In 1Giovanni leggiamo che i comandamenti di Dio non sono gravosi. Uno dei motivi per cui non sono gravosi è perché Dio non ci dà solamente i comandamenti, ma ci dà anche delle motivazioni che possono stimolarci a ubbidire ai comandamenti. Quindi, mentre è importante per noi di conoscere i comandamenti di Dio, è anche importantissimo per noi conoscere e ricordare le motivazioni per cui ubbidire a Dio. Infatti, se non teniamo in mente le motivazioni che Dio ci dà, cadremo.
Nel nostro studio di Filippesi, siamo in capitolo 2, che ci sta dando delle motivazioni per cui dovremmo camminare in santità, secondo i comandamenti di Dio. Cioè, non solo ci dà comandamenti, ma ci spiega delle motivazioni che dovrebbero stimolarci a camminare secondo quei comandamenti. Vi elenco queste motivazioni.
Nel versetto 1, come motivazioni Paolo ci ricorda di alcuni benefici potenti che abbiamo in Cristo. Leggo di nuovo Filippesi 2:1,2.
“1 Se dunque vi è qualche consolazione in Cristo, se qualche conforto d’amore, se qualche comunione di Spirito, se qualche tenerezza e compassione, 2 rendete perfetta la mia gioia, avendo uno stesso modo di pensare, uno stesso amore, un solo accordo e una sola mente...” (Filippesi 2:1,2 LND)
In quel brano, la motivazione che Dio ci dà è la consolazione, il conforto di amore, la comunione di Spirito, e la tenerezza e compassione che abbiamo ricevuto in Cristo. Infatti, se riflettiamo su questi benefici meravigliosi, diventa una fortissima motivazione di camminare in santità con Dio.
Poi, nei versetti 5 a 8, Paolo ci dà come motivazione il sacrificio di Gesù Cristo per noi, la sua incarnazione e il fatto che è andato alla croce. Leggo questi versetti.
“5 Perciò, abbiate in voi lo stesso sentimento che è stato in Cristo Gesù, 6 il quale, essendo in forma di Dio, non considerò rapina l’essere uguale a Dio, 7 ma annichilì se stesso, prendendo la forma di servo, divenendo simile agli uomini; 8 e, trovato nell’esteriore simile ad un uomo, abbassò se stesso, divenendo ubbidiente fino alla morte e alla morte di croce.” (Filippesi 2:5-8 LND)
Questa è una fortissima motivazione. Se consideriamo l'immensità del sacrificio di Gesù Cristo per poter salvarci, certamente, ci stimola moltissimo a vivere per Cristo. Cioè, considerare il fatto che Cristo Gesù ha lasciato la gloria per diventare uomo, per poter pagare la condanna per i nostri peccati, considerare seriamente quello che Gesù ha fatto per noi, l'immensità del suo amore, considerare che Dio Padre lo avrebbe mandato a sacrificarsi così per noi peccatori, se noi teniamo questo in mente, diventa una fortissima motivazione che ci stimola a vivere pienamente per Gesù Cristo. Ricordare quello che Cristo ha fatto per noi diventa una fortissima motivazione di camminare in ubbidienza, a causa di un profondo desiderio di ringraziare Colui che ha fatto questo per noi.
Poi, nei versetti 9 al 11, Paolo ci dà una terza motivazione per vivere in ubbidienza a Dio, ricordandoci che Gesù Cristo ritornerà al mondo per giudicare tutti, compreso noi. Leggo i versetti 9 ad 11.
“9 Perciò anche Dio lo ha sovranamente innalzato e gli ha dato un nome che è al di sopra di ogni nome, 10 affinché nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio delle creature celesti, terrestri e sotterranee, 11 e ogni lingua confessi che Gesù Cristo è il Signore, alla gloria di Dio Padre.” (Filippesi 2:9-11 LND)
In questi versetti, quando Paolo parla del fatto che ogni ginocchio si piegherà davanti a Gesù Cristo, e ogni lingua confesserà che Gesù Cristo è il Signore, Paolo sta parlando del giudizio finale. Sta parlando di quando Gesù Cristo ritornerà, e noi tutti dovremo presentarci davanti a lui, per rendere conto della nostra vita. Ogni essere umano mai vissuto dovrà presentarsi davanti a Gesù Cristo. Sarà proprio al giudizio finale che ogni ginocchio si piegherà davanti a Gesù Cristo.
E quindi, il fatto che dobbiamo presentarci davanti a Gesù Cristo vuol dire che dovremmo vivere alla luce di questo giudizio imminente! Che forte motivazione di avere una vita di santità.
In 2Corinzi 5, Paolo parla di questo giudizio, e come il fatto di sapere di questo giudizio dovrebbe guidare come viviamo giorno per giorno. Leggo 2Corinzi 5:9-11.
“9 Perciò ci studiamo di essergli graditi, sia che abitiamo nel corpo, sia che partiamo da esso. 10 Noi tutti infatti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo, affinché ciascuno riceva la retribuzione delle cose fatte nel corpo in base a ciò che ha fatto, sia in bene che in male. 11 Conoscendo dunque il timore del Signore, persuadiamo gli uomini, e siamo conosciuti da Dio, or io spero di essere conosciuto anche dalle vostre coscienze.” (2Corinzi 5:9-11 LND)
Fratelli e sorelle, dobbiamo comparire davanti a Gesù Cristo! Dobbiamo comparire davanti Gesù Cristo per essere giudicati, per ricevere la retribuzione delle cose che abbiamo fatto in questi anni nel corpo, in base a quello che abbiamo fatto, sia in bene che male! Perciò, dobbiamo avere timore del Signore. Dobbiamo capire che la cosa più importante della vita è di non dover vergognarci quando ci troveremo davanti a Gesù Cristo! Dall'altro lato, che immensa GIOIA sarà comparire davanti a Gesù Cristo se abbiamo vissuto guardando a Lui! Quindi, il fatto del ritorno di Gesù Cristo, il fatto che ci sarà il giudizio finale, il fatto che ci sarà la retribuzione per tutto quello che abbiamo fatto in questa vita, è una motivazione immensa di vivere per Cristo!
Quindi, qui in Filippesi 2 troviamo questi tre motivi per cui dovremo vivere costantemente per Gesù Cristo. Oggi, iniziando nel versetto 12, vogliamo considerare in che modo la motivazione che Gesù Cristo sta per ritornare per giudicare il mondo dovrebbe influenzarci. Seguite mentre leggo Filippesi 2:9-13. Che Dio ci aiuti a comprendere la realtà del ritorno di Gesù Cristo.
“9 Perciò anche Dio lo ha sovranamente innalzato e gli ha dato un nome che è al di sopra di ogni nome, 10 affinché nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio delle creature celesti, terrestri e sotterranee, 11 e ogni lingua confessi che Gesù Cristo è il Signore, alla gloria di Dio Padre. 12 Perciò, miei cari, come mi avete sempre ubbidito non solo quando ero presente, ma molto più ora che sono assente, compite la vostra salvezza con timore e tremore, 13 poiché Dio è colui che opera in voi il volere e l’operare, per il suo beneplacito.” (Filippesi 2:9-13 LND)
Il versetto 12 ci insegna come vivere, alla luce del ritorno di Gesù Cristo per giudicarci. Lo leggo ancora.
“12 Perciò, miei cari, come mi avete sempre ubbidito non solo quando ero presente, ma molto più ora che sono assente, compite la vostra salvezza con timore e tremore,” (Filippesi 2:12 LND)
Questo versetto inizia con la parola “perciò”. Ricordate che “perciò” è una parola molto importante, perché lega quello che viene dopo con quello che è stato detto prima. In questo caso, il perciò fa riferimento al fatto che Gesù Cristo ritornerà per giudicare, quando ogni ginocchio si piegherà davanti a lui e ogni lingua confesserà che Egli è il Signore.
È molto importante vedere i comandamenti di come vivere insieme alle motivazioni per cui dobbiamo vivere così. Se non teniamo entrambi in mente, i comandamenti possono sembrare pesanti e gravosi. È estremamente importante legare sempre i comandamenti con quello che Dio ci dichiara come motivazione.
Allora, alla luce del fatto che Gesù Cristo ritornerà per giudicare tutti, come dovremmo vivere?
Prima di tutto, in questo versetto, notate che Paolo dice “come mi avete sempre ubbidito”. Poi, il comandamento principali di questo versetto è compite, compite la vostra salvezza. Perciò, Paolo sta mettendo insieme ubbidire a lui come apostolo, e compiere la salvezza.
È molto importante capire questo. Il modo di compiere la nostra salvezza è di ubbidire ai comandamenti che Dio ci dà. Questa ubbidienza non è quello che ci salva, però, dimostra la realtà della salvezza. L'ubbidienza ai comandamenti di Dio è un frutto della vera salvezza. Senza l'ubbidienza, non c'è questo frutto. Uno che non cammina in ubbidienza ai comandamenti di Dio non può dire che è salvato. La fede senza le opere è una fede morta. La vera fede che salva produce le opere, e l'ubbidienza è l'opera principale della fede. Abrahamo credette a Dio, e perciò, quando fu comandato ad andare a sacrificare suo figlio Isacco, ubbidì subito. Questo dimostrava la realtà della sua fede.
Perciò, è importante capire che la salvezza avviene per fede in Gesù Cristo. Però, la vera fede, la fede vivente, l'unica fede che salva, è una fede che produce opere, la prima essendo l'ubbidienza ai comandamenti di Dio.
Ubbidire per conto nostro
Leggo la prima parte del versetto 12 ancora. Ascoltato attentamente.
“12 Perciò, miei cari, come mi avete sempre ubbidito non solo quando ero presente, ma molto più ora che sono assente…” (Filippesi 2:12 LND)
Qua, è importante notare che Paolo parlava di come avevano ubbidito quando lui era presente. Ma adesso, li esorta ad ubbidire ancora di più che lui non c'è più.
In questo, c'è una lezione molto importante per noi come credenti. Certamente, è una grazia da Dio quando Egli ci provvede delle persone che possono spronarci e incoraggiarci nel nostro cammino. Questa è da Dio, ed è da ascoltare e crescere quando abbiamo persone così nella nostra vita.
Però, è assolutamente essenziale e anche fondamentale che ogni vero credente si impegna a camminare in ubbidienza per conto proprio, anche quando non ci sono persone nella nostre vite che lo stimolano. Cioè, quando Paolo era lì con loro, in un certo senso, avendo le esortazioni di Paolo giorno per giorno, posso immaginare che era molto più facile per loro di pensare alle cose di Cristo, ed essere stimolati ad ubbidire. Ma adesso che non c'era Paolo, e non c'era il suo stimolo, dovevano impegnarsi per conto loro. Ed era essenziale per loro di fare questo.
Per quanto gli stimoli che possiamo ricevere da altre persone sono buoni, e sono un dono da Dio, non dobbiamo mai dipendere da essi. Dobbiamo arrivare ad avere l'autodisciplina per stimolarci da soli ad andare avanti nella vita cristiana, ogni giorno, con o senza stimoli da altri.
Perciò, in questo versetto Paolo esorta loro, e tramite la Bibbia noi, ad ubbidire, oppure, come dice qua, a compiere la loro salvezza, molto più ora che lui è assente. Cioè, Paolo dà apprezzamento per il fatto che avevano sempre ubbidito quando lui era presente. Ora che lui non era presente, esorta loro ad impegnarsi molto di più per compiere la loro salvezza, con timore e tremore.
Perciò, la domanda per ciascuno di noi è se ci stiamo impegnando molto di più, anche senza stimoli esterni, per compiere la nostra salvezza? Valuta questo nella tua vita.
Compiere la nostra salvezza
Leggo il versetto 12 ancora.
“12 Perciò, miei cari, come mi avete sempre ubbidito non solo quando ero presente, ma molto più ora che sono assente, compite la vostra salvezza con timore e tremore,” (Filippesi 2:12 LND)
Adesso, consideriamo che cosa vuol dire “compiere la nostra salvezza”. Cioè, sappiamo che Gesù Cristo ha compiuto la nostra salvezza quando è morto e risuscitato. Allora, in che senso possiamo noi compiere la nostra salvezza, visto che Gesù ha già compiuto tutto?
Consideriamo la parola “compiuto”.
Quando Gesù era sulla croce, alla fine delle ore in cui aveva subito l'ira di Dio per il nostro peccato, gridò: “è compiuto!”, come leggiamo in Giovanni 19:30.
“Quando Gesù ebbe preso l’aceto disse: "È compiuto". E, chinato il capo, rese lo spirito.” (Giovanni 19:30 LND)
La parola “compiuto” in quel versetto è la parola che spesso viene tradotta “perfetto”, (teleos) e qua vuol dire completo, pagato pienamente. Si usa per descrivere un uomo maturo, un uomo completo che non manca nulla, un debito pagato pienamente.
Invece qua in Filippesi 2, la parola usata per “compiere” è tutta un'altra parola (katergazomai). Questa parola vuol dire compiere, impegnarsi per arrivare ad un certo risultato. Questa parola parla dell'impegno, mentre la parola in Giovanni 19:30 descrive un debito completamente pagato. Quindi, sono due parole diverse.
Tornando al comandamento in Filippesi 2:12, Dio ci comanda di impegnarci a portare a completezza la nostra salvezza. Ma in che senso dobbiamo impegnarci noi a compiere la nostra salvezza, visto che Cristo ha compiuto tutto sulla croce?
Allora, Cristo ha pagato il debito per i nostri peccati. Per mezzo di Cristo, siamo stati giustificati pienamente in Cristo, con la sua giustizia. Per mezzo di Cristo abbiamo accesso a Dio Padre, e abbiamo un nuovo cuore.
Però, la vera salvezza produce la santificazione. Da un lato, Dio ci santifica. Però, dobbiamo anche noi santificarsi.
La vera salvezza produce sempre la santificazione. La vera salvezza produce sempre un cuore cambiato che persevererà nella salvezza. Non c'è salvezza per chi non persevera. Leggo Colossesi 1:21-23.
“21 E voi stessi, che un tempo eravate estranei e nemici nella mente con le vostre opere malvagie, 22 ora vi ha riconciliati nel corpo della sua carne, mediante la morte, per farvi comparire davanti a sé santi, irreprensibili e senza colpa, 23 se pure perseverate nella fede, essendo fondati e fermi senza essere smossi dalla speranza dell’evangelo che voi avete udito e che è stato predicato ad ogni creatura che è sotto il cielo e di cui io Paolo, sono divenuto ministro.” (Colossesi 1:21-23 LND)
Quel brano parla della salvezza, compiuto da Gesù Cristo, però, solo per chi persevera nella fede, essendo fondati e fermi senza essere smossi dalla speranza dell'evangelo. Quindi, è essenziale comprendere che la vera salvezza, un'opera compiuta da Dio nel cuore di una persona, produce un cuore nuovo, che persevera nella salvezza.
E allora, compiere la salvezza vuol dire impegnarci nella santificazione. Senza la santificazione, uno non vedrà Dio, ovvero, non sarà ammesso dalla presenza di Dio, e non è veramente salvato. Vi leggo Ebrei 12:14. La parola procacciare qui è una parola molto forte, che descrive un impegno grandissimo.
“Procacciate la pace con tutti e la santificazione, senza la quale nessuno vedrà il Signore,” (Ebrei 12:14 LND)
Notate attentamente che senza la santificazione, nessuno vedrà il Signore, che è un modo di descrivere la salvezza. In altre parole, se uno non viene santificato, se uno non cresce nel santificazione, il frutto nella sua vita indica che quella persona non è veramente salvata. Non c'è vera salvezza senza la santificazione!
Riassumendo, la salvezza è 100% fondata su Gesù Cristo. È tutto un'opera di Cristo. Però, la vera salvezza sempre produce un impegno nella persona salvata a crescere nella santificazione. E noi dobbiamo impegnarci con tutto il nostro cuore a compiere la nostra salvezza, a rendere chiaro che siamo veramente salvati. Per esempio, in 2Pietro 1:10, troviamo un comandamento di impegnarci per rendere sicura la nostra vocazione e la nostre elezione, ovvero, per rendere sicura la nostra salvezza. Attenzione, non sta dicendo che ci dobbiamo impegnare per arrivare alla salvezza. Non potremmo mai salvarci con il nostro impegno. Piuttosto, il nostro impegno rende sicura, rende visibile e certa la nostra salvezza. Leggo 2Pietro 1:10.
“Perciò, fratelli, sforzatevi sempre maggiormente di rendere sicura la vostra vocazione ed elezione perché, facendo queste cose, non inciamperete mai.” (2Pietro 1:10 LND)
Se uno dichiara di essere salvato, però, non si sente il dovere di impegnarsi, se non ha timore e tremore, ma vive senza un impegno nella santificazione, in realtà, egli non ha alcun frutto chiaro di essere veramente salvato. Infatti, in realtà l'evidenza visto nell'atteggiamento di quella persona implica che probabilmente non è veramente salvata.
Perciò, voglio esortare ciascuno di voi a non prendere per scontato la salvezza, ma piuttosto, vedendo l'opera di Cristo sulla croce per noi, e sapendo che sta per ritornare per giudicarci, esorto ciascuno ad impegnarsi con tutto il cuore a crescere nella santificazione, per avere chiaro frutto che Gesù ha cambiato il suo cuore.
Cioè, la salvezza è tutto! Senza la salvezza, si perde l'anima eternamente. In quel caso, nulla giova. Se uno DICE di avere la salvezza,, ma non c’è frutto che sia vero, se la sua cosiddetta fede non produce una trasformazione nella sua vita, quella persona non dovrebbe pensare di essere salvata. La vera salvezza cambia il cuore, e produce un cuore che persevera. E questo brano è un'esortazione di perseverare, e i veri salvati ascolteranno.
Con timore e tremore
Voglio leggere ancora il versetto 12, dove Paolo spiega con quale cuore dovremmo impegnarci molto di più a compiere la nostra salvezza. Leggo.
“ 12 Perciò, miei cari, come mi avete sempre ubbidito non solo quando ero presente, ma molto più ora che sono assente, compite la vostra salvezza con timore e tremore,” (Filippesi 2:12 LND)
Notate che Paolo ci comanda a compiere la nostra salvezza con timore e tremore, che descrive un aspetto del cuore fondamentale per un vero credente. Volta dopo volta la Bibbia parla di avere timore di Dio.
Per avere i timore dovuto a Dio, dobbiamo riconoscere quanto il nostro peccato è terribile. Dobbiamo tenere in mente che dobbiamo rispondere a Cristo per tutto quello che abbiamo fatto mentre viviamo nel corpo. Dobbiamo tenere in mente la santità assoluta di Cristo. Ricordate che la salvezza non è mai da prendere con leggerezza.
Per esempio, conosciamo bene quello che Gesù dichiara in Matteo 7:21-23. Quanto sarà terribile per coloro che prendono per scontato la loro salvezza. Leggo.
“21 Non chiunque mi dice: "Signore, Signore" entrerà nel regno dei cieli; ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. 22 Molti mi diranno in quel giorno: "Signore, Signore, non abbiamo noi profetizzato nel tuo nome, e nel tuo nome scacciato demoni e fatte nel tuo nome molte opere potenti?" 23 E allora dichiarerò loro: "Io non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, voi tutti operatori di iniquità".” (Matteo 7:21-23 LND)
Queste persone erano convinte di essere salvate, ma su quali basi? Comprendiamo da quello che dicono che presumevano di essere salvati in base alle grandi opere che loro avevano compiuto. Si capisce che confidavano nelle opere che avevano compiuto nel nome di Cristo. Avrebbero piuttosto dovuto confidare nell'opera di Gesù Cristo.
È grande stoltezza prendere per scontato la propria salvezza quando non c'è chiaro frutto, e quando non c'è crescita nella santificazione. È stoltezza presumere di essere salvato, in base alle opere che uno fa, anziché in base all'opera di Gesù Cristo.
Quindi, il senso di avere timore e tremore nel compiere la salvezza è di riconoscere che serve chiaro frutto per avere evidenza della salvezza, e solo avendo quel frutto possiamo avere pace.
Attenzione però, questo timore e timore non è la stessa cosa di avere paura di non essere salvato. La salvezza non è fondata su quello che facciamo noi. La salvezza è fondata totalmente e unicamente su quello che ha fatto Gesù Cristo per noi sulla croce. Il timore e tremore è quel timore e tremore giusto che ci spinge ad impegnarci nella santificazione per avere chiaro frutto della salvezza, frutto che rende sicura e visibile la nostra vocazione ed elezioni. Però, la nostra speranza è pienamente in Gesù Cristo e la sua opera sulla croce.
E perciò, quando guardiamo a Gesù Cristo come la nostra giustizia, risultato dell’amore di Dio per noi, non dobbiamo avere paura del giudizio. Vi leggo 1Giovanni 4:18.
“Nell’amore non c’è paura, anzi l’amore perfetto caccia via la paura, perché la paura ha a che fare con la punizione, e chi ha paura non è reso perfetto nell’amore.” (1Giovanni 4:18 LND)
Quindi, mentre dobbiamo impegnarci con timore e tremore per compiere la nostra salvezza, per crescere nella santità, NON dobbiamo avere paura per il giudizio, piuttosto, dobbiamo porre tutta la nostra speranza in Gesù Cristo, e vedere in LUI la nostra giustizia.
Quindi, la vita cristiana è una vita di gioia e di pace, confidando totalmente in Gesù Cristo. Guardando a Cristo, possiamo abbondare di ringraziamento per quello che Gesù Cristo ha fatto.
Allo stesso tempo, la vita cristiana è un cammino in cui abbiamo il timore e tremore giusto davanti a Dio, riconoscendo che è essenziale che ci impegniamo noi, che ci perseveriamo, per avere il chiaro frutto che la vera salvezza produce sempre.
L'opera di Dio
Le verità nel versetto 12 sono estremamente importanti, e chi le ignora non ha frutto di essere veramente salvato. Però, grazie a Dio, ci sono anche le verità del versetto 13, che ci danno un’immensa consolazione. Leggo i versetti 12 e 13 insieme.
“12 Perciò, miei cari, come mi avete sempre ubbidito non solo quando ero presente, ma molto più ora che sono assente, compite la vostra salvezza con timore e tremore, 13 poiché Dio è colui che opera in voi il volere e l’operare, per il suo beneplacito.” (Filippesi 2:12-13 LND)
Mentre il versetto 12 ci esortava ad impegnarci a compiere la nostra salvezza con timore e tremore, ovvero rendere chiara e visibile la salvezza compiuta da Gesù Cristo, il versetto 13 ci dichiara una verità immensa ed estremamente incoraggiante! Questa verità può darci grande gioia e incoraggiamento, e può anche proteggerci dall’orgoglio.
Come abbiamo visto, noi dobbiamo impegnarci con tutto il nostro cuore a compiere la nostra salvezza, con timore e tremore. Però, dobbiamo anche tenere sempre in mente che è Dio che è in noi, operando il volere e l'operare della nostra salvezza, e questo fa per il suo beneplacito, ovvero, in base alla sua bontà.
Noi dobbiamo impegnarci, con timore e tremore. Però, possiamo avere grande pace quando sappiamo e teniamo in mente che Dio e all'opera in noi.
Prima di tutto, Dio opera in noi il volere. In altre parole, Dio opera in noi, dandoci il volere, ovvero, il desiderio di avere più di Cristo, il desiderio di camminare in santità, il desiderio di dare gloria a Dio. Il nostro volere per più di Dio viene da Dio.
Nella carne, questo non è il nostro volere. L'uomo nella carne ha un volere contrario alla volontà di Dio. Ascoltate Romani 8:5-7.
“5 Infatti coloro che sono secondo la carne volgono la mente alle cose della carne, ma coloro che sono secondo lo Spirito alle cose dello Spirito. 6 Infatti la mente controllata dalla carne produce morte, ma la mente controllata dallo Spirito produce vita e pace. 7 Per questo la mente controllata dalla carne è inimicizia contro Dio, perché non è sottomessa alla legge di Dio e neppure può esserlo.” (Romani 8:5-7 LND)
È importante capire che l'uomo naturale non può veramente voler vivere per Dio. È Dio che opera in noi il volere, cioè il desiderio di vivere per Dio, il desiderio per la santificazione. Grazie a Dio per questo! Grazie a Dio che egli cambia il nostro cuore. Grazie a Dio che le tante volte che il nostro cuore comincia raffreddarsi, Dio è all'opera per completare la sua opera in noi, dandoci il volere.
Poi, Dio opera in noi anche l'operare. L'operare è la capacità spirituale di poter vivere la vita cristiana. Cioè, senza l'opera di Dio in una persona, l'uomo naturale non può piacere a Dio. Non può compiere vere opere per Dio. È spiritualmente morto. La nostra capacità viene da Dio. Però, Dio non solo opera l’operare in noi il giorno della salvezza. Dio continua ad operare in noi, giorno per giorno, anno per anno, dandoci l'operare, ovvero, la capacità e la forza spirituale di poter vivere in Cristo.
Confrontiamo questo con quello che l'apostolo Paolo dichiari in Romani 7:18, che descrive la sua condizione appena prima della salvezza. Notate quello che Paolo dice per quanto riguarda la sua capacità di fare del bene. Leggo.
“Infatti io so che in me, cioè nella mia carne, non abita alcun bene, poiché ben si trova in me la volontà di fare il bene, ma io non trovo il modo di compierlo.” (Romani 7:18 LND)
Prima della salvezza, Paolo voleva fare del bene, voleva veramente seguire Dio. Ma non trovava in se stesso il modo di compierlo. Non aveva la capacità. Ed è lo stesso con noi. È solo quando Dio opera in noi il volere e l'operare che possiamo vivere veramente per Cristo.
Perciò, una parte di avere questo operare in noi è di fortificarci sempre nel Signore. Leggo Efesini 6:10.
“Del resto, fratelli miei, fortificatevi nel Signore e nella forza della sua potenza.” (Efesini 6:10 LND)
La nostra forza spirituale viene da Dio, come anche il volere in noi.
Allora, la verità che Dio opera in noi il volere e l’operare è un grande aiuto in due modi. Prima di tutto, riconoscere che è Dio che opera in noi il volere e l'operare è un immenso incoraggiamento. Se guardiamo solo a noi stessi, per forza saremo estremamente scoraggiati. Quante volte cadiamo. E perciò, sapendo e ricordando che Dio opera in noi il volere e l'operare è un grande incoraggiamento, in modo che possiamo andare avanti con pace a compiere la nostra salvezza con timore e tremore
Inoltre, conoscere e ricordare questa verità è un grande aiuto perché ci protegge dall'orgoglio. Cioè, se noi crediamo che siamo noi che camminiamo bene, siamo noi che facciamo passi avanti, che dipende tutto da noi, il nostro cuore, così propenso a peccare, facilmente cade di nuovo nell'orgoglio. Invece, riconoscendo e ricordando che Dio opera in noi il volere e l'operare ci protegge da quel terribile orgoglio. Grazie a Dio per questa verità, grazie a Dio che Egli è colui che opera in noi il volere e l'operare. E fa questo per il suo beneplacito, ovvero per la sua bontà nei nostri confronti.
Conclusione
Perciò, finora in Filippesi 2 abbiamo visto tre motivi per cui dobbiamo impegnarci con tutto il cuore nella vita cristiana. Oggi, in base al fatto che Gesù Cristo sta per ritornare, e dobbiamo comparire davanti a Lui per essere giudicati, Paolo ci esorta a compiere la nostra salvezza con timore e tremore. Gesù Cristo ha pagato il nostro debito, e siamo giustificati in Lui. Però, dobbiamo noi impegnarci nella santificazione, che è un frutto che siamo veramente salvati. Impegniamoci con timore e tremore.
Però, grazie a Dio, non dobbiamo turbarci. La salvezza è un’opera di Dio. Dobbiamo impegnarci, ma è Dio che opera in noi il volere e l’operare. A DIO tutta la gloria. Siamo sicuri in Cristo.
Prego che queste verità possono guidare i nostri pensieri e le nostre vite. Grazie a Dio che Egli opera in noi il volere e l’operare. Viviamo alla luce del ritorno di Gesù Cristo.