L’ho detto tante volte, ma è importante valutare: che cos’è che vogliamo, veramente? Vogliamo un cuore soddisfatto, ovvero, vogliamo la gioia. La gioia è il cuore pienamente soddisfatto.
Dio ci ha creato con un profondo desiderio che i bisogni fisici non possono soddisfare. Possiamo avere tutto quello che serve, materialmente, per sopravvivere, possiamo avere anche in abbondanza, ma il nostro cuore non sarà soddisfatto con quello. Vogliamo di più. Siamo stati creati per molto di più. Siamo stati creati per la gioia, e la gioia viene da Dio. In realtà, la gioia vera arriva solamente quando siamo in comunione con Dio.
Pensate a quanto la gioia è meravigliosa. La gioia la condizione del cuore soddisfatto. È un cuore che sta bene, estremamente bene. Cioè, se il tuo cuore è pieno di gioia, tu stai bene, stai benissimo. Se avessi tutto, ma non hai la gioia, non puoi stare bene. Invece, se hai la gioia, la vera gioia, allora, tu starai veramente bene.
La Bibbia parla molto della gioia. Parlando solo nel Nuovo Testamento, troviamo le parole greche tradotto come gioia o gioire più di 100 volte. La gioia è molto importante e centrale nel piano di Dio. Dio ha gioia, e vuole che noi abbiamo la vera gioia. Infatti, in Giovanni 15 Gesù ci spiega come vivere dimorando in lui in modo da avere una vita che porta vero frutto. Poi, spiega il motivo per cui ci ha spiegato questo. Vi leggo le parole di Gesù in Giovanni 15:11.
“Vi ho detto queste cose, affinché la mia gioia dimori in voi e la vostra gioia sia piena.” (Giovanni 15:11 LND)
La gioia è meravigliosa, la gioia è quello che soddisfa il cuore. Però, sappiamo tutti che spesso, non abbiamo la gioia. Allora, è giusto chiederci: visto che la gioia è così meravigliosa, visto che Dio vuole che abbiamo la gioia, visto che senza la gioia, non possiamo stare bene, e con la gioia, staremo molto, molto bene, visto tutto questo, ci porta a chiedere: allora, come possiamo avere la gioia? Che cosa ci ostacola da avere la gioia.
Vogliamo continuare il nostro studio nell’epistola ai Filippesi. Nel brano che vedremo oggi, iniziamo a considerare la gioia. Avremo molto più da vedere della gioia in un prossimo sermone.
Posso dire, anche se non è in questo brano, che due ostacoli alla gioia sono quando cerchiamo la gioia in un posto sbagliato, e poi, se abbiamo un peccato non confessato. In quei casi, non possiamo trovare la vera gioia. Possiamo avere tutto, ma se abbiamo peccato non confessato non possiamo avere la gioia. E se cerchiamo la gioia nel posto sbagliato, anche se riusciamo a raggiungere quello che cercavamo, non avremo la vera gioia.
Andiamo avanti oggi a considerare insieme Filippesi 4:1. Mentre leggiamo questo brano, tenete in mente che l’apostolo Paolo aveva profonda gioia, nonostante il fatto che la sua vita era piena di sofferenze terribili. Grazie a Dio, questo vuol dire che anche noi possiamo avere profonda gioia, qualsiasi siano i nostre problemi. Leggendo questo brano oggi, prego che possiamo capire meglio come avere la gioia. Poi, nel prossimo sermone, vedremo ancora di più come avere la gioia. Oggi, vogliamo considerare una parte grande della gioia di Paolo.
Con quello con introduzione, seguite mentre leggo Filippesi 4:1.
1 Perciò, fratelli miei cari e desideratissimi, gioia e corona mia, state fermi in questa maniera nel Signore, o carissimi. (Filippesi 4:1 LND)
Questo versetto comprende un comandamento, però prima e dopo il comandamento Paolo descrive chi sono questi credenti per lui. La parola “perciò” all'inizio del versetto va con il comandamento. Quindi, lo considereremo quando arriviamo al comandamento.
Per prima, consideriamo il cuore di Paolo per questi credenti. Ricordate che Paolo aveva grande e profonda gioia. In capitolo 3, Paolo ci comanda ad imitarlo. Perciò, consideriamo il cuore di Paolo nei confronti di questi credenti, perché aiuterà anche noi ad avere la profonda gioia che Paolo aveva.
Che cosa vediamo in questo versetto del cuore di Paolo nei confronti di questi credenti?
Prima di tutto, Paolo riconosce che questi credenti sono i suoi fratelli. La nostra gioia è strettamente legata al fatto di riconoscere che facciamo parte del corpo di Cristo, e che quindi, siamo famiglia. E per riconoscere quello, dobbiamo riconoscere che gli altri credenti sono i nostri fratelli e sorelle. Ovvero, dobbiamo amarli, devono essere preziosi a noi. È impossibile per un credente di avere vera gioia se non vedi gli altri credenti come veri fratelli e sorelle in Cristo, in modo da poter amarli profondamente, perché sono vera famiglia in Cristo.
Ricordate che ho detto prima che il peccato ostacola la gioia. È impossibile avere vera gioia se abbiamo peccato non confessato. Allora, la Bibbia ci comanda ripetutamente di amare il nostro prossimo, e soprattutto gli uni gli altri come credenti. Perciò, se noi non vediamo gli altri credenti come fratelli e sorelle, e non li amiamo veramente, stiamo peccato, e non possiamo avere la gioia.
Perciò, è importante che vediamo gli altri credenti nella nostra vita come fratelli e come sorelle. Paolo viveva così. E perciò, Paolo inizia questo brano chiamando questi credenti i suoi fratelli.
Poi, usa due aggettivi per descrivere chi erano per lui. Il primo è tradotto qui come cari, ma la parola greca è amati. Anzi, più che solo la parola amati, è un superlativo. In altre parole, vuol dire grandemente amati. Questi credenti erano grandemente amati da Paolo.
Paolo aveva un profondo amore per questi credenti. E se vogliamo assomigliare Cristo, per avere la vera gioia, anche noi dobbiamo avere un profondo amore gli uni per gli altri. Solo così possiamo avere la vera gioia. Quindi, la prima cosa che notiamo è che Paolo chiama questi credenti fratelli, e poi, amatissimi.
Inoltre, Paolo chiama questi credenti “desideratissimi”. Paolo desiderava grandemente di vedere questi credenti, di stare con loro, di avere comunione con loro, e aiutare loro spiritualmente. Il suo profondo amore per loro creava un profondo desiderio per loro.
Paolo aveva un desiderio simile per i credenti a Roma, perché voleva aiutare loro spiritualmente. Leggo Romani 1:10,11.
“10 chiedendo continuamente nelle mie preghiere che mi sia finalmente concessa dalla volontà di Dio l’opportunità di venire da voi, 11 perché io desidero grandemente vedervi per comunicarvi qualche dono spirituale, affinché siate fortificati.” (Romani 1:10-11 LND)
L’amore di Paolo per i credenti lo spingeva a desiderare tantissimo stare con loro, per essere un aiuto spirituale per loro.
Paolo era attirato ad essere una aiuto spirituale per le persone.
Noi viviamo in un mondo in cui le persone sono spesso attirati alle cose, o alle esperienze, o all'approvazione degli uomini. E nel mondo in cui viviamo, a causa di questo, spesso c'è poca vera gioia. Invece l'apostolo Paolo non era attirato alle cose, o alle esperienze, o all'approvazione degli uomini. L'apostolo Paolo aveva un grandissimo desiderio di stare con i credenti, credenti che egli amava profondamente, e per questo desiderava vederli per aiutarli a crescere in Cristo. Paolo viveva così, e Paolo aveva gioia. Anche noi dobbiamo vivere così se vogliamo la vera gioia.
La sua gioia e corona
Infatti, dopo aver descritto questi credenti come cari, ovvero amatissimi, e desideratissimi, Paolo dichiara che questi credenti sono la sua gioia e la sua corona. Io voglio la gioia che aveva Paolo. Tu vuoi la profonda gioia che Paolo aveva? Allora, consideriamo attentamente questo.
Paolo dichiara che questi credenti sono la sua gioia. Ma in che senso erano la sua gioia? Vedere loro dava grande gioia a Paolo perché Paolo vedeva la chiara opera di Dio in loro. Cioè, Paolo viveva con una prospettiva eterna. Paolo considerava quello che è veramente importante, e quello che non è veramente importante. Paolo sapeva che tutte le cose di questa vita passeranno. E perciò, sapevano che in realtà, ciò che è importante non sono le cose terrene che ben presto saranno dimenticate per sempre, ma piuttosto sono le cose di vero valore eterno. E non c'è nulla di più grande che la salvezza e la crescita spirituale di persone. Quindi, vedere Dio all’opera nelle persone portava immensa gioia a Paolo.
Per capire di più l'amore di Paolo per loro, e il motivo per cui aveva grande gioia in loro, voglio leggere di nuovo quello che abbiamo considerato all'inizio di questa serie su Filippesi. Ascoltate mentre leggo Filippesi 1:3-8. In quel brano, Paolo spiega il motivo per cui aveva gioia in questi credenti. Ascoltate.
3 Rendo grazie al mio Dio ogni volta che mi ricordo di voi, 4 pregando sempre con gioia per voi tutti in ogni mia preghiera, 5 per la vostra collaborazione nell’evangelo dal primo giorno fino ad ora, 6 essendo convinto di questo, che colui che ha cominciato un’opera buona in voi, la porterà a compimento fino al giorno di Gesù Cristo. 7 Ed è giusto che io pensi questo di voi tutti, perché vi ho nel cuore, voi che tanto nelle mie catene come nella difesa e conferma dell’evangelo, siete tutti partecipi con me della grazia. 8 Dio infatti mi è testimone, come io vi ami tutti con affetto sviscerato in Gesù Cristo. (Filippesi 1:3-8 LND)
Paolo aveva gioia per loro perché aveva un profondo amore per questi credenti, perché erano partecipi con lui della grazia di Dio. Paolo riconosceva che nulla è paragonabile ad essere salvati in Gesù Cristo. E perciò, trovava immensa gioia vedendo la chiara salvezza di questi credenti. In più, aveva grande gioia perché questi credenti collaboravano nell’evangelo con lui. Paolo sapeva che Dio avrebbe portato a compimento la sua opera in questi credenti. E perciò, sapendo che stava osservando in loro un'opera eterna e divina di Dio, Paolo aveva una profonda gioia per questo, a causa del suo profondo amore per loro.
Paolo sapeva che quando avrebbe concluso il suo pellegrinaggio sulla terra, e si troverebbe davanti a Gesù Cristo, tutte le prove e i piaceri di questa vita sarebbero salvati, mentre il fatto della salvezza di questi credenti sarebbe una gioia per lui per tutta l'eternità. E perciò, anche ora, mentre Paolo si trovava in prigione, in catene per Cristo, aveva profonda gioia mentre scriveva questa epistola, pensando all'opera eterna di Dio in questi credenti. Paolo cercava la sua gioia in quello che veramente vale, e in quello che durerà per sempre. Paolo cercava la sua gioia nell’opera eterna di Dio nella salvezza e nella crescita delle persone.
Ed è così che nel nostro brano di oggi Paolo poteva chiamare questi credenti gioia sua. Paolo trova profonda gioia in questi credenti. Questo, nonostante le prove e le sofferenze di Paolo.
La Corona di Paolo
Notate che Paolo dice anche che erano la sua corona. Leggo di nuovo la prima parte del versetto uno.
Perciò, fratelli miei cari e desideratissimi, gioia e corona mia,... (Filippesi 4:1 LND).
Paolo considerava questi credenti la sua corona. In che senso erano la sua corona?
Letteralmente, la parola corona descrive qualcosa che si porta sulla testa come simbolo di successo, onore e a volte autorità. Però, spesso viene usato in senso simbolico, come lo è qua.
La corona quindi descrive quello che porta onore a qualcuno. È quello che rappresenta il successo di quella persona. Per esempio, per un uomo che si impegna tanto per la carriera, lui considera il suo successo come la sua corona. Per un atleta, che si allena moltissimo, lui considera le gare che vince come la sua corona. Ci sono tante mamme che considerano i loro figli la loro corona. Per tanti, la loro corona è l’approvazione degli uomini. In realtà, la nostra corona e quello per cui viviamo, quello in cui ci impegniamo, è quello che secondo noi dà senso e valore alla nostra vita.
Perciò, quando Paolo dichiara che questi credenti, credenti grandemente amati da lui, credenti in cui trovava grande gioia, e possiamo aggiungere credenti in cui Paolo aveva investito, quando Paolo dichiara che erano la sua corona, vuol dire che per Paolo, quello che dava valore alla sua vita era di portare il frutto spirituale nella vita degli altri, come questi credenti.
Paolo capiva che quello che veramente dà senso alla vita, quello che veramente dà la vera gioia che dura, è di investire in quello che è eterno. Cioè, se noi investiamo in qualcosa che sarà persa per tutta l'eternità, non può darci la vera gioia, la gioia che dura. Invece, investendo in questi credenti, fortificando la loro fede in Cristo, Paolo trovava grande gioia in loro, e non solo, ma Paolo sapeva che all'arrivo di Gesù Cristo questi credenti sarebbero la sua corona!
Sapeva che la crescita che Dio avrebbe portato avanti in loro tramite l’impegno di Paolo sarebbe la sua corona davanti a Cristo.
Vi leggo quello che Paolo scrive ai credenti di Tessalonica, in cui aveva investito:
“18 Perciò abbiamo voluto, almeno io Paolo, non solo una ma ben due volte, venire da voi, ma Satana ce lo ha impedito. 19 Qual è infatti la nostra speranza, o gioia, o corona di gloria? Non siete proprio voi, davanti al Signor nostro Gesù Cristo alla sua venuta? Voi siete infatti la nostra gloria e gioia.” (1Tessalonicesi 2:18-20 LND)
Considerate questo. Paolo sta dichiarando che i credenti, in questo caso di Tessalonica, come anche quelli a Filippi, erano la sua corona davanti al Gesù Cristo alla sua venuta. In altre parole, la corona non era oggi, era alla fine della gara, quando Cristo ritorna.
In una gara atletica, non si riceve la corona prima della fine della gara. La corona viene dato alla FINE della gara. In una battaglia, non danno la corona della vittoria prima della fine della battaglia. Similmente, un agricoltore celebra la raccolta quando arriva la raccolta.
Paolo, vedendo chiaro frutto in questi credenti, vedendo che stavano crescendo in Cristo, vedendo l'opera che Dio aveva chiaramente iniziato in loro, Paolo riconosceva che erano la sua corona. Sapeva che il momento di ricevere la corona sarebbe al ritorno di Cristo, anche se poteva già gioire profondamente in questi credenti, vedendo l'opera di Dio in loro, sapendo che al ritorno di Cristo avrebbe avuto grande gioia nel presentare questi credenti a Cristo come frutto della sua vita.
Paolo non cercava una corona terrena, una corona corruttibile, piuttosto, Paolo si impegnava con tutto il suo cuore per una corona incorruttibile. Perché affaticare per quello che sarà persa, quando possiamo investire in quello che durerà per tutta l'eternità?
Qual è la tua corona?
Valutando questo, considerando la vita di Paolo, considerando che ogni corona terrena sarà persa per sempre, e solamente la corona di frutto spirituale durerà, è giusto chiedere a ciascuno: Tu, quale corona stai cercando? In che cosa stai cercando la tua gloria? In che cosa stai cercando quello che dà valore alla tua vita? In che cosa stai investendo?
Ognuno di noi sta cercando una corona, oppure, varie piccole corone. Ma è importante valutare se la corona che stiamo cercando veramente vale la pena. Quello per cui stai vivendo ha vero valore? La perderai, per sempre, che vuol dire che tutto il tuo impegno sarà sprecato?
Oppure, stai vivendo per l'eternità, ti stai impegnando per l'unico vero tesoro, quello che durerà per tutta la vita? Ti stai impegnando per portare frutto spirituale nelle vita di altri?
In Filippesi 3 troviamo il comandamento di imitare Paolo. Cari fratelli e sorelle, l'unica saggezza è di imitare Paolo, vivendo per una corona eterna. Questo vuol dire vivere per produrre frutto spirituale, aiutando altre persone a vedere più di Gesù Cristo e a crescere nella loro fede.
Quando viviamo per una corona terrena, quando viviamo per qualche premio terreno, per qualche vantaggio terreno, prima o poi resteremo eternamente delusi. Questo è perché ogni premio terreno, ogni corona terrena, sarà persa, per sempre.
Invece Paolo, vivendo per una corona terrena, non è stato deluso. Lui ha finito la sua corsa, ha finito la gara, ed è entrato nella presenza di Gesù Cristo con grande gioia, perché aveva portato frutto dell'eternità.
Se tu vuoi la vera gioia, la gioia che non ti deluderà, la gioia che non puoi mai perdere, allora, impegnati a vivere per la corona eterna, portando frutto spirituale, che vuol dire aiutando altri a vedere più di Gesù Cristo.
Paolo viveva così. Amava profondamente questi credenti, desiderava vederle, e li considerava la sua gioia, e la sua corona. Oh, che possiamo imitare Paolo in questo.
Prima di arrivare al comandamento che Paolo dà a questi credenti, e tramite la Bibbia a noi, voglio notare che alla fine di questo versetto, Paolo di nuovo chiama loro amatissimi. Infatti, la parola che in italiano è tradotta: “Carissimi”, in greco è esattamente la stessa parola che all'inizio del versetto era tradotta “cari”. Quindi, all'inizio del versetto Paolo dice fratelli miei amatissimi, e alla fine di questo versetto Paolo di nuovo li chiama amatissimi. Quanto è importante che veramente amiamo profondamente le persone che Dio mette nella nostra vita, in modo particolare i credenti, i fratelli e sorelle che Dio ci dà.
State fermi nel Signore
Ora che abbiamo considerato come Paolo vedeva questi credenti, consideriamo il comandamento che troviamo qua. Questo comandamento è estremamente importante per ognuno di noi, perché ci spiega come vivere la vita cristiana alla luce del ritorno di Gesù Cristo.
Leggo di nuovo il versetto 1.
1 Perciò, fratelli miei cari e desideratissimi, gioia e corona mia, state fermi in questa maniera nel Signore, o carissimi. (Filippesi 4:1 LND).
Prima di tutto, notate che il versetto inizia con la parola "perciò". Il comandamento in questo versetto è fondato sulla verità che Paolo aveva appena spiegato in capitolo 3, in cui Paolo aveva spiegato che la nostra cittadinanza è in cielo, non qui sulla terra, e che Gesù Cristo ritornerà per noi, e trasformerà i nostri corpi in corpi gloriosi come la sua. In altre parole, tutto qui passerà, e resteremo con Gesù Cristo per sempre.
Quindi, la cosa più importante della vita è di vivere in modo di essere pronti per il ritorno di Cristo. Visto che siamo solo di passaggio qui, e non siamo cittadini qua, ma piuttosto siamo cittadini di cielo, dovremmo assolutamente vivere per l'eternità. Dovremo sempre tenere in mente che siamo solo di passaggio qua, che questo mondo non è la nostra vera casa. Dovremmo sempre ricordare che apparteniamo al Gesù Cristo, il nostro re e Signore.
Il “perciò” in questo versetto indica quello. Indica che il motivo per cui dobbiamo ubbidire al comandamento che troviamo è perché siamo cittadini dal cielo, e Cristo sta per ritornare per noi.
Allora, qual è il comandamento? Il comandamento è quello che troviamo nella seconda parte del versetto. Leggo di nuovo il comandamento.
state fermi in questa maniera nel Signore, o carissimi. (Filippesi 4:1 LND).
Se ricordate, già in questa epistola, in Filippesi 1:27, Paolo aveva detto a loro di stare fermi. Vi leggo Filippesi 1:27,28.
“27 Soltanto, comportatevi in modo degno dell’evangelo di Cristo, affinché, sia che venga e vi veda, o che sia assente, oda nei vostri riguardi che state fermi in uno stesso spirito, combattendo insieme con un medesimo animo per la fede dell’evangelo, 28 senza lasciarvi spaventare in alcuna cosa dagli avversari; questo è per loro una prova di perdizione, ma di salvezza per voi, e ciò da parte di Dio.” (Filippesi 1:27,28 LND)
La frase “state fermi” vuol dire non mollare nella vita cristiana. Descrive una vita in cui si tiene gli occhi su Cristo, per non compromettere, per non cadere nel peccato, per non tornare indietro. Infatti, in qualunque cosa in cui ci impegniamo, l'unico modo di avere successo e andare bene è di stare fermi. Se un esercito vuole vincere una battaglia, deve stare fermo. Se uno studente vuole superare un corso, deve stare fermo nel studiare. Se i genitori vogliono fare un buon lavoro ad allevare i loro figli, devono stare fermi. Se uno vuole mettere su un'attività commerciale, per poter andare bene, deve stare fermo a fare le cose necessarie. Se uno vuole un matrimonio che funziona, deve stare fermo nell'impegnarsi a quel traguardo.
In ogni campo della vita, per avere buoni risultati, bisogna stare fermi. Quanto di più è importante per ogni credente di stare fermo nel cammino spirituale.
In questo versetto, Paolo chi comanda a stare fermi, e spiega la maniera in cui possiamo stare fermi, che è nel Signore.
Fermatevi ad afferrare questa verità importante.
L'unico modo di stare fermi è di non cadere nella vita cristiana è di stare aggrappati a Cristo. L'unico modo di stare fermi è di dimorare in Cristo. Non è possibile stare fermi nella nostra forza. Ci sono situazioni e circostanze troppo duri per noi. Le nostre forze non bastano. Infatti, una parte fondamentale di poter stare fermi nel Signore è di fortificarci nella sua potenza, la potenza della sua forza. Leggo il comandamento che Paolo ci dà da parte di Dio ed Efesini 6:10.
“Del resto, fratelli miei, fortificatevi nel Signore e nella forza della sua potenza.” (Efesini 6:10 LND).
Solamente se troviamo la nostra forza nel Signore possiamo stare fermi. Ed è per questo che Paolo chi comanda a stare fermi nel Signore. Solo così possiamo stare fermi in ogni tempesta, in ogni difficoltà, in ogni prova. E così, possiamo aspettare il ritorno di Gesù Cristo camminando in santità, e con pace.
Prima, ho chiesto a ciascuno di noi in che cosa tu stai cercando la tua corona. Adesso, ti chiedo di valutare se tu stai fermo nel Signore. Sei aggrappato a Gesù Cristo, veramente aggrappato, in modo che trovi in Lui la forza e la pace in ogni situazione, in ogni tempesta, in ogni prova? Se no, posso già dirti che non sei fermo, ma vacilli. Cadi. Però, ricordati che in Gesù Cristo, le nostre cadute sono inevitabili. Cioè, in Cristo Gesù siamo stati liberati dal peccato. E perciò, non siamo più schiavi del peccato. Grazie a Dio, in Gesù Cristo possiamo stare fermi, e resistere nelle prove.
Per esempio, , in Colossesi 1:17, nella sua preghiera per i credenti, Paolo prega:
11 fortificati con ogni forza, secondo la sua gloriosa potenza, per ogni perseveranza e pazienza, con gioia, (Colossesi 1:11 LND)
Prega che possiamo essere fortificati con ogni forza secondo la gloriosa potenza di Dio. E poi, dice che questo è per, ovvero che produce, ogni perseveranza e pazienza. Queste parole in greco descrivano resistere e restare fermi in mezzo alle tribolazioni e le prove.
Perciò, il modo di stare fermi in mezzo a tutte le difficoltà della vita è di stare fermi nel Signore, fortificarci nel Signore, guardare in avanti guardando al Signore.
Applichiamo tutto a noi
Il mio cuore è stato molto colpito da questo versetto. Prima di tutto, mi ha stimolato a voler amarvi ancora di più. Per assomigliare di più a Cristo, è fondamentale amare gli uni gli altri profondamente.
Tu, ami gli altri profondamente? Ricordate, l’amore non è un sentimento, il vero amore è un impegno. Tu ti impegni, di cuore, per la crescita degli altri? Hai un grandissimo desiderio di edificare gli altri credenti, che si vede nelle tue scelte, in come vivi? Se no, riconosci il tuo peccato, e torna a seguire Dio.
Poi, abbiamo visto che Paolo vedeva questi credenti come la sua gioia e la sua corona. In che che cosa stai cercando la tua gioia? Stai cercando la tua gioia in qualcosa della terra, qualcosa che prima o poi ti starà tolta? Oppure, stai cercando la tua gioia nelle cose di Dio, nella salvezza e nella crescita spirituale di altre persone?
Dove stai cercando la tua corona? Cerchi una corona terrena, qualcosa che perderai per tutta l’eternità^ Oppure, cerchi la corona che si riceverà davanti a Cristo, al suo ritorno, in base al frutto spirituale che la tua vita ha prodotto?
Infine, stai cercando la tua forza nel Signore, e nella forza della sua potenza, in modo che tu puoi stare fermo nel Signore, in ogni prova?
Oh, che possiamo seguire l’esempio di Paolo, per avere la gioia di Paolo, per avere una corona che non deluderà, e per amare gli uni gli altri profondamente, alla gloria di Dio.