Stiamo guardando il libro di Apocalisse, questo libro è la rivelazione che Dio ci ha dato tramite l’Apostolo Giovanni, per farci sapere come sarà la fine del mondo e per aiutarci a conoscere Dio di più. È molto importante che sappiamo e che ricordiamo, come sarà la fine del mondo, soprattutto in quei momenti nella vita, quando sembra che tutto va male. Se non sapessimo come finirà tutto, sarebbe facile perderci d’animo. Invece, quando ricordiamo come tutto finirà, possiamo avere gioia in mezzo alle prove più difficili. Perciò, è importante conoscere le verità che riguardano il futuro e Dio ce le rivela in Apocalisse ed altri libri della Bibbia.
Nell’ultimo insegnamento, abbiamo considerato le verità intorno a Gesù che sono rivelate nei primi versetti di Apocalisse. Abbiamo visto che Gesù Cristo ritornerà al mondo in gloria e grande potere, non più per offrire salvezza al mondo, ma per giudicare il mondo. Chi sarà già salvato sarà accolto da Gesù e chi non sarà già salvato al momento del ritorno di Gesù sarà condannato eternamente. Quando Gesù ritornerà, non verrà di nascosto, gli occhi di ogni persona nel mondo Lo vedranno. Questo Gesù Cristo è il Dio che ha creato tutto, Egli è il Signore dei signori, il Re dei re, il Sovrano su tutto.
v.9 Giovanni, nostro fratello
Nei primi versetti di Apoc., Giovanni aveva spiegato che questo libro è la rivelazione di Gesù Cristo che Dio diede per mostrare ai suoi figli le cose che devono avvenire. Nel brano che vogliamo considerare oggi, Apocalisse 1:9-11, Giovanni spiega come è avvenuta questa rivelazione. Sarà utile per noi considerare quello che egli dichiara in questi versetti.
Leggiamo v.9
Io, Giovanni, vostro fratello e vostro compagno nella tribolazione, nel regno e nella costanza in Gesù, ero nell’isola chiamata Patmos a causa della Parola di Dio e della testimonianza di Gesù.
Vorrei che consideriate attentamente come Giovanni si descrive in questo versetto: “Io, Giovanni, vostro fratello e vostro compagno...”.
Giovanni è molto più di un personaggio storico del lontano passato, è nostro fratello e nostro compagno; egli è uno di noi. Abbiamo uno stretto legame con lui ed egli lo descrive in questo versetto. Il legame che ci unisce con Giovanni supera il tempo, supera qualsiasi differenza di cultura, supera differenze di lingua, supera qualsiasi altra differenza.
Quindi, quando leggiamo quello che Dio ci rivela tramite Giovanni, ricordiamo che Giovanni è nostro fratello e compagno.
È molto importante notare in che senso Giovanni è nostro fratello, egli stesso ce lo spiega in questo versetto.
Io, Giovanni, vostro fratello e vostro compagno nella tribolazione, nel regno e nella costanza in Gesù, ero nell’isola chiamata Patmos a causa della parola di Dio e della testimonianza di Gesù.
Giovanni è nostro fratello e nostro compagno in Cristo in tre aspetti, che fanno parte della vita di ogni vero credente. Questi sono:
1) la tribolazione in Cristo2) il regno in Cristo3) la costanza in Gesù.
Ogni vero credente, cioè ogni persona che veramente accoglie Gesù Cristo e diventa un figlio di Dio, durante il suo tempo di vita sulla terra, partecipa alla tribolazione, al regno e alla costanza in Gesù Cristo. Consideriamo ognuno di questi aspetti della vita in Cristo.
la tribolazione in Cristo
Consideriamo prima la tribolazione in Cristo Gesù. Dio dichiara, volta dopo volta che, chi ha Gesù Cristo, avrà in questa vita tribolazione a causa Sua.
Chiaramente, chi non ha Cristo avrà anche lui delle tribolazioni ma la differenza è che chi vive in Cristo avrà, durante questa vita, tribolazioni a causa del Suo nome. Per questo, Giovanni dichiara che è nostro fratello e compagno nella tribolazione.
Leggiamo qualche versetto che ci parla della tribolazione per chi ha Cristo.
1Pietro 4:12,13 Carissimi, non vi stupite per l’incendio che divampa in mezzo a voi per provarvi, come se vi accadesse qualcosa di strano. Anzi, rallegratevi in quanto partecipate alle sofferenze di Cristo, perché al momento della rivelazione della sua gloria possiate rallegrarvi ed esultare.
Qui, Pietro ci dichiara che non dovremmo spaventarci a causa dell’incendio, cioè delle prove, che divampano in mezzo a noi. Qual è lo scopo di questo incendio, di queste sofferenze? Servono per provarci! Dio ci manda le prove, che qui vengono chiamate “incendio”, per verificare la nostra fede. Dio vuole fortificare la nostra fede, allora, ci manda la tribolazione giusta, affinché la nostra fede sia fortificata. Allora, possiamo rallegrarci in quanto possiamo partecipare alle sofferenze di Cristo. Solo Lui ha sofferto per il peccato e nessuno può partecipare a quella sofferenza però, la sofferenza di Cristo nell’ edificazione del suo corpo (la Sua chiesa) richiede anche della tribolazione e noi possiamo partecipare a quella sofferenza. Questa partecipazione adesso vuol dire che possiamo rallegrarci ed esultare quando Cristo Gesù ritornerà.
Filippesi 1:27-29 Soltanto, comportatevi in modo degno del vangelo di Cristo, affinché, sia che io venga a vedervi sia che io resti lontano, senta dire che state fermi in uno stesso spirito, combattendo insieme con un medesimo animo per la fede del vangelo, per nulla spaventati dagli avversari. Questo per loro è una prova evidente di perdizione; ma per voi di salvezza; e ciò da parte di Dio. Perché vi è stata concessa la grazia, rispetto a Cristo, non soltanto di credere in Lui, ma anche di soffrire per Lui.
Siamo salvati per grazia. Parliamo molto di questo, ed è giusto farlo però, non solo abbiamo ricevuto la grazia di credere in Cristo, ma abbiamo anche ricevuto la grazia di soffrire per Lui perché la sofferenza fa parte della vita in Cristo. Non dobbiamo sopportare la sofferenza con la nostra forza ma nella nostra debolezza. Come Dio ci ha dato la grazia di credere in Cristo, ci ha dato anche la grazia di soffrire per Cristo, questo vuol dire che, nonostante quanto grande possa essere la sofferenza, sarà sempre sopportabile, perché abbiamo la grazia da Dio per la sofferenza che Lui permette. Possiamo, quindi, rallegrarci di poter partecipare alle sofferenze per Cristo.
La sofferenza è una parte della tribolazione che Giovanni menziona in Apocalisse. Ogni vero credente avrà da soffrire per Cristo, in un modo o nell’ altro e Giovanni dichiara che egli è nostro fratello e compagno nella tribolazione in Cristo.
Leggiamo ancora della tribolazione in Cristo in Filippesi 3:8-10. Qui è l’apostolo Paolo che parla.
Filippesi 3:8-10 Anzi, a dire il vero, ritengo che ogni cosa sia un danno di fronte all’eccellenza della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore, per il quale ho rinunciato a tutto; io considero queste cose come tanta spazzatura al fine di guadagnare Cristo 9 e di essere trovato in lui non con una giustizia mia, derivante dalla legge, ma con quella che si ha mediante la fede in Cristo: la giustizia che viene da Dio, basata sulla fede. 10 Tutto questo allo scopo di conoscere Cristo, la potenza della sua risurrezione, la comunione delle sue sofferenze, divenendo conforme a lui nella sua morte,
Notiamo l’ultima frase di questa brano:
v.10 Tutto questo allo scopo di conoscere Cristo, la potenza della sua risurrezione, la comunione delle sue sofferenze, divenendo conforme a lui nella sua morte, per giungere in qualche modo alla risurrezione dei morti.
Paolo aveva considerato tutto quello che era stato importante per lui, come spazzatura a confronto del privilegio e dela gioia di conoscere Cristo, di conoscere la potenza della Sua risurrezione, la comunione delle Sue sofferenze. Paolo, sotto la guida di Dio, sapeva che un aspetto della vita cristiana è di soffrire per il nome di Cristo, la vita cristiana comprende anche tribolazioni. Questo è un grande privilegio perché vuol dire avere anche questa comunione con Cristo.
Dio ci insegna che la tribolazione e la sofferenza, che fanno parte della vita cristiana, non sono paragonabili con la gioia e i privilegi di conoscere Cristo.
Romani 8:16-18 Lo Spirito stesso attesta insieme con il nostro spirito che siamo figli di Dio. Se siamo figli, siamo anche eredi; eredi di Dio e coeredi di Cristo, se veramente soffriamo con lui, per essere anche glorificati con lui. Infatti, io ritengo che le sofferenze del tempo presente non siano paragonabili alla gloria che dev’essere manifestata a nostro riguardo.
La sofferenza che abbiamo durante la nostra vita cristiana sulla terra, non è paragonabile alla gloria che ci sarà a nostro riguardo per tutta l’eternità. La sofferenza dura per un tempo limitato mentre la gloria sarà per tutta l’eternità, possiamo, dunque, sopportare la sofferenza perché Dio è con noi, e abbiamo la Sua grazia.
Ci sono tanti, tanti altri brani che c’ insegnano che la vita cristiana comprende anche sofferenze per Cristo, ovvero, tribolazioni in Cristo, però anche che queste tribolazioni servono per fortificare la nostra fede e saranno motivo di grande gioia quando Cristo sarà manifestato.
Allora, possiamo comprendere di più il senso di Giovanni quando dichiara che egli è nostro fratello e compagno nella tribolazione in Cristo, come ogni vero credente, egli partecipa con noi alle sofferenze in Cristo.
Io prego che possiamo rallegrarci quando abbiamo da soffrire per Cristo, sapendo che Dio è all’opera in noi tramite la sofferenza e che tutto ciò porterà alla gloria quando Cristo sarà manifestato.
compagno nel regno in Cristo
Non solo Giovanni è il nostro compagno e fratello nella tribolazione in Cristo, ma egli è anche nostro compagno e fratello nel regno di Cristo.
Apocalisse 1:9 Io, Giovanni, vostro fratello e vostro compagno nella tribolazione, nel regno e nella costanza in Gesù, ero nell’isola chiamata Patmos a causa della parola di Dio e della testimonianza di Gesù.
Fratelli, dobbiamo fermarci per meditare su questa meravigliosa verita! Noi, come Giovanni, facciamo parte del regno di Cristo. Cioè, Gesù Cristo è il grande Re dei re, il Signore dei signori. Il mondo non Lo riconosce ancora ma Egli sarà manifestato nella Sua gloria e potenza quando ritornerà. Noi, allora, possiamo gioire e rallegrarci di questa meravigliosa verità. Noi, insieme con Giovanni, facciamo parte di questo meraviglioso regno.
Giovanni scrisse questo quando era prigioniero a causa della sua testimonianza riguardo a Cristo. Ma egli sapeva che Cristo regnava.
Dobbiamo ricordare che Cristo ha pieno controllo di quello che succede nella nostra vita, sia quando le cose vanno bene, sia quando vanno male, leggiamo due brani che dimostrano questo.
Nel libro degl’ Atti, troviamo quello che è successo a Paolo durante il suo ministerio, in tante occasioni egli dovette subire gravi sofferenze per il vangelo. Leggiamo quello che Cristo rivelò a Paolo in due occasioni diverse.
Atti 18:9-10, Paolo si trovava a Corinto, una città molto pagana e aveva, nei mesi antecedenti questo avvenimento, subito molte opposizioni in altre città. Una notte, il Signore disse in visione a Paolo: Non temere, ma continua a parlare e non tacere; perché io sono con te, e nessuno ti metterà le mani addosso per farti del male; perché io ho un popolo numeroso in questa città.
In questo caso, Gesù promise a Paolo che nessuno gli avrebbe fatto del male in quella città, perché così era la volontà di Cristo, il Re.
Più avanti, Paolo è oltreggiato e maltrattato a Gerusalemme, in Atti 23:11, Cristo avverte Paolo di quello che gli sarebbe successo a Roma. la notte seguente, il Signore si presentò a Paolo e gli disse: Fatti coraggio; perché come hai reso testimonianza di me a Gerusalemme, così bisogna che tu la renda anche a Roma.
In altre parole, come Cristo aveva permesso che Paolo fosse oltreggiato e imprigionato a Gerusalemme, stava per permettere la stessa cosa a Roma.
Gesù Cristo regna e aveva pieno controllo della vita di Paolo a Corinto, fece in modo che nessuno potesse fare del male a Paolo. Cristo aveva anche totale controllo della vita di Paolo a Gerusalemme e a Roma, e permise che Paolo venne arrestato e lasciato in prigione. È importante capire che Cristo è il RE, Egli ha pieno controllo. Chi è salvato partecipa al regno di Cristo, il nostro Signore e Salvatore è il Re dei re. Egli compie tutta la Sua volontà in noi e nessuno può ostacolare l’opera di Cristo in noi. Egli opera in tutto per il nostro bene!
Il regno di Cristo esiste già, ma non è ancora manifestato, cioè, evidente al mondo; dobbiamo camminare per fede, sapendo che il nostro Signore è il Re. Che giorno meraviglioso sarà quando Egli sarà manifestato al mondo come Re. Fratelli e sorelle, io prego che possiamo rallegrarci e che partecipiamo, insieme con Giovanni, al regno di Cristo!
nella costanza
La terza cosa di cui Giovanni è fratello e compagno con noi, è la costanza in Cristo. v.9
Io, Giovanni, vostro fratello e vostro compagno nella tribolazione, nel regno e nella costanza in Gesù.
Cosa vuol dire Giovanni, che è nostro fratello e compagno nella costanza in Cristo Gesù? La costanza in Cristo vuol dire tenere gli occhi su di Lui, anche in mezzo alla tribolazione che abbiamo durante il nostro soggiorno su questa terra.
La costanza è un aspetto fondamentale della vita cristiana, se non c’è costanza non c’è vera salvezza. Quando Dio salva qualcuno veramente, cambia il suo cuore. Ci saranno difficoltà, ci saranno prove, ma chi è veramente figlio di Dio cammina per fede. Ecco perché la Bibbia ci esorta, volta dopo volta, alla costanza nel nostro cammino con Cristo.
Colossesi 1:21-23 E voi, che un tempo eravate estranei e nemici a causa dei vostri pensieri e delle vostre opere malvagie, ora Dio vi ha riconciliati nel corpo della carne di lui, per mezzo della sua morte, per farvi comparire davanti a sé santi, senza difetto e irreprensibili, se appunto perseverate nella fede, fondati e saldi e senza lasciarvi smuovere dalla speranza del vangelo che avete ascoltato,.
Qui la perseveranza, ovvero la costanza, è nominata come un apetto fondamentale della vera salvezza.
Ebrei 3:6 ma Cristo lo è come Figlio, sopra la sua casa; e la sua casa siamo noi se manteniamo ferma sino alla fine la nostra franchezza e la speranza di cui ci vantiamo.
Siamo parte della casa di Cristo se manteniamo ferma sino alla fine la nostra franchezza e la speranza in Lui, la costanza in Cristo fa parte della vera vita in Gesù. Chi non mostra vera costanza, non mette in evidenza di avere veramente la salvezza. Giovanni qui dichiara che è nostro fratello e compagno nella tribolazione, nel regno, e nella costanza in Cristo che fanno parte della vita di Cristo.
Ci sono tribolazioni, come abbiamo visto, però Cristo è il Re e perciò non dobbiamo perderci d’animo quando ci troviamo tribolati. Infatti, chi ha Cristo come Re dovrebbe sempre guardare a Cristo, e così avere costanza. Cari miei, sforziamoci di avere sempre costanza nel vivere per fede in Cristo. Chi spera in Cristo non sarà mai deluso, non vacilliamo ma camminiamo sempre in avanti, guardando a Cristo. Questa è la costanza in Cristo.
la situazione di Giovanni
Spesso, leggiamo che gli autori di diversi libri della Bibbia, si trovavano in qualche situazione molto difficile, nonostante questo guardavano a Dio e trovavano la loro gioia e la loro forza in Lui, non in se stessi. Quando Giovanni scrisse questa lettera, era prigioniero a causa del vangelo. Leggiamo questo nel v.9.
Io, Giovanni, vostro fratello e vostro compagno nella tribolazione, nel regno e nella costanza in Gesù, ero nell’isola chiamata Patmos a causa della parola di Dio e della testimonianza di Gesù.
Giovanni si trovava nell’isola chiamata Patmos a causa della parola di Dio e della testimonianza di Gesù. Patmos è un piccola isola vicino alla Turchia. Al tempo di Giovanni era poco abitata e Giovanni fu mandato là in esilio, come punizione da parte dell’ Impero Romano, perché egli rifiutava di smettere di predicare Cristo. Infatti, quando egli dichiara: ero nell’isola chiamata Patmos a causa della parola di Dio e della testimonianza di Gesù, vuole dire proprio che era là, come una forma di prigionia, a causa della sua testimonianza della Parola di Dio. Era separato dagli altri credenti e umanamente parlando, avrebbe potuto sembrare che le forze del male avevano vinto ma Giovanni sapeva, per fede, che Dio è sempre vittorioso. Dio aveva permesso che Giovanni fosse mandato in quell’ isola e Dio non sbaglia mai in quello che fa. Nella visione che Dio diede a Giovanni, per noi tutti, mostrò a Giovanni che Lui è il Sovrano Re su tutta la creazione.
Quanto è importante per noi ricordare questa verità! Qualunquesia la nostra situazione attuale, per quanto può sembrare che il male vinca, che non c’è giustizia, per quanto possa sembrare che Dio non è presente, non è così! Dio rimane pienamente sul Suo trono e porta tutto a compimento secondo il Suo piano. Nessun dettaglio della nostra vita è fuori dal controllo di Dio, e possiamo fidarci completamente in Lui. Chi spera in Dio non sarà mai deluso.
Giovanni non aveva vergogna a parlare di Cristo, anche quando sapeva che questo lo avrebbe mandato in esilio. Infatti, è stato mandato in esilio, ma Dio è rimasto con lui. Prego che ciascuno di noi possa parlare apertamente di Cristo Gesù, senza preoccuparsi del costo, perché Dio è con noi.
l’incarico di Giovanni
adesso, leggiamo i vv.10,11 per vedere quale incarico Dio diede a Giovanni, per il nostro beneficio.
v.9 e 10 Io, Giovanni, vostro fratello e vostro compagno nella tribolazione, nel regno e nella costanza in Gesù, ero nell’isola chiamata Patmos a causa della parola di Dio e della testimonianza di Gesù. Fui rapito dallo Spirito nel giorno del Signore, e udii dietro a me una voce potente come ilsuono di una tromba, che diceva: Quello che vedi, scrivilo in un libro, e mandalo alle sette chiese: a Efeso, a Smirne, a Pergamo, a Tiatiri, a Sardi, a Filedelfia, e a Laodicea.
Giovanni fu rapito dallo Spirito nel giorno del Signore. Dio aveva stabilito di rivelare a noi più dettagli di come giudicherà il mondo e scelse Giovanni come persona tramite il quale darci questa rivelazione, per questo Giovanni si trovava prigioniero su quell’ isola. Era domenica, ovvero il giorno del Signore.
Nell’Antico Testamento, Dio aveva stabilito per i Giudei il sabato, il settimo giorno, come giorno sacro. Questo comandamento non ha valore per i cristiani, vediamo invece, nell’NT, che i cristiani celebravano la risurrezione di Cristo, incontrandosi per adorare Dio la domenica, che viene chiamato: il giorno del Signore.
Allora, una domenica, Giovanni fu rapito dallo Spirito, cioè, lo Spirito di Dio rapì Giovanni. In qualche modo, o solo lo spirito oppure anche fisicamente, Giovanni fu rapito dall’isola di Patmos per ricevere questa rivelazione.
In Apocalisse 4, Giovanni viene rapito ancora dallo Spirito Santo, questa volta in cielo. Cioè, fu portato in cielo dallo Spirito di Dio. Di solito, a nessun uomo è stato mai permesso di vedere il cielo, ma a Giovanni sì, fu permesso di andare in cielo per ricevere la rivelazione che Dio voleva dare a noi attraverso il libro di Apocalisse. Questo essere rapito dallo Spirito era qualcosa di veramente miracoloso ed era per dare a noi questa rivelazione.
Leggiamo Apocalisse 4:1-3
Dopo queste cose vidi una porta aperta nel cielo, e la prima voce, che mi aveva già parlato come uno squillo di tromba, mi disse: «Sali quassù e ti mostrerò le cose che devono avvenire in seguito». Subito fui rapito dallo Spirito. Ed ecco, un trono era posto nel cielo e sul trono c’era uno seduto. Colui che stava seduto era simile nell’aspetto alla pietra di diaspro e di sardonico; e intorno al trono c’era un arcobaleno che, a vederlo, era simile allo smeraldo.
Quindi, sia in Apocalisse 1, che in Apocalisse 4 a Giovanni fu comandato di scrivere quello che vedeva nella visione che stava per ricevere. Le visioni non erano solamente per Giovanni, ma erano anche per noi, perché Dio lne ha fatto parte integrante della Bibbia. Allora, il messaggio che Dio diede a Giovanni è un messaggio anche per noi e quindi abbiamo molto bisogno di conoscere questo messaggio.
Prego che possiamo cibarci molto della Parola di Dio, per conoscere sempre di più il nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo, e per conoscere la via che Egli ha tracciato per noi, mentre aspettiamo il Suo ritorno. Non dobbiamo spaventarci per le tribolazioni, perché fanno parte del nostro cammino e Gesù Cristo rimane il Re dei re, e ci chiama ad avere costanza, mentre aspettiamo il Suo ritorno. Beato chi cammina per fede.