La vera salvezza non è soltanto una dottrina che si crede, anche se è fondata sulla Verità, non è una religione che si pratica, piuttosto è lo stato di essere riconciliati con Dio per mezzo di Gesù Cristo ed è camminare in novità di vita. Essa riguarda ogni aspetto della vita.
L'Epistola agli Efesini ci insegna che la salvezza è l'opera di Dio. Eravamo morti nei nostri peccati, senza Dio e senza speranza, e Dio ci ha vivificati e riconciliati a Sé per mezzo di Gesù Cristo.
Ora che siamo nuove creature, creati in Gesù Cristo, dobbiamo spogliarci del vecchio uomo, del vecchio modo da vivere, di quella vita che porta alla condanna eterna e dobbiamo rivestirci dell'uomo nuovo.
Da Efesini 4:25 in avanti, l'Apostolo Paolo spiega dei modi specifici in cui dobbiamo spogliarci dal vecchio per rivestirci del nuovo. Nell'ultimo sermone abbiamo considerato l'insegnamento sul non mentire più in alcun modo e anche del non peccare più adirandosi.
Oggi vogliamo continuare ad esaminare questo capitolo e considerare altri due campi della vita in cui naturalmente si pecca. Vogliamo vedere il vecchio da togliere e il nuovo da mettere al suo posto. Iniziamo con Efesini 4:28. Prima parleremo del fatto di non rubare più e poi del non parlare in modo sbagliato.
Non rubare più, piuttosto lavorare per dare
Riprendiamo il brano con il versetto 28. Anche qui vediamo, prima di tutto, un esempio di comportamento della vecchia vita da togliere e poi il comportamento e il cuore nuovo che serve avere al posto del vecchio. Questo versetto parla del dare anziché rubare. Leggo il v.28:
28 Chi rubava non rubi più, ma piuttosto si affatichi facendo qualche buona opera con le proprie mani, affinché abbia qualcosa da dare a chi è nel bisogno. (Efesini 4:28).
Come è evidente, anche in questo versetto si parla di una vita trasformata!
Prima di considerarne il contenuto, voglio notare qualcosa di incredibile. La frase iniziale “chi rubava non rubi più” è incredibile, alla luce dell'Antico Testamento perché, nell'Antico Testamento, c'era il comandamento e poi la condanna per chi non ubbidiva. Qui, invece, con la frase “chi rubava, non rubi più”, vediamo la grazia di Dio che permette al credente di lasciare la vita di peccato per vivere in novità di vita! Ciò che era impossibile alla legge, la grazia in Cristo Gesù lo rende possibile. Possiamo camminare in novità di vita!
In questo versetto, Dio ci comanda di non rubare più. Questo comprende ogni forma di rubare. Anzitutto, comprende ovviamente quel rubare che è anche riconosciuto come tale dalla società ed è punibile secondo la legge dello Stato. Ma comprende anche altre forme di rubare che sono più o meno accettate dalla società. Per esempio, non pagare tutte le tasse è un modo di rubare. Non lavorare con costanza è rubare al proprio datore di lavoro perché egli paga il suo dipendente anche nel tempo in cui non sta veramente lavorando.
Similmente, un datore di lavoro che non paga ai suoi dipendenti una giusta cifra, oppure non paga al giorno stabilito, sta rubando. Un cliente che non paga per un servizio o un prodotto sta rubando. Uno che vende un prodotto che è meno buono di quanto egli aveva fatto sembrare sta rubando. Come vedete, possiamo rubare in tanti modi diversi. Chi è un figlio di Dio deve smettere di rubare. Non deve rubare in alcun modo.
Sprecare è una forma di rubare, perché stiamo prendendo più di quanto serve e, così, abbiamo meno da dare ad altri.
Come nuove creature, dobbiamo rinunciare ad ogni forma di rubare, sia a quelle che la società condanna, sia a quelle che la società accetta. Un credente non deve rubare più.
Chiaramente, se c'era qualche campo della vita in cui rubavamo prima, non rubare più porta spesso ad avere meno delle cose materiali che avevamo in precedenza.
Per esempio, chi prima non lavorava tanto quando non c'era il capo, ora, ubbidendo a Dio, lavorerà di più e probabilmente tornerà a casa più stanco. Colui che era abituato a non pagare l'IVA, ora, pagando sempre l'IVA, probabilmente avrà meno soldi. Chi come lavoro vende prodotti e inizia a descriverli in modo totalmente onesto, potrebbe vendere meno,talvolta molto meno e, perciò, potrebbe avere meno entrate. Non rubare più può costare caro in termini materiali.
Però un vero credente cammina in ubbidienza perché il suo tesoro non è più quello che possiede nelle cose terrene, ma è il camminare in stretta comunione con Cristo. Perciò un vero credente abbandona ogni forma di rubare perché vuole il vero tesoro, la comunione con Cristo.
La nuova vita
Bisogna non solo togliere il vecchio, ma mettere il nuovo al suo posto. In questo caso, bisogna non solo rigettare ogni forma di furto, ma mettere il nuovo al suo posto. Al posto di rubare dobbiamo rivestirci della pratica del vivere in modo tale da poter aiutare chi è nel bisogno. In altre parole, dobbiamo lavorare, affaticandoci, per poter avere abbastanza per i nostri bisogni e anche di più, in modo cioè da poter dare a chi è nel bisogno. Notate come questo viene chiaramente detto. Rileggo il versetto 28:
“Chi rubava non rubi più, ma piuttosto si affatichi facendo qualche buona opera con le proprie mani, affinché abbia qualcosa da dare a chi è nel bisogno.” (Efesini 4:28 LND).
Al credente è comandato di affaticarsi facendo qualche buona opera con le proprie mani. Lo scopo di questo è di guadagnare abbastanza per le proprie necessità e anche di avere qualcosa in più in modo da poter aiutare altri che sono nel bisogno. Analizziamo più a fondo questo comandamento.
--- Affaticarsi
Il versetto dichiara che bisogna affaticarsi. In Genesi 3, dopo che Adamo ed Eva avevano peccato, Dio dichiarò ad Adamo che avrebbe mangiato col sudore del suo volto. Nel piano di Dio, il lavoro richiede fatica. Uno sceglie di rubare per avere di più senza doversi affaticare. Ma camminare con Dio vuol dire essere pronto ad affaticarsi, non solo il minimo possibile, ma anche più del necessario, in modo da guadagnare più del necessario, per poter dare a chi è nel bisogno. Questo è indice di una vera trasformazione del proprio cuore. Prima si cercava di evitare le fatiche, ora, per amore del prossimo, ci si affatica più del necessario!
Quindi, come frutto dell'essere nuove creature, ogni credente dev'essere pronto ad affaticarsi nel proprio lavoro, non solo per avere il necessario per se stesso, ma pure per poter aiutare gli altri. Tu ti affatichi per poter aiutare gli altri?
---- facendo qualche buona opera
Notate anche che il brano dichiara di affaticarsi facendo qualche buona opera. È importante che un credente faccia solamente lavori che possono essere considerati buone opere secondo il metro di Dio. Questo esclude qualunque lavoro che porterebbe a trascinare se stessi ed altri lontano o più lontano da Dio.
La maggior parte dei lavori sono onesti. Tuttavia ci sono lavori in campi che promuovono il peccato oppure sono peccati in sé. Per esempio, ci sono lavori in certi settori o ambienti che sono pieni di peccato, come, per esempio, varie forme di divertimento che implicano immoralità o l'essere disonesti. Un credente non dovrebbe lavorare in quei settori. Se un lavoro è fatto per promuovere l'orgoglio, esso non rappresenta una buona opera ed è quindi da rigettare.
Quindi è importante che ogni credente cerchi un lavoro in cui può affaticarsi e che sia una buona opera, che fa del bene agli altri e non va contro i principi di Dio.
---- con le proprie mani (non esclude altri tipi di lavoro, ma indica che è lui che lavora)
Questo versetto menziona anche l'importanza di lavorare con le proprie mani. Questo non esclude un lavoro in cui si lavora con la mente, ma fa riferimento ad una occupazione compiuta dalla persona stessa. Ognuno dovrebbe avere il proprio lavoro, anche se non sempre questo lavoro avrà una remunerazione economica. Per esempio, in Tito impariamo che la moglie dev'essere la guardiana della casa. Il fatto di essere senza un lavoro a pagamento non esclude però che uno può lavorare per aiutare gli altri. Ognuno ha bisogno del proprio lavoro.
--- per aiutare chi è nel bisogno
Il versetto spiega anche che bisogna affaticarsi, lavorando con le proprie mani, per poter aiutare chi è nel bisogno.
Questo è un concetto radicale! Nella nostra società una persona lavora per avere per se stessa e per i suoi. Se lavora di più, guadagna di più per se stessa.
Quanto è diverso il comandamento di Dio che, per farci essere imitatori di Cristo, ci comanda di affaticarci per poter avere in più in modo da poter aiutare chi è nel bisogno.
In altre parole, uno degli scopi principali per cui dobbiamo affaticarci è per poter avere di che aiutare coloro che stanno nel bisogno. Dio ha creato il mondo in modo che ci sarà sempre chi è nel bisogno. Il fatto che ci affatichiamo per aiutare quelle persone ci aiuta a capire se abbiamo veramente l'amore di Dio in noi.
Tutto questo per imitare Cristo
Pensate a quanto la vita in Cristo è il contrario della vita senza Cristo. Senza Cristo uno vive per se stesso, affaticandosi per avere per se stesso, cercando di ottenere quanto può per sé, anche se deve calpestare o almeno ignorare gli altri ed i loro bisogni. Spesso questo porta a rubare, chi in modo diretto, tanti di più in modo indiretto.
Chi riceve la salvezza in Gesù Cristo, seguendo l'esempio di Cristo, non vive più per se stesso, ma vive per la gloria di Dio e per il bene degli altri. Dove prima cercava per se stesso, ora si affatica per poter aiutare chi è nel bisogno! Lodiamo Dio per questa meravigliosa trasformazione. Impegniamoci a vivere in novità di vita. Questo non è facile perché vuol dire rinunciare alla carne. Vuol dire andare contro corrente. Però, questa è la via di un vero credente.
Un parlare nuovo
Passiamo ora al v.29, che tratta di un alto campo della vita estremamente importante: il nostro parlare. Già nel v.25 abbiamo letto della necessità di non mentire più, ma, piuttosto, di dire sempre la verità. Ora, il v.29 ci comanda di avere un nuovo modo di parlare. Leggiamo questo verso:
29 Nessuna parola malvagia esca dalla vostra bocca, ma se ne avete una buona per l’edificazione, secondo il bisogno, ditela affinché conferisca grazia a quelli che ascoltano. (Efesini 4:29 LND).
Anche qui Dio ci comanda di togliere il vecchio e sostituirlo con il nuovo!
Consideriamo per prima cosa ciò che dobbiamo togliere. Il comandamento è molto chiaro: “nessuna parola malvagia esca dalla vostra bocca.”
La parola qui tradotta come “malvagia” è una parola che vuol dire marcio, putrefatto ed anche corrotto da qualcuno e non più adatto per essere usato, logorato. Vuol dire anche di qualità povera, pessimo, disadatto per uso, indegno.
Nel Nuovo Testamento, questo termine viene tradotto soprattutto con la parola “cattivo”, per esempio quando Gesù parla dell'albero cattivo che fa frutto cattivo. Ritroviamo questo episodio in Luca 6:43:
“Poiché non c’è albero buono che faccia frutto cattivo, né albero cattivo che faccia frutto buono.” (Luca 6:43).
Troviamo la stessa parola tradotta come “quello non buono” in Matteo 13:48, che racconta dei pescatori che tirano a riva la rete piena di pesci e dividono quelli buoni da quelli non buoni. Ve lo leggo:
“Quando è piena, i pescatori la tirano a riva e, postisi a sedere, raccolgono ciò che è buono nelle ceste, mentre gettano via quello non buono.” (Matteo 13:48).
Capendo questo, possiamo capire che le parole malvagie sono parole non buone, parole che non portano alcun bene, parole che non servono, parole che non glorificano Dio e non edificano gli altri. Non sono necessariamente parole che considereremmo cattive, ma non portano alcun vero bene.
Capendo la definizione della parole qui tradotta come “malvagie”, possiamo capire che si tratta non solo di parole malvagie secondo il metro comune, ma anche di parole che non servono. Per esempio, in Matteo 12, Gesù dichiara:
“Or io dico che nel giorno del giudizio gli uomini renderanno conto di ogni parola oziosa che avranno detta.” (Matteo 12:36 LND).
Gli uomini renderanno conto, ovvero, saranno giudicati per ogni parola oziosa, per ogni parola che non serve!
Quindi, quando Dio ci comanda di togliere ogni parola malvagia, ciò comprende ogni tipo di parlare che non porta gloria a Dio e che non edifica gli altri.
Questo non vuol dire che bisogna parlare solamente delle cose di Dio. Si possono certamente affrontare altri discorsi che glorificano Dio ed edificano gli altri. Possiamo parlare di tante cose, però, sia il contenuto che il modo di parlare dovrebbe portare gloria a Dio.
Invece, qualunque parlare che è spinto dall'orgoglio o dall'egoismo o che tratta un discorso che non è puro o che parla del peccato in modo da non condannarlo, rappresenta un parlare con parole malvagie, parole corrotte, parole che non servono, parole cattive.
Vediamo un esempio di una forma di parlare di questo genere nel capitolo 5, dove leggiamo della necessità del togliere i peccati dalla nostra vita:
“lo stesso si dica della disonestà, del parlare sciocco e della buffoneria, le quali cose sono sconvenienti, ma piuttosto abbondi il rendimento di grazie.” (Efesini 5:4 LND).
Come stiamo vedendo, le parole malvagie, le parole corrotte, le parole indegne, le parole marce fanno parte della vecchia vita e non devono più trovare spazio nella vita nuova in Cristo.
Ci sono tanti esempi di queste parole. Parole dette con orgoglio sono parole malvagie perché non danno gloria di Dio e sono peccaminose. Lo stesso dicasi per quelle parole dette per attirare l'attenzione su di sé o per vantarsi.
Le parole dette per ferire sono parole malvagie perché non promuovono l'edificazione dell'altra persona, piuttosto, la distruggono e le fanno del male.
Le parole dette per innalzarsi sono corrotte perché dobbiamo glorificare solo Dio.
Le parole dette per criticare o disprezzare gli altri sono parole cattive.
Le parole inutili, le parole relative a cose sciocche, un gran numero di parole che vengono comunemente ritenute scherzose, dei commenti stupidi per fare ridere, sono tutte parole che sono comprese nel significato di parole malvagie.
Anche il lamentarsi e il mormorare sono parole che fanno parte della definizione di parole malvagie. Viviamo in una società in cui lamentarsi è molto normale, ma non è per questo meno peccato agli occhi di Dio. Dobbiamo togliere ogni parola malvagia dal nostro parlare.
Questa trasformazione richiede un'opera profonda dello Spirito Santo in noi.
Quando qualche parola malvagia esce dalla tua bocca, è bene per te riconoscere che ciò è un peccato e confessarlo per essere perdonato e purificato da Dio.
Un parlare che edifica
Come in ogni altro campo, non basta togliere il male, ma bisogna sostituirlo con il bene. Leggo ancora il v.29:
“Nessuna parola malvagia esca dalla vostra bocca, ma se ne avete una buona per l’edificazione, secondo il bisogno, ditela affinché conferisca grazia a quelli che ascoltano.” (Efesini 4:29 LND).
Esaminiamo la seconda parte di questo versetto, pregando Dio di aiutarci a capirne il senso in modo da parlare così! Quanto è importante il nostro parlare!
Prima di tutto, dobbiamo usare parole buone. La parola greca tradotta come “buona” è “agathos”, la quale rappresenta una parola molto ricca che vuol dire buono e che indica qualcosa di buona costituzione o natura, qualcosa di utile, salutare, una cosa eccellente, distinta. Quindi, le parole che dobbiamo dire, anziché essere malvagie, devono essere buone, devono essere utili, devono portare del bene.
---- per l'edificazione
Il versetto continua e dichiara che le parole che diciamo, oltre ad essere buone, devono portare all'edificazione.
Cosa vuol dire edificare? Edificare vuol dire fortificare, rendere più stabile e nel, contesto cristiano, aiutare a diventare di più come Gesù Cristo. Le nostre parole dovrebbero fare questo nella vita delle persone con cui parliamo.
In altri termini le nostre parole dovrebbero portare del bene, quello vero, che consiste nel somigliare di più a Cristo, nella vita del nostro interlocutore. Questo non vuol dire che esse saranno sempre piacevoli, però devono essere parole che possono essere usate da Dio per portare del bene nella vita di chi ascolta. Parlare con qualcuno del suo peccato non porta, almeno inizialmente, piacere nella vita di quella persona, ma è per il suo bene e darà gioia a quella persona se quel parlare non resterà infruttuoso ma produrrà o contribuirà a produrre un cambiamento in lei, in modo che questa abbandoni quel peccato che gli abbiamo mostrato con le nostre buone parole.
Perciò, le nostre parole dovrebbero sempre aiutare chi ci ascolta a vivere di più alla gloria di Dio. In tal senso, le nostre parole dovrebbero aiutare le persone a riconoscere e ad abbandonare i loro peccati per permettere loro di vedere di più di quanto già fanno che Gesù Cristo è il vero tesoro.
Certamente, questo comprende parole che aiutano le persone a vivere meglio nel senso pratico nella vita. Due mogli che parlano di come possono svolgere meglio i lavori di casa stanno edificando l'una l'altra. Parlare di come curare un giardino o un orto può glorificare Dio. Anche quando ci aiutiamo gli uni gli altri a vivere meglio i ruoli che Dio ci ha dato, di certo usiamo parole che edificano.
Chiaramente, per poter pronunciare parole di questo tipo, dobbiamo essere ripieni della Parola di Dio. Parole buone che edificano non vengono usate naturalmente, ma saranno davvero alla base dei nostri discorsi solo quando ci impegniamo ad avere la Parola di Cristo che dimora copiosamente in noi.
----- secondo il bisogno
Continuando ad esaminare il nostro versetto, notiamo che Paolo aggiunge un altro dettaglio importante, cioè, che dovremmo dire parole buone che edificano secondo il bisogno. Cosa vuol dire pronunciare parole che edificano secondo il bisogno?
Cerco di spiegare meglio questo concetto. Una parola da noi detta può essere in assoluto una parola buona, una parola che edifica, ma quello che scegliamo per pronunciarla potrebbe essere il momento sbagliato per farlo. In altre parole, non ogni momento è il momento buono per ogni parola buona. È importante avere discernimento e saggezza per capire se quello che scegliamo è il momento giusto per una certa parola. Non si può dire tutto in una volta, delle volte dire troppe cose ostacola la comprensione della cosa più importante e non produce il fine per il quale dobbiamo usare buone parole, ossia l'edificazione. Quindi, dobbiamo avere gli occhi aperti e dei cuori sensibili per essere in grado di capire qual è il discorso giusto da fare in un dato momento. Quando ci troviamo al cospetto di un bisogno, prima di parlare, la domanda che dobbiamo porci è la seguente: qual è il discorso che serve fare di fronte a questo genere di bisogno? Ovviamente, non sempre la persona stessa alla quale parliamo riconoscerà il suo bisogno. È anche per questa ragione che abbiamo molto bisogno della guida e del discernimento che provengono solo dallo Spirito Santo.
----- ditela, affinché conferisca grazia
Quando abbiamo una parola buona da dire, una parola che serve per l'edificazione ed essa supplisce al bisogno di quella persona, allora dobbiamo dirla, come dichiara questo versetto, perché quella buona parola conferisce grazia.
Questa è una verità meravigliosa ed incredibile. Le nostre parole possono essere degli strumenti, dei veicoli, dei mezzi che portano la grazia di Dio ad altre persone. Che grande privilegio è questo! Noi possiamo portare la grazia di Dio agli altri tramite le nostre parole. Quando consideriamo il fatto che eravamo nemici di Dio, morti nei nostri peccati, e che ora possiamo portare la Sua grazia ad altri, non possiamo non meditare di quale immenso privilegio godiamo adesso!
Perciò
Perciò, preghiamo Dio di aiutarci a capire la potenza delle nostre parole, tanto in bene, quanto in male. Le nostre parole possono distruggere, possono fare tanto male, ma possono anche essere strumenti potenti nelle mani di Dio, per compiere tanto bene, un bene che dura per tutta l'eternità! Oh che possiamo comprendere l'importanza di stare sempre in guardia per quanto riguarda il nostro parlare!
Ricordate le parole di Gesù Cristo in Matteo 12:36:
“Or io dico che nel giorno del giudizio gli uomini renderanno conto di ogni parola oziosa che avranno detta.” (Matteo 12:36 LND).
Saremo giudicati per ogni parola oziosa, ogni parola che non è utile, che non edifica, che non serve! Quindi, impariamo a valutare bene le nostre parole e a pensare prima di parlare!
E, quando cadiamo, peccando, dicendo parole che non servono o, peggio ancora, parole che fanno del male anziché edificare, parole che non rispecchiano la santità di Dio, parole che esprimono orgoglio o egoismo o impurezza, quando pecchiamo con le nostre parole, riconosciamo la gravità di questo peccato e confessiamolo. Solo così Dio ci perdonerà e ci purificherà, affinché possiamo riprendere ad usare le nostre parole per conferire la grazia di Dio a chi ci ascolta.
Conclusione
Quindi, anche in questi due versetti, abbiamo visto che dobbiamo togliere il vecchio e rivestirci con il nuovo. Il brano che abbiamo considerato oggi ci ha parlato di due campi importanti della vita.
Prima di tutto, abbiamo visto l'importanza di non rubare in alcun modo, ma piuttosto di impegnarci e affaticarci in modo da avere di che poter aiutare chi si trova nel bisogno. Non basta non rubare, ma dobbiamo anche impegnarci per poter aiutare gli altri. Questo è assomigliare a Gesù Cristo che si è dato completamente per salvarci. Camminare in novità di vita, in giustizia e in santità vuol dire assomigliare a Gesù Cristo anche in questo. Affatichiamoci per poter aiutare chi è nel bisogno! Facendo così, saremo più come Cristo!
Abbiamo anche considerato il comandamento di non dire alcuna parola malvagia. Il significato biblico della parola malvagia è molto più ampio di quello che le diamo nella lingua italiana. Perciò dobbiamo togliere dalla nostra conversazione ogni forma di parlare che non edifica o non serve o non glorifica Dio.
Al posto di tutte queste parole dobbiamo dire parole buone, parole che edificano, secondo il bisogno. Quando parliamo così, diventiamo strumenti di Dio, strumenti utili per conferire grazia!
Che immenso privilegio! Per poter parlare così, dobbiamo avere un cuore puro e dobbiamo riempirci della Parola di Dio, prprio come leggiamo in Colossesi 3:16:
“La parola di Cristo abiti in voi copiosamente, in ogni sapienza, istruendovi ed esortandovi gli uni gli altri con salmi, inni e cantici spirituali, cantando con grazia nei vostri cuori al Signore.” (Colossesi 3:16 LND).
O che possiamo essere un popolo così, che vive per il vero bene degli altri e parla in modo da edificare gli altri. Più viviamo così, più assomiglieremo a Gesù Cristo e più gioia avremo nel cuore.
Preghiamo: Padre celeste, aiutaci ad essere santi in tutta la nostra condotta, dandoci grazia, con ogni impegno da parte nostra, di adoperarci con le nostre mani in lavori degni della Tua presenza nella nostra vita, lavori che ci permettano di avere per noi il pane necessario e quanto ci occorre per supplire alle necessità di chi si trova nel bisogno. Donaci pure la grazia di avere sempre, per la guida del Tuo Santo Spirito, un parlare conforme alla nostra santa vocazione, un parlare che edifica secondo il bisogno e concedici il privilegio, tramite esso, di essere degli strumenti portatori di grazia nelle Tue preziose mani. Amen!