Aiuto Biblico

Combattere e afferrare

1 Timoteo 6:12-14

sermone di Marco deFelice, www.AiutoBiblico.org per domenica, 2018, – cmd si –
Descrizione: Nella salvezza, dobbiamo combattere il buon combattimento della fede, ed afferrare la vita eterna.
parole chiavi: vita cristiana, combattimento, salvezza, come crescere.

Audio:

Che ci pensiamo o no, siamo in attesa di apparire davanti a Gesù Cristo per il giudizio. La vita qui sulla terra finirà, e poi, ci troveremo davanti a Gesù Cristo, il giudice di tutti. Quanto è importante che viviamo la vita alla luce del fatto che appariremo davanti a Gesù Cristo! In 1Timoteo 6, Paolo sta concludendo la sua lettera a Timoteo con delle forte esortazioni, comandamenti di come Timoteo dovrebbe vivere alla luce del fatto che apparirà davanti al Cristo. Visto che anche noi appariremo davanti a Gesù Cristo, questi comandamenti valgono pienamente anche per noi. Perciò, andiamo avanti nel nostro studio di 1Timoteo 6, e consideriamo questi comandamenti, per poter vivere una vita che conta.

Nell'ultimo sermone, abbiamo considerato il versetto 11. Riprendiamo da quel punto. Perciò, leggo di nuovo 1Timoteo 6:11,12.

Come comportarti come un uomo di Dio

11 Ma tu, o uomo di Dio, fuggi queste cose e procaccia la giustizia, la pietà, la fede, l’amore, la pazienza e la mansuetudine. 12 Combatti il buon combattimento della fede, afferra la vita eterna, alla quale sei stato chiamato e per cui hai fatto la buona confessione di fede davanti a molti testimoni.

La vita eterna è un dono di Dio. Eppure, per avere la vita eterna, dobbiamo combattere, con tutte le nostre forze. A Gesù fu chiesto se tanti entrano nel regno di Dio. Vi leggo la Sua risposta, in Luca 13.

“23 Or un tale gli chiese: "Signore, sono pochi coloro che si salvano?". Egli disse loro: 24 "Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché vi dico che molti cercheranno di entrare e non potranno. ” (Luca 13:23-24 LND)

Quindi, da un lato, la Bibbia insegna che la salvezza è tutta opera di Dio. Dall’altro lato, la salvezza arriva solamente se ci sforziamo. Dobbiamo combattere il buon combattimento della fede. A prima vista, questa sembra una contraddizione. Ma non è una contraddizione. Entrambe le affermazioni sono vere. Entrambe fanno parte del piano di Dio.

Infatti, tanti credenti hanno problemi ad accettare entrambe queste verità, perché vogliono che tutto corrisponda alla loro logica umana.

La nostra logica umana, limitata com’è, non riesce a capire come possa essere vero che la salvezza viene da Dio, ma che anche l’uomo deve impegnarsi per essere salvato. Tanti credenti, volendo capire tutto secondo la loro logica, basandosi sugli insegnamenti secondo i quali l’uomo deve impegnarsi per essere salvato, negano la predestinazione e l’elezione.

Fermatevi a riconoscere che questa è una deduzione logica, non qualcosa che viene dalla Bibbia. Cioè, la Bibbia è chiara, insegnando due verità, che, ammetto subito, sono difficili per noi da mettere insieme. Ma la risposta non è quella di scartare una delle verità. Piuttosto, dobbiamo umilmente riconoscere i nostri limiti, e abbracciare tutte le verità che la Bibbia insegna.

Così, nel brano che vogliamo considerare oggi, stiamo considerando un aspetto della responsibilità dell’uomo nella sua salvezza. Il brano ci insegna che dobbiamo combattere il combattimento della fede, e dobbiamo afferrare la vita eterna. Questo non esclude in alcun modo l’opera di Dio in noi. Ma in questo brano, ci concentriamo sulla nostra responsabilità nella nostra salvezza.

Quindi, leggo di nuovo 1Timoteo 6:12, e consideriamo le verità in questo brano:

“12 Combatti il buon combattimento della fede, afferra la vita eterna, alla quale sei stato chiamato e per cui hai fatto la buona confessione di fede davanti a molti testimoni.” (1Timoteo 6:12)

Combatti il buon combattimento della fede

Iniziamo ricordando che il contesto di questo versetto è che Paolo sta spiegando a Timoteo come vivere da uomo di Dio. Dovremmo tutti vivere da uomini e donne di Dio, perché questa è la nostra chiamata. Perciò, queste istruzioni su come essere uomini e donne di Dio sono per noi.

Paolo comanda a Timoteo, e vale anche per noi, di combattere il buon combattimento della fede. La vita cristiana è un combattimento. È un combattimento soprattutto contro la nostra carne. Finché siamo su questa terra, la nostra carne, che è il peccato dentro di noi, combatte contro la nostra fede. E perciò, dobbiamo combattere contro la nostra carne. Questo combattimento è un combattimento che deve essere fatto ogni giorno, tutto il giorno, in ogni situazione, perché la nostra carne non si arrende mai da sola.

L'apostolo Paolo parla del suo combattimento contro la sua carne in 1Corinzi 9:24-27. Nonostante Paolo fosse un apostolo, capiva la necessità di combattere sempre contro la propria carne. Leggo le sue parole in proposito.

“24 Non sapete voi che quelli che corrono nello stadio, corrono bensì tutti, ma uno solo ne conquista il premio? Correte in modo da conquistarlo. 25 Ora, chiunque compete nelle gare si auto-controlla in ogni cosa; e quei tali fanno ciò per ricevere una corona corruttibile, ma noi dobbiamo farlo per riceverne una incorruttibile. 26 Io dunque corro, ma non in modo incerto; così combatto, ma non come battendo l’aria; 27 anzi disciplino il mio corpo e lo riduco in servitù perché, dopo aver predicato agli altri, non sia io stesso riprovato.” (1Corinzi 9:24-27 LND)

Notate quanto duro era il combattimento di Paolo. Correva, ma in modo certo, sapendo sempre dove stava andando. Combatteva, facendo arrivare ogni pugno al suo bersaglio. Il suo bersaglio non erano gli altri, ma era la propria carne. Infatti, Paolo dichiara di disciplinare il suo corpo e di ridurlo in servitù. La parola tradotta come “ridurre in servitù” è una parola dura, che significa trattare con grande severità, e con una rigida disciplina. Paolo sta descrivendo un duro combattimento contro la sua carne. Ogni vero credente deve combattere la propria carne così.

E perciò, Paolo comanda ed esorta Timoteo a combattere il buon combattimento della fede. Grazie a Dio, è un buon combattimento. È un combattimento che porta ad una vittoria di eterno valore. Ci sono tanti combattimenti che in realtà non portano a benefici che durano. Per esempio, spesso nel matrimonio, ci sono combattimenti per avere ragione, o per ottenere questo o quell'altro, cose che in realtà non hanno nessuna vera importanza. Figli combattono con i loro genitori per poter fare cose che in realtà non importano. Io combattevo contro i miei genitori per avere i capelli più lunghi. Oggi, mi vergogno della mia stoltezza, riconoscendo che combattevo per qualcosa che non ha alcun vero valore.

Ci sono combattimenti per avere più soldi, o per avere l'approvazione degli uomini, o per tanti altri motivi che in realtà, non hanno vero valore che dura. Questi combattimenti non portano vera gioia, non danno gloria a Dio, e non ci danno alcun vero beneficio.

Perciò, in questo versetto Paolo comanda a Timoteo, e vale anche per noi, di combattere il buon combattimento, quello che vale, quello che porta veri benefici. È saggezza combattere il buon combattimento, ed è stoltezza combattere un combattimento che non serve.

Il nostro combattimento è un buon combattimento anche perché è Dio che ha iniziato la Sua buona opera in noi, ed è Dio che la porterà a compimento. Perciò, il nostro buon combattimento è collaborare con Dio in quello che fa. È vera saggezza collaborare con quello che Dio sta facendo.

I film e i videogiochi fanno sembrare che il combattimento sia qualcosa di bello, qualcosa di desiderabile in sé. Ma questa è una menzogna, come chi ha combattuto in una vera guerra sa benissimo.

Il vero combattimento è duro, non è facile, piuttosto è doloroso, e spesso, si viene feriti. Ma noi siamo chiamati a combattere. Dobbiamo combattere duramente contro la nostra carne, e anche combattere per la fede. Ma grazie a Dio, è un buon combattimento della fede. Il risultato è sicuro in Gesù Cristo, è un risultato che vale più di tutti i tesori del mondo. È la vittoria eterna, nella presenza di Dio. Quindi, esorto ciascuno di noi a combattere il buon combattimento della fede con tutto il cuore.

Come possiamo combattere il buon combattimento della fede? Principalmente confessando i nostri peccati. Quando Dio ti mostra un peccato, forse tramite un insegnamento, forse leggendo la Bibbia, o forse perché qualcuno ti parla di quel peccato, e ti fa notare che è un peccato, cosa ne fai? Ammetti soltanto dentro di te che è un peccato? Questo non è combattere. Per combattere il nostro peccato, dobbiamo confessarlo chiaramente, senza mezzi termini. Per combattere un peccato, il primo passo, il passo più importante, è riconoscerlo pienamente come peccato. Questo già indebolisce moltissimo quel peccato. E allora, possiamo impegnarci ad uscire da quel peccato.

Combattere il buon combattimento della fede vuol dire poi cambiare atteggiamenti, cambiare abitudini, cambiare compagnia, cambiare il nostro modo di fare, quando una di queste cose ci porta a peccare.

Perciò, la prima cosa da fare è confessare un peccato. Poi, quando può essere d'aiuto, dobbiamo cambiare gli aspetti della vita che ci farebbero tornare in quel peccato. Spesso questo è costoso. Cambiare compagnia, cambiare abitudini, non è facile. Ma, se è utile, è da fare.

Dobbiamo togliere il male, e sostituirlo con quello che ci aiuterà a crescere. Dobbiamo combattere il buon combattimento della fede. Questo fa parte della vera salvezza.

Afferra la vita eterna

Andando avanti in questo versetto, troviamo il secondo comandamento di Paolo dà a Timoteo, che vale anche per noi. Leggo di nuovo 1Timoteo 6:12.

“12 Combatti il buon combattimento della fede, afferra la vita eterna, alla quale sei stato chiamato e per cui hai fatto la buona confessione di fede davanti a molti testimoni.” (1Timoteo 6:12)

Oltre a combattere il buon combattimento della fede, dobbiamo anche afferrare la vita eterna, alla quale siamo stati chiamati, e spero che sia vero che anche noi, come Timoteo, abbiamo fatto la buona confessione di fede davanti a molti testimoni. Consideriamo questo comandamento.

Anche qui, si tratta la salvezza dal punto della nostra responsabilità. Qui, dobbiamo afferrare la vita eterna.

La parola “afferrare” è un verbo forte, un verbo che descrive un'azione decisiva e di grande impegno. Si usa questo verbo nel brano in cui i vignaioli prendono il figlio del padrone e lo cacciano fuori della vigna. Quindi, è un verbo con un significato forte, che esprime un'azione decisiva.

Noi dobbiamo afferrare la vita eterna. Abbiamo già letto in Luca 13 quando Gesù ci comanda di sforzarci di entrare nel regno di Dio. In altre parole, la salvezza è un dono, ma arriva solamente a chi si impegna con il cuore ad afferrare la vita eterna. Dobbiamo desiderare la vita eterna più di qualsiasi altra cosa.

Vediamo questo nell’uomo nella parabola in Matteo 13:44, quando trova un tesoro in un campo. Per la grande gioia, vende tutto per avere il tesoro, ovvero, la salvezza. Ve lo leggo.

“"Di nuovo, il regno dei cieli è simile ad un tesoro nascosto in un campo, che un uomo, avendolo trovato. nasconde; e, per la gioia che ne ha, va, vende tutto ciò che ha e compera quel campo.” (Matteo 13:44 LND).

Egli voleva quel tesoro così tanto che ha venduto tutto quello che aveva per avere quel campo. Lui ha afferrato la vita eterna. Si è aggrappato alla vita eterna, con tutte le sue forze.

Vi faccio un esempio di cosa vuol dire afferrare la vita eterna. Immagina di avere nella tua mano destra quello che nella vita è la cosa più importante per te. Per il giovane ricco, erano le sue ricchezze. Per qualcun altro potrebbe essere l'approvazione degli uomini, o i piaceri che dà un certo peccato. Qualunque cosa sia, immagina che la tua mano destra è aggrappata fermamente a quello che è prezioso per te. Davanti a te, il Signore ti offre la vita eterna. È un dono, ma tu devi afferrarlo. Però, l’unico modo di afferrare un dono così grande, così immenso, così meraviglioso, è quello di afferrarlo con due mani. Quindi, tu devi decidere di lasciar cadere quello che è nella mano destra, e così afferrare la vita eterna, oppure, rifiutare di aprire la mano, e così, non prendere la vita eterna.

Certamente, questo semplice esempio non comprende tutte le verità bibliche sulla salvezza. Non tiene conto di Dio che cambia il cuore di una persona. Però, ci aiuta a capire l'importanza per noi di afferrare la vita eterna con tutto il nostro cuore.

Nella parabola del giovane ricco, lui desiderava tantissimo la vita eterna. Corse da Gesù, prostrandosi pubblicamente davanti a Gesù, chiedendo che cosa doveva fare per ereditare la vita eterna. Quando Gesù gli disse che doveva dare via tutti i suoi beni, anziché seguire Gesù, andò via molto triste. Voleva la vita eterna. Ma non era disposto ad afferrare la vita eterna con tutto il cuore.

Dobbiamo capire che la vita qui passerà. Tutto quello che ci attira sarà lasciato per sempre, sia le cose che sono benedizioni da Dio, sia i problemi, sia le cose che sono peccato. Se noi ci aggrappiamo alle cose di questo mondo, se afferriamo le cose di questo mondo, non possiamo afferrare la vita eterna. Non possiamo aggrapparci sia all'una e all'altra cosa. Come un uomo non può afferrare sia la moglie che un'altra donna, così non si può amare le cose del mondo e amare anche Dio, ma bisogna aggrapparsi con tutto il cuore a una cosa sola, così, la vera vita cristiana è afferrare la vita eterna. Ricordate quello che Gesù dichiara in Matteo 6:24.

“Nessuno può servire a due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro; oppure sarà fedele all’uno e disprezzerà l’altro; voi non potete servire a Dio e a mammona.” (Matteo 6:24 LND)

Scegliamo: afferriamo la vita eterna, o i tesori del mondo.

Incoraggiamento: siamo stati chiamati

Se siamo onesti, guardando a quanto siamo deboli, e a quanto siamo propensi a peccare, con le nostre forze è impossibile afferrare la vita eterna. Siamo deboli, e non ce la faremo mai da soli. Paolo sa questo, e perciò, incoraggia Timoteo, e incoraggia anche noi con la prossima frase. Leggo di nuovo la prima parte di questo versetto.

“12 Combatti il buon combattimento della fede, afferra la vita eterna, alla quale sei stato chiamato ...” (1Timoteo 6:12)

Certamente, dobbiamo afferrare la vita eterna con tutte le nostre forze. Però, dobbiamo ricordare la verità che siamo stati chiamati alla vita eterna. La nostra salvezza non inizia con noi, non ha origine in noi, non è un'iniziativa nostra, piuttosto, la nostra salvezza inizia con Dio che ci chiama.

Già in questo versetto vediamo le due verità contrastanti. Da un lato, vediamo che dobbiamo noi afferrare la vita eterna. Ma dall'altro lato, vediamo che è Dio che ci ha chiamati alla vita eterna. L'iniziativa è di Dio. Egli opera nel nostro cuore. Poi, noi rispondiamo.

Dio ci ha eletti alla salvezza. L'iniziativa è Sua. Come dice in Filippesi 1:6, è Dio che ha iniziato una buona opera in noi. Eppure, dobbiamo anche noi impegnarci per afferrare la vita eterna. La Bibbia non toglie mai la responsabilità dell'uomo nella sua salvezza. Io non riesco a mettere insieme il fatto che è stato Dio ad iniziare la Sua buona opera in noi, e sarà Dio a portarla a compimento, con il fatto che dobbiamo noi impegnarci per la vita eterna. Nella mia piccola e incompleta logica, queste due verità sembrano contraddirsi. Ma io mi riposo nel fatto che la logica di Dio è infinitamente al di sopra della mia logica. Io accetto quello che Dio dichiara, e perciò, accetto da un lato che la mia salvezza è un'opera di Dio. Dall'altro lato, accetto che io devo impegnarmi per afferrare la vita eterna. Visto che entrambe queste verità sono da Dio, accetto entrambe con pace.

Grazie a Dio, se siamo salvati, è perché Dio ci ha chiamati alla salvezza. Dio ha operato in noi, Dio ci ha rigenerati, e così, possiamo credere in Gesù e impegnarci ad afferrare la vita eterna. Il fatto stesso che afferriamo la vita eterna, che ci sforziamo di entrare nel regno di Dio, rende evidente che siamo stati chiamati da Dio.

Mettendo queste verità insieme, posso dire a ciascuno di voi che si definisce figlio di Dio, in base a questo brano: ti esorto ad afferrare con tutto il tuo cuore la vita eterna. Questo impegno diventa un'evidenza che Dio ti ha veramente salvato. La tua salvezza non dipende dal tuo impegno, piuttosto, il tuo impegno o mancanza di impegno è un'evidenza dalla realtà della salvezza o meno.

Quindi, non trascurare la tua salvezza. Afferra con tutto il tuo cuore la vita eterna, alla quale sei stato chiamato. Solo così c’è chiaro frutto della tua salvezza.

Per cui hai fatto la buona confessione di fede

A Timoteo, Paolo poteva aggiungere una terza verità, e prego che questo sia vero per ciascuno di noi. Rileggo 1Timoteo 6:12. Notate la verità che Paolo dichiara per stimolare Timoteo ad andare avanti.

“12 Combatti il buon combattimento della fede, afferra la vita eterna, alla quale sei stato chiamato e per cui hai fatto la buona confessione di fede davanti a molti testimoni.” (1Timoteo 6:12)

Timoteo aveva fatto la buona confessione di fede davanti a molti testimoni. Questo potrebbe avere diversi sensi. Potrebbe indicare una dichiarazione di fede in Cristo che Timoteo aveva fatto pubblicamente. Però, è molto probabile che ci sia un altro senso, e credo che sia questo secondo senso quello giusto. Timoteo aveva vissuto in modo che la realtà della sua fede in Cristo fosse visibile a tanti. Per esempio, quando Paolo è passato per la città di Derbe, dove viveva Timoteo, le persone di quella città e della città vicina hanno reso una buona testimonianza di Timoteo. Vi leggo Atti 16:1,2.

“1 Or egli giunse a Derbe e a Listra; qui c’era un discepolo, di nome Timoteo, figlio di una donna giudea credente, ma di padre greco, 2 di cui rendevano buona testimonianza i fratelli di Listra e di Iconio.” (Atti 16:1-2 LND).

In base a questo, è chiaro che la vita di Timoteo era tale da rendere la buona confessione di fede davanti a tutte quelle persone. Le persone avevano visto la sua fede in Gesù Cristo dalla sua vita.

Anche in 1Corinzi 4:16,17, Paolo menziona Timoteo come suo figlio diletto e fedele nel Signore. Vi leggo quel brano.

“16 Vi esorto dunque a divenire miei imitatori. 17 Per questa ragione vi ho mandato Timoteo, che è mio figlio diletto e fedele nel Signore, che vi ricorderà quali sono le mie vie in Cristo e come insegno dappertutto in ogni chiesa.” (1Corinzi 4:16-17 LND)

Timoteo aveva una vita in cui si vedeva Gesù Cristo. Aveva una vita esemplare, una vita di fede, una vita di santità. E perciò, questa vita era una buona confessione della sua fede. Si vedeva la fede di Timoteo tramite il suo cammino di santità e le sue opere. Quindi, Timoteo aveva fatto una buona confessione di fede davanti a molti testimoni.

Il fatto che Paolo poteva dire che Timoteo aveva fatto una buona testimonianza della fede ci porta a considerare qual è la nostra testimonianza. Noi abbiamo una vita che rende testimonianza della realtà della nostra fede in Gesù Cristo? Cioè, possono le persone guardare la tua vita, e in base a quello che vedono, possono vedere Gesù Cristo in te? Possono guardare a te, e riconoscere che cammini per fede? Possono vedere che Gesù Cristo è il tuo tesoro? Possono vedere che hai vera fede in Gesù Cristo, e perciò, che sei mansueto e hai pace in mezzo alle prove?

Prego che ogni vero credente qui presente avrà una vita che è una buona confessione della fede, visibile agli altri.

Quando viviamo per fede, che assurdo sarebbe tornare indietro! Che assurdità, buttare via anni di buona testimonianza per qualche stupido peccato. Quando siamo salvati da tanti anni, quanto è importante non tornare in alcun modo indietro. Andiamo avanti, senza stancarci, per afferrare sempre di più la piena vita in Gesù Cristo.

Ti supplico alla presenza di Dio e di Cristo

Andiamo avanti nel brano, leggendo i versetti 13, 14. Dopo i comandamenti nei versetti 11 e 12, Paolo comanda a Timoteo con tutto il suo cuore di osservare questo. Nei versetti 13, 14, sentiamo il cuore di Paolo, che si effonde verso Timoteo, con grande amore, desiderando profondamente il vero bene di Timoteo. Seguite mentre leggo i versetti 13,14.

“13 Ti supplico alla presenza di Dio, che dà vita a tutte le cose, e di Cristo Gesù che, davanti a Ponzio Pilato testimoniò la buona confessione, 14 di osservare questo comandamento senza macchia ed irreprensibile, fino all’apparizione del Signor nostro Gesù Cristo,” (1Timoteo 6:13,14)

La parola qui tradotta come “supplico” è una parola che solitamente viene tradotta come comandare o ordinare. È una parola molto forte, un forte comandamento che Paolo dà a Timoteo. E quindi, è anche un comandamento a noi.

Ma quello che rende questo comandamento ancora più forte è che Paolo supplica Timoteo alla presenza di Dio e di Cristo Gesù. Notate il modo in cui Paolo supplica Timoteo, e tramite le Scritture, noi.

Paolo supplica, o forse meglio comanda, comanda Timoteo alla presenza di Dio. Sta esortando Timoteo a riconoscere che sta nella presenza di Dio. Certamente, se tenessimo presente il fatto che siamo nella presenza di Dio, questo trasformerebbe il modo in cui viviamo. E siamo realmente nella presenza di Dio. Infatti, per rendere ancora più potente questa esortazione, Paolo dichiara:

“...alla presenza di Dio, che dà vita a tutte le cose...,” (1Timoteo 6:13)

Dio è il Creatore, Colui che dà vita a tutte le cose. Tutto e tutti dipendono da Lui. Dio è Colui che vivifica. La nostra vita, sia la vita fisica, che la vita spirituale, dipendono da Dio. Perciò, dobbiamo ricordare che noi siamo alla presenza di Dio, e questo dovrebbe trasformare il modo in cui viviamo. Dobbiamo rendere conto a Dio per tutto.

Inoltre, siamo alla presenza di Cristo Gesù, che davanti a Ponzio Pilato testimoniò la buona confessione. Gesù Cristo è stato un uomo come noi, tentato in ogni cosa, senza però peccare. Perciò, Gesù Cristo può comprenderci in ogni situazione e ogni tentazione e ogni difficoltà. Gesù Cristo, accusato falsamente, avendo vissuto senza peccato, si trovò davanti a Ponzio Pilato, il governatore. Là, fece la Sua buona confessione.

Probabilmente questa confessione è quella che leggiamo in Giovanni 18:33-38, quando Gesù era davanti a Pilato, prima di essere crocifisso. Ve la leggo.

“33 Pilato dunque rientrò nel pretorio chiamò Gesù e gli disse: "Sei tu il re dei Giudei?". 34 Gesù gli rispose: "Dici questo da te stesso, oppure altri te lo hanno detto di me?". 35 Pilato gli rispose: "Sono io forse Giudeo? La tua nazione e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato nelle mie mani; che hai fatto?". 36 Gesù rispose: "Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servi combatterebbero affinché io non fossi dato in mano dei Giudei; ma ora il mio regno non è di qui". 37 Allora Pilato gli disse: "Dunque sei tu re?". Gesù rispose: "Tu dici giustamente che io sono re; per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità; chiunque è per la verità ascolta la mia voce". 38 Pilato gli chiese: "Che cosa è verità?"... ” (Giovanni 18:28-38 LND).

Pilato capiva chiaramente che Gesù era innocente. E così, sia con le Sue parole, e poi, ancora di più con la Sua morte e la Sua risurrezione, Gesù testimoniò la buona confessione davanti al Ponzio Pilato. La Sua vita, le Sue parole, e la mano di Dio visibilmente su di Lui nella Sua risurrezione, mostrarono che Gesù è il Figlio di Dio. Infatti, sopra la croce Pilato fece mettere le parole: Gesù, il re dei Giudei.

Allora, Paolo supplica, ovvero, Paolo comanda Timoteo, ricordandogli che si trovava alla presenza di Dio PADRE e di Gesù Cristo. Paolo comandava a Timoteo di osservare il suo comandamento senza macchia e irreprensibile, fino all'apparizione del Signore nostro Gesù Cristo. Cioè, i comandamenti che Paolo aveva appena dato a Timoteo, quello di fuggire queste cose, e procacciare la giustizia, la pietà, la fede, l'amore, la pazienza e la mansuetudine, e di combattere il buon combattimento della fede, e afferrare la vita eterna. Paolo comanda e supplica Timoteo alla presenza di Dio e di Cristo Gesù di osservare questo comandamento senza macchia, e irreprensibile, fino all'apparizione del Signore nostro Gesù Cristo.

Quanto è importante ricordare che dobbiamo apparire davanti a Gesù Cristo, per rendere conto della vita che stiamo vivendo su questa terra. Dobbiamo rendere conto di tutto quello che facciamo, di quello che diciamo, di quella che guardiamo, e di quello che pensiamo. Dobbiamo anche rendere conto per il bene che non facciamo e che avremmo potuto fare. Gesù Cristo apparirà, come giudice del mondo, e ognuno di noi si troverà davanti a Lui. Quindi, ricordiamo che siamo nella presenza di Dio e di Cristo, e che ci troveremo davanti al Signore nostro Gesù Cristo quando verrà per giudicare il mondo.

E perciò, ubbidiamo al comandamento di questo brano, il comandamento di vivere una vita di santità, ubbidiamo a questo senza macchia e in modo irreprensibile. Cioè, non con un'ubbidienza parziale, o un'ubbidienza occasionale, ma un'ubbidienza totale, ed un'ubbidienza costante. Questo è perché siamo stati salvati dal nostro peccato.

Ultima Esortazione

Esorto ciascuno di noi, me stesso per primo, a combattere il buon comandamento della fede. Combattiamo contro il nostro peccato. Quando Dio ci mostra un peccato, confessiamolo pienamente. Non cerchiamo scuse. Confessiamo i nostri peccati, nominando in modo specifico i peccati. Umiliamoci sotto la potente mano di Dio. Facciamo il necessario per cambiare cuore. Se ci sono cambiamenti di abitudini, di attività, di modi da fare, cambiamo. Combattiamo contro il peccato, per vedere più di Cristo.

Afferriamo la vita eterna. Viviamo alla luce della vita eterna, tenendo sempre presente nella mente la realtà della vita eterna. Non lasciamoci prendere dalle cose di questo mondo. Piuttosto, ricordiamo che tutto qui passerà. Teniamo i nostri occhi in avanti, sull’eternità con Dio per mezzo di Gesù Cristo. Afferriamo la vita eterna.

E poi, ricordate che siamo nella presenza di Dio Padre e di Cristo Gesù. Viviamo sapendo che Dio è presente, e vede tutto, e non ci lascerà, e che dobbiamo stare davanti a Gesù Cristo per il giudizio. Teniamo questo sempre in mente.

Ringrazio Dio che EGLI ci ha chiamati alla salvezza. Dobbiamo combattere, dobbiamo afferrare la vita eterna, ma possiamo riposarci in Cristo, perché Dio ci ha chiamati. Ringraziamo Dio per questa meravigliosa verità.