Introduzione
Siamo arrivati alla fine della seconda epistola ai Tessalonicesi. Con l’aiuto di Dio, oggi studieremo il capitolo 3.
Come Paolo fa spesso alla fine delle sue epistole, chiude il discorso dottrinale e poi aggiunge alcuni insegnamenti pratici, che sono utilissimi per noi. In 2Tessalonicesi 3 troviamo proprio degli insegnamenti importanti, che riguardano vari aspetti della vita pratica, soprattutto cosa fare quando un membro di chiesa non cammina in ubbidienza. Anzi, questo capitolo ci mostra proprio a livello pratico come vivere alla luce del ritorno di Cristo. Nei capitoli 1 e 2 Paolo ha parlato del ritorno di Cristo, di quello che succederà e dell’anticristo. Adesso spiega come vivere in alcuni campi della vita, come la disciplina di chiesa. Questo, tra l’altro, ci aiuta a tenere l’equilibrio tra aspettare sì il ritorno di Cristo, ma vivendo in santità in questa vita, portando frutto per il Signore.
Un modello di cosa pregare
All’inizio di questo capitolo vediamo che Paolo chiede preghiera. Paolo e gli altri con lui erano uomini molto usati da Dio. Ma, anche loro avevano bisogno del sostegno di Dio per compiere l’opera che Dio aveva dato loro da fare. Per questo, chiedono preghiera ai Tessalonicesi.
Seguite mentre leggo i versetti 1 e 2, e notate per cosa chiedono preghiera.
“1 Del resto, fratelli, pregate per noi, affinché la parola del Signore si spanda rapidamente e sia glorificata, come lo è fra voi, 2 e affinché siamo liberati dagli uomini perversi e malvagi, perché non di tutti è la fede.” (2Tessalonicesi 3:1-2 LND)
Chiedono preghiera per tre cose. Vogliono che la parola di Dio si spanda rapidamente, cioè, che raggiunga velocemente più persone. In altre parole, vogliono che l’evangelo venga predicato a più persone, in modo che molti possano sentire la buona notizia di Cristo.
Poi, vogliono che la Parola di Dio sia glorificata. Quand’è che la Parola è glorificata? Quando è creduta. In altre parole, non solo stanno chiedendo che l’evangelo raggiunga più persone, ma chiedono anche che l’evangelo venga accolto da queste persone. E notate che dice:
“1 Del resto, fratelli, pregate per noi, affinché la parola del Signore si spanda rapidamente e sia glorificata, come lo è fra voi,” (2Tessalonicesi 3:1 LND)
L’evangelo era glorificato tra i Tessalonicesi perché loro avevano creduto all’evangelo ed erano stati salvati. Quando un peccatore si ravvede dal suo peccato e si aggrappa a Cristo per la salvezza, la parola del Signore viene glorificata, e Dio viene glorificato. Paolo chiede a loro di pregare proprio per questo.
Poi, chiedono ai Tessalonicesi di pregare affinché Dio li liberi da quegli uomini “perversi e malvagi” che li stavano ostacolando dal proclamare l’evangelo. Notate che chiedono questo in modo da poter spandere la parola di Dio con più facilità a più persone, non per avere una vita più facile.
Questa è un’ottima preghiera per noi da pregare, sia per il suo contenuto che per il cuore che c’è dietro. Cioè, notate che questi uomini non fanno richieste per loro stessi. Il loro desiderio è che Cristo sia conosciuto da più persone. Sì, chiedono di essere liberati dagli uomini che li ostacolavano, ma anche questa richiesta, alla fine, non era per loro stessi ma per il regno di Dio. Il motivo per cui chiedevano di essere liberati da questi uomini era per poter avere maggiore libertà nel proclamare la parola di Dio. Non era perché a loro dava fastidio.
Fratelli, questo rispecchia come Gesù ci insegna a pregare nel Padre Nostro. Questo è mettere il Regno di Dio e la gloria di Dio al centro delle nostre preghiere, e prima di qualsiasi richiesta per noi.
Oh che possiamo noi pregare così, desiderando, più di ogni altra cosa, che il nome di Dio sia glorificato e che il suo regno possa crescere.
Una promessa meravigliosa
Nel prossimo versetto troviamo una promessa preziosa e meravigliosa. Vi consiglio di memorizzare questo versetto. Questo è un versetto per iniziare la giornata, quando ti svegli la mattina, prima di scendere dal letto.
Leggo il versetto 3.
“3 Ma il Signore è fedele, ed egli vi fortificherà e vi custodirà dal maligno.” (2Tessalonicesi 3:3 LND)
Cos’è che ci aiuta più di ogni altra cosa nel cammino cristiano? Cos’è che ci permette di andare avanti, passo dopo passo? Cos’è che ci protegge dal cadere? La risposta è sempre la stessa: guardare a Gesù Cristo, il nostro Signore. Abbiamo bisogno di guardare a Cristo, sempre.
Questo versetto è una promessa meravigliosa, che ci aiuta a guardare a Cristo e ad aggrapparci a Lui ricordando quello che Lui fa per noi.
Certamente, dobbiamo metterci da fare nella vita cristiana per compiere buone opere. E dobbiamo combattere il male in noi.
Ma fratelli, è tanto facile cadere nel focalizzarci su tutto quello che dobbiamo fare nella vita cristiana. Ed è facile metterci da fare cercando di farcela noi, cercando di fare “abbastanza bene” con le nostre forze. Ma, in realtà, non possiamo mai fare abbastanza bene per conto nostro. E quando cerchiamo di fare bene noi, con le nostre forze, cadiamo.
Abbiamo bisogno di tenere sempre gli occhi su Gesù Cristo, che è fedele, che è con noi sempre, che ci fortifica e che ci custodisce. Sì, certo, dobbiamo impegnarci a vivere come Dio ci comanda, è estremamente importante. Ma dobbiamo farlo ricordandoci che non siamo soli e che Gesù Cristo è con noi ed è Lui che ci sostiene e ci fortifica, e alla fine è Lui che porterà a compimento la sua opera in noi.
Che promessa meravigliosa: il Signore stesso, Gesù Cristo, è fedele, ci fortifica e ci custodisce. Non dobbiamo preoccuparci di quello che succede nel mondo, non dobbiamo preoccuparci di Satana, perché dalla nostra parte c’è uno che è infinitamente più grande di Satana, e infinitamente più potente degli uomini potenti, e Lui ci ama! Grazie a Dio!
Nuovo discorso
Cambiamo discorso. Ti faccio una domanda. Che reputazione hai come credente? Gli altri cosa vedono in te? Nel prossimo versetto leggiamo che i Tessalonicesi avevano la reputazione di mettere in pratica quello che Dio comandava loro. Tu che reputazione hai?
Leggo il versetto 4. Notate che reputazione avevano i Tessalonicesi.
“4 A vostro riguardo noi confidiamo nel Signore, che già fate e continuerete a fare le cose che vi ordiniamo.” (2Tessalonicesi 3:4 LND)
Questi fratelli mettevano in pratica quello che Dio ordinava loro tramite Paolo e gli altri. I comandamenti della Parola di Dio vengono da Dio stesso. Tu metti in pratica quello che Dio ti ordina? Quando Dio ti parla tramite la sua Parola, nella lettura o negli insegnamenti in chiesa, sei pronto ad ascoltare? E poi, metti in pratica quello che Dio ti mostra? Camminare in ubbidienza ai comandamenti di Dio è un frutto essenziale nella vita di OGNI vero credente.
Ma qual è il risultato di avere questo cammino di ubbidienza? Lo troviamo nel versetto 5.
La parola che qui viene tradotta come “paziente aspettazione”, in realtà significa “pazienza” o “perseveranza”. Quindi, leggo usando la parola “perseveranza”.
“E il Signore diriga i vostri cuori all’amore di Dio e alla perseveranza di Cristo.” (2Tessalonicesi 3:5 LND)
Quando seguiamo Dio, in ogni campo della vita, che è avere fede in Dio, ubbidendo ai suoi comandamenti, siamo guidati da Dio. E in questo versetto vediamo due frutti meravigliosi che questo porta.
Il primo frutto è che il Signore dirige i nostri cuori all’amore di Dio, cioè, a crescere sempre di più nell’amare Dio. E il secondo frutto è che il Signore dirige i nostri cuori alla perseveranza di Cristo. Cioè, il Signore dirige i nostri cuori a camminare con perseveranza, fedelmente, senza stancarci nel cammino.
Nuovo discorso: camminare ordinatamente / disciplina di chiesa
Adesso Paolo inizia un nuovo discorso, parlando di come trattare chi cammina disordinatamente, cioè, chi si chiama credente ma cammina nel peccato. In altre parole: come dobbiamo agire nei confronti di chi dice di essere credente, ma non cammina in ubbidienza ai comandamenti di Dio? Paolo prende vari versetti per trattare questo argomento importante.
Leggo il versetto 6.
“6 Ora, fratelli, vi ordiniamo nel nome del Signor nostro Gesù Cristo, che vi ritiriate da ogni fratello che cammini disordinatamente e non secondo l’insegnamento che avete ricevuto da noi.” (2Tessalonicesi 3:6 LND)
Prima di guardare questo versetto, notate una cosa importante. Paolo parla più volte di “quello che vi ordiniamo” oppure “il nostro insegnamento” o “l’insegnamento che avete ricevuto da noi”. È importante tenere in mente che questi non sono comandamenti di Paolo, non sono insegnamenti che vengono da lui. Questi sono i comandamenti di Dio, tramite Paolo. Dio si è servito di uomini per darci i comandamenti, ma sono i comandamenti di Dio. Quindi, se uno non segue i comandamenti, per così dire, “di Paolo”, in realtà, non sta seguendo i comandamenti di Dio. E sta camminando in ribellione a Dio, non a Paolo. È importante che teniamo questo in mente.
Nella chiesa ci possono essere fratelli che camminano disordinatamente, cioè che non camminano secondo l’insegnamento che abbiamo ricevuto da Dio nella sua Parola. Quando pecchiamo, e camminiamo nel peccato, in qualsiasi campo della vita, non stiamo ubbidendo a Dio, e perciò, stiamo camminando disordinatamente.
Paolo ci insegna come fare in questi casi, e dice di ritirarci da chi cammina così. “Ritirarsi” vuol dire allontanarsi, prendere le distanze, è il contrario di “associarsi” con qualcuno. Infatti, più avanti, nel versetto 14, Paolo dice chiaramente di non associarci a chi sta camminando nel peccato. Leggo il versetto 14.
“14 E se qualcuno non ubbidisce alla nostra parola scritta in questa epistola, notate quel tale e non vi associate a lui, …” (2Tessalonicesi 3:14 LND)
In 1Corinzi 5:11 Paolo dice di non mangiare con chi dice di essere un figlio di Dio ma cammina nel peccato. Ve lo leggo:
“Ma ora vi ho scritto di non mescolarvi con chi, facendosi chiamare fratello, sia un fornicatore, o un avaro, o un idolatra, o un oltraggiatore, o un ubriacone, o un ladro; con un tale non dovete neppure mangiare.” (1Corinzi 5:11 LND)
Il punto in questi versetti è che se un credente, che sia vero o solo di nome non importa, dice di essere un credente, se uno che dice di essere credente cammina nel peccato, non dobbiamo continuare ad avere un stretto rapporto con lui, come se niente fosse. Cioè, dobbiamo capire, chi cammina così non ha frutto di essere veramente salvato. E il vero amore per il prossimo ci deve spingere ad aiutare questo fratello a riconoscere il suo peccato e a ravvedersi. Separarci da chi cammina nel peccato pur dicendo di essere un credente aiuta questa persona a riconoscere che non va tutto bene nella sua vita. Lo aiuta a rendersi conto della gravità della sua condizione. Questa non è cattiveria! Questo non è trattare male un fratello! Piuttosto questo è AMARE un fratello! La salvezza è la cosa più importante, in assoluto. Se uno che dichiara di essere salvato non mostra frutto di vera salvezza è nostro dovere, per quanto possibile, di non lasciare che creda di essere a posto con Dio. Ritirarci e non associarci con chi cammina nel peccato, è una parte importante di aiutarlo a riconoscere il suo peccato. Certo, in sé, solo separarci da uno non è sufficiente, serve anche l’ammonizione, ma le due cose devono andare insieme.
Camminare con ordine
Paolo ha appena parlato di uno che cammina disordinatamente. Ora, nei prossimi versetti, Paolo ci dà un principio importantissimo, fondamentale, su come vivere la vita cristiana. Paolo ci spiega l’importanza di vivere ordinatamente, di avere una vita ordinata. In termini semplici, vivere ordinatamente vuol dire vivere secondo i comandamenti di Dio.
Infatti, Paolo ci dà anche un esempio pratico di cosa vuol dire camminare ordinatamente, ma questo esempio non è l’unico e vedremo anche altri esempi che possiamo applicare a noi. Vivere ordinatamente riguarda ogni campo della vita.
Tenete in mente il senso di vivere ordinatamente, e il contrario, disordinatamente, mentre leggo dal versetto 7 al versetto 12.
“7 Voi stessi infatti sapete in qual modo dovete imitarci, perché non ci siamo comportati disordinatamente fra di voi, 8 e non abbiamo mangiato gratuitamente il pane di alcuno, ma abbiamo lavorato con fatica e travaglio giorno e notte, per non essere di peso ad alcuno di voi. 9 Non già che non ne avessimo il diritto, ma per darvi noi stessi un esempio affinché ci imitaste. 10 Infatti, anche quando eravamo tra di voi, vi ordinavamo questo: se qualcuno non vuol lavorare neppure mangi. 11 Sentiamo infatti che vi sono alcuni fra di voi che camminano disordinatamente, non lavorando affatto, ma occupandosi di cose vane. 12 Or a tali ordiniamo, e li esortiamo per mezzo del Signor nostro Gesù Cristo, che mangino il loro pane lavorando quietamente.” (2Tessalonicesi 3:7-12 LND)
Il punto principale qui è che, come credenti, dobbiamo camminare con ordine, dobbiamo avere vite ordinate. Vi spiego più a fondo in senso di questo.
In questo contesto, il significato di “camminare ordinatamente” è camminare in ogni campo della vita secondo il piano di Dio per noi. In altre parole, è camminare in santità in ogni campo della vita seguendo i comandamenti di Dio.
In questo brano, parlando di camminare ordinatamente, Paolo usa l’esempio di impegnarsi a lavorare diligentemente per guadagnare quello che serve per vivere. Dio ha creato la vita in modo che serve lavorare per avere il cibo necessario per vivere. Dio ha stabilito questo già prima che il peccato entrasse nel mondo. Per come Dio ha creato il mondo, il lavoro è una parte normale della vita. Quindi, chi non vuole lavorare, in questo senso, non sta camminando in base al piano di Dio per lui. Sta peccando. La sua vita non rispecchia l’ordine che Dio ha creato. Piuttosto, la sua vita è disordinata, perché sta camminando seguendo i desideri della carne. Vari tra i Tessalonicesi peccavano non volendo lavorare, preferendo occuparsi di cose vane. Notate che Paolo non sta parlando a chi non PUO’ lavorare, piuttosto sta parlando di chi non VUOLE lavorare. C’è una bella differenza.
Allora, per i Tessalonicesi che non volevano lavorare, questo era il loro modo di camminare disordinatamente. Ed è facile leggere un brano così e pensare: “Mah, io lavoro. Io mi impegno tanto, guadagno tutto il necessario per la mia famiglia, e anche di più”. E, in modo subdolo, implichi: “Io non sono come loro, io cammino bene”.
E forse sì, tu veramente ti dedichi per provvedere alla tua famiglia, fedelmente e di cuore. Però, cosa succede se prendi il PRINCIPIO di camminare ordinatamente, e esamini tutta la tua vita alla luce di questo PRINCIPIO? Cosa vedi? Stai camminando ordinatamente in OGNI campo della vita, non solo nel lavoro? Oppure hai qualche campo della vita in cui anche tu stai camminando disordinatamente? Hai qualche campo della vita in cui non stai camminando secondo il piano di Dio, che vuol dire, hai qualche campo in cui stai camminando nel peccato?
Di esempi ce ne sono tantissimi, ve ne do solo alcuni. Se tu mangi male, non stai curando il tuo corpo, stai camminando disordinatamente. Se tu la mattina ti alzi all’ultimo minuto, e sei spesso in ritardo, stai camminando disordinatamente. Se quando hai del tempo libero, o sei stanco alla sera, fai quello che hai voglia di fare, quello che ti senti, e non valuti come usare bene il tempo, stai camminando disordinatamente.
Se non ti dai da fare, attivamente, per essere un incoraggiamento e un appoggio per i tuoi fratelli e sorelle, stai camminando disordinatamente. Se non abbondi nel ringraziamento, se ti lamenti, con le parole o anche solo nel tuo cuore, stai camminando disordinatamente.
Tu che sei un marito, se non ami tua moglie, nel senso che hai un vero impegno per il suo vero bene, al punto di sacrificarti per il suo vero eterno bene, stai camminando disordinatamente. Tu che sei una moglie: se non rispetti tuo marito, e non sei sottomessa a lui, stai camminando disordinatamente. Tu che sei un figlio: se non onori i tuoi genitori, stai camminando disordinatamente.
Potrei andare avanti ma prego che abbiate visto il punto. Possiamo camminare disordinatamente in tanti, tanti altri campi oltre che solo a non lavorare. E spesso, i nostri modi di camminare disordinatamente sono molto più subdoli di non voler lavorare.
Fratello, sorella, se tu riconosci di avere campi della vita in cui stai camminando disordinatamente, riconosci che questo è peccato. Tu stai camminando nel peccato e hai bisogno di riconoscerlo, di confessarlo, e di ravvederti dal tuo peccato. E quando confessiamo il nostro peccato, Dio stesso ci aiuta a rialzarci e a riprendere il cammino. Lui stesso ci aiuta a crescere in quei campi in cui non stiamo camminando con ordine.
Che esempio sei?
Poi, voglio notare un’altra cosa da questi versetti. Quando Paolo e i suoi collaboratori erano a Tessalonica, per il bene dei Tessalonicesi, per essere un esempio per loro, hanno volentieri rinunciato ai loro diritti. Avevano diritto di essere sostenuti economicamente mentre predicavano. Ma hanno scelto di non accettare il sostegno, perché volevano essere un esempio nel mettersi da fare a lavorare duramente, perché ai Tessalonicesi serviva quell’esempio. Notate questo mente rileggo i versetti 7 a 9.
“7 Voi stessi infatti sapete in qual modo dovete imitarci, perché non ci siamo comportati disordinatamente fra di voi, 8 e non abbiamo mangiato gratuitamente il pane di alcuno, ma abbiamo lavorato con fatica e travaglio giorno e notte, per non essere di peso ad alcuno di voi. 9 Non già che non ne avessimo il diritto, ma per darvi noi stessi un esempio affinché ci imitaste.” (2Tessalonicesi 3:7-9 LND)
Questi uomini hanno completamente calpestato i loro stessi diritti. Hanno scelto di rinunciare a quello a cui avevano diritto, per poter essere un buon esempio per questi fratelli. Questo è amore! Questo è il vero amore cristiano! Questi uomini si sono sacrificati, dovendo anche affaticarsi in un secondo lavoro oltre a compiere il ministero. Era un GRANDE sacrificio, ma per il vero bene dei Tessalonicesi erano disposti a sacrificarsi, per incoraggiare e stimolare loro con il proprio esempio.
Tu sei pronto a rinunciare ai tuoi diritti per il bene degli altri? Oppure vuoi far valere i tuoi diritti? Paolo e i suoi collaboratori vivevano per il bene degli altri. Tu ti impegni per ottenere i tuoi diritti, oppure, per essere un aiuto per gli altri?
Vivendo così, Paolo e gli altri con lui erano un buon esempio per i Tessalonicesi. Erano un forte esempio di camminare ordinatamente nel Signore. Tu che esempio sei? Stai camminando ordinatamente, in modo che gli altri vedono in te un esempio da seguire?
Non stanchiamoci
Paolo ha parlato di chi non cammina bene. Adesso parla a chi cammina bene. A volte, quando camminiamo bene, e ci impegniamo a vivere per la gloria di Dio in ogni campo della vita, possiamo arrivare a stancarci. A volte cominciamo a guardare a noi stessi, e alle nostre poche forze, e a quanto per conto nostro non riusciamo a perseverare nel cammino. Oppure, guardiamo al frutto che sta producendo la nostra vita, e non vediamo molto frutto visibile. Possiamo arrivare facilmente a stancarci di fare il bene. Proprio per questo, Dio guida Paolo a scrivere il prossimo versetto. Questo è un incoraggiamento a non stancarci, ma ad andare avanti a fare il bene. Leggo il versetto 13.
“13 Ma quanto a voi, fratelli, non vi stancate nel fare il bene.” (2Tessalonicesi 3:13 LND)
Questo è un incoraggiamento che viene dal nostro Dio, che sa che facilmente ci stanchiamo. E Lui ci incoraggia dicendo: “non vi stancate”.
In Galati 6:9-10 leggiamo:
“9 Or non perdiamoci d’animo nel fare il bene, perché, se non ci stanchiamo, raccoglieremo a suo tempo. 10 Mentre dunque abbiamo l’opportunità, facciamo del bene a tutti, ma principalmente a coloro della famiglia della fede.” (Galati 6:9-10 LND)
La vita cristiana è una vita di perseveranza. Non vediamo subito i risultati delle nostre fatiche. E spesso non li vedremo proprio in questa vita. Ma non dobbiamo stancarci di fare il bene, perché se non ci stanchiamo, raccoglieremo a suo tempo. Questa è una promessa da Dio.
Come fare con chi non cammina in santità
A volte, il motivo per cui ci stanchiamo di fare il bene è perché vediamo altri che non camminano in santità davanti a Dio, che fanno quello che noi non possiamo fare, e che sembrano avere una vita più bella della nostra.
Nella carne, la cosa più facile da fare è abbassare il nostro “standard” e cominciare a vivere come loro. Ma, conoscendo la nostra tendenza carnale, Dio prima ci stimola a perseverare nel fare il bene, nel versetto 13, e poi ci spiega come fare con chi non cammina bene.
Nei versetti 14-15 Paolo ci spiega un altro lato di come dobbiamo trattare chi dice di essere credente, però cammina nel peccato, non mettendo in pratica la Parola di Dio. Leggo i versetti 14 e 15.
“14 E se qualcuno non ubbidisce alla nostra parola scritta in questa epistola, notate quel tale e non vi associate a lui, affinché si vergogni. 15 Non tenetelo però come un nemico, ma ammonitelo come fratello.” (2Tessalonicesi 3:14-15 LND)
Dobbiamo notare chi non ubbidisce alla Parola di Dio, e non associarci a lui. Cioè, dobbiamo riconoscere quando uno non sta camminando in ubbidienza a Dio. Poi, dobbiamo non associarci a lui, nel senso di non avere comunione con lui.
Questo è scritto a tutta la chiesa. Quindi, Dio vuole che questa sia la posizione di tutta la chiesa nei confronti di chi cammina nel peccato.
Quando non ci associamo a qualcuno perché si chiama credente ma sta camminando nel peccato, il distacco che si crea spinge lui a riconoscere che non va tutto bene nella sua vita. In un certo senso, mette in evidenza ancora di più il suo peccato. Se tutto va solo avanti come sempre, uno può facilmente continuare a vedersi come un bravo credente, anche se in realtà sta camminando nel peccato. Quando invece la chiesa isola chi sta camminando nel peccato, crea un ambiente che non è comodo per loro. Questo è un grandissimo stimolo a riconoscere il proprio peccato e a ravvedersi.
Però, nel versetto 15 troviamo un avvertimento molto importante. Quando notiamo uno che sta camminando nel peccato, e ci separiamo da lui, è facile cadere nel trattarlo come nemico. Possiamo essere duri con lui, e tenerlo distante in un modo senza amore, come se fosse un nemico. Paolo ci spiega che non dobbiamo trattarlo come nemico ma ammonirlo come fratello, con amore e con grazia. È fondamentale che quando viene applicata la disciplina di chiesa, venga applicata con la giusta severità che viene da Dio, ma anche con amore e grazia. Anzi, l’amore deve essere proprio il motivo che ci spinge ad applicare la disciplina di chiesa. Infatti, lo scopo della disciplina non è di mettere al patibolo chi ha peccato, ma di spingerlo a ravvedersi.
Pace da Dio
Paolo chiude questa epistola con una preghiera preziosa per noi. Leggo dal versetto 16.
“16 Or il Signore stesso della pace vi dia di continuo la pace in ogni maniera. Il Signore sia con tutti voi. 17 Il saluto è di mia propria mano, di me, Paolo; e questo è un segno in ogni mia epistola; io scrivo così. 18 La grazia del Signor nostro Gesù Cristo sia con tutti voi. Amen.” (2Tessalonicesi 3:16-18 LND)
Paolo chiude pregando per noi per grazia e pace da Dio. Dentro di noi abbiamo un desiderio profondo di avere vera pace nel cuore. La vera pace viene solo da Cristo, perché Cristo è il Signore della pace. E Lui ci dà pace di continuo e in ogni maniera, quando dimoriamo vicini a Lui, quando camminiamo in santità, ordinatamente, riconoscendo e confessando i nostri peccati. E il Signore, Gesù Cristo, che ci ha salvati, è con noi e sarà con noi, adesso e per tutta l’eternità. Questo è quello che ci dà un cuore veramente soddisfatto!
Se siamo onesti, sappiamo che cadiamo. Per conto nostro non riusciamo a camminare come dovremmo. Per questo abbiamo bisogno di chiedere grazia da Dio, la grazia che ci serve ogni giorno. E, grazie a Dio, Dio ci dà la sua grazia, ogni giorno, e molto più che solo il sufficiente. Grazie a Dio!
Conclusione
Siamo arrivati alla fine di questa epistola. In questa epistola abbiamo visto varie verità del ritorno di Cristo. Soprattutto, abbiamo visto che non dobbiamo preoccuparci dei dettagli di come sarà. Piuttosto, dobbiamo preoccuparci di vivere in santità davanti a Dio, camminando vicini a Lui, portando frutto per Cristo.
In questo ultimo capitolo abbiamo visto aspetti pratici di cosa vuol dire vivere in santità davanti a Dio. Camminare ordinatamente è fondamentale per ogni vero figlio di Dio. Tu cammini ordinatamente in ogni campo della vita?
Abbiamo anche visto l’esempio di Paolo e degli altri uomini con lui, che erano pronti a rinunciare ai loro diritti per essere un buon esempio e uno stimolo per i Tessalonicesi. Tu sei pronto a rinunciare ai tuoi diritti per il bene degli altri?
Questa è un’epistola breve, e un po’ difficile da capire in certi punti, ma ringrazio Dio per le verità preziose che ci ha mostrato. La Parola di Dio è potente e ci insegna più del nostro Dio e come vivere in modo che piace al nostro Dio.
Guardiamo a Cristo, e viviamo in santità mentre aspettiamo il suo ritorno.