Introduzione
Oggi, nella società in cui viviamo, sentiamo spesso il modo di pensare che “non dobbiamo giudicare”. E si sente molto questo modo di pensare anche fra credenti. Non è raro che, quando un credente fa notare ad un fratello o a una sorella che quello che sta facendo è peccato, questo si difenda dicendo “Tu non devi giudicarmi, giudicare è un peccato. La Bibbia dice di non giudicare”. Tristemente, questo modo di girare le Scritture è molto comune. E, in realtà, come tante dottrine false, questo modo di pensare ha una radice di verità, perché in un certo contesto, Dio ci comanda di non giudicare. Ma cosa vuol dire “non giudicare” nel contesto biblico?
Stiamo studiando l’epistola di Giacomo, e siamo arrivati alla fine del capitolo 4. Nell’ultimo sermone abbiamo studiato la prima parte del capitolo 4 in cui Dio, tramite Giacomo, ci mostra qual è la radice del peccato di litigare e avere contese. Abbiamo visto che la radice che sta sotto il peccato di avere litigi, è il peccato di cercare la soddisfazione in altre cose al di fuori di Dio.
Nella parte finale del capitolo 4, Dio ci mostra altri aspetti di come dobbiamo vivere, in particolare, ci comanda di non parlare gli uni contro gli altri, e di non giudicare i fratelli.
È importante che teniamo in mente di contesto di questo brano.
Seguite mentre rileggo i versetti da 1 a 10 di Giacomo 4.
“1 Da dove vengono le guerre e le contese fra voi? Non provengono forse dalle passioni che guerreggiano nelle vostre membra? 2 Voi desiderate e non avete, voi uccidete e portate invidia, e non riuscite ad ottenere; voi litigate e combattete, e non avete, perché non domandate. 3 Voi domandate e non ricevete, perché domandate male per spendere nei vostri piaceri. 4 Adulteri e adultere, non sapete che l’amicizia del mondo è inimicizia contro Dio? Chi dunque vuole essere amico del mondo si rende nemico di Dio. 5 Pensate che la Scrittura dica invano: "Lo Spirito che abita in noi ci brama fino alla gelosia"? 6 Ma egli dà una grazia ancor più grande; perciò dice: "Dio resiste ai superbi, e dà grazia agli umili". 7 Sottomettetevi dunque a Dio, resistete al diavolo ed egli fuggirà da voi. 8 Avvicinatevi a Dio ed egli si avvicinerà a voi; pulite le vostre mani, o peccatori; e purificate i vostri cuori, o voi dal cuore doppio! 9 Affliggetevi, fate cordoglio e piangete; il vostro riso si cambi in duolo e la vostra gioia in tristezza. 10 Umiliatevi davanti al Signore, ed egli vi innalzerà. ” (Giacomo 4:1-10 LND)
Nella prima parte di questo capitolo, Giacomo ha parlato delle guerre e delle contese fra di noi. Ha parlato di litigare e combattere fra di noi. Perché litighiamo? Perché abbiamo scontri, anche in famiglia? Giacomo ci ha spiegato che è perché stiamo camminando nella carne.
Poi, nei versetti 6 a 10, ci esorta ad umiliarci davanti a Dio. Ci ricorda che Dio resiste ai superbi. Quando combattiamo e litighiamo, siamo pieni di superbia. Se camminiamo così, Dio ci resisterà. Umiliamoci!
Giacomo continua questo discorso nei versetti che vogliamo considerare insieme adesso, i versetti 11 e 12. Quando siamo pieni di superbia, non solo combattiamo e litighiamo, ma parliamo gli uni contro gli altri, e giudichiamo, ovvero, accusiamo gli uni gli altri. Consideriamo quello che Dio ci insegna in questo brano.
Parlare contro e giudicare
Inizio leggendo i versetti 11 e 12. Seguite mentre leggo.
“11 Non parlate gli uni contro gli altri, fratelli; chi parla contro il fratello e giudica il proprio fratello, parla contro la legge e giudica la legge; ora se giudichi la legge, tu non sei un esecutore della legge, ma un giudice. 12 C’è un solo Legislatore, che può salvare e mandare in perdizione, ma tu chi sei, che giudichi un altro?” (Giacomo 4:11-12 LND)
Per capire bene il senso di questi versetti dobbiamo capire cosa vuol dire “parlare contro qualcuno” e “giudicare”, nel contesto di questo brano. È importantissimo che quando leggiamo la Bibbia capiamo bene il significato delle parole che vengono usate. Ma è fondamentale che non diamo per scontato che il significato biblico di un certo termine sia lo stesso significato che quel termine ha nell’italiano di tutti i giorni. Infatti, varie volte il significato tipico italiano di una parola è molto diverso dal significato biblico della stessa parola.
Cosa vuol dire “parlare contro qualcuno” e “giudicare”? Capire questo è fondamentale per capire correttamente il senso di questo brano.
“Parlare contro” vuol dire diffamare, sparlare, incriminare, accusare qualcuno. Quindi, nel contesto di questo brano, “parlare gli uni contro gli altri” vuol dire sparlare gli uni degli agli, accusandosi a vicenda di aver peccato, e fare ciò con un cuore malvagio, non per il vero bene degli altri.
Il senso di “giudicare”, invece, è di valutare le opere o il cuore di qualcuno, e poi dichiarare buone o malvagie le sue opere o il suo cuore. Per “giudicare” serve un metro, come un giudice terreno giudica in base alla legge. Questo brano sta parlando di chi giudica con un metro falso, che non è il metro di Dio, e poi vedremo questo. Cioè, in questi versetti, quando Giacomo parla di non giudicare il proprio fratello è implicato di non giudicarlo con un metro falso o con il cuore sbagliato, un cuore che non cerca la gloria di Dio e il bene del suo prossimo.
Non giudicare
Quindi, tenendo in mente il significato di “parlare contro qualcuno” e di “giudicare”, seguite mentre rileggo il versetto 11.
“11 Non parlate gli uni contro gli altri, fratelli; chi parla contro il fratello e giudica il proprio fratello, parla contro la legge e giudica la legge; ora se giudichi la legge, tu non sei un esecutore della legge, ma un giudice.” (Giacomo 4:11 LND)
Dio ci comanda di non parlare gli uni contro gli altri. Non dobbiamo sparlare gli uni degli altri, non dobbiamo accusarci a vicenda, non dobbiamo incriminare gli uni gli altri. Infatti, quando agiamo così, non stiamo agendo con amore, per il vero bene eterno gli uni degli altri.
Attenzione, però, perché questo è un tipico brano che, se preso da solo, uno potrebbe fargli dire quello che vuole. Il senso di questo brano è molto chiaro se è letto nel contesto di tutta la Parola di Dio. E se leggiamo questo brano nel contesto di tutta la Bibbia, non c’è spazio per più interpretazioni. La Bibbia spiega la Bibbia.
Per esempio, in Matteo 7, Gesù parla di questo argomento e ci comanda di non giudicare e dice:
“1 "Non giudicate, affinché non siate giudicati. 2 Perché sarete giudicati secondo il giudizio col quale giudicate; e con la misura con cui misurate, sarà pure misurato a voi. 3 Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio di tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio?” (Matteo 7:1-3 LND)
Il punto in quel brano è chiaro: non dobbiamo giudicare con un metro nostro, perché saremo giudicati con lo stesso giudizio con cui noi giudichiamo. Se giudichi gli altri con un metro falso, un metro che mostra tutti i presunti peccati degli altri, ma non mostra i tuoi peccati, tu stai giudicando con un metro tuo. E sarai giudicato con questo metro che tu stai usando. Chi giudica con questo cuore, e con un metro che lui stesso ha inventato, è pieno di orgoglio. Chi vive così non ama il suo prossimo, piuttosto ama solo sé stesso, volendo innalzarsi e mettersi in mostra per quanto è bravo, secondo il suo metro.
Inoltre, nel versetto 3 di Matteo 7, Gesù ci mette in guardia dall’avere l’orgoglio di voler mostrare agli altri il loro peccato, quando noi stessi abbiamo peccato non confessato nella nostra vita.
Fratelli e sorelle, non dobbiamo avere un doppio metro, e non dobbiamo avere l’orgoglio di voler mettere in luce tutto il peccato degli altri, così gonfiandoci di orgoglio, credendoci giusti.
Un altro brano che parla di non giudicare è Luca 6:37-38. Ve lo leggo. Gesù disse:
“37 Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarà perdonato. 38 Date e vi sarà dato: una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sarà versata in seno, perché con la misura con cui misurate, sarà altresì misurato a voi".” (Luca 6:37-38 LND)
Il punto del discorso di Gesù è lo stesso di Matteo 7. Nel versetto 37 quando dice “non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati” non vuol dire che se non giudichiamo gli altri non verremo giudicati nel giudizio finale, né che uno può evitare di essere condannato per i propri peccati solo non condannando gli altri. Piuttosto, il senso qui è quello che troviamo alla fine del versetto 38, e cioè che, se usiamo verso gli altri un metro falso, duro, che non è il metro di Dio, anche noi verremo giudicati con quel metro.
Certamente, questo non vuol dire che possiamo scegliere noi quale metro Dio userà verso di noi nel giudizio. Piuttosto, sta dicendo che se giudichiamo gli altri con un metro falso, e senza misericordia, Dio stesso non avrà misericordia verso di noi nel giudizio finale.
Quindi, tornando a Giacomo 4, il senso di quello che Giacomo sta dicendo è che non dobbiamo sparlare gli uni degli altri, non dobbiamo accusarci in modo falso e con orgoglio, e non dobbiamo giudicare il cuore e le azioni gli uni degli altri, ma questo riguarda il cuore e il metro che usiamo.
Esempi biblici di giudicare
In realtà, la Bibbia ci comanda di giudicare. Per esempio, in 1 Corinzi 5, Paolo critica la chiesa duramente, perché permettevano ad un uomo di rimanere in mezzo a loro, nonostante vivesse nel peccato. Leggo 1Corinzi 5:1-2.
“1 Si ode dappertutto dire che tra di voi vi è fornicazione, e una tale fornicazione che non è neppure nominata fra i gentili, cioè che uno tiene con sé la moglie del padre. 2 E vi siete addirittura gonfiati e non avete piuttosto fatto cordoglio, affinché colui che ha commesso una tale azione fosse tolto di mezzo a voi.” (1Corinzi 5:1-2 LND)
Dovevano togliere quell’uomo di mezzo a loro. Dovevano non solo riconoscere il suo peccato, ma anche cacciarlo dalla chiesa. Paolo spiega che non dobbiamo avere comunione con chi si chiama credente, ma cammina nel peccato. Leggo 1Corinzi 5:9-13.
“9 Vi ho scritto nella mia epistola di non immischiarvi con i fornicatori, 10 ma non intendevo affatto con i fornicatori di questo mondo, o con gli avari, o con i ladri, o con gli idolatri, perché altrimenti dovreste uscire dal mondo. 11 Ma ora vi ho scritto di non mescolarvi con chi, facendosi chiamare fratello, sia un fornicatore, o un avaro o un idolatra, o un oltraggiatore, o un ubriacone, o un ladro; con un tale non dovete neppure mangiare. 12 Tocca forse a me giudicare quelli di fuori? Non giudicate voi quelli di dentro? 13 Ora è Dio che giudica quelli di fuori. Perciò togliete il malvagio di mezzo a voi.” (1Corinzi 5:9-13 LND)
Per poter ubbidire a questo comandamento, dobbiamo riconoscere il peccato di queste persone, che è giudicarle. Però, non è che decidiamo NOI cosa è peccato. Piuttosto, dobbiamo usare la legge di Dio come metro.
In Matteo 7:6, Gesù ci comanda:
“Non date ciò che è santo ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con i piedi e poi si rivoltino per sbranarvi.” (Matteo 7:6 LND)
Per ubbidire a questo comandamento, dobbiamo riconoscere chi è un porco. Riconoscere qualcuno così sarebbe considerato sbagliato da coloro che dicono che non bisogna giudicare. Però, è da Dio.
In Matteo 18, Gesù ci comanda come comportarci quando un fratello pecca contro di noi. Anche qua, è chiaro che dobbiamo riconoscere il peccato come peccato, e chiamarlo tale, per poter ubbidire a questi comandamenti. Leggo le parole di Cristo.
15 "Ora, se il tuo fratello ha peccato contro di te, va’ e riprendilo fra te e lui solo; se ti ascolta, tu hai guadagnato il tuo fratello; 16 ma se non ti ascolta, prendi con te ancora uno o due persone, affinché ogni parola sia confermata per la bocca di due o tre testimoni. 17 Se poi rifiuta di ascoltarli, dillo alla chiesa; e se rifiuta anche di ascoltare la chiesa, sia per te come il pagano e il pubblicano.” (Matteo 18:15-17 LND)
Chiaramente, per trattare uno che prima era visto come fratello come un pagano o pubblicano, vuol dire riconoscere il suo peccato, quello che tanti direbbero essere giudicarlo.
Un altro brano in cui è necessario riconoscere e confrontare qualcuno per il suo peccato è 2Tessalonicesi 3:14. Ve lo leggo.
“14 E se qualcuno non ubbidisce alla nostra parola scritta in questa epistola, notate quel tale e non vi associate a lui, affinché si vergogni. 15 Non tenetelo però come un nemico, ma ammonitelo come fratello.” (2Tessalonicesi 3:14,15 LND)
Chiaramente, per ubbidire a questo comandamento, dobbiamo fare quello che sarebbe chiamato giudicare quella persona. Però, non con un metro nostro, ma con il metro di Dio.
Ci sono vari altri brani che ci comandano come trattare persone che sono nel peccato, che vuol dire, chiaramente, che dobbiamo riconoscere che sono nel peccato.
Quindi, quando qualcuno oggi dice: “non bisogna giudicare”, e intende che non bisogna parlare dei peccati di altri, questo NON è quello che la Bibbia insegna.
Ed è chiaro, quindi, che il nostro brano non sta dicendo che non bisogna parlare ad altri dei loro peccati.
Oltre ai chiari insegnamenti che abbiamo visto, vi faccio solo un esempio. Notiamo quello che l’apostolo Paolo dichiara per quanto riguarda quello che fece davanti a tanti fratelli ad Antiochia, quando scoprì che Pietro stava peccando. Seguite mentre leggo Galati 2:11.
“11 Ma quando Pietro venne in Antiochia, io gli resistei in faccia, perché era da riprendere.” (Galati 2:11 LND)
In quell’occasione, Pietro ha peccato e con il suo esempio ha trascinato altri nel suo peccato. Paolo, vedendo questo, l’ha ripreso davanti a tutti.
Se ami il tuo fratello, vorrai parlare con lui del suo peccato quando lo vedi nel peccato, perché vuoi che ne sia liberato e abbia più di Cristo. E se tu ami Cristo, tu vorrai che altri ti parlano del tuo peccato quando cadi, così puoi vederlo, confessarlo e abbandonarlo.
Spesso, tra credenti, c’è questo modo di pensare che non dobbiamo giudicare gli uni gli altri, nel senso che non dobbiamo mai parlare a qualcuno del suo peccato. Ma in questo brano Giacomo non sta dicendo in alcun modo che non dobbiamo parlare ad altri del loro peccato. Parlare ad altri del loro peccato, o parlare con qualcuno del peccato di altre persone, può essere giudicare in modo peccaminoso, e quello non lo dobbiamo fare, ma non necessariamente lo è.
Quindi, se mettiamo insieme i chiari comandamenti, e questo esempio, con i versetti in Giacomo 4, è chiaro che “non parlare gli uni contro gli altri e non giudicare gli altri” non vuol dire non parlare del peccato. Questo è chiaro. Piuttosto, il senso di “non parlare contro” e “non giudicare” è di non sparlare degli altri mettendo così noi stessi in una buona luce, e di non giudicare gli altri con un metro falso che mette loro in una brutta luce e innalza noi stessi. Chi fa questo pecca, perché ha orgoglio e non sta amando il suo prossimo.
Non esecutore ma giudice
Torniamo a Giacomo 4 e rileggo i versetti 11-12. In questi versetti Dio non solo ci comanda di non parlare gli uni contro gli altri e di non giudicare i nostri fratelli usando un metro nostro, ma ci mostra anche quanto è grave quando disubbidiamo a questo comandamento. Seguite mentre leggo i versetti 11 e 12.
“11 Non parlate gli uni contro gli altri, fratelli; chi parla contro il fratello e giudica il proprio fratello, parla contro la legge e giudica la legge; ora se giudichi la legge, tu non sei un esecutore della legge, ma un giudice. 12 C’è un solo Legislatore, che può salvare e mandare in perdizione, ma tu chi sei, che giudichi un altro?” (Giacomo 4:11-12 LND)
Se tu parli contro il tuo fratello, o se lo giudichi, ovvero, lo condanni secondo il tuo metro, stai peccando, perché stai avendo orgoglio, e non stai amando il tuo prossimo. Ma non solo. Infatti, quando parli contro qualcuno e giudichi qualcuno con un metro tuo stai peccando giudicando la legge di Dio. Dio ci comanda chiaramente di NON parlare contro i nostri fratelli e di NON giudicare in quel modo, quindi, quando tu fai quello che Dio ti comanda di NON fare, in realtà, stai parlando contro la legge di Dio e stai giudicando la legge. Tu stai disprezzando la legge di Dio e stai dichiarando, con le tue azioni, che la legge di Dio è sbagliata, e che tu sai meglio di Dio che cosa è giusto fare. Fratelli e sorelle, questo è un peccato gravissimo!
Se tu hai questo cuore, di giudicare la legge di Dio, non sei un esecutore della legge, cioè, non ti metti sotto la legge di Dio per seguirla, ma piuttosto ti fai giudice, ti metti al posto di Dio, giudicando la legge. Pretendi di poter stabilire tu stesso cosa è giusto e cosa non è giusto, e così non segui la legge di Dio, e vai contro la legge di Dio.
In realtà, c’è un solo Legislatore, che è Dio. Lui ha stabilito la sua legge, e Lui sa cosa è giusto e buono per noi. Chi sei tu per alzare il pugno contro Dio e decidere che è giusto giudicare gli altri?
E poi, se tu giudichi gli altri, tu hai inventato un tuo metro con cui giudicare gli altri. Ma c’è solo UN metro, il metro di Dio. Dio solo decide chi ha peccato e chi no, chi merita la condanna e chi no. Chi sei tu, quando con il tuo metro falso, giudichi gli altri?
Se tu hai questo cuore, se tu vai contro la legge di Dio, o se tu hai inventato il tuo metro con cui giudichi gli altri, riconosci che sei gravemente colpevole. Ravvediti davanti a Dio finché c’è tempo. Ricordati che se tu non ti ravvedi, tu stesso sarai giudicato con il metro con cui tu giudichi gli altri: senza misericordia. E questo sarà terribile! Ravvediti finché c’è tempo!
Non vuol dire accettare tutti
Quindi, per riassumere questo punto, non dobbiamo parlare gli uni contro gli altri, che vuol dire, non dobbiamo sparlare gli uni degli altri, non dobbiamo accusarci a vicenda. E non dobbiamo nemmeno giudicare gli altri usando un metro nostro, che è un metro falso e non è il metro di Dio.
Chi parla contro gli altri, e giudica gli altri, nel modo che questo brano intende, è pienamente nel peccato, primo perché non si sottomette alla legge di Dio e non ubbidisce a Dio, e secondo perché, essendo pieno di orgoglio, si innalza ad essere giudice, al posto dell’unico vero giudice, Dio.
Però, dobbiamo leggere questo brano alla luce di tutta la Bibbia. E dal contesto di tutta la Bibbia è chiaro che Giacomo NON sta dicendo minimamente che non dobbiamo in alcun modo parlare del peccato, o che dobbiamo accettare il peccato nella chiesa. Assolutamente no! La Bibbia è chiara su questo, e abbiamo visto anche che ci comanda di giudicare e condannare il peccato nella chiesa, come abbiamo visto anche nell’esempio dell’apostolo Paolo. Condannare il peccato in un credente, con il cuore giusto, per spingerlo al ravvedimento e a tornare a Dio, è un atto di amore verso Dio e verso quel fratello.
L’insegnamento qui in Giacomo non è un insegnamento di tollerare il peccato. Piuttosto, riguarda avere timore di Dio e perciò, non innalzarci con un cuore di superiorità per sparlare degli altri o condannare gli altri per quello che secondo noi non va.
Applicazione
Prego che le verità in questo brano ci siano chiare. Allora, come possiamo applicare questo a noi stessi? Il motivo per cui dobbiamo leggere la Bibbia è per conoscere Dio, per camminare per fede. Una parte centrale di quello è capire correttamente la Bibbia, per poi applicarla alle nostre vite.
Allora, considerando il brano di oggi, in che modo potremmo trovarci a commettere i peccati di cui questi versetti parlano? Quand’è che potremmo trovarci a parlare gli uni contro gli altri, o a giudicare gli altri?
Probabilmente uno dei campi più comuni potrebbe essere nei rapporti più stretti, in casa. Quando vogliamo soddisfare la nostra carne può succedere che qualcuno ci ostacoli, per esempio, il nostro coniuge. In quel caso, dando spazio alla nostra carne, tendiamo a parlare contro quella persona. Tendiamo a giudicare quella persona, a trovare qualcosa per cui vederlo male, qualcosa per cui accusarlo.
Oggi, in questi versetti, tramite Giacomo, Dio ci ha ricordato quanto quel modo di agire è un grave peccato. Facendo così, ci facciamo giudici della legge. Ignoriamo che dobbiamo rispondere a Dio.
O fratelli e sorelle, non viviamo così! Piuttosto, viviamo avendo un santo timore di Dio, e con umiltà. Quando è necessario riconoscere il peccato di qualcun altro, facciamolo, in ubbidienza a Dio, ma sempre con un cuore umile, sapendo che noi stessi pecchiamo, anche se magari in campi diversi. E soprattutto, facciamolo avendo il cuore giusto, amando il nostro prossimo e non essendo pieni di orgoglio.
Oh quanta gioia e pace avremo se viviamo come Dio ci insegna, anche in questo campo! Pace e gioia è quello che il nostro cuore desidera, e possiamo trovarle solo in Dio, camminando in umiltà e in ubbidienza davanti a Lui.