Anni fa, un'amica nostra, una giovane donna di 26 anni, fu gravemente ferita in un incidente stradale. Per vari giorni, era in coma in rianimazione. Poi, fu dichiarata morta. Durante i giorni che era in coma, la famiglia aveva chiesto che solo io la vedessi. Quando morì, toccò a me portare i vari membri della famiglia per vedere il suo corpo, ormai morto.
Secondo voi, sarebbe stato appropriato se due persone addette alla pulizia fossero state la vicine ridendo e scherzando? Assolutamente no. Chiaramente, era un momento estremamente solenne.
La morte è qualcosa di molto solenne e grave, e in tutto il mondo, si sa che serve avvicinarsi alla morte con grande solennità e rispetto.
Uno dei motivi per questo è perché quando uno muore, è un forte ricordo per ciascuno di noi che anche noi siamo mortali. La morte degli altri ci ricorda che la nostra morte sta arrivando.
Solitamente, quando una processione di un funerale passa andando al cimitero, la maggioranza delle persone sanno di fermarsi e mostrare una certa serietà e rispetto davanti alla morte. Prego che ognuno di noi avrà grande riverenza e serietà davanti alla morte.
Oggi, vogliamo avvicinarci alla morte più terribile mai avvenuta, la morte di Colui che non meritava la morte, meritava onore e gloria più di qualsiasi persona mai vissuta. Oggi, continuando il nostro studio del evangelo di Marco, vogliamo considerare la morte di Gesù, il Cristo.
In un certo senso, è inconcepibile che Gesù morì, perché Gesù è la vita. In Giovanni 14:6, Gesù stesso dichiarò:
“io sono la via, la verità, e la vita.” (Giovanni 14:6 LND)
Gesù Cristo è la vita. Egli ha vita in sé, e può dare la vita. Perciò, il fatto che sia morto è incomprensibile, eppure, è vero. Colui che è la vita è morto. Perché? Per comprare la salvezza per noi. Gesù è morto per darci la vita.
Oggi, mentre consideriamo Marco 15, prego che possiamo avere una grande riverenza, perché questo capitolo ci racconta la morte di Gesù Cristo, che non è la morte qualsiasi, ma è la morte di colui che pagò la nostra condanna. Non dobbiamo mai pensare alla morte di Gesù Cristo senza una grande riverenza. Che Dio possa aiutarci.
Se ricordate, in Marco 14, abbiamo visto l'arresto di Gesù, quando fu tradito da Giuda, e poi, abbandonato dagli altri discepoli. Abbiamo visto Pietro che negava di conoscere Gesù, dopo aver dichiarato che sarebbe perfino morto con Lui. Che tristezza per il cuore di Gesù. Abbiamo visto Gesù davanti al sinedrio, in un incontro del tutto illegale e ingiusto, in cui non c'erano testimoni contro Gesù, perché Gesù non avevo mai peccato. Eppure, condannarono Gesù come reo a morte perché si dichiara di essere il Figlio di Dio. Ma, Gesù è il Figlio di Dio. Fu maltrattato da loro, e schernito.
Ora, arrivando al capitolo 15, i Giudei portano Gesù al governatore romano, Pilato, perché solo i romani potevano condannare alla morte.
Capendo l'ora la situazione, riprendiamo la nostra lettura, leggendo Marco 15:1.
Gesù davanti a Pilato
Inizio, leggendo Marco 15:1.
“1 E al mattino presto, i capi dei sacerdoti con gli anziani, gli scribi e tutto il sinedrio, tenuto consiglio, legarono Gesù, lo portarono via e lo consegnarono a Pilato.” (Marco 15:1 LND)
Presto la mattina, i Giudei portarono Gesù a Pilato. Era sveglio tutta la notte. Dopo la sua angoscia nel Giardino, e poi, il maltrattamento da parte dei Giudei, era già esausto.
Notato che fu legato dai Giudei. Ricordate che Gesù aveva liberato tante persone dai legami dal peccato e dalla malattia. Ma colui che liberava gli altri, fu legato da uomini malvagi. Fu consegnato a Pilato, perché i giudei volevano che fosse messo a morte. Non capivano che nel piano di Dio, Gesù dove morire per essere il sacrificio per i nostri peccati.
Pilato sapeva di Gesù, sapeva che i Giudei lo odiavano. A Pilato non interessava le accuse religiose dei Giudei. A lui interessava solamente quello che riguardava Roma. E perciò, chiede a Gesù se è il re. Certamente, Roma non accettava che qualcuno si ribellasse contro lo Stato. Leggo il versetto 2.
“2 E Pilato gli domandò: «Sei tu il re dei Giudei?». Ed egli, rispondendo, gli disse: «Tu lo dici».” (Marco 15:2 LND)
Effettivamente, con la sua risposta, Gesù affermava di essere re. Troviamo più informazioni in Giovanni 18:36. Ve lo leggo.
“Gesù rispose: "Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servi combatterebbero affinché io non fossi dato in mano dei Giudei; ma ora il mio regno non è di qui".” (Giovanni 18:36 LND)
Dichiarando a Pilato che è il vero re, stava dando a Pilato la possibilità di ravvedersi. Ma Pilato aveva timore degli uomini, come vedremo.
I capi dei sacerdoti odiavano Gesù, e volevano che fosse morto. Perciò, dovevano convincere Pilato che era colpevole. Leggo i vv 3-5.
“3 E i capi dei sacerdoti lo accusavano di molte cose; ma egli non rispondeva nulla. 4 E Pilato lo interrogò di nuovo, dicendo: «Non rispondi nulla? Vedi di quante cose ti accusano?». 5 Ma Gesù non rispose più nulla, tanto che Pilato ne rimase meravigliato.” (Marco 15:3-5 LND)
I Giudei lo accusavano di molte cose, tutte le cose false. Gesù, pur avendo potuto difendersi, non rispose nulla, perché Gesù sapeva che era necessario per Lui di andare alla croce, per compiere la nostra salvezza. Inoltre, aveva già dichiarato ai capi dei giudei che è il Cristo, quando avevo dichiarato che Lo avrebbero visto come Giudice del mondo. Loro Lo avevano rifiutato. Perciò, non aveva altro da dire a loro. Invece Pilato non Lo aveva rifiutato, perciò si rivelò a lui come il vero re. Per non rispose nulla ai giudei.
Pilato fu meravigliato, perché naturalmente tutti cercano di difendersi, anche quando sono colpevoli. Invece Gesù, pur essendo innocente, non cercava di difendersi. Questo, per amore di lei e di me. O che possiamo vedere l'amore di Gesù nel fatto che non rispondeva nulla. Gesù aveva noi sul cuore. Voleva fare la volontà di Dio, e morire per salvare peccatori.
Un possibilità di liberare Gesù
Pilato sapeva che Gesù era innocente. Capiva che i Giudei Lo avevano portato per gelosia e invidia. Capiva che Gesù era un uomo giusto. E perciò, voleva trovare un modo per liberarlo. Visto che c'era una tradizione in cui ad ogni festa di Pasqua, Pilato liberava un prigioniero giudeo, voleva tentare di liberare Gesù in questo modo. Leggo i versetti 6 a 11.
“6 Or ad ogni festa Pilato era solito rilasciare loro un prigioniero, chiunque essi chiedessero. 7 Vi era allora in prigione un tale chiamato Barabba, insieme ad altri compagni ribelli, i quali avevano commesso un omicidio durante una sommossa. 8 E la folla, gridando, cominciò a domandare che facesse come aveva sempre fatto per loro. 9 Allora Pilato rispose loro, dicendo: «Volete che vi liberi il re dei Giudei?». 10 Perché sapeva che i capi dei sacerdoti glielo avevano consegnato per invidia. 11 Ma i capi dei sacerdoti incitarono la folla a chiedere piuttosto che liberasse loro Barabba.” (Marco 15:6-11 LND)
Cosa fare con Gesù
In un certo senso, mettendo insieme i quattro evangeli, vediamo che Pilato era quasi disperato di poter liberare Gesù. Capiva che era giusto, e sembra che capiva anche che veniva da Dio. Quindi, pensava di usare questa tradizione per far liberare Gesù.
La folla di Giudei volevano ogni beneficio possibile, e quindi, chiedono a Pilato di liberare un prigioniero giudeo. Pilato offre di liberare Gesù, dandogli anche il titolo “il re dei Giudei”. Pilato sapeva che era innocente, e la sua coscienza lo spingeva a liberarlo. Così, chiese alla folla se voleva che liberasse Gesù.
Ma i capi dei sacerdoti incitarono la folla a chiedere che fosse liberato Barabba.
È importante capire che in realtà, spesso un gruppo piccolo può incitare il gruppo grande ad agire, senza che il gruppo grande veramente capisca quello che sta facendo. Vediamo questo molto spesso nella storia, in rivoluzioni e tumulti. Quindi, questi capi dei sacerdoti incitarono la folla a chiedere che Barabba fosse liberato. Ricordate che pochi giorni prima, una grande folla a Gerusalemme aveva accolto Gesù come il Messia. Adesso, vennero incitati effettivamente a chiedere la sua morte.
C'è una lezione per noi in questo. Dovremmo stare molto in guardia, a non seguire ciecamente quello che fanno gli altri. Piuttosto, dobbiamo valutare attentamente ogni decisione che prendiamo. Queste persone non lo fecero, e perciò, insistettero che Pilato liberasse Barabba. Perciò, Pilato fallì nel suo tentativo di poter liberare Gesù per mezzo di questa tradizione. E perciò, probabilmente ancora sperando che la folla non vorrebbe il peggio, chiese alla folla quello che vogliono che fosse fatta con Gesù. Leggo i versetti 12-14.
“12 E Pilato, prendendo di nuovo la parola, disse loro: «Che volete dunque che faccia di colui che voi chiamate il re dei Giudei?». 13 Ed essi gridarono di nuovo: «Crocifiggilo!». 14 E Pilato disse loro: «Ma che male ha fatto?». Essi allora gridarono ancora più forte: «Crocifiggilo!».” (Marco 15:12-14 LND)
La folla, incitata dai capi dei farisei, gridarono a Pilato, chiedendo che Gesù fosse crocifisso. Pilato voleva salvare Gesù, cercava di ragionare con loro. Chiese: ma che male ha fatto?
Ma non si può ragionare con persone che sono incitati, perché non stanno veramente pensando. Non stanno prendendo una posizione in base ad un ragionamento chiaro. Non stanno ragionando. E perciò, questo tentativo di ragionare con loro non ebbe alcun valore.
Se ci pensi, questo dovrebbe spaventarci. Anche noi possiamo agire per emozioni, essendo incitati da qualche situazione o delle circostanze. In quei momenti, non stiamo nemmeno ragionando. Non stiamo valutando quel che stiamo facendo per considerare se è secondo la volontà di Dio. Siamo peggio di bestie. Possiamo dire e fare cose terribili, e nemmeno ci rendiamo conto in quel momento. Possiamo prendere decisioni molto sbagliate, con brutte conseguenze. Quel tipo di comportamento sempre ci allontana da Dio.
Il grave peccato in quei casi è che agire così è sempre agire completamente per la carne. Agire senza ragionare vuol dire lasciarci guidare dalla carne, anziché dallo Spirito. Questo è un grave peccato. Dobbiamo sempre sottometterci alla guida dello Spirito Santo.
Comunque, queste persone, incitati dai capi dei Giudei, spingevano Pilato a crocifiggere Gesù.
Pilato voleva fare la cosa giusta, ma Pilato aveva timore degli uomini. Non basta un desiderio di fare la cosa giusta. Quello che determina quello che facciamo non è un semplice desiderio. Ciò che determina quello che facciamo è se abbiamo timore di Dio oppure timore degli uomini. Pilato aveva timore degli uomini. Di chi hai tu timore? Leggo il versetto 15.
“15 Perciò Pilato, volendo soddisfare la folla, liberò loro Barabba. E, dopo aver flagellato Gesù, lo consegnò loro perché fosse crocifisso.” (Marco 15:15 LND)
Certamente, era il piano di Dio per Gesù di morire sulla croce. Eppure, questo non toglie la colpa di tutto coloro che erano coinvolti. C'erano i capi dei Giudei che incitarono la folla. C'era la folla che gridava a Pilato di crocifiggere Gesù. E c'era Pilato, che pur sapendo che Gesù era innocente, ebbe timore della folla, e fece quello che volevano. Liberò Barabba, e consegnò Gesù ad essere crocefisso.
Ogni aspetto della morte di Gesù era un'ingiustizia. Gesù ha sofferto ingiustamente, per pagare la nostra condanna, per fare diventare noi peccatori giusti.
Torturato e schernito
A questo punto, Gesù viene consegnato ai soldati romani che avevano l'incarico di crocifiggerlo. Ma prima di crocifiggerlo, sfogarono la loro malvagità, schernendo e torturando Gesù. Prego che possiamo essere colpiti considerando tutto quello che il nostro Signore e Salvatore ha subito per poter salvarci. Seguite mentre leggo i versetti 16-20.
“16 Allora i soldati lo condussero nel cortile interno, cioè nel pretorio, e convocarono l’intera coorte. 17 E lo vestirono di porpora e, intrecciata una corona di spine, gliela misero sul capo. 18 Cominciarono poi a salutarlo, dicendo: «Salve, re dei Giudei!». 19 E gli percuotevano il capo con una canna, gli sputavano addosso e, piegando le ginocchia, lo adoravano. 20 E dopo averlo schernito, lo spogliarono della porpora e lo rivestirono delle sue vesti, poi lo condussero fuori per crocifiggerlo.” (Marco 15:16-20 LND)
I soldati avevano l'ordine di crocifiggere Gesù. Tutto questo schernire e tormento non era parte dell'ordine che avevano ricevuto. Era solo il loro peccato che si sfogava. Certamente è terribile, ma in realtà anche noi agiamo nel nostro peccato. Quante volte in un litigio hai detto cose cattive solo per ferire? Quante volte hai reagito con egoismo, nonostante che feriva qualcuno? Questi soldati romani peccarono contro il nostro Signore, Gesù Cristo. Ma in realtà, anche noi abbiamo peccato contro Gesù Cristo. Gesù non ha salvato delle persone buone, Gesù ha salvato peccatori come noi.
Comunque, per schernire Gesù, questi soldati Lo vestivano come un re, gli misero una corona di spine sulla testa, per fargli del male, e per beffarsi di lui, trattandoLo con disprezzo come re. Lo salutarono come il re dei Giudei, che per loro era impossibile. Non sapevano che non era solo il re dei Giudei, ma che è il Re dei re, che Gesù è Colui davanti al quale appariranno tutti per essere giudicati.
Dopo averLo vestito come re, prendevano la canna che era come uno scettro, e percuotevano la sua testa, sputandogli addosso.
Dopo averLo schernito, e oltraggiato, Lo rivestirono nei suoi vestiti, e Lo condussero fuori per crocifiggerLo.
Pensate al cuore di Gesù Cristo. Iniziando con i suoi discepoli che avevano discusso fra di loro chi era il più grande, e poi c'era Pietro che si vantava che non si sarebbe mai scandalizzato di Lui, c'era Giuda che Lo tradiva, c'era Pietro che Lo negava, poi c'era il tempo davanti al sinedrio quando fu accusato falsamente e condannato, e poi, dopo aver sentito la folla gridare per la sua morte, viene maltrattato così dai soldati e schernito. Gesù è venuto a salvare i peccatori, e qui, vedeva con sofferenza quanto grave era il peccato degli uomini peccatori che doveva salvare. Eppure, nonostante che avrebbe potuto liberarsi, Gesù rimase in silenzio, perché era venuto proprio per salvare peccatori come questi, peccatori come te e me.
Prego che possiamo comprendere di più il cuore di Gesù Cristo e esserne colpiti.
La crocifissione
La pratica allora era per coloro che venivano crocefissi di portare ognuno la propria croce tramite la città e fino al posto fuori la città dove venivano crocefissi.
Dagli altri evangeli, sappiamo che Gesù portava la propria croce all'inizio. Però, dopo aver subito tutto il tormento che aveva ricevuto durante la notte, non aveva la forza fisica da poter andare avanti. Perciò, ad un certo punto, i soldati costrinsero un passante a portare la croce di Gesù. Leggiamo di questo nel versetto 21.
21 E costrinsero un passante, un certo Simone di Cirene che tornava dalla campagna, padre di Alessandro e di Rufo, a portare la croce di lui.” (Marco 15:21 LND)
Il fatto che Marco menziona specificamente il nome di quest'uomo, da dove veniva, e poi, che era il padre di Alessandro e di Rufo, sembra di indicare che questi due figli erano credenti noti alla chiesa quando questo Evangelo fu scritto. È probabile che anche Simone sia diventato un seguace di Gesù Cristo.
Qualche commento qua. Varie volte negli Atti leggiamo di Giudei a Cirene. Il nome Simone è un nome giudaico. Perciò, evidentemente questo uomo era un giudeo venuto da Cirene.
Troviamo il nome Rufo come credente in Romani 16:13. Ve lo leggo.
“Salutate Rufo, che è eletto nel Signore, e sua madre che è pure mia.” (Romani 16:13 LND)
Non sappiamo per sicuro, ma molto possibilmente questo è lo stesso Rufo. E quindi, il fatto che Simone viene menzionato per nome, e poi che era il padre di Alessandro e di Rufo, è una forte indicazione che Dio ha salvato questo uomo e i suoi figli. In quel caso, che immenso privilegio di aver portato la croce di Gesù, che può essere molto per lui.
Qualunque cosa che noi possono fare per Dio non è assolutamente nulla in confronto con la salvezza che noi abbiamo in Gesù Cristo. Gesù ha pagato il pieno prezzo per i nostri peccati, e peccati di tutti coloro che Dio salva. Eravamo senza speranza, eravamo colpevoli, destinati al tormento eterno. Gesù Cristo è andato alla croce per pagare la nostra condanna, e se questo Simone e sui figli sono diventati credenti, Gesù è morto anche per loro. Ma nella provvidenza di Dio, questo Simone ha potuto portare la croce di Gesù per un po'. Questo ci aiuta a capire la condizione di Gesù, già prima della croce.
La crocifissione
Passando ai versetti 22 e 23, portano Gesù al luogo della crocifissione. Leggo i versetti 22 e 23.
“22 Poi condussero Gesù al luogo detto Golgota che significa: Luogo del Teschio. 23 E gli diedero da bere del vino mescolato con mirra, ma egli non lo prese.” (Marco 15:22,23 LND)
Il posto che crocifissero Gesù era fuori della città. Nell'Antico Testamento, c'era un sacrificio speciale che portava il peccato del popolo d'Israele, che doveva essere sacrificato fuori dall'accampamento. Essere sacrificato fuori dall'accampamento era anche un'umiliazione ulteriore. Perciò, Gesù fu sacrificato fuori dalla città.
Quel vino mescolato con mirra serviva per far sì che la persona sentiva meno il dolore. Gesù rifiutò di berlo, perché voleva prendere tutto il dolore e tutta la sofferenza per poter pagare per i nostri peccati.
Noi cerchiamo di soffrire il meno possibile. Gesù è andato diritto verso le sofferenze, per poter salvarci.
Arriviamo ora proprio alla crocifissione, quando inchiodarono Gesù alla croce e poi misero la croce in terra, innalzando Gesù. Mi colpisce quanto la descrizione della crocifissione di Gesù è così semplice. La cosa importante, quello che Dio vuole che notiamo, non sono tutti i dettagli, ma quello che Gesù ha compiuto morendo sulla croce. Leggo il versetto 24.
“24 E, dopo averlo crocifisso, spartirono le sue vesti, tirandole a sorte, per sapere che cosa toccasse a ciascuno.” (Marco 15:24 LND)
Gli uomini mettono molta enfasi sulla sofferenza fisica di Gesù. Io personalmente ho scelto di non guardare il film sulla vita di Gesù, perché non sono mai veramente come la Bibbia spiega. Ma in modo specifico non voglio guardare nessun film che mostra la crocifissione, perché non sarebbe veramente come era. Noto che Dio sceglie di non darci tanti dettagli. Dice solo: dopo averLo crocifisso.
Visto che Dio sceglie di darci così pochi dettagli, non dovremmo noi scavare per cercare di capire più di quello che Dio ci dichiara.
La cosa importante è che Gesù fu crocefisso, e questo, per pagare la nostra condanna.
I soldati che avevano crocefisso Gesù, spartirono le sue vesti, e tirarono a sorte per quanto riguarda la sua tunica, che è spiegato negli altri evangeli. Quasi ogni dettaglio della vita e della morte di Gesù, come questo, fu profetizzato. Troviamo questo avvenimento in Salmo 22. Vi leggo Salmo 22:16-18.
“16 Poiché cani mi hanno circondato; uno stuolo di malfattori mi ha attorniato; mi hanno forato le mani e i piedi. 17 posso contare tutte le mie ossa; essi mi guardano e mi osservano. 18 Spartiscono fra loro le mie vesti e tirano a sorte la mia tunica.” (Salmo 22:16-18 LND)
Mi colpisce che perfino i dettagli della crocifissione di Gesù è stato profetizzato. La croce di Gesù Cristo è stato il piano di Dio da prima della fondazione del mondo. Questo ci aiuta a capire meglio il cuore di Dio, che pur sapendo che l'uomo sarebbe ribellato contro di Lui, aveva stabilito di mandare il suo unigenito Figlio per poter salvare degli uomini peccatori, come noi.
Andando avanti nel nostro brano, i versetti 25 e 26 ci aiutano a capire alcuni dettagli della crocifissione. Li leggo.
“25 Era l’ora terza quando lo crocifissero. 26 E l’iscrizione che indicava il motivo della condanna, posta sopra lui, diceva: “IL RE DEI GIUDEI”.” (Marco 15:25,26 LND)
La terza ora sarebbe con nostro orologio le nove della mattina. Dopo una lunga e terribile notte, verso le nove Gesù fu inchiodato alla croce per soffrire e poi morire.
Pilato fece mettere un'iscrizione sopra la testa Gesù che dichiarava il motivo per cui fu crocefisso. Era scritto: il re dei Giudei. In Giovanni 19:19-22, impariamo altri dettagli di quello che era scritto e che i giudei non volevano che fosse così. Ve lo leggo.
“19 Or Pilato fece anche un’iscrizione e la pose sulla croce, e vi era scritto: "GESU’ IL NAZARENO, IL RE DEI GIUDEI". 20 Così molti dei Giudei lessero questa iscrizione, perché il luogo dove Gesù fu crocifisso era vicino alla città, e quella era scritta in ebraico, in greco e in latino. 21 Perciò i capi dei sacerdoti dei Giudei dissero a Pilato: "Non scrivere: "Il re dei Giudei," ma che egli ha detto: "Io sono il re dei Giudei". 22 Pilato rispose: "Ciò che ho scritto, ho scritto".” (Giovanni 19:19-22 LND)
I capi dei Giudei volevano che Pilato scrivesse che Gesù aveva solo detto di essere il re dei Giudei. Ma Pilato insisteva di lasciare scritto così, che Gesù era il re dei Giudei. In questo, noto come Dio guidò anche questo per glorificare Gesù, mostrando che è il vero re, dei Giudei, e in realtà, di tutto il mondo. Non era ancora visibile ma è la realtà, come non è ancora visibile che siamo figli di Dio.
Non è ancora visibile al mondo oggi che Gesù è il vero Re dei re. Ma il fatto che il mondo non riconosce questo non cambia la realtà. Perciò, possiamo gioire nel nostro Salvatore e Signore, sapendo che è il vero re, il vero sovrano, di tutto il mondo.
Voglio notare un altro dettaglio della crocifissione di Gesù. Leggo il versetto 27.
“27 Crocifissero pure con lui due ladroni, uno alla sua destra e l’altro alla sua sinistra. 28 Così si adempì la Scrittura che dice: «Egli è stato annoverato fra i malfattori».” (Marco 15:27,28 LND)
Gesù fu crocefisso in mezzo a due ladroni. Anche questo era un modo che Dio usa per identificare Gesù con i peccatori. Cioè, Gesù è stato annoverato con i malfattori. Gesù ha preso pienamente su di sé tutti i peccati di tutti coloro che saranno mai salvati.
Impariamo in Luca che uno di questi due malfattori fu salvato. Quindi, Gesù moriva anche per i peccati di quell'uomo. Gesù ha lasciato ogni sua gloria, ogni stima degli uomini, si è umiliato fino alla morte, e alla morte più umiliante, la morte di croce. Questo per poter caricarsi pienamente dal peccato, del nostro peccato, e del peccato di tutti coloro che crederanno veramente in Lui
Il fatto che perfino questo dettaglio fu profetizzato ci ricorda che Dio è sovranamente in controllo di tutto. Nello stesso modo che Dio era in controllo di tutti i dettagli della crocifissione di Gesù Cristo, Dio è in controllo di tutti i dettagli della tua vita, e della mia. Questo è il motivo per cui è vero che tutte le cose, le cose piccole e le cose grandi, tutte le cose cooperano al bene di coloro che amano Dio. Il nostro Dio è pienamente in controllo di tutto. Lodo e ringrazio Dio per questo.
Tante volte i Giudei avevano cercato di uccidere Gesù, ma finché non era il momento stabilito da Dio, non hanno mai potuto toccarLo. Ogni dettaglio della nostra vita è pienamente in mano di Dio. Prego che possiamo veramente confidare in Dio per avere pace in tutto.
Per quanto riguarda il fatto che Gesù fu crocefisso in mezzo a due ladroni, questo ci ricorda che Gesù si è identificato con i peccatori, per essere punito da Dio Padre al loro posto. E Gesù si è identificato con noi, per morire per i nostri peccati. Se tu ti sei ravveduto, se tu hai creduto in Gesù Cristo, allora, Gesù si è identificato con te, per prendere la punizione che era per te.
Ripasso
C’è ancora molto da vedere qua. Ma a questo punto, voglio fermarmi. Voglio fermarmi qua, con Gesù appeso sulla croce. Fermiamo, per considerare e meditare, nei prossimi giorni, su quello che abbiamo letto. Finora, ha sofferto da parte degli uomini. Fu maltrattato. Anziché la gloria che meritava, Lo avevano disprezzato e schernito. Fu condannato ingiustamente.
Fu maltrattato a schernito dai giudei, e poi, dai soldati romani. Fu condannato ingiustamente. Fu annoverato con i malfattori, nonostante che era senza peccato.
Ricordatevi che Gesù fu annoverato con i malfattori, perché Gesù doveva identificarsi con i peccatori, come noi.
Quando leggiamo della crocifissione di Gesù Cristo, dobbiamo sempre ricordare che Gesù è morto per NOI. Gesù portava i NOSTRI peccati alla croce. Gesù fu separato da Dio per poter riconciliare NOI con Dio.
Ogni volta che noi pecchiamo, è un altro chiodo nelle mani di Gesù. Gesù doveva morire per i NOSTRI peccati. E lo ha fatto, per noi, per amore.
O che possiamo essere colpiti dal sacrificio di Gesù Cristo per salvarci. O che possiamo essere zelanti a proclamare questo sacrificio ad altri.