Se tu sei salvato in Gesù Cristo, tu hai un incarico da Dio. Il tuo incarico è di essere luce nel mondo. Dio ti ha dato dei doni spirituali da usare per edificare gli altri. Ti chiama ad impegnarti per spandere il regno di Dio, e ti chiama a combattere per Dio.
Tu, vivi sempre così? Oppure, non è che spesso siamo talmente presi con le faccende e gli impegni pratici che dimentichiamo che siamo cittadini del cielo, e che Dio ci lascia sulla terra per portare avanti l’opera di Dio sulla terra.? Non è che a volte, spesso, abbiamo timore degli uomini, e non parliamo di Dio?
È molto importante che ci aiutiamo gli uni gli altri, esortandoci ed incitandoci a vicenda a portare avanti gli incarichi che Dio ci ha dato.
Nel nostro studio dell’Epistola di 1Timoteo, vediamo che Paolo esortava Timoteo a portare avanti il suo incarico. Continuiamo il nostro studio di quest’Epistola, e vedremo che ciò che serviva a Timoteo serve anche a noi.
Paolo scrisse questa lettera a Timoteo per istruirlo su come doveva svolgere il ministero ad Efeso. C'erano vari problemi là, inoltre la chiesa aveva bisogno di essere rinforzata. Perciò, con questa lettera Paolo spiega a Timoteo cosa fare, e anche lo stimola e lo incoraggia. Nel versetto 3, Paolo gli aveva dato un incarico di far tacere alcuni che insegnavano dottrine sbagliate. Vi leggo ancora 1Timoteo 1:3 e 4.
“3 Come ti esortai quando andai in Macedonia, rimani in Efeso per ordinare ad alcuni di non insegnare dottrine diverse, 4 e di non occuparsi di favole e di genealogie senza fine, le quali producono controversie piuttosto che l’opera edificatrice di Dio, che è in fede.” (1Timoteo 1:3,4)
Dal versetto 5, Paolo devia dalle esortazioni a Timoteo per parlare dell'uso della legge, e il fine della legge, e poi, si presenta come un esempio della grazia e della misericordia di Dio, essendo stato un terribile peccatore che Dio ha salvato. Parla di queste cose dal versetto 5 fino al versetto 17.
Ora, iniziando con il versetto 18, Paolo riprende il suo discorso con Timoteo dell'incarico che gli aveva dato. Evidentemente, Timoteo era timoroso e non stava portando avanti pienamente il suo incarico, e Paolo usa questa epistola, come anche 2Timoteo, per incoraggiare e incitare Timoteo a non avere timore, ma a svolgere fedelmente il suo ministero. Infatti, ciò che stiamo per leggere nei versetti 18-20 serve per stimolare Timoteo a non venir meno nel ministero che aveva ricevuto da Dio. Quindi, seguite mentre leggo i versetti 18-20.
18 Ti affido questo incarico, o figlio Timoteo, in accordo con le profezie fatte in precedenza a tuo riguardo, perché tu combatta in virtù di esse un buon combattimento, 19 avendo fede e buona coscienza, poiché alcuni, avendola rigettata, hanno fatto naufragio nella fede. 20 Tra questi vi sono Imeneo e Alessandro, che io ho dato in mano di Satana, perché imparino a non bestemmiare.” (1Timoteo 1:18-20 LND)
In questo brano, Paolo sta incoraggiando Timoteo ad essere fedele all’incarico che aveva ricevuto.
In greco, troviamo la parola tradotta qua come “incarico” che viene tradotta come “comandamento”, nel versetto 5 nella frase “il fine del comandamento è l’amore”. Nel versetto 3, troviamo la forma verbale di questa parola, ed è tradotta “ordinare”. Tramite la Bibbia, Dio ci dà ordini, comandamenti, e incarichi. La nostra vita non è nostra, siamo stati comprati a caro prezzo. Siamo soldati, al servizio di Colui che ci ha arruolati. Paolo esortava Timoteo ad impegnarsi nell'incarico che aveva ricevuto da Dio tramite Paolo. Mentre consideriamo l'esortazione di Paolo a Timoteo, prego che ciascuno di noi rifletterà sull’importanza di impegnarci in ciò che Dio ci ha dato da fare.
Le profezie fatte a tuo riguardo
Paolo sprona Timoteo facendo riferimento alle profezie fatte in precedenza al riguardo di Timoteo. Anche in 1Timoteo 4:14, Paolo menziona quell'avvenimento. Vi leggo anche quel brano:
14 Non trascurare il dono che è in te, che ti è stato dato per profezia, con l’imposizione delle mani da parte del collegio degli anziani. (1Timoteo 4:14)
Ricordate che stiamo leggendo del periodo precedente alla stesura del Nuovo Testamento, in cui c’erano ancora gli apostoli, come Paolo, e i loro delegati, come Timoteo. Qualche volta, Dio guidava tramite profezie.
Per quanto riguarda Timoteo, possibilmente quando Paolo gli aveva chiesto di accompagnarlo nel ministero, gli anziani della chiesa avevano imposto le mani su Timoteo, che era un segno di riconoscimento del ministero a cui era stato chiamato. Evidentemente, furono date delle profezie, che parlavano del ministero che egli avrebbe svolto con Paolo.
In questa Epistola, Paolo ricorda a Timoteo la sua chiamata, come modo per spronare Timoteo ad essere fedele ad adempiere ciò che il Signore gli aveva dato da fare.
Oggi, avendo la Bibbia completa, e non essendoci più apostoli, non servono più le profezie. Abbiamo la piena rivelazione di Dio nella Bibbia. Ma il punto principale qua non sono le profezie fatti nei riguardi di Timoteo. Il punto principale è che Paolo stava incitando Timoteo all’amore e alle buone opere. In questo caso, le buone opere di adempiere fedelmente al ministero che Dio gli aveva dato.
Conoscendo la tendenza di Timoteo da ritirarsi indietro difronte alle difficoltà, Paolo lo esorta, ricordandogli che aveva ricevuto il suo ministero da Dio, a combattere un buon combattimento.
Il Combattimento della vita cristiana
Che cos’è il combattimento della vita cristiana? Quale era il combattimento di Timoteo?
Svolgere qualsiasi ministero è sempre un combattimento. In Efesini 6:10-13, Paolo parla del nostro combattimento. Ve lo leggo:
“10 Del resto, fratelli miei, fortificatevi nel Signore e nella forza della sua potenza. 11 Rivestitevi dell’intera armatura di Dio per poter rimanere ritti e saldi contro le insidie del diavolo 12 poiché il nostro combattimento non è contro sangue e carne, ma contro i principati, contro le potestà, contro i dominatori del mondo di tenebre di questa età, contro gli spiriti malvagi nei luoghi celesti. 13 Perciò prendete l’intera armatura di Dio, affinché possiate resistere nel giorno malvagio e restare ritti in piedi dopo aver compiuto ogni cosa.” (Efesini 6:10-13 LND)
Non solo Timoteo aveva da combattere. Ognuno di noi che è un vero credente fa parte di questo combattimento, perché il nostro nemico, Satana, combatte contro di noi. Inoltre, ogni credente è chiamato a combattere per la gloria di Dio e per l’espansione del regno di Dio.
Ci sono diversi tipi di combattimenti. Solitamente, più grande è la responsabilità, più duro è il combattimento. Chi guida la chiesa, come faceva Timoteo, deve far tacere quegli uomini che insegnano dottrine sbagliate, e mettere in ordine situazioni in cui c’è peccato nella chiesa. Deve esortare quei credenti che non camminano bene. Deve tenersi puro, per essere di esempio a tutti in ogni aspetto della sua vita.
Quindi, Timoteo aveva un duro combattimento. Era tentato di venir meno ed essere intimorito. Aveva bisogno di essere incoraggiato e incitato a combattere il buon combattimento.
Anche noi, davanti ai duri combattimenti, ci troviamo con la paura, e ci sentiamo deboli davanti alla battaglia. Anche noi abbiamo bisogno di aiuto, abbiamo bisogno di chi ci viene accanto, e ci incoraggia, e ci ricorda della presenza di Dio, e dell’importanza di quello che stiamo facendo, e della forza di Dio che opera in noi. In questa lettera, Paolo sta venendo accanto a Timoteo.
Buon Combattimento
Paolo esorta Timoteo a combattere un buon combattimento. Che cos’è un buon combattimento?
Un buon combattimento è un combattimento in cui restiamo fedeli all’incarico che Dio ci ha dato. È un combattimento in cui non molliamo, ma confidiamo in Dio. Un buon combattimento è sempre nella forza del Signore, perché la nostra forza non potrebbe mai bastare. Un buon combattimento è quando non confidiamo in noi stessi, e nelle nostre capacità, ma confidiamo in Dio, e nella forza del Signore. Così Dio riceve tutta la gloria.
Il nostro combattimento
Mi fermo qua per ricordarci che anche noi tutti che siamo salvati abbiamo da combattere il buon combattimento. Non abbiamo il ministero che aveva Timoteo, ma abbiamo da combattere per promuovere il regno del nostro glorioso Dio e Signore. Anche noi dobbiamo combattere per annunciare l’Evangelo di Gesù Cristo ad ogni creatura. Anche noi dobbiamo combattere per edificare coloro che Dio salva.
Di natura, anziché pensare al regno di Dio, pensiamo ai nostri bisogni pratici. Pensiamo alla salute, pensiamo ai nostri bisogni economici, pensiamo a tante cose così. E tutto ciò è necessario. Però, Gesù Cristo, il nostro Signore, ci comanda di cercare per primo il regno e la giustizia di Dio. Ci ha lasciato come luci nel mondo, con l’incarico di predicare l’Evangelo ad ogni creatura. Quindi, abbiamo un combattimento da combattere. Anche noi dobbiamo impegnarci nella guerra spirituale in cui ci troviamo.
Allora, anche noi abbiamo bisogno di incoraggiarci a vicenda. Uno degli impegni più importanti che possiamo avere è di aiutare gli uni gli altri a non stancarci di combattere il buon combattimento. Paolo lo fa con noi in Galati 6:9,10. Ve lo leggo:
“9 Or non veniamo meno nell’animo facendo il bene; se infatti non ci stanchiamo, raccoglieremo a suo tempo. 10 Mentre dunque abbiamo l’opportunità, facciamo del bene a tutti, ma principalmente a coloro della famiglia della fede.” (Galati 6:9-10 LND)
Paolo ci esorta a non stancarci di fare il bene, che fa parte del nostro buon combattimento. In Ebrei 10:23-25, leggiamo di come dobbiamo aiutarci a vicenda per non stancarci. Ve lo leggo:
“23 Riteniamo ferma la confessione della nostra speranza, perché è fedele colui che ha fatto le promesse. 24 E consideriamo gli uni gli altri, per incitarci ad amore e a buone opere, 25 non abbandonando il radunarsi assieme di noi come alcuni hanno l’abitudine di fare, ma esortandoci a vicenda, tanto più che vedete approssimarsi il giorno.” (Ebrei 10:23-25 LND)
Dobbiamo incitarci all’amore e alle buone opere, che sono aspetti centrali del buon combattimento. Dobbiamo anche esortarci a vicenda, vedendo il giorno avvicinarci, cioè, il giorno del ritorno di Cristo. È facile essere distratti. È facile avere timore degli uomini. È facile essere pigri, e mancare l’amore per Dio e non desiderare la gloria di Dio. Quindi, come Paolo fa con Timoteo, dobbiamo incitarci all’amore e a buone opere, ed esortarci a vicenda.
Timoteo aveva l’incarico di mettere a posto vari problemi nella chiesa ad Efeso. Noi abbiamo l’incarico di usare i nostri doni spirituali per edificare la chiesa. Ognuno di noi ha dei doni spirituali, e Dio ci comanda di usare i nostri doni per il comune bene. Quindi, anche noi abbiamo un chiaro incarico da adempiere. Questo fa parte del nostro buon combattimento per promuovere il regno di Dio.
Inoltre, abbiamo tutti incarichi diversi, in base ai ruoli della vita che abbiamo da Dio. Abbiamo incarichi come genitori, come figli, come mariti, come mogli, chi come datore, chi come dipendente, tutti come cittadini, e tutti come membri di chiesa. Impegniamoci a vivere pienamente gli incarichi che Dio ci ha dato, perché così combattiamo il buon combattimento.
Fede e Buona Coscienza
Continuando in quello che Paolo dice a Timoteo, nel versetto 19, Paolo dichiara che Timoteo dovrebbe avere la fede e una buona coscienza. Leggo i versetti 18-20.
“18 Ti affido questo incarico, o figlio Timoteo, in accordo con le profezie fatte in precedenza a tuo riguardo, perché tu combatta in virtù di esse un buon combattimento, 19 avendo fede e buona coscienza, poiché alcuni, avendola rigettata, hanno fatto naufragio nella fede. 20 Tra questi vi sono Imeneo e Alessandro, che io ho dato in mano di Satana, perché imparino a non bestemmiare.” (1Timoteo 1:18-20 LND)
È assolutamente fondamentale avere fede per poter combattere un buon combattimento. La fede è quando guardiamo a Dio, e non a noi stessi. Fede è quando dipendiamo dalla potenza di Dio che opera in noi, e non dalle nostre forze. È impossibile combattere nelle nostre forze. Dobbiamo confidare in Dio, dobbiamo fissare i nostri occhi su Cristo, dobbiamo fortificarci nella forza di Dio. E perciò, dobbiamo camminare per fede. Solamente così possiamo combattere il buon combattimento. Quindi, Paolo ricorda a Timoteo che doveva combattere con fede, e anche noi dobbiamo combattere con fede.
Essendo essenziale camminare per fede, aiutiamoci a vicenda ad avere più fede, parlando sempre insieme delle cose di Dio.
Buona Coscienza
Oltre alla fede, Paolo dichiara a Timoteo che deve avere una buona coscienza. Se ricordate, Paolo ha già parlato della buona coscienza nel versetto 5. Ve lo leggo di nuovo.
5 Ora il fine del comandamento è l’amore, che viene da un cuore puro, da una buona coscienza e da una fede non finta. (1Timoteo 1:5)
Che cos'è una buona coscienza? Una buona coscienza è la coscienza che è pura, perché la persona dà retta alla sua coscienza, confessa i peccati che la coscienza rivela, e cammina in santità. Quando uno vive così, allora avrà una buona coscienza. E solo se abbiamo una buona coscienza e la fede possiamo combattere un buon combattimento.
Rigettare la coscienza
Cosa succede se un credente non ascolta la sua coscienza? Cosa succede quando la coscienza ci parla, ma la ignoriamo, e rigettiamo quello che ci dice? Cosa succede quando facciamo tacere la coscienza?
Chi non ascolta la coscienza, o come dice Paolo chi rigetta la coscienza, fa naufragio nella fede. Fare naufragio è una cosa terribile. Rigettare quello che ci dice la coscienza ci fa fare naufragio nella fede.
Paolo ricorda a Timoteo due uomini che avevano rigettato la coscienza, e così avevano fatto naufragio nella fede, Imeneo e Alessandro.
Cioè, questi due uomini avevano rifiutato di dare retta alla loro coscienza. Le loro coscienze avevano parlato loro, ma essi non volendo ascoltarle hanno continuato nel peccato. Facendo questo, hanno fatto naufragio nella fede.
Considerate questo concetto di fare naufragio nella fede. Ricordate che più volte Paolo aveva fatto viaggi in nave, e non solo, ma quando stava andando a Roma, la sua nave è stata distrutta, ed era solo per la grazia di Dio che non erano tutti morti. Comunque persero tutto, e la nave stessa fu distrutta. Un naufragio era un disastro terribile.
Quindi Paolo sceglie come esempio il concetto del naufragio per comunicare quanto il rigettare la coscienza porta a terribili danni spirituali. Infatti, naufragio nella fede vuol dire che non c'è più frutto di chiara salvezza, la fede e la dottrina vengono meno. È una condizione terribile e estremamente pericolosa.
Per quanto riguarda questi due uomini Alessandro e Imeneo, non sappiamo molto di loro. Imeneo viene menzionato in 2Timoteo 2:16-18. Ve lo leggo:
“16 Ma evita i discorsi vani e profani, perché fanno progredire nell’empietà; 17 e la parola di questi andrà rodendo come la cancrena; fra costoro sono Imeneo e Fileto, 18 i quali si sono sviati dalla verità, dicendo che la risurrezione è già avvenuta, e sovvertono la fede di alcuni.” (2Timoteo 2:16-18 LND)
Evidentemente Imeneo era uno che insegnava, ma poi si è sviato dalla verità, al punto da portare del male anziché del bene. Questo lo rese colpevole davanti a Dio. Quindi, Alessandro e Imeneo avevano danneggiato l’opera di Dio, dove prima, avevano avuto quella che era evidentemente una fede che aveva compiuto buon frutto.
Il Cuore di Paolo
Ciò che mi colpisce in questo è il cuore di Paolo, che voleva la salvezza di questi uomini. Notate come Paolo reagisce, sapendo che Alessandro e Imeneo avevano provocato dei danni all’opera di Dio, rigettando le loro coscienze. Leggo di nuovo 1Timoteo 1:19,20.
19 avendo fede e buona coscienza, poiché alcuni, avendola rigettata, hanno fatto naufragio nella fede. 20 Tra questi vi sono Imeneo e Alessandro, che io ho dato in mano di Satana, perché imparino a non bestemmiare.” (1Timoteo 1:19-20 LND)
Paolo dichiara che aveva dato questi due uomini in mano di Satana. Cosa vuol dire questo, e quale era suo scopo? Era come maledire qualcuno? Era una forma di vendetta?
No. Questo era un atto di amore da parte di Paolo. Vi spiego.
Quando uno è in Cristo, e fa parte della chiesa, viene protetto da Dio. Satana non può fare nulla contro un credente, se non è il piano specifico di Dio per il bene di quell’uomo.
Se uno viene dato in mano di Satana, Dio ritira la sua protezione da quella persona, e così, Satana può farle molto male.
In 1Corinzi 5, Paolo dichiara una cosa simile. Se ricordate, Paolo aveva ricevuto la notizia che nella chiesa c’era una forma di fornicazione terribile, in quanto uno teneva la moglie di suo padre. Alla luce di quel grave peccato nella chiesa, Paolo scrisse alla chiesa, in 1Corinzi 5:3-5.
“3 Ora io, assente nel corpo ma presente nello spirito, ho già giudicato, come se fossi presente, colui che ha commesso ciò. 4 Nel nome del nostro Signore Gesù Cristo, essendo riuniti assieme voi e il mio spirito, con il potere del Signor nostro Gesù Cristo 5 ho deciso che quel tale sia dato in mano di Satana a perdizione della carne, affinché lo spirito sia salvato nel giorno del Signor Gesù.” (1Corinzi 5:3-5 LND)
Anche in quel caso, si parla di dare qualcuno in mano di Satana.
Questo vuol dire togliere la protezione di Dio per qualcuno, lasciando a Satana di fargli del male, al punto di arrivare alla perdizione della carne, ovvero, del corpo fisico.
In 1Corinzi 5, Paolo dice di fare questo affinché lo spirito sia salvato nel giorno del Signore. In altre parole, lasciando a Satana il potere di fare terribile male alla persona, al punto di far perire il suo corpo, potrebbe portare quella persona a ravvedersi, in modo che l’anima possa essere salvata nel giorno del Signore.
Similmente, nel nostro brano in 1Timoteo, Paolo dice:
20 Tra questi vi sono Imeneo e Alessandro, che io ho dato in mano di Satana, perché imparino a non bestemmiare.” (1Timoteo 1:19-20 LND)
Dando Alessandro e Imeneo in mano a Satana lascerebbe l'opportunità che avessero terribili sofferenze, con lo scopo che poi, si potessero ravvedere, e così, imparassero a non bestemmiare.
Quindi, lo scopo di Paolo non era fare della cattiveria nei loro confronti, nonostante che avevano danneggiato l’opera di Dio. Paolo desiderava la loro salvezza, e perciò, aveva dato loro in mano di Satana, nella speranza di un vero ravvedimento.
Certamente, dandoli in mano di Satana avrebbe anche purificato la chiesa, perché così facendo, sarebbe divenuto evidente a tutti che non erano uomini fedeli, e così, non sarebbero stati in grado di ingannare i credenti e compiere altro danno fra i credenti.
Quando una persona viene scomunicata, che è un’azione riservata solo ai casi più gravi, quella persona esce dalla protezione di Dio, e viene data in mano a Satana. Questo purifica la chiesa, perché toglie il peccato, ma serve anche per spingere la persona al ravvedimento. Dobbiamo sempre pregare per i credenti che fanno naufragio nella fede, desiderando il loro ravvedimento, affinché siano salvate nel giorno del giudizio.
Conclusione
A questo punto, riassumiamo quello che abbiamo visto in questo brano.
Prima di tutto, abbiamo visto che Dio aveva dato un incarico a Timoteo, e Dio ha dato a ciascuno di noi degli incarichi.
Paolo riconosceva che Timoteo era debole, che era timido, che aveva timore. Perciò, Paolo scrisse questa lettera per incoraggiare e spronare Timoteo. Ricorda a Timoteo la sua chiamata, per incitarlo a combattere un buon combattimento.
Abbiamo visto che, come Timoteo aveva bisogno di questo incoraggiamento, anche noi abbiamo bisogno sia di ricevere incoraggiamento che di dare incoraggiamento agli altri. Uno degli impegni più importante che abbiamo come credenti è di incoraggiare e incitare gli uni gli altri ad amore e buone opere, affinché possiamo tutti combattere il buon combattimento. Quindi, prego che ognuno di noi che è credente avrà un grande impegno di scegliere di parlare delle cose di Dio con altri credenti, cogliendo qualunque opportunità che ci sia.
Ricordate che per combattere il buon combattimento, e così portare gloria al nostro Signore Gesù Cristo, dobbiamo avere fede e una buona coscienza. Senza la fede, non possiamo compiere nulla di vero valore. Quindi, aiutiamoci a vicenda a vedere sempre di più di Gesù Cristo, per avere sempre più fede. Parliamo delle cose di Dio gli uni con gli altri. Riempiamoci con la Parola di Dio.
E ricordiamo quanto è importante la coscienza. Quanto è importante ascoltare attentamente la coscienza. Qualunque volta che la nostra coscienza ci parla, dovremmo ascoltarla con cura, e con cuore umile. Quando leggiamo in Romani 14:23 che tutto quello che non viene da fede è peccato, sta descrivendo la coscienza. È peccato andare contro la nostra coscienza.
Quando la tua coscienza ti parla, e ti avverte di qualcosa, ascoltala! Se non ascoltiamo le nostre coscienza, man mano arriveremo al naufragio nella fede, una condizione terribile, dove possiamo danneggiare l’opera di Dio, e perfino perdere la protezione di Dio, e così cadere nelle mani di Satana.
Prego che ognuno darà molta attenzione alla propria coscienza. Prego che crescendo nella conoscenza di Dio, avremo una coscienza sempre più sensibile allo Spirito di Dio.
E prego che ci impegneremo a vicenda a stimolarci gli uni gli altri a portare avanti l’incarico che abbiamo ricevuto da Dio. Timoteo aveva ricevuto l’incarico di mettere ordine nella chiesa di Efeso. Noi abbiamo l’incarico di usare i nostri doni spirituali per edificare gli uni gli altri, e abbiamo l’incarico di evangelizzare. Inoltre, abbiamo gli incarichi che riguardano i vari ruoli che abbiamo, come genitori, mariti e mogli, dipendenti o datori, e cittadini. Esortiamoci e incitiamoci a vicenda a vivere pienamente i nostri incarichi, per combattere il buon combattimento, in attesa di vedere il nostro Signore, Gesù Cristo.