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Pazienza con tutti - 1 Tessalonicesi 5:14-15

filename: 52-0514.j01 di Marco deFelice, www.aiutobiblico.org - 52-0514.j01 sermone su 1 Tess. 5:14-15, per RO, 14 ottobre, 2001, predicato 15/10/9/1995, di Marco deFelice

Intro:

Da vari mesi, stiamo studiando la prima lettera di Paolo ai Tessalonicesi. Come ricorderemo, quella di Tessalonica era una giovane chiesa, nata in mezzo a tante difficoltà. Questa lettera è molto pratica, e insegna diverse verità basilari. Contiene anche degli insegnamenti pratici molto importanti. Per esempio, ci esorta a camminare nella santità, specificamente per quanto riguarda la purezza sessuale. Più volte ci esorta a crescere sempre di più nell’amore fraterno. Ci chiama ad avere una vita ordinata e disciplinata. Parla molto del ritorno di Cristo, e di come dovremmo vivere mentre Lo aspettiamo. Nell’ultimo sermone, abbiamo considerato l’insegnamento su come dobbiamo comportarci nei riguardi degli anziani della chiesa. Oggi, arriviamo ad un brano che ci insegna come comportarci nei confronti di vari tipi di credenti.

Leggiamo il brano di oggi: 1 Tess. 5:14,15

14 Vi esortiamo, fratelli, ad ammonire i disordinati, a confortare gli scoraggiati, a sostenere i deboli, a essere pazienti con tutti. 15 Guardate che nessuno renda ad alcuno male per male; anzi cercate sempre il bene gli uni degli altri e quello di tutti. (1 Tessalonicesi 5:14-15 NRV)

Questo brano è un’esortazione che ci spiega come dobbiamo comportarci nei riguardi di tre tipi di credenti, e poi c’è un esortazione generale. Consideriamola attentamente, affinché possiamo diventare sempre di più una chiesa che cresce e che glorifica Dio.

vi esortiamo fratelli

Questo brano inizia che il comandamento “vi esortiamo, fratelli”. Prima di considerare le varie esortazioni, vorrei considerare brevemente la parola “esortare”. La parola “esortare” in Greco è la parola “parakaleo”; il significato letterale è “chiamare accanto”. Viene usata per descrivere ammonizione, consolazione, incoraggiamento, fortificare, e istruire. È una parola con un senso molto positivo, perché la persona che ti esorta ti sta accanto, cerca il tuo bene. Allora, consideriamo questi comandamenti, che sono un’esortazione che Dio fa a noi tramite Paolo.

Ammonire i disordinati

Il primo comandamento qui è quello di ammonire i disordinati. Consideriamo prima chi sono i disordinati, poi vedremo come bisogna ammonirli.

chi sono i disordinati

La parola qui tradotta con “disordinato” è una parola Greca che vuol dire, in senso più letterale, “un soldato che rompe le righe, che non sta in fila”. L’idea è di uno che non segue l’ordine e le regole stabilite. Questa parola veniva usata nel Greco comune per indicare una persona che non andava al lavoro.

Nella Bibbia il senso di questa parola è di qualcuno che non cammina secondo i comandamenti di Dio. Dio ha stabilito i suoi comandamenti per noi. Una persona ordinata cammina restando nel sentiero stabilito da Dio, cioè, seguendo i comandamenti di Dio. Al contrario, una persona disordinata è quella che esce da quel sentiero, che non segue tutti i comandamenti di Dio.

Chi non si comporta secondo gli insegnamenti degli Apostoli si comporta disordinatamente. Paolo usa questa stessa parola in forma di avverbio due volte in 2 Tess. 3. Egli aveva comunicato dei comandamenti di Dio a questi credenti. Non tutti stavano seguendo questi comandamenti. Leggiamo i vv.6,11.

Fratelli, vi ordiniamo nel nome del nostro Signore Gesù Cristo che vi ritiriate da ogni fratello che si comporta disordinatamente e non secondo l’insegnamento che avete ricevuto da noi. (2 Tessalonicesi 3:6 NRV)
Difatti sentiamo che alcuni tra di voi si comportano disordinatamente, non lavorando affatto, ma affaccendandosi in cose futili. (2 Tessalonicesi 3:11 NRV)

Coloro che non seguivano i comandamenti di Dio trasmessi dagli Apostoli, che oggi abbiamo nella Bibbia, erano dunque disordinati.

Quindi, i disordinati sono quei credenti che non camminano in modo ubbidiente alle Scritture. Può darsi che sotto qualche aspetto siano ubbidienti, ma non sotto altri aspetti. Certamente, questo concetto comprende anche chi sta camminando in qualche grave peccato. Però, il senso della parola non è limitato ad alcuni peccati soltanto. Quando un qualsiasi peccato fa parte della vita di un credente, quel credente è disordinato.

Naturalmente, certi peccati sono ben visibili. Però, si può essere disordinati e peccare in modi molto meno visibili. Per esempio, si può avere l’abitudine di criticare sempre. Un altro potrebbe mancare nella stima verso gli anziani. Un marito potrebbe non onorare sua moglie, o una moglie potrebbe non essere sottomessa al marito. Se un credente non ha una vita ordinata e disciplinata, pecca. Se un credente cammina nel peccato, anche se è zelante, è disordinato.

cosa vuol dire ammonire

Abbiamo visto che il primo comandamento di questo brano è “vi esortiamo ad ammonire i disordinati.” Cosa vuol dire, “ammonire”?

Ammonire significa avvertire del pericolo di un certo comportamento. Per esempio, un poliziotto che vede un ragazzo girare in moto senza il casco potrebbe ammonirlo di mettere il casco. Se non cambierà comportamento, riceverà una multa.

Ammonire in senso spirituale significa avvertire che se uno non abbandona il suo peccato, ci saranno delle conseguenze da parte di Dio.

Ammonire non è un semplice suggerimento. Possiamo suggerire quando un comportamento non è peccato. Invece, quando si tratta chiaramente di un peccato, è necessario un ammonimento.

Non bisogna mai ammonire se non si tratta veramente di un peccato. Invece, quando un credente cammina regolarmente nel peccato, ha bisogno di essere ammonito.

altre considerazioni

Dobbiamo impegnarci tutti ad ammonirci l’un l’altro, o è qualcosa per solo pochi? Non è qualcosa strettamente limitata a pochi. D’altra parte, ci sono anche brani come Galati 6:1, che ci aiutano a mantenere un equilibrio.

1 Fratelli, se uno viene sorpreso in colpa, voi, che siete spirituali, rialzatelo con spirito di mansuetudine. Bada bene a te stesso, che anche tu non sia tentato. (Galati 6:1 NRV)

Qui, Dio chiama coloro che sono spirituali, ovvero, coloro che camminano per lo Spirito, in altre parole, coloro che sono più maturi, ad intervenire quando qualcuno viene sorpreso in qualche peccato. Anche in questo caso, i credenti maturi sono avvertiti di stare in guardia per non cadere anche loro nel peccato. Chiaramente, per chi non cammina bene già nella propria vita, sarebbe un pericolo ancora più grande mettersi ad ammonire gli altri. Gesù diceva di non preoccuparsi della pagliuzza nell’occhio del proprio fratello finché si ha un trave nel proprio occhio.

Perciò, anche se in pratica chiunque può ammonire, è pericoloso farlo, e ciascuno dovrebbe prima badare a sé stesso. Però, in una chiesa sana, molti credenti avranno un comportamento coerente con le Scritture, e saranno in grado di ammonire i disordinati. Ciò serve a tenere la chiesa sana e a proteggere la chiesa dal peccato.

confortare gli scoraggiati

Il secondo comandamento di questo versetto è quello di confortare gli scoraggiati.

Chi sono gli scoraggiati? La parola vuol dire letteralmente avere un animo piccolo, potremmo dire, chi ha un cuore piccolo. L’idea è di qualcuno che è: debole di cuore, (animo), debole nel modo di pensare. Quando un credente è così, è scoraggiato, ha difficoltà ad agire. Si sente incapace di affrontare la situazione. Quasi ogni credente passa momenti di scoraggiamento, e certi sono scoraggiati spesso.

Confortare

La parola Greca tradotta qua come “confortare” vuol dire specificamente confortare con parole. Abbiamo già visto, in un brano precedente in 1 Tessalonicesi, che il vero conforto che un credente può dare ad un altro credente è ricordargli le verità di Dio.

Un credente scoraggiato è un credente che non sta ricordando le verità di Dio che gli servono, oppure, non le conosce ancora. Sta guardando i problemi, e non ha una prospettiva giusta. Ha bisogno di parole di conforto. Quale sono alcuni esempi di parole di conforto?

1) le promesse di Dio

Quando una persona è scoraggiata, ha bisogna di ricordare le promesse di Dio. Ricordare chi è Dio e le sue promesse, può essere di enorme incoraggiamento.

2) insegnamenti della potenza di Dio che opera in noi

Un’altra verità che può aiutare un credente scoraggiato è la verità della potenza di Dio che opera in noi. Spesso nella vita, affrontiamo problemi, e crediamo di doverli affrontare con la nostra forza, o meglio, con la nostra debolezza. In questi casi, abbiamo bisogno di qualcuno che ci aiuti, insegnandoci di nuovo riguardo alla potenza di Dio in noi. Quando si ricorda la potenza di Dio che opera in noi, si può affrontare ogni prova della vita, con gioia e pace.

3) parole di conforto

In certe prove della vita, possiamo essere veramente abbattuti, possiamo essere veramente feriti. Abbiamo bisogno di vero conforto. In quei periodi, abbiamo bisogno di sentire di nuovo le parole di conforto da Dio.

Spesso, quando siamo veramente giù, dimentichiamo di guardare in su, di ascoltare le parole di Dio nella Sua Parola. In questi casi, è di grande aiuto quando un altro credente ci viene accanto e ci dà parole di conforto da parte di Dio, dalla Bibbia. Ci ricordano dell’amore di Dio, della Sua cura perfetta.

Perciò, possiamo confortare dicendo parole di verità, di conforto e di incoraggiamento. Possiamo raccontare le promesse di Dio, parlare della grandezza di Dio, e della grazia di Dio. Questi sono esempi delle verità che possono incoraggiare gli scoraggiati.

sostenere i deboli

Il terzo comandamento di questo versetto è quello di “sostenere i deboli.”

I deboli sono coloro che sono portati a peccare. Sono deboli nella fede, oppure, sono deboli nella conoscenza della verità. Perciò, mancano di forza spirituale.

Spesso, una persona scoraggiata conosce le verità spirituali, ma in mezzo ad una situazione difficile, guarda ai problemi anziché alle verità che già conosce. La persona debole, invece, non ha mai conosciuto le verità che gli servono. Questa persona ha poca fede e quindi ha poca forza spirituale.

Dio ha promesso che non permetterà che siamo tentati oltre le nostre forze. Perciò, un giovane credente sarà protetto da Dio da prove troppo dure. Però, se un vero credente cresce poco, se utilizza poco i mezzi che il Signore gli dà per crescere e fortificarsi, non sarà in grado di affrontare le prove che verranno. Per esempio, se un credente legge poco la Parola di Dio, e manca di comunione con altri credenti, e passa poco tempo in preghiera, sarà debole, e non avrà la forza per poter superare le prove.

Può succedere di essere deboli non perché si è trascurata la Bibbia e la comunione, ma perché si è passato un periodo veramente difficile e doloroso. Per esempio, quando muore una persona cara, e nello stesso periodo, si perde il lavoro, si prende una grave malattia. In momenti così, si può diventare deboli, e aver bisogno di aiuto, di appoggio, di essere sostenuti.

Sostenere i deboli

Infatti, in questo versetto, Dio ci comanda di sostenere i deboli. La parola “sostenere” vuol dire “reggere”, portare il loro peso.

Notiamo Romani 15:1

Ora noi che siamo forti, dobbiamo sopportare le debolezze dei deboli e non compiacere a noi stessi."

Di solito, nella società, la tendenza è quella di pensare: Io ho portato già il mio peso, non è giusto che debba anche aiutare un altro a portare il suo. Ma l’esempio di Cristo è proprio il contrario. Gesù non aveva mai peccato, non doveva prendere la nostra colpa su di sé. Ma Gesù è l’esempio del vero amore. Il vero amore non fa solamente quello che deve fare, il vero amore fa tutto quello che può fare per aiutare un altro, anche quando gli costa.

Se guardiamo l’esempio di Gesù, vediamo che il vero amore pensa agli altri, non a sé stesso. Il vero amore è pronto a sacrificarsi.

A livello pratico, sostenere i deboli è più che chiedere a una persona come sta e poi promettere di pregare. Potrebbe voler dire trovare il tempo di andare a trovare quella persona, per parlare insieme. A volte dovremo cancellare qualche nostro programma per avere il tempo di essere d’aiuto, per incoraggiare, o fortificare chi è debole.

È chiaro che ciascuno di noi ha già il proprio peso da portare. Non sarà mai facile portare anche un altro peso, ma questo è il vero amore. Questo è il senso del comandamento di sostenere i deboli.

essere pazienti con tutti

Finora, Paolo ci ha dichiarato come dobbiamo comportarci nei riguardi di certi tipi di credenti. Adesso, ci dichiara come dobbiamo comportarci verso tutti. La prima cosa che ci dichiara è che dobbiamo essere pazienti con tutti.

Il fatto stesso che Dio ci comanda d’essere pazienti con tutti implica che la pazienza è necessaria. Sarebbe bello se tutti i credenti si comportassero sempre in modo giusto nei nostri confronti, ma non è così, e non sarà mai così in questa vita. In qualche momento, serve pazienza con tutti. Con certi, la pazienza serve molto spesso. Chiaramente, serve anche agli altri nei nostri riguardi.

Per natura, noi manchiamo di pazienza. Spesso, manchiamo con alcuni più che con altri.

Però, non è che dobbiamo essere pazienti solamente con certi credenti deboli o scoraggiati o disordinati. Notiamo che il comandamente dichiara: Essere pazienti con TUTTI. In ogni rapporto, c’è bisogno di pazienza. Nel matrimonio, sbagliamo tutti. Spesso, abbiamo bisogno di sopportare e di perdonare. Abbiamo bisogno di avere molta pazienza l’uno con l’altro. Nella chiesa, abbiamo bisogno di pazienza gli uni con gli altri. Magari non ogni giorno, ma succede che ci sono momenti in cui bisogna avere pazienza con un credente. Questo è molto importante. Solo così una chiesa può glorificare Dio. TU hai pazienza con gli altri?

nessuno renda male per male

Poi abbiamo il comandamento che nessuno deve rendere male per male. Ci sono volte in cui altre persone, o anche altri credenti, ci fanno del male. Succede nel matrimonio, succede nelle amicizie, succede fra credenti nella chiesa, e con altri nella vita. Però come figli di Dio, non dobbiamo mai rendere male per male. Non dobbiamo rispondere con male al male che riceviamo.

Uno dei modi più comuni di peccare rendendo male per male è con le nostre parole. Spesso, siamo tentati di rispondere con parole dure, che feriscono. La vera via di Cristo è di non rispondere con il male al male che riceviamo.

Nessuna cattiva parola esca dalla vostra bocca; ma se ne avete qualcuna buona, che edifichi secondo il bisogno, ditela affinché conferisca grazia a chi l’ascolta. (Efesini 4:29 NRV)

Non dobbiamo dire alcuna parla cattiva.

Attenzione: oggi, potrei essere io a ricevere un male da te, e a quel punto, devo applicare questo versetto, e non rendere male per male. Invece un domani potresti TU ricevere il male, e allora, sarai tu a non dover rendere male per male. Nessuno di noi è perfetto. Tutti sbagliamo. Tutti dobbiamo ricordare di non rendere male per male. Quando ti rendi conto che hai reso male per male, hai bisogno di confessare il tuo peccato e Dio.

L’esempio più grande di non rendere male per male è Gesù Cristo. Noi abbiamo peccato contro Dio, Gli abbiamo fatto del male. Egli ha mandato Cristo per salvarci. Seguiamo l’esempio di Cristo.

cercate sempre il bene...

Quando Dio ci dà un comandamento in cui ci vieta di fare qualcosa, ci sarà un comandamento complementare con qualcosa di positivo da fare al posto del male. Anche in questo caso è così. Non solo non dobbiamo rendere il male per male, ma dobbiamo cercare sempre attivamente il bene gli uni degli altri.

Non basta solamente desiderare passivamente il bene degli altri, ma bisogna cercarlo attivamente.

Questo è l’opposto di quello che è normale nel mondo e nella natura umana.

Per natura, e secondo l’andazzo del mondo, ognuno cerca il proprio bene. Magari, ciò comprende il bene della propria famiglia, perché fa parte di sé. Ma ognuno cerca il proprio bene. Invece, Dio ci comanda di cercare il bene, quindi, impegnarci attivamente per ottenere il bene degli altri.

però, è anche il nostro

Umanamente, si potrebbe pensare che se ci si impegna a cercare il bene degli altri, non si avranno per sé i beni desiderati o che servono. Ma questo modo di pensare non tiene conto che ogni bene viene da Dio, e che se ci impegniamo a cercare il nostro bene senza la benedizione di Dio, il nostro impegno sarà inutile. Ogni benedizione viene da Dio. Quando noi cerchiamo per primo il suo regno e la sua giustizia, sarà Dio stesso a colmarci con le vere benedizioni. Quindi, ubbidire a questo comandamento richiede la fede in Dio.

conclusione

Allora oggi abbiamo visto due versetti che ci aiutano a capire un importante aspetto di come possiamo veramente amarci di più come fratelli e sorelle in Cristo.

Ricordiamo che la Chiesa è santa, appartiene ad un Dio santo. Perciò, non possiamo ignorare il peccato nella chiesa. Se qualcuno si dichiara credente, e ha una vita disordinata, bisogna ammonirlo, e se non c’è un vero cambiamento, potrebbe servire perfino la disciplina di chiesa.

Dobbiamo confortare gli scoraggiati. Ogni credente può trovarsi in un periodo in cui è scoraggiato. Dobbiamo essere pronti ad usare le verità di Dio per confortare coloro che sono scoraggiati.

E poi, dobbiamo essere pronti a sostenere i deboli. Questa parola vuol dire portarli, sostenere il loro peso insieme a loro. Questo sarà un peso in più, ma è il modo in cui Dio vuole che dimostriamo l’amore di Cristo.

Quando qualcuno ci rende del male, non rendiamo male per male, ma rendiamo il bene, e così, glorifichiamo Dio. Infine, impegniamoci attivamente a cercare sempre il bene degli altri. Non viviamo come è naturale fare, cercando solo il nostro bene, ma anche il bene degli altri. Così, seguiremo l’esempio di Cristo Gesù, che anziché cercare solo il suo bene, si è sacrificato per salvarci, e continua a impegnarsi per il nostro bene eterno.

Siamo un corpo. Quando un membro soffre, tutti soffrono. L’unico modo perché il corpo possa stare veramente bene è che tutte le membra stiano bene, compresi i membri più deboli e scoraggiati. Noi siamo il corpo, Gesù Cristo è il Capo. Viviamo per il bene del corpo e per la gloria del Capo!