Qual'è la vita più benedetta e più gioiosa? Vivere come vuoi tu, o vivere rinunciando a te stesso?
Nel mondo di oggi, c'è grande voglia di vivere secondo come ci pare. C'è il desiderio di fare quello che vogliamo, quando vogliamo , come vogliamo. L'idea di essere sottomesso è vista come negativa e pesante.
Eppure, nessuno aveva mai la gioia che aveva Gesù Cristo, ma Gesù era pienamente sottomesso alla volontà del Padre suo in ogni cosa. Inoltre, Gesù sottometteva costantemente il suo bene e le sue preferenze per il bene degli altri.
Oggi, vogliamo continuare nel nostro studio dell'Epistola agli Efesini, e siamo arrivati a Efesini 5:21, che è un comandamento di sottometterci gli uni agli altri. Vogliamo capire il senso di questo comandamento importante, perché solamente vivendo così possiamo stare vicini a Dio e portare frutto, per avere la vera gioia.
Leggo Efesini 5:18-21, per avere un po' di contesto, e poi, consideriamo il modo in cui Paolo strutturava i suoi discorsi, in questa epistola ed in altre.
“18 E non vi inebriate di vino, nel quale vi è dissolutezza, ma siate ripieni di Spirito, 19 parlando a voi stessi con salmi inni e cantici spirituali, cantando e salmeggiando nel vostro cuore al Signore, 20 rendendo continuamente grazie per ogni cosa a Dio e Padre nel nome del Signor nostro Gesù Cristo; 21 sottomettevi gli uni agli altri nel timore di Dio.” (Efesini 5:18-21).
Il comandamento di sottometterci gli uni agli altri è l'inizio di un nuovo discorso. Per capirlo correttamente, dobbiamo ricordare che ripetutamente, Paolo fa una dichiarazione generale, seguita poi da una spiegazione più dettagliata di quella stessa dichiarazione.
Troviamo un esempio di questo in Efesini 1:3, dove leggiamo:
“Benedetto sia Dio, Padre del Signor nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei luoghi celesti in Cristo,” (Efesini 1:3 LND)
Qua leggiamo la dichiarazione generale che abbiamo ogni benedizione spirituale in Cristo. Poi, nei versetti da 4 a 14, Paolo descrive quali sono alcune delle più importanti di queste benedizioni.
Troviamo questo stesso modo di scrivere nel capitolo 2, in cui Paolo inizia dichiarando che Dio ci ha vivificati, noi che eravamo morti nei falli e nel peccato. Poi, descrive più in dettaglio vari aspetti della condizione di essere morti nei falli e nel peccato. Dopodiché, descrive degli aspetti di come Dio ci ha vivificati.
Troviamo un altro esempio di questo modo di scrivere nel capitolo 4, in cui Paolo dichiara:
“Io dunque, il prigioniero per il Signore, vi esorto a camminare nel modo degno della vocazione a cui siete stati chiamati,” (Efesini 4:1 LND)
Paolo inizia qui con il comandamento generale di camminare in modo degno della nostra vocazione. Poi, nei versetti successivi, Paolo spiega vari aspetti di un cammino degno della vocazione a cui siamo stati chiamati.
Paolo usa la stessa struttura all'inizio di Efesini 5, dove ci dà due comandamenti generali, seguiti da tanti aspetti dettagliati di come vivere secondo questi comandamenti. Leggo Efesini 5:1,2, che sono i due comandamenti.
“1 Siate dunque imitatori di Dio, come figli carissimi, 2 e camminate nell’amore, come anche Cristo ci ha amati e ha dato se stesso per noi, in offerta e sacrificio a Dio come un profumo di odore soave.” (Efesini 5:1-2 LND)
Qui abbiamo il comandamento di imitare Dio, e, quello di camminare nell'amore. Il resto del capitolo 5, ed anche il capitolo 6 ci descrivono i modi specifici per vivere così.
Il nostro brano di oggi, il comandamento di sottometterci gli uni agli altri, è un'altra dichiarazione generale, che poi viene seguita con esempi dettagliati su come applicarla, con applicazioni di questo comandamento in vari rapporti nella vita.
È importante capire questa struttura per capire correttamente questo comandamento. Lo leggo ancora, Efesini 5:21.
“sottomettetevi gli uni agli altri nel timore di Cristo.” (Efesini 5:21 LND)
Qui, Dio ci comanda, tramite Paolo, di sottometterci gli uni agli altri, nel timore di Cristo. Il mio traguardo di oggi è di aiutarci a comprendere prima di tutto in che senso dobbiamo sottometterci, e poi, vogliamo capire cosa significhi avere timore di Cristo, e come quel timore può motivarci ed aiutarci ad ubbidire a questo comandamento.
Una Sottomissione Reciproca
In che senso dobbiamo sottometterci gli uni agli altri? Vuol dire che ogni persona deve essere sottomessa a quello che dice ogni altra persona nella chiesa?
No, non vuol dire questo. Lo vediamo chiaramente dagli esempi di sottomissione che Paolo ci dà nei versetti che seguono questo comandamento generale. Gli esempi che Paolo dà ci fanno capire il significato di questo comandamento.
Infatti, il senso di questo comandamento è che dobbiamo essere sottomessi gli uni agli altri, vivendo i ruoli che Dio ci ha dato secondo i comandamenti di Dio. Cioè, in ogni ruolo, anziché vivere secondo la nostra carne, dobbiamo sottomettere le nostre preferenze, per vivere quel rapporto come Dio ci comanda.
Dopo questo comandamento generale, subito nel versetto successivo, Paolo comincia a descrivere alcune delle forme di questa sottomissione.
Ricordate che ogni credente ha vari ruoli nella vita. Per esempio, un uomo potrebbe essere, contemporaneamente, un marito, un padre, un dipendente del lavoro, un cittadino, un membro di chiesa ed anche un anziano di chiesa. In ognuno di questi ruoli, ha delle responsabilità diverse. Dio ci comanda come vivere ogni nostro ruolo.
Per capire alcuni esempi di come dobbiamo sottometterci gli uni agli altri nei vari ruoli della vita, leggo pezzi di alcuni dei versetti nei capitoli 5 e 6. Inizio con Efesini 5:21.
“21 sottomettetevi gli uni agli altri nel timore di Cristo. 22 Mogli, siate sottomesse ai vostri mariti come al Signore, …...25 Mariti, amate le vostre mogli, come anche Cristo ha amato la chiesa e ha dato se stesso per lei, ….....
6:1 Figli, ubbidite nel Signore ai vostri genitori, perché ciò è giusto....6:4 E voi, padri, non provocate ad ira i vostri figli, ma allevateli nella disciplina e nell’ammonizione del Signore.
…...6:5 Servi, ubbidite ai vostri padroni secondo la carne con timore e tremore, …..6:9 E voi, padroni, fate lo stesso verso di loro, mettendo da parte le minacce, sapendo che anche il vostro Signore è in cielo e che presso di lui non c’è alcuna parzialità,” (Efesini 5:21-6:9 LND).
È chiaro che Paolo sta usando il suo solito metodo, dandoci prima il comandamento generale, in questo caso di essere sottomesso gli uni agli altri, e poi, lo segue con varie applicazioni pratiche nei vari ruoli della vita. In questi versetti Paolo parla alle mogli, poi ai mariti, poi ai figli, poi ai padri, poi ai servi, e infine ai padroni.
Come vedremo nei prossimi sermoni quando considereremo più a fondo ognuno di questi ruoli, la forma della sottomissione varia da ruolo a ruolo. La moglie è sottomessa al marito in modo diverso di come il marito è sottomesso alla moglie. Ma entrambi devono rinunciare alla carne e vivere per l'altro. I figli sono sottomessi ai genitori in modo diverso di come i genitori sono sottomessi ai figli. Il servo è sottomesso diversamente dal padrone. Però, in ogni caso, il credente deve essere sottomesso nel ruolo che Dio ha stabilito, non vivendo solo per sé, ma anche per l'altra persona.
Gesù Cristo era il Signore dei suoi discepoli, ma allo stesso tempo, era sottomesso a loro nel senso che sacrificava il proprio bene per il loro bene. Similmente, un marito è chiamato ad essere sottomesso nel senso di amare sua moglie dando se stesso per lei. I genitori devono essere sottomessi dedicandosi ad allevare bene i loro figli. Un servo è sottomesso ubbidendo al suo padrone umano, mentre i padroni sono sottomessi trattando in modo giusto i loro servi anziché cercare solo i loro interessi.
I Forti servono i Deboli
Un brano che insegna un aspetto importante di come dobbiamo essere sottomessi gli uni agli altri è Romani 14 e 15, in cui Paolo parla soprattutto ai forti, dichiarando che devono essere sottomessi ai deboli. In questo contesto, i forti sono coloro che hanno capito correttamente una dottrina, mentre i deboli sono credenti che credono che una certa cosa sia vietata ma che in realtà è permessa da Dio.
In Romani 14, Paolo spiega come i forti e i deboli devono comportarsi, quando, per esempio, i forti sanno di poter mangiare di tutto mentre i deboli credono che non si possano mangiare certi cibi.
Il punto del brano è che i forti non dovrebbero disprezzare i deboli, e i deboli non dovrebbero giudicare i forti. Inoltre, i forti non devono insistere sui loro diritti. Piuttosto dovrebbero essere pronti a sottomettere i loro diritti per il bene dei deboli, per non farli inciampare.
Con questa spiegazione, leggiamo Romani 15:1-3, in cui Paolo esorta i forti a sottomettersi alle debolezze dei deboli:
“1 Or noi, che siamo forti, dobbiamo sopportare le debolezze dei deboli e non compiacere a noi stessi. 2 Ciascuno di noi compiaccia al prossimo nel bene, per l’edificazione, 3 poiché anche Cristo non ha compiaciuto a se stesso, ma come sta scritto: "Gli oltraggi di coloro che ti oltraggiano sono caduti su di me".” (Romani 15:1-3 LND)
Non dobbiamo compiacere a noi stessi, ma piuttosto dobbiamo compiacere al prossimo nel bene per la sua edificazione. Vivere così è un aspetto del seguire l'esempio di Gesù Cristo, che non ha compiaciuto se stesso, ma piuttosto ha dato la sua vita per salvare peccatori come noi. Vivere così è sottomettere i nostri diritti al bene degli altri.
Fratelli e sorelle, la vita cristiana è una vita in cui dobbiamo sottomettere le nostre preferenze e i nostri diritti a ciò che potrebbe portare del bene ed edificare gli altri.
Vediamo una verità simile in Galati 6:2. Ve lo leggo.
“Portate i pesi gli uni degli altri, e così adempirete la legge di Cristo.” (Galati 6:2 LND)
Portare i pesi gli uni degli altri è un altro modo di descrivere l'essere sottomessi ai bisogni gli uni degli altri. Portare i pesi degli altri vuol dire sottomettere i nostri diritti e preferenze per poter aiutare gli altri. Vivere così è seguire l'esempio di Gesù Cristo, come Egli descrive se stesso in Matteo 20:28
“Poiché anche il Figlio dell’uomo non è venuto per essere servito, ma per servire e per dare la sua vita come prezzo di riscatto per molti".” (Matteo 20:28 LND)
Gesù Cristo è l'esempio perfetto di sottomettersi ai bisogni degli altri. Seguiamo il suo esempio!
Paolo serviva tutti
Anche la vita di Paolo è un ottimo esempio di chi si sottomette agli altri per promuovere il loro bene. Leggo quello che Paolo scrive di se stesso in 1Corinzi 9:19-22, scrivendo ad una chiesa in cui tanti cercavano i propri diritti, e cercavano il meglio per sé. Parlando del proprio esempio, Paolo sta mostrando l'egoismo di questi credenti. Leggo:
“19 Infatti, pur essendo libero da tutti, mi sono fatto servo di tutti, per guadagnarne il maggior numero. 20 Mi sono così fatto Giudeo con i Giudei, per guadagnare i Giudei; come sotto la legge con coloro che sono sotto la legge, per guadagnare quelli che sono sotto la legge; 21 tra quanti sono senza legge, come se fossi senza la legge (benché non sia senza la legge di Dio, anzi sotto la legge di Cristo), per guadagnare quanti sono senza la legge. 22 Mi sono fatto debole con i deboli, per guadagnare i deboli; mi sono fatto tutto a tutti, per poterne salvare in qualche modo alcuni.” (1Corinzi 9:19-22 LND)
Seguendo l'esempio di Gesù Cristo, Paolo sottometteva le sue preferenze, e anche i suoi diritti, per impegnarsi per il bene degli altri.
Dio ci chiama a sottometterci gli uni agli altri, nei ruoli a cui Dio ci ha chiamati, per portare del bene gli uni agli altri.
In 1Corinzi 10:33, Paolo continuò a spiegare in che modo viveva, mostrandosi come esempio da imitare per loro, e per noi tutti. Leggo 1Corinzi 10:33.
“come anch'io compiaccio a tutti in ogni cosa, non cercando il mio proprio vantaggio ma quello di molti, affinché siano salvati.” (1Corinzi 10:33 LND)
Paolo non cercava mai il proprio vantaggio, piuttosto cercava il vantaggio dei molti. Il vantaggio degli altri non è quello che loro preferiscono, non è quello che necessariamente vogliono, ma è quello che può aiutarli ad arrivare alla salvezza in Gesù Cristo.
Pietro ci dà un chiaro esempio di come dobbiamo essere sottomessi gli uni agli altri in 1Pietro 4:10,11. Dobbiamo sottomettere i nostri desideri e preferenze per il bene degli altri, servendo gli altri con i nostri doni. Leggo.
“10 Ciascuno, secondo il dono che ha ricevuto, lo metta al servizio degli altri, come buoni amministratori della multiforme grazia di Dio. 11 Se uno parla, lo faccia come se annunciasse gli oracoli di Dio; se uno fa un servizio, lo faccia nella forza che gli è fornita da Dio, affinché in ogni cosa sia glorificato Dio per mezzo di Gesù Cristo, a cui appartiene la gloria e il dominio per i secoli dei secoli. Amen.” (1Pietro 4:10-11 LND)
Anche qua, vediamo che ognuno deve servire gli altri, utilizzando i suoi doni spirituali per gli altri. Questo è un modo di essere sottomessi gli uni agli altri.
Il Cuore Giusto in Questo
Per poter vivere così, dobbiamo pregare ed impegnarci ad avere il cuore descritto in Filippesi 2:3. Ve lo leggo.
“non facendo nulla per rivalità o vanagloria, ma con umiltà, ciascuno di voi stimando gli altri più di se stesso.” (Filippesi 2:3 LND)
Dobbiamo avere un cuore che pensa agli altri, e che stima gli altri, e che si impegna per il loro bene. Per vivere così, dobbiamo sottomettere la nostra tendenza naturale ad essere egoisti.
Serve L'Umiltà
In 1Pietro 5:5, troviamo un brano parallelo ad Efesini 5:21 che ci aiuta a capire come vivere il comandamento di sottometterci gli uni agli altri. Questo versetto parla prima ai giovani della chiesa, poi a tutti. Ci mostra il cuore che bisogna avere per poterci sottomettere gli uni agli altri. Ve lo leggo.
“Similmente voi, giovani, siate sottomessi agli anziani. Sì, sottomettetevi tutti gli uni agli altri e rivestitevi di umiltà, perché Dio resiste ai superbi, ma dà grazia agli umili.” (1Pietro 5:5 LND)
La sottomissione giusta deriva da un cuore pieno di umiltà. È impossibile sottometterci di cuore se non abbiamo un cuore umile. Quanto è importante ricordare che Dio resiste ai superbi, ovvero, è contro di loro, ma dà grazia agli umili. Quando ci è difficile sottometterci, è il nostro orgoglio che ci ostacola. Quell'orgoglio ci tiene lontani da Dio. Confessiamo il nostro orgoglio, rivestiamoci di umiltà, e così, conosceremo l'abbondante grazia di Dio. Allora possiamo sottometterci gli uni agli altri, e così vivere alla gloria di Dio.
Timore di Cristo
Fratelli, sottometterci al bene degli altri è sempre un combattimento contro la nostra carne. Nella carne, vogliamo avvalerci dei nostri diritti, e nella carne, vogliamo fare in modo da ottenere le nostre preferenze. Sottomettere le nostre preferenze ed i nostri diritti per il bene degli altri sarà sempre un combattimento finché siamo in questo corpo di carne.
Una chiave per vivere questo comandamento, come gli altri, è avere il giusto timore di Dio, che nel nostro versetto di oggi viene chiamato timore di Cristo. Avere il giusto timore di Cristo è la chiave per poter vincere la nostra carne e vivere così. Leggo ancora Efesini 5:21.
“sottomettetevi gli uni agli altri nel timore di Cristo.” (Efesini 5:21 LND)
Il timore di Cristo è la chiave per poter vivere in modo da cercare il vantaggio degli altri anziché il nostro vantaggio. Il timore di Cristo ci permetterà di lasciar stare le nostre preferenze, e perfino i nostri diritti, per dedicarci all'edificazione degli altri.
Un giusto timore di Cristo è fondamentale ed essenziale per poter seguire i comandamenti di Dio, come il comandamento di sottometterci gli uni agli altri.
Avere timore di Cristo, ovvero, timore di Dio, è capire la realtà del nostro rapporto con Dio. È capire quanto è grave peccare contro Dio, ed è capire che dipendiamo totalmente da Dio.
Il timore di Dio è essenziale per vivere la vita cristiana. È la base per poter essere santificati. Leggo 2Corinzi 7:1.
“Avendo dunque queste promesse, carissimi, purifichiamoci da ogni contaminazione di carne e di spirito, compiendo la nostra santificazione nel timore di Dio.” (2Corinzi 7:1 LND)
Fratelli e sorelle, avere timore di Dio fa parte della vera salvezza. Solo con timore di Dio possiamo essere salvati, e possiamo crescere.
Dobbiamo distinguere fra il timore di Dio e la paura del giudizio. 1Giovanni 4:18 dichiara che non c'è la paura del giudizio per chi è in Cristo Gesù e ha l'amore di Dio.
“Nell’amore non c’è paura, anzi l’amore perfetto caccia via la paura, perché la paura ha a che fare con la punizione, e chi ha paura non è reso perfetto nell’amore.” (1Giovanni 4:18 LND)
La paura di Dio ti fa allontanare da Dio. Quando Adamo ed Eva peccarono, avevano paura di essere visti da Dio, e si nascosero da Lui. La paura è la convinzione che si riceverà la punizione da Dio. L'amore perfetto invece caccia via la paura, perché l'amore, che uno riceve quando è salvato, ci fa credere che Cristo Gesù ha già pagato la nostra condanna, e non c'è più condanna essendo in Lui.
Quindi, se siamo salvati, non dobbiamo avere paura della condanna. Però, dobbiamo sapere che possiamo ancora offendere Dio, e perciò possiamo anche subire la Sua dura disciplina, se continuiamo nel nostro peccato. Basta pensare a quanto fu terribile la disciplina di Dio su Israele, e capiremo che è giusto avere un santo timore di Dio, un timore che ci spinge alla santità, e ci spinge a confessare i nostri peccati. Solo con timore di Dio possiamo completare la nostra santificazione. Solo con timore di Dio possiamo sottometterci gli uni agli altri.
La Bibbia parla ripetutamente dell'importanza di avere timore di Dio. Per esempio, nel libro di 2Cronache, il re Giosafat, un uomo che camminava per fede, stava dando degli ordini agli uomini che egli aveva stabilito come giudici nel paese. Quando diede loro questo incarico, pregò che il timore di Dio fosse su di loro, ricordando che in Dio non c'è parzialità, ovvero, Dio è pronto a disciplinare chiunque. Non si può influenzare Dio con doni, Dio tratta tutti con lo stesso metro. Dio era pronto a disciplinare Mosè ed il re Davide, e Dio è pronto a disciplinare noi se camminiamo nel peccato. Vi leggo le parole di Giosafat a questi giudici, da 2Cronache 19:5-7.
“5 Stabilì quindi dei giudici nel paese, in tutte le città fortificate di Giuda, città per città, 6 e disse ai giudici: "Badate a ciò che fate, perché non giudicate per l’uomo ma per l’Eterno, che sarà con voi quando amministrerete la giustizia. 7 Perciò ora il timore dell’Eterno sia su di voi. Fate attenzione a ciò che fate, perché nell’Eterno, il nostro DIO, non c ‘è alcuna ingiustizia, né parzialità, né accettazione di doni".” (2Cronache 19:5-7 LND)
Quanto è importante che anche noi abbiamo timore di Dio, timore di Cristo, facendo perciò attenzione alle nostre azioni, in ogni campo della vita! Nel brano che abbiamo meditato oggi, questo timore di Cristo dovrebbe spingerci a sottometterci gli uni agli altri secondo i vari ruoli che Dio ci ha dato da vivere.
Un altro brano che ci ricorda quanto è importante come credenti avere timore di Dio è in 1Corinzi 10, dove Paolo esorta i credenti a non peccare con l'idolatria, e ricorda loro che Dio è più forte di tutti. Quando pecchiamo come credenti, provochiamo Dio a gelosia, e in questa condizione, possiamo aspettarci la sua dura disciplina che serve per farci abbandonare il nostro peccato. Ascoltate l'avvertimento di Paolo in 1Corinzi 10:22.
“Vogliamo noi provocare il Signore a gelosia? Siamo noi più forti di lui?” (1Corinzi 10:22 LND)
Oh fratelli e sorelle, prendiamo seriamente il fatto che Dio è un Dio santo! Gesù Cristo è chiamato “il Santo di Dio”. Sottomettiamoci gli uni agli altri, in altre parole, sottomettiamoci in ogni ruolo che Cristo, il nostro Capo, ci dà da vivere! Non viviamo per piacere a noi stessi, non viviamo per quello che preferiamo noi, viviamo per edificare gli altri membri del corpo di Cristo! Viviamo i ruoli che Dio ci ha dato da vivere in base alle verità che troviamo nella Parola di Dio! Nei prossimi sermoni in Efesini, cercheremo di capire più a fondo i ruoli della moglie, del marito, dei figli e dei padri, e poi anche dei servi e dei padroni, per conoscere alcuni dei modi in cui possiamo essere sottomessi gli uni agli altri.
Riassunto
Alla luce di tutto questo, come stiamo vivendo?
Di natura, viviamo per noi stessi, cerchiamo i nostri interessi, combattiamo per i nostri diritti, ci impegniamo per ottenere le nostre preferenze. Non vogliamo sottometterci gli uni agli altri.
Questa è la nostra natura, e questo è quello che il mondo intorno a noi ci fa credere che sia un nostro diritto. La nostra carne cerca soddisfazione vivendo per se stessa, ma in realtà, non fa altro che allontanarci da Dio.
Dio ci insegna una via diversa, una via che imita il cammino del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo. Egli, pur avendo ogni diritto, non è venuto per essere servito, né per insistere sui propri diritti, né per ottenere le cose secondo le sue preferenze. Piuttosto, Gesù Cristo è venuto al mondo, sacrificando ogni suo diritto e preferenza, per salvare noi! Cristo sottometteva i suoi diritti per compiere il nostro bene.
Gesù ci chiama a seguire il suo esempio, e a sottomettere i nostri diritti e le nostre preferenze per edificare gli uni gli altri, nei vari ruoli che Egli ha stabilito per ciascuno di noi, alcuni dei quali li considereremo nei prossimi sermoni.
Oggi, Dio ci comanda e ci invita a camminare nella via della santità, la via della stretta comunione con Dio. Ci comanda a vivere sottomettendoci gli uni agli altri.
La carne vede questo come negativo. Non lo è, piuttosto, è la via per imitare Cristo, e dimorare in Cristo, e così portare frutto, e conoscere la piena gioia di Cristo.
Quando ci sottomettiamo a Cristo, e perciò, ci sottomettiamo gli uni agli altri, allora, la potenza di Dio opererà in noi, e conosceremo la gioia di Dio. Inoltre, la chiesa sarà fortificata, e noi cresceremo in santità. Viviamo così!