Voglio riprendere la lettura di Tito. Tito capitolo 2. Vorrei leggere il capitolo e fare commenti.
Paolo ha chiuso il capitolo 1 parlando di uomini falsi. Leggo Tito 1:15-16
15 Certo, tutto è puro per i puri, ma niente è puro per i contaminati e gli increduli; anzi, sia la loro mente che la loro coscienza sono contaminate. 16 Essi fanno professione di conoscere Dio, ma lo rinnegano con le opere, essendo abominevoli, disubbidienti, e incapaci di ogni opera buona. (Tito 1:15-16 LND)
Come si sa se uno è salvato? Tanti dicono di essere salvati e qui in versetto 16, cosa dice? Cosa dice di questi uomini, queste persone? “Essi fanno professione di conoscere Dio, ma lo rinnegano con le opere, essendo abominevoli, disubbidienti e incapaci di ogni opera buona.” Ci sono purtroppo tanti che fanno professione di conoscere Dio, ma non conoscono Dio.
Quindi, io voglio esaminare me stesso. Non sto qui a preoccuparmi degli altri. Io voglio guardare me stesso. “Padre, c’è frutto?” Non sono salvato per il frutto. Sono salvato perché Gesù Cristo è morto per me. Non sono salvato perché cammino bene, grazie a Dio per quello. Se fossi morto in quest'istante, non c’è stato ancora un momento dove in base al mio cammino sarei stato salvato. Non esagero. Il mio cammino è sempre stato mancante, sempre. Siamo salvati solo perché Gesù Cristo è morto per i nostri peccati. La salvezza produce una vita di crescente santità e buone opere, ma insufficiente. Quindi, le buone opere non salvano ma sono un frutto della salvezza. Questi uomini parlano delle cose di Dio ma non in modo che produce frutto.
Capitolo 2
Allora con quella base, parlando di questi falsi uomini, falsi insegnanti che parlano di Dio in modo sbagliato, iniziamo in Tito 2 dove lui dice:
“1 Ma tu parla di cose che siano conformi alla sana dottrina:” (Tito 2:1 LND)
Allora, comincerà a dare qualche esempio, però questo è un comandamento onestamente per tutti noi, di parlare di cose che siano conformi alla sana dottrina. Io mi chiedo e voglio chiedere a ciascuno di voi, il tuo modo di parlare è conforme alla sana dottrina?
Una volta io avevo un lavoro stra-stressante. Era terribilmente stressante e io sono rimasto quattro anni finché non mi sono trasferito. Nessuno era rimasto quattro anni. Ero il più vecchio lì. Era part-time ma pagava tre volte di più di altri lavori più i benefici come dentista e occhiali gratis. Era un lavoro da sogno perché uno prendeva sulla media 1000 al mese, per dire, e questo dava 3000. Pagava tre volte più degli altri lavori, più i benefici che agli altri non davano, eppure tutti andavano via per quanto era stressante. Cioè lasciavano quel lavoro per un lavoro che pagava un terzo. Quasi tutti erano mariti come me che avevano bisogno di soldi, ma non riuscivano a sopportare lo stress. Quindi capisco lo stress.
La domanda è: quando tornavo a casa di cosa parlavo? “Ma non è giusto. È questo e quello. C'era questo e c'era quello”. Quelle parole non sono conformi alla sana dottrina. Ma tutto quello che dico è vero, giusto? No, non è tutto vero. Come no? Dove c’è Dio nel mio pensiero? In Salmo 14 dice, “Lo stolto ha detto nel suo cuore: "Non c’è DIO"”. Se io racconto del mio problema di lavoro a Serena quando torno a casa e non parlo di Dio, io sto dicendo una cosa falsa. Sto dicendo Dio non c'è, perché non ne parlo e non sto parlando della grazia di Dio che io ho.
Dice:
ma tu parla di cose che siano conformi alla sana dottrina
Cosa sarebbe sana dottrina?
“Nessuna tentazione vi ha finora colti se non umana, or Dio è fedele e non permetterà che siate tentati oltre le vostre forze, ma con la tentazione vi darà anche la via d’uscita, affinché la possiate sostenere.” (1Corinzi 10:13 LND)
Quindi, dopo l’ennesima giornata di stress, torno a casa e dico: “non è giusto, non ce la faccio più”? Cosa sto dicendo in base alla sana dottrina in 1 Corinzi 10:13? Che Dio è fedele e non permetterà che io sia tentato oltre le mie forze? Cosa sto dicendo? Sto dicendo che non è vero e che Dio ha sbagliato.
Parlare di cose che siano conformi alla sana dottrina non è solo quando predico, ma riguarda anche come parlo a casa o con altri e se ricordo le verità di Dio, perché altrimenti sto raccontando solo metà della situazione. Qualunque cosa che riguarda Dio voglio parlare in modo onesto e corretto, che vuol dire in base a quello che dice la sana dottrina. Non in base a quello che penso io, ma quello che dice la Parola di Dio.
Poi lui inizia a dare insegnamenti su varie categorie di persone nella chiesa. Le prime quattro categorie comprendono tutti e poi menziona servi. Lui divide le persone fra gli uomini di una certa età, cioè “gli uomini anziani”, i giovani, le donne di una certa età e le giovani donne.
Notiamo quello che dice che Tito deve insegnare a questi quattro gruppi.
Esortazioni per le varie categorie di persone
“2 gli uomini anziani siano sobri, dignitosi, padroni di sé, sani nella fede, nell’amore, nella pazienza.” (Tito 2:2 LND)
Allora, come devono essere? Sobri, e non vuol dire soprattutto con vino, ma il carattere. Dignitosi, padrone di sé, sani nella fede, nell'amore, e nella pazienza.
Allora, come si descriverebbe un uomo così? È un uomo scherzoso? È un uomo che fa battute qua e là? È un uomo che guarda le donne? No, è un uomo serio, un uomo dignitoso, uno che esercita autocontrollo ed è padrone di sé. Gli uomini non sono così naturalmente, questo è come devono essere.
“sani nella fede” vuol dire che sono attaccati alla fede. Ricordate che la fede rappresenta anche la dottrina, e ricordate, combattete per la fede, nell’amore e nella pazienza, e pazienza è sopportare le difficoltà, quindi sani, uomini timorati di Dio, uomini attaccati alla verità, uomini dignitosi. Quindi un uomo che dice: “non è giusto! Guarda questi politici. Guarda come fanno al lavoro” è un uomo sobrio e dignitoso? No, non è dignitoso, quindi, ci chiama ad essere così.
Donne: anziane e poi giovane
Poi lui parla delle donne. Notiamo che lui spiega come Tito dovrebbe insegnare alle donne anziane, non alle donne giovani. Principalmente insegna alle donne anziane come curare quelle giovani, cioè, non è che lui non parlerebbe con le giovani, hanno bisogno anche loro di cura pastorale, ma lui insegna alle donne anziane come curare le giovani.
Notiamo quello che dice in versetti 3-5
“3 Parimenti le donne anziane abbiano un comportamento conveniente a persone sante, non siano calunniatrici, non schiave di molto vino, ma maestre nel bene 4 per insegnare alle giovani ad amare i loro mariti, ad amare i loro figli, 5 a essere assennate, caste, dedite ai lavori di casa, buone, sottomesse ai propri mariti, affinché la parola di Dio non sia bestemmiata.” (Tito 2:3-5 LND)
Si presume che qui che ci siano differenze di età o di maturità tra le donne anziane e le donne giovani. E come devono essere le donne anziane? Devono avere un comportamento santo, un comportamento conveniente a persone sante. Devono essere donne sante, sante nel modo di parlare, sante nel modo di comportarsi, sante nel modo di agire, e sante nel modo di vestire. Che triste quando donne di una certa età che corrono dietro all’apparenza. È pietoso quanto una donna giovane, ma è più visibile in una donna anziana. Le donne anziane devono essere sante in tutto quello che riguarda come sono di persona.
Poi elenca due esempi negativi: che non siano calunniatrici e non schiave di molto vino.
Perché parla specificamente alle donne anziane di non calunniare? Anche gli uomini parlano male, ma c’è più una tendenza fra le donne di dire pettegolezzi fra di loro. Si vede altri peccati negli uomini, però parlare è più una cosa delle donne.
Cosa vuol dire calunniare? Vuol dire mentire di qualcuno? No, non vuol dire mentire. Calunniare è dire cose vere di negativo, che non edificano. Io mi sono reso conto che a volte calunnio. Se io racconto di qualcuno in senso negativo, ma non edifica chi mi ascolta, alla fine cosa sto facendo? Sto mettendo in evidenza quanto io non sono come quel tizio, giusto? È un modo subdolo di innalzarmi. Calunniare è parlare delle cose brutte di qualcuno senza uno scopo veramente per bene.
Allora, se un figlio si comporta male ed io vado dal padre o i genitori per raccontare, perché hanno bisogno di sapere, quello non è calunniare. Se in chiesa c'è una certa situazione di cui gli anziani non sanno niente e si va a diglielo, quello non è calunniare, perché loro hanno la responsabilità per le anime. Ma se io dico ad un fratello o una sorella, “ma sai cosa ha fatto? Sai cosa ha detto? Senti questo...” e quella persona non ha nessun ruolo per curare la persona di cui sto parlando, io non sto facendo altro che mettere quella persona in una brutta luce. Ma per quale scopo?
Quindi, calunniare non fanno solo le donne. Io leggo questo e dico “Signore, poni una guardia sulla mia bocca, sull'uscio delle mie labbra. Poni una guardia dove io valuto se quello che sto per dire edifica o serve.”
In Efesini 4:29 leggiamo:
29 Nessuna parola malvagia esca dalla vostra bocca, ma se ne avete una buona per l'edificazione, secondo il bisogno, ditela affinché conferisca grazia a quelli che ascoltano.
Quindi devo valutare, questa parola edifica? Questo che sto raccontando edifica?
Se torno dal mio lavoro raccontando tutte le cose brutte che hanno fatto, Serena avrà visto l'amore di Dio dopo questo racconto? No. Allora, non sto dicendo di non dire mai niente o di mentire dicendo che era tutto bello al lavoro oggi.Però posso dire: “senti, prega per me. Al lavoro è molto difficile perché c'era questo che è successo e sai una cosa brutta? Mi sono arrabbiato e non ho guardato a Dio. Prega per me.” Allora a quel punto racconto qualcosa, ma la racconto in modo da dirle di pregare per me perché io non ho guardato a Dio. Non sto calunniando perché sto mostrando il mio peccato chiedendo preghiera. Quella è tutta un'altra cosa.
Come parliamo di situazioni vere? Calunniare non vuol dire mentire, ma è dire male o dire ciò che non serve e che non edifica. Quindi, una donna santa (o un uomo) non sia una calunniatrice.
E poi, non sia schiava di molto vino. Cioè, non sia una che apprezza il vino.
Avete mai notato quante volte la Bibbia dice il negativo e dice anche il positivo? “Chi rubava non rubi più, ma piuttosto si affatichi facendo qualche buona opera con le proprie mani, affinché abbia qualcosa da dare a chi è nel bisogno.” (Efesini 4:28) Quindi, non dice solo di non rubare, ma piuttosto lavora più del necessario per avere di che aiutare. Oppure “22 per spogliarvi… dell’uomo vecchio… 24 e per essere rivestiti dell’uomo nuovo…” (Efesini 4:22, 24). Non dice di solo togliere il vecchio uomo ma di rivestirsi dell'uomo nuovo.
Quindi, dice che “non siano calunniatrici, non schiave di molto vinoma maestre nel bene per insegnare alle giovani ad amare i loro mariti, ad amare i loro figli.” “Essere maestre” non è riservato per donne particolari o per chi ha un dono di insegnare. Questo è per tutte le donne anziane. Tu sei salvata più di 1-2 anni? Dovresti essere un tale credente di essere un esempio per altri. Non sta parlando di studi biblici. Questo è un insegnamento di vita dove una è avanti nella fede e si vede. Le donne anziane dovrebbero avere un ruolo di voler investire nelle donne più giovani. Chiedo a ciascuno: tu stai cercando di investire in altri?
Poi cosa dice? Cosa devono insegnare?
“…ad amare i loro mariti…” Amare il marito riguarda svolgere il ruolo di essere una moglie, un aiuto convenevole. Essere sottomessa non è naturale, quindi le donne più anziane devono insegnare. È una cosa pratica, dottrina che tocca la terra.
“… ad amare i loro figli…” Ma una mamma ama sempre i figli. No, tante mamme non amano con un amore puro. Ricordate la storia di un certo amico mio, in un'altra città, che aveva 27 anni e la mamma faceva tutto per lui? Io e lui dovevamo andare ad una conferenza e sono andato a prenderlo a casa sua e la mamma, di più di settant’anni, stava preparando la valigia. Capivo che lui non capiva niente di niente, e ho detto a lei, “ma signora, sa, probabilmente, statisticamente lei morirà prima di suo figlio. Ma lui non sa fare niente e avrà grande difficoltà nella vita.” E lei mi ha risposto, “non mi interessa quello che succede a lui dopo la mia morte. Voglio che abbia bisogno di me adesso.”
Amare un figlio vuol dire preparare quel figlio a non avere bisogno di te e che abbia un rapporto da adulto con te. Questo è amare. Non è amore far che dipendi da te così ti senti importante. Amore è prepararlo di non aver bisogno di te e che sia preparato per la vita e ben capace di vivere senza di te.
“… essere assennate…” Cosa vuol dire quello? Assennata vuol dire che pensa. Una donna assennata è una che pensa attentamente alle sue scelte e alle sue decisioni.
Dice che devono essere caste, cioè pure. Devono essere completamente pure. Nel mondo di oggi c’è molto che rende una donna non pura. La maglietta stretta, i pantaloni un po' stretti, si fa bella per essere notata. Questo non è casta. Casta descrive una donna con verecondia come in 1 Timoteo 2, che letteralmente non vuole essere notata. È ordinata ma non si abbellisce per essere notata dagli uomini. Si veste in modo da non essere notata e per non attirare attenzione che vuol dire che non si veste da donna volgare oppure in modo disordinato. È proprio attenta in ogni cosa per non attirare gli occhi su di sé. È casta nel modo di agire, nel modo di parlare con gli uomini, in tutto. Bisogna insegnare questo, perché la società insegna il contrario. Oggi come oggi non puoi essere casta senza un impegno. Se tu solo compri i vestiti normali, ti mettono in mostra. Se tu agisci come è normale nella società, sei amichevole in modo non puro, il tuo modo di guardare e di pensare è come vedi perfino sulla TV, la brutta compagnia corromperà i buoni costumi perché ti abitui al mondo e ad un modo di parlare, un modo di vestire, e un modo di comportarsi che non è casta. Le donne anziane devono trasmettere questo.
“… dedite ai lavori di casa…” Ricordate che vuol dire “guardiani della casa”, curano la casa. Nel piano di Dio, la donna dovrebbe mirare a non lavorare fuori. Allora, ci sono casi eccezionali, come donne che non hanno marito, però come piano di Dio la donna dovrebbe curare la famiglia a casa. Questo non è più la moda perché vogliamo mille cose.
Devono essere buone, perché non siamo buone di natura o piene di bontà. Questo riguarda il mio rapporto con gli altri. Essere buoni non è una cosa fra di me. È una cosa che riguarda come mi comporto con gli altri.
“… sottomesse ai mariti…” Le donne anziane e più mature devono trasmettere questo perché non è naturale. Devono aiutare le giovani a notare modi di essere o modi di parlare dove non sono sottomesse.
E poi dice, “affinché la parola di Dio non sia bestemmiata”.Se una donna non vive come Dio comanda, la Parola di Dio viene bestemmiata, o dal marito o dai figli. Non è che loro bestemmiano la mamma, bestemmiano quello che Dio dice perché lei non è un esempio di Dio. Non hanno timore di Dio, perché questa non è una donna timorata di Dio. Questo si trasmette ai figli. Tutto questo è di trasmettere.
Poi, ha parlato degli uomini anziani e delle donne anziane, e adesso arriva ai giovani maschi.
Giovani (maschi)
“6 Esorta similmente i giovani ad essere moderati, 7 presentando in ogni cosa te stesso come esempio di buone opere, mostrando nella dottrina integrità, dignità, incorruttibilità, 8 un parlare sano ed irreprensibile, affinché l’oppositore sia svergognato, non avendo nulla di male da dire a vostro riguardo.” (Tito 2:6-8 LND)
Qui, lui inizia dicendo: “esorta similmente i giovani ad essere moderati”. Quanto questo è in contrasto con i giovani di oggi. Moderato, cioè avere autocontrollo, sobrio, controllato, serio. Se sono moderato non mi lascio eccedere in nulla. Né nel modo di parlare, né nel modo di agire, né nell'uso del tempo. Sono controllato e moderato in ogni campo della vita. Lui esorta loro ad essere così.
Tanti giovani tendono a vivere una vita un po' sfrenata, lasciando spazio alla carne, dicendo battute, stando fuori fino a tardi. Non è niente stare fuori fino a tardi sapendo che domani sarai stanco. Non importa. Vai a prendere la pizza e stai su fino a mezzanotte o l’una, perché? Perché stavamo bene in compagnia. Ma domani devi alzarti. Sarai stanco e spiritualmente debole, ma non ci pensi? Questo non è moderato. Moderato è dire:
- tu: “ho bisogno di andare a letto. Eh, ragazzi io vado a casa.”
- loro: “ma come vai a casa? Sono solo le 10:30.”
- tu: “ma il tempo che vado a casa mia, sono già le 11:30 ed è più tardi di quello che è giusto per me. Sarò stanco domani e ci tengo ad alzarmi presto per leggere, perché poi devo andare al lavoro. No, no. Io vado a casa perché è troppo tardi. Sarei dovuto andare via mezz'ora prima.”
- loro: “Eh, guarda lui!”
Questa è la vita di oggi. Uno saggio sa che ha bisogno di mangiare, ma non troppo, di dormire, ma non troppo poco, ed essere moderato.
Poi dice: “presentando in ogni cosa te stesso come esempio di” e poi elenca le cose. Tito era un giovane, ma nonostante la sua giovinezza Paolo stava dicendo, “dovresti essere di esempio. Presentati come esempio”. Allora mi chiedo: “non sono più giovane, ma sono di esempio”? Meglio dire: “io sono di esempio. Che esempio sono?” TU sei di esempio. Che esempio sei tu? Cosa imparano quelli intorno a te di cosa vuol dire camminare per fede, e in modo sobrio, sano, e puro? Cosa imparano dal tuo esempio, e dal mio esempio? Presentati come esempio… Quale esempio?
Esempio “di buone opere”. Paolo menziona “buone opere” sette volte in questa breve Epistola. Un vero credente è dedicato alle buone opere. Tito mostrati come esempio di buone opere.
Poi dice: “mostrando nella dottrina dignità”. Tu sei giovane ma tu puoi essere un uomo di dignità, che non è molto comune fra giovani.
“mostrando nella dottrina… incorruttibilità”, che vuol dire che non c'è nulla di corrotto in te in ogni campo della vita.
“… un parlare sano ed irreprensibile”. Quanto sbagliamo e quanto pecchiamo nel parlare. Un parlare non sano è lamentarmi, fare battute e fare pettegolezzi: “eh, ma tu non sai cosa hanno detto al lavoro, cosa hanno fatto”. Ci sono tanti modi di parlare in modo non sano, ma dice qui: tu, Tito, sii di esempio con un parlare sano ed irreprensibile.
“… affinché l'oppositore sia svergognato, non avendo nulla di male da dire a vostro riguardo”. Ci sono oppositori. Ci sono uomini che Satana manda per dire: “guarda come vive” e “guarda quello che sta facendo”. Tito dovrebbe vivere, e i giovani che seguono il suo esempio, in tal modo di togliere via dall’oppositore ogni pretesto. Dovrebbe vergognarsi, perché fa accuse e vede che siano tutte false quando vede una vita irreprensibile.
Servi: (dipendenti)
Poi lui parla ai servi nei versetti 9-10
“9 I servi siano sottomessi ai propri padroni, cercando di compiacerli in ogni cosa, di non contraddirli, 10 di non frodarli, ma di mostrare una totale fedeltà, affinché in ogni cosa onorino la dottrina di Dio, nostro Salvatore.” (Tito 2:9-10 LND)
I dipendenti, i servi, devono vivere per il bene dei loro padroni. I padroni spesso non erano credenti, non erano buoni, e non erano giusti, però i servi dovrebbero vivere come se fossero i loro padri, cercando il loro bene, non frodandoli in nulla e mostrando totale fedeltà. Quando il mio datore non è giusto, non è facile vivere così. Ma di nuovo notate il motivo: “affinché in ogni cosa onorino la dottrina di Dio, nostro Salvatore.” I servi o dipendenti dovrebbero vivere in tal modo che i loro datori onorino la dottrina di Dio, vedendoli e dicendo: “nonostante che sono cattivo con lei o con lui, nessun altro mai si comporta così. Nessuno è così. Io so che quello che gli ho caricato sopra non è giusto. È ingiusto. È troppo lavoro. Lo sto frodando e non lo sto pagando giustamente, ma guarda come si fa.”
Dice in Romani 12 è come mettere i carboni accesi sulla loro testa. E loro onorano la Parola di Dio dicendo che non hanno mai visto un dipendente così. Questo è incredibile e questo è quello che ci comanda.
Meravigliosa verità
Poi inizia uno dei brani più belli in tutta la Bibbia: versetti 11 a 15. Leggo il versetto 11:
“11 Infatti la grazia salvifica di Dio è apparsa a tutti gli uomini,” (Tito 2:11 LND)
“… la grazia salvifica di Dio è apparsa a tutti gli uomini”. A chi era apparsa la grazia di Dio prima del Nuovo Testamento? A quale popolo fu rivolto il messaggio di Dio prima della venuta di Gesù? Israele. I Giudei. Quando la donna Cananea chiese aiuto a Gesù, Egli le disse: io non sono stato mandato che alle pecore perdute della casa d’Israele.”. La grazia salvifica di Dio non era apparsa a tutti gli uomini prima della venuta di Gesù. Però, dopo la croce e la risurrezione, il messaggio della salvezza è stato rivolto a tutto il mondo.
Quindi, adesso la grazia salvifica è per tutti. Allora, “tutti” qui non vuol dire ogni singolo uomo. Non è apparsa ad ognuno. Ci sono posti dove non hanno sentito, ma adesso è apparsa a tutti gli uomini. Cioè, il messaggio è per ogni categoria di uomini: i Giudei, i Greci, i ricchi, i poveri, perché l’evangelo deve essere predicato a Gerusalemme, Giudea, Samaria e l'estremità della terra.
Che cosa ci insegna la grazia salvifica di Dio?
“12 e ci insegna a rinunziare all’empietà e alle mondane concupiscenze, perché viviamo nel mondo presente sobriamente, giustamente e piamente,” (Tito 2:12 LND)
La grazia che non solo salva ma santifica. La grazia che salva santifica. Se non santifica, non è la grazia che salva. Non esiste una grazia che solo salva senza santificare. Dio completerà l'opera che ha iniziato. Quindi, se uno dice di essere in Cristo ma non sta crescendo nella santità, non è in Cristo. Non sto dicendo che non avrà le cadute e non sto dicendo quanto deve crescere, Dio sa, però se non c'è crescita non c’è salvezza. La vera salvezza produce crescita e produce santificazione, perché…
12 e ci insegna a rinunziare all’empietà e alle mondane concupiscenze,
Rinunziare è una presa di posizione. Non è una cosa che succede automaticamente. Se io devo rinunziare, o rinunciare, a qualcosa, cosa vuol dire? Ho deciso di rinunciare ai dolci, rinunciare alle sigarette, o rinunciare ad andare lì. È una presa di posizione. Non è solo che capita. Bisogna rinunziare all'empietà e alle mondane concupiscenze, le cose che nel mondo sono comuni, fanno tutti gli altri, ma Dio mi chiama a rinunciare a queste cose…
12 perché viviamo nel mondo presente sobriamente e giustamente e piamente
Il mondo presente non è casa nostra. Il mondo presente non sarà il mondo per sempre. “Viviamo nel mondo presente sobriamente”, cioè seriamente. “… giustamente” in tutto quello che faccio e nel modo di agire e parlare. E “… piamente”, cioè nel timore di Dio, con riverenza, tenendo Dio in mente.
Poi, quanto apprezzo versetto 13
“13 aspettando la beata speranza e l’apparizione della gloria del grande Dio e Salvatore nostro, Gesù Cristo,” (Tito 2:13 LND)
Aspettare è attivo. Non è che penso a mille altre cose. Piuttosto, sto lì alla finestra aspettando, aspettando “l’apparizione della gloria del grande Dio e Salvatore nostro, Gesù Cristo”. È un’attesa attiva. Io desidero la cosa e ci penso. Ricordate in 2 Timoteo, che Paolo parlava della corona di giustizia? Per chi è riservata la corona di giustizia?
“Per il resto, mi è riservata la corona di giustizia che il Signore, il giusto giudice, mi assegnerà in quel giorno, e non solo a me, ma anche a tutti quelli che hanno amato la sua apparizione.” (2 Timoteo 4:8 LND)
Tu ami l’apparizione di Gesù Cristo? Pensi al fatto che Gesù tornerà e che ti chiamerà? Pensi al fatto che Lo vedrai, perché apparirà a te?
L’apparizione di che cosa? “… della gloria del grande Dio e Salvatore nostro, Gesù Cristo”. Notate che in questo versetto Gesù viene chiaramente chiamato Dio. È un brano importante per quello.
È il nostro grande Dio. È il nostro Dio e Salvatore e arriverà con gloria.
Poi, che meraviglioso quello che il nostro grande Salvatore Dio ha fatto per noi, versetto 14:
“14 il quale ha dato se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e purificare per sé un popolo speciale, zelante nelle buone opere.” (Tito 2:14 LND)
Gesù Cristo “ha dato se stesso per noi”. Non ci ha dato un semplice regalo. Ha dato se stesso. Quante volte non voglio dare me stesso. Quante volte voglio vivere per me. Ma Gesù “ha dato se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità” e per pagare la condanna.
“… e purificare per sé un popolo speciale”. Notate ancora la salvezza e la santificazione vanno insieme. In 1 Corinzi 6:20 leggiamo:
“Infatti siete stati comprati a caro prezzo, glorificate dunque Dio nel vostro corpo e nel vostro spirito, che appartengono a Dio.” (1Corinzi 6:20 LND)
“Infatti siete stati comprati a caro prezzo”, quindi, non appartenete più a voi stessi. Gesù ci ha comprati, non siamo nostri. Non è la mia vita. Non devi dire cosa fai nel tuo tempo. Non hai tempo tuo. Il “tuo” tempo è stato comprato, grazie a Dio.
“… un popolo… zelante nelle buone opere”. Qual è la tua passione? La tua passione è buone opere? Sei zelante nelle buone opere al punto che tu gestisci la tua vita, dove lavori, con chi passi il tempo e come fai le cose per compierle? Vuoi dedicarti alle buone opere per il tuo Signore? Gestisci il tuo programma, perché sei zelante per quello? Uno che è zelante per una squadra di calcio penserebbe di fare 4-5 ore di viaggio per andare a vedere una partita? Uno stra-appassionato farebbe quello? Assolutamente e non ci penserebbe due volte. Allora qui dice che lui ha salvato “un popolo speciale, zelante nelle buone opere”. Un popolo che si dedica alle buone opere.
Poi lui chiude dicendo in versetto 15:
“15 Insegna queste cose, esorta e riprendi con ogni autorità. Nessuno ti disprezzi.” (Tito 2:15 LND)
Cosa vuol dire insegnare? Far capire. Cosa vuol dire allora insegna… esorta e riprendi? Insegna: mostra come vivere. Esorto: sprona a vivere così. E riprendi? Quando non vivono così, giusto? Tito era uno che faceva quello.
Poi dice “con ogni autorità”. Tito aveva autorità perché era un evangelista? No. Qual è l'autorità con la quale Tito poteva insegnare, esortare e riprendere in questo campo di queste verità? La Parola di Dio è l’autorità. Non stava insegnando le sue cose e quello che voleva lui. La sua autorità era solo quella di Dio.
Qualcuno mi ha chiesto la settimana scorsa in Svizzera, cosa vuol dire: “… tutte le cose che voi avrete legate sulla terra saranno legate nel cielo; e tutte le cose che avrete sciolte sulla terra saranno sciolte nel cielo” (Matteo 18:18) Quando predichiamo la Parola di Dio e la persona rifiuta possiamo dire: “sei sotto giudizio”. Invece, quando la persona accetta allora possiamo dire: “tu sei liberata”. Ma non è un'autorità nostra. È Dio. “Insegna queste cose, esorta e riprendi con ogni autorità”. Possiamo fare quello anche gli uni con gli altri, non con la nostra autorità, ma con l'autorità della Parola. Guai a noi se insistiamo su una cosa che non è nella Bibbia. Dobbiamo stare attenti.
“Nessuno ti disprezzi”. Questo è scritto a Tito, ma come può Tito evitare che lo disprezzino? Hanno disprezzato Paolo. Vi ricordate che Festo ha detto che Paolo era fuori di testa? Lo stava disprezzando. Perché comandare a Tito, “nessuno ti disprezzi”? Vuol dire “ricordati chi sei e ricordati che il tuo messaggio non è tuo ma è di Dio”. E se vogliono dire qualcosa, cosa dice 2 Pietro 3 degli schernitori? Cosa diranno del giudizio di Dio?
“3 … negli ultimi giorni verranno degli schernitori, che cammineranno secondo le loro proprie voglie 4 e diranno: "Dov’è la promessa della sua venuta? Da quando infatti i padri si sono addormentati, tutte le cose continuano come dal principio della creazione".” (2Pietro 3:3-4 LND)
Dicono: dov'è questo giudizio? Vuol dire che Dio non manderà il giudizio solo perché loro disprezzano? No. Sono loro stessi stolti. Cosa dice in Filippesi 2? Cosa succederà a loro che hanno disprezzato, “… nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio delle creature (o cose) celesti, terrestri e sotterranee, e ogni lingua confessi che Gesù Cristo è il Signore, alla gloria di Dio Padre” (Filippesi 2:10-11). Prima di essere gettati nel lago di fuoco confesseranno: “tu sei il Signore”.
Quindi, nessuno ti disprezzi, Tito. Non accettare questo. Non lasciare che ti influenzano. Le loro parole non valgono nulla. Che importa se uno dice che non è vero quello che dici. È vero, anche se dicono di no, perché non sono parole tue. Guai a noi se diciamo le nostre parole. Nonostante che Tito fosse giovane e che doveva predicare a persone molto più grandi di lui, non doveva sentirsi disprezzato. È da ricordare che stiamo parlando delle parole del Signore e che stanno disprezzando Dio, non noi, perché non siamo noi che abbiamo inventato queste verità. Quindi, se disprezzano la verità, chi stanno disprezzando? Dio. Noi siamo i semplici messaggeri.
Questo è Tito capitolo 2. Quest’Epistola è ricchissima. Prego che noi la rileggeremo e che possiamo aggrapparci alle verità che sono qui.
Preghiamo.