Oggi, vogliamo riprendere dalla lettera di Paolo ai Tessalonicesi. Ricordiamo ancora la situazione in cui Paolo si trovava quando scrisse questa lettera.
È abbastanza certo che questa lettera sia stata scritta a Corinto, poco tempo dopo che Paolo aveva evangelizzato i Tessalonicesi. Notiamo questo:
In Atti 16 leggiamo che Paolo era a Filippi. Aveva Sila e Timoteo con sé. Insieme a Sila, fu messo in prigione, ma poi, dopo un terremoto miracoloso, furono liberato. Lasciando Filippi il giorno dopo, giunsero a Tessalonica. Per tre sabati, Paolo e Sila predicarono nella sinagoga. Dio salvò un gran numero di persone, la maggior parte delle quali erano Gentili. Probabilmente per qualche tempo continuarono ad insegnare a questi nuovi credenti fuori della sinagoga. I Giudei erano molto gelosi, e misero in subbuglio la città, e Paolo, Sila e Timoteo furono obbligati a lasciare la giovane chiesa.
Da Tessalonica andarono a Berea, però, i Giudei di Tessalonica li seguirono per ostacolare la predicazione. Paolo fu costretto a lasciare Berea. Lasciò Sila e Timoteo affinché potessero fortificare la giovane chiesa, e andò ad Atene.
Sembra che dopo un po’ di tempo, Timoteo e forse Sila raggiunsero Paolo ad Atene.
Da quello che possiamo capire, da Atene Paolo mandò prima Timoteo e poi Sila indietro per visitare e curare queste chiese appena nate, per vedere come stavano e per fortificarle. Dopo una breve sosta ad Atene, Paolo proseguì da solo per la città di Corinto, e là, Timoteo lo raggiunse dalla Tessalonica. (1 Tess 3:6) Sila ritornò da altre chiese della Macedonia. In Atti 18 leggiamo:
Dopo questi fatti egli lasciò Atene e si recò a Corinto. Qui trovò un ebreo, di nome Aquila, oriundo del Ponto, giunto di recente dall’Italia insieme con sua moglie Priscilla, perché Claudio aveva ordinato a tutti i Giudei di lasciare Roma. Egli si unì a loro. Essendo del medesimo mestiere, andò ad abitare e a lavorare con loro. Infatti, di mestiere, erano fabbricanti di tende. Ma ogni sabato insegnava nella sinagoga e persuadeva Giudei e Greci. Quando poi Sila e Timoteo giunsero dalla Macedonia, Paolo si dedicò completamente alla Parola, testimoniando ai Giudei che Gesù era il Cristo. (Atti 18:1-5 NRV)
Quindi, trovandosi in una nuova città, dove non conosceva nessuno, Paolo mandò Sila e Timoteo a prendersi cura di queste giovani chiese. Teniamo a mente questo, per capire il contesto del brano di oggi.
Leggendo il brano, possiamo vedere ancora di più il grande cuore di Paolo verso questi credenti. Una cosa che mi colpisce è che se Paolo aveva un amore così grande nei riguardi di questi credenti, quanto più grande è l’amore di Cristo per noi? Mentre consideriamo il grande amore di Paolo per questi credenti, ricordiamo che è solo un piccolo esempio dell’amore di Cristo per noi.
3:1-2
Leggiamo dunque il brano di oggi.
17 Quanto a noi, fratelli, privati di voi per breve tempo, di persona ma non di cuore, abbiamo tanto più cercato, con grande desiderio, di vedere il vostro volto. 18 Perciò più volte abbiamo voluto, almeno io, Paolo, venire da voi; ma Satana ce lo ha impedito. 19 Qual è infatti la nostra speranza, o la nostra gioia, o la corona di cui siamo fieri? Non siete forse voi, davanti al nostro Signore Gesù quand’egli verrà? 20 Sì, certo, voi siete il nostro vanto e la nostra gioia. 1 Perciò, non potendo più resistere, preferimmo restar soli ad Atene; 2 e mandammo Timoteo, nostro fratello e servitore di Dio nella predicazione del vangelo di Cristo, per confermarvi e confortarvi nella vostra fede, (1 Tessalonicesi 2:17-3:2 NRV)
Come abbiamo appena visto, Paolo si trovava ad Atene, e aveva preferito restare lì da solo per mandare Sila e Timoteo a prendersi cura dei credenti delle varie chiese, tanto era grande la sua premura per loro. Infatti, se ricordiamo i capitoli 1 e 2, Paolo aveva spiegato come egli avesse dato loro più che solo il Vangelo; egli, Sila e Timoteo, avevano dato loro stessi per il bene di questi credenti.
Adesso, Paolo era separato da loro, e non poteva ritornare a trovarli, ma desiderava tanto sapere come erano, e voleva tanto aiutarli in qualche modo.
v.1 Preferimmo rimanere soli
Leggiamo ancora il v.1
1 Perciò, non potendo più resistere, preferimmo restar soli ad Atene; Cosa intende Paolo, dicendo che non poteva resistere più? Paolo desiderava tantissimo andare a vedere questi credenti, per fortificarli nella loro fede. Finora, era stato ostacolato da Satana ad andare da loro. Perciò, per il grande affetto che aveva per loro, non poteva resistere a stare senza loro notizie. Non poteva resistere a non provvedere loro un aiuto spirituale. Perciò, nonostante sarebbe stata una decisione molto costosa per lui, Paolo decise di mandare Timoteo a visitare questi credenti, rimanendo solo.
Quanto costò a Paolo rimanere solo! All’inizio, c’era Sila insieme a lui, e poi, poco dopo, mandò anche Sila a prendersi cura di un’altra chiesa; allora Paolo rimase veramente solo, senza comunione umana. Quanto era costosa questa sua scelta!
Se nel leggere la Bibbia non ci fermiamo a capire una situazione, spesso tanti brani possono sembrare di poco valore. Invece quando capiamo il contesto possiamo comprendere molto di più la profondità della verità in un dato brano.
Rimanere solo era qualcosa di estremamente difficile e costoso. Ricordiamo gli avvenimenti nei mesi precedenti a questo momento. Prima, ricordiamo che tipo di accoglienza Paolo e gli altri avevano ricevuto quasi in ogni città. Avevano trovato dura opposizione e persecuzione. Ora Paolo si trovava in Atene, una città che a quel punto non aveva una Chiesa. In altre parole, egli si trovava spiritualmente isolato. Si trovava circondato dall’idolatria e dal peccato. Non aveva amici, non aveva fratelli nel Signore. Era una situazione veramente difficile. In queste situazioni, scegliere di rimanere solo era un grande sacrificio. Poi non era una questione di rimanere solo per qualche giorno o qualche settimana. I viaggi a piedi richiedevano tempo. Oggi, abbiamo posta, telefono ed email. Invece allora, era impossibile stabilire una comunicazione diretta. Mandare Sila e Timoteo a curarsi delle chiese voleva dire restare completamente senza comunione fraterna.
Per noi che abbiamo comunione ogni settimana, è difficile concepire come potrebbe essere non avere comunione. Noi conosciamo Maria Grazia in Sardegna, e lei sa molto bene cosa vuol dire non avere comunione fraterna.
Pensiamo ad alcuni dei benefici della comunione con gli altri credenti.
Quando Dio ci benedice, la nostra gioia è più grande quando possiamo condividere quella benedizione con altri. Quando ci troviamo in una prova è una grande consolazione poter avere chi ci aiuta a pensare al Signore. Quando dobbiamo affrontare una situazione difficile è un grande aiuto avere chi prega per noi. Più ci troviamo in mezzo alla guerra spirituale, più la comunione è una cosa importante.
Pensando a tutto questo, possiamo capire quanto sia stata costosa per Paolo la decisione di mandare prima Timoteo e poi Sila a curarsi delle giovani chiese, in quanto egli rimaneva solo e senza comunione. In questo, vediamo il cuore di Paolo.
Vediamo l’amore di Paolo per questi credenti. Paolo era pronto a sacrificarsi per il loro bene. Il suo amore era un amore costoso.
Ricordiamo 1 Tessalonicesi in 1:3, in cui Paolo ringraziava Dio per le fatiche del loro amore. Il vero amore è fatica, è molto costoso. Il vero amore è molto più che solamente delle belle parole che non costano tanto. Il vero amore non è fare solo delle cose belle e piacevoli insieme. Vero amore vuol dire sacrificare le nostre preferenze per il bene degli altri.
Siamo chiamati ad amare veramente gli altri, per il loro bene, e per la gloria di Dio. Paolo, seguendo le orme di Gesù Cristo, ci dà un esempio di cosa vuol dire amare.
Ora, pensiamo a qualche esempio dalla nostra vita:
esempio di genitori
Basta pensare all’esempio di buoni genitori per capire che il vero amore è un sacrificio. Allevare veramente con amore un figlio è un sacrificio. Pensate al genitore che resta sveglio la notte quando il bambino è ammalato. Pensate a un genitore che rinuncia alle cose che vorrebbe fare perché vuole curare bene il figlio. Quando ero bambino mio padre lasciava sempre della carne in più per noi figli. Prendeva sempre il dorso del pollo, per lasciare i pezzi migliori a noi figli. Questi sono esempi banali, che comunque ci ricordano che il vero amore è un sacrificio, sia nelle piccole cose che nelle grandi cose.
il Buon Samaritano
La Bibbia è piena di buoni esempi di come il vero amore è costoso. Ad esempio, pensiamo al buon samaritano. Quest’uomo si trovava in viaggio. Quando vide l’uomo ferito, per terra sulla strada, scese dal suo asino, lo curò, lo mise sull’asino, e camminò finché non arrivarono ad un albergo. Lì, pagò il conto perché l’uomo venisse curato, promettendo di pagare qualunque ulteriore spesa al suo ritorno. Da quello che possiamo capire, non era un uomo ricco. Spese tempo e soldi per curare l’uomo ferito. L’amore che aveva era un sacrificio, così come ogni vero amore è una fatica, e spesso un sacrificio.
esempio di Gesù Cristo:
L’esempio più grande del vero amore è l’esempio di Gesù Cristo. Pensiamo a quanto Gesù era disposto a soffrire per poterci salvare.
Prima, consideriamo molto brevemente chi è Gesù, per capire la grandezza del suo sacrificio. Gesù ha creato tutto il mondo. È il Re dei re, il Signore dei signori. Prima di venire in terra, era in cielo, pieno di gloria, adorato dagli angeli.
Cosa ha fatto: Cosa ha fatto Gesù, per dimostrare il suo amore?
Ha lasciato il cielo, ha lasciato la sua gloria, si è umiliato al punto di diventare un uomo: il Creatore è diventato una creatura. Dio, diventato un uomo. Dio onnipotente, è diventato uomo debole. Gesù, pieno di Gloria da tutta l’eternità, è stato disprezzato, schernito e maltrattato. Gesù, il fedele, è stato tradito, Gesù, il buon pastore, è stato abbandonato da Suo Padre. Poi Gesù, il Santissimo, Gesù, puro di ogni colpa e di ogni peccato, si è caricato del peccato del mondo.
Quanto fu costoso il suo amore per noi! Quanto era faticoso, e quale sacrificio!
Fermiamoci a pensare: Gesù ha pagato TANTO per poter amare. Chi era l’oggetto di questo grande amore? Per CHI si è sacrificato a tal punto? Gesù si è sacrificato così tanto per tutti quelli che avrebbe salvato nel corso di tutta la storia. Allora fratelli, ciascuno di noi che è nato di nuovo è fra questi. In altre parole, Gesù soffrì per noi, per me, e per voi.
O fratelli, NOI abbiamo ricevuto l’amore di Cristo. Che motivo di abbondare nel ringraziamento! Che motivo di gioia!
Seguiamo l’esempio di Cristo
O cari fratelli e sorelle, Gesù ci ha tanto amato, e ci ama tuttora! Nel brano di oggi, abbiamo visto che Paolo aveva imitato Cristo, cioè, Paolo preferiva soffrire per il bene dei credenti.
Dio ci dà questi esempi affinché possiamo imparare ad amare di più anche noi. Amare vuol dire cercare il bene degli altri, non di noi stessi.
Era una cosa molto difficile e dura per Paolo rimanere solo. Quando egli scelse di mandare Timoteo a prendersi cura di questa chiesa, non stava cercando il proprio bene, ma quello di questi credenti.
O fratelli, anche noi siamo chiamati a cercare il bene degli altri, non il nostro bene.
Ascoltiamo qualche versetto che ci insegna questa verità.
3 Non fate nulla per spirito di parte o per vanagloria, ma ciascuno, con umiltà, stimi gli altri superiori a sé stesso, 4 cercando ciascuno non il proprio interesse, ma anche quello degli altri. (Filippesi 2:3-4 NRV)
Cerchiamo dunque di conseguire le cose che contribuiscono alla pace e alla reciproca edificazione. (Romani 14:19 NRV)
Nessuno cerchi il proprio vantaggio, ma ciascuno cerchi quello degli altri. (1 Corinzi 10:24 NRV)
32 Non date motivo di scandalo né ai Giudei, né ai Greci, né alla chiesa di Dio; 33 così come anch’io compiaccio a tutti in ogni cosa, cercando non l’utile mio ma quello dei molti, perché siano salvati. (1 Corinzi 10:32-33 NRV)
4 L’amore è paziente, è benevolo; l’amore non invidia; l’amore non si vanta, non si gonfia, 5 non si comporta in modo sconveniente, non cerca il proprio interesse, non s’inasprisce, non addebita il male, (1 Corinzi 13:4-5 NRV)
L’insegnamento di Dio per noi è chiaro. L’esempio di Cristo è chiarissimo. L’esempio di altri che seguivano Cristo, come Paolo, è chiaro.
Sappiamo tutti che questo insegnamento va contro la mentalità del mondo, e che questo insegnamento va contro la nostra natura umana. Di natura, siamo egosti, vogliamo cercare quello che va a nostro vantaggio, cerchiamo il nostro interesse. Non solo siamo così di natura, ma il mondo ci incoraggia a essere così, cioè, il mondo ci incoraggia a vivere in modo egoistico.
Allora come dobbiamo fare? Come possiamo amare come dovremmo? Come possiamo superare la nostra tendenza naturale ad essere egoisti?
Grazie a Dio che non siamo soli in questa guerra. Abbiamo lo Spirito Santo in noi. Egli ci sta trasformando. Egli ci mostra il nostro peccato, in modo che possiamo rivolgerci a Dio e chiedere perdono quando agiamo con egoismo.
Abbiamo gli esempi della Bibbia, soprattutto Gesù Cristo stesso, di cosa vuol dire cercare il bene degli altri, anziché solo il nostro. Oltre a Cristo, ci sono tanti altri esempi, come Paolo, Timoteo e Sila.
Poi, abbiamo l’esempio di persone che Dio mette nella nostra via. Tutti abbiamo visto esempi di persone che hanno agito per amore degli altri, pensando al bene degli altri.
Fratelli, ciascuno di noi, individualmente, e poi tutti noi, come chiesa, abbiamo ricevuto molto amore da altri che hanno preferito pensare al nostro bene anziché cercare i loro interessi. Abbiamo ricevuto cura e benedizione come frutto dei sacrifici di altri. Soprattutto, abbiamo tutti ricevuto grande beneficio eterno dal sacrificio di Cristo Gesù, e dal suo ministerio di intercedere per noi ora.
O che possiamo abbondare in ringraziamento a Dio per le sue cure che ci ha dato tramite gli altri! Quando i problemi sembrano tanti, fermiamoci a ricordare le tenere cure di Dio, giorno dopo giorno, anno dopo anno. Fermiamoci a riflettere sopra ogni cosa su tutto quel che Cristo ha fatto per noi. Alla luce di tutto ciò, anziché lamentarci per le prove e per i problemi, abbondiamo in ringraziamento per l’amore di Dio tanto visibile nei sacrifici di Cristo, e nelle cure che riceviamo da tante persone nel nome di Cristo.
Poi, oltre a ringraziare, impegniamoci ad amare gli altri, in modo pratico, pensando al loro bene, e non al nostro. O che possiamo essere pronti a sacrificarci per il bene degli altri! Seguiamo le orme di Cristo. Impegniamoci per il bene degli altri.
Abbiamo anche tanti altri esempi, come ad esempio quello di Paolo che abbiamo visto oggi. Nonostante fosse un sacrificio rimanere solo ad Atene, Paolo preferiva questo, tanto grande era il suo amore per i Tessalonicesi. Perciò, egli mandò Timoteo da loro, per il loro bene. In questo esempio, vediamo la profondità dell’amore di Paolo, un amore che dovremmo imitare.
L’amore è costoso. Spesso, agire con amore è diverso dal solito modo di agire. Per esempio, nel mondo, si invitano amici in casa solo quando si ha voglia di avere ospiti. Si sta con le persone quando piace, secondo le proprie preferenze.
Al contrario, l’amore cristiano vuol dire accogliere persone in casa quando c’è un bisogno. (Per esempio, in Luca 14, Gesù ci insegna a invitare chi non può contraccambiare l’invito.) L’amore cristiano vuol dire rendersi disponibile a sacrificare i propri desideri per il bene degli altri. Ci sono tantissimi modi per fare questo. La cosa importante è vivere amando gli altri.
Se questo modo di vivere sembra difficile, se sembra troppo costoso, fermatevi a pensare: che speranza eterna avremmo noi, se Gesù avesse scelto di fare quello che era comodo per Lui, anziché quello che era per il nostro bene? E inoltre, come avremmo conosciuto il vangelo se le persone che si sono sacrificate per stampare Bibbie, per proclamare il vangelo, per portarci il vangelo, avessero fatto quello che era più comodo per loro? Se avessero speso i loro soldi e il loro tempo per sé stessi, dove saremmo noi? Che speranza avremmo?
Dio ci chiama ad avere lo stesso amore che è stato mostrato nei nostri confronti. Ed è giusto, dare in base a quello che abbiamo già ricevuto. Quindi, ringraziamo Dio che Cristo Gesù preferì rimanere solo, carico dei nostri peccati, abbandonato dal Padre, per poterci provvedere la salvezza. Tanti altri si sono sacrificati per noi. E continuiamo a ricevere cure dopo cure da Dio tramite gli altri. Impegniamoci ad essere riconoscenti, e impegniamoci anche noi a preferire il bene degli altri anziché le nostre preferenze.
Grazie a Dio. Egli ci dà sempre per primo, e poi ci insegna la via nella quale dobbiamo camminare.