La vita è piena di impegni e problemi e piaceri che tendono a riempire i nostri pensieri. Spesso, siamo così presi con le piccole cose che non abbiamo tempo da meditare sulle grandi cose. Ma quando viviamo così, viviamo male, perché non stiamo vedendo la vita con una prospettiva vera.
Se tu avessi una malattia mortale, per cui non c'è cura, che fa morire con grande sofferenza, e se fossi invitato a far parte di un gruppo piccolissimo di persone invitate a partecipare in una prova di un nuovo farmaco, che aveva prodotto risultati miracolosi, e così, a spese della clinica ti portano in Svizzera, e ti danno una stanza privata in questa clinica per iniziare la prova. Prima di arrivare, stavi già soffrendo moltissimo giorno e notte. La prova di questo nuovo farmaco dura un mese. Già dopo tre giorni, cominci a notare notevoli miglioramenti e soffri molto meno.
Certamente, essere curato da questa grave malattia è qualcosa di immenso valore. Ma se capita che nella tua stanza, non ci fosse un buon segnale per il tuo smartphone, e se il cibo non fosse di tuo gradimento, quanto saggio sarebbe per te di focalizzare su quei problemi, anziché sul fatto che questo farmaco sperimentale sta producendo risultati miracolosi in te?
Certo, ci sono piccole cose negative. Ma in confronto con il fatto della guarigione, una guarigione che non avresti potuto assolutamente ottenere per conto tuo, sarebbe giusto focalizzare ed essere aggravato da quelli piccolissimi problemi?
Ognuno di noi che è stato salvato, ed è così diventato un figlio di Dio, ha ottenuto quello che vale più di qualsiasi cosa nella vita. La salvezza dell'anima, la salvezza di non cadere sotto l'ira di Dio per tutta l'eternità, la salvezza che ci fa essere figli amati di Dio, vale più di qualsiasi altra benedizione, e vale infinitamente più di quanto sono pesanti i problemi della vita.
Quindi, è estremamente importante per noi di pensare e concentrare giorno per giorno sulla grandezza della salvezza in Gesù Cristo. E per capire quanto grande è questo dono, è importante pensare a quanto Dio ha pagato per poter salvarci. Per salvarci, per pagare la condanna per i nostri peccati, la condanna che doveva cadere su di noi, Dio ha dato il suo unigenito Figlio, lo ha fatto diventare uomo, e poi, lo ha mandato alla croce, dove Dio ha versato la sua ira, l'ira che doveva cadere su di noi per tutta l'eternità.
Noi abbiamo il perdono in Gesù Cristo! Quanto è importante per noi di pensare al fatto che siamo perdonati in Gesù Cristo, e pensare al sacrificio di Gesù sulla croce, che ci ha comprato questo perdono.
Infatti, Gesù Cristo ha stabilito la cena del Signore proprio per aiutarci a ricordare ogni settimana del suo sacrificio per noi sulla croce. Questo è fondamentale per avere una prospettiva giusta della vita.
Stiamo studiando l'evangelo di Marco, e siamo in capitolo 15, che parla specificamente della crocifissione di Gesù Cristo. Prima, nel capitolo 14, abbiamo considerato l'arresto di Gesù Cristo come è stato abbandonato dai suoi discepoli, tradito da Giuda, e negato da Pietro. Poi, abbiamo visto come è stato condannato dal sinedrio dei Giudei, nonostante che era pienamente innocente. Loro sapevano che era innocente, ma volevano farlo morire, perché essendo la luce, Gesù metteva in evidenza che loro erano dalle tenebre.
Nella prima parte del capitolo 15, abbiamo visto come Gesù è stato presentato a Pilato, il governatore romano, perché il Giudei non avevano la autorità da Roma di mettere alla morte. Pilato capiva che Gesù era innocente, e capiva che il Giudei lo avevano consegnato a lui per invidia. Pilato voleva liberare Gesù, e provava in vari modi, ma aveva timore degli uomini, e perciò, alla fine, nonostante che sapeva che Gesù fosse innocente, lo condannò alla morte per crocifissione.
In capitolo 14, abbiamo visto come il sinedrio aveva maltrattato Gesù, sia con parole che con botte. Poi, nell'ultimo sermone, abbiamo visto come i soldati romani avevano preso Gesù e oltraggiato Gesù moltissimo. Lo avevano schernito, inginocchiandosi davanti a lui per schernire che fosse un re, non capendo che è il vero re. Gli diedero tante botte, e gli spuntarono addosso. Poi, lo portarono fuori città, dove lo crocifissero. In altre parole, lo inchiodarono alla croce, e misero la croce nella terra, in modo che Gesù fu innalzato, proprio come le profezie dicevano.
Abbiamo letto che Gesù fu crocefisso in mezzo a due malfattori, ovvero, due ladroni. Anche questo era un adempimento di una profezia. La morte di Gesù sulla croce era tutto stabilito da Dio, in modo da provvedere la via della salvezza a noi.
Adesso, vogliamo continuare il nostro studio di Marco 15, considerando altri aspetti della croce. Nel ultimo sermone, abbiamo lasciato Gesù appeso sulla croce, in mezzo ai due ladroni. Fu messo sulla croce alle nove di mattina. Ricordate che tutta la notte era stato schernito e maltrattato. I soldati avevano preso i suoi vestiti. Ora, si trovava nudo e ferito, appeso alla croce. Stava appena fuori la città, dove le persone passavano.
Riprendiamo Marco 15 al versetto 29. Trovate con me Marco 15. Seguite mentre leggo i versetti 29 e 30.
“29 E coloro che passavano lì vicino lo ingiuriavano, scuotendo il capo e dicendo: «Eh, tu che distruggi il tempio e in tre giorni lo riedifichi, 30 salva te stesso e scendi giù dalla croce!».” (Marco 15:29,30 LND)
Queste persone erano le persone normali della città, la gente comune, che uscivano per guardare Gesù appeso sulla croce.
Notate che come parte del loro disprezzo di Gesù, dicono: salva te stesso e scende giù dalla croce!
Il fatto è che Gesù aveva il potere di salvare se stesso. Ma non voleva salvare se stesso, voleva salvare noi. Prego che possiamo comprendere l'amore di Gesù Cristo. Gesù ha sacrificato tutto per salvarci.
Fermiamoci a considerare la condizione di Gesù, in grande tormento, appeso alla croce, e sotto, queste persone, persone che Gesù voleva salvare, che lo ingiuriavano, disprezzandolo. Lo disprezzavano come un falso, come se quello che Gesù aveva chiaramente dimostrato, con i suoi insegnamenti e i suoi miracoli, fosse tutto falso. Ma Gesù è il Cristo. Gesù avrebbe potuto scendere dalla croce, e distruggere tutti. Ma Gesù è venuto proprio per andare alla croce, per compiere la nostra salvezza, e perciò, non poteva salvare se stesso. Doveva restare là, in silenzio, mentre lo ingiuriavano.
È difficile per noi di concepire il dolore che aveva Gesù. Quanto Lo feriva di vedere queste persone che Lui voleva salvare disprezzarlo così.
Ricordate che in Atti 2, Pietro proclamò ai Giudei a Gerusalemme che Gesù è il Cristo. Dichiarò che i suoi ascoltatori lo avevano consegnato ai romani. Perciò, è molto possibile che proprio alcune di queste persone sono state salvate il giorno di Pentecoste.
Gesù è morto per peccatori, persone che sono grandemente colpevole davanti al Dio, e quello comprende anche noi.
I capi e gli scribi
Passando ora ai versetti 31,32, troviamo i capi dei sacerdoti e gli scribi che venivano alla croce per disprezzare Gesù. Leggo questi versetti.
“31 Similmente anche i capi dei sacerdoti con gli scribi, beffandosi, dicevano tra di loro: «Ha salvato gli altri, e non può salvare se stesso. 32 Il Cristo, il re d’Israele, scenda ora dalla croce, affinché lo vediamo e crediamo».” (Marco 15:31,32 LND)
Prima leggevamo dalla gente comune, qua, troviamo i capi dei sacerdoti e gli scribi, che erano gli uomini più autorevole della società. Questi erano le guide, questi erano gli uomini considerati più religiosi di tutti, se vogliamo, gli uomini più vicini a Dio, secondo un metro umano. Se fosse vero che erano più vicini a Dio, sarebbero stati i primi a riconoscere che Gesù è il Cristo. Ma pur avendo l'apparenza di essere uomini di Dio, in realtà, questi uomini erano dei falsi, erano ipocriti.
In realtà, tuttora ci sono tanti uomini e donne religiosi che si presentano come uomini e donne di Dio, che però non sono veramente da Dio. Usano il nome di Dio, dicono di parlare da parte di Dio, ma in realtà non parlano di Dio. Questi uomini erano così, ipocriti, uomini falsi, dicendo di essere vicini a Dio, quando in realtà erano lontani da Dio. Odiavano Gesù Cristo, in cui vediamo Dio.
Loro disprezzavano Gesù in modo da screditarlo. Visto che Gesù sceglieva di non scendere dalla croce, loro usavano il fatto che Gesù era attaccato alla croce, per far capire a tutti che Gesù non era in grado di salvarsi, e che questo provava che non era il Cristo. Non capivano che Gesù è il Cristo, e avrebbe potuto salvarsi, ma voleva salvare te e me, e tutti coloro che Dio aveva eletto alla salvezza. La sua non era una mancanza di capacità, ma un cuore che voleva salvarci.
Questi uomini, essendo studiosi della Bibbia, avevano capito che Gesù è da Dio. Ma non volevano glorificare Dio. Volevano gloria per loro stessi. Per questo, odiavano Gesù.
Disprezzavano Gesù mentre era appeso sulla croce.
È importante per ciascuno di noi di capire che per quanto possiamo essere disprezzati nella vita, non succederà mai che siano disprezzati quanto Gesù Cristo, il nostro Signore. Egli che è glorioso, e merita l'adorazione di tutti, fu disprezzato.
Chiaramente, quando dicevano a Gesù di scendere dalla croce, affinché anche loro credessero in lui, non dicevano la verità. Non avevano alcuna intenzione di credere in Gesù. Non li servivano più prove. Non volevano riconoscere Gesù, perché in realtà, odiavano Dio.
I due ladroni
Leggo ora l'ultima parte del versetto 32. Se ricordate, avevano crocefisso due ladroni insieme a Gesù, uno alla sua destra e uno alla sua sinistra. Quest'ultimo parte del versetto 32 parla di questi due uomini. Leggo.
“Anche quelli che erano stati crocifissi con lui lo ingiuriavano.” (Marco 15:32 b LND)
Prima abbiamo visto che la gente comune lo schernivano mentre era appeso alla croce. Poi, abbiamo visto i capi religiosi che lo schernivano terribilmente. Adesso vediamo che perfino i due malfattori appesi alle croci accanto a lui lo ingiuriavano. Da quelli più alti della società a quelli più bassi, tutti ingiuriavano Gesù Cristo.
Però, c'è un dettaglio molto incoraggiante che Marco non acclude qua, che troviamo in Luca 23. All'inizio, entrambi di questi due malfattori ingiuriavano Gesù, come le altre persone. Però, dopo, uno di loro capiva che Gesù è il Cristo. In Luca 23:3943, vediamo quest'uomo porre la sua fiducia in Gesù per la salvezza. Vi leggo questo brano molto incoraggiante.
“39 Or uno dei malfattori appesi lo ingiuriava, dicendo: "Se tu sei il Cristo, salva te stesso e noi". 40 Ma l’altro, rispondendo, lo sgridava dicendo: "Non hai neppure timore di Dio, trovandoti sotto la medesima condanna? 41 Noi in realtà siamo giustamente condannati, perché riceviamo la dovuta pena dei nostri misfatti, ma costui non ha commesso alcun male". 42 Poi disse a Gesù: "Signore, ricordati di me quando verrai nel tuo regno". 43 Allora Gesù gli disse: "In verità ti dico: oggi tu sarai con me in paradiso".” (Luca 23:39-43 LND)
Quel malfattore cominciava a riflettere. È molto probabile che aveva già sentito parlare di Gesù, dei suoi miracoli, e forse anche il suo insegnamento. Dio operò nel cuore di questo uomo, e capiva che Gesù era innocente, e addirittura che è il Cristo. Poi, questo uomo riconosceva la sua propria colpa. Trovandosi accanto a Gesù, il Cristo, uomo santo e innocente, vedeva la gravità del proprio peccato. E perciò, cominciava ad avere timore di Dio, capendo che stava per morire, per poi trovarsi davanti il giudizio. Sapeva di essere colpevole.
A quel punto, si umilia nei confronti di Gesù, e con grande umiltà, vedendosi peccatore, chiede a Gesù di ricordarsi di lui quando sarebbe venuto nel suo regno. In altre parole, questo uomo riconosceva che Gesù è il Cristo, e che nonostante che stava morendo, sarebbe risuscitato e sarebbe tornato per giudicare il mondo. E questo uomo chiede misericordia, chiedi a Gesù di ricordarsi di lui, grande peccatore.
Quindi, in questo uomo, vediamo il vero ravvedimento, e vediamo la fede in Gesù Cristo come il Cristo che può salvare.
E questa fede e ravvedimento non furono inutili. Gesù rispose a lui con delle parole meravigliose:
“in verità ti dico: oggi tu sarai con me in paradiso.”
Gesù promise a quell'uomo che quel giorno stesso si sarebbe trovato con Gesù in paradiso. Infatti, questo è una chiara indicazione che quando una persona muore, se è perdonata, va subito in paradiso con Cristo.
Leggendo questo, mi viene in mente di chiedere a ciascuno: tu puoi dire con certezza che se dovessi morire oggi, sai con certezza che ti troveresti in paradiso con Cristo? Se non c'è questa certezza, se non puoi dire con certezza di essere salvato in Cristo, non c'è nulla di più importante che umiliarti per poter ravvederti e credere in Gesù Cristo come Colui che può perdonarti e salvarti. Se non ricevi il perdono, sarà terribile per te. Oggi è il giorno dalla salvezza. Questo ladrone si è ravveduto, e ha posto tutta la sua fede in Gesù Cristo. Ed è stato salvato. È tu?
Tenebre per tre ore
Il versetto 33 spiega in poche parole l'avvenimento più terribile mai successo nella storia del mondo. In questo versetto, leggiamo delle tre ore in cui Dio Padre versò la sua ira sul Gesù Cristo, come punizione del peccato di tutti coloro che Dio salverà.
Questo versetto parla del fatto che è venuto buio, le tenebre, su tutto il paese, per tre ore. Questo non era un avvenimento naturale, perché non esiste nella natura qualcosa che può far tenebre in mezzo alla giornata per tre ore. Queste erano tenebre fatte da Dio, per mostrare al mondo che in quelle tre ore il Padre stava punendo il Figlio, per pagare la condanna dei peccati di coloro che Dio avrebbe salvato. Gesù non aveva mai peccato. Non è stato punito per se stesso, ma per gli altri.
Tenete conto che nella Bibbia, buio, o tenebre, perché è la stessa parola in greco, è un simbolo del giudizio di Dio contro il peccato.
Mentre leggiamo, ricordate che con il loro modo di contare le ore, l'ora sesta era il nostro mezzogiorno. L'ora nona era le tre del pomeriggio. Quindi, era buio per tre ore.
Seguite mentre leggo il versetto 33.
“33 Poi, venuta l’ora sesta, si fece buio su tutto il paese fino all’ora nona.” (Marco 15:33 LND)
Per tre ore, era buio su tutto il paese. Per tre ore, in mezzo alla giornata, era buio, perché Dio stava versando la sua ira su Gesù, e perciò, ha tolto tutto quello che era buono da Gesù, perfino la luce.
Come dicevo, nella Bibbia, le tenebre, o il buio, è usato per descrivere l'ira di Dio nel giudizio. È Dio che versa la sua ira sull'uomo peccatore a causa del peccato. Troveremo questo ripetutamente nell'Antico Testamento. La Bibbia descrive l'ira di Dio come qualcosa di terribile, spaventoso, che incute terrore.
Per le prime tre ore che Gesù era sulla croce, dalle nove al mezzogiorno, Gesù subiva l'odio e la cattiveria degli uomini. Adesso, da mezzogiorno alle tre di pomeriggio, Gesù subiva l'ira terribile di Dio.
Fermiamoci per ricordare che quell’ira terribile che Gesù subiva era a causa dei nostri peccati. Quella era l'ira che dovevamo noi subire per tutta l'eternità. Era l'ira che noi meritiamo a causa dei nostri peccati. Noi abbiamo peccato contro il Dio santissimo, e per questo, dovremmo noi essere separati da Dio per tutta l'eternità, in tormento. Questo sarebbe giusto.
Invece, a causa della benignità di Dio, a causa della sua grazia, e il suo amore e misericordia, ha mandato Gesù Cristo a subire l'ira al posto nostro là sulla croce.
Prego che possiamo comprendere quanto è grave il nostro peccato, che nulla meno della morte di Gesù, e il fatto che Gesù subiva l'ira di Dio, nulla meno di quello potevo pagare la nostra condanna. Ma per amore, Gesù Cristo è andato alla croce a subire l'ira di Dio al posto nostro.
Dopo tre ore, Gesù aveva pagato il nostro debito, il debito per tutti coloro che Dio salverà. A quel punto, Gesù aveva completato l'opera della salvezza. Il suo cuore era spezzato da quello che aveva subito, soprattutto il fatto di aver subito l'ira del Padre.
Il versetto 34 ci fa capire qualcosa dell'agonia nel cuore di Gesù. Che Dio possa aiutarci a capire la profondità del suo amore che ha avuto per noi per arrivare a mandare Gesù alla croce, per soffrire l’ira di Dio per i nostri peccati. Comprendiamo qualcosa dal grido di angoscia di Gesù, dopo aver sofferto l’ira di Dio per tre ore. Leggo il versetto 34.
“34 E all’ora nona, Gesù gridò a gran voce, dicendo: «Eloì, Eloì, lammà sabactanì?», che, tradotto, vuol dire: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?».” (Marco 15:34 LND)
Prima di venire alla terra come uomo, Gesù aveva passato tutta l'eternità passata con Dio Padre, in gloria, in un rapporto di perfetto e assoluto amore. Ora, sulla croce, per tre ore, Gesù era separato da suo Padre, da cui era sempre stato insieme. Da tutta l'eternità, il Padre aveva glorificato il Figlio, e Lo aveva amato. In questi tre ore, Gesù aveva conosciuto l'ira del Padre anziché l'amore, anziché una comunione perfetta, era stato separato dal Padre. Tutto questo per pagare il debito dei miei peccati, e dei tuoi peccati,
Non possiamo concepire l'angoscia nel cuore di Gesù.
A causa di questo angoscia, Gesù gridò a gran voce: “Eloì, Eloì, lamà sabactani”, che vuol dire: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”
Questo non era una domanda per chiedere una risposta. Gesù sapeva esattamente perché era andato alla croce. Sapeva perché il Padre Lo aveva abbandonato. Questo era un grido d'angoscia per quello che Gesù aveva subito per poter salvarci. Gesù doveva essere abbandonato dal Padre, per poter riconciliare noi a Dio.
Anche se è impossibile per noi di comprendere pienamente la sofferenza di Gesù, prego che possiamo capire sempre di più quanto Gesù ha sofferto per noi. Prego che possiamo comprendere quanto la nostra salvezza Gli costava.
Come quasi sempre, gli uomini non capiscono le cose di Dio. Ed era così anche in questo caso. Ascoltiamo quello che dicono gli uomini intorno alla croce che sentono Gesù gridare così. Leggo i versetti 35,36.
“35 E alcuni degli astanti, udito ciò, dicevano: «Ecco, egli chiama Elia!». 36 Allora uno di loro accorse, inzuppò una spugna nell’aceto e, postala su una canna, gli diede da bere, dicendo: «Lasciate, vediamo se viene Elia a tirarlo giù».” (Marco 15:35,36 LND)
Questi uomini non capivano quello che era successo. Non capivano chi era Gesù. Gli danno da bere un po' di aceto, e poi, per curiosità volevano vedere se Elia sarebbe venuto per liberarlo.
Non erano colpiti, non capivano che Gesù era morto per salvare.
Anche oggi, tante persone sanno della croce di Gesù, ma non capiscano veramente quello che ha subito, e non capiscono il vero motivo per cui è morto.
Prego che possiamo sempre capire il vero senso della croce, per restare meravigliati del sacrificio di Gesù per noi, per pagare la nostra condanna, per poter riconciliarci a Dio.
Rende lo spirito
Avendo pagato il debito, Gesù aveva completato l’opera della salvezza. Avendo pagato tutto, Gesù ha lasciato il suo corpo. Leggo il versetto 37.
“37 Ma Gesù, emesso un forte grido, rese lo spirito.” (Marco 15:37 LND)
Gesù fece un forte grido. Quel grido era la fine delle sue sofferenze. Poi, rese lo spirito.
Quando dichiara che Gesù rese lo spirito, vuol dire che ha dato la sua vita. Non è morto da forze esterne. Avendo pagato il debito per il nostro peccato, Gesù, pienamente in controllo, rese suo spirito. Gesù aveva annunciato questo in Giovanni 10. Seguite mentre leggo le parole di Gesù in Giovanni 10:17,18.
“17 Per questo mi ama il Padre, perché io depongo la mia vita per prenderla di nuovo. 18 Nessuno me la toglie, ma la depongo da me stesso; io ho il potere di deporla e il potere di prenderla di nuovo; questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio".” (Giovanni 10:17-18 LND)
Notate che Gesù aveva detto che nessuno avrebbe tolto la sua vita, che lui aveva il potere di deporre la sua vita, e poi di riprenderla di nuovo. E qua in Marco 15:37, vediamo che Gesù rese lo spirito. Il suo spirito lasciò il suo corpo, avendo pagato il debito per tutti i peccatori che Dio salverà.
Voglio aggiungere un dettaglio dall'evangelo di Giovanni che ci aiuta a capire meglio l'opera di Cristo. Leggo Giovanni 19:30, che racconta questo stesso momento, aggiungendo un dettaglio importante.
“Quando Gesù ebbe preso l’aceto disse: "È compiuto". E, chinato il capo, rese lo spirito.” (Giovanni 19:30 LND).
A questo momento, appena prima di rendere il suo spirito, Gesù disse: “È compiuto”.
La frase “è compiuto” è la traduzione di una parola greca che si usa quando si estingue un debito. Per esempio, si usa questo termine quando si fa l'ultima rata di un mutuo. A quel punto, non rimane alcun debito. È totalmente pagato.
Allora, appena prima di rendere il suo spirito, Gesù gridò: è compiuto. In altre parole, il debito del peccato è pagato. Non c'è più da pagare. Gesù sulla croce aveva pagato pienamente il debito per tutti coloro che Dio salverà. Chi non è salvato dovrà pagare il proprio debito, per tutta l'eternità. Ma chi è perdonato in Gesù Cristo non ha più debito, perché è stato pagato pienamente da Gesù Cristo sulla croce.
Prego che possiamo comprendere questo sempre di più, per avere grande gioia, e anche gratitudine a Dio, che Gesù Cristo ha pagato il nostro debito.
Il velo del tempio
Se ricordate, nell'Antico Testamento, Dio avevo ordinato a Mosé di costruire il tabernacolo, e poi dopo hanno costruito il tempio sullo stesso modello. Nel tabernacolo e nel tempio, c'era il luogo santo, e poi, c'era il luogo santissimo. Un grande e pesante velo separava il luogo santissimo dal luogo santo, tenendo fuori tutti. Il luogo santissimo rappresentava la presenza di Dio, e a nessuno era mai permesso di entrarci, se non solo il sommo sacerdote, e lui solo una volta all'anno. Quindi, questo simboleggiava il fatto che l'accesso a Dio era chiuso. L'uomo non aveva libero accesso a Dio, a causa del debito del suo peccato.
Quando Gesù aveva finito di pagare il debito per il nostro peccato, e poi gridò: è compiuto, non c'era più debito. A quel punto, la porta a Dio Padre è stata aperta all’uomo peccatore tramite Gesù Cristo. Per mostrare che l’accesso a Dio era aperto, Dio strappò il velo nel tempio che separava il luogo santissimo dal luogo santo. Leggo il versetto 38.
“38 Allora il velo del tempio, si squarciò in due, dall’alto in basso.” (Marco 15:38 LND)
Questo grande e pesante velo si squarciò in due dall'alto in basso. Questo non era dovuto a qualche intervento dall'uomo. Questo fu un atto di Dio, per mostrare al mondo che per mezzo della morte di Gesù Cristo è aperto l’accesso al trono di Dio.
Infatti, leggiamo ed Ebrei 4 che per mezzo di Gesù Cristo abbiamo libero accesso al trono di Dio stesso. Ascoltate mentre leggo del libero accesso che abbiamo al trono di Dio tramite il nostro grande sommo sacerdote, Gesù Cristo, in Ebrei 4:15,16.
“15 Infatti, noi non abbiamo un sommo sacerdote che non possa simpatizzare con le nostre infermità, ma uno che è stato tentato in ogni cosa come noi, senza però commettere peccato. 16 Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, affinché otteniamo misericordia e troviamo grazia per ricevere aiuto al tempo opportuno.” (Ebrei 4:15-16 LND)
Fratelli e sorelle, quanto è importante che comprendiamo le immensità di questa notizia. In Gesù Cristo, e solo in Gesù Cristo, abbiamo libero accesso al trono di Dio. Abbiamo un accesso che non esisteva mai prima. In Gesù Cristo abbiamo acceso giorno e notte al trono di Dio.
Perciò, camminiamo umilmente, sapendo che Gesù Cristo è il nostro accesso a Dio. Rallegriamoci nel perdono che abbiamo in Gesù Cristo, perché il nostro debito è pagato, e rallegriamoci anche nell'accesso al Padre per mezzo di Lui.
Il centurione riconosce la divinità di Gesù
Là, sotto la croce, c’era un centurione romano. Lui aveva osservato gli avvenimenti della croce. Lui aveva visto quelle tenebre miracolose. Poi, Gesù gridò “è compiuto”, rese lo spirito, e tornò la luce. Questo centurione capiva che tutto questo era qualcosa di miracoloso. Quasi sicuramente aveva sentito dei miracoli di Gesù. Allora, mettendo insieme il tutto, riconosce e dichiara quello che troviamo nel versetto 39. Leggo.
“39 E il centurione che stava di fronte a Gesù, visto che dopo aver gridato così aveva reso lo spirito, disse: «Veramente quest’uomo era Figlio di Dio».” (Marco 15:39 LND)
Questo gentile, pur non conoscendo le Scritture, avendo visto tutto, capiva la divinità di Gesù. Se abbiamo occhi aperti, vediamo la divinità di Gesù sia nella sua vita che nella sua morte.
I Giudei, che conoscevano la Parola di Dio, rifiutavano di riconoscere che Gesù è il Cristo. Non volevano sottomettersi a Dio.
Invece questo centurione romano capiva che Gesù è il Figlio di Dio.
Prego che possiamo avere i cuori umili a riconoscere Gesù, e a seguirLo e aggrapparci a Lui come il nostro Signore e Salvatore.
Lezioni per noi
C’è ancora da vedere, ma, Dio volendo, lasciamo per la prossima volta.
Per ora, voglio considerare quello che abbiamo visto oggi. Abbiamo considerato le sofferenze di Gesù sulla croce. Prima di ripassare quello che abbiamo visto, la cosa importante è di ricordare il MOTIVO per cui Gesù ha sofferto tutto questo, nonostante che avrebbe potuto liberarsi subito. Perché Gesù era disposto a soffrire tutto questo?
Gesù era pronto a soffrire per poter pagare la nostra condanna.
Mentre Gesù era sulla croce, per tre ore, dalle nove al mezzogiorno, fu schernito e ingiuriato dalle persone normali. Fu ingiuriato dai capi religiosi. Perfino fu ingiuriato dei due ladroni che erano crocifissi con lui.
Poi, dal mezzogiorno fino alle tre, Dio Padre versò la sua ira su Gesù, come punizione terribile per il NOSTRO peccato. Gesù fu punito dal Padre per pagare la nostra condanna. È così che ha pagato il nostro debito, e comprato per noi il perdono e la salvezza.
Che prezzo alto, che sofferenza terribile, tutto per noi, tutto per salvare terribile peccatori come noi.
Nel Nuovo Testamento, leggiamo più volte che in Gesù Cristo, abbiamo il perdono, e siamo riconciliati con Dio per mezzo di Cristo. Siamo perdonati, siamo giustificati. È tutto per mezzo di quello che Gesù Cristo ha compiuto sulla croce.
Quindi, pensiamo molto alla croce. Pensiamo a quanto il nostro peccato è terribile, che nulla di meno che la croce poteva pagare il nostro debito. Pensiamo all’immensità dell’amore di Dio per noi in Gesù, che Dio era disposto a punire Gesù Cristo.
Pensiamo al fatto che in Gesù Cristo, abbiamo libero accesso al trono di Dio per ottenere aiuto.
Pensiamo a tutto questo, e abbondiamo in ringraziamento, e lodiamo il nostro grande Dio.