, in mezzo alla loro estrema povertà. QUESTO è l’esempio che Dio ci dà, per aiutarci a capire che non dobbiamo dare solo se siamo messi bene economicamente.
Quello che importa è avere visceri pieni di compassione, anziché chiudere i nostri visceri. Se abbiamo il cuore giusto, troveremo modo di aiutare, volta dopo volta. Il vero amore vuol dire avere visceri di compassione. Questi credenti della Macedonia erano estremamente poveri, ma per loro, poter dare in abbondanza, nonostante il costo estremo, dava loro una gioia abbondante.
Questo è come si comporta il vero amore. Il vero amore trova grande gioia nel sacrificarsi per il bene degli altri. Dio ci chiama ad avere vero amore.
E così, 1 Giovanni 3:17 ci insegna che se qualcuno NON ha un cuore che desidera profondamente il bene di un altro, l’amore di Dio non dimora in lui. Non ha frutto della vera salvezza.
Quindi, amiamo con i fatti
Come ovvia conclusione, Giovanni ci dà il comandamento che troviamo nel v.18.
18 Figlioletti miei, non amiamo a parole né con la lingua, ma a fatti e in verità. (1Giovanni 3:18)
Questo è un “quindi” a quello che abbiamo letto nel versetto 17. Il vero amore non è solo belle parole, è un amore concreto. È un amore che arriva a compiere opere, opere pratiche, aiuto economico, un appoggio morale, prendere il tempo per dire le parole giuste in base al bisogno. Quindi, è un vero amore, un amore a fatti, ed in verità. Il contrario sarebbero belle parole, che non costano niente.
A volte, ci sono i campi e le conferenze cristiane, e si incontrano tanti credenti che solitamente non si vedono. Certamente, possono essere momenti speciali. Però, a volte, ho sentito certe persone dire che per loro, c’è più amore in queste occasioni che nella chiesa locale.
A questi incontri, ci sono tante belle parole. Però, sono parole che non costano niente. Sono solo belle parole. Non richiedono impegni né sacrifici. Non c’è nulla di sbagliato in sé nel dire belle parole. Però, il vero amore va molto oltre a delle belle parole che non richiedono né impegno né sacrifici. Il vero amore è a fatti, ed è in verità. Oh che possiamo amare con vero, costoso amore!
Il Frutto della vera salvezza ci dà pace
Amare in verità produce chiari frutti. Quando abbiamo il chiaro frutto della vera salvezza, questo ci dà pace. Leggiamo il versetto 19.
19 E da questo noi sappiamo di essere nella verità e tranquillizzeremo i nostri cuori davanti a lui; (1 Giovanni 3:19)
Da questo, dal fatto che noi amiamo i nostri fratelli con visceri commossi, che amiamo a fatti ed in verità, avendo questo chiaro frutto, noi sappiamo di essere nella verità ed i nostri cuori possono essere tranquilli davanti a Lui.
Dubbi della salvezza arrivano ad ogni vero credente. Quello che Giovanni ci sta dichiarando è che quando ci esaminiamo, e vediamo chiaro frutto, questo ci permette di sapere che siamo veramente nella verità. In altre parole, ci permette di vedere che siamo veramente salvati, per grazia. E poi quando arrivano i dubbi, dubbi non fondati, avere queste chiare prove, tranquillizza i nostri cuori davanti a Dio.
Allora è molto importante capire, considerando attentamente le parole del versetto, che se uno non ha queste chiare prove, non può sapere di essere nella verità, e non può combattere i dubbi che arrivano. Cioè questo versetto è chiaro, è il fatto di avere la chiara prova, in questo caso di amare veramente i fratelli, che ci permette di sapere che siamo nella verità, sono le chiare prove che ci permettono di essere sicuri quando ci arrivano dubbi.
Quanto è importante che ci esaminiamo, per essere sicuri che abbiamo queste chiare prove. Se non ci sono, dobbiamo riconoscere i nostri peccati e confessarli a Dio. Così, riprendendo il cammino possiamo di nuovo avere le chiare prove che sono fondamentali per ogni vero credente.
Peccati nascosti nel cuore
Ma che cosa succede se esternamente camminiamo bene, ma nascondiamo dei peccati nel nostro cuore? Possiamo nascondere peccati a Dio? Possiamo ingannare altre persone, ma è impossibile ingannare Dio. Il versetto 20 ci risponde quando abbiamo peccati non confessati nei nostri cuori, che ci condannano. Seguite mentre lo leggo.
20 poiché, se il nostro cuore ci condanna, Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa. (1 Giovanni 3:20)
Se noi camminiamo bene davanti agli altri, ma il nostro cuore ci condanna, perché sa di peccati nascosti che gli altri non vedono, anche se cerchiamo di tenerlo nascosto, Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa. Non possiamo nascondere nulla a Dio.
Quindi, mentre il versetto 19 ci parla di una prova della salvezza che può tranquillizzare i nostri cuori, il versetto 20 parla della situazione in cui abbiamo peccati nascosti. Possiamo nascondere agli altri, ma non a Dio. Dio vede ogni cosa. Sa dei nostri peccati nascosti.
Questo ci sprona a confessare ogni peccato a Dio. Così, il nostro cuore non ci condannerà più, perché avremo il perdono che c'è in Gesù Cristo.
Dio ascolta le preghiere quando...
Quando abbiamo confessato non solo i nostri peccati esterni, ma i peccati del cuore, in modo che c’è chiaro frutto nella nostra vita, allora, abbiamo fiducia davanti a Dio. In questa condizione dimoriamo in Cristo, e Dio ascolterà le nostre preghiere. Leggo i versetti 21 e 22, che parlano della nostra condizione quando camminiamo in santità, non tenendo alcun peccato nascosto nel cuore. Grazie a Dio per quello che questi versetti ci dichiarano.
21 Carissimi, se il nostro cuore non ci condanna, abbiamo fiducia davanti a Dio; 22 e qualunque cosa chiediamo, la riceviamo da lui, perché osserviamo i suoi comandamenti e facciamo le cose che gli sono gradite. (1 Giovanni 3:21,22)
Quando abbiamo confessato i nostri peccati, abbiamo fiducia davanti a Dio. Abbiamo pace, perché sappiamo che Dio è fedele, e ci perdona quando confessiamo i nostri peccati. E allora, abbiamo questa meravigliosa verità che qualunque cosa chiediamo, la riceviamo da Lui, perché osserviamo i suoi comandamenti, e facciamo le cose che gli sono gradite.
Come abbiamo visto in vari altri insegnamenti, questo non è un insegnamento completo per quanto riguarda la preghiera. Qui, vediamo la meravigliosa promessa, che Dio risponderà alle nostre preghiere, ma notate che ci sono delle condizioni fondamentali. Prima di tutto, che stiamo camminando in santità, non avendo alcun peccato che non abbiamo confessato. Poi, c'è la condizione che stiamo osservando i comandamenti di Dio. Questo comprende chiaramente il comandamento che stiamo vedendo in questo libro, ovvero che stiamo amando i nostri fratelli e sorelle, dando la nostra vita per loro come l'esempio che abbiamo in Gesù Cristo. Anche questa è una condizione per avere le risposte alle nostre preghiere. E poi, c'è la condizione che facciamo le cose che sono gradite a Dio.
Tutto questo vuol dire che quello che chiederemo non saranno richieste egoistiche, non chiederemo una vita di belle cose o ricchezze. Chiederemo quello che porta gloria a Dio e il vero bene ai nostri fratelli. Questo è perché stiamo osservando il comandamento di amare il nostro prossimo come noi stessi. Uno che cammina così non può pregare in modo egoistico.
Perciò, quando abbiamo il cuore di cui parla questo versetto, la nostra gioia sarà nel vedere Dio glorificato e gli altri benedetti. Pregheremo per questo, e Dio risponderà. Pregheremo quello che Gesù ci insegna nella preghiera “il Padre Nostro”. E Dio ci risponderà.
Il comandamento di Dio
Il versetto 22 chiude parlando dei comandamenti di Dio. Nel versetto 23 Giovanni mette in evidenza due comandamenti basilari, sui quali sono fondati tanti altri comandamenti. Leggo il versetto 23.
23 E questo è il suo comandamento, che crediamo nel nome del suo Figlio Gesù Cristo e ci amiamo gli uni gli altri, secondo il comandamento che ci ha dato. (1 Giovanni 3:23)
In Marco 12, quando a Gesù viene chiesto qual è il più grande comandamento, risponde elencando due comandamenti, quello di amare Dio con tutto il cuore e quello di amare il prossimo come te stesso. Qua, Giovanni parla del comandamento di Dio, e poi, elenca due comandamenti, che in realtà non si possono separare.
La prima parte di questo comandamento è che crediamo nel nome del suo Figlio Gesù Cristo. Il cuore della vita cristiana è capire che davanti a Dio siamo peccatori, e che l'unico perdono è per mezzo della fede in Gesù Cristo in base al suo sacrificio sulla croce. Quindi, dire credere nel nome del Figlio di Dio, Gesù Cristo, vuol dire riconoscere il nostro peccato, il giudizio, che le buone opere non possono salvare, e credere nell'opera di Gesù Cristo sulla croce per ottenere il perdono per essere salvati.
Questa è la base della salvezza. Senza questa fede in Gesù Cristo, non c'è salvezza. Questa fede è il primo comandamento di Dio, in quanto la predicazione dell'evangelo è il comandamento di ravvedersi e credere in Gesù Cristo.
La seconda parte di questo comandamento è di amare gli altri, secondo il comandamento che Dio ci ha dato. Se ricordate, nel versetto 11 di questo capitolo leggiamo:
poiché questo è il messaggio che avete udito dal principio: che ci amiamo gli uni gli altri. (1Giovanni 3:11)
Dall'inizio della salvezza, abbiamo il comandamento di amare gli uni gli altri. Non è possibile avere fede in Gesù e non amare i figli di Dio. Questa epistola sta rendendo molto chiaro che chi dice di credere in Gesù e non ama gli altri credenti, in realtà non ha vera fede in Gesù Cristo. Non possiamo separare la fede in Gesù dall'amore per i figli di Dio.
E quindi, quando osserviamo i comandamenti di Dio, crediamo in Gesù Cristo e amiamo in verità i figli di Dio. Amiamo in modo concreto, amiamo di cuore e non solo con le parole. Crediamo veramente nel Figlio di Dio. Quando c'è questo frutto nella nostra vita, produce chiare prove della salvezza. Leggo il versetto 24.
24 Chi osserva i suoi comandamenti dimora in Dio, ed egli in lui; e da questo sappiamo che egli dimora in noi: dallo Spirito che egli ci ha dato. (1 Giovanni 3:24)
Giovanni chiude questo discorso con una dichiarazione meravigliosa, che può darci grande conforto e pace. Abbiamo visto i comandamenti di camminare in santità, e di amare gli uni e gli altri. Adesso, Giovanni dichiara che se viviamo osservando i comandamenti di Dio, questo ci dà una prova che Dio stesso dimora in noi, e questo è perché avremo lo Spirito Santo.
Ricordate che lo scopo principale di questa Epistola è di aiutarci a conoscere le prove della vera salvezza. Questo è importante perché ci permette di confessare e abbandonare i peccati nella nostra vita, in modo da avere chiare prove della salvezza. In questo versetto, impariamo che quando camminiamo in ubbidienza ai comandamenti di Dio, allora, possiamo sapere che Dio dimora in noi. Sapiamo questo per mezzo dello Spirito che Egli ci ha dato. Quando un credente cammina per fede, in ubbidienza, lo Spirito Santo riempie quel credente.
In Romani 8, leggiamo qualcosa di simile. Seguite mentre leggo Romani 8:14-16.
14 Poiché tutti quelli che sono condotti dallo Spirito di Dio, sono figli di Dio. 15 Voi infatti non avete ricevuto uno spirito di schiavitù per cadere nuovamente nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito di adozione per il quale gridiamo: "Abba, Padre". 16 Lo Spirito stesso rende testimonianza al nostro spirito che noi siamo figli di Dio. (Romani 8:14-16)
Il nostro versetto, 1 Giovanni 3:24, parla dello Spirito che Dio ci ha dato che ci fa sapere che Dio Padre dimora in noi. In Romani 8, leggiamo che se siamo condotti dallo Spirito, ovvero, se camminiamo in ubbidienza ai comandamenti, lo Spirito stesso rende testimonianza al nostro spirito che siamo figli di Dio. Questi due brani stanno dichiarando la stessa cosa, cioè, che: quando camminiamo per fede, in ubbidienza, Dio parla al nostro cuore con lo Spirito Santo, e ci dà pace sapere che siamo veramente figli di Dio, e che Dio è con noi.
Così, possiamo avere grande pace, e la gioia di sapere che apparteniamo a Dio.
Grazie a Dio per lo Spirito Santo che Dio ci dà.
Dio volendo, nel prossimo sermone, avremo ancora da dire su questo. Come Dio ci dà lo Spirito Santo, Satana manda falsi spiriti, per ingannarci. Però, nel prossimo capitolo, Giovanni ci aiuta a riconoscere lo Spirito che viene da Dio.
Conclusione
Per ora, consideriamo i punti principali che Dio ci ha mostrato in questo brano oggi.
Abbiamo visto ancora qua che per Dio, esiste amare, ed esiste odiare. Secondo il metro di Dio, chi non ama, odia. Quindi, chi odia il proprio fratello, che può essere odiare in modo visibile, o può essere solo la mancanza di amore, quella persona non ha la vita eterna dimorante in sé. Se ti trovi a non amare qualcuno, ravvediti, e comincia ad amare quella persona.
Abbiamo visto che il metro dell'amore che Dio ci chiama ad avere è Gesù Cristo, che ha dato la sua vita per noi. Il vero amore è sacrificarci per il bene degli altri. Abbiamo visto che questo porta a sacrifici veri, per aiutare a provvedere per i veri bisogni di ogni tipo.
Quindi, il vero amore non è un semplice sentimento, è un impegno che prendiamo di cuore.
Abbiamo visto che quando camminiamo in ubbidienza, per fede, avremo pace nel cuore. Se invece nascondiamo del peccato nel nostro cuore, non possiamo nasconderlo a Dio. Dio vede tutto. Se invece confessiamo i nostri peccati, e camminiamo in ubbidienza, allora, possiamo avere cuori tranquilli davanti a Dio.
Grazie a Dio, che Egli ci dà lo Spirito Santo, che conferma ai nostri cuori che siamo veramente figli di Dio, e che Dio è con noi. Camminiamo in modo da essere sempre riempiti dallo Spirito Santo. Nulla è paragonabile.
Grazie a Dio per questa Epistola, che ci insegna come avere chiare prove della nostra salvezza. Se ti trovi mancante in qualcosa, corri a Dio per mezzo di Gesù Cristo, confessa il tuo peccato, e riprendi a camminare in santità. Se riconosci che NON sei salvato, rivolgiti subito a Dio, confessando i tuoi tanti peccati, e credendo nel sacrificio di Gesù Cristo per i tuoi peccati.