Aiuto Biblico

Perdonare veramente e incitare

Filemone

Descrizione: Cosa vuol dire veramente perdonare chi pecca contro di te? Ecco un esempio di cosa vuol dire veramente perdonare chi ti ha fatto un grande torto. Poi, nella Bibbia leggiamo che dobbiamo incitarci a vicenda all’amore e alle buone opere. Ma cosa vuol dire? Come si fa? Paolo ci dà il buon esempio in Filemone.
Sermone di Leonardo Bevilacqua,www.AiutoBiblico.orgper domenica 13 giugno 2021

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Introduzione

Tra tutti i doni che Dio ci dà qua sulla terra, quale diresti essere il dono più grande? Tra le benedizioni terrene, qual è la più grande? Le persone, i rapporti.

Per natura, desideriamo tante cose: soldi, macchine, vestiti, cose materiali, carriera, successo, una vita facile con pochi problemi… Immagina di poter avere tutto quello che desideri, ma non avere persone nella tua vita. Come sarebbe? Sarebbe veramente una bella vita? No! Sarebbe una vita orribile!

Dio, nella sua grazia ci ha dato il dono di avere persone nella nostra vita, con cui possiamo rapportarci. Questo ci soddisfa, ci dà gioia, è una grandissima benedizione. Però, sappiamo anche che non è automatico che i rapporti vadano bene. Infatti, a causa del nostro peccato, i rapporti NON vanno sempre bene. Il nostro peccato rovina i rapporti: rovina i matrimoni, rovina le amicizie, rovina il rapporto tra genitori e figli. Questo succede costantemente nella vita di ciascuno di noi.

Dio, nella sua Parola, ci insegna come vivere bene i rapporti in ogni aspetto. Oggi vogliamo studiare la breve ma potente epistola a Filemone, che ci insegna un aspetto fondamentale per vivere bene i rapporti: veramente perdonare di cuore chi pecca contro di noi.

Allo stesso tempo, in questa epistola, osservando come Paolo parla con Filemone, possiamo imparare come possiamo essere usati da Dio per stimolare altri all’amore e alle buone opere. Ognuno di noi ha bisogno di essere stimolato all’amore e alle buone opere, che vuol dire, ognuno ha non solo la responsabilità di amare e abbondare nelle buone opere, ma anche la responsabilità di stimolare gli altri.

La storia di Filemone e Onesimo

Paolo scrive questa epistola a Filemone avendo in mente il traguardo di spronare questo caro fratello ad agire bene in una certa situazione che si è presentata. Come capiremo dal brano, Filemone era un credente che aveva un servo, Onesimo. Onesimo, da quello che capiamo, ad un certo punto scappa da Filemone portando via dei soldi che appartenevano a Filemone. Di fatto, Onesimo ha rubato da Filemone ed è scappato via. Nella provvidenza di Dio, nella fuga, Onesimo è andato a Roma, e ha incontrato Paolo, che lo ha evangelizzato. Dio ha salvato Onesimo e lui ha cominciato ad essere coinvolto nel ministero di Paolo come aiutante. Davanti a Dio era giusto che Onesimo ritornasse da Filemone e restituisse i soldi che gli aveva rubato, anche se capiremo dall’epistola che probabilmente non aveva più i soldi, avendoli già spesi. Quindi, Paolo lo manda da Filemone e gli dà questa lettera di raccomandazione da consegnare a Filemone. Tenete questo filo in mente, e seguite mentre leggo dal versetto 1.

Paolo: prigioniero di Cristo

“1 Paolo, prigioniero di Cristo Gesù, e il fratello Timoteo, a Filemone, il nostro amato fratello e compagno d’opera, 2 alla cara Apfia e ad Archippo, nostro compagno d’armi, e alla chiesa che è in casa tua: 3 grazia a voi e pace da Dio nostro Padre e dal Signor Gesù Cristo.” (Filemone 1:1-3 LND)

La prima cosa che voglio che notiate è come si identifica Paolo. Si identifica come “prigioniero di Cristo Gesù”. Possiamo prendere questo in due modi. Da un lato Paolo era prigioniero di Cristo nel senso che era in carcere a causa di Cristo, a causa della sua fede. Ma, dall’altro lato, essere “prigioniero di Cristo” ha anche un significato più profondo.

Paolo era prigioniero di Cristo soprattuttoperché Cristo lo avevaliberato dalla schiavitù del peccato e l’ha fatto diventare suo schiavo. Paolo sapeva: “Io non appartengo a me stesso, io appartengo a Cristo. Cristo mi ha comprato a caro prezzo, io sono suo, sono suo schiavo”. E, se tu sei in Cristo, questo è vero anche per te. Tu non appartieni a te stesso, tu sei stato comprato a caro prezzo e ora appartieni a Cristo, sei un suo schiavo. Ma essere schiavo di Cristo non è una cosa terribile, piuttosto, è proprio il contrario! Essere schiavo di Cristo è la cosa più meravigliosa che possa mai succedere nella tua vita. Essere schiavo del peccato è essere sotto un duro giogo. Invece, il giogo di Cristo è dolce.

Filemone: amato fratello

Poi, notate come Paolo descrive Filemone. Lo chiama “amato e compagno d’opera”. Dice anche che aveva una chiesa in casa sua. Da questo capiamo che Filemone era un uomo di Dio, attivo per il Signore. Il fatto che Paolo lo chiama “compagno d’opera” implica che Filemone si dava veramente da fare per il Regno di Dio. E il fatto che avesse una chiesa in casa sua dimostra questo.

Allora, domanda: gli altri, come possono descrivere te? Cosa vedono in te? Forse vedono che sei una brava persona, onesta, corretta, magari un gran lavoratore, responsabile, di parola… ma possono dire veramente che sei un compagno d’opera per il Regno di Dio? È veramente visibile in te un grande impegno per il regno di Dio? Questa è la tua passione?

Tu puoi avere una vita piena di tante cose, tutte cose buone, niente di peccaminoso, ma allo stesso tempo non avere una vita in cui si vede Cristo. Com’è la tua vita? Che cosa possono dire gli altri di te? Che fama hai?

Grazia e pace

L’ultima cosa che voglio notare in questi primi versetti è che anche qua troviamo la preghiera che Paolo fa in tutte le sue epistole. Paolo prega che possano avere grazia e pace da Dio. Questa è una costante nelle epistole di Paolo, nonostante ogni epistola si rivolga a persone e a bisogni diversi.

La grazia e la pace sono disponibili in Dio, sempre, in ogni circostanza, e per ciascuno che le cerca in Dio. Non importa quale sia la tua situazione, se tu vuoi grazia da Dio, e pace nel tuo cuore, tu puoi rivolgerti a Dio e veramente trovare grazia e pace. Grazie a Dio per questo dono gigantesco!

Il cuore di Filemone e la preghiera di Paolo

Abbiamo visto prima che Filemone era un uomo di Dio, conosciuto per la sua fatica per il Regno di Dio. Nei prossimi versetti capiamo di più di lui. Seguite mentre leggo.

“4 Io rendo grazie al mio Dio, ricordandomi sempre di te nelle mie preghiere, 5 sentendo parlare del tuo amore e della fede che hai verso il Signore Gesù e verso tutti i santi,” (Filemone 1:4-5 LND)

Filemone, era conosciuto per il suo amore e per la sua fede, verso Cristo e verso gli altri. È evidente che il suo amore non era un “amore” sentimentale, ma un vero amore che era visibile nelle sue opere, cioè un vero impegno. Un sentimento in sé non è visibile, quello che è visibile, e quindi, quello di cui si può sentire e parlare, sono le opere, le manifestazioni pratiche di quel sentimento.

La stessa cosa vale per la fede di Filemone. La sua non era una fede intellettuale ma una fede visibile, vissuta tutti i giorni nelle decisioni, nelle situazioni, nelle difficoltà. La vera fede che gli altri notano è la fede che ti spinge a prendere decisioni drastiche, a fare il contrario di quello che fanno tutti, che ti spinge a scegliere la via stretta e dura perché sai che è quello che il tuo Signore vuole che tu faccia. Quando viviamo così, quando veramente viviamo per fede, fidandoci di Dio in ogni campo della vita, qualsiasi sia il costo, allora gli altri possono sentire parlare della nostra fede. Questa è la vera fede.

Notate anche che dice:

“5 sentendo parlare del tuo amore e della fede che hai verso il Signore Gesù e verso tutti i santi,” (Filemone 1:5 LND)

Cioè, il cammino di Filemone non era solo personale, cioè, non immaginava che poteva essere vicino a Dio ignorando gli altri. Piuttosto, Filemone aveva un cuore per tutti gli altri santi. Viveva per gli altri, si dava da fare per il vero bene degli altri. Che esempio per noi!

Filemone aveva un amore e una fede così. E per questo Paolo ringraziava Dio per il buon frutto che c’era nella vita di Filemone.

Nel versetto 6 Paolo scrive quello che prega per Filemone, e dice:

“6 affinché la comunione della tua fede sia efficace, nel riconoscimento di tutto il bene che è in voi verso Cristo Gesù.” (Filemone 1:6 LND)

Paolo prega che la fede di Filemone fosse efficace, cioè che portasse frutto. “ Sia efficace” implica che non era ancora efficace. Dicendo questo, Paolo sta preparando Filemone a ricevere la richiesta che gli sta per fare su come trattare Onesimo. In altre parole, sta dicendo “Prego che la tua fede porti frutto nella richiesta che sto per presentarti. Ecco una situazione, un’occasione per portare frutto”.

Il portare frutto di cui Paolo sta parlando è quando gli altri vedono in te che la tua fede è vivente e porta frutto, e per questo sono stimolati ad avere più fede o a cercare Cristo.

Quindi, questa preghiera di Paolo è una preghiera per stimolare Filemone a agire con amore in quello che Paolo sta per chiedergli. Per stimolarlo, Paolo ringrazia per il passato, per il frutto che già c’è stato nella vita di Filemone. Paolo sta preparando il cuore di Filemone a ricevere la richiesta che sta per fargli. Leggo il versetto 7.

“7 Noi infatti abbiamo provato una grande gioia e consolazione a motivo del tuo amore, poiché per mezzo tuo, fratello, i cuori dei santi sono stati ricreati.” (Filemone 1:7 LND)

Filemone era molto usato da Dio per incoraggiare i fratelli. Questo dava gioia a Paolo e Timoteo. Fratelli e sorelle, dovrebbe darci grande gioia quando vediamo che un fratello o sorella è, o è stato, grandemente usato da Dio. Non dovremmo avere invidia, piuttosto, dovremmo avere grandissima gioia e cuori che traboccano di ringraziamento. Vedere o sentire che il Regno di Dio si sta espandendo dovrebbe darci grande gioia, perché questo glorifica il nostro Signore. E se siamo noi stessi ad essere usati da Dio per la sua opera, non dobbiamo riempirci di orgoglio credendoci bravi, ma piuttosto gioire che Dio ci ha scelti come strumenti per portare gloria a Lui.

La situazione con Onesimo

Adesso Paolo arriva a parlare della situazione con Onesimo. Infatti, lo scopo principale di questa lettera è che Paolo sta vivamente spronando Filemone a perdonare Onesimo e ad accoglierlo come caro fratello in Cristo. Questa è una forte lezione di come anche noi dobbiamo fare. Con quale cuore Paolo scrive a Filemone? Notatelo mentre leggo dal versetto 8.

“8 Perciò, benché io abbia molta libertà in Cristo di comandarti ciò che è opportuno fare, 9 preferisco pregarti per amore, così come io sono, Paolo, vecchio ed ora anche prigioniero di Gesù Cristo;” (Filemone 1:8-9 LND)

Paolo scrive con un cuore PIENO di amore verso Filemone. Paolo, in quanto apostolo, aveva autorità su Filemone. Ma notate come si presenta a Filemone. Paolo poteva presentarsi come apostolo, comandando a Filemone quello che doveva fare. Ma invece, sceglie di presentarsi come Paolo, vecchio e prigioniero di Cristo, per fare appello al cuore di Filemone. Questo perché avere autorità non vuol dire comandare su chi ti è sottoposto.

Qui c’è un’applicazione per noi. In certe situazioni possiamo avere un ruolo di autorità, ma come usiamo l’autorità? Tu che sei un marito, come parli con tua moglie? Quando lei non vede qualcosa come la vedi tu, le vieni accanto con amore, cercando di aiutarla a vedere? Oppure solo comandi qual è la cosa giusta da fare?Tu che sei una mamma o un papà, come parli con i tuoi figli? Parli con amore, volendo formare il carattere di tuo figlio, volendo aiutarlo a voler fare il bene, oppure dai solo ordini di tutto quello che devono fare, senza spiegare perché, o senza lasciare spazio a loro di farlo volontariamente?

L’autorità che abbiamo viene da Dio, ed è da usare come Dio ci comanda di usarla. Ci sono alcune volte in cui è necessario essere forti e diretti, e tantissime altre volte in cui la via eccellente è quella di venire accanto con amore.

Questo è un principio importantissimo per chi ha autorità. Avere autorità non vuol dire comandare, piuttosto vuol dire avere amore, venire accanto e aiutare a vedere secondo verità. Un marito non deve comandare alla moglie cosa fare, piuttosto, deve aiutarla a vedere il principio dietro quella azione, così lei può fare quella cosa di cuore, e come coppia potete avere un cuore e una mente in quello che fate.

Un altro aspetto importantissimo è cercare di incoraggiare il bene nell’altro. Cioè, piuttosto di comandare, quello che veramente aiuta è aiutare l’altra persona a scegliere di fare il bene, per amore. Questo è il caso di Paolo con Filemone. Paolo non comanda a Filemone cosa fare. Piuttosto, lo aiuta a vedere qual è la cosa giusta da fare e poi lo sprona a farla.

Cosa fare con Onesimo: accoglilo

Ricordate che Onesimo era un servo di Filemone che era scappato rubando anche dei soldi. Poi, ha incontrato Paolo a Roma, è stato salvato tramite la testimonianza di Paolo, e ora Paolo lo sta rimandando da Filemone, il suo padrone. Paolo manda questa lettera con Onesimo, che spiega a Filemone come doveva accogliere Onesimo. Troviamo questa spiegazione dal versetto 10. Prima di leggere, un commento utile. La parola “Onesimo”, in greco, vuol dire, “utile”. Quando dice “inutile” e poi “utile”, usa una parola diversa. Però, sempre con un senso simile al nome “Onesimo”. Seguite mentre leggo.

“10 ti prego per il mio figlio Onesimo, che ho generato nelle mie catene, 11 il quale un tempo ti è stato inutile, ma che ora è utile a te e a me. 12 Te l’ho rimandato; or tu accoglilo, poiché è come il mio stesso cuore.” (Filemone 1:10-12 LND)

Nella provvidenza di Dio, Onesimo, scappando, ha incontrato Paolo, ha sentito l’evangelo ed è stato salvato. Questo è il senso di quando Paolo dice “che ho generato nelle mie catene”, cioè, che ho evangelizzato ed è stato salvato mentre ero in carcere. Ora, come è giusto, Paolo rimanda Onesimo da Filemone, e vuole che Filemone lo riaccolga e lo perdoni per il suo peccato.

Notate che Onesimo è veramente ravveduto. È stato salvato ed è diventato un servitore utile per il regno di Dio, per Paolo nel suo ministero. Poi, tornare da Filemone, il suo padrone, era un passo grandissimo per Onesimo. E sappiamo che l’ha fatto, perché abbiamo questa lettera. Altrimenti sarebbe andata persa. Anche questo dimostra come Dio ha trasformato il cuore di Onesimo.

Per Filemone, accogliere Onesimo significava veramente perdonarlo di cuore. Voleva dire che Filemone doveva cancellare il debito che Onesimo aveva, avendo rubato dei soldi, visto che per Onesimo era impossibile pagarlo. Fratelli e sorelle, questo è quello che ogni vero credente deve fare. Non solo quando uno è ravveduto e ti ripaga del danno che ti ha fatto, ma anche quando uno solo pecca contro di te. Nel tuo cuore devi perdonare. Come possiamo non perdonare, quando Dio ha perdonato a noi così tanto? Quando facciamo fatica a perdonare è perché non stiamo ricordando quanto noi abbiamo peccato terribilmente contro Dio.

Fare la cosa giusta

Il cuore di Onesimo era veramente cambiato. Tanto che Paolo avrebbe voluto averlo come collaboratore. Paolo comunica questo a Filemone, lasciando, anche in questo, che fosse Filemone a scegliere di fare questo bene. Ma, sapendo che la cosa giusta da fare era di rimandarlo da Filemone, Paolo lo ha rimandato. Leggo dal versetto 13.

“13 Avrei voluto trattenerlo presso di me, perché mi servisse al tuo posto nelle catene che porto a motivo dell’evangelo; 14 ma non ho voluto far nulla senza il tuo parere, affinché il bene che farai non venga da costrizione, ma da spontanea volontà.” (Filemone 1:13-14 LND)

Qui c’è una piccola applicazione per noi. Nella vita cristiana è importantissimo che facciamo sempre la cosa giusta, NON la cosa più conveniente per noi. Tante volte possiamo avere la tentazione di fare qualche cosiddetto “piccolo compromesso”, piuttosto di fare la cosa giusta, per ottenere qualche vantaggio. Ma la verità è che fare la cosa giusta, agire con saggezza, con timore di Dio, è la via che porta ai veri vantaggi. Non crediamo ai nostri ragionamenti, fidiamoci di Dio e saremo veramente benedetti.

Quindi, Paolo fa la cosa giusta, rimanda Filemone. Però, nel versetto 14, notate che comunque, in modo un po’ subdolo, Paolo incoraggia Filemone a rimandare Onesimo affinché serva Paolo nel suo ministero. Questo è un esempio di stimolare all’amore e alle buone opere. Questo è quello che leggiamo in Ebrei 10:24. Ve lo leggo.

“24 E consideriamo gli uni gli altri, per incitarci ad amore e a buone opere,” (Ebrei 10:24 LND)

Questa è una delle lezioni più importanti di questa epistola. Questa è una parte importantissima, fondamentale della vita cristiana. Abbiamo bisogno di stimolarci gli uni gli altri all’amore e alle buone opere. Per conto nostro, ognuno di noi ha la tendenza a mancare nell’amore e nelle buone opere in qualche campo della vita. Abbiamo bisogno di venirci accanto gli uni gli altri e stimolarci.

Quindi, Paolo butta lì il pensiero a Filemone, ma dal versetto 15 capiamo che lui era anche ben contento se Filemone avesse deciso di non rimandare Onesimo. Infatti, dice:

“15 Infatti, forse per questo motivo egli è stato separato da te per breve tempo, perché tu lo riavessi per sempre,” (Filemone 1:15 LND)

Forse Dio ha gestito ogni cosa in modo che, dopo questo avvenimento, Onesimo fosse riconciliato con Filemone e rimanesse al suo servizio. Non più come schiavo ma proprio come caro fratello in Cristo e collaboratore per il Regno di Dio.

Il vero perdono

Quindi, Paolo incoraggia, sprona, fa pressione su Filemone affinché accolga Onesimo. Adesso spiega altri aspetti di come deve accogliere Onesimo. Leggo dal versetto 15.

“15 Infatti, forse per questo motivo egli è stato separato da te per breve tempo, perché tu lo riavessi per sempre, 16 non più però come schiavo, ma molto più che schiavo, come un fratello caro specialmente a me, ma ora molto più a te, tanto nella carne che nel Signore. 17 Se dunque mi ritieni come socio, accoglilo come me stesso.” (Filemone 1:15-17 LND)

Paolo spiega come accogliere Onesimo. Il modo giusto di riceverlo era non più come schiavo, ma come caro fratello. Notate che dice “caro fratello”, “tanto nella carne che nel Signore”, cioè, caro fratello come persona e caro fratello come fratello in Cristo.

Poi, nel v17 addirittura, Paolo dice a Filemone di accogliere Onesimo come se fosse Paolo stesso. Questo è molto forte. Certamente, Filemone avrebbe accolto con grande onore Paolo. Allo stesso modo doveva accogliere anche Onesimo con grande onore.

Fratelli, questo è veramente perdonare: non tenere rancore, accogliere di nuovo di pieno cuore la persona che ti ha fatto del male. Così dobbiamo perdonare noi.

Perdonare i debiti

Un altro aspetto fondamentale di veramente perdonare è di rimettere il debito di chi pecca contro di te. Questo è fondamentale. Se tu non perdoni così, in realtà non stai perdonando.

La Bibbia parla spesso del peccato come debito. Ogni volta che pecchiamo abbiamo un debito con Dio. E quando il nostro peccato coinvolge anche altre persone, abbiamo un debito anche con quelle persone.

Veramente perdonare significa cancellare totalmente quel debito. Se uno ha un debito di denaro, ma gli viene condonato, quel debito non esiste più. Lui non deve continuare a cercare di ripagarlo. Non esiste più. È stato completamente cancellato. Allo stesso modo, veramente perdonare significa cancellare totalmente il debito, il peccato, di chi ha peccato contro di te. Questo vuol dire che per te quel peccato non esiste più. Non ci pensi, non ti ritorna in mente, non porti rancore nel tuo cuore. È completamente cancellato. Questo è quello che Dio fa con noi ogni volta che confessiamo i nostri peccati e otteniamo il perdono per mezzo di Gesù Cristo. E questo è quello che anche noi dobbiamo fare gli uni con gli altri.

In questo casoOnesimo era in debito con Filemone perché gli aveva rubato dei soldi. Ma notate cosa dice Paolo di come risolvere questa cosa. Seguite mentre leggo dal v18.

“18 E se ti ha fatto qualche torto, o ti deve qualcosa, addebitalo a me. 19 Io, Paolo, ho scritto questo di mia propria mano. Pagherò io stesso; per non dirti che mi sei debitore perfino di te stesso.” (Filemone 1:18-19 LND)

Come Paolo scrive implica che Onesimo aveva un debito con Filemone. Paolo stesso era pronto a ripagare il debito di Onesimo. Normalmente, chi ruba deve restituire quello che ha rubato. Questo è giusto davanti a Dio. Ma, probabilmente, Onesimo aveva già speso tutto quello che aveva rubato e non aveva più nulla da restituire a Filemone, se non solo tornare a lavorare per lui, che comunque avrebbe potuto non essere mai sufficiente.

Paolo sta dicendo: “Filemone, Onesimo ha un debito con te. Addebitalo a me, pago io per lui.” Ma poi, alla fine del versetto 19, dice anche:

“19… Pagherò io stesso; per non dirti che mi sei debitore perfino di te stesso.” (Filemone 1:19b LND)

Probabilmente Paolo aveva evangelizzato Filemone e tramite questo lui era stato salvato. In questo senso Filemone gli era debitore della sua stessa vita. Paolo usa questo per ricordare a Filemone quanto lui aveva ricevuto da Dio, tramite Paolo. Prima di pretendere di essere rimborsato da Onesimo, Filemone doveva pensare a quanto lui stesso aveva ricevuto. E, alla luce di questo, l’unico modo giusto di agire con Onesimo era di cancellare il suo debito, come Dio aveva cancellato il debito del peccato di Filemone.

Fratelli, lo stesso vale per noi. Quando uno ha un debito di peccato contro di te, devi perdonare pienamente ricordando l’enorme debito di peccato che Dio ha perdonato a te.

Ogni volta che uno pecca contro di te ha un debito con te. E se tu pecchi contro qualcuno hai un debito con lui. Quando è possibile, è giusto ripagare il debito. In Efesini 4:28 leggiamo:

“28 Chi rubava non rubi più, ma piuttosto si affatichi facendo qualche buona opera con le proprie mani, affinché abbia qualcosa da dare a chi è nel bisogno.” (Efesini 4:28 LND)

Il senso qui è che quando uno ha un peccato che può “rimediare” è buono che rimedi, non per “comprare” il perdono con le proprie opere, ma per mostrare frutto di vero ravvedimento.

Ci sono certe situazioni, la minoranza, in cui, per il bene di chi ha peccato contro di te, è giusto che lui o lei ti “rimborsi” del danno che ti ha fatto. Se uno ti ha rubato dei soldi, se è possibile, è buono che ti restituisca quello che ti ha rubato. Questo può aiutare lui a vedere più in profondità quanto era malvagio quello che ti ha fatto e questo diventa una protezione per lui dal ricaderci.

Però, in ogni caso, anche quando qualcuno deve restituirci qualcosa, dobbiamo sempre averlo già perdonato di cuore. In Matteo 6:12, nel Padre Nostro, Gesù ci insegna a pregare:

“12 E perdonaci i nostri debiti, come anche noi perdoniamo ai nostri debitori. ” (Matteo 6:12 LND)

Se tu pecchi vuoi che Dio ti perdoni e cancelli il tuo debito. Anche tu devi perdonare e cancellare nel tuo cuore il debito di chi pecca contro di te.

Filemone, fai la cosa giusta

Ho detto prima che in questa epistola Paolo incita Filemone all’amore e alle buone opere. Nel versetto 20 lo fa di nuovo, incoraggiando, esortando con forza Filemone, facendo pressione su di lui perché facesse la cosa giusta. Leggo i versetti 20 e 21, notate quanta pressione mette su Filemone.

“20 Sì, fratello, possa io avere questo favore nel Signore; ricrea il mio cuore nel Signore. 21 Ti ho scritto fiducioso nella tua ubbidienza, sapendo che tu farai anche più di ciò che dico.” (Filemone 1:20-21 LND)

Nel v7 Paolo aveva detto che per mezzo di Filemone i cuori dei santi erano ricreati. Adesso, facendo leva su quel discorso, sprona Filemone a ricreare il suo cuore accogliendo e perdonando Onesimo. Poi, nel v21 dice:

“21 Ti ho scritto fiducioso nella tua ubbidienza, sapendo che tu farai anche più di ciò che dico.” (Filemone 1:21 LND)

Anche qua, mette grande pressione su Filemone, perché facesse la cosa giusta. Fratelli e sorelle, mettere pressione in questo modo può essere usato grandemente da Dio, ma può essere anche estremamente peccaminoso. Possiamo mettere pressione come Paolo, per stimolare altri a camminare rettamente davanti a Dio. Questo è incitare all’amore e alle buone opere. Questo è da Dio! Ma quando mettiamo pressione per ottenere vantaggi per noi, questo è peccaminoso. Non facciamo così, fratelli! Stiamo in guardia per mettere pressione verso l’amore e le buone opere, e MAI per vantaggi nostri.

Poi, notate che Paolo non mette pressione assillando o snervando Filemone. Piuttosto, Paolo parla al cuore di Filemone, per il suo vero bene. Seguiamo l’esempio di Paolo!

Saluti

Paolo chiude questa epistola con una richiesta e alcuni saluti. Leggo dal v22.

“22 Nel medesimo tempo preparami anche un alloggio, perché spero, grazie alle vostre preghiere, di esservi ridato. 23 Epafra, prigioniero con me in Cristo Gesù, 24 Marco, Aristarco, Dema e Luca miei compagni d’opera, ti salutano. 25 La grazia del Signor nostro Gesù Cristo sia con il vostro spirito. Amen.” (Filemone 1:22-25)

Paolo contava di poter tornare a vederli di persona. Notate il versetto 22, quando dice:

“22 Nel medesimo tempo preparami anche un alloggio, perché spero, grazie alle vostre preghiere, di esservi ridato.” (Filemone 1:22 LND)

La prima volta in cui Paolo fu prigioniero a Roma, quella di cui leggiamo in Atti, sappiamo che durò due anni. Si capisce che Paolo dopo i due anni fu liberato. Quindi, possiamo presumere che, dovuto a tutte le preghiere, Paolo sapeva che sarebbe stato liberato. Questo è molto diverso da quello che scrive in 2 Timoteo, quando era di nuovo prigioniero a Roma, alcuni anni più tardi, ma quella volta sapeva che sarebbe stato messo a morte.

Paolo sapeva che Dio stava rispondendo alle loro preghiere. Per questo sperava di essere liberato e di poter rivedere questi fratelli.

Qui c’è un’altra buona lezione per noi. Preghiamo, preghiamo, preghiamo. Dio può fare l’impossibile, anche quello che non abbiamo un briciolo di speranza che possa succedere. Non preghiamo basandoci sulla logica umana, sui nostri ragionamenti di quello che è e che non è possibile. Preghiamo con fede, con la logica di Dio.

Conclusione

Prego che questo libro abbia parlato ai vostri cuori. Questa epistola è breve, ma è molto ricca.

Abbiamo visto che reputazione aveva Filemone. Era un vero uomo di Dio, impegnato di cuore per il Signore. Lui amava veramente Dio e il suo prossimo. Tu che reputazione hai?

Abbiamo visto l’importanza di veramente perdonare di cuore chi pecca contro di noi. Non solo mandare giù, ma veramente perdonare, veramente cancellare il debito. Viviamo così e avremo vero frutto della salvezza, e avremo grande gioia e pace.

E abbiamo visto anche l’importanza di incitarci gli uni gli altri all’amore e alle buone opere. Ognuno di noi ha bisogno di essere stimolato. Possiamo essere usati grandemente da Dio in questo, nella vita gli uni degli altri. Ma questo è possibile solo se siamo umili abbastanza da permettere che gli altri ci “calpestino i piedi” mostrandoci il nostro peccato. E, dall’altro lato, dobbiamo anche fidarci di Dio e avere coraggio di incitare anche quando gli altri possono rivoltarsi contro di noi.

Viviamo così e saremo veramente benedetti, non agli occhi del mondo, ma agli occhi di Dio.