Ci troviamo in Marco 10. Gesù sta verso la fine dei suoi tre anni di ministero. Questi tre anni servivano per mostrare soprattutto ai suoi discepoli, e anche al mondo, che Gesù è il Cristo, il Cristo promesso da Dio dal tempo di Adamo ed Eva. Dio aveva dato tante profezie che Dio stesso sarebbe venuto come uomo per essere il Cristo. C'erano profezie che descrivevano i miracoli che avrebbe fatto, che dicevano dove sarebbe nato, come sarebbe vissuto, e perfino come sarebbe morto e poi risuscitato. Gesù aveva adempiuto tutte le profezie fino a quel punto, tranne quelle che riguardavano la croce e la risurrezione. E dove ci troviamo in Marco 10, Gesù sta andando a Gerusalemme, proprio per morire sulla croce, aprendo la porta al perdono, per poi risuscitare e tornare in cielo. Quindi, tutto quello che leggiamo che succedeva prima di questo serviva per dare le prove chiare che Gesù è il Cristo, il Messia promesso da Dio.
Adesso, iniziando in Marco 10:32, seguiamo mentre Gesù cammina verso Gerusalemme, verso la croce. Leggo Marco 10:32.
Andando verso Gerusalemme (Gesù e i discepoli)
“32 Or essi si trovavano in viaggio per salire a Gerusalemme, e Gesù li precedeva, ed essi erano sgomenti e lo seguivano con timore. Ed egli, presi nuovamente i dodici in disparte, incominciò a dir loro quello che gli sarebbe accaduto:” (Marco 10:32 LND)
Notate che Gesù andava davanti ai suoi discepoli. Loro avevano paura, lo seguivano, ma con timore. Gesù invece andava diritto. Gesù sapeva benissimo dove stava andando, e quello che lo aspettava. Eppure, non tornò indietro, perché Gesù era venuto proprio per andare alla croce.
Se ricordate, all'inizio del suo ministero, Gesù aveva chiamato i discepoli, e aveva detto a loro di seguirlo. In Marco 8, abbiamo letto che Gesù diceva che chi voleva andare dietro a Lui doveva prendere la propria croce è seguirlo. Al giovane ricco, abbiamo letto che Gesù aveva detto di lasciare tutto e seguirlo. La vera salvezza non arriva praticando una religione, non arriva tramite qualche sacramento, la vera salvezza arriva quando seguiamo Gesù, con tutto il nostro cuore. I discepoli seguivano Gesù, anche se avevano timore.
Notate poi che Gesù prese i giudici in disparte. Gesù aveva degli insegnamenti che non erano per tutti. Dio non rivela tutto a tutti. Certe dichiarazioni le fa a tutti, altre cose le fa solamente a coloro che erano i suoi seguaci. E qui, voleva preparare i suoi discepoli per quello che stava per succedere. Gesù sapeva che a Gerusalemme, sarebbe stato arrestato e crocefisso. Sapeva che questa sarebbe stata una prova profonda per i suoi discepoli. Per evitare che fossero scandalizzati, per evitare che la prova fosse troppo pesante, Gesù raccontava loro in anticipo quello che sarebbe accaduto. Gesù sapeva tutto di quello che stava per affrontare. E voleva preparare i discepoli.
In questo, vedo il cuore di Gesù, come il buon pastore. Gesù prepara le pecore per le prove. E vediamo la stessa cosa in come Gesù prepara noi per le prove. Se tu sei un figlio di Dio, allora, nella Bibbia Gesù ti prepara per le prove della vita. Certamente, non dice specificamente quali prove avrai. Però, dichiara che saremmo salvati tramite le tribolazioni, dichiara che il mondo ci odierà, ci dichiara che ci saranno persecuzioni. Però, ci dichiara anche che Dio è fedele, e non permetterà che siamo tentati oltre alle nostre forze. Quindi, Gesù è il buon pastore, e qui, vediamo che prepara i suoi discepoli per quello che stavano per passare.
Perciò, leggo quello che diceva a loro, nei versetti 33 e 34.
Gesù parla della Sua morte e la Sua risurrezione
“33 «Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell’uomo sarà dato nelle mani dei capi dei sacerdoti e degli scribi; ed essi lo condanneranno a morte e lo consegneranno nelle mani dei gentili, 34 i quali lo scherniranno, lo flagelleranno, gli sputeranno addosso e l’uccideranno, ma il terzo giorno egli risusciterà».” (Marco 10:33-34 LND)
Ricordate che questi discorsi che troviamo probabilmente sono un riassunto di quello che è stato detto. In questo brano, Gesù dà un riassunto di quello che succederà a Gerusalemme.
Dice prima che sarà dato nelle mani dei capi dei sacerdoti e degli scribi. Infatti, questo è esattamente quello che è successo. Gesù fu arrestato nel giardino, e portato davanti ai capi dei Giudei, che lo hanno condannato a morte. Poi, visto che i Giudei non avevano il diritto di mettere a morte nessuno, lo consegnarono nelle mani dei gentili, ovvero dei romani. I romani permettevano ai Giudei di eseguire certe punizioni, ma la pena di morte era riservata solo per i romani. Perciò, esattamente come Gesù dichiara qua, i Giudei lo consegnarono ai romani, che sono gentili.
Poi, come Gesù dichiara qua, fu schernito, fu flagellato, i soldati gli spuntarono addosso, e poi, lo uccisero, facendolo morire sulla croce.
Questa dichiarazione da parte di Gesù Cristo è esattamente quello che è successo a Lui quando sono arrivati a Gerusalemme. Ricordate sempre che Gesù sapeva esattamente quello che gli sarebbe successo. Eppure, non tornò indietro, perché venne dal cielo proprio per andare alla croce, per poter provvederci la via per noi di poter essere perdonati e salvati.
La cosa più incredibile in quello che Gesù dichiara in questo brano è che non solo dichiara che sarebbe stato ucciso, ma poi, dichiara che il terzo giorno sarebbe risuscitato.
Gesù ha dichiarato ripetutamente ai discepoli che sarebbe stato ucciso, ma puoi anche che sarebbe risuscitato. La risurrezione era il piano di Dio quanto la croce. La risurrezione è necessaria per la salvezza quanto la morte sulla croce è necessaria per la salvezza. Non c'è salvezza senza sia la morte sulla croce, sia la risurrezione.
È importantissimo per noi di ricordare la necessità della croce, il nostro peccato è così grave che Dio non potrebbe solo perdonarci. Per rimanere giusto, Dio deve punire il nostro peccato. E per coloro che si ravvedono e credono in Gesù Cristo, Dio punisce il loro peccato in Gesù Cristo. Però, non basta la morte di Gesù. La salvezza richiede anche la risurrezione. La risurrezione è la vittoria sulla morte, è la prova che Dio ha accettato la morte di Gesù Cristo come pagamento per il peccato. E perciò, la risurrezione è quello che permette a Dio di contare la morte di Gesù come la nostra morte.
Quando leggiamo della morte e della risurrezione di Gesù Cristo, è importante non solo leggere di questi avvenimenti come avvenimenti storici. Certamente, sono storici, sono veramente successi. Però, per noi, molto più che solo storici, questi avvenimenti sono quello che Dio ha fatto per poter salvarci dalla condanna eterna. Se tu hai riconosciuto la tua condizione di essere un peccatore separato da Dio, e poi, ti sei ravveduto, e ti sei aggrappato a Gesù Cristo per la tua salvezza, allora, la morte e la risurrezione di Gesù Cristo è quello che ha pagato per il tuo peccato. È quello che ti salva. Quindi, per chi ha ricevuto il perdono, leggere dalla morte sulla croce e della risurrezione non è leggere solo un fatto storico, è leggere quello che è il prezzo della propria salvezza.
La domanda dei figli di Zebedeo
Tornando al brano, i discepoli avevano appena sentito che Gesù sarebbe stato arrestato, condannato a morte, schernito, flagellato, è ucciso. Quindi, sentivano che qualcosa di terribile sarebbe successo al loro Signore, quello che avevano riconosciuto essere il Cristo, Figlio di Dio.
Se tu dovessi sentire una notizia così, che reazione dovresti avere? Come dovresti reagire sentendo che il tuo Signore sarebbe stato maltrattato, disprezzato, è ucciso? Ascoltiamo la reazione dei discepoli. In questo caso, sono Giacomo e Giovanni che si mettono davanti. Leggo il versetti 35 a 37.
“35 Allora Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo, si accostarono a lui, dicendo: «Maestro, noi desideriamo che tu faccia per noi ciò che chiederemo». 36 Ed egli disse loro: «Che volete che io vi faccia?». 37 Ed essi gli dissero: «Concedici di sedere uno alla tua destra e l’altro alla tua sinistra nella tua gloria».” (Marco 10:35-37 LND)
Troviamo questo stesso avvenimento in Matteo 20. In quel brano, è la madre di Giacomo e Giovanni che fa questa richiesta a Gesù. Leggo Matteo 20:20,21.
“20 Allora la madre dei figli di Zebedeo si accostò a lui con i suoi figli, si prostrò e gli chiese qualche cosa. 21 Ed egli le disse: "Che vuoi?". Ella rispose: "Ordina che questi miei due figli siedano l’uno alla tua destra e l’altro alla sinistra nel tuo regno".” (Matteo 20:20-21 LND)
Probabilmente, Giacomo e Giovanni, per non essere visti male, hanno fatto questa domanda tramite la loro madre. Quindi, in Marco troviamo che era da loro, anche se probabilmente era da loro ma tramite la madre.
Ma consideriamo quello che stavano chiedendo. Gesù aveva appena parlato della sua morte e poi risurrezione. Avrebbero dovuto essere aggravati di sentire della morte di Gesù. Avrebbero dovuto voler capire più di quello. Invece, loro stavano pensando a come avere gloria per loro stessi. La loro era una domanda estremamente egoista. Sapendo che Gesù stava per regnare, volevano avere i due posti d'onore.
È molto possibile che non avevano neanche afferrato bene che Gesù stava per morire. Ricordate che in quell'epoca, le persone credevano che il Cristo avrebbe regnato. Non capivano che doveva morire. E sappiamo che i discepoli avevano questo pensiero. Infatti, quando Gesù aveva annunciato a loro la prima volta che doveva andare alla croce, Pietro aveva detto a Lui: che non avvenga mai questo. In quell'occasione, Gesù aveva detto a Pietro: dietro di me Satana. Cioè, Satana aveva parlato tramite Pietro per cercare di scoraggiare Gesù da andare alla croce.
Perciò, è molto possibile che Giacomo e Giovanni non avevano nemmeno compreso bene il fatto della morte di Gesù Cristo. Piuttosto, loro capivano che doveva regnare, e perciò, anziché pensare alla gloria di Dio, volevano gloria per loro stessi. Volevano essere i primi a chiedere i posti d'onore vicino a Gesù.
Certamente, dovremmo vedere che questo era un peccato tra loro. Ma, invece di condannare loro, dobbiamo esaminare noi stessi. Tu, cerchi mai gloria per te stesso? Tu desideri avere onori dagli altri? Tu pensi a te stesso anziché alla gloria di Dio?
Purtroppo, spesso noi commettiamo lo stesso peccato di Giacomo e Giovanni. Ascoltiamo la risposta che Gesù dà al loro. Leggo i versetti 38-40.
“38 E Gesù disse loro: «Voi non sapete quello che domandate. Potete voi bere il calice che io berrò ed essere battezzati del battesimo di cui io sono battezzato?». Ed essi gli dissero: «Sì, lo possiamo». 39 E Gesù disse loro: «Voi certo berrete il calice che io bevo e sarete battezzati del battesimo di cui io sono battezzato, 40 ma quanto a sedere alla mia destra e alla mia sinistra non sta a me darlo, ma è per coloro ai quali è stato preparato».” (Marco 10:38-40 LND)
Gesù riprende loro, dicendo che non sanno nemmeno quello che stanno chiedendo. Cioè, stavano vedendo il regno come qualcosa per dare gloria agli uomini, e volevano quella gloria per loro stessi. Avevano un'idea molto sbagliata del regno di Dio. Quanto spesso anche noi possiamo avere un concetto sbagliato della vita cristiana, e vedere la vita cristiana come modo per noi di avere qualche vantaggio terreno, o in qualche modo avere gloria per noi stessi.
Dopo aver fatto loro capire che avevano capito male il regno, e che non capivano quello che stavano chiedendo, Gesù chiede a loro: potete voi bere il calice che io berrò ed essere battezzati del battesimo di cui io sono battezzato?
È utile capire cosa intende Gesù qua. Da altri brani, sappiamo che bere il calice si riferisce alla sofferenza e la morte di Gesù Cristo. Nel giardino, Gesù prega, chiedendo al padre che se fosse possibile, di far passare oltre a Lui il calice. Poi, essere battezzati con il battesimo di Gesù si riferisce a soffrire come Gesù. Infatti, la parola battezzare vuol dire immergere. E quindi, viene usata in modo simbolico qui per rappresentare di essere completamente sommersi nelle sofferenze.
Capire questo ci aiuta a capire il commento dell'apostolo Paolo in 1 Corinzi 15:29-32. L'apostolo Paolo sta parlando del fatto che la risurrezione di Gesù Cristo è vera, ed è fondamentale per la vita cristiana. Nel suo argomento, dice che se non ci fosse la risurrezione, a che cosa servirebbero i grandi sacrifici di chi predicava l'evangelo? Leggo quel brano, in cui Paolo parla del fatto che sono battezzati per i morti. In questo contesto, sta parlando non per i morti fisicamente, ma per coloro che sono spiritualmente morti. Paolo sta parlando di coloro che sacrificano, a volte fino alla morte fisica, per portare l'evangelo a quelli che sono spiritualmente morti, in modo che possano credere e ricevere la vita. Leggo 1Corinzi 15:29-32.
“29 Altrimenti che faranno quelli che sono battezzati per i morti? Se i morti non risuscitano affatto, perché dunque sono essi battezzati per i morti? 30 Perché siamo anche noi in pericolo ad ogni ora? 31 Io muoio ogni giorno per il vanto di voi, che ho in Cristo Gesù nostro Signore. 32 Se ho combattuto in Efeso con le fiere per motivi umani, che utile ne ho io? Se i morti non risuscitano, mangiamo e beviamo, perché domani morremo.” (1Corinzi 15:29-32 LND)
Quindi, essere battezzati per i morti in quel contesto vuol dire soffrire per coloro che sono strettamente morti. Portare l'evangelo in quel periodo era molto pericoloso. Poteva perfino portare ad una persecuzione fino alla morte fisica. Questo è il senso di essere battezzati. Essere battezzati per i morti vuol dire soffrire per portare l'evangelo a coloro che erano strettamente morti. È solo tramite la parola di Dio che potevano ricevere la vita nuova in Gesù Cristo.
Tornando al nostro brano, Gesù chiede a Giacomo e Giovanni se possono bere il suo calice, e se possono essere battezzati del suo battesimo. In altre parole, sta aiutando loro a capire che il suo regno non è un regno in cui devono cercare gloria, ma è un regno in cui i suoi seguaci avranno da soffrire in questo mondo.
Loro rispondono: sì, lo possiamo. Non è detto che capivano quello che stavano dicendo. Però, Gesù sapeva che avrebbero subito sofferenze e anche la morte come apostoli suoi. E perciò, Gesù risponde a loro nei versetti 39,40:
“39 E Gesù disse loro: «Voi certo berrete il calice che io bevo e sarete battezzati del battesimo di cui io sono battezzato, 40 ma quanto a sedere alla mia destra e alla mia sinistra non sta a me darlo, ma è per coloro ai quali è stato preparato».” (Marco 10:38-40 LND)
Come apostoli, avevano davanti a loro sofferenze, e per la maggioranza, anche la morte fisica per l'evangelo. Quindi, era certo che come apostoli avevano quello davanti. Ma per quanto riguarda i ruoli d'onore, non è che Gesù poteva darlo, in senso come favore. Ma era stabilito già secondo il piano di Dio. E perciò, non era solo per Gesù di dare come favore. Non sta dicendo che non aveva autorità, è solo che non era il suo come premio di dare a chi voleva.
Di nuovo, è importante che usiamo questo brano per esaminare i nostri cuori. Noi, cerchiamo gloria per noi stessi? Cerchiamo la via più facile? Viviamo veramente curando gli altri? Che Dio ci aiuti a vedere i nostri cuori, affinché possiamo confessare qualunque egoismo che abbiamo.
L’indignazione dei discepoli contro Giacomo e Giovanni
Giacomo e Giovanni hanno agito con egoismo e orgoglio, volendo gloria per loro stessi. Come hanno reagito gli altri apostoli, sentendo la loro richiesta per posizione di gloria?
In realtà, gli altri apostoli dimostrarono di aver anche loro orgoglio e egoismo. Leggo la loro reazione nel versetto 41.
“41 Udito ciò, gli altri dieci cominciarono ad indignarsi contro Giacomo e Giovanni.” (Marco 10:41 LND)
È importante capire che il fatto che erano indignati contro Giacomo e Giovanni è chiara evidenza che loro volevano la stessa cosa. Infatti, in vari brani troviamo che tutti gli apostoli discutevano fra di loro su chi era il più grande. E infatti, essere indignati in questo caso è un'evidenza che volevano la gloria per loro stessi. Per questo, erano indignati che Giacomo e Giovanni avevano chiesto prima, perché potevano pensare che così avrebbero ricevuto, togliendo quello onore da loro. Che triste è la richiesta di Giacomo e Giovanni, e che triste è la gelosia degli altri.
Infatti, è buono per noi di esaminarci di cuore, per riconoscere se anche noi in qualche modo abbiamo gelosia quando altri ricevano o potrebbero ricevere gloria che avremmo voluto noi. La vera vita cristiana è di camminare umilmente davanti a Dio, desiderando solamente la sua gloria, ma è gloria per noi stessi.
Comunque, Gesù riconosce che tutti gli apostoli avevano questo orgoglio, e volevano gloria per loro stessi, e perciò, usa quest'opportunità per fare un insegnamento molto importante per loro, è anche per noi. Consideriamo attentamente quello che Gesù dichiara nei versetti 42-45. Seguite mentre li leggo.
“42 Ma Gesù, chiamatili a sé, disse loro: «Voi sapete che coloro che sono ritenuti i sovrani delle nazioni le signoreggiano, e i loro grandi esercitano dominio su di esse; 43 ma tra voi non sarà così; anzi chiunque vorrà diventare grande tra voi, sarà vostro servo; 44 e chiunque tra di voi vorrà essere il primo, sarà servo di tutti. 45 Poiché anche il Figlio dell’uomo non è venuto per essere servito, ma per servire, e per dare la sua vita come prezzo di riscatto per molti».” (Marco 10: 42-45 LND)
Con questo insegnamento, Gesù sta riprendendo loro, in realtà, Gesù sta riprendendo anche noi, per ogni volta che vogliamo in qualche modo innalzarci. Gesù ci sta mostrando la gravità del nostro peccato di orgoglio, di voler gloria per noi stessi. In questi versetti, Gesù spiega che veramente rispecchiare Gesù Cristo vuol dire avere un cuore umile, un cuore di servo, un cuore che mette sempre gli interessi degli altri prima di quegli di se stesso.
Gesù fa il contrasto tra quello che fanno quelli del mondo, che sono senza Dio, e quello che devono fare coloro che appartengono a Dio.
Quelli del mondo usano il loro potere, o qualunque opportunità che hanno per il proprio vantaggio, per le proprie preferenze, per innalzare loro stessi. Certamente, Gesù parla dei sovrani delle nazioni, e i loro grandi. Loro signoreggiano, loro esercitano dominio. Però, anche se nessuno di noi è un sovrano delle nazioni, o se nessuno è un grande, lo stesso principio è vero anche nel piccolo. Anche in casa uno può cercare di signoreggiare. Può essere il marito che cerca di dominare, può essere la moglie che cerca con insistenza e lamentele di spingere il marito a fare come vuole lei. Può essere un figlio che cerca con tanta insistenza a spingere e genitori a fare come vuole lui. O in grande o in piccolo, in base alle nostre responsabilità, la tendenza umana è di usare il ruolo che abbiamo per il proprio vantaggio, per la propria gloria, della propria carne.
Ma Gesù dichiara che fra voi, non sarà così. Fra voi che mi seguite, fra voi che appartenete a me, fra voi che siete stati perdonati per mezzo del mio sacrificio, fra voi, non sarà così. Un vero credente non vive per se stesso. Un vero credente usa il ruolo che ha per servire gli altri. Infatti, in un certo senso si potrebbe dire che più grande uno è nel regno, più è un vero servo. Addirittura, Gesù dichiara che chi vorrà essere il primo, il più grande, sarà servo di tutti. Vivrà totalmente per gli altri.
Rendere chiaro quanto questo è essenziale nella vita cristiana, Gesù dichiara nel versetto 45:
“45 Poiché anche il Figlio dell’uomo non è venuto per essere servito, ma per servire, e per dare la sua vita come prezzo di riscatto per molti».” (Marco 10: 45 LND)
Gesù Cristo è il Figlio dell'uomo. Gesù Cristo è Dio incarnato. Gesù Cristo è pieno di ogni gloria. Se mai qualcuno meritasse la gloria, è Gesù Cristo. Gesù non è solo un uomo, è Dio. Perciò, Gesù è pieno di vera gloria. Nessun uomo ha gloria in sé. Eppure, Gesù dichiara qui che non è venuto per essere servito, ovvero non è venuto per essere innalzato, per usare il suo ruolo per il proprio beneficio. Piuttosto, è venuto per servire, e non solo fino ad un certo punto. Gesù è venuto per servire al punto di dare la sua vita come prezzo del riscatto per molti!
Quando io considero veramente quello che Gesù sta dicendo qua, quando considero la gloria di Gesù, ma che Lui non cercava gloria per se stesso, ma che si è abbassato al punto di essere servo, totalmente, vivendo completamente per gli altri, al punto di dare la sua vita come prezzo di riscatto per molti, quando considero tutto questo, mi vergogno delle tante volte che ho cercato gloria per me stesso. Io prego che ognuno di noi possa riconoscere il nostro peccato, il nostro peccato di voler innalzarci, di preoccuparci di quello che gli altri pensano di noi, anziché preoccuparci che possono vedere Gesù Cristo.
Il metro che dobbiamo usare per valutare noi stessi è il metro di Gesù Cristo stesso. Gesù si presenta come metro qui, mostrando che come ha vissuto Lui, è come dobbiamo vivere noi. Gesù non cercava mai gloria per se stesso, non usava il suo ruolo per cercare per se stesso. Non usava mai la sua autorità per soddisfare la sua carne, non usava mai la sua autorità per avere quello che preferiva Lui. Viveva sempre e totalmente per portare gloria a Dio e il vero bene agli altri.
Un commento importante in questo versetto. Gesù dichiara che è venuto per dare la sua vita come prezzo di riscatto per molti. Lo scopo per cui Gesù è venuto sulla terra era per andare alla croce, per caricarsi con i peccati di coloro che avrebbe salvato. Infatti, la morte di Gesù Cristo serviva come prezzo di riscatto. Ha pagato lui la condanna di quello che Dio salverà. Infatti, notate che Gesù dice che ha dato la sua vita come prezzo di riscatto, non per tutti, ma per molti. Gesù non è morto per tutti, è morto per coloro che salverà.
La bellissima notizia è che chiunque cerca Gesù con tutto il sul cuore, lo troverà, e sarà salvato. E a quel punto, quella persona può sapere che Gesù è morto per lui.
Lezioni per noi
In questi pochi versetti, ci sono profonde e importante lezione per noi. Gesù va sempre avanti a compiere la volontà di Dio. Noi possiamo avere timori, ma dobbiamo seguire Gesù. Ci porterà sempre al posto giusto.
Gesù avvertiva i discepoli di quello che stava per succedere a Gerusalemme. E Gesù avverte noi che ci saranno prove e tribolazioni. Non sappiamo tanti dettagli in anticipo, ma sappiamo che ci saranno prove, e così, possiamo essere preparati, e non essere spaventati. Gesù non ci lascerà, e non ci abbandonerà.
Che triste vedere il cuore di Giacomo e Giovanni, e poi di tutti gli apostoli. Anziché cercare la gloria di Dio, volevano gloria per loro stessi. Ma la cosa più triste è che troppo spesso, vediamo lo stesso cuore in noi stessi. Troppo spesso, combattiamo per essere visti bene, per fare bella figura, per cercare in qualche modo di innalzare in noi stessi. Facilmente pecchiamo volendo gloria per noi stessi. Ringrazio Dio quando ci mostra questo peccato, affinché possiamo confessarlo, per di nuovo umiliarci, vivendo per la gloria di Dio solo. Questo è la vita cristiana. Oh che possiamo riconoscere il nostro peccato quando non viviamo così, per confessarlo, e ricevere il perdono, e tornare a vivere per la gloria di Dio e il bene degli altri.
Grazie a Dio, non solo per l'esempio di Gesù Cristo, ma che Lui ha dato la sua vita per noi. E perciò, venendo non per essere servito ma per servire, Gesù ha compiuto la salvezza per noi. Grazie a Dio che Lui era pronto ad umiliarsi, e per servire, fino a morire sulla croce per dare la sua vita come prezzo di riscatto per noi. Grazie Dio per un Signore e Salvatore così.