Di natura, vogliamo innalzarci. Vogliamo essere notati, vogliamo gloria per noi stessi. Infatti, moltissimo di quello che facciamo lo facciamo per avere gloria. Vogliamo essere visti come bravi, come belli, come intelligenti, come forti, vogliamo essere notati noi, che è il contrario di vivere per far notare Gesù Cristo agli altri.
Per coloro che si dichiarano credenti, un modo in cui tanti cercano di essere notati è presentandosi come maestri. Insegnare gli altri può essere un modo di innalzarci. Soddisfa la carne insegnare gli altri, o avere chi ti ascolta. E perciò, facilmente uno può presentarsi come un insegnante, un maestro.
Oggi, con i mezzi digitali che abbiamo, come Internet, e i social media, è molto facile diventare un maestro. Basta aprire un blog, e si possono trovare seguaci. Basta fare una registrazione su smartphone e poi fare un video in cui tu insegni gli altri. E ormai, questo è estremamente normale. Girando in Internet, o anche solo su Facebook, ormai si trovano tantissimi insegnanti della Bibbia. Ognuno vuole dire la sua. È facile trovare seguaci.
Però, fratelli e sorelle, questo è estremamente pericoloso, è pericoloso per chi ascolta chiunque, ed è pericoloso per chi insegna.
Oggi, vogliamo continuare il nostro studio dell'epistola di Giacomo. Siamo arrivati al capitolo 3, e in questo capitolo, Giacomo inizia con un forte avvertimento di evitare di insegnare se non si è veramente chiamato da Dio e fedele alla Bibbia. Trovate Giacomo 3 con me, e seguite mentre leggo il versetto 1.
“1 Fratelli miei, non siate in molti a far da maestri, sapendo che ne riceveremo un più severo giudizio,” (Giacomo 3:1 LND)
Questo è un avvertimento, per farci evitare un grave pericolo. Giacomo ci sta avvertendo, o meglio dire, Dio ci sta avvertendo tramite Giacomo, di essere molto cauto prima di diventare un maestro. Giacomo spiega che chi è un maestro riceverà un giudizio più severo. Chi insegna gli altri sarà giudicato con un metro più severo, o con conseguenze più severe. Se non supera il giudizio, perché il suo insegnamento era veramente da Dio e conforme alla Parola di Dio, quella persona sarà punito più severamente di quello che sarebbe stata punita se non avesse insegnato. Sarà così terribile per una persona così che uno dovrebbe stare molto in guardia a non diventare maestro se non è chiarissimo che è da Dio, e se non è attentissimo ad insegnare fedelmente alla parola di Dio.
Effettivamente, quello che Giacomo sta insegnando qui è di avere timore di Dio. La vera vita cristiana è una vita in cui abbiamo timore di Dio, che guida e controlla tutto quello che facciamo. Vuol dire vivere sempre coscienti del fatto che dobbiamo rendere conto a Dio. E questo ci porta a non buttarci in qualunque cosa se non siamo sicuri che è veramente da Dio.
Dobbiamo capire che Dio ha stabilito che ci saranno dei maestri. Troviamo la parola greca che qui viene tradotto come maestri in tanti brani. A volte viene tradotto maestro, a volte dottore. Questo ruolo viene da Dio. In Efesini 4:11 leggiamo che Cristo ha dato alla Chiesa pastori dottori. La parola “dottori” là è la stessa parola. Leggo quel versetto.
“Ed egli stesso ha dato alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti e altri come pastori e dottori,” (Efesini 4:11 LND)
Quindi, il ruolo di maestro, o dottori, è da Dio. Il problema è quando uno si mette in quel ruolo e non è chiamato da Dio, oppure, è chiamato da Dio, ma non insegna fedelmente secondo la parola di Dio. Quello rende uno molto colpevole davanti a Dio. In realtà, questo è simile a tantissimi campi della vita. Dio ha creato ogni cosa buona, ha creato i ruoli buoni, ma se uno prende un ruolo che Dio aveva creato per altri, e non per quello che sono, è peccato. Se uno prende qualcosa che Dio gli ha dato, è una benedizione. Se si prende qualcosa che Dio non gli ha dato, diventa un grave peccato. Quindi, per esempio, l'atto sessuale della vita è una grande benedizione da parte di Dio quando è usato dentro il matrimonio, come Dio aveva creato. Quando viene usato al di fuori del matrimonio, diventa un grave peccato. Se Dio benedice una persona con qualcosa, è una benedizione, se una persona pecca per ottenere la stessa cosa, non è più una benedizione ma è una forma di peccato.
Similmente, se uno si mette come insegnante e non è chiamato da Dio, è un grave peccato, come se uno insegna quello che Dio non insegna.
Come esempio di mettersi come maestro quando non è chiamato da Dio, quando leggiamo vari brani dalla Bibbia, diventa molto chiaro che la donna non può essere maestra se sono coinvolti uomini. Cioè una donna non può insegnare a uomini. Quindi, se una donna si mette ad insegnare, non è da Dio, e sarà giudicata per questo. Come esempio di brani vi leggo 1 Timoteo 2:11,12.
“11 La donna impari in silenzio, con ogni sottomissione. 12 Non permetto alla donna d’insegnare, né di usare autorità sull’uomo, ma ordino che stia in silenzio.” (1Timoteo 2:11-12 LND)
Quindi, questo brano è un forte avvertimento di non cercare di farsi maestro da sé. Piuttosto, uno deve avere una chiara chiamata da Dio, una chiamata che sarà riconosciuta dalla Chiesa. Inoltre, chi è chiamato da Dio deve essere molto attento ad insegnare con grande cura per non andare oltre a quello che la Bibbia insegna.
Fratelli e sorelle, questo versetto ci sta insegnando ad avere timore di Dio. Quindi, a non buttarci in avanti cercando la gloria, ma a camminare timorosi, per non andare contro il nostro grande Dio. Dobbiamo tutti apparire davanti al giudizio di Dio, e perciò, viviamo alla luce di quella realtà.
Insegnare è una forma di parlare. Il nostro parlare è il modo più comune per peccare contro Dio. Infatti, il versetto 2 continua questo discorso, che poi Giacomo approfondisce molto nei versetti seguenti. Leggo i versetti 1 e 2 insieme.
“1 Fratelli miei, non siate in molti a far da maestri, sapendo che ne riceveremo un più severo giudizio, 2 poiché tutti manchiamo in molte cose. Se uno non sbaglia nel parlare, è un uomo perfetto, capace anche di tenere a freno tutto il corpo. (Giacomo 3:1-2 LND)
Questo versetto parla del fatto che manchiamo tutti in molte cose. Giacomo dichiara questo per aiutarci ad essere umili. Cioè, chi si presenta come maestro che non è chiamato da Dio è pieno di orgoglio. Invece, dovremmo riconoscere che tutti manchiamo in molte cose. Questo dovrebbe tenerci sempre umili. Cioè, Giacomo sta facendo un grande contrasto, tra l'orgoglio che spinge uno a voler essere in un ruolo visibile, con l'umiltà di riconoscere in quante cose manchiamo.
Modo di Parlare
Poi, Giacomo inizia un discorso molto importante, parlando di come uno dei campi in cui manchiamo più di qualunque altro è nel nostro modo di parlare. Cioè essere un maestro riguardo a parlare. Però, in realtà, ogni cosa che diciamo, ogni parola, è importante davanti a Dio. Il nostro parlare è uno dei campi, se non il campo, più importante per riconoscere la vera condizione del nostro cuore.
Infatti, se uno è capace a non sbagliare nel suo parlare, è un uomo perfetto, che vuol dire, un uomo veramente maturo davanti a Dio. A quel punto, sarà capace a tenere a freno tutto il suo corpo.
È importante tenere in mente una cosa. Non sbagliare nel parlare non è una questione di dire poco. È una questione di non dire le cose sbagliate. Ci sono persone che parlano poco, maggiormente sono in silenzio. Non è il loro carattere di parlare tanto. Però, quando parlano, possono comunque dire le cose sbagliate, che rivelano un cuore impuro. Per esempio, il lamentarsi rivela un cuore che ribella contro Dio. Criticare, oppure non ringraziare, sono tutti modi di parlare sbagliati. Parlare in modo giusto vuol dire non lamentarsi, vuol dire non criticare, vuol dire ringraziare in ogni cosa, vuol dire lodare Dio in ogni situazione. Vuol dire anche dire le cose di Dio che sono veramente conformate alla Parola di Dio.
Quando la vita è piena di problemi, quando arrivano delle ingiustizie, quando ci sono circostanze difficili, allora, sotto la pressione di quei momenti vediamo quello che è veramente nel cuore. Ed è in quei momenti, quando escono delle parole, che riconosciamo il nostro cuore.
Se uno non sbaglia nel parlare, è un uomo o una donna veramente maturo, e sarà capace anche a tenere a freno tutto il corpo. Prego che noi riconosceremo i nostri peccati quando il nostro parlare non è giusto, e così riconoscendo e confessando i nostri peccati, che saremo perdonati e purificati per avere un parlare che sempre rispecchia Dio.
A questo punto, Giacomo inizia un importante discorso di quanto la lingua, ovvero il nostro modo di parlare, può essere qualcosa che crea grande danno. Leggo i versetti 3 e 4.
La potenza delle nostre parole
“3 Ecco, noi mettiamo il freno nella bocca dei cavalli, perché ci ubbidiscano, e così possiamo guidare tutto il loro corpo. 4 Ecco, anche le navi, benché siano tanto grandi e siano spinte da forti venti, sono guidate da un piccolissimo timone dovunque vuole il timoniere.” (Giacomo 3:3-4 LND)
Questi versetti e quelli che seguono servono per farci comprendere quanto sono importanti le nostre parole. In un certo senso, potrebbero sembrare una piccola parte della vita, ma in realtà dirigono tutta la vita. Come esempio di questo, Giacomo parla del freno dalla bocca dei cavalli, con cui si può guidare tutto un grande e potente cavallo. Le pale di un piccolo, o proporzionalmente, un piccolissimo timone, che può dirigere una grandissima nave. Con questo esempio Giacomo ci aiuta capire che anche qualcosa di molto piccolo, come la lingua che forma le nostre parole, che sta per rappresentare le nostre parole, è estremamente importante e dirige tutta la nostra vita.
In un certo senso, riconosciamo il nostro cuore più dalle nostre parole che da qualunque altra cosa.
Certamente, anche un uomo totalmente falso può dire delle parole buone in certi momenti. Ma è quello che diciamo nei momenti difficili, nei momenti in cui siamo stressati, nei momenti in cui siamo schiacciati, nei momenti in cui siano trattati ingiustamente, nei momenti in cui gli altri ci deludono, sono le parole che diciamo in quei momenti che rivela la vera condizione del nostro cuore.
Il danno che la lingua può fare
Come il freno nella bocca del cavallo, e come il timone della nave, così è la lingua. Leggo i versetti 5 e 6
“5 Così anche la lingua è un piccolo membro, ma si vanta di grandi cose. Considerate come un piccolo fuoco incendi una grande foresta! 6 Anche la lingua è un fuoco, il mondo dell’iniquità. Così posta com’è fra le nostre membra, la lingua contamina tutto il corpo, infiamma il corso della vita ed è infiammata dalla Geenna.” (Giacomo 3:5-6 LND)
Nonostante che la lingua è piccola, può fare grandissime cose, E quindi può causare grandissimi danni. Come esempio di questo, Giacomo parla di un fuoco in una foresta. Anche il piccolissimo fuoco in una foresta secca può creare un immenso incendio che distrugge tutta la foresta. Un fuoco può iniziare estremamente piccolo, ma poi, il danno che fa comincia ad allargarsi, al punto che diventa immenso.
Similmente, la lingua è un fuoco, Giacomo dichiara che è il mondo delle iniquità. La lingua, ovvero le parole che diciamo, contamina tutto il corpo. Infatti, Giacomo dichiara che infiamma il corso della vita, ed è infiammata dalla Geenna.
In altre parole, le parole che noi diciamo contaminano tutta la vita. Quando parla di infiammare il costo della vita, vuol dire che le parole che diciamo possono rovinare tutta la vita. Possono rovinare la vita sulla terra, e possono rovinare anche la vita eterna, perché rivelano quello che è veramente nel cuore.
E quindi, non dobbiamo mai prendere sul leggero quando diciamo parole sbagliate, parole cattive, parole orgogliose. Piuttosto, quando parliamo in modo sbagliato dobbiamo riconoscere che questo è un grande pericolo. Rivela un grandissimo pericolo nel cuore. Non dobbiamo mai prendere con leggerezza il fatto di dire parole sbagliate. È sempre un segno di un cuore macchiato. Prego che possiamo riconoscere che le nostre parole, soprattutto in momenti difficili, rivelano la condizione del cuore.
Non si può domare la lingua
Passiamo ai versetti 7 e 8. In questi versetti, Giacomo ci dichiara che la lingua non può essere domata. Il suo punto è che in se stesso, l'uomo non può domare il proprio peccato. Seguite mentre leggo questi versetti 7 e 8.
“7 Infatti ogni sorta di bestie, di uccelli, di rettili e di animali marini può essere domata, ed è stata domata dalla razza umana, 8 ma la lingua nessun uomo la può domare; è un male che non si può frenare, è piena di veleno mortifero.” (Giacomo 3:7-8 LND)
L'uomo senza Cristo non può domare il proprio peccato. Visto che in questo brano Giacomo sta parlando delle nostre parole come punto in cui i nostri peccati diventano visibili, qui dice che l'uomo non può domare la propria lingua. Questo è perché senza Gesù Cristo siamo schiavi del peccato! Infatti, in Giovanni 8:34-36, Gesù spiega che senza la liberazione che solo lui, il Figlio di Dio, può dare, che l'uomo è schiavo del suo peccato. Leggo quei versetti.
“34 Gesù rispose loro: "In verità, in verità vi dico: Chi fa il peccato è schiavo del peccato. 35 Or lo schiavo non rimane sempre nella casa; il figlio invece vi rimane per sempre. 36 Se dunque il Figlio vi farà liberi sarete veramente liberi".” (Giovanni 8:34-36 LND)
L'uomo può domare gli animali, la natura, ma l'uomo non può domare il proprio peccato. E perciò, parlando dell'uso della lingua, Giacomo sta dichiarando che l'uomo non può domare la propria lingua. Solo in Cristo Gesù possiamo avere vittoria sul peccato che la nostra lingua ribella.
Senza Cristo, la lingua, le parole che noi diciamo, è un terribile male, piena di veleno mortifero, ovvero, crea terribili danni nella vita.
Quanti rapporti sono stati uccisi a causa delle parole dette. Quanti rapporti in casa sono stati gravemente danneggiati, al punto di farli morire, a causa delle parole dette. Le nostre parole hanno fatto terribile male. Riconoscere questo dovrebbe spingerci a Gesù Cristo per ottenere il perdono!
Come si usa male la lingua
Continuando, né versetti 9 a 12 Giacomo dimostra quanto è assurdo pensare che belle parole possono essere accettati da Dio se dalla stessa bocca escono parole brutte. Seguite mentre leggo questi versetti.
“9 Con essa benediciamo Dio e Padre, e con essa malediciamo gli uomini che sono fatti a somiglianza di Dio. 10 Dalla stessa bocca esce benedizione e maledizione. Fratelli miei, le cose non devono andare così. 11 La fonte emette forse dalla stessa apertura il dolce e l’amaro? 12 Può, fratelli miei, un fico produrre olive, o una vite fichi? Così nessuna fonte può dare acqua salata e acqua dolce.” (Giacomo 3:9-12 LND)
In questi versetti, Giacomo dimostra che è assurdo credere che possiamo veramente benedire Dio, in un modo che Dio accetta, allo stesso tempo maledire gli uomini che sono stati creati da Dio. Possiamo dire parole belle, ma se vengono da un cuore pieno di peccato, non vengono accettati da Dio.
Nella Bibbia, vediamo ripetutamente che Dio non accettava adorazione da persone che continuavano ad avere peccato nelle loro vite. Per esempio, in Isaia 1:15-17, Dio sta parlando con il suo popolo, e dichiara che non accettava la loro adorazione e le loro preghiere, perché le loro mani erano sporcati di peccato. Leggo quei versetti.
“15 Quando stendete le vostre mani, io nascondo i miei occhi da voi; anche se moltiplicate le preghiere, io non ascolto; le vostre mani sono piene di sangue. 16 Lavatevi, purificatevi, togliete dalla mia presenza la malvagità delle vostre azioni, cessate di fare il male. 17 Imparate a fare il bene, cercate la giustizia, soccorrete l’oppresso, rendete giustizia all’orfano, difendete la causa della vedova.” (Isaia 1:15-17 LND)
In questi versetti, Dio comanda alle persone di ravvedersi, e di camminare in giustizia, in modo che poi le loro belle parole e preghiere sarebbero accettate da Dio. Quindi, quello che Giacomo sta dicendo nel nostro passo è che per avere parole che veramente onorano Dio dobbiamo avere una vita di santità. Non possiamo dire parole peccaminose da un lato, tipo lamenti, o cattiverie, o menzogne, o parole orgogliose, e poi, sperare che Dio accetterà la parole che onorano Dio. Credere questo è credere una menzogna. Dio non accetta le belle parole se dalla stessa bocca escono parole brutte.
Quindi, è estremamente importante che noi confessiamo i nostri peccati per cambiare il modo di parlare.
Tutto questo ci spinge a capire quanto è importante il nostro modo di parlare. Non dobbiamo credere che possiamo dire brutte parole da soli in casa, e poi, durante il culto delle belle parole che saranno accettate da Dio. Dio guarda il nostro cuore, e se in momenti privati diciamo parole brutte, Dio non accetterà le parole di ringraziamento che diciamo in altri momenti. Le nostre parole devono venire da un cuore umile e puro. E avremo un cuore puro solamente quando confessiamo i nostri peccati. Perciò, mettendo tutto questo insieme, vediamo che dobbiamo camminare con timore di Dio, in umiltà, stando molto in guardia di come parliamo, e se parliamo in modo peccaminoso, e subito confessare i nostri peccati. Questo ci spingerà anche a non cercare di metterci nel ruolo di essere insegnanti di altri, se non è chiaro che è Dio che ci sta chiamando a questo punto e chi è un'insegnante, avrà grande premura di non dire mai del suo, ma sarà attentissimo ad insegnare solo quello che è veramente così nella parola di Dio.
Prego che possiamo veramente avere cuori sensibili a come parliamo. Possiamo fare grandissimi danni con le nostre parole. O che Dio possa mostrarci la gravità di questi peccati.
la saggezza: falsa e vera
Per il resto di questo capitolo, Giacomo parla della saggezza, confrontando la saggezza carnale, che è peccato, e la saggezza che viene da Dio. Prego che possiamo tutti essere umile per avere la saggezza da Dio. Leggo i versetti 13 e 14.
“13 Chi è savio e intelligente fra voi? Mostri con la buona condotta le sue opere fatte con mansuetudine di sapienza. 14 Ma se nel vostro cuore avete amara gelosia e spirito di contesa, non vantatevi e non mentite contro la verità.” (Giacomo 3:13-14 LND)
Questo brano parla della vera sapienza. Quanto è importante la sapienza. Senza la sapienza, c'è la stoltezza. Onestamente, non c'è via di mezzo. O camminiamo con sapienza, o camminiamo con stoltezza. L'una porta meravigliosi frutti, l'altra porta alla distruzione.
Come parliamo rivela se abbiamo un cuore savio oppure un cuore stolto. Come si può riconoscere se uno è veramente savio e intelligente? Diventa visibile con il modo che uno vive, facendo opere, con mansuetudine di sapienza. Notate attentamente la parola mansuetudine. È estremamente importante avere una vita di mansuetudine. Solo così possiamo camminare veramente con Dio. Dio è geloso per la sua gloria, e solo con umiltà e mansuetudine possiamo essere vicini a Dio.
La vera sapienza produce una vita di mansuetudine e opere buone. La vera sapienza e intelligenza iniziano con il timore di Dio. Leggo Proverbi 1:7, e poi, 9:10.
“Il timore dell’Eterno è il principio della conoscenza, ma gli stolti disprezzano la sapienza e l’ammaestramento.” (Proverbi 1:7 LND)
“Il timore dell’Eterno è il principio della sapienza, e la conoscenza del Santo è l’intelligenza.” (Proverbi 9:10 LND)
Il timore di Dio produce una vita di mansuetudine. Ma se anziché mansuetudine c'è amara gelosia e spiriti di contesa, quella persona non ha vera saggezza. Piuttosto, è realmente stolta. Se la persona che ha amara gelosia e spirito di contesa si vanta di essere saggio e intelligente, sta mentendo contro la verità. Sta ingannando se stesso. Sta camminando nelle tenebre, non nella luce.
La falsa sapienza
La cosiddetta sapienza che produce una vita di gelosia o spiriti di contesa non viene da Dio. Proseguo, e leggo i versetti 15 e 16, che descrivano quella falsa sapienza.
“15 Questa non è la sapienza che discende dall’alto, ma è terrena, animale e diabolica. 16 Dove infatti c’è invidia e contesa, lì c’è turbamento ed ogni sorta di opere malvagie.” (Giacomo 3:15-16 LND)
Notate che se c'è invidia, o contesa, qualunque cosiddetta sapienza è in realtà malvagio. Solo per chiarire, la parola invidia qui è la stessa parola di gelosia nel versetto 14. Quindi, se c'è gelosia o invidia nella vita, oppure, se c'è spirito di contesa, non ce la sapienza che viene da Dio. Invece, c'è stoltezza da quella persona. E quella cosiddetta sapienza è terrena, che vuol dire che appartiene alla terra e non alle cose di Dio. È animale, che descrive quello che nella Bibbia è come una bestia, e manca il buon senno che Dio ha dato all'uomo. È diabolica, perché viene da Satana che opera in chi non ha Cristo. Quanto è malvagia una vita dove c'è gelosia, invidie, o contesa.
Quella vita produce turbamento e ogni sorta di opere malvagie. La vera sapienza produce mansuetudine e buone opere. In Giacomo 2 abbiamo letto che la vera fede produce buone opere. La vera sapienza produce buone opere. Invece il peccato in noi produce ogni sorta di opere malvagie.
Quando c’è gelosia e contesa, c'è turbamento, mentre la mansuetudine e fede in Dio produce la pace. Quindi, vediamo contrasto qui fra turbamento o pace, e fra opere malvagie o opere buone. Che differenza tra l'uomo umile che cammina con mansuetudine, guardando Dio, e perciò controllando le sue parole, e dimostrando avere sapienza, in confronto con l'uomo orgoglioso, controllato dal suo peccato, che usa le sue parole per il male. O che possano tutti desiderare di stare vicini a Dio, per avere una vita veramente benedetta.
La vera sapienza da Dio
Nei versetti 17 e 18, Giacomo descrive quale la vera sapienza, e qual è il suo frutto nella vita di chi ce l'ha. Leggo questi versetti.
“17 Ma la sapienza che viene dall’alto prima di tutto è pura, poi pacifica, mite, docile, piena di misericordia e di frutti buoni, senza parzialità e senza ipocrisia. 18 Or il frutto della giustizia si semina nella pace per quelli che si adoperano alla pace.” (Giacomo 3:17-18 LND)
Nei versetti precedenti, abbiamo letto quanto è malvagia la falsa sapienza. Qui leggiamo quanto è meravigliosa la sapienza che viene da Dio. Che meraviglioso frutto c'è nella vita di chi ha la sapienza che viene da Dio. Quella sapienza è pura. Non è mischiata con il peccato.
La sapienza da Dio è pacifica, anziché contese promuove la vera pace fra persone. È mite e docile, non si agita, non è scontrosa, non produce contese, ma piuttosto a un atteggiamento dolce e mite che produce pace per tutti coloro intorno.
La sapienza che viene da Dio è piena di misericordia, come Dio è misericordioso. Perciò, anziché giudicare e criticare, è pronto a raccogliere e a perdonare. Questo rende visibile Dio agli altri.
Poi, la sapienza che viene da Dio produce frutti buoni, senza parzialità e senza ipocrisia. In Giacomo due abbiamo letto di favoritismi personali, una forma di parzialità peccaminoso. Abbiamo letto di coloro che accoglievano con un’apparente bontà che era in realtà ipocrisia. Questo non è la vera sapienza. La vera sapienza produce la vita ripiena di buone opere, frutti buoni, fatte senza parzialità, senza cercare di ricevere, e senza ipocrisia. Sono frutti fatti per portare gloria a Dio e benedire gli altri.
Vivere così è rispecchiare Dio nel mondo. Vivere così è avere pace nel cuore per essere uno strumento di pace per gli altri. Vivere così in modo di poter aspettare Cristo con gioia.
E questo brano conclude con il versetto 18, che leggo di nuovo.
“18 Or il frutto della giustizia si semina nella pace per quelli che si adoperano alla pace.” (Giacomo 3:18 LND)
Prima in questo brano Giacomo parlava del fatto che nessuno può domare la lingua, perché è ancora nel peccato e schiavo del peccato. Invece, quando ci aggrappiamo a Gesù Cristo, ravvedendoci dai nostri peccati, e credendo veramente in Gesù e avendolo come il nostro Signore, nella nostra vita ci sarà il frutto della giustizia. Quel frutto della giustizia che si semina nella pace produce pace, pace con Dio, e pace con gli altri.
In questo capitolo vediamo che immenso contrasto c'è fra chi è veramente in Cristo, e chi è senza Cristo. Io vorrei chiedere a ciascuno di esaminare la propria vita. Sopra ogni altra cosa, ti chiedo di esaminare se le tue parole veramente glorificano Dio, e rivelano un cuore trasformato da Dio. Come ho detto prima, non è una questione di quante parole dici. Tu puoi essere una persona di poche parole, ma che cosa dici quando parli? Tu parli con ringraziamento a Dio, tu riconosce e adori Dio? Tu hai parole di grazia per incoraggiare e edificare gli altri? Le tue parole sono parole che promuovono la pace?
Poi leggo Efesini 4:29. Questo parla di come dobbiamo non parlare, e di come dobbiamo parlare. Ascoltate attentamente.
“Nessuna parola malvagia esca dalla vostra bocca, ma se ne avete una buona per l’edificazione, secondo il bisogno, ditela affinché conferisca grazia a quelli che ascoltano.” (Efesini 4:29 LND)
Quando Dio ci salva, dovremmo sempre usare le nostre parole per edificare, non per danneggiare. Dovremmo usare le nostre parole per glorificare Dio, non per parlare male degli altri. Le nostre parole rivelano la condizione del nostro cuore. E perciò, chiedo a ciascuno di noi di esaminare come parla, non solo nei momenti buoni e facili, ma soprattutto nei momenti difficili, dove si subisce difficoltà e ingiustizie. Questo rivela la condizione del cuore.
Inoltre, invito ciascuno ad esaminare se ha la vera sapienza che viene da Dio. La vera sapienza che viene da Dio è visibile con i suoi frutti, perché è pura, e pacifica, mite e dolce, piena di misericordia e produce buoni frutti. Tu hai questa nella tua vita? Tu hai questo frutto della vera salvezza?
Se non hai questo frutto, questa sapienza che viene da Dio, se le tue parole non sono pure e buone, allora, corri a Gesù Cristo, confessando i tuoi peccati. In Gesù Cristo c'è perdono, in Gesù Cristo possiamo avere un cuore rinnovato.
Vero che ognuno di noi che si dichiara credente avrà chiaro frutto per dimostrare di essere tale. O che Dio possa essere glorificato in noi!