Per te che sei un figlio di Dio, ho una domanda. Dio ti ama? Prego che la risposta di ciascuno sia: “Certo che Dio mi ama!”. Dio ci ama! Ci ama con un amore profondo, più profondo e più ricco di quanto possiamo immaginare e comprendere.
Dio ci ama, che vuol dire, Dio desidera profondamente il nostro vero, eterno bene. E sulla base di questo amore, Dio si prende cura di noi, opera nel nostro cuore, ci santifica e ci modella all’immagine di Cristo.
Come parte del suo amore per noi, Dio vuole che abbiamo un cuore soddisfatto e una vita benedetta. Ma questo possiamo averlo solo in Dio, camminando vicini a Lui. Questo è uno dei motivi per cui Dio ci parla tramite la sua Parola e ci mostra il nostro peccato, perché il nostro peccato ci ostacola dall’avere comunione con Lui, e quindi, ci ostacola anche dall’avere un cuore soddisfatto e una vita veramente benedetta.
Stiamo studiando l’epistola di Giacomo, e come ho ripetuto più volte, questa è un’epistola molto pratica. Infatti, ci mostra come dobbiamo vivere in vari campi della vita quotidiana per camminare vicini a Dio. Siamo arrivati alla fine del capitolo 4, ma per capire bene il brano di oggi, e trarne beneficio, dobbiamo avere in mente quello che abbiamo visto nel resto di questo capitolo.
Riassunto
Se ricordate, Giacomo ha iniziato il capitolo parlando delle guerre e contese che abbiamo tra di noi. Abbiamo visto che la radice delle contese, dei litigi, è un cuore che non sta cercando in Dio la propria soddisfazione ma in qualcosa al di fuori di Dio: esperienze, cose materiali, soldi, fama, una vita senza problemi e tanto altro. Dio, tramite Giacomo, ci ha mostrato quanto è peccaminoso avere un cuore così, e quali terribili conseguenze porta.
Ma non abbiamo visto solo il problema, il peccato, ma Dio, nella sua misericordia, ci ha mostrato anche la soluzione. E la soluzione per quando abbiamo guerre e contese è di umiliarci davanti a Dio, avvicinarci a Lui e confessare il nostro peccato. E poi, sarà Dio a perdonarci, rialzarci e ristabilirci.
Quindi, i versetti che studieremo oggi vengono appena dopo che Giacomo ci ha spronati a umiliarci davanti a Dio, a sottometterci a Lui e ad avvicinarci a Lui.
Tenere Dio nei calcoli
Adesso, Giacomo ci dà un esempio di cosa vuol dire NON avere umiltà.
È utile notare che in questo brano, Giacomo inizia con le parole “a voi che...”. Poi, nel capitolo 5, al versetto 1, inizia con “a voi ricchi...”. Invece, sempre nel capitolo 5, al versetto 7, inizia dicendo: “Or dunque, fratelli...”.
Giacomo fa una chiara distinzione e chiama fratelli solo quelli a cui si rivolge nel versetto 7 del capitolo 5.
Quindi, nel brano che stiamo guardando adesso, nel capitolo 4, Giacomo non sta parlando a fratelli nella fede, ma a persone non credenti. Chiaramente, è molto grave anche se noi credenti viviamo così. È un grave peccato.
Ora, seguite mentre leggo i versetti 13 a 16.
“13 E ora a voi che dite: "Oggi o domani andremo nella tale città, e vi dimoreremo un anno, commerceremo e guadagneremo", 14 mentre non sapete ciò che accadrà l’indomani. Cos’è infatti la vostra vita? Poiché essa è un vapore che appare per un po’ di tempo, e poi svanisce. 15 Dovreste invece dire: "Se piace al Signore e se saremo in vita, noi faremo questo o quello". 16 Ora invece, voi vi vantate nella vostra arroganza; ogni vanto di questo genere è cattivo.” (Giacomo 4:13-16 LND)
In questi versetti Giacomo ci parla di un peccato, che è una manifestazione dell’orgoglio, ed è un peccato in cui possiamo facilmente cadere.
L’orgoglio è un peccato che si manifesta in varie forme. Una forma molto comune è di non riconoscere la nostra totale dipendenza da Dio nei nostri piani e calcoli. Nell’esempio che troviamo in questi versetti, questi uomini stavano pianificando la loro vita come se fossero loro in controllo degli avvenimenti della vita, anziché riconoscere con umiltà che dipendevano da Dio totalmente, in tutto. Rileggo i versetti 13 e 14.
“13 E ora a voi che dite: "Oggi o domani andremo nella tale città, e vi dimoreremo un anno, commerceremo e guadagneremo", 14 mentre non sapete ciò che accadrà l’indomani. Cos’è infatti la vostra vita? Poiché essa è un vapore che appare per un po’ di tempo, e poi svanisce.” (Giacomo 4:13-14 LND)
Questi uomini si impegnavano pianificando il loro futuro. “Andremo in quella città, resteremo là per un anno, commerceremo e guadagneremo”. E, in sé, fare progetti per il futuro non è peccato, anzi, è buono vivere avendo progetti a lunga durata. Il peccato qua è che credevano di essere loro in controllo degli avvenimenti. In modo implicito, escludevano il loro bisogno di Dio. Quindi, possiamo fare progetti, però, dall’altro lato, è fondamentale che teniamo Dio nei nostri calcoli. Dobbiamo sempre ricordarci che è solo se Dio ci dà vita e se Lui sceglie di benedire i nostri piani che i nostri piani possono andare in porto. Se non teniamo questo in mente, e piuttosto escludiamo Dio dai nostri calcoli, stiamo peccando.
La nostra vita è nelle mani di Dio
Fratelli, dobbiamo capire e tenere in mente che la nostra vita è un vapore. Oggi sappiamo di avere la vita, ma non sappiamo di avercela domani. Siamo completamente dipendenti da Dio, anche in quello che è più basilare: la vita stessa. È Dio che ci dà la vita, ed è Dio che, al momento che Lui ha stabilito, ci toglierà la vita. Dipendiamo da Dio in ogni cosa, anche per il fatto di avere o non avere vita.
Nel nostro orgoglio, a volte crediamo di essere in controllo del nostro futuro, crediamo di poter controllare la nostra vita, ma la realtà è che non abbiamo controllo nemmeno sulla nostra stessa vita. Dio ha il controllo, e noi dipendiamo totalmente da Lui, in tutto. Di conseguenza, l’unico modo giusto e buono e saggio di fare progetti, ma anche semplicemente di vivere la vita quotidiana, è di tenere queste verità sempre in mente. Dobbiamo riconoscere e tenere sempre be presente nei nostri cuori che tutto quello che progettiamo possiamo compierlo solo se Dio benedice i nostri progetti, e se Lui ci dà vita.
Seguite mentre leggo i versetti 15 e 16, in cui Giacomo ci spiega qual è il cuore giusto da avere.
“15 Dovreste invece dire: "Se piace al Signore e se saremo in vita, noi faremo questo o quello". 16 Ora invece, voi vi vantate nella vostra arroganza; ogni vanto di questo genere è cattivo.” (Giacomo 4:15-16 LND)
Se abbiamo vita, dipende da Dio. E se i nostri piani vengono realizzati o meno, anche quello dipende da Dio. Chi è umile, veramente umile di cuore, tiene questo in mente e confida in Dio, non in se stesso.
Al contrario, chi fa i propri progetti credendo di poterli adempiere con le proprie forze, e quindi, in modo subdolo, si crede bravo e capace, e crede di avere controllo sulla propria vita, di chi vive così Dio dice che si vanta nella sua arroganza. E questo vanto è cattivo, che vuol dire, è peccaminoso. In altre parole, chi vive così è pieno di orgoglio.
Piuttosto, il modo giusto di vivere è quello che leggiamo nel versetto 15.
“15 Dovreste invece dire: "Se piace al Signore e se saremo in vita, noi faremo questo o quello".” (Giacomo 4:15 LND)
Il modo giusto di vivere è con umiltà davanti a Dio, riconoscendo, in tutto quello che pianifichiamo o facciamo, che Dio è in controllo della nostra vita e dell’esito dei nostri piani, e che dipendiamo da Lui per tutto. E solo se piace al Signore, e se Lui ci darà vita, potremo adempiere quello che abbiamo pianificato.
Notate che questa non è una frase da ripetere parola per parola, come formula per fare sì che Dio benedica i nostri progetti. Piuttosto, sono le parole che escono da un cuore che veramente vive guardando a Dio ed accludendo Dio nei suoi calcoli e dipendendo da Lui.
Fratelli e sorelle, nel versetto 6 di questo capitolo, se ricordate, abbiamo letto che Dio resiste ai superbi, ma dà grazia agli umili. Fratello, sorella, vuoi essere benedetto? Vuoi avere comunione con Dio, e avere un cuore veramente soddisfatto? Allora, non essere superbo, non essere arrogante nei tuoi ragionamenti escludendo Dio dai tuoi calcoli. Piuttosto, vivi tenendo ben presente Dio nei tuoi pensieri e nei tuoi calcoli. Questo è avere un cuore umile, ed è il cuore che Dio benedice.
Escludere Dio disperandosi
Nell’esempio che Giacomo ci dà in questi versetti, questi uomini escludevano Dio dai loro calcoli pensando, in modo subdolo, di poter compiere i loro progetti con le loro forze. Non ricordavano che solo se Dio li avesse benedetti avrebbero potuto compiere i loro progetti, e si vantavano in loro stessi.
Ma c’è anche un altro modo in cui possiamo cadere nello stesso peccato di escludere Dio dai nostri pensieri e dai nostri calcoli. E questo è quando ci disperiamo e andiamo in crisi, guardando ai problemi, ma non ricordando che Dio è con noi ed è in controllo. Quando Dio permette una situazione difficile, quando qualcosa di grande e terribile arriva nella tua vita come una bomba, quando vedi che le tue forze non bastano e non sai come fare, quando in queste situazione ti disperi, vai in crisi, perché vedi montagne davanti a te e tu non hai le capacità di scalarle, tu stai escludendo Dio dai tuoi calcoli. Ti stai dimenticando che Dio è in controllo nella tua vita, che Lui è con te, e Lui è la tua forza e il tuo aiuto.
Quindi, certamente possiamo peccare escludendo Dio avendo orgoglio nel nostro cuore, ma possiamo cadere nello stesso peccato anche avendo la reazione opposta, disperandoci e andando in crisi, perché escludiamo Dio.
Fratelli e sorelle, non abbiamo motivo per andare in crisi. Gesù Cristo, il nostro Buon Pastore, che ci ha salvati dalle tenebre, Lui è con noi ed è la nostra forza in ogni situazione. Confidiamo in Lui, in tutto quello che succede, e avremo pace e saremo veramente benedetti!
Mettere in pratica
Nell’ultimo versetto di questo capitolo, Giacomo ci dà una forte esortazione, e ci mette in guardia rispetto ad un peccato che è molto diffuso e in cui ciascuno di noi cade spesso.
Ricordate che ci sono due tipi di peccati: i peccati di commissione e i peccati di omissione. I peccati di commissione sono quelli che proprio commettiamo, per esempio: mentire, agitarci, parlare senza amore e grazia verso qualcun altro, rubare, e così via. Ma ci sono anche i peccati di omissione, cioè quando NON facciamo qualcosa di buono che Dio ci comanda di fare. Per esempio, Dio ci comanda di abbondare nel ringraziamento. Se tu non ringrazi Dio, come stile di vita, quello è un peccato di omissione. Similmente, Dio ci comanda di usare i nostri doni spirituali per l’edificazione del corpo di Cristo. Quindi, se tu non stai usando attivamente i tuoi doni spirituali per edificare i tuoi fratelli e sorelle, quello è un peccato di omissione.
Giacomo, nel versetto 17, ci mette in guardia affinché non cadiamo in questo tipo di peccati. Seguite mentre leggo il versetto 17.
“17 Chi dunque sa fare il bene e non lo fa, commette peccato.” (Giacomo 4:17 LND)
Ciascuno di noi, qua, conosce come deve vivere. Come Chiesa, abbiamo molti campi in cui abbiamo bisogno di crescere, ma per la grazia di Dio, abbiamo ricevuto tanto buon insegnamento e, perciò, sappiamo come dobbiamo vivere, cioè, mettendolo nei termini di questo versetto, sappiamo fare il bene.
Quindi, il nostro problema NON è che non sappiamo fare il bene. Piuttosto, il nostro problema è che, pur sapendo fare il bene, a volte non lo facciamo. Fratelli e sorelle, questo è un peccato molto grave agli occhi di Dio, e Dio lo condanna severamente.
Quando uno sa fare il bene, ma comunque non lo fa, è più grave di uno che non fa il bene perché non sa farlo. Chi NON sa fare il bene, e perciò non lo fa, è comunque colpevole davanti a Dio. Infatti, è la legge che stabilisce cosa è peccato e cosa no, non quello che uno sa. Eppure, questo tipo di peccato, fatto per ignoranza, per quanto è grave, è meno grave del peccato di saper fare il bene e comunque non farlo.
Allora, applichiamo questo principio a quello che abbiamo visto oggi in questo brano in Giacomo. Oggi Dio ti ha parlato mostrandoti come fare il bene. Nei versetti che abbiamo visto finora, Dio, tramite Giacomo, ci ha mostrato che dobbiamo vivere tenendo sempre in mente che Dio è sovrano sulla nostra vita e che dipendiamo totalmente da Lui. Questo è un aspetto di “fare il bene”. Altri aspetti di “fare il bene” sono i principi che abbiamo visto negli ultimi sermoni, per esempio. Il comandamento di non giudicare con un metro nostro, il comandamento di non trattare le persone diversamente in base a quello che potrebbero fare per noi, i principi di come vivere per non avere guerre e contese tra di noi, il comandamento di sottometterci a Dio, tutti questi sono aspetti di “fare il bene”.
Allora, alla luce di quello che abbiamo visto oggi e negli ultimi sermoni, tu sai fare il bene. Tu sai come Dio vuole che tu viva. La domanda è: vivi così? Stai veramente FACENDO il bene che sai fare? Oppure SAI fare il bene, ma non lo fai?
Questo vale per Giacomo 4, ma è un principio che possiamo allargare a tutti gli insegnamenti che Dio ci dà nella Bibbia.
Nella sua Parola Dio ci dà vari comandamenti su come vivere, comandamenti che noi, qui, conosciamo tutti. Per esempio, Dio ci comanda di usare i nostri doni spirituali per l’edificazione del corpo di Cristo. Stai facendo il bene? Stai usando attivamente i tuoi doni spirituali per edificare gli altri?
Dio ci comanda di amare il nostro prossimo come noi stessi. Questo richiede prima un vero impegno per conoscere i bisogni degli altri, poi richiede un vero impegno, al punto di sacrificarsi, per il vero bene degli altri. Stai facendo il bene? Stai amando, veramente amando il tuo prossimo?
Un altro comandamento che Dio ci dà è di abbondare nel ringraziamento. Tutti noi sappiamo di questo comandamento. Stai facendo il bene anche in questo campo? Stai abbondando nel ringraziamento, giorno per giorno, come stile di vita?
Fratelli e sorelle, è fondamentale conoscere bene la Bibbia, avere una dottrina sana e conoscere i vari aspetti della vita cristiana. Ma solo SAPER fare il bene è molto pericoloso. È fondamentale che FACCIAMO il bene.
Per questo, voglio incoraggiare ciascuno a esaminare la propria vita. C’è qualche campo in cui sai fare il bene, ma non lo stai facendo? Se riconosci uno o più campi, confessa questo peccato a Dio, e cambia direzione.
Oh quanta gioia e che vita benedetta possiamo avere FACENDO il bene!
E ora a voi, ricchi
Nei prossimi versetti, i primi versetti del capitolo 5, Giacomo si rivolge ad un altro gruppo di persone, ma i principi di quello che dice sono molto legati a quelli che abbiamo visto nel capitolo 4. Notate che anche qua non chiama queste persone “fratelli”.
Seguite mentre leggo Giacomo 5:1-6.
“1 E ora a voi, ricchi: piangete e urlate per le vostre sciagure che stanno per cadervi addosso. 2 Le vostre ricchezze sono marcite e i vostri vestiti sono rosi dalle tarme. 3 Il vostro oro e il vostro argento sono arrugginiti, e la loro ruggine sarà una testimonianza contro di voi e divorerà le vostre carni come un fuoco; avete accumulato tesori negli ultimi giorni.4 Ecco, il salario da voi defraudato agli operai che hanno mietuto i vostri campi grida; e le grida di coloro che hanno mietuto sono giunte agli orecchi del Signore degli eserciti. 5 Sulla terra siete vissuti nelle delizie e morbidezze; avete pasciuto i vostri cuori come per il giorno della strage. 6 Voi avete condannato, voi avete ucciso il giusto; egli non vi oppone resistenza.” (Giacomo 5:1-6 LND)
La prima cosa che voglio notare è a chi si rivolge Giacomo.
Come ho spiegato all’inizio, se ricordate, nel versetto 13 del capitolo 4 aveva detto: “E ora a voi che dite…”. Poi, qui nel capitolo 5, nel versetto 1 dice: “E ora a voi, ricchi…”. Ma poi, giù al versetto 7, dice: “Or dunque, fratelli…”.
Quindi, il fatto che Giacomo fa una chiara distinzione, ci mostra che sia alla fine del capitolo 4, sia qui all’inizio del capitolo 5, si sta rivolgendo a chi NON è un fratello, cioè a chi NON è un figlio di Dio.
Quindi, Giacomo sta parlando ai ricchi che non sono figli di Dio. Però, i principi che troviamo qui sono validi anche per noi che siamo figli di Dio, anche se non siamo ricchi allo stesso modo.
Giacomo si rivolge ai ricchi e li condanna duramente. Parla di sciagure che stanno per cadere loro addosso, parla delle loro ricchezze che sono marcite, dei loro vestiti che sono rosi dalle tarme. Ma perché parla loro in questo modo? È peccato, in sé, essere ricco?
È importante notare che Giacomo, e Dio tramite lui, non sta condannando il fatto di essere ricco in sé. Quello non è il punto di questi versetti. Piuttosto, Giacomo condanna il modo in cui questi uomini hanno ottenuto le loro ricchezze, e condanna il cuore che c’era dietro il fatto di ottenere le ricchezze tramite il peccato.
Rileggo i versetti 4 a 6 e voglio notare che cos’è che Giacomo condanna veramente. NON sta condannando l’essere ricco in sé, piuttosto, sta condannando il loro peccato di non aver amato i loro operai, ma piuttosto di aver fatto loro del male, per arricchire se stessi.
Infatti, nei versetti 4 e 6, ci spiega com’è che questi uomini hanno ottenuto le loro ricchezze. Seguite mentre leggo.
“4 Ecco, il salario da voi defraudato agli operai che hanno mietuto i vostri campi grida; e le grida di coloro che hanno mietuto sono giunte agli orecchi del Signore degli eserciti.” (Giacomo 5:4 LND)
“6 Voi avete condannato, voi avete ucciso il giusto; egli non vi oppone resistenza.” (Giacomo 5:6 LND)
Questi uomini avevano ottenuto le loro ricchezze defraudando i loro operai. Probabilmente o hanno pagato ingiustamente meno del dovuto i loro operai, oppure non li hanno proprio pagati. Quindi, questi uomini non sono diventati ricchi in modo leggittimo, piuttosto, si sono arricchiti peccando, sfruttando altri, frodando e, effettivamente, rubando. Questo è il contrario di amare il nostro prossimo.
Nel versetto 6 dice che hanno condannato e ucciso il giusto. Quindi, hanno agito in modo ingiusto: hanno condannato chi era innocente, hanno ucciso chi non aveva colpa.
Fratelli, questi uomini vedevano gli altri intorno a loro non come persone preziose da amare, piuttosto, vedevano gli altri come oggetti da sfruttare per ottenere quello che volevano.
Poi, nel versetto 5, vediamo com’era il loro cuore. Infatti dice:
“5 Sulla terra siete vissuti nelle delizie e morbidezze; avete pasciuto i vostri cuori come per il giorno della strage.” (Giacomo 5:5 LND)
Dice che hanno vissuto nelle delizie e nelle morbidezze, e hanno pasciuto i loro cuori. In altre parole, hanno goduto le loro ricchezze. Notate, però, che le ricchezze che hanno goduto non erano ricchezze che Dio aveva dato loro. Piuttosto, le ricchezze che hanno goduto erano ricchezze che loro avevano accumulato con il loro peccato. Nel loro cuore avevano un desiderio peccaminoso di avere tante ricchezze e lusso, e questo desiderio peccaminoso li ha portati poi a peccare per ottenere queste ricchezze. Il loro cuore era tutto sbagliato. Erano attaccatissimi alle loro ricchezze. Le ricchezze erano un idolo per loro. Non avevano amato il loro prossimo.
Quindi, mettendo tutto insieme, è chiaro che Giacomo non sta parlando in alcun modo contro l’essere ricco in sé. Piuttosto, sta parlando contro il cuore che è attaccato alle ricchezze. Uno può amare il denaro, anche se non riesce ad averne molto. Il peccato è il cuore, l’attaccamento al denaro, non la quantità che uno ha.
Giacomo dichiara che avevano pasciuto i loro cuori come per il giorno della strage. Sta per arrivare la strage, il giorno del giudizio, che sarà terribile per chi non ha Gesù Cristo. Chi vive così, non amando il prossimo, vivendo per se stesso, ha il giudizio davanti a sé. E al giudizio perderà tutto. Tutte le ricchezze che avrà ottenuto gli verranno strappate via, e resterà nudo davanti a Dio. Le sue ricchezze non gli gioveranno nulla! Non potrà comprare la salvezza con le sue ricchezze.
Applichiamo a noi
Fratelli e sorelle, tra di noi nessuno è ricco come gli uomini in questo brano. Però, anche se non siamo ricchi allo stesso modo, anche noi possiamo cadere negli stessi peccati.
Ciascuno di noi può cadere nel peccato di vedere gli altri intorno a sé come oggetti per ottenere quello che vogliamo. A volte desideriamo tanto ottenere qualcosa, che possono sì essere cose materiali, ma anche essere visti bene, oppure avere una vita tranquilla senza problemi. E quando il nostro cuore è attaccato a queste cose, invece di essere attaccato a Dio solo, possiamo facilmente cominciare a vedere gli altri come oggetti e a sfruttarli per cercare di ottenere quello che il nostro cuore desidera. Fratelli, questo non è amare il nostro prossimo. Anzi, questo è proprio il contrario! Questo è puro egoismo e amare noi stessi.
Poi, proprio come nel caso di questi ricchi di cui Giacomo parla, il fatto di sfruttare gli altri per cercare di ottenere quello che vogliamo dimostra che il nostro cuore è attaccato a quello che desideriamo. E questo attaccamento è peccaminoso.
Fratelli e sorelle, non viviamo così! SOLO IN DIO c’è la vera soddisfazione del cuore! Cristo è l’UNICO che può soddisfarci veramente, tutto il resto è un inganno! Le ricchezze, le cose materiali, la gloria degli uomini, una vita tranquilla, niente di tutto questo può veramente soddisfare il tuo cuore. Solo Dio può soddisfarlo!
Conclusione
Solo Dio può soddisfare il nostro cuore, e Dio VUOLE che abbiamo un cuore soddisfatto, in Lui. Infatti, avete visto il cuore di Dio oggi? Perché ci ha dato il brano che abbiamo studiato oggi? Non è anche per mostrarci qual è l’unica via benedetta, affinché camminando su questa via possiamo avere comunione con Lui e avere un cuore pienamente soddisfatto? Certo! E questo è l’amore di Dio per noi!
Abbiamo visto l’importanza di tenere sempre presente nel cuore che dipendiamo totalmente da Dio, in ogni campo della vita. Abbiamo visto che è fondamentale che, quando Dio ci mostra come fare il bene, poi facciamo il bene. E abbiamo acnhe visto quanto è grave agli occhi di Dio il peccato di cercare la soddisfazione in qualcosa al di fuori di Lui, e poi di peccare per cercare di ottenerla. Il brano parlava delle ricchezze, ma ciascuno di noi può fare lo stesso in altri campi.
Fratello, sorella, dopo aver studiato un brano così, è fondamentale che esamini la tua vita per vedere come stai camminando in questi campi. E se riconosci che stai peccando in uno, o più, di questi campi, confessa il tuo peccato a Dio, ricevi il perdono e riprendi il cammino.
Ma è anche fondamentale che vediamo e tieniamo in mente l’amore di Dio che è visibile anche tramite questo brano. Dio vuole che abbiamo un cuore soddisfatto e una vita veramente benedetta, che possiamo avere solo camminando vicini a Lui, perché avere un rapporto stretto con Dio è la vera benedizione. Ecco perché il nostro Buon Padre ci dà brani come questo: vuole che togliamo dal nostro cuore ogni residuo di peccato, confessandolo, e così possiamo avere più di Lui, per avere un cuore veramente soddisfatto e per avere la vera benedizione che vale più di tutte.
Lode a Dio per il suo amore per noi!