Quale dovrebbe essere il legame che ci lega insieme? Quando gli altri ci vedono, cosa dovrebbero poter vedere tra di noi?
Nell’ultimo sermone, Paolo aveva sentito da Timoteo la notizia che i credenti di Tessalonica stavano saldi nella loro fede, guardando a Dio. Questa notizia gli aveva dato grande gioia e gratitudine verso Dio. Oggi, vogliamo considerare per cosa Paolo pregò per questi credenti, perché è anche importante per noi.
Leggiamo, iniziando da 1 Tess. 3:9.
9 Come potremmo, infatti, esprimere a Dio la nostra gratitudine a vostro riguardo, per la gioia che ci date davanti al nostro Dio, 10 mentre notte e giorno preghiamo intensamente di poter vedere il vostro volto e di colmare le lacune della vostra fede? 11 Ora Dio stesso, nostro Padre, e il nostro Signore Gesù ci appianino la via per venire da voi; 12 e quanto a voi, il Signore vi faccia crescere e abbondare in amore gli uni verso gli altri e verso tutti, come anche noi abbondiamo verso di voi, 13 per rendere i vostri cuori saldi, irreprensibili in santità davanti a Dio nostro Padre, quando il nostro Signore Gesù verrà con tutti i suoi santi.
v. 12 la preghiera di Paolo per loro
Voglio considerare attentamente la preghiera di Paolo per questi credenti, perché è per qualcosa che serve anche a noi.
Guidato da Dio, Paolo prega che questi credenti possano crescere e abbondare nell’amore, gli uni verso gli altri, e verso tutti.
Fratelli, l’amore per gli altri è fondamentale nella vita cristiana. La Bibbia ne parla moltissimo. Sarebbe impossibile considerare a fondo questo argomento in un solo sermone, o anche in dieci sermoni. Oggi vogliamo almeno cercare di capirlo di più.
Cosa vuol dire, amarci gli uni gli altri? Iniziamo considerando la risposta di Cristo quando gli fu chiesto qual è il più grande comandamento.
36 «Maestro, qual è, nella legge, il gran comandamento?» 37 Gesù gli disse: «"Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente". 38 Questo è il grande e il primo comandamento. 39 Il secondo, simile a questo, è: “Ama il tuo prossimo come te stesso”. 40 Da questi due comandamenti dipendono tutta la legge e i profeti». (Matteo 22:36-40)
Prima di tutto, notiamo una distinzione. L’amore per gli altri, e anche l’amore per noi stessi, non dev’essere uguale all’amore per Dio. Dobbiamo amare DIO con tutto il nostro cuore e tutta la nostra forza e tutta la nostra anima e tutta la nostra mente. SOLO Dio merita questo livello del nostro amore.
Invece, l’amore per noi stessi e per gli altri dovrebbe essere un altro tipo di amore. Cosa intende Dio quando ci comanda di amare gli altri come noi stessi?
Notiamo cosa dice Gesù al v.40:
Da questi due comandamenti dipendono tutta la legge e i profeti». (Matteo 22:40)
In questi due comandamenti si può riassumere tutta la Legge e i profeti dell’AT. Per capire meglio cosa intende Dio, consideriamo cosa insegnano la legge e i profeti. Ad esempio, fra i dieci comandamenti ascoltiamo quelli che hanno a che fare con i nostri rapporti con gli altri.
12 Onora tuo padre e tua madre, affinché i tuoi giorni siano prolungati sulla terra che il SIGNORE, il tuo Dio, ti dà. 13 Non uccidere. 14 Non commettere adulterio. 15 Non rubare. 16 Non attestare il falso contro il tuo prossimo. 17 Non desiderare la casa del tuo prossimo; non desiderare la moglie del tuo prossimo, né il suo servo, né la sua serva, né il suo bue, né il suo asino, né cosa alcuna del tuo prossimo». (Esodo 20:12-17)
Ci sono tante altre leggi nell’AT che hanno a che fare con come ci comportiamo nei riguardi degli altri. Per esempio, leggiamo in Esodo 23.
1 «Non spargere voci calunniose e non favorire l’empio attestando il falso. 2 Non andare dietro alla folla per fare il male e non deporre in giudizio schierandoti dalla parte della maggioranza per pervertire la giustizia. 3 Così pure non favorire il povero nel suo processo. 4 Se incontri il bue del tuo nemico o il suo asino smarrito, non mancare di ricondurglielo. 5 Se vedi l’asino di colui che ti odia caduto a terra sotto il carico, guardati bene dall’abbandonarlo, ma aiuta il suo padrone a scaricarlo. 6 Non violare il diritto del povero nel suo processo. 7 Rifuggi da ogni parola bugiarda; e non far morire l’innocente e il giusto; perché io non assolverò il malvagio. 8 Non accettare nessun regalo; perché il regalo acceca quelli che ci vedono, e corrompe le parole dei giusti. 9 Non opprimere lo straniero; voi conoscete lo stato d’animo dello straniero, poiché siete stati stranieri nel paese d’Egitto. (Esodo 23:1-9)
Questo tipo di comportamento è quello che vorremmo ricevere sempre dagli altri. Cioè, non vorremmo che uno attestasse il falso contro di noi. Non vorremmo che la folla pervertisse la giustizia contro di noi. Se smarrissimo qualche cosa e qualcuno dovesse trovarla, vorremmo che la portasse a noi. Avremmo questo amore per noi stessi, di volere queste cose. Quindi, Gesù spiega che la Legge che riguarda i nostri rapporti con gli altri si può riassumere nell’amare gli altri come amiamo noi stessi.
Gesù ci spiega questo in un altro modo, altrettanto chiaramente. «Tutte le cose dunque che voi volete che gli uomini vi facciano, fatele anche voi a loro; perché questa è la legge e i profeti. (Matteo 7:12)
Questo ci aiuta a capire meglio cosa vuol dire Gesù quando ci comanda di amare gli altri come amiamo noi stessi. Qui, Gesù ci comanda di fare agli altri quello che vorremmo che facessero a noi. Egli dichiara che anche questo riassume la legge e i profeti.
Quando Gesù diede il comandamento di amare il prossimo come se stessi, gli fu chiesto di spiegare chi è il prossimo. La sua risposta ci aiuta a capire in un senso pratico cosa vuol dire amare il nostro prossimo.
Per rispondere, Gesù raccontò la storia del Buon Samaritano. Conosciamo tutti la storia. Inizia così:
«Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico, e s’imbatté nei briganti che lo spogliarono, lo ferirono e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. (Luca 10:30)
Per primo passò un sacerdote, poi un Levita, ma entrambi rifiutarono di aiutare l’uomo. Poi passò un Samaritano, ed egli curò l’uomo, lo portò all’albergo, e pagò le spese per la sua cura là.
Se confrontiamo questa storia con le altre spiegazioni che Gesù ha dato, e con la Legge dell’AT, il senso del comandamento di Cristo di amare il nostro prossimo come noi stessi diventa più chiaro.
Se fossimo noi nelle condizioni di quell’uomo ferito per strada, sicuramente avremmo voluto essere aiutati. Quindi, l’amore per il prossimo vuol dire cercare il bene degli altri, come cerchiamo anche il nostro bene.
L’amore è essenziale
L’amore fra credenti è una qualità fondamentale nella vita di chi è un figlio di Dio. Non è facoltativo. Infatti, è una delle prove della vera salvezza.
7 Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l’amore è da Dio e chiunque ama è nato da Dio e conosce Dio. 8 Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore. (1 Giovanni 4:7-8)
11 Carissimi, se Dio ci ha tanto amati, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri. 12 Nessuno ha mai visto Dio; se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi e il suo amore diventa perfetto in noi. (1 Giovanni 4:11-12)
Allora, tutto questo serve per aiutarci a capire cosa vuol dire amarci gli uni gli altri. È chiaro che non si tratta di un sentimento, anche se spesso ci sarà anche un sentimento. L’amore che Dio comanda che ci sia tra i credenti, ed in una misura minore verso tutti, è un amore di impegno, il cercare il bene gli uni degli altri.
Ho menzionato che Dio vuole che prima di tutto, ci amiamo gli uni gli altri fra credenti, e poi, in modo minore, che amiamo anche i non credenti. Vediamo questo anche in Galati 6:9,10
Non ci scoraggiamo di fare il bene; perché, se non ci stanchiamo, mieteremo a suo tempo. 10 Così dunque, finché ne abbiamo l’opportunità, facciamo del bene a tutti; ma specialmente ai fratelli in fede.
Dio ci comanda di fare del bene specialmente ai fratelli in fede. La ragione per questo non è perché i credenti hanno qualche merito in più. È perché i credenti fanno parte del corpo di Cristo.
Allora, riassumendo quello che abbiamo visto finora: Dio ci comanda di amarci gli uni gli altri. L’amore che Dio intende è un amore pratico, un amore in cui si cerca di aiutare in base al bisogno, e in base alle possibilità. In 1 Giovanni leggiamo:
16 Da questo abbiamo conosciuto l’amore: egli ha dato la sua vita per noi; anche noi dobbiamo dare la nostra vita per i fratelli. 17 Ma se qualcuno possiede dei beni di questo mondo e vede suo fratello nel bisogno e non ha pietà di lui, come potrebbe l’amore di Dio essere in lui? 18 Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e in verità. (1 Giovanni 3:16-18)
Qui si parla di dare la nostra vita per i fratelli. Delle volte, amare un fratello veramente può mettere in pericolo la nostra vita. Però, l’esempio che Giovanni dà nel versetto seguente è che SE uno possiede dei beni in questo mondo e vede un fratello nel bisogno, dovrebbe aiutarlo. Dio ci chiede di aiutare in base alle nostre possibilità. Infatti, Dio ha dato a certi credenti meno di quello che serve, e ad altri di più, in modo che ci sia fra credenti la possibilità di mostrare un amore pratico.
Ora, torniamo al brano di oggi. Leggiamo ancora 1 Tess 3:11,12.
11 Ora Dio stesso, nostro Padre, e il nostro Signore Gesù ci appianino la via per venire da voi; 12 e quanto a voi, il Signore vi faccia crescere e abbondare in amore gli uni verso gli altri e verso tutti, come anche noi abbondiamo verso di voi,
La preghiera di Paolo era che i credenti potessero crescere e abbondare in amore, prima gli uni verso gli altri, e poi anche verso i non credenti.
Già in 1 Tessalonicesi 1:3 Paolo aveva menzionato le fatiche del loro amore. Quindi, questi credenti avevano già mostrato di amarsi gli uni gli altri. Però, visto che siamo chiamati ad assomigliare a Cristo, abbiamo sempre più strada da fare. Per la grazia di Dio, possiamo crescere giorno per giorno. Dobbiamo crescere giorno per giorno. O si va in avanti, o si va indietro. Non si può restare fermi.
Crescere e abbondare in amore vuol dire amare sempre di più. Vuol dire che l’amore pratico diventa un aspetto centrale della vita, che cambia il modo in cui pensiamo e viviamo. Quando uno abbonda in qualcosa, quella cosa diventa la cosa predominante della sua vita.
Abbondare nell’amore vuol dire che la nostra vita quotidiana sarà una vita in cui pensiamo a quelli intorno a noi, e cerchiamo il loro bene.
Per POTER abbondare nell’amore, non possiamo chiuderci nel nostro piccolo mondo, vedendo gli altri solamente agli incontri settimanali. Se mi chiudo nel mio mondo, con la mia famiglia, i miei problemi, e le mie circostanze, non vedrò i bisogni delle persone intorno a me, e se non li vedo, sarà impossibile amare quelle persone.
Quindi, per poter crescere e abbondare nell’amore, dobbiamo impegnarci ad avere gli occhi aperti sulla situazione delle persone intorno a noi. Dobbiamo evitare il pericolo di riempire i nostri pensieri quasi esclusivamente dei nostri problemi e dei nostri impegni. Chi vive così non può crescere e abbondare nell’amore.
un risultato della crescita dell’amore
Cosa succede quando il nostro amore cresce e abbonda sempre di più?
Leggiamo i vv.11-13, notando il v.13.
11 Ora Dio stesso, nostro Padre, e il nostro Signore Gesù ci appianino la via per venire da voi; 12 e quanto a voi, il Signore vi faccia crescere e abbondare in amore gli uni verso gli altri e verso tutti, come anche noi abbondiamo verso di voi, 13 per rendere i vostri cuori saldi, irreprensibili in santità davanti a Dio nostro Padre, quando il nostro Signore Gesù verrà con tutti i suoi santi. (1 Tessalonicesi 3:11-13)
Quando ci impegniamo in modo che, tramite l’aiuto di Dio il nostro amore cresce e abbonda sempre di più, Dio compie qualcosa di meraviglioso. Egli rende i nostri cuori “saldi, irreprensibili in santità davanti a Dio nostro Padre, quando il nostro Signore Gesù verrà con tutti i suoi santi”
Il risultato quando il nostro amore abbonda sempre di più è che i nostri cuori saranno resi saldi e irreprensibili in santità davanti a Dio nostro Padre, quando il nostro Signore Gesù verrà con tutti i suoi santi.
Per natura, il nostro cuore è una fonte di peccato. Per natura, non esiste alcuna santità in alcun uomo. Quando Dio ci salva, ci trasforma e rende possibile per noi crescere nella santità.
Però, questa crescita NON è automatica. Solamente quando camminiamo per fede, in ubbidienza, allora, lo Spirito Santo opererà in noi per santificarci e per rendere saldi i nostri cuori nella santità.
Dobbiamo essere santi perché Dio è Santo. Nessuno può entrare nella sua presenza senza la santità.
Il vero amore non lascia spazio per il peccato. Un cuore che ha come traguardo il bene degli altri, sarà un cuore che diventa sempre più santo. Infatti, il vero amore per gli altri e il peccato sono completamente opposti.
Facciamo un confronto fra alcuni dei peccati più comuni e il vero amore.
Egoismo? L’amore è il contrario, perché pensa agli altri.
Impurità? L’amore cerca il bene degli altri, non potrebbe mai vederli come oggetti per soddisfare se stesso.
Orgoglio? L’amore si abbassa per servire gli altri. Non cerca mai di elevarsi.
Ed è così con tanti altri peccati. Una persona che ha sempre più amore per gli altri ha sempre meno spazio per il peccato. Perciò, crescere nell’amore porta automaticamente ad avere più santità.
quando il Signore Gesù verrà
Il processo di crescita nella santità è un processo che va avanti per tutta la vita, perché il traguardo finale è di avere una santità come quella di Cristo, ed avere una vita irreprensibile. Quest’opera sarà completa quando il Signor Gesù Cristo verrà, con i suoi santi. Egli verrà per giudicare il mondo, e per salvare i santi. Sarà accompagnato dai suoi santi, cioè, da quei credenti morti prima del suo ritorno.
Chi sono tutti questi santi? Sono tutti coloro che avranno creduto veramente in Cristo, e che poi sono fisicamente morti prima del ritorno di Cristo. Quando un vero credente muore prima del ritorno di Cristo, il suo corpo riposa, ma la sua anima, ovvero, la vera persona, va subito nella presenza di Cristo in cielo. Quando Cristo ritornerà sulla terra, tutti i santi che saranno con Lui in cielo ritorneranno con Lui.
Il ritorno di Gesù sarà un giorno terribile per tutti coloro che non si saranno ravveduti, che non avranno ricevuto il perdono per i loro peccati. La terribile ira di Dio sarà rivelata, e la porta alla salvezza sarà chiusa. Per tutte queste persone, il ritorno del Signore Gesù sarà l’arrivo del loro Gran Giudice.
Invece, per coloro che avranno ricevuto perdono per i loro peccati e avranno amato l’apparizione di Cristo Gesù, il suo ritorno sarà un giorno di gran gioia! Per loro, l’arrivo di Cristo non sarà l’arrivo del Gran Giudice, ma del Gran Salvatore!
Leggiamo qualche brano che parla del suo ritorno. In Giuda leggiamo che Gesù verrà per giudicare, e che sarà accompagnato dai suoi santi.
14 Anche per costoro profetizzò Enoc, settimo dopo Adamo, dicendo: «Ecco, il Signore è venuto con le sue sante miriadi 15 per giudicare tutti; per convincere tutti gli empi di tutte le opere di empietà da loro commesse e di tutti gli insulti che gli empi peccatori hanno pronunciati contro di lui». (Giuda 1:14,15)
Quando Gesù ritornerà, ci troveremo davanti a Lui e davanti al Padre. Non servirà più la fede, perché allora, vedremo faccia a faccia.
Per stare nella presenza del Dio Santo, bisogna essere santi. Dio non chiude gli occhi davanti al peccato. Davanti alla sua Santità totale nessun peccato sarà permesso. Perciò, Paolo parla di essere trovati irreprensibili davanti Lui.
Tante persone che si considerano credenti non si preoccupano di camminare in santità. Molti di loro potranno trovarsi a sentire Gesù dichiarare, in quel giorno:
21 «Non chiunque mi dice: Signore, Signore! entrerà nel regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. 22 Molti mi diranno in quel giorno: “Signore, Signore, non abbiamo noi profetizzato in nome tuo e in nome tuo cacciato demòni e fatto in nome tuo molte opere potenti?” 23 Allora dichiarerò loro: “Io non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, malfattori!” (Matteo 7:21-23)
Quindi, essere santo e irreprensibile non è facoltativo. È un frutto della vera salvezza. Tanti brani parlano di come siamo stati salvati per essere irreprensibili davanti a Dio, e altri brani ci esortano a questo. Notiamo anche che Dio è all’opera nei veri credenti per compiere questa opera.
Egli vi renderà saldi sino alla fine, perché siate irreprensibili nel giorno del Signore nostro Gesù Cristo. (1 Corinzi 1:8)
4 In lui ci ha eletti prima della creazione del mondo perché fossimo santi e irreprensibili dinanzi a lui, 5 avendoci predestinati nel suo amore a essere adottati per mezzo di Gesù Cristo come suoi figli, secondo il disegno benevolo della sua volontà, (Efesini 1:4-5)
9 E prego che il vostro amore abbondi sempre più in conoscenza e in ogni discernimento, 10 perché possiate apprezzare le cose migliori, affinché siate limpidi e irreprensibili per il giorno di Cristo, 11 ricolmi di frutti di giustizia che si hanno per mezzo di Gesù Cristo, a gloria e lode di Dio. (Filippesi 1:9-11)
13 infatti è Dio che produce in voi il volere e l’agire, secondo il suo disegno benevolo. 14 Fate ogni cosa senza mormorii e senza dispute, 15 perché siate irreprensibili e integri, figli di Dio senza biasimo in mezzo a una generazione storta e perversa, nella quale risplendete come astri nel mondo, 16 tenendo alta la parola di vita, in modo che nel giorno di Cristo io possa vantarmi di non aver corso invano, né invano faticato. (Filippesi 2:13-16)
21 E voi, che un tempo eravate estranei e nemici a causa dei vostri pensieri e delle vostre opere malvagie, 22 ora Dio vi ha riconciliati nel corpo della carne di lui, per mezzo della sua morte, per farvi comparire davanti a sé santi, senza difetto e irreprensibili, 23 se appunto perseverate nella fede, fondati e saldi e senza lasciarvi smuovere dalla speranza del vangelo che avete ascoltato, il quale è stato predicato a ogni creatura sotto il cielo e di cui io, Paolo, sono diventato servitore. (Colossesi 1:20-23)
Or il Dio della pace vi santifichi egli stesso completamente; e l’intero essere vostro, lo spirito, l’anima e il corpo, sia conservato irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo. (1 Tessalonicesi 5:23)
Paolo a Timoteo: ti ordino di osservare questo comandamento da uomo senza macchia, irreprensibile, fino all’apparizione del nostro Signore Gesù Cristo, (1 Timoteo 6:14)
Perciò, carissimi, aspettando queste cose, fate in modo di essere trovati da lui immacolati e irreprensibili nella pace; (2 Pietro 3:14)
24 A colui che può preservarvi da ogni caduta e farvi comparire irreprensibili e con gioia davanti alla sua gloria, 25 al Dio unico, nostro Salvatore per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore, siano gloria, maestà, forza e potere prima di tutti i tempi, ora e per tutti i secoli. Amen. (Giuda 1:24-25)
Avete notato che vari di questi brani ci chiamano ad essere irreprensibili, ovvero, parlano della nostra responsabilità, e poi altri parlano del fatto che Dio è all’opera in noi per renderci santi e irreprensibili. Cioè, come tanti aspetti della vita cristiana, dobbiamo impegnarci noi, però, Dio è all’opera in noi quando ci impegniamo. Quindi, quello che Dio ci comanda di fare è possibile, perché Dio opera. Dobbiamo impegnarci, sapendo che Dio è all’opera.
Allora, se torniamo al brano di oggi, la preghiera di Paolo è che possiamo crescere e abbondare sempre di più nel vero amore l’uno per l’altro. Questo amore l’uno per l’altro diventa un mezzo per crescere nella santità, in modo da essere trovati santi e irreprensibili alla venuta di Cristo. Cari, mi domando se questo è veramente il nostro impegno? Viviamo cercando il bene degli altri, anche quando ci costa? Si potrebbe parlare di noi e dire “le fatiche del nostro amore”? Prego che possiamo crescere sempre di più nel nostro amore gli uni per gli altri, e per gli altri, affinché possiamo essere santi e irreprensibili quando Cristo verrà! Amarci veramente l’un l’altro diventa poi una chiara testimonianza a quelli di fuori che siamo veramente discepoli di Cristo Gesù.