Non c'è nulla di paragonabile al dono della salvezza, dono che ci dà la vita eterna in Cristo al posto della condanna eterna, condanna che rappresentava il nostro giusto destino! Stiamo studiando l'epistola agli Efesini che ci spiega molto della salvezza. I primi capitoli ci mostrano come la nostra salvezza è interamente un'opera di Dio per grazia. Partendo dal capitolo 4, questa lettera ci insegna come vivere alla luce della salvezza che abbiamo ricevuto. Negli ultimi sermoni, tratti da Efesini 4, stiamo imparando la necessità di spogliarci dell'uomo vecchio, di quel tipo di vita che fa parte della vecchia vita, e di rivestirci dell'uomo nuovo, avendo un cuore ed un comportamento che rispecchia Gesù Cristo il nostro Signore!
Abbiamo già considerato vari aspetti del nostro comportamento, per esempio l'importanza di non mentire mai e di dire sempre la verità, l'importanza di non rubare ma, piuttosto, di dare, l'importanza di non dire parole cattive, ma, piuttosto, parole che possano portare del bene.
Il brano di oggi, Efesini 4:31,32, parla soprattutto del cuore che dobbiamo avere come uomini nuovi. Il nostro cuore determinerà il nostro comportamento.
Leggiamo Efesini 4:31,32 e poi consideriamo attentamente il significato di esso per le nostre vite:
“31 Sia rimossa da voi ogni amarezza, ira, cruccio, clamore e maldicenza con ogni malizia. 32 Siate invece benigni e misericordiosi gli uni verso gli altri, perdonandovi a vicenda, come anche Dio vi ha perdonato in Cristo.” (Efesini 4:31-32 LND).
Via da voi ogni amarezza, ecc. (vv.31,32)
Il brano inizia parlando di una serie di atteggiamenti e comportamenti che devono essere rimossi da noi che siamo salvati. Essi devono essere rimossi perché fanno parte dell'uomo vecchio, cioè di quell'uomo condannato ad un'eternità senza Dio. Fanno parte della vita nelle tenebre e perciò non hanno posto nella vita di chi cammina nella luce, ovvero non devono più avere posto alcuno nelle nostre vite se davvero apparteniamo a Cristo. In altri termini, se tu appartieni a Gesù Cristo, se tu sei nella luce, allora queste cose non devono avere nulla a che fare con la tua vita.
Il brano inizia dichiarando: “sia rimossa da voi ogni amarezza, ira, cruccio, clamore e maldicenza.” Notate specificamente la parola ogni. Chi cammina in Cristo non deve lasciare spazio nella sua vita per alcuna di queste cose. Non basta togliere la maggioranza di queste cose, bisogna togliere completamente ogni forma di questi atteggiamenti e comportamenti.
Queste cose devono essere rimosse, tolte completamente dalla nostra vita! Il fatto che devono essere rimosse rende chiaro che, di natura, sono presenti nella vita. Infatti, in questo capitolo, Dio ci sta comandando di togliere quello che faceva parte della nostra vita prima della salvezza.
Consideriamo queste caratteristiche e questi comportamenti, affinché possiamo riconoscerli nella nostra vita per confessarli ed abbandonarli.
Amarezza
La prima cosa menzionata è l'amarezza. Dobbiamo togliere ogni amarezza dalla nostra vita, ovvero dal nostro cuore.
In sé, l'amarezza non è un comportamento, piuttosto è qualcosa che è nascosta nel cuore. L'amarezza è un veleno che sta nel cuore e che produce cattivi frutti nella nostra vita.
L' amarezza ci coglie quando fissiamo i nostri pensieri sugli aspetti negativi di qualcuno o qualcosa. Ogni persona ha aspetti negativi ed avere amarezza verso qualcuno vuol dire scegliere di pensare agli aspetti negativi di quella persona o del nostro rapporto con lei, magari a causa di un torto o di una delusione subita. Pertanto, anziché fissare i nostri pensieri sulle cose per cui possiamo ringraziare Dio riguardo ad un'altra persona, finiamo per convogliarli su quello che di negativo vediamo in lei. Questo avviene talvolta in conseguenza di qualche episodio che, come si è soliti dire, ci ha amareggiati o delusi. Spesso finiamo così per tenere nascosti dentro al cuore i motivi che ci hanno amareggiati, anziché magari discuterli con l'altra persona per chiarire ogni cosa con lei alla luce del sole e rimuovere dal nostro cuore, con l'aiuto di Dio, ogni radice di questo veleno mortale che è l'amarezza.
L'amarezza è dunque un veleno che porta ad avere un cuore in cui regnano le tenebre anziché la luce. Infatti, quando qualcuno è pieno di amarezza, una tale condizione gli si riflette nell'aspetto del viso e siamo dunque soliti dire che una tale persona ha la faccia nera.
In Ebrei 12 leggiamo:
“14 Procacciate la pace con tutti e la santificazione, senza la quale nessuno vedrà il Signore, 15 badando bene che nessuno rimanga privo della grazia di Dio e che non spunti alcuna radice di amarezza, che vi dia molestia e attraverso la quale molti vengano contaminati;” (Ebrei 12:14-15 LND).
Se tu hai amarezza nel tuo cuore, essa non solo contamina te, ma contamina pure le persone che orbitano nella tua vita.
L'amarezza è una condizione del cuore che produce odio, produce ira, cruccio ed altre cose cattive. Perciò essa mette il cuore in una condizione totalmente contraria alla santità e al carattere di Dio.
Avere amarezza nel cuore rappresenta anche il contrario dell'essere benigno. Chi ha amarezza nel cuore non può piacere a Dio e non può avere la pace di Dio perché non sta camminando nella luce di Dio.
Come puoi riconoscere se hai amarezza nel tuo cuore? Non è difficile. Basta valutare onestamente se i tuoi pensieri verso una certa persona o una certa situazione sono prevalentemente negativi. Se i tuoi pensieri nei confronti di una certa persona sono in maggioranza negativi, allora è molto probabile che tu sei contaminato dall'amarezza. Hai quindi bisogno di riconoscere questo peccato e di confessarlo per ricevere il perdono ed esserne purificato.
Bisogna spogliarci da ogni amarezza!
Ira
Dobbiamo anche spogliarci da ogni ira. Abbiamo già avuto un comandamento che riguardava l'ira nel v.26. In quel verso abbiamo capito che, nonostante il fatto che esista un'ira giusta, gran parte della nostra ira è peccaminosa perché ha origine e trae sostentamento dal nostro orgoglio. Ogniqualvolta abbiamo ira perché qualcuno ha peccato contro di noi quell'ira è sbagliata ed è un peccato. Dio ci comanda di togliere ogni ira nella nostra vita, confessando chiaramente quel tipo di ira che è peccato.
L'essere irati è soprattutto un atteggiamento del cuore. Spesso l'ira produce azioni o parole cattive, ma la parola qui usata riguarda più un atteggiamento del cuore. Avere ira è il contrario di perdonarsi gli uni gli altri.
È facile avere ira nel cuore, ma non è per questo che essa rappresenta un peccato di minor peso. Se tu hai ricevuto il perdono in Gesù Cristo, devi riconoscere la tua ira come peccato e confessarlo in modo da esserne perdonato e purificato.
Cruccio
Quando c'è ira nel cuore, essa produce il cosiddetto cruccio. La parola qui tradotto come cruccio descrive quel comportamento esterno che ha come radice l'ira interna. Il cruccio è l'ira del cuore esternata nelle azioni e nelle parole. Il cruccio è fare e dire cose cattive e porta ad accendersi contro l'altra persona. L'amarezza e l'ira che sono e restano nel cuore producono il cruccio. Il cruccio è un grave peccato, un peccato da confessare ed abbandonare completamente. È il contrario del cuore di Cristo, che non si comporta mai così impulsivamente contro di noi ma che, al contrario, è sempre pieno di bontà e di compassione.
Clamore
Oltre all'amarezza, l'ira e il cruccio, dobbiamo anche togliere dalla nostra vita ogni clamore. La parola qui tradotta come clamore ha a che fare con il gridare, con l'alzare la voce, col parlare con cattiveria, cercare di ferire con le parole, disprezzare con le parole. È quello che spesso si fa durante un litigio. È un modo di parlare guidato dalla carne, cioè dalla cattiveria nel cuore.
Il clamore è spesso frutto di amarezza o ira verso qualcuno. Quando abbiamo dentro amarezza o ira, spesso essa viene esternata in clamore, cioè con un parlare cattivo ed energico.
Questo è un grave peccato, un peccato che non deve avere spazio nella vita di un vero credente. Dobbiamo parlare in un modo che conferisce grazia, anziché recare danno e ferire.
Maldicenza (blasfemia)
Il versetto continua dichiarando che sia rimossa da noi ogni maldicenza. La parola greca tradotta qui come maldicenza è blasfemia. Essa descrive un modo di parlare in cui si cerca di danneggiare o il nome o la reputazione di un altro. Mentre il clamore è un parlare in modo cattivo VERSO qualcuno, la maldicenza è parlare male DI qualcuno.
La maldicenza è il frutto di una forma, anche nascosta, di odio e porta a dire male di una data persona. Essa rappresenta un tentativo di fare del male con le parole e deriva da un cuore malvagio, ragion per cui non deve esistere nella vita di un vero credente.
Ci sono varie forme di maldicenza, per esempio parlare male di qualcuno, criticare qualcuno, lamentarsi di qualcuno, tacere quando si potrebbe dire qualcosa di buono per contraddire qualcosa di falso. Fare false accuse è maldicenza, così come lo è anche esagerare parlando di qualcuno, facendo sembrare che costui è peggio di quello che è realmente.
Alla luce di questo, se noi diciamo di qualcuno che è esagerato o estremista quando questa non è la verità, stiamo usando maldicenza.
Infatti, quando non siamo d'accordo con qualcuno, è facile gettare parole di maldicenza per cercare di spuntarla su di lui! Allontaniamo da noi ogni genere di maldicenza!
Carissimi, vi esorto nel nome di Gesù Cristo, a stare in guardia per quanto riguarda le vostre parole. Impariamo tutti a pregare seguendo l'esempio della preghiera di Davide nei Salmi 141 e 39 e poi teniamo pure presente quello che dichiara Giacomo:
“O Eterno, poni una guardia davanti alla mia bocca.” (Salmo 141:3 LND).
“Io dicevo: "Veglierò sulla mia condotta, per non peccare con la mia lingua metterò un freno alla mia bocca mentre l’empio mi sta davanti".” (Salmo 39:1).
“Se qualcuno fra voi pensa di essere religioso, ma non tiene a freno la sua lingua, certamente egli inganna il suo cuore, la religione di quel tale è vana.” (Giacomo 1:26 LND).
Se noi non controlliamo la nostra lingua, se siamo maldicenti, stiamo camminando nelle tenebre. In questo caso, non importa quante belle parole diciamo di Dio, non importa quanto siamo impegnati con le opere buone; se parliamo con maldicenza abbiamo le tenebre nel cuore e non la luce. Abbiamo bisogno di confessare questo grave peccato per essere perdonati e purificati, in modo che possiamo rivestirci dell'uomo nuovo.
Malizia
Arriviamo ora all'ultimo dei peccati che figurano in questo elenco e che dobbiamo togliere dalla nostra vita, vale a dire la malizia. La malizia è la radice di tutti gli altri peccati fin qui elencati. Essa è legata all'odio e ad un cuore predisposto a pensare il male anziché il bene. Essa consiste nel nutrire nel proprio cuore della cattiveria contro qualcuno.
La malizia è qualcosa di terribile perché può rimanere nascosta nel cuore per molto tempo finché non viene fuori attraverso qualche comportamento peccaminoso, spesso con poco preavviso. Però, anche mentre è ancora nascosta nel cuore, contamina terribilmente la persona e fa sì che quella persona contamini altri.
Chi è un vero figlio di Dio ha bisogno di riconoscere e confessare ogni malizia che si cela nel suo cuore. Anche se è invisibile agli uomini, essa è visibile a Dio ed è da confessare.
Riassunto del v.31
Riassumendo quello che abbiamo visto in questo versetto, tutti questi peccati fanno parte dell'uomo vecchio. Nonostante che siamo stati salvati, dobbiamo continuare a combattere per tutta la vita contro l'amarezza, l'ira, il cruccio, il clamore e contro ogni malizia. Solo così possiamo spogliarci dell'uomo vecchio e rivestirci dell'uomo nuovo.
Il nuovo da mettere al posto del vecchio
Come abbiamo già visto nei versetti precedenti, quando togliamo il vecchio, non dobbiamo lasciare un vuoto, piuttosto dobbiamo riempire quel vuoto con il nuovo. In questo caso, nel versetto 32 Dio ci dà un elenco delle qualità da mettere al posto dei peccati che abbiamo appena discusso e che vanno rimossi totalmente. Leggiamo il v.32:
32 Siate invece benigni e misericordiosi gli uni verso gli altri, perdonandovi a vicenda, come anche Dio vi ha perdonato in Cristo.” (Efesini 4:32 LND).
Notate che questo versetto parla di due aspetti del cuore e poi di un comportamento che deriva da questo tipo di cuore. Ciò che importa è, prima di tutto, il giusto stato del nostro cuore perché esso poi produce un comportamento santo. Dobbiamo essere benigni e misericordiosi gli uni verso gli altri.
--- benigni: (benevoli)
Iniziamo considerando cosa vuol dire essere benigni, termine che potrebbe essere tradotto anche con benevoli. La parola qui tradotta con benigni è “crhstÒj” (chrêstos),la quale rappresenta un aggettivo che vuol dire virtuoso, buono, mite, piacevole ed è il contrario di aspro, duro o amaro. Perciò essa ha a che fare con il cuore ed il carattere di una persona. Dunque, l'essere benigno riguarda una disposizione del cuore nei confronto degli altri.
Essere benigni, in sé, non riguarda quello che uno fa, anche se in effetti produce e deve produrre un certo buon comportamento, piuttosto riguarda il cuore che uno ha verso gli altri. È un cuore che ama gli altri, un cuore che vuole il loro bene e che trova gioia negli altri! È un cuore pronto ad impegnarsi per essere una benedizione per gli altri ed è un cuore che è pieno di bontà verso gli altri, gentile e dolce nei loro confronti. Un altro brano che descrive questo tipo di cuore è 1Pietro 3:8 che dichiara:
“Infine siate tutti di una sola mente, compassionevoli, pieni di amor fraterno, misericordiosi e benevoli,” (1Pietro 3:8 LND).
In realtà, avere questo tipo di cuore vuol dire imitare Gesù Cristo. Ascoltate l'insegnamento contenuto in Filippesi 2:1-5:
“1 Se dunque vi è qualche consolazione in Cristo, qualche conforto d’amore, qualche comunione di Spirito, qualche tenerezza e compassione, 2 rendete perfetta la mia gioia, avendo uno stesso modo di pensare, uno stesso amore, un solo accordo e una sola mente 3 non facendo nulla per rivalità o vanagloria, ma con umiltà, ciascuno di voi stimando gli altri più di se stesso. 4 Non cerchi ciascuno unicamente il proprio interesse, ma anche quello degli altri. 5 Abbiate in voi lo stesso sentimento che già è stato in Cristo Gesù,” (Filippesi 2:1-5 LND).
Per poter stimare gli altri più di noi stessi e cercare gli interessi degli altri dobbiamo avere un cuore che ama il nostro prossimo nello steso modo in cui amiamo noi stessi. Quindi essere benevoli vuol dire avere un cuore che pensa al bene degli altri ed è pieno di gentilezza e di dolcezza nei confronti degli altri.
Dio ci comanda di essere benevoli così come Egli è benevolo verso di noi.
Se siamo figli di Dio, dobbiamo essere benevoli!
Misericordiosi gli uni verso gli altri
Inoltre Dio ci comanda pure di essere misericordiosi.
La parola misericordiosi traduce qui il termine “eusplagchnos” (cuore tenero, un buon cuore) che NON è la parola solita che viene tradotta come misericordia. Piuttosto questa parola descrive un cuore tenero, un cuore molto legato agli altri, un cuore che soffre quando gli altri soffrono e che gioisce quando gli altri gioiscono. È questo un cuore pieno di bontà verso gli altri.
In realtà questa parola non è tanto diversa dalla parola benigno. Quindi anche qui vediamo che non è solo quello che facciamo che importa, ma lo è soprattutto quello che siamo. Non è solo il nostro comportamento che è importante, ma molto di più lo è lo stato del nostro cuore che è poi quello che stimola e produce un comportamento giusto. È possibile avere un comportamento giusto che viene però da un cuore pieno di peccato. Ciò che Dio ci comanda è di avere un cuore buono.
Il modo per avere un cuore buono e per essere benevoli e misericordiosi è di riconoscere il nostro peccato e confessarlo a Dio che ci perdona e ci purifica.
Notate che dobbiamo essere misericordiosi gli uni verso gli altri, ovvero dobbiamo esserlo verso tutti e non solo verso coloro con i quali andiamo d'accordo.
In realtà, dobbiamo riconoscere che non è sempre facile né naturale avere questo tipo di cuore. Ci sono persone che ci danno fastidio, ci sono persone che ci feriscono, ci sono persone che hanno un carattere che è difficile per noi da accettare.
Facilmente vogliamo bene a quelli che vogliono bene a noi, ma anche i peccatori fanno così, proprio come Gesù spiega in Luca 6:
“32 Ma se amate coloro che vi amano, che merito ne avrete? Poiché anche i peccatori amano coloro che li amano. 33 E se fate del bene a coloro che vi fanno del bene, che merito ne avrete? Poiché i peccatori fanno lo stesso. 34 E se prestate a coloro dai quali sperate di riavere, che merito ne avrete? Anche i peccatori prestano ai peccatori, per riceverne altrettanto. 35 Ma amate i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e il vostro premio sarà grande e sarete i figli dell’Altissimo, perché egli è benigno verso gli ingrati e i malvagi.” (Luca 6:32-35 LND).
Dio ci comanda di avere misericordia, ovvero bontà verso tutti indistintamente, anche verso coloro che ci hanno fatto del male peccando contro di noi.
Perdonandovi a vicenda,
come Dio vi ha perdonati in Cristo...
Come possiamo essere benevoli e misericordiosi verso coloro che peccano contro di noi e che ci fanno del male?
Dobbiamo perdonare, perdonare come Dio perdona noi in Cristo Gesù! Dobbiamo perdonare perché noi siamo stati perdonati da Dio.
Dobbiamo capire che perdonare non è qualcosa di facoltativo ma rappresenta una parte fondamentale della vita di un vero credente!
Per esempio, Gesù, dopo averci insegnato come pregare, con quella che noi chiamiamo la preghiera del PADRE NOSTRO, dichiara:
“14 Perché, se voi perdonate agli uomini le loro offese, il vostro Padre celeste perdonerà anche a voi; 15 ma se voi non perdonate agli uomini le loro offese, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre.” (Matteo 6:14-15 LND).
Cari fratelli, perdonare non è facoltativo! Chi non perdona, non sarà perdonato da Dio; in altre parole, chi non perdona dimostra di non essere veramente salvato.
Questo insegnamento è chiaro ma, se siamo onesti, dobbiamo riconoscere che, a volte, è estremamente difficile perdonare. Visto che dobbiamo perdonare, perché ci è così difficile? Qual è la chiave che ci permetterà di perdonare in quei casi in cui ci sembra impossibile?
La risposta sta nel meditare sul perdono che noi abbiamo ricevuto da Dio. Infatti, spesso, l'unico modo secondo il quale possiamo perdonare è di ricordare il perdono che noi abbiamo ricevuto.
Un vero credente è pronto a perdonare gli altri, perché è ben cosciente del prezioso dono del perdono che egli stesso riceve da Dio! Dobbiamo ricordare quanto siamo già stati perdonati e che continuiamo ad essere perdonati. In questo modo possiamo perdonare gli altri. Un vero credente deve perdonare gli altri, ricordando il suo perdono.
Per esempio, in Marco 11:25, Gesù dichiara:
“E quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate affinché anche il Padre vostro, che è nei cieli, perdoni i vostri peccati.” (Marco 11:25 LND).
È proprio tenere a mente il nostro bisogno di perdono che ci permette di perdonare gli altri anche quando ciò è particolarmente difficile da fare, umanamente parlando.
Anche in Colossesi leggiamo della necessità di perdonare ricordando il perdono che abbiamo in Cristo! Leggo Colossesi 3:13:
“sopportandovi gli uni gli altri e perdonandovi, se uno ha qualche lamentela contro un altro, e come Cristo vi ha perdonato, così fate pure voi.” (Colossesi 3:13).
Visto che noi riceviamo perdono da Dio, dobbiamo anche noi perdonare gli altri.
Un altro brano importante che ci aiuta a capire quanto il perdono è una parte fondamentale della vita cristiana è Matteo 18:21-35. In questo brano, Gesù spiega a Pietro la necessità di perdonare sempre e poi racconta una parabola per mezzo della quale mostra che a chi non perdona non sarà perdonato.
Leggete con me questo brano in Matteo 18:
“21 Allora Pietro, accostatosi, gli disse: "Signore, se il mio fratello pecca contro di me, quante volte gli dovrò perdonare? Fino a sette volte?". 22 Gesù gli disse: "Io non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette. 23 Perciò il regno dei cieli è simile ad un re, il quale volle fare i conti con i suoi servi. 24 Avendo iniziato a fare i conti, gli fu presentato uno che gli era debitore di diecimila talenti. 25 E non avendo questi di che pagare, il suo padrone comandò che fosse venduto lui con sua moglie, i suoi figli e tutto quanto aveva, perché il debito fosse saldato. 26 Allora quel servo, gettandosi a terra gli si prostrò davanti dicendo: "Signore, abbi pazienza con me e ti pagherò tutto". 27 Mosso a compassione, il padrone di quel servo lo lasciò andare e gli condonò il debito. 28 Ma quel servo, uscito fuori, incontrò uno dei suoi conservi, che gli doveva cento denari; e, afferratolo per la gola, lo soffocava dicendo: "Pagami ciò che mi devi". 29 Allora il suo conservo, gettandosi ai suoi piedi, lo supplicava dicendo: "Abbi pazienza con me, e ti pagherò tutto". 30 Ma costui non volle, anzi andò e lo fece imprigionare, finché non avesse pagato il debito. 31 Ora gli altri servi, visto quanto era accaduto, ne furono grandemente rattristati e andarono a riferire al loro padrone tutto ciò che era accaduto. 32 Allora il suo padrone lo chiamò a sé e gli disse: "servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito, perché mi hai supplicato. 33 Non dovevi anche tu aver pietà del tuo conservo, come io ho avuto pietà di te?" 34 E il suo padrone, adiratosi, lo consegnò agli aguzzini finché non avesse pagato tutto quanto gli doveva. 35 Così il mio Padre celeste farà pure a voi, se ciascuno di voi non perdona di cuore al proprio fratello i suoi falli".” (Matteo 18:21-35 LND).
Oh cari fratelli, che Dio ci aiuti a capire che dobbiamo perdonare! Non c'è altra via per un vero credente. Quando ci è difficile, ed è davvero difficile in certe situazioni, per esempio, quando abbiamo sofferto molto e la persona ci ha fatto tanto male, dobbiamo ricordare quanto il nostro peccato contro Dio è grave e quanto immenso è il perdono di Dio per noi. Dobbiamo ricordare che il perdono che noi riceviamo da Dio Gli costò la vita di Gesù Cristo!
Infatti, nessun peccato contro di noi sarà mai grave quanto il nostro peccato contro di Dio alla luce della santità assoluta di Dio!
Per poterci perdonare, Dio Padre doveva riversare la Sua ira che era destinata a noi su Gesù Cristo. Il perdono che noi abbiamo ricevuto è molto più costoso del perdono che dobbiamo dare. Meditando su questo, possiamo perdonare e lasciare la vendetta a Dio.
Che cos'è il perdono?
Visto che dobbiamo perdonare gli altri, è importante capire che cos'è il vero perdono, il perdono che noi riceviamo da Dio. Noi dobbiamo perdonare come Dio ha perdonato noi. Consideriamo allora come Dio ha perdonato noi. Per prima cosa leggo Romani 8:1:
“Ora dunque non vi è alcuna condanna per coloro che sono in Cristo Gesù, i quali non camminano secondo la carne ma secondo lo Spirito,” (Romani 8:1 LND).
Non c'è più alcuna condanna per chi è in Cristo, ovvero, per chi è stato perdonato da Dio. La sua colpa è totalmente cancellata.
Inoltre, chi è perdonato ha pace con Dio, proprio come dichiara Romani 5:1:
“Giustificati dunque per fede abbiamo pace presso Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore,” (Romani 5:1 LND).
La parola “giustificati” descrive lo stato di coloro che sono stati perdonati da Dio. Quando noi siamo perdonati da Dio, entriamo in uno stato di vera pace con Lui. Perciò, quando noi perdoniamo gli altri vuol dire che dobbiamo farli rientrare in un rapporto di vera pace con noi.
Anche il Salmo 32 ci aiuta a capire il vero perdono, quello che abbiamo ricevuto da Dio e quindi come dobbiamo noi perdonare gli altri:
“1 Beato colui la cui trasgressione è perdonata, il cui peccato è coperto! 2 Beato l’uomo a cui l’Eterno non imputa l’iniquità, e nel cui spirito non c’è inganno.” (Salmo 32:1-2 LND).
Quando Dio ci perdona, il nostro peccato è coperto, ovvero non è più visibile a Dio ed Egli non ci pensa più! Quando Dio ci perdona, il nostro peccato non viene più attribuito a noi. Il Salmo 103:12 descrive esattamente questo fatto:
“Quanto è lontano il levante dal ponente, tanto ha egli allontanato da noi le nostre colpe.” (Salmo 103:12).
Perciò perdonare gli altri non è semplicemente dire loro le parole “ti perdono”, ma è veramente cancellare il peccato di quella persona dalla nostra mente e dal nostro cuore e non riportarlo alla luce mai più come accusa o condanna verso quella persona.
Ostacoli al perdono
Nello stesso modo in cui Dio ha perdonato noi, noi dobbiamo perdonare gli altri, sia quando ci è facile farlo che quando ci è difficile.
Quando ti è difficile perdonare qualcuno, riconosci che stai focalizzando i tuoi pensieri sull'offesa che hai subito dall'altra persona, anziché sull'immensità del perdono che tu hai ricevuto da Dio!
In quel momento stai pensando a quanto è grave il peccato dell'altra persona contro di te, almeno nella tua mente, ma non stai pensando a quanto sono gravi i tuoi peccati contro Dio.
Perciò, quando ti è difficile perdonare qualcun altro, prega Dio di mostrarti di più la grandezza di ogni tuo peccato e l'immensità del sacrificio di Gesù Cristo, che è il prezzo del tuo perdono. Quando vedrai questo allora diventerà molto più facile perdonare gli altri.
Perdonati in Cristo
Prima di concludere, voglio notare una verità importantissima nel nostro versetto. Leggo ancora Efesini 4:32. Notate la fonte del nostro perdono:
“Siate invece benigni e misericordiosi gli uni verso gli altri, perdonandovi a vicenda, come anche Dio vi ha perdonato in Cristo.” (Efesini 4:32 LND).
Dobbiamo sempre, davvero sempre ricordare che noi siamo perdonati in Cristo Gesù! Non esiste altro perdono se non il perdono che noi abbiamo in Cristo. Quando diciamo di essere perdonati in Cristo vuol dire che siamo perdonati per mezzo del Suo sacrificio. In altre parole, siamo perdonati perché Gesù Cristo ha preso la nostra condanna, subendo l'ira di Dio al posto nostro mentre era appeso sul duro legno della croce.
Quindi dobbiamo ricordare l'altissimo costo del nostro perdono, la grandezza del nostro perdono e quanto è prezioso il nostro perdono, perché questo ci aiuterà a poter perdonare gli altri e ci darà grande gioia nel nostro cammino su questa terra.
Conclusione
Alla luce di tutto questo, come dobbiamo vivere? Alla luce della salvezza che abbiamo ricevuto, salvezza che è stata interamente un'opera della grazia e della misericordia di Dio, come dobbiamo vivere? Ora che Dio ci ha trasportati dal potere delle tenebre al regno del Suo Figliolo, ora che Dio ci ha vivificati, dandoci la vita eterna con Lui, come dobbiamo vivere?
Dobbiamo spogliarci dal vecchio uomo e rivestirci dell'uomo nuovo. In questi versetti abbiamo visto che bisogna togliere via dalla nostra vita ogni amarezza, ogni ira, ogni cruccio, ogni clamore e ogni maldicenza con ogni malizia. L'unico modo di fare questo è di riconoscere e confessare questi peccati, in modo da esserne perdonati e purificati.
Pertanto, anzichè avere un cuore pieno di questi peccati, dobbiamo essere benigni e misericordiosi, ovvero dobbiamo avere un cuore tenero che promuove un carattere dolce e gentile nei confronti degli altri, un cuore che desidera ardentemente il loro bene e che ci spinge ad impegnarci per quel bene. Per poter avere questo cuore nei confronti di altri che peccano contro di noi, dobbiamo perdonarci a vicenda, come Dio ci ha perdonato in Cristo.
Questa è la vita di un vero credente! E così anche noi dobbiamo vivere.
Dobbiamo vivere così, eppure, purtroppo, cadiamo tutti. È importante, perciò, quando cadiamo, che riconosciamo il nostro peccato e che lo confessiamo. Solo così possiamo ottenere il perdono che ci serve per essere purificati. Solo così possiamo crescere per assomigliare di più a Gesù Cristo che ha dato la Sua vita per noi.
Gesù Cristo è benigno e misericordioso con noi e noi abbiamo il perdono in Lui. Seguiamo le Sue orme e viviamo così con gli altri.
Grazie a Dio per il perdono che abbiamo ottenuto e per la Sua benignità nei nostri confronti. O che possiamo rispecchiare Dio nel modo in cui noi amiamo e perdoniamo gli altri!