La vita è come un viaggio
Immagina di essere su una nave a vela, qualche secolo fa, andando dall’Italia al Sud America, un viaggio lunghissimo. Mentre sei in viaggio, la nave è il tuo mondo, è la tua vita. Non c’è altro. Però, in realtà, è una vita che, per quanto sembri lunga, presto finirà. E ti troverai in un nuovo mondo, e non tornerai mai più alla vita in nave.
La nostra vita in questo mondo è un viaggio. Stiamo andando verso l’eternità. Oggi siamo immersi in questa vita, con tutte le gioie, i dolori, i pesi e le fatiche che ne fanno parte. Eppure, per quanto questa vita è il nostro mondo per il momento, non lo sarà per sempre. Dobbiamo vivere qua, ma la saggezza sta nel sapere che tutto qua passerà, e che dobbiamo vivere per quello che sta per arrivare.
Nel brano che studieremo oggi, iniziando con Giacomo 5:7, tramite Giacomo, Dio ci sprona ad avere la prospettiva giusta sulla vita, e ci insegna anche come vivere la vita su questa terra, in attesa di arrivare alla destinazione, che è stare nella sua presenza per l’eternità.
Ai fratelli
Se ricordate, negli ultimi sermoni in Giacomo, abbiamo visto che nei capitoli 4 e 5, Giacomo si rivolge a certi che non erano salvati, come per esempio ai ricchi, e poi si rivolge, a credenti, chiamandoli fratelli. Iniziando nel capitolo 5, dal v7, Giacomo parla con i fratelli.
Tenete questo in mente e seguite mentre leggo Giacomo 5 dal versetto 7. Notate qual è la chiave per affrontare bene il viaggio della vita.
“7 Or dunque, fratelli, siate pazienti fino alla venuta del Signore; ecco, l’agricoltore aspetta il prezioso frutto della terra con pazienza, finché abbia ricevuto la pioggia della prima e dell’ultima stagione. 8 Siate pazienti anche voi; rinfrancate i vostri cuori, perché la venuta del Signore è vicina.” (Giacomo 5:7-8 LND)
La chiave per vivere bene la vita è di essere pazienti fino alla venuta del Signore. Questa è la chiave. Se vivi così, sarai veramente benedetto: avrai pace e gioia nel cuore, qualsiasi siano le tue circostanze.
Essere paziente, in questo contesto, vuol dire tenere gli occhi in avanti, aspettando quello che ci aspetta.
Ma, cosa vuol dire, in pratica, essere pazienti fino alla venuta del Signore? Come si vive, praticamente, giorno per giorno? Nel brano che vedremo oggi, Dio ce lo spiega tramite Giacomo.
L’esempio dell’agricoltore
Seguite mentre rileggo i versetti 7 e 8, e notate l’esempio che Giacomo ci dà di come vive un agricoltore.
“7 Or dunque, fratelli, siate pazienti fino alla venuta del Signore; ecco, l’agricoltore aspetta il prezioso frutto della terra con pazienza, finché abbia ricevuto la pioggia della prima e dell’ultima stagione. 8 Siate pazienti anche voi; rinfrancate i vostri cuori, perché la venuta del Signore è vicina.” (Giacomo 5:7-8 LND)
Chi fa l’agricoltore si impegna tanto e con costanza, guardando in avanti alla raccolta che viene alla fine della stagione. Così, vive aspettando con pazienza. Un agricoltore lavora tanto preparando il terreno, seminando, curando le piante, aspettando con pazienza la raccolta a fine stagione. L’agricoltore sopporta la fatica, la stanchezza, il caldo, perché guarda in avanti alla raccolta, e non si perde d’animo. L’agricoltore sa che, se persevera, e se Dio benedice, avrà la raccolta che aspetta.
In realtà, fratelli, l’agricoltore non ha alcuna garanzia di avere il raccolto. Possono arrivare la grandine, la siccità, una malattia. Allora, se l’agricoltore ha questa pazienza aspettando un raccolto che non è nemmeno assicurato, quanto di più noi dovremmo aspettare con pazienza il ritorno di Cristo, sapendo che è assicurato!
Quindi, anche noi, come l’agricoltore, dobbiamo essere pazienti fino alla venuta del Signore. Non dobbiamo perderci d’animo, non dobbiamo scoraggiarci se il Signore non è ancora venuto, o perché l’attesa è faticosa. Piuttosto, Dio ci insegna come dobbiamo vivere nell’attesa, e ci mostra due passi da fare, che troviamo in questi due versetti.
Siate pazienti
Voglio rileggere il versetto 8.
“8 Siate pazienti anche voi; rinfrancate i vostri cuori, perché la venuta del Signore è vicina.” (Giacomo 5:8)
Il primo passo è essere pazienti, cioè, aspettare con pazienza la venuta del Signore. Aspettare con pazienza vuol dire pensare al ritorno di Cristo, in modo da aspettare con gioia, senza agitarci, senza lamentarci, sapendo che Cristo sta per ritornare.
Rinfrancate i vostri cuori
L’altro passo fondamentale di come vivere aspettando Cristo è di rinfrancare i nostri cuori. Rinfrancare vuol dire “confermare”, “stabilire saldamente”, “rinforzare”. Dobbiamo rinfrancare i nostri cuori perché così facilmente ci stanchiamo di aspettare e ci lasciamo andare nel cammino cristiano. Nella nostra carne, è facile stancarci dell’attesa e cominciare a scivolare nel peccato invece di restare saldi in Cristo. Visto che l’attesa è lunga, è facile togliere gli occhi dall’eternità che ci sta davanti e cominciare a vivere come se tutto fosse qui sulla terra. Non viviamo così, fratelli!
La venuta del Signore è vicina
Il nostro brano ci ricorda che la venuta del Signore è vicina.
Per poter vivere con pazienza e rinfrancando i nostri cuori, è FONDAMENTALE che teniamo in mente che la venuta del Signore è vicina, e vogliamo essere trovati fedeli alla sua venuta. Quando, nel v8, dice che la venuta del Signore è vicina, non vuol dire che è vicina secondo il NOSTRO metro, ma secondo il metro di DIO. È come i bambini, che hanno una prospettiva molto diversa da quella dei genitori. È importantissimo ricordare che Dio ha la prospettiva giusta. I tempi di Dio non sono i nostri tempi. Se teniamo in mente che Cristo sta per ritornare, avremo pace nell’attesa.
Fratelli e sorelle, ognuno di noi sa che è molto facile stancarci, distrarci e perdere di vista il ritorno di Cristo. Come possiamo, praticamente, essere pazienti fino al ritorno di Cristo e rinfrancare i nostri cuori? Cosa vuol dire a livello pratico? In questo brano Dio ci dà vari esempi di campi della vita in cui, possibilmente, dobbiamo crescere, o rinfrancare i nostri cuori.
Non lamentatevi gli uni degli altri
Il primo campo che Giacomo menziona riguarda i rapporti tra fratelli e sorelle in Cristo. Seguite mentre leggo il versetto 9.
“9 Non lamentatevi gli uni degli altri, fratelli, affinché non siate giudicati; ecco, il giudice è alle porte.” (Giacomo 5:9 LND)
La parola tradotta come “lamentarsi” significa “mormorare”, “avere rancore”, “sospirare”. Questo versetto è un chiaro comandamento che non dobbiamo avere questo cuore gli uni verso gli altri. Non dobbiamo lamentarci gli uni degli altri, non dobbiamo sospirare o avere rancore gli uni verso gli altri.
Fratelli e sorelle, dov’è che tendiamo a lamentarci di più, magari anche solo dentro di noi? In casa, nei rapporti più stretti. Ma questo cosa fa ai rapporti? Li rovina, li danneggia, e li distrugge.
Lamentarsi può essere a parole, ma può essere anche solo nel nostro cuore, e probabilmente quello è il caso la maggioranza delle volte. Sia che ti lamenti in modo audibile, sia che ti lamenti solo dentro di te, comunque questo rovina i rapporti, perché quando ti lamenti non stai amando gli altri e non stimi gli altri.
Tutto questo è vero non solo in casa, ma anche nei rapporti in chiesa. Lamentarsi gli uni degli altri rovina anche i rapporti tra fratelli e sorelle in Cristo. Questo peccato di lamentarci gli uni degli altri causa divisione nella chiesa e porta tanto male. Fratelli e sorelle, non lasciamo cose irrisolte tra di noi. Spesso, il peccato di lamentarsi, di portare rancore, è il frutto di situazioni del passato che non sono mai state risolte. Non lasciamo cose irrisolte tra di noi, non lasciamo peccato non confessato nei rapporti!
Dio, tramite la sua Parola, ci insegna chiaramente come dobbiamo vivere i rapporti tra fratelli e sorelle. Dobbiamo sopportare i peccati contro di noi, ricordando quanto Dio sopporta noi, e dobbiamo avere pazienza e gentilezza, anziché lamentarci, nel cuore o vocalmente. Poi, Dio ci comanda di perdonarci gli uni gli altri. E ancora, Dio ci comanda di amarci gli uni gli altri, perché questo è una testimonianza per quelli di fuori. Lamentarsi gli uni degli altri è il CONTRARIO di quello che Dio ci comanda di come vivere i rapporti tra di noi.
Però, oltre al terribile danno che fa ai rapporti, lamentarsi è un grave peccato agli occhi di Dio. Dio ci comanda di amare il nostro prossimo come noi stessi. Ci comanda di avere pazienza e mansuetudine. Ci dichiara che saremo giudicati con lo stesso metro che noi usiamo con gli altri. Perciò, se tu ti lamenti dei tuoi fratelli e sorelle perché non fanno come tu vorresti, in base al tuo metro, bada bene che tu stesso sarai giudicato in base al tuo metro.
Perciò, il brano dichiara:
“9 Non lamentatevi gli uni degli altri, fratelli, affinché non siate giudicati; ecco, il giudice è alle porte.” (Giacomo 5:9 LND)
Fratelli e sorelle, il giudice è alle porte. Anche se siamo salvati, saremo giudicati in base a come abbiamo vissuto dopo la salvezza. Perciò, dobbiamo vivere togliendo dalla nostra vita ogni residuo di peccato, che ci ostacola dal portare frutto per il nostro Signore.
Affinché non siate giudicati
Il motivo per cui dobbiamo non lamentarci gli uni degli altri è “affinché non siamo giudicati”. Il giudizio di cui sta parlando è il giudizio dei credenti. Ciascuno di noi che è un figlio di Dio sarà giudicato da Dio, la Bibbia è chiara su questo.
Un brano che parla del giudizio dei credenti è 2Corinzi 5. Vi leggo 2Corinzi 5:6-10, e notate come Paolo ci sprona a vivere in modo da essere graditi a Dio, perché noi tutti dovremo comparire davanti al tribunale di Cristo per essere giudicati. Seguite mentre leggo.
“6 Noi dunque abbiamo sempre fiducia e sappiamo che, mentre dimoriamo nel corpo, siamo assenti dal Signore. 7 Camminiamo infatti per fede, e non per visione. 8 Ma siamo fiduciosi e abbiamo molto più caro di partire dal corpo ed abitare con il Signore. 9 Perciò ci studiamo di essergli graditi, sia che abitiamo nel corpo, sia che partiamo da esso. 10 Noi tutti infatti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo, affinché ciascuno riceva la retribuzione delle cose fatte nel corpo in base a ciò che ha fatto, sia in bene che in male. ” (2Corinzi 5:6-10 LND)
Ciascuno di noi comparirà davanti al tribunale di Cristo per essere giudicato. E ciascuno di noi riceverà la retribuzione delle cose fatte, in base a ciò che avremo fatto, sia in bene che in male.
Un brano parallelo che ci aiuta a capire questo brano è 1 Corinzi 3:9-15. Ve lo leggo.
“9 Noi siamo infatti collaboratori di Dio; voi siete il campo di Dio, l’edificio di Dio. 10 Secondo la grazia di Dio che mi è stata data, come savio architetto io ho posto il fondamento, ed un altro vi costruisce sopra; ora ciascuno stia attento come vi costruisce sopra, 11 perché nessuno può porre altro fondamento diverso da quello che è stato posto, che è Gesù Cristo. 12 Ora, se uno costruisce sopra questo fondamento con oro, argento, pietre preziose, legno, fieno, stoppia, 13 l’opera di ciascuno sarà manifestata, perché il giorno la paleserà; poiché sarà manifestata mediante il fuoco, e il fuoco proverà quale sia l’opera di ciascuno. 14 Se l’opera che uno ha edificato sul fondamento resiste, egli ne riceverà una ricompensa, 15 ma se la sua opera è arsa, egli ne subirà la perdita, nondimeno sarà salvato, ma come attraverso il fuoco.” (1Corinzi 3:9-15 LND)
Noi che siamo salvati siamo edificati sul fondamento di Cristo. Il fondamento è lo stesso per ciascuno di noi, ma ciascuno può edificare in modo diverso su questo fondamento. Uno può edificare con oro, argento, pietre preziose, oppure con legno, o fieno, o stoppia. Quello che avremo costruito, cioè, le nostre vite, saranno provate con il fuoco. Se ciò che abbiamo costruito resisterà, ne riceveremo una ricompensa. Se, invece, sarà bruciato, ne subiremo la perdita, che vuol dire, non avremo niente da presentare a Cristo.
Se in questa vita lasciamo spazio alla carne, e lasciamo del peccato nella nostra vita, e viviamo da cosiddetti “buoni credenti” ma in realtà abbiamo poco frutto spirituale, se viviamo così cadremo sotto il giudizio. Se, invece, in questa vita perseveriamo nel cammino cristiano, camminando in santità, confessando i nostri peccati e vivendo per la gloria di Dio, allora avremo vite ricche di frutto spirituale da presentare a Cristo nel giudizio.
Fratelli e sorelle, stiamo per trovarci davanti a Dio per essere giudicati! Non sappiamo quando sarà, e perciò, è fondamentale che viviamo in modo da essere sempre pronti. Se tu riconosci che ti lamenti dei tuoi fratelli, se riconosci che porti rancore e che non hai pace nel tuo cuore nel rapporto con un fratello o una sorella, ravvediti da questo peccato, e mettiti a posto davanti a Dio. Cristo, il giudice, è alle porte, sta per ritornare. Non rimandare, ravvediti oggi e cambia direzione. Oh fratelli, viviamo essendo pronti per il ritorno di Cristo, avendo vite ricche di frutto spirituale da presentare al nostro Signore!
Modelli di come vivere
Cristo sta per ritornare, il giudizio sta per arrivare, ma non sempre teniamo questa verità davanti agli occhi. Anzi, spesso siamo così presi con le cose di questa vita che non abbiamo più l’unica vera prospettiva nella vita, che è la prospettiva eterna.
Dio conosce i nostri cuori e le nostre tendenze carnali, per questo ci ha dato buoni esempi da seguire, fra l’altro, nella sua Parola.
Seguite mentre leggo i versetti 10 e 11.
“10 Fratelli miei, prendete come modello di sofferenza e di pazienza i profeti, che hanno parlato nel nome del Signore. 11 Ecco, noi proclamiamo beati coloro che hanno perseverato; avete udito parlare della pazienza di Giobbe, e avete visto la fine riserbatagli dal Signore, poiché il Signore è pieno di misericordia e di compassione.” (Giacomo 5:10-11 LND)
I profeti di Dio sono modelli per noi, da seguire. I profeti di Dio di cui leggiamo nella Parola spesso hanno avuto vite difficili, subendo anche persecuzione. Eppure, guardando per fede a Dio, hanno perseverato, con pazienza, in mezzo a tanta sofferenza. Erano la voce di Dio in mezzo ad un popolo che spesso non voleva sentire di Dio. I profeti venivano spesso derisi, maltrattati, uccisi. La loro era una vita dura. Eppure, i profeti erano pazienti nella sofferenza e nell’attesa, perché guardavano a Dio per fede.
Notate quando il versetto 11 dice:
“11 Ecco, noi proclamiamo beati coloro che hanno perseverato; ...” (Giacomo 5:11a LND)
I profeti, che hanno perseverato fino alla fine sono beati, cioè, veramente benedetti da Dio. E se noi aspettiamo Cristo con fede, saremo anche noi beati.
Anche Giobbe, ha avuto pazienza in mezzo a tutte le sue afflizioni, perseverando fino alla fine, e Dio lo ha benedetto grandemente.
Allo stesso modo, fratelli, anche noi dobbiamo avere pazienza in questa vita aspettando il ritorno di Cristo, perché il risultato sarà meraviglioso. Se perseveriamo fino alla fine, saremo veramente beati.
Però, questo non è un comandamento gravoso. In realtà, tutti i comandamenti di come vivere che troviamo in questo capitolo, non sono tanti comandamenti pesantissimi. Infatti, notate la fine del versetto 11:
“11 Ecco, noi proclamiamo beati coloro che hanno perseverato; avete udito parlare della pazienza di Giobbe, e avete visto la fine riserbatagli dal Signore, poiché il Signore è pieno di misericordia e di compassione.” (Giacomo 5:10-11 LND)
Il Signore è pieno di misericordia e di compassione! Dio vuole il nostro vero eterno bene, e per questo ci sprona a vivere aspettando con pazienza il ritorno di Cristo. Non è un comandamento gravoso, piuttosto, è un comandamento per il nostro vero, eterno bene e per la nostra gioia. Dio non è un duro despota, piuttosto, è un Buon Padre, pieno di misericordia e di compassione per i suoi figli.
Quindi, alla luce di questo, aspettiamo con pazienza il ritorno di Cristo, per essere veramente beati e pronti per vedere il nostro Signore e entrare nella sua presenza.
Non giurate
Come ho detto prima, in questo brano Dio ci mostra come vivere in vari campi della vita.
Adesso, Giacomo parla di un campo in cui il mondo di oggi non segue Dio per niente. Ma la realtà è che, tristemente, spesso, anche noi che siamo figli di Dio non seguiamo Dio in questo. Questo campo è il mantenere la parola data, essere integro nel parlare.
Seguite mentre leggo il versetto 12.
“12 Ora prima di tutto, fratelli miei, non giurate né per il cielo né per la terra, né fate alcun altro giuramento; ma sia il vostro "sì," "sì" e il "no," "no," per non cadere sotto il giudizio.” (Giacomo 5:12 LND)
Questo è un chiaro comandamento di non giurare. Un brano parallelo a questo è Matteo 5:33-37, in cui Gesù stesso ci comanda di non giurare. Ve lo leggo.
“33 Avete inoltre udito che fu detto agli antichi: "Non giurare il falso; ma adempi le cose promesse con giuramento al Signore". 34 Ma io vi dico: Non giurate affatto, né per il cielo, perché è il trono di Dio, 35 né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi, né per Gerusalemme, perché è la città del gran Re. 36 Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di fare bianco o nero un solo capello; 37 ma il vostro parlare sia: Sì, sì, no, no; tutto ciò che va oltre questo viene dal maligno.” (Matteo 5:33-37 LND)
Gesù, in quel brano, sta dicendo la stessa identica cosa. In realtà, il versetto in Giacomo è la versione accorciata di quello che Gesù ha detto.
Dio ci comanda di non giurare. Ma non dobbiamo prendere questo solo come il divieto di giurare, cioè, non riguarda solo questa applicazione specifica. C’è altro peccato dietro il giurare, ed è importante riconoscerlo.
Vi faccio una domanda: perché uno giura? Uno giura perché vuole assicurare l’altra persona che quello che dice è la verità. Ma, il fatto che una persona debba giurare per assicurare l’altro che sta dicendo la verità, cosa mostra della reputazione di questa persona? Mostra che lui di solito mente. E perciò, visto che lui mente, gli altri non si fidano di lui quando dice qualcosa, o quando prende qualche impegno. Per questo, quando gli altri non gli credono, giura, perché è l’unico modo di convincere gli altri che questa volta sta dicendo la verità.
Oh fratelli, non viviamo così! Gesù Cristo ci comanda di non giurare, ma il punto non è solo che è vietato giurare, il punto è che dobbiamo essere integri nel nostro parlare. Dobbiamo parlare in modo che gli altri non hanno MAI il benché minimo dubbio che stiamo mentendo, che vuol dire, dobbiamo sempre dire la verità e MAI mentire. Se tu dici “sì” a qualcuno, dev’essere un vero “sì”, di cui l’altra persona può fidarsi. Se dici “no”, dev’essere in modo che l’altro può fidarsi di quello che dici. Sempre.
Se tu cammini rettamente davanti a Dio nel come parli, se dici sempre solo la verità, non hai bisogno di giurare, perché hai una reputazione di dire sempre la verità. Oh prego che ciascuno di noi abbia questa reputazione!
Per non cadere sotto il giudizio
Poi, notate cosa dice Giacomo del motivo per cui non dobbiamo giurare. Rileggo il versetto 12.
“12 Ora prima di tutto, fratelli miei, non giurate né per il cielo né per la terra, né fate alcun altro giuramento; ma sia il vostro "sì," "sì" e il "no," "no," per non cadere sotto il giudizio.” (Giacomo 5:12 LND)
Il motivo per non giurare è “per non cadere sotto il giudizio”. Di nuovo, Giacomo si sta rivolgendo a credenti, quindi il giudizio di cui sta parlando è il giudizio dei credenti.
Allora, se uno mente come pratica, e non confessa di cuore questo peccato, è un frutto che non è veramente salvato. Però, parlando a chi è salvato, come prima, dobbiamo vivere in santità davanti a Dio, non lasciando spazio al peccato nella nostra vita. Il modo in cui parliamo, se mentiamo o se diciamo la verità, è un altro campo in cui non dobbiamo lasciare spazio al peccato. Solo così potremmo essere approvati nel giudizio piuttosto di cadere sotto il giudizio. Cadere sotto il giudizio è terribile perché, come abbiamo letto in 1Corinzi 3, vuol dire arrivare davanti a Cristo con poco niente di frutto spirituale da presentargli, e vuol dire aver sprecato la vita.
Fratello, sorella, non lasciare del peccato non confessato nella tua vita. Sforzati, con tutte le tue forze, e con l’aiuto di Dio, a riconosce e confessare ogni peccato, per non cadere sotto il giudizio.
Conclusione
Fratelli e sorelle, in questi versetti di Giacomo 5 abbiamo visto prima di tutto quanto è FONDAMENTALE che aspettiamo con pazienza il ritorno di Cristo. È fondamentale! Non focalizziamoci sul mondo intorno a noi, né sui problemi, che, al tempo stabilito da Dio, passeranno. Non focalizziamoci sui piaceri di questo mondo, presto saranno dimenticati. Focalizziamoci piuttosto sul ritorno del nostro Signore, Gesù Cristo. E aspettiamo, con gioia, il suo ritorno.
Dobbiamo vivere togliendo dal nostro cuore e dalla nostra vita ogni residuo di peccato, perché anche noi che siamo credenti saremo giudicati. Sarà un giudizio diverso, ma saremo giudicati. Cristo giudicherà le nostre vite. Tutto quello che abbiamo edificato in questa vita sarà provato col fuoco.
Oggi abbiamo visto solo pochi campi in cui dobbiamo esaminare le nostre vite e i nostri cuori per vedere come stiamo camminando.
A ciascuno faccio una domanda, da non rispondere subito, ma su cui meditare oggi e nei prossimi giorni: come sta andando la tua vita? Quale sarà il risultato del giudizio? Sarai approvato?
Però, fratelli, per quanto è fondamentale che esaminiamo le nostre vite, per quanto dobbiamo impegnarci e sforzarci di abbandonare ogni peccato che ancora abbiamo, non dobbiamo dimenticare che non siamo soli. Dio è con noi nel cammino, e Lui è pieno di misericordia e di compassione.
Guardiamo in avanti all’eternità, aspettiamo con pazienza il ritorno di Cristo e viviamo in modo da produrre tanto frutto da presentare a Cristo quando lo vedremo.