Quante cose riempiono i tuoi pensieri ogni giorno! Eppure, nonostante ciò, fra le tante cose nelle quali siamo assorti, quante veramente servono? Quante avranno importanza dopo un anno e poi dopo, per esempio, dieci anni? Cosa ancora più importante: quante di esse avranno importanza il giorno in cui morirai, quando avrai un appuntamento con il Signore per determinare dove passerai l’eternità?
In realtà, una cosa importa veramente ed è l'essere salvato, l'essere riconciliato con Dio per averLo con te durante questa vita e per poter stare con Lui per tutta l'eternità.
Stiamo studiando la lettera agli Efesini, lettera attraverso la quale impariamo che la salvezza è un dono che viene da Dio e per mezzo del quale Dio salva delle persone morte nei loro peccati, le vivifica e le santifica. Dopo molte spiegazioni di quello che Dio ha fatto per noi nella salvezza, questa lettera ci insegna come vivere ora che siamo salvati. Siamo arrivati al capitolo 5, capitolo che inizia con il comandamento di imitare Dio, il che vuol dire, soprattutto, vivere in santità.
Finora abbiamo considerato i versetti che vanno da 1 a 6, versetti nei quali abbiamo visto che i peccati, che così facilmente si trovano nel mondo in cui viviamo, non devono avere alcuno spazio nella nostra vita, anzi non devono essere nemmeno nominati fra di noi. Dobbiamo ricordare che chi fa queste cose non erediterà il regno di Cristo e di Dio, ovvero non sarà salvato, ma passerà l'eternità nel tormento. Non dobbiamo lasciarci sedurre con vani ragionamenti perché per questi peccati l'ira di Dio viene sui figli della disubbidienza.
Non essere loro compagni (v.7)
Tenete in mente che, agli occhi di Dio, i peccati elencati in questi versetti sono così terribili, alla luce della assoluta santità di Dio, che non devono essere nemmeno nominati fra di noi. Chiaramente, se non devono essere nemmeno nominati, ancora meno dovremmo stare in compagnia di chi li commette. Leggo i vv. 3-7:
“3 Ma come si conviene ai santi, né fornicazione, né impurità alcuna, né avarizia siano neppure nominate fra di voi; 4 lo stesso si dica della disonestà, del parlare sciocco e della buffoneria, che sono sconvenienti; ma piuttosto abbondi il ringraziamento. 5 Sappiate infatti questo: nessun fornicatore o immondo o avaro, che è un idolatra, ha alcuna eredità nel regno di Cristo e di Dio. 6 Nessuno vi seduca con vani ragionamenti, perché per queste cose viene l’ira di Dio sui figli della disubbidienza. 7 Non siate dunque loro compagni.” (Efesini 5:3-7 LND).
Oggi, ci vogliamo concentrare sul versetto 7: “Non siate dunque loro compagni.”.
Dio ci comanda di non essere compagni dei figli della disubbidienza, cioè di quelle persone che vivono ancora nel peccato, che sono senza Cristo, che commettono uno o più di questi peccati qui elencati, poiché questi peccati provocano l'ira di Dio. Coloro che li fanno sono figli della disubbidienza, non di Dio. Perciò non ha alcun senso essere i loro compagni. Sono nemici del nostro Signore.
Cosa vuol dire, in pratica, non essere compagni di coloro che sono senza Cristo? La parola “compagno” vuol dire “condividere insieme”. Se io sono in treno, seduto accanto a qualcuno, non sto condividendo alcuna cosa con lui. Io sto facendo il mio viaggio, egli sta facendo il suo. Magari parliamo un po', ma non siamo compagni in quanto non condividiamo realmente nulla.
Però, se scendiamo nella stessa città ed io scelgo di uscire con lui e i suoi amici per passare la serata con loro in qualche locale, chiaramente, scegliendo di passare tempo insieme, essi diventano i miei compagni per quella sera.
Essere compagno di qualcuno vuol dire scegliere di condividere qualche esperienza con quella persona. Un collega di lavoro non è necessariamente un mio compagno; il fatto che lo sia o meno dipende dal rapporto che stabilisco con lui.
Nel versetto 7, Dio ci comanda di non essere compagni di coloro che stanno nel peccato.
Ricordiamo che il peccato non è rappresentato solo dalle cose elencate nei primi versetti, ma è escludere Dio dalla vita, ovvero, vivere non glorificando Dio. Chi vive così avrà diversi peccati nella vita. Non dobbiamo scegliere queste persone come la nostra compagnia.
Questo comprende le persone, ma comprende anche un film che contiene il peccato, o una canzone con parole che parlano di un peccato oppure libri o siti o altro.
Consideriamo il mondo in cui viviamo, evitare questo tipo di compagnia vuol dire necessariamente evitare il contatto con molto di quello che la società considera normale. Per tanti credenti ciò vuol dire non continuare a frequentare certi amici. Vuol dire non guardare tanti dei film e dei programmi che vedevano prima, vuol dire cambiare modo di navigare in Internet. In poche parole, questo vuol dire cambiare molte abitudini che sono del tutto normali nel mondo.
Ricordate quanto sarà terribile l'ira di Dio che verrà sui figli della disubbidienza. Dobbiamo evitare di essere i compagni di coloro che commettono questi peccati.
Gesù con i peccatori
Alla luce del comandamento di non essere compagni dei peccatori, come possiamo spiegare che Gesù era molto conosciuto per il fatto che mangiava con i peccatori, cioè persone che commettevano proprio i peccati di cui abbiamo letto in Efesini 5:3,4? Come possiamo far combaciare il comportamento di Gesù con i vari comandamenti di non avere come compagnia coloro che vivono nel peccato? Chiaramente, in tutto questo non c'è contraddizione alcuna. Però è importante capire il senso di questo comandamento. L'esempio di Gesù ci fa capire il senso corretto di ogni cosa.
La chiave per capire il comandamento che abbiamo visto è di ricordare il significato di compagnia. Certamente, Gesù è stato con peccatori di tutti i tipi. Però, Egli non era il loro compagno, perciò non stava con loro quando commettevano peccati né quando parlavano dei loro peccati. Detto in modo semplice e immediato, Gesù non stava con le prostitute quando si prostituivano, né con gli ubriaconi quando si ubriacavano, né con i pubblicani quando truffavano le persone. Gesù non era mai un loro compagno quando questi peccatori si macchiavano dei loro peccati, cioè Gesù non condivideva queste esperienze peccaminose con loro.
Piuttosto, Gesù ha accolto queste persone per proclamare loro il regno di Dio. Questo è l'unico modo in cui Gesù passava del tempo con loro. Egli non condivideva esperienze con loro, piuttosto passava con essi del tempo specificamente ed esclusivamente per parlare loro di Dio.
Quindi è importante capire che il comandamento di non essere compagni con coloro che vivono nel peccato non vuol dire che dobbiamo evitare ogni contatto con loro. Piuttosto questo comandamento determina il tipo di contatto che dobbiamo avere. Dobbiamo avere lo stesso tipo di contatto che Gesù Cristo aveva con i peccatori, un contatto in cui essi non si sentono a loro agio nel commettere o nel parlare dei loro peccati mentre sono con noi. Piuttosto, dobbiamo noi mostrare l'amore di Dio e parlare delle cose di Dio. Dobbiamo noi essere una chiara luce per loro, tanto nel nostro modo di comportarci che nel modo in cui parliamo.
Due Possibili Errori
Come credenti, quando valutiamo il modo giusto di avere contatto con dei non credenti, possiamo sbagliare in due direzioni. Possiamo sbagliare frequentando una compagnia sbagliata. Tanti credenti peccano in questo modo, avendo un'amicizia con non credenti, o guardando film pieni di peccati o ascoltando musica che parla del peccato. Questo è chiaramente sbagliato ed è disubbidire al chiaro comandamento di non essere compagni di queste persone.
Però possiamo anche sbagliare nell'altra direzione. Impegnandoci ad evitare di essere compagni di peccatori, possiamo infatti arrivare a non avere quel contatto che serve per essere una luce sul loro cammino. Cioè, possiamo vivere in modo talmente chiuso ed isolato da avere pochissimo contatto con le persone che hanno bisogno di sentire parlare di Cristo. Anche questo è un modo sbagliato di comportarsi e va contro la volontà di Dio, perché Gesù dichiara che siamo la luce del mondo e quindi il nostro ruolo è di far vedere Dio agli altri. Ricordate le parole di Cristo in Matteo 5:14-16:
“14 Voi siete la luce del mondo; una città posta sopra un monte non può essere nascosta. 15 Similmente, non si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candeliere, perché faccia luce a tutti coloro che sono in casa. 16 Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, affinché vedano le vostre buone opere e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli".” (Matteo 5:14-16 LND).
Noi siamo la luce del mondo e perciò è molto importante avere contatto con i peccatori, però, non un qualsiasi contatto. Piuttosto, come faceva Gesù e come faceva anche l'Apostolo Paolo, dobbiamo avere un contatto in cui evitiamo di essere la loro compagnia, ma un contatto che ci permette di essere luce per loro e di parlare con loro di Dio e della salvezza in Gesù Cristo.
Da che parte sei tu?
È importante, per ognuno di noi che è un credente, esaminarsi per valutare il proprio comportamento. Tu che sei un credente, com'è il tuo cammino? Tu pecchi, facendoti compagno dei figli della disubbidienza o tramite l'amicizia o tramite programmi o siti Internet o la musica? Per esempio, passi del tempo guardando programmi che sono pieni di peccati? Visiti siti in Internet dove il peccato regna? Passi tempo con amici che non hanno timore di Dio? Leggi articoli o ascolti musica in cui il peccato è presentato come argomento o come divertimento?
Se la risposta a qualsiasi di queste domande è “sì”, ricordati che la Parola di Dio ci avverte che tale comportamento ci porterà del male. Come leggiamo in 1Corinzi 15:33:
“Non vi ingannate; le cattive compagnie corrompono i buoni costumi.” (1Corinzi 15:33 LND).
Non si può avere la compagnia sbagliata senza esserne contaminati. Non dobbiamo ingannarci e credere che non succederà a noi. Chi ha una compagnia sbagliata, sarà sicuramente contaminato. Non dobbiamo ingannarci, credendo che non succederà a noi.
E perciò, se tu hai una compagnia sbagliata, riconosci che questo è peccato, ravvediti e cambia il tuo comportamento. Questo vale se la compagnia è fatta da persone o se è qualcosa come la TV o Internet o la musica. Se non vedi il pericolo di una compagnia sbagliata, probabilmente è perché sei già talmente abituato al peccato che esso non ti sconvolge più. Se è davvero così, tu sei già messo male, spiritualmente parlando. Ravvediti prima di cadere ancora più profondamente.
Forse fra voi ci sono alcuni che non hanno problemi di questo tipo. Forse tu sei molto attento ad evitare la compagnia sbagliata. Eviti di essere compagno con le persone sbagliate ed eviti pure i programmi, i film e la musica sbagliata. In sé, tutto questo è buono.
Però, forse tu sbagli nell'altra direzione. Forse nell'evitare la compagnia sbagliata, tu sei come una luce nascosta sotto il moggio. Forse hai ben poco contatto con le persone che sono nelle tenebre, al punto che poche persone vedono Cristo in te e poche persone sentono l'evangelo da te.
Se vivi così, stai peccando in quanto non stai vivendo come una luce nel mondo. Bisogna cambiare le cose per essere una luce. Noi credenti siamo la luce del mondo e dobbiamo quindi vivere in modo da poter influenzare le persone che stanno ancora nelle tenebre, proprio come prima eravamo noi.
Come essere una luce per gli altri
In quanto credenti, come possiamo essere luce senza avere la compagnia sbagliata? Prima di tutto, bisogna assumersi un chiaro impegno nel cercare di essere una luce per gli altri. Essere una luce richiede impegno. Perciò dobbiamo cercare attivamente contatto con le persone che non hanno Cristo.
Poi bisogna avere cura di gestire i rapporti con i non credenti in modo da avere un vero contatto con loro, senza però che essi diventino la nostra compagnia. Cioè, si può passare del tempo con dei non credenti, anzi bisogna passare del tempo con i non credenti. Però è importante che il contatto sia simile al contatto che Gesù aveva quando passava del tempo con loro.
Gesù non cercava mai i non credenti come amici. Aveva solo credenti come amici, fatto che egli dichiara in Giovanni 15:14,15. Ve lo leggo.
“14 Voi siete miei amici, se fate le cose che io vi comando. 15 Io non vi chiamo più servi, perché il servo non sa ciò che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché vi ho fatto conoscere tutte le cose che ho udito dal Padre mio.” (Giovanni 15:14-15 LND)
Solo chi fa le cose che Gesù comanda, quindi, solo i veri credenti, sono amici di Gesù. Non dovremmo avere non credenti come amici. Amici sono coloro con cui vogliamo passare tempo per essere in compagnia.
Gesù passava tempo con non credenti, ma non come compagni, ma specificamente e solamente per parlare con essi del regno di Dio. Questo era il Suo unico scopo. Questo scopo guidava il Suo contatto con loro.
Quindi dobbiamo seguire l'esempio di Gesù, e cercare quel contatto con i non credenti in cui possiamo parlare delle verità di Dio, del peccato, del giudizio, e del comandamento di ravvedersi e credere in Gesù per il perdono. Questo dev'essere lo scopo del nostro tempo con i non credenti. Non dobbiamo passare tempo con loro come nostra compagnia.
Seguendo l'esempio di Cristo, evitiamo la compagnia sbagliata, però, allo stesso tempo, impegniamoci ad essere la luce del mondo, attivamente cercando quel tipo di contatto che ci permetterà di essere luce per quelle persone intorno a noi che sono ancora nelle tenebre, proprio come eravamo noi!
Luce e Tenebre (v.8)
Avendo valutato il senso di non avere come compagnia coloro che sono nelle tenebre, passiamo ora al versetto 8, versetto nel quale Paolo inizia un discorso che spiega il motivo per cui non dobbiamo essere compagni dei peccatori. La verità contenuta nel v.8 è una verità preziosa, una verità che può darci tanta gioia se la meditiamo con attenzione. Leggo i vv.8-11:
“7 Non siate dunque loro compagni. 8 Un tempo infatti eravate tenebre, ma ora siete luce nel Signore; camminate dunque come figli di luce, 9 poiché il frutto dello Spirito consiste in tutto ciò che è bontà, giustizia e verità, 10 esaminando ciò che è accettevole al Signore. 11 E non partecipate alle opere infruttuose delle tenebre, ma piuttosto riprovatele,” (Efesini 5:7-11 LND).
Un ricordo della benedizione che abbiamo
Il versetto 8 ci ricorda la meravigliosa benedizione che abbiamo, cioè il fatto che Dio ci ha trasportati dalle tenebre alla luce. Eravamo tenebre, ora siamo luce nel Signore! Leggo ancora il v.8:
8 Un tempo infatti eravate tenebre, ma ora siete luce nel Signore; camminate dunque come figli di luce. (Efesini 5:8 LND).
Un tempo eravamo tenebre! Che condizione terribile era la nostra! La Bibbia usa la parola tenebre per indicare la vita senza Dio, descrive il male al posto del bene, rappresenta la morte anziché la vita. In una parola, rappresenta il peccato al posto della santità.
Gesù Cristo, Dio stesso, è la luce del mondo. Il Suo regno è il regno della luce. Egli è la vera vita degli uomini.
Le tenebre rappresentano una vita totalmente separata da Dio, tutto quello che è il contrario della luce. Notate che eravamo tenebre. Non solo conoscevamo le tenebre o camminavamo nelle tenebre, ma eravamo proprio tenebre.
Nelle tenebre fisiche, senza la luce, non puoi vedere nulla. Non puoi vedere la bellezza che si trova tutta intorno a te. Puoi essere circondato da un campo di bellissimi fiori e non vedere niente. Puoi stare davanti ad un maestoso panorama di montagna e neanche sapere che è là, proprio innanzi a te.
Similmente alla condizione nella quale ci si trova quando fisicamente si è nelle tenebre, chi è nelle tenebre spirituali non vede la gloria e la bellezza di Cristo. Infatti, in 2Corinzi 4, leggiamo di questo:
“3 Ma se il nostro evangelo è ancora velato, esso lo è per quelli che periscono, 4 nei quali, quelli che non credono, il dio di questo mondo ha accecato le menti, affinché non risplenda loro la luce dell’evangelo della gloria di Cristo, che è l’immagine di Dio.” (2Corinzi 4:3-4 LND).
Nelle tenebre non si vede la luce dell'evangelo della gloria di Cristo.
Nelle tenebre eravamo morti, senza la vera vita. Eravamo schiavi del nostro peccato, eravamo senza Dio.
In Efesini 2 troviamo qualche descrizione di quella che era la nostra condizione quando eravamo nelle tenebre:
“1 Egli ha vivificato anche voi, che eravate morti nei falli e nei peccati, 2 nei quali già camminaste, seguendo il corso di questo mondo, secondo il principe della potestà dell’aria, dello spirito che al presente opera nei figli della disubbidienza, 3 fra i quali anche noi tutti un tempo vivemmo nelle concupiscenze della nostra carne, adempiendo i desideri della carne e della mente, ed eravamo per natura figli d’ira, come anche gli altri.” (Efesini 2:1-3 LND).
“11 Perciò ricordatevi che un tempo voi gentili di nascita, chiamati incirconcisi da quelli che si dicono circoncisi, perché tali sono stati fatti nella carne per mano d’uomo, 12 eravate in quel tempo senza Cristo, estranei dalla cittadinanza d’Israele e estranei ai patti della promessa, non avendo speranza ed essendo senza Dio nel mondo.” (Efesini 2:11-12 LND).
Quando vivevamo così, eravamo spiritualmente ciechi, e non riconoscevamo la nostra condizione. Però, la nostra condizione era terribile. Quando eravamo tenebre, eravamo morti nei nostri peccati, seguivamo Satana, il principe delle potestà dell'aria, senza rendercene conto. Eravamo schiavi dei nostri desideri, cioè del nostro peccato. Senza saperlo eravamo figli d'ira. Davanti a noi c'era un'eternità di tormento.
Avendo questo terribile destino davanti a noi, pur non sapendolo, nulla importava, tutto era vanità, nessuna bella cosa di questa vita importava. Ricordate le parole di Gesù nell'Evangelo di Marco, capitolo 8:
“36 Che gioverà infatti all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde l’anima sua? 37 O che cosa potrebbe dare l’uomo in cambio dell’anima sua?” (Marco 8:36-37 LND).
Che importa di qualsiasi cosa nella vita quando, dopo la vita terrena, c'è una eternità di tormento, che è il destino di tutti coloro che sono nelle tenebre? Questo era pure il nostro destino. Eravamo senza Dio e senza speranza.
In Efesini 4:17-19 leggiamo un'esortazione a non camminare più come camminavamo una volta, cioè come coloro che sono nelle tenebre camminano tuttora. Mentre leggo questi versetti, notate com'è la vita per chi è nelle tenebre anche se non se ne rende conto. Anche noi vivevamo così. Leggo:
“17 Questo dunque attesto nel Signore, che non camminiate più come camminano ancora gli altri gentili, nella vanità della loro mente, 18 ottenebrati nell’intelletto, estranei alla vita di Dio, per l’ignoranza che è in loro e per l’indurimento del loro cuore. 19 Essi, essendo diventati insensibili, si sono abbandonati alla dissolutezza, commettendo ogni impurità con insaziabile bramosia.” (Efesini 4:17-19 LND).
Quando eravamo nelle tenebre non conoscevamo quanto terribile era la nostra condizione né il nostro destino, perché eravamo ottenebrati nell'intelletto, eravamo estranei alla vita di Dio. Il nostro cuore era indurito e vivevamo nella vanità della nostra mente. Credevamo di stare bene, ma era un inganno del peccato, era tutto vanità.
Per questo vivevamo nel peccato. È chiaro che il peccato varia da persona a persona. Certe persone vivono nei peccati molto visibili, praticando ogni sorta di dissolutezza. Altri hanno una vita che per la società è molto rispettabile, però, agli occhi di Dio, la loro vita è macchiata profondamente dal peccato, per esempio da peccati come l'orgoglio o l'idolatria o l'egoismo, o la fornicazione, o semplicemente il peccato di non glorificare Dio come Dio e non ringraziarLo per ogni cosa.
Oh quanto è terribile la condizione di chi è nelle tenebre, anche se, senza l'opera di Dio, chi cammina così non se ne rende conto! Questa era la nostra condizione quando eravamo tenebre. Eravamo tenebre!
Ora siamo luce!
Però ora, grazie a Dio, per grazia, per la bontà e la misericordia di Dio, non siamo più tenebre. Se abbiamo confessato i nostri peccati, e creduto in Gesù Cristo come il nostro Signore e Salvatore, ora siamo luce! ERAVAMO tenebre, ma ora siamo luce, grazie a Dio!
Prima eravamo morti nei nostri peccati, ora siamo stati vivificati da Dio!
Prima eravamo nell'ignoranza, ora Dio ha aperto i nostri occhi in modo che vediamo la luce, ci ha dato un'intelligenza spirituale tale da poter capire le verità di Dio e tale da conoscere Dio!
Prima eravamo destinati al tormento eterno, separati da Dio per sempre, ora, essendo stati perdonati in Cristo, abbiamo come destino la vita eterna con Dio.
Prima eravamo schiavi del nostro peccato, ora siamo stati liberati dal peccato per vivere in novità di vita. Prima era impossibile per noi non peccare. Entro certi limiti potevamo scegliere fra un peccato o un altro, però eravamo schiavi ed era impossibile non peccare. Ora, possiamo avere vittoria sul peccato.
Il fatto che ora siamo nella luce e vediamo la luce è interamente un'opera di Dio. Ho letto prima 2Corinzi 4:3,4. Rileggo quel passo, aggiungendo i vv.5-7:
“3 Ma se il nostro evangelo è ancora velato, esso lo è per quelli che periscono, 4 nei quali, quelli che non credono, il dio di questo mondo ha accecato le menti, affinché non risplenda loro la luce dell’evangelo della gloria di Cristo, che è l’immagine di Dio. 5 Noi infatti non predichiamo noi stessi, ma Cristo Gesù, il Signore; e noi stessi siamo vostri servi per amore di Gesù 6 perché il Dio che disse: "Splenda la luce fra le tenebre," è lo stesso che ha fatto brillare il suo splendore nei nostri cuori per far risplendere in noi la conoscenza della gloria di Dio, che rifulge sul volto di Gesù Cristo. 7 Or noi abbiamo questo tesoro in vasi di terra, affinché l’eccellenza di questa potenza sia di Dio e non da noi.” (2Corinzi 4:3-7 LND).
Dio ha fatto brillare il Suo splendore nei nostri cuori per illuminarci! Il fatto che ora siamo nella luce è tutto merito dell'opera di Dio nella nostra vita!
Ora, in Cristo, abbiamo vittoria sul peccato. Possiamo ancora scegliere di peccare, però non siamo più schiavi del peccato e possiamo anche scegliere di non peccare, il che era impossibile prima. Ora abbiamo vittoria sul peccato!
Prima, quando eravamo tenebre, la nostra vita era piena delle opere della carne. Ora possiamo essere ripieni del frutto dello Spirito. Vi leggo Galati 5 che elenca alcune delle opere della carne e poi parla del frutto dello Spirito:
“19 Ora le opere della carne sono manifeste e sono: adulterio, fornicazione, impurità, dissolutezza, 20 idolatria, magia, inimicizie, contese, gelosie, ire, risse, divisioni, sette, 21 invidie, omicidi, ubriachezze, gozzoviglie e cose simili a queste, circa le quali vi prevengo, come vi ho già detto prima, che coloro che fanno tali cose non erediteranno il regno di Dio. 22 Ma il frutto dello Spirito è: amore, gioia, pace, pazienza, gentilezza, bontà, fede, mansuetudine, autocontrollo.” (Galati 5:19-22 LND).
La vita è terribile quando è piena delle opere della carne. È una vita piena di odio, di paure, di gelosia, di invidia, di cattiverie, di scontri e non c'è mai vera pace o vera gioia in essa.
Confrontate quella vita con la vita piena dei frutti dello Spirito, una vita con vero amore, gioia, pace, pazienza, gentilezza, bontà, fede, mansuetudine e autocontrollo. Che meraviglioso beneficio ci è riservato per il fatto di essere nella luce anziché nelle tenebre!
Tutto è dovuto a Cristo
Il nostro versetto continua e parla di come dobbiamo camminare ora che siamo figli della luce. Dio volendo, vogliamo considerare tutto ciò la prossima volta. Però, per il momento, voglio fermarmi qua ed invitarvi tutti a meditare sulla meravigliosa verità che, per chi ha ricevuto Cristo nella sua vita, mentre prima era tenebre, ora è luce per mezzo di Cristo.
Abbiamo considerato alcuni dei benefici del fatto di essere luce. Com'è possibile che ora siamo luce e che abbiamo le meravigliose ed eterne benedizioni dell'essere luce?
Tutto questo è dovuto all'opera compiuta da Gesù Cristo per salvarci ed alla Sua opera presente che Egli continua a compiere in ogni credente, essendo il Signore di tutti coloro che vengono salvati.
Pensate con me ad un po' di quello che Gesù ha fatto per salvarci, per portarci nella luce.
Gesù, la vera luce, ha subito le tenebre per portarci nella luce.
Gesù, la vita, ha subito la morte per poterci vivificare.
Gesù, il Santo di Dio, si è caricato del nostro peccato per poterci santificare.
Gesù, sempre in comunione con il Padre dall'eternità passata, è stato separato dal Padre affinché noi potessimo essere riconciliati con Dio.
Gesù, degno di ogni onore e gloria, ha subito l'oltraggio ed il disprezzo affinché noi potessimo essere glorificati con Lui.
Gesù, l'onnipotente Dio, è diventato debole per far sì che la potenza di Dio fosse in noi.
Nonostante il fatto che siamo salvati, continuiamo a vacillare e talvolta a cadere. Gesù è sempre alla destra del Padre per intercedere per noi. Egli promette che non ci lascerà e non ci abbandonerà mai.
Abbiamo ogni benedizione spirituale nei luoghi celesti in Gesù Cristo.
Noi siamo nella luce grazie a Gesù Cristo! Egli è la nostra vita, Egli è la nostra luce. Noi siamo luce perché siamo in Cristo, la vera luce del mondo!
Rallegriamoci in questa stupenda verità!
Essendo luce in Cristo, Dio ci comanda di evitare di essere compagni con chi ancora vive nelle tenebre, cioè dei figli della disubbidienza.
Se pecchiamo, continuando ad essere i loro compagni e perseveriamo nell'avere tali compagnie, ne avremo brutte conseguenze. Quindi, anche se a volte sarà difficile, dobbiamo evitare di essere i compagni dei figli della disubbidienza. Questo riguarda le nostre amicizie e anche quello che guardiamo, ascoltiamo e leggiamo.
Però, mentre dobbiamo evitare di essere compagni dei figli della disubbidienza, visto che siamo luce, dobbiamo impegnarci ad essere luce per le persone intorno a noi. Perciò dobbiamo trovare il modo di avere dei contatti per poter toccare la vita delle persone e parlare con loro di Gesù Cristo. Non dobbiamo sperare che succeda per caso, piuttosto dobbiamo impegnarci attivamente per essere luce in questo mondo di tenebre. Dio si serve di noi per portare altre persone dalle tenebre alla luce!
Grazie a Dio! Grazie a Dio per Gesù Cristo, il nostro Salvatore! Tramite Cristo, Dio ci ha trasportati dal regno delle tenebre al regno della luce in Cristo Gesù!
Viviamo questa verità, in attesa di vedere Gesù Cristo!