Vi faccio una domanda: Le persone intorno a voi vivono pensando tutti i giorni al fatto che Gesù arriverà senza preavviso per giudicare il mondo? Pensano al giudizio, e che saranno giudicati per poi passare l’eternità, o con Cristo, o, in tormento eterno? Pensano a questo cose?
Guardando intorno a noi, è evidente che la grande maggioranza delle persone non pensa al ritorno di Gesù Cristo.
Però, prima che puntiamo il dito agli altri, è importante riconoscere che spesso, nemmeno noi pensiamo abbastanza al ritorno di Gesù Cristo. Cioè, conosciamo intellettualmente che Gesù Cristo ritorna, e che tutto qui passerà. Ma molto spesso non teniamo in mente questa verità. E perciò, ripetutamente nella Bibbia troviamo insegnamenti che ci esortano a vegliare, ad essere pronti.
Questo è quello che leggiamo in Matteo 24:38-42. In questo brano, Gesù ci avverte che le persone non pensano al suo ritorno, e ci esorta a vivere alla luce di quel ritorno. Seguite mentre leggo quel brano.
“38 Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio, le persone mangiavano, bevevano, si sposavano ed erano date in moglie, fino a quando Noè entrò nell’arca; 39 e non si avvidero di nulla, finché venne il diluvio e li portò via tutti; così sarà pure alla venuta del Figlio dell’uomo. 40 Allora due saranno nel campo; uno sarà preso e l’altro lasciato. 41 Due donne macineranno al mulino, una sarà presa e l’altra lasciata. 42 Vegliate dunque, perché non sapete a che ora il vostro Signore verrà.” (Matteo 24:38-42 LND)
Anche se tanti non pensano al ritorno di Cristo, noi dovremmo pensarci, tutti i giorni, per non sprecare la vita, per non vivere male. Solo se teniamo in mente l’eternità, e che dobbiamo apparire davanti a Gesù Cristo, possiamo vivere saggiamente in questa vita.
Nel nostro ultimo sermone in Filippesi 2, abbiamo letto il comandamento di compiere la nostra salvezza con timore e tremore. Grazie a Dio, quel brano continua, e ci ricorda che è Dio che opera in noi il volere e l'operare, in base al suo beneplacito. Però, dobbiamo noi impegnarci a compiere la nostra salvezza con timore e tremore, ma anche riposarci nella verità che Dio è all’opera in noi.
Oggi, vogliamo continuare in Filippesi 2. Rileggo i versetti 12 e 13 per contesto, e poi, andremo avanti. Iniziando nel versetto 14, Paolo ci spiega un aspetto importante di come compiere la salvezza con timore e tremore, e come vivere così ci fa essere luce per le persone intorno a noi.
Seguite mentre leggo, iniziando con Filippesi 2:12.
“12 Perciò, miei cari, come mi avete sempre ubbidito non solo quando ero presente, ma molto più ora che sono assente, compite la vostra salvezza con timore e tremore, 13 poiché Dio è colui che opera in voi il volere e l’operare, per il suo beneplacito. 14 Fate ogni cosa senza mormorare e senza dispute, 15 affinché siate irreprensibili e integri, figli di Dio senza biasimo in mezzo ad una generazione ingiusta e perversa, fra la quale risplendete come luminari nel mondo, 16 tenendo alta la parola della vita, affinché nel giorno di Cristo abbia di che gloriarmi, per non aver corso invano né invano faticato.” (Filippesi 2:12-16 LND)
I versetti 14 a 16 insegnano un aspetto importante di come compiere la salvezza con timore e tremore. Seguite attentamente mentre leggo di nuovo il versetto 14.
“14 Fate ogni cosa senza mormorare e senza dispute,” (Filippesi 2:14 LND)
Questo è un comandamento molto importante.
Prima di tutto, il comandamento è di fare ogni cosa senza mormorare e senza dispute. Non basta cercare di vivere così ogni tanto. Piuttosto, questo comandamento riguarda ogni campo della vita, ogni decisione, ogni conversazione, e ogni azione. Dobbiamo fare tutto, tutti i giorni, senza mormorare e senza dispute.
Sarebbe assurdo pensare che basta ubbidire a volte. Che assurdo sarebbe dire ad un coniuge che dovrebbe essere fedele la maggioranza del tempo. Che assurdo sarebbe dire ad una persona che non dovrebbe rubare tutti i giorni, implicando che andrebbe bene ogni tanto. Che assurdo sarebbe dire che di solito bisogna dire la verità, come se andasse bene mentire ogni tanto. Chiaramente, in tutti questi esempi, l'ubbidienza deve essere costante. Il peccato è gravissimo, anche se è solo ogni tanto. Quindi, è importante fare OGNI COSA senza mormorare e senza dispute.
Questo comandamento riguarda tutta la vita, riguarda ogni momento, ogni situazione. In ogni situazione dobbiamo evitare i gravi peccati del mormorare e del disputare.
Consideriamo questi due peccati.
Dio ci comanda di non mormorare mai. Mormorare è un peccato estremamente grave. Mormorare è una forma di lamentarci, e quindi, questo comandamento comprende entrambi di questi peccati. Mormorare vuol dire parlare a bassa voce contro qualcosa, vuol dire esprimere scontentezza. Si può mormorare con altri, e si può mormorare da solo. Mormorare rivela un cuore scontento, che non accetta quello che la provvidenza di Dio ha permesso nella vita.
Visto che è la provvidenza di Dio che gestisce tutti gli avvenimenti nella vita, ogni volta che mormoriamo è una forma di criticare Dio stesso.
Spesso, tendiamo a mormorare contro chi ha autorità su di noi. È per quello che si brontola contro lo Stato e contro i datori di lavoro. Poi, mormoriamo contro chiunque ci crea problemi, o non fa le cose come vorremmo noi. Perciò, mormoriamo contro il coniuge, contro i figli, contro i genitori, però, contro chiunque ci dà fastidio e ci crea problemi. Mormoriamo del traffico, del lavoro, del tempo, di tutto!
Questo peccato è molto comune, ma è anche molto, molto grave.
Prima di tutto, mormorare o lamentarsi è il frutto di un cuore pieno d'orgoglio. Uno che è umile non può mormorare. L'umiltà e il mormorare non possono coesistere. Il mormorare è sempre un frutto dell'orgoglio. Ricordate che l'orgoglio ci tiene lontani da Dio. Dio è vicino agli umili, e resiste ai superbi. Dio è lontano da chi mormora.
Effettivamente, quando mormoriamo, è perché crediamo di meritare più di quanto abbiamo ricevuto. Il nostro orgoglio è offeso, perché crediamo di meritare belle cose, anziché i problemi o le cose difficile che ci sono arrivati. Così siamo scontenti e mormoriamo.
Ma in realtà, che cosa meritiamo? Quando consideriamo l’assoluta santità di Dio, e quanto abbiamo peccato contro di Lui, e ricordiamo che ogni bene, in realtà, viene da Dio, allora, riconosceremo che non meritiamo alcun bene. Meritiamo solo sofferenza e il male. Invece, Dio, nella sua grande grazia, ci benedice grandemente.
Mormorare è innalzare il pugno contro la provvidenza di Dio, credendo che meritiamo meglio di quello che Dio ci ha dato tramite le circostanze e le persone nella nostra vita.
Perciò, mormorare è un gravissimo peccato. Prima di tutto, è negare la santità e la gloria di Dio, e la gravità dei nostri peccati.
Inoltre, mormorare vuol dire non riconoscere la grazia che riceviamo da Dio. Il fatto di credere di meritare più di quello che abbiamo ricevuto è negare che viviamo per grazia.
In realtà, Dio ci tratta con tanta bontà, anziché con il tormento eterno che meritiamo. Quando mormoriamo, quando ci lamentiamo, stiamo alzando un pugno a Dio come se Egli fosse ingiusto! Cioè, visto che è Dio che gestisce gli avvenimenti della nostra vita, visto che ogni bene viene da Dio, e ogni bene è una grazia, perché noi non meritiamo il bene, quando le circostanze non vanno come vogliamo, quando non riceviamo i beni che avremmo voluto ricevere, non solo materiale, ma di come vanno le circostanze, e quando come reazione ci lamentiamo o mormoriamo, stiamo criticando Dio, stiamo indirettamente accusando Dio di essere ingiusto nei nostri confronti, come se avrebbe dovuto darci meglio di quello che abbiamo ricevuto.
Fratelli e sorelle, riconoscete che è un gravissimo peccato mormorare.
Mormorare è criticare Dio, mormorare è negare che si serve la grazia. Inoltre, mormorare vuol dire non essere riconoscente. Vuol dire non glorificare Dio. E vuol dire non amare il nostro prossimo come noi stessi.
E perciò, in questo versetto, Dio ci comanda a non mormorare mai, ovvero, di fare ogni cosa senza mormorare.
Senza dispute
Inoltre, in questo versetto, Dio comanda a fare ogni cosa senza dispute. Disputare vuol dire litigare, scontrare verbalmente con altri. Dio ci comanda a fare ogni cosa senza dispute. Scontrare verbalmente è sempre un peccato. Questo non vuol dire che saremo sempre d'accordo, non vuol dire che non si può discutere differenze. Ma questo descrive un atteggiamento scontroso. Disputare rivela orgoglio nel cuore. Quando c'è umiltà, quando c'è vero amore per il nostro prossimo, non si può disputare. Si può discutere, ma con pace e calma. Quindi, il fatto di compiere la nostra salvezza con timore e tremore vuol dire evitare ogni forma di mormorare, e ogni forma di disputare.
Visto che questi sono peccati gravissimi, è importante per ciascuno di noi di esaminare la propria vita, per vedere se ci sono questi peccati. Tu, ti trovi mai mormorando, lamentandoti, essendo scontento delle tue circostanze? Questo è un gravissimo peccato. Se riconosci di essere colpevole di questo, hai bisogno di umilmente confessare il tuo peccato a Dio, per tornare ad essere in comunione con Lui. Similmente, a ciascuno chiedo se tu tendi a disputare con altri. Se una persona scontrosa? Tendi a scontrarti con altri? Se sì, sappi che questo è un peccato grave, e che hai bisogno di riconoscerlo, confessarlo, e abbandonarlo.
Essere luce nel mondo
Quando ubbidiamo a questi comandamenti, quando viviamo con mansuetudine e amando il nostro prossimo, con un giusto timore di Dio, allora, saremo irreprensibile e integri, saremo luci in questo mondo di tenebre. Leggo di nuovo dal versetto 14 a 16.
“14 Fate ogni cosa senza mormorare e senza dispute, 15 affinché siate irreprensibili e integri, figli di Dio senza biasimo in mezzo ad una generazione ingiusta e perversa, fra la quale risplendete come luminari nel mondo, 16 tenendo alta la parola della vita, affinché nel giorno di Cristo abbia di che gloriarmi, per non aver corso invano né invano faticato.” (Filippesi 2:14-16 LND)
Questi versetti che dichiarano una realtà meravigliosa, un privilegio immenso, che ci permette di avere una vita che vale veramente.
La vita è una fatica, la vita è piena di difficoltà, di sofferenza, di tristezza. La vita è piena di tante cose che feriscono. Eppure, se si vive per quello che il mondo dà, tutta la fatica è invano, non porta a nulla che vale veramente.
Che cosa può rendere questa vita ricca e soddisfacente? L'unica cosa che veramente può rendere la vita pienamente soddisfacente è quanto la nostra vita conta per l'eternità! E questi versetti ci dichiarano che quando camminiamo con timore e tremore davanti a Dio, facendo ogni cosa senza mormorare e senza dispute, allora, noi saremo usati da Dio per essere luci in questo mondo di tenebre. Questo dà senso alla vita!
Notate che il versetto 15 dichiara che quando noi camminiamo così, senza mormorare o disputare, saremo irreprensibile e integri. Essere irreprensibile vuol dire non soggetti ad essere accusati di nulla per quanto riguarda il nostro comportamento. Cioè, vuol dire avere un comportamento corretto e giusto che ci protegge da qualunque accusa valida. Essere integri vuol dire puri, innocenti, un comportamento giusto in ogni campo della vita.
Le parole “senza biasimo” vuol dire senza colpa. Sappiamo che nessuno riesce a camminare perfettamente senza mai peccare. Però, possiamo camminare in santità, e quando cadiamo possiamo subito riconoscere e confessare quel peccato, per tornare a camminare in santità. In quel senso, possiamo essere irreprensibile, senza biasimo.
Questo brano dichiara quello che è evidente se guardiamo intorno a noi, cioè, che viviamo in mezzo ad una generazione ingiusta e perversa. Il nostro mondo è pieno di peccato, e in realtà, eravamo noi pienamente parte di quel mondo. Più volte, la Bibbia dichiara che noi eravamo morti nei nostri peccati, dichiara che noi, come gli altri, eravamo figli d'ira. Per grazie, senza alcun merito nostro, ma solo per la grazia di Dio, Dio ci ha salvati, trasportandoci dal mondo delle tenebre al regno del suo Figlio, Gesù Cristo! Ora, siamo figli della luce, ma viviamo ancora in mezzo a questa generazione ingiusta e perversa.
Se dimentichiamo che siamo stati salvati da quel mondo per grazia, allora, possiamo essere aggravati, e frustrati, vivendo in questo mondo. Invece, ricordando che anche noi facevamo parte di questo mondo di tenebre, possiamo essere ricolmi di gioia riconoscendo la grazia di Dio. Inoltre, possiamo avere un grande cuore che desidera la salvezza degli altri, come anche noi siamo stati salvati per grazia.
Luminari nel mondo
Fratelli e sorelle, se noi siamo in Gesù Cristo, se siamo fra quelli che Dio ha strappato dalle tenebre, allora, Dio ci chiama a risplendere come luminari nel mondo. Dio ci chiama ad essere la luce del mondo. Leggo le parole di Gesù Cristo in Matteo 5:14-16.
“14 Voi siete la luce del mondo; una città posta sopra un monte non può essere nascosta. 15 Similmente, non si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candeliere, perché faccia luce a tutti coloro che sono in casa. 16 Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, affinché vedano le vostre buone opere e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli".” (Matteo 5:14-16 LND)
Leggiamo una cosa simile in Efesini 5:8.
“Un tempo infatti eravate tenebre, ma ora siete luce nel Signore; camminate dunque come figli di luce.” (Efesini 5:8 LND)
Che immensa responsabilità, ma allo stesso tempo, che grande privilegio. Noi, che eravamo nelle tenebre, ora, in Gesù Cristo, possiamo risplendere come luminari nel mondo. Possiamo essere luce in questo mondo di tenebre. Quanto è importante che camminiamo come figli di luce, in ogni campo della vita.
Il mondo è pieno di tenebre, il mondo è ingiusto e perverso. Il mondo ha bisogno di vedere la luce, e Dio ci comanda a camminare in modo che noi siamo la luce del mondo. Facciamo questo quando camminiamo in santità, in modo irreprensibile e con integrità, non mormorando mai, e non disputando.
Guardiamo ancora il versetto 16. Ve lo leggo di nuovo.
“16 tenendo alta la parola della vita, affinché nel giorno di Cristo abbia di che gloriarmi, per non aver corso invano né invano faticato.” (Filippesi 2:14-16 LND)
Quanto camminiamo in santità, con umiltà, allora, teniamo alta la parola della vita. La Parola della vita è il messaggio del Evangelo, che dà vita a chi si ravvede e crede in Gesù Cristo. Noi siamo stati salvati per mezzo della parola della vita. Noi possiamo tenere alta questa parola con il nostro cammino di santità e umiltà. Possiamo tenere alta la parola della vita in questa generazione ingiusta e perversa.
Quando camminiamo in santità, quando camminiamo umilmente, le persone vedranno Cristo in noi, e le persone vedranno la veracità della Parola di Dio. Le nostre vite dimostrano la realtà della Parola di Dio.
Ministero di Paolo
Iniziando nella seconda parte del versetto 16, fino al versetto 18, Paolo descrive il suo ministero, e quello che era la sua viva speranza. Leggo i versetti 16 al 18.
“16 tenendo alta la parola della vita, affinché nel giorno di Cristo abbia di che gloriarmi, per non aver corso invano né invano faticato. 17 Ma anche se sono versato in sacrificio e servizio della vostra fede, ne gioisco e me ne rallegro con tutti voi. 18 Similmente gioite anche voi e rallegratevi con me.” (Filippesi 2:16-18 LND)
Abbiamo visto nel sermone precedente che un motivo per cui dobbiamo ubbidire a Dio è perché Gesù Cristo ritornerà per giudicare il mondo. In quel giorno, avremo grande gioia se possiamo presentarci davanti a Cristo con il frutto di una vita che è stata dedicata a Lui. Cioè, poter presentarci davanti a Cristo con frutto spirituale, sarà una fonte di gioia che durerà per tutta l'eternità!
Allora, in questo brano Paolo esorta i credenti come vivere, e poi spiega che egli desidera poter gloriarsi in loro, nel giorno di Cristo. Facendo così, non avrà corso invano, né invano faticato.
Vi spiego questo. Ognuno di noi si impegna in qualcosa. La vita è una fatica. Corriamo tutti. La domanda è se corriamo per qualcosa che porta veri benefici, oppure, se corriamo per qualcosa che sarà persa per sempre. Ci fatichiamo per quello che porta veramente vero beneficio, oppure, per quello che perderemo per sempre?
Se viviamo per ottenere cose terrene, come così materiale, oppure la gloria degli uomini, o i piaceri di questa vita, allora, alla fine, perderemo tutto. E perciò, correre per ottenere cose della terra, e faticarci per guadagnare qualcosa che il mondo ci offre, vuol dire correre invano, vuol dire faticarci in vano. Vuol dire impegnarci con tanto impegno per qualcosa che non può soddisfare il cuore, ma molto peggio, che sarà perso per sempre.
Pensate a Paolo.
Paolo si dedicava totalmente a portare l’Evangelo ad altri, e poi ad aiutare coloro che Dio salvava a crescere. Ovvero, Paolo si dedicava per portare frutto eterno. Lo faceva anche nella vita di questi credenti.
Allora, Paolo, pensando al ritorno di Cristo, voleva gloriarsi in loro, ovvero, voleva presentare loro a Gesù Cristo come frutto della sua vita. Questo sarebbe un grande beneficio per Paolo, ma ugualmente un grande beneficio per loro.
Se uno vive per le cose terrene, allora, tutta la fatica della vita sarà per cose che si perdono per sempre. Invece, viviamo per Gesù Cristo, la fatica della vita porterà ad una ricompensa di infinito valore, che durerà per tutta l’eternità.
Questo è meraviglioso, questo è incredibile!
Ad ognuno chiedo: tu stai vivendo per quello che vale veramente? Stai investendo in quello che porterà una ricompensa eterna? Stai vivendo per produrre frutto spirituale negli altri? Solo quello dura.
Prego di sì.
Paolo si sacrificava per loro
Notate nel versetto 17 che Paolo era contento di essere sacrificato per loro. Leggo di nuovo quel versetto.
“17 Ma anche se sono versato in sacrificio e servizio della vostra fede, ne gioisco e me ne rallegro con tutti voi.” (Filippesi 2:17)
Il senso di questo brano è che Paolo era pronto ad essere sacrificato al punto della morte per la loro fede. Infatti, la frase greca che viene tradotta come “versato in sacrificio” descrive un tipo di sacrificio liquido che veniva versato per terra, quindi, completamente assorbito dalla terra. Quindi, usare quella termine indicava arrivare alla morte. Paolo stava dicendo che era pronto a impegnarsi fino alla morte per la loro fede.
Il punto di Paolo qua è che per lui, anche arrivare alla morte per fortificare la loro fede era un privilegio, una gioia grande. E noi sappiamo che Paolo è arrivato alla morte a causa del suo servizio. Paolo aveva grande gioia in questo, e incoraggiava anche loro a gioire con lui. Cioè, per Paolo, il fatto di poter fortificare la loro fede, e quindi, di compiere qualcosa di valore eterno, era motivo di grande gioia. Infatti, essere usati da Dio per aiutare gli altri ad avere fede in Gesù Cristo è la cosa più stupenda che un essere umano può fare. Nulla può darci una gioia più grande che essere usati per uno scopo eterno.
Notate che Paolo dice che essere speso o sacrificato per la loro fede sarebbe un motivo di gioia per lui, ma anche per loro. Paolo si impegnava per aiutare gli altri ad avere la vera gioia.
Ascoltate mentre leggo 2Corinzi 1:24, e 2Corinzi 2:3.
“Non già che dominiamo sulla vostra fede, ma siamo collaboratori della vostra gioia, perché voi state saldi per fede.” (2Corinzi 1:24 LND)
“E vi ho scritto in quel modo affinché, alla mia venuta, non avessi tristezza da coloro che dovrebbero rallegrarmi, avendo fiducia in voi tutti che la mia gioia è quella di voi tutti.” (2Corinzi 2:3 LND)
Se la nostra gioia è quella vera, che viene da Dio, allora, anche coloro che aiutiamo a trovare Dio e a crescere in Lui possono gioire con noi. Infatti, l'impegno di Paolo non era un impegno egoista, ma piuttosto era un impegno che portava gloria a Dio, e gioia sia a lui che a coloro che lui aiutava a conoscere Dio.
Nel versetto 18, Paolo li esorta a gioire con lui nel frutto spirituale che Dio stava provvedendo nelle loro vite. Leggo i versetti 17 e 18.
“17 Ma anche se sono versato in sacrificio e servizio della vostra fede, ne gioisco e me ne rallegro con tutti voi. 18 Similmente gioite anche voi e rallegratevi con me. (Filippesi 2:17,18 LND)
Paolo parla della grande gioia che aveva, sacrificando per loro, e poi, esorta loro ad avere grande gioia, insieme a lui, per il frutto che Dio produceva in loro.
Se tu vuoi vera gioia, una gioia profonda, una gioia duratura, una gioia che non può deluderti, allora, impegnati a crescere in Cristo, e ad aiutare altri a crescere nella fede in Gesù Cristo. Impegnati al punto di fatica, impegnati al punto di sacrificarti, perché nessun sacrificio, nessuna fatica, è troppo in confronto con la gioia che possiamo avere quando Dio si serve di noi per portare frutto spirituale nella vita di altri.
In Giovanni 15, Gesù Cristo ci parla della necessità di dimorare in Lui per poter portare molto frutto. E poi, dopo aver spiegato come avere una vita che porta molto frutto, Gesù dichiara in Giovanni 15:11:
“Vi ho detto queste cose, affinché la mia gioia dimori in voi e la vostra gioia sia completa.” (Giovanni 15:11 LND)
Se vuoi la gioia, impegnati a vivere per portare frutto spirituale nella vita degli altri.
Allora
Prima di chiudere, una parola a chi non ha Gesù Cristo. Tu vuoi la gioia. Ti impegni, in quello che pensi soddisferà il tuo cuore.
In questo brano, Paolo ci aiuta a capire che avremo la gioia solo quando la nostra vita è spesa per qualcosa con valore eterno. Solamente una vita spesa per Gesù Cristo può portare la vera gioia. La tua vita senza Cristo sarà una vita spesa in vana. Senza Cristo tutte le fatiche della vita sono vane. In Gesù Cristo c’è perdono, in Gesù Cristo c’è la vita eterna. A te che non hai Cristo dico: riconosci il tuo peccato, riconosci che davanti a te c’è il giudizio, e corre a Cristo per il perdono.
A chi ha Gesù Cristo dico: Dio ci chiama compiere la nostra salvezza con timore e tremore. Una parte di quello è di fare ogni cosa senza mormorare e disputare. Riconosce quanto grave è il peccato di mormorare, ovvero, di essere scontenti delle tue circostanze. Umiliati davanti a Dio, e con mansuetudine, accetta quello che la provvidenza di Dio ti dà. Cammina con umiltà. Vive in pace con gli altri.
Grazie a Dio per il privilegio di essere luci nel mondo. Eravamo noi nelle tenebre. Dio ci ha liberati. Ora, in Gesù Cristo, possiamo essere luci. Viviamo come luci, pregando di poter portare altri alla luce. Camminiamo umilmente davanti a Dio, accettando con pace quello che Egli ci dà. Aspettiamo il ritorno di Cristo. Amen.