L'uomo senza Cristo è così immerso nel suo peccato che non sa di essere nel peccato. Non conosce altro, è l'unico modo di vivere che può immaginare, e quindi, non sa quanto terribile è la sua condizione, e non può nemmeno immaginare la gioia di essere perdonato e riconciliato con Dio.
Vivendo nel peccato, non riconosce quanto è terribile la propria vita. Cioè, la cattiveria e tutto quello che è brutto del peccato, perfino la separazione da Dio, diventano così normali che spesso la persona che vive nel peccato non riconosce la propria schiavitù e non riconosce quanto vive male.
In Tito 3:3, troviamo una descrizione della vita senza Cristo:
“Anche noi infatti un tempo eravamo insensati, ribelli, erranti, schiavi di varie concupiscenze e voluttà, vivendo nella cattiveria e nell’invidia, odiosi e odiandoci gli uni gli altri.” (Tito 3:3 LND)
Quindi, la vita di una persona senza Cristo è una vita terribile, anche se spesso non se ne rende conto. Anzi, può credere di stare bene, perché non sa quanto è schiava del peccato.
Quando Dio salva una persona, apre gli occhi della persona per vedere le meraviglie di Cristo e il Padre, al punto che la persona vuole essere riconciliata con Dio. Però poi gli mostra che è schiava del peccato. Infine, gli mostra il perdono e la liberazione dal peccato per mezzo di Gesù Cristo. Serve vedere il peccato per vedere Cristo.
Perciò, quando Dio opera potentemente per mezzo del sacrificio di Gesù Cristo ed adempie al suo piano eterno di salvare una persona dalle tenebre, non ha alcun senso per quella persona tornare a vivere nelle tenebre. Piuttosto, essendo stata liberata dalla potestà delle tenebre, dovrebbe camminare nella luce in cui è stata trasportata! Questa è la vita in Cristo per chi è veramente salvato.
Per capire meglio la salvezza, stiamo studiando l'Epistola agli Efesini. Nel nostro ripasso dei primi tre capitoli abbiamo visto che la salvezza è un'opera di Dio, stabilita da Dio nell'eternità passata. Prima d'aver creato il mondo Dio aveva prestabilito di salvare certi peccatori, non per qualche merito in loro, perché nessuno ha meriti nei confronti di Dio, ma per manifestare la gloria della sua grazia! Durante la vita di quelle persone Dio manda lo Spirito Santo che vivifica, convince del peccato e apre gli occhi di quelle persone a Gesù Cristo quale Signore e Salvatore! Quando Dio salva una persona, quella persona viene riconciliata con Dio, in modo che può camminare in un rapporto intimo e stretto con Dio stesso, in santità!
Tutti coloro che Dio salva ricevono la promessa dell'eternità con Dio, godendo la presenza di Dio, stando nel suo amore per tutta l'eternità.
In Efesini 2 abbiamo letto che prima che Dio salva i gentili, questi sono senza Cristo, senza le promesse, senza Dio e senza speranza. La loro condizione spirituale è terribile, pur essendo morti nei loro peccati non sanno quanto stanno male. Solo quando Dio opera in una persona questa comincia a capire quanto grave era il suo peccato.
Ora che siamo salvati, è importante che conosciamo sempre di più quanto è grave il peccato, perché questo ci permette di capire di più quanto è meravigliosa la salvezza in Gesù Cristo.
I primi tre capitoli di Efesini ci aiutano a capire di più quanto è immensa e meravigliosa la nostra salvezza, e che questa è un'opera di pura grazia, che ci ha raggiunto quando eravamo morti nei nostri peccati, senza alcuna speranza, non sapendo nemmeno quanto terribile era la nostra condizione e il destino di tormento eterno che avevamo davanti a noi. Dio ci ha strappati dalle tenebre, e ci ha portati nella luce.
Alla luce di questo meraviglioso perdono e la salvezza che abbiamo ricevuto in Gesù Cristo, iniziando dal capitolo 4, Dio guida Paolo ad esortarci a camminare in modo degno della nostra vocazione. Cioè, essendo stati chiamati dalle tenebre alla luce, non avrebbe alcun senso, per noi che abbiamo ricevuto la salvezza, continuare a camminare nelle tenebre. Avendo ricevuto il perdono, essendo stati riconciliati con Dio, l'unica vita che ha senso è una vita in cui camminiamo in santità, non più nel peccato. Leggo di nuovo Efesini 4:1.
“Io dunque, il prigioniero per il Signore, vi esortò a camminare nel modo degno della vocazione a cui siete stati chiamati.” (Efesini 4:1)
Quanto è importante per noi, che abbiamo ricevuto l'immenso dono della salvezza, camminare in modo degno di questa vocazione. Ogni vero credente dovrebbe camminare in totale santità.
Però, finché siamo in questo mondo siamo ancora tentati dalla nostra carne, e dal mondo intorno a noi. E perciò, dobbiamo combattere, con la potenza che abbiamo da Dio, contro la tendenza naturale che abbiamo di tornare nel peccato. Dobbiamo camminare in modo degno.
Da Efesini 4:2 in avanti, Paolo ci descrive un cammino degno della nostra camminata.
Nell'ultimo sermone, abbiamo considerato i primi 16 versetti del capitolo 4, che ci mostrano che un cammino degno della nostra vocazione è un cammino di umiltà e mansuetudine, con un immenso impegno a conservare l'unità fra i credenti. In quei versetti, Paolo ci ha mostrato che la salvezza è una salvezza unica per tutti i salvati. Poi, abbiamo visto che la crescita avviene quando tutte le membra sono ben legate insieme, ognuna edificando le altre in base a quello che ha ricevuto da Dio.
Come Camminare Ora che Siamo Salvati
Avendo stabilito tutto questo, iniziando nel versetto 17 Paolo ci parla di un altro aspetto di un cammino degno della nostra vocazione. In tutto il resto di questo capitolo, Paolo fa un confronto fra la vecchia vita che dobbiamo abbandonare e la nuova vita in cui dobbiamo camminare. Seguite mentre leggo i versetti 17 al 19.
“17 Questo dunque dico e attesto nel Signore, che non camminiate più come camminano ancora gli altri gentili, nella vanità della loro mente, 18 ottenebrati nell’intelletto, estranei alla vita di Dio, per l’ignoranza che è in loro e per l’indurimento del loro cuore. 19 Essi, essendo diventati insensibili, si sono abbandonati alla dissolutezza, commettendo ogni impurità con insaziabile bramosia.
Prima di tutto, notate che Paolo scrive con grande forza. Dichiara “questo dunque dico e attesto nel Signore.” Quello che Paolo ci insegna qua viene direttamente dal Signore Gesù Cristo! Perciò, è un comandamento importantissimo, e dobbiamo seguirlo con tutto il nostro cuore! Queste non sono le parole o i pensieri di un uomo, questo è un comandamento dal nostro Signore, davanti al quale dobbiamo apparire! Tenete questo in mente, non solo leggendo questo brano, ma ogni giorno della vita.
Questo comandamento inizia dichiarando che non dobbiamo camminare più come camminano ancora gli altri gentili. Usando la parola “più” Paolo ci sta ricordando che eravamo morti nei nostri peccati, sotto condanna, senza speranza e senza Dio. Vivevamo nelle tenebre, schiavi dei nostri peccati, vivendo nelle concupiscenze della nostra carne. In quella condizione, eravamo figli di ira, come gli altri.
Eravamo tutto quello, ma ora che siamo stati salvati, vivificati e liberati, non dobbiamo camminare più così! I gentili che non sono salvati camminano ancora nello stesso modo in cui noi camminavamo. Basta guardare intorno a noi e possiamo riconoscere quella che era la nostra condizione e il nostro stile di vita. Non dobbiamo camminare più così. Va contro tutto quello che siamo in Cristo.
Otto Aspetti della Vita di Peccato
Avete notato che in questo brano Paolo parla di otto aspetti che facevano parte della vita nel peccato, quella che era la nostra vecchia vita prima che Dio ci salvasse? Anche se non lo sapevamo all'epoca, prima della salvezza, anche noi vivevamo così. Capire meglio quello che era veramente la nostra vita senza Cristo ci aiuta a non camminare più così. E perciò, consideriamo questi otto aspetti della vita di chi è senza Cristo. Troviamo questo elenco iniziando nel versetto 17. Leggo ancora questi versetti.
“17 Questo dunque dico e attesto nel Signore, che non camminiate più come camminano ancora gli altri gentili, nella vanità della loro mente, 18 ottenebrati nell’intelletto, estranei alla vita di Dio, per l’ignoranza che è in loro e per l’indurimento del loro cuore. 19 Essi, essendo diventati insensibili, si sono abbandonati alla dissolutezza, commettendo ogni impurità con insaziabile bramosia.
Prima, chi è senza Cristo vive nella vanità della mente. Poi è ottenebrato nell'intelletto. È estraneo alla vita di Dio. È ignorante delle verità eterne, perché ha un cuore indurito. Diventa insensibile, si abbandona alla dissolutezza, e commette ogni impurità con insaziabile bramosia. Che vita terribile, e questa è una descrizione della vita di chi cammina nelle tenebre. Consideriamo più a fondo questi otto aspetti che si trovano nella vita di chi è senza Cristo. Facevano parte anche di noi.
La Vanità della Mente
Per primo, senza Cristo i pensieri della mente sono vanità. Gli uomini senza Dio credono di essere intelligenti e anche saggi, ma in realtà i loro pensieri sono vanità, e non valgono nulla. Ricordate Proverbi 1:7:
“il timore dell'Eterno è il principio della conoscenza.” (Proverbi 1:7)
Le persone senza timore di Dio non hanno raggiunto nemmeno il principio della vera conoscenza e saggezza. I loro pensieri sono vanità. Fanno grandi progetti, cercano soluzioni per i problemi della vita, ma è tutta vanità, perché non tengono conto del giudizio finale e dell'eternità. Quindi, anche se va bene per un certo tempo, prima o poi tutti i piani degli uomini senza Dio cadranno a terra, e ci sarà il tormento eterno. Come Gesù dichiara in Marco 8:36,37
“36 Che gioverà infatti all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde l’anima sua? 37 O che cosa potrebbe dare l’uomo in cambio dell’anima sua?” (Marco 8:36-37 LND)
Senza Cristo, i pensieri della mente sono vanità, perché l'uomo perderà tutto e si troverà nel tormento eterno. I pensieri di chi è senza Cristo sono vanità, non portano frutto che vale veramente. Ci spingono sulla via della stoltezza.
Dio ci ha salvato da questa condizione, illuminando la nostra mente e vedere così la gloria di Cristo. E perciò, non dobbiamo tornare a camminare come camminavamo prima, nella vanità della mente, credendo alle menzogne del peccato.
Ottenebrato nell'Intelletto
Il secondo aspetto di una vita senza Cristo è che l'intelletto, o la mente, è ottenebrato. Cioè, è ottenebrato perché senza la luce di Dio ci sono solo tenebre, anche se uno non sa di camminare nelle tenebre.
Vi leggo due versetti dell'Evangelo di Giovanni, in cui Gesù parla di seguire Lui per non restare nelle tenebre. Notate che senza Cristo, uno cammina nelle tenebre. Il suo intelletto è ottenebrato. Leggo Giovanni 8:12 e 12:46. È sempre Gesù che parla.
“E Gesù di nuovo parlò loro, dicendo: "Io sono la luce del mondo; chi mi segue non camminerà nelle tenebre ma avrà la luce della vita".” (Giovanni 8:12 LND)
“Io sono venuto come luce per il mondo, affinché chiunque crede in me non resti nelle tenebre.” (Giovanni 12:46 LND)
Di natura, l'uomo cammina nelle tenebre, e non sa dove va. I suoi ragionamenti sono stolti, però nemmeno se ne rende conto, perché cammina e ragiona nelle tenebre.
Queste tenebre sono causate dal fatto che gli uomini rifiutano di adorare Dio, nonostante vedano la gloria di Dio nella creazione. Leggo Romani 12:1, che ci spiega questo.
“Poiché, pur avendo conosciuto Dio, non l’hanno però glorificato né l’hanno ringraziato come Dio, anzi sono divenuti insensati nei loro ragionamenti e il loro cuore senza intendimento si è ottenebrato.” (Romani 1:21 LND).
Rifiutando Dio, gli uomini sono divenuti insensati ed il loro intendimento si è ottenebrato.
Chi ha l'intelletto ottenebrato non può scegliere bene. Vede tutto in modo distorto. Non riconosce l'inganno del peccato. Per forza, cammina in una brutta vita, che lo porta ad una brutta fine.
E perciò, noi che siamo stati salvati dal potere delle tenebre, non dobbiamo camminare più nelle tenebre. Camminiamo nella luce, in ogni campo della vita e in ogni decisione.
Estranea alla Vita di Dio
Il terzo aspetto di una vita senza Cristo è che è estranea alla vita di Dio. Cioè, una persona può essere molto o poco religiosa, ma senza Cristo la sua vita è estranea alla vita di Dio, è separata da Dio. Come dichiara Efesini 2, senza il perdono e la riconciliazione eravamo senza Dio nel mondo. Una vita senza Dio è una vita in cui si cammina nelle tenebre, si vive una vita vana, si rimane sotto la condanna che porta al tormento eterno. Non dobbiamo camminare più come camminavamo quando eravamo senza Dio. Piuttosto dobbiamo camminare in stretta comunione con Dio, godendo il privilegio di essere stati riconciliati con Lui per mezzo di Gesù Cristo.
Ignoranza e Indurimento del Cuore
Questo ci porta al quarto e al quinto aspetto della vita di chi è senza Dio. Prima, senza Cristo, c'è ignoranza. Questa ignoranza è dovuta all'indurimento del cuore. Cioè, a causa del suo peccato, l'uomo naturale è ignorante per quanto riguarda le verità di Dio. Può conoscerle intellettualmente, ma non riconosce il vero valore delle verità di Dio. L'uomo senza Cristo è pieno di ignoranza spirituale. È ignorante del valore di Cristo, è ignorante del tormento eterno, è ignorante dell'inganno del peccato, ed è ignorante del fatto che è schiavo del peccato. Senza Cristo, l'uomo è ignorante della gloria di Dio.
Questa ignoranza fa parte della vita di tutti coloro che sono senza Cristo, perché in Cristo sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della conoscenza. Quindi, senza Cristo, c'è solo stoltezza e ignoranza.
Quando Dio ci ha salvato, ci ha aperto la mente a vedere e a comprendere le sue verità. Grazie a Dio non siamo più ignoranti. Abbiamo conosciuto Cristo. Perciò, è assurdo per noi tornare a camminare come camminavamo quando eravamo ignoranti della verità. Camminiamo in novità di vita.
Paolo aggiunge che questa ignoranza è un'ignoranza colposa, dovuta all'indurimento del cuore. In altre parole, questa ignoranza è dovuta al fatto che il cuore dell'uomo naturale è un cuore duro. L'uomo naturale non vuole arrendersi a Dio. Dobbiamo capire che gli uomini sono colpevoli per il loro peccato. Quindi anche noi siamo sempre colpevoli quando scegliamo di peccare. Anzi, siamo più stolti degli uomini naturali, perché noi siamo stati illuminati e portati nella luce! Quindi, è una doppia stoltezza per noi scegliere di peccare.
Grazie a Dio, c'è Cristo. Se veramente confessiamo i nostri peccati, Dio ci perdona e ci purifica.
Quindi, quando pecchiamo, dobbiamo ricordare che i nostri peccati vengono dal nostro cuore, non vengono dalla stanchezza, non vengono dalla frustrazione, non vengono dai peccati degli altri. I nostri peccati vengono dal nostro cuore. Quando li confessiamo di cuore, Dio ci perdona, per mezzo di Gesù Cristo. Alleluia! Non abbiate cuori induriti!
Insensibile e Si Abbandona alla Dissolutezza
Nel versetto 19 Paolo dichiara che i non credenti arrivano a diventare insensibili. Dio dà a tutti gli uomini una coscienza sensibile. Una coscienza sensibile può frenare la persona dall'andare avanti nel peccato. Però, rifiutando di ascoltare la coscienza volta dopo volta, la persona diventa insensibile. Non sente più il peso del suo peccato e non sente più la sua coscienza.
Cioè, quando la coscienza è ancora sensibile, ci frena molto. Quando uno va contro la coscienza, volta dopo volta, la coscienza si indurisce e la persona diventa insensibile.
Ricordatevi che nessuno diventa insensibile all'improvviso. Invece, sono piccoli compromessi che ci portano, un passo alla volta, a diventare insensibili. All'inizio, si va un po' contro la coscienza, e poi, la coscienza diventa meno sensibile, e poi ancora, si fa un altro passo contro la coscienza, e poi un altro, e un altro, e un altro, allontanandosi sempre di più dal giusto. Man mano, si arriva dove non si sarebbe mai pensato di arrivare.
A quel punto, man mano la coscienza diventa insensibile, e non c'è più freno nella vita. In questi casi, il peccato controlla sempre di più quella persona. Questa è una condizione terribile.
Perciò, non dobbiamo più camminare come prima. Dobbiamo ascoltare ogni volta che la nostra coscienza ci parla. Lo ripeto: ascoltate ogni volta che vostra coscienza vi parla!
Quando una persona è insensibile, si abbandona alla dissolutezza, ovvero, non ha più freni nella sua vita. Si abbandona totalmente al peccato, e quindi la vita è controllata dal peccato, la dissolutezza. Che vita terribile, che porta ad un'eternità terribile!
Insaziabile Bramosia
Questo è l'ottavo aspetto che Paolo elenca, arrivando al punto da commettere ogni impurità con insaziabile bramosia. Quando il peccato prende il pieno controllo, e non c'è più coscienza, la persona corre avanti nel suo peccato con bramosia.
Dobbiamo capire che il termine “ogni impurità” comprende tante forme di peccato. Comprende ogni forma di concupiscenza della carne o degli occhi, comprende la cattiveria, comprende l'orgoglio, comprende tante altre forme di peccato. Insaziabile bramosia vuol dire che il desiderio di peccare arriva ad essere insaziabile. Il peccato controlla la persona, e la persona non è mai soddisfatta. Per una persona può essere un peccato carnale, per un'altra persona può essere cercare l'approvazione degli altri. Per un'altra può essere vantarsi sempre, per un'altra può essere non sopportare qualcuno. Però, avere insaziabile bramosia per un peccato vuol dire che quel peccato controlla la persona. Questa è la schiavitù totale.
Non Camminiamo Più Così
Alla luce del fatto che siamo stati redenti, liberati dal potere del peccato, perdonati e salvati, Paolo ci esorta e ci comanda a non camminare più come camminano ancora gli altri gentili. Non dobbiamo più camminare in quella via da cui Dio ci ha salvato! Non è la nostra via. Noi non apparteniamo più alle tenebre. E per questo, dobbiamo camminare nella luce in ogni aspetto della nostra vita.
Un buon esempio simbolico di questo è il nostro guardaroba per considerare il nostro vestiario. Tanti dei vestiti che sono normali nella società oggi non vanno bene per un credente, perché sono fatti per mettersi in mostra, o per attirare l'attenzione su di sé.
Similmente, tanti comportamenti, modi di fare e modi di parlare che erano normali per noi quando eravamo non credenti, non vanno bene per chi è salvato, e quindi è un figlio della luce.
Quindi, come è importante per un credente considerare tutto il suo vestiario e non solo le cose che porta tutti i giorni, così un credente dovrebbe esaminare ogni suo modo di pensare, di comportarsi e di parlare.
Usando i vestiti come esempio, certamente, quando Dio salva una donna, lei dovrebbe subito disfarsi di certi vestiti. Però a volte, una donna vuole tenere un certo capo che piace molto, magari non per indossarlo tutti i giorni, ma in qualche occasione speciale. Però, se quel capo attira l'attenzione su di lei, non dovrebbe tenerlo. Dovrebbe ripassare il vestiario, capo per capo, e togliere tutto quello che non non rispecchia la vera modestia.
Allo stesso modo, ogni vero credente deve controllare ogni “capo del vestiario” del suo comportamento. Bisogna valutare ogni modo di pensare, ogni forma di divertimento, ogni amicizia, ogni modo di parlare, ogni attività, e togliere tutto quello che non rispecchia la santità di Dio. Anche se qualcosa era un grande piacere, se non rispecchia la santità di Dio, bisogna toglierla dal vestiario della vita.
Quindi, senza Cristo, una persona è schiava del peccato, insensibile, e vive per il peccato. Chi è in Cristo deve essere il contrario, deve togliere tutto quello che nella sua vita non rispecchia Cristo.
Fratelli e sorelle, camminiamo nella luce, in ogni campo della vita. Quindi, NON viviamo più come vivevamo prima con questi otto aspetti della vita delle tenebre.
Come Abbiamo Conosciuto Cristo
Dio non ci ha salvato per lasciarci nelle tenebre. Non abbiamo conosciuto Cristo, ovvero, non siamo stati salvati per continuare a vivere nel peccato.
Leggiamo i versetti 20 a 24, che ci danno un'ulteriore descrizione di come camminare in modo degno della nostra vocazione, essendo stati chiamati come figli di Dio. Paolo inizia questi versetti facendo riferimento al modo in cui quei gentili non salvati camminano, cioè, gli otto aspetti che abbiamo appena considerato. Leggo Efesini 4:20-24. Mentre leggiamo, tenete in mente il privilegio di essere stati chiamati dalle tenebre alla luce.
20 Voi però non è così che avete conosciuto Cristo, 21 se pure gli avete dato ascolto e siete stati ammaestrati in lui secondo la verità che è in Gesù 22 per spogliarvi, per quanto riguarda la condotta di prima, dell’uomo vecchio che si corrompe per mezzo delle concupiscenze della seduzione, 23 per essere rinnovati nello spirito della vostra mente, 24 e rivestire l’uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e santità della verità.
Non è così che abbiamo conosciuto Cristo. Non abbiamo conosciuto Cristo per poi rimanere nel peccato, o, usando il nostro esempio, per continuare a vestirci ogni tanto con qualche capo impuro del vecchio vestiario. Non importa quanto un capo era da noi preferito, se non rispecchia la santità di Dio, se non glorifica Dio anziché noi, non dobbiamo metterlo. In altre parole, non importa quanto un rapporto o un modo di fare o un attività ci piace, se non rispecchia la santità di Dio, dobbiamo toglierlo dalla nostra vita.
Conoscere Cristo vuol dire arrivare a riconoscere il peccato come peccato, ravvedersi, e aggrapparsi a Cristo, per camminare con Cristo, nella luce, ogni giorno in ogni cosa! Non abbiamo conosciuto Cristo per poter restare nel peccato.
Quando Paolo dichiara: “se pure gli avete dato ascolto e siete stati ammaestrati in lui secondo la verità che è in Gesù”, sta dicendo che chiunque si dichiara credente dovrebbe esaminare la propria salvezza per vedere se è una vera salvezza. Un vero credente dà ascolto a Cristo, ed è ammaestrato da Cristo. Un vero credente ascolta la voce di Cristo, tramite la Bibbia, e dà ascolto, ovvero, ubbidisce a quello che Cristo ci insegna nella Bibbia. Segue gli insegnamenti di Cristo.
Gesù descrive le vere pecore, ovvero, i veri salvati, così in Giovanni 10:27.
“Le mie pecore ascoltano la mia voce, io le conosco ed esse mi seguono;” (Giovanni 10:27 LND)
Chi è veramente salvato ascolta Gesù Cristo, che vuol dire ascolta e segue i suoi comandamenti, e quindi non cammina più come prima, o usando il nostro esempio, non indossa più i vecchi vestiti. La vera salvezza porta ad essere ammaestrato in Cristo, nelle sue vie, nei suoi comandamenti. Tutto questo perché la verità è in Cristo. Quindi non è compatibile con un vero credente continuare a camminare come prima, nelle tenebre, e nelle menzogne del peccato.
Quindi, un vero credente non deve più vivere per cercare gloria dagli uomini, non deve più scattare con ira, non deve dare sfogo alla sua carne. Non basta togliere la maggioranza dei peccati, come non andrebbe bene togliere solo la maggioranza dei vestiti non buoni. Bisogna pulire bene l'armadio, bisogna pulire bene il cuore.
Conclusione
Lasciamo il brano a questo punto, Dio volendo per riprenderlo nel prossimo sermone.
Per ora, voglio incoraggiare ognuno di noi a riflettere su queste caratteristiche della vita di peccato. Spesso, chi vive così non riconosce la propria condizione. Però, è importante capire il peccato. Più riconosciamo il peccato, più possiamo combattere contro il nostro peccato, più possiamo confessarlo e più possiamo ricevere il perdono per esserne purificati.
Quindi, impegniamoci ad avere la mente rinnovata, riempendo la nostra mente con le verità di Dio, ed edificando gli uni gli altri. Anziché essere estranei alla vita di Dio, camminiamo in stretta comunione con Dio in ogni aspetto della vita.
Anziché essere ignoranti e induriti, focalizziamo i nostri pensieri sulle verità di Dio in Cristo, e diamo ascolto alla nostra coscienza, e allo Spirito Santo che ci guida. Anziché avere una bramosia per il peccato, dedichiamoci interamente a Dio. Cresciamo nella conoscenza di Cristo, desiderando di vederLo apparire. Grazie a Dio che ci ha liberato dalla potestà delle tenebre, per portarci nel regno del suo Figlio, il nostro Signore Gesù Cristo. Amen.