Introduzione
La vita cristiana è un cammino, che inizia con la salvezza, e che poi continua, giorno per giorno, finché saremo alla presenza di Dio.
La vita cristiana è un cammino. Il fatto che Dio ci ha salvati non vuol dire che adesso possiamo solo aspettare di stare nella sua presenza, tutt’altro. Infatti, la vita cristiana è proprio un cammino di crescita, a volte con cadute, a volte con prove, a volte con periodi più tranquilli. Ma ci sono cambiamenti, prove, situazioni, che ci fanno crescere.
Un grosso pericolo nella vita cristiana è di non stare sempre in guardia, giorno per giorno, e quindi di farci trovare impreparati quando arrivano le tentazioni e le difficoltà. Dobbiamo stare sempre in guardia e camminare vicini a Cristo, per non farci trovare impreparati.
Stiamo studiando l’epistola di Paolo ai Galati, e abbiamo visto come il tema di questa epistola è la salvezza solo per fede in Cristo e non per opere.
Ricordate chi erano i Galati. Erano giovani credenti, gentili, che Dio aveva salvato per mezzo della predicazione di Paolo. Ma poi, dopo un po’ di tempo, arrivarono da loro alcuni uomini Giudei, che predicarono un falso evangelo, dicendo che per essere veramente salvati non bastava la fede in Cristo, ma dovevano anche osservare la legge giudaica.
Tristemente, i Galati non sono stati in guardia quando sono arrivati questi uomini, e perciò, sono caduti profondamente nel credere a questo falso evangelo. E credendo a questo falso evangelo si sono allontanati da Dio.
Quindi, Paolo ha scritto questa epistola, che in vari punti è anche molto dura, e rimprovera i Galati per farli tornare nella via di Dio, in modo che si aggrappassero solo a Cristo per la salvezza.
Schiavi della legge, ora liberi in Cristo
Nell’ultimo sermone ci siamo fermati alla fine di Galati 3, con Paolo che stava spiegando che, noi che siamo in Cristo, siamo figli di Abrahamo e eredi della promessa. Aveva parlato anche di come la legge è stata nostro precettore per portarci a Cristo. La legge ha messo in mostra il nostro peccato e, essendo impossibile per noi di arrivare a Dio ubbidendo abbastanza alla legge, la legge ci ha mostrato la gravità della nostra condizione, e il nostro bisogno di un Salvatore, e così ci ha indirizzati a Cristo, che si è dato per noi affinché potessimo essere salvati per la fede e non per le opere della legge.
Ma Paolo aveva detto anche che, ora che siamo in Cristo, salvati per grazia, non siamo più rinchiusi sotto la legge. Cioè, non siamo più sotto la legge, colpevoli, schiavi del nostro peccato.
Adesso, in Galati 4, Paolo inizia il suo discorso mettendo in risalto il contrasto che c’è tra la nostra condizione passata, quando eravamo ancora schiavi sotto la legge, e la nostra condizione attuale, adesso che siamo liberi in Cristo.
Galati 4 è la continuazione del discorso di Paolo nel capitolo 3. Perciò, seguite mentre leggo da Galati 3:23-29 per riprendere il filo del discorso. Notate il contrasto tra la nostra condizione passata e quella presente. Leggo.
“23 Ora, prima che venisse la fede noi eravamo custoditi sotto la legge, come rinchiusi, in attesadella fede che doveva essere rivelata. 24 Così la legge è stata nostro precettore per portarci a Cristo, affinché fossimo giustificati per fede. 25 Ma, venuta la fede, non siamo più sotto un precettore, 26 perché voi tutti siete figli di Dio per mezzo della fede in Cristo Gesù. 27 Poiché voi tutti che siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo. 28 Non c’è né Giudeo né Greco, non c’è né schiavo né libero, non c’è né maschio né femmina, perché voi tutti siete uno in Cristo Gesù. 29 Ora, se siete di Cristo, siete dunque progenie d’Abrahamo ed eredi secondo la promessa.” (Galati 3:23-29 LND)
Eravamo sotto la legge, che era il nostro precettore per portarci a Cristo. Eravamo custoditi sotto la legge, come rinchiusi. Cioè non avendo Cristo, il nostro rapporto con Dio era tramite la legge, e perciò, eravamo colpevoli, sotto condanna, e separati da Dio. Ma ora che siamo in Cristo non siamo più sotto la legge. Piuttosto, ora facciamo parte del popolo di Dio, siamo figli di Abrahamo, secondo la promessa che Dio ha fatto ad Abrahamo. Che contrasto!
Siamo figli di Dio
Con questa base, Paolo continua a parlare ai Galati mostrando loro l’inganno in cui avevano creduto. Seguite mentre leggo da Galati 4:1.
“1 Ora io dico che per tutto il tempo che l’erede è minorenne non è affatto differente dal servo, benché sia signore di tutto, 2 ma egli è sotto tutori e amministratori fino al tempo prestabilito dal padre. 3 Così anche noi, mentre eravamo minorenni, eravamo tenuti in schiavitù sotto gli elementi del mondo, 4 ma, quando è venuto il compimento del tempo, Dio ha mandato suo Figlio, nato da donna, sottoposto alla legge, 5 per riscattare quelli che erano sotto la legge, affinché noi ricevessimo l’adozione di figli.” (Galati 4:1-5 LND)
Consideriamo quello che Paolo sta dicendo in questi versetti.
Pensate con me ad una famiglia nobile, che ha anche vari servi che vivono con la famiglia. Il figlio, è sempre l’erede del padre, già dalla sua nascita. Ma, finché è minorenne, non c’è differenza tra il figlio e un servo. Infatti, finché il figlio è minorenne è sottoposto all’autorità di tutori e amministratori, proprio come il servo è sottoposto al suo padrone.
Lo stesso era anche per noi, fratelli. Adesso siamo figli di Dio, perché Dio ci ha scelti, prima della fondazione del mondo, per farci figli suoi. Ma mentre eravamo minorenni, e cioè mentre non eravamo ancora figli, eravamo tenuti in schiavitù sotto gli elementi del mondo, cioè sotto la legge.
Eravamo in una condizione terribile, ma quando è venuto il tempo che Dio aveva stabilito, Dio ha mandato Gesù Cristo, soggetto alla legge, e l’ha mandato per riscattare NOI, che eravamo sotto la legge. In altre parole, mentre eravamo ancora lontani da Dio, e nemici di Dio, Dio ha mandato Gesù Cristo alla croce, come sacrificio per i nostri peccati, e sulla base del suo sacrificio, ci ha riscattati e ci ha fatti diventare figli suoi.
Ora che siamo figli di Dio abbiamo ricevuto lo Spirito di Dio nei nostri cuori, ed abbiamo ricevuto l’onore e il privilegio di essere eredi di Dio. Seguite mentre leggo di questo nei versetti 6-7.
“6 Ora perché voi siete figli, Dio ha mandato lo Spirito del Figlio suo nei vostri cuori che grida: "Abba, Padre". 7 Perciò tu non sei più servo, ma figlio; e se sei figlio, sei anche erede di Dio per mezzo di Cristo.” (Galati 4:6-7 LND)
Che meravigliose verità!
Ora che siamo figli di Dio, Dio ha mandato lo Spirito nei nostri cuori, che grida “Abba, Padre”. Fratelli, Dio non solo ci ha salvati, ma ci ha anche dato lo Spirito nei nostri cuori, che è quello che ci fa chiamare Dio “Abba, Padre”, che vuol dire “papà”, è un termine di affetto.
Fratelli, pensate alla nostra condizione in cui ci trovavamo prima, di natura. Eravamo lontani da Dio, eravamo nemici di Dio, eravamo peccatori ribelli, e abbiamo offeso Dio terribilmente. Ci trovavamo in quella condizione terribile, nemici di Dio. Ma Dio, per sua scelta, ci ha donato il privilegio di poter chiamare “papà” Lui, contro cui abbiamo peccato così tanto, e che doveva condannarci al tormento eterno. Eravamo nemici del Dio altissimo, ma ora LUI ci ha fatti diventare suoi FIGLI amati.
E Dio ha fatto questo non perché avessimo fatto noi qualcosa per meritarlo, o perché avessimo noi in qualche modo rimediato a tutti i peccati che abbiamo commesso contro di Lui. Piuttosto, è solo per GRAZIA che Dio ci ha dato il dono di diventare suoi figli! Non per meriti nostri, ma solo per la Sua grazia!
Ma non solo. Infatti, insieme al dono di diventare figli di Dio, proprio in quanto siamo figli, abbiamo ricevuto il privilegio, il dono, la grazia di essere eredi di Dio, per mezzo di Cristo.
Fratelli e sorelle, chi siamo noi per aver ricevuto tutte queste meravigliose benedizioni? E la risposta è che noi non siamo nessuno. Non abbiamo meriti. È solo per la grazia di Dio, e per l’amore di Dio per noi, che abbiamo ricevuto il privilegio di essere suoi figli.
Grazie a Dio, e lode a Dio per questo!
La Legge Giudaica e la Legge di Cristo
Avendo mostrato queste meravigliose verità di chi siamo in Cristo, adesso Paolo rimprovera i Galati perché, pur avendo ricevuto tutto questo da Dio, si erano rivolti di nuovo alla legge, cercando di arrivare a Dio per mezzo dell’ubbidienza alla legge. E per questo Paolo li riprende duramente.
Ricordate che quando Paolo parla della legge, non sta parlando dei comandamenti di Dio nel Nuovo Testamento, a cui dobbiamo ubbidire. DOBBIAMO ubbidire ai comandamenti di Dio. Piuttosto, Paolo sta parlando della legge giudaica, con i suoi sacrifici e regolamenti.
Infatti, nei prossimi versetti vedremo che Paolo parla di quello che facevano i Galati, e cioè che osservavano i giorni, mesi, stagioni, anni. Cioè, erano tornati a seguire la legge giudaica. Ma la legge giudaica, che Dio ha dato ad Israele tramite Mosè, non è la legge di Dio a cui anche noi dobbiamo obbedire.
Noi tutti che siamo in Cristo non siamo più sotto la legge giudaica. In Colossesi 2:14, Paolo, parlando di Cristo, dichiara:
“14 Egli ha annientato il documento fatto di ordinamenti, che era contro di noi e che ci era nemico, e l’ha tolto di mezzo inchiodandolo alla croce;” (Colossesi 2:14 LND)
Il “documento fatto di ordinamenti” è la legge di Dio, che Cristo ha annullato, andando alla croce per noi, adempiendo Lui alla legge, affinché noi fossimo liberati dalla legge.
Ora che siamo in Cristo non siamo più sotto la legge data tramite Mosè, ma SIAMO sotto la legge di Cristo. È fondamentale che teniamo in mente questa distinzione. La legge di Cristo non ci porta a Dio, è per chi è già riconciliato con Dio, ed è il modo di camminare in novità di vita.
La legge di cui Paolo sta parlando non è la legge di Cristo, a cui DOBBIAMO ubbidire, ma è la legge giudaica, a cui non dobbiamo più ubbidire, perché il suo scopo era di portarci a Cristo. Ora che siamo in Cristo, non è più per noi.
Rimprovero
Tenete questo in mente e seguite mentre leggo dal versetto 8. Adesso Paolo rimprovera i Galati perché erano tornati a cercare di arrivare a Dio seguendo la legge giudaica, ma avevano già Cristo, per fede.
“8 Ma allora, non conoscendo Dio, servivate a coloro che per natura non sono dèi; 9 ora invece, avendo conosciuto Dio, anzi essendo piuttosto stati conosciuti da Dio, come mai vi rivolgete di nuovo ai deboli e poveri elementi, ai quali desiderate di essere di nuovo asserviti? 10 Voi osservate giorni, mesi, stagioni e anni. 11 Io temo di essermi affaticato invano per voi.” (Galati 4:8-11 LND)
I Galati avevano conosciuto Dio, o meglio, come dice Paolo, erano stati conosciuti da Dio. E lo stesso è vero anche per noi che siamo figli di Dio.
Questi credenti, prima di essere salvati, non conoscevano Dio, e perciò vivevano non servendo Dio, ma piuttosto servendo falsi dèi. Ma, essendo stati conosciuti da Dio, essendo stati salvati, avrebbero dovuto non vivere più servendo altri, ma servendo solo l’unico vero Dio, il Dio vivente, che avevano conosciuto e che li aveva salvati.
Tristemente, però, i Galati si erano allontanati da Dio e si erano messi di nuovo sotto la schiavitù di cercare di arrivare a Dio per mezzo delle loro opere. Cercare di arrivare a Dio per mezzo delle opere è una schiavitù durissima, e che non fa mai arrivare a Dio.
Paolo sta riprendendo i Galati perché si erano sviati ed erano ritornati ad essere servi, schiavi, della legge. Nel v11 Paolo dice “Io temo di essermi affaticato invano per voi”, perché Paolo aveva faticato per portare l’evangelo ai Galati e per curare coloro che avevano creduto. Ma, vedendo la loro caduta, temeva di essersi affaticato invano, perché quello che Lui aveva predicato era stato sostituito da un evangelo falso, che porta lontano da Dio. E chi crede a questo falso evangelo, per quanto può chiamarsi figlio di Dio, in realtà non ha frutto di essere veramente un figlio di Dio.
Lo zelo dei Galati
La situazione nella chiesa era molto grave, perché la salvezza dei Galati non era chiara, e per questo Paolo parla così fortemente con loro. Però, arrivato a questo punto, cambia tono e parla al cuore di questi credenti. Seguite mentre leggo dal v12 e notate come Paolo ricorda loro l’amore che avevano avuto per lui quando si trovava con loro.
“12 Siate come me, perché anch’io sono come voi; fratelli, ve ne prego, voi non mi avete fatto alcun torto. 13 Ora voi sapete come nel passato io vi evangelizzai a causa di una infermità della carne; 14 e voi non disprezzaste né aveste a schifo la prova che era nella mia carne, ma mi accoglieste come un angelo di Dio, come Cristo Gesù stesso. 15 Cos’è dunque avvenuto della vostra allegrezza? Poiché vi rendo testimonianza che, se fosse stato possibile, vi sareste cavati gli occhi e me li avreste dati. 16 Sono dunque diventato vostro nemico, dicendovi la verità?” (Galati 4:12-16 LND)
Paolo sta parlando al cuore di questi credenti, e li esorta a ricordare l’amore e la gioia che avevano verso di Paolo quando era con loro. Dice che lo avevano accolto come Cristo Gesù stesso, con grande onore, amore, e gioia.
Ma ora, non era più così. Avevano ascoltato questi falsi insegnanti che erano arrivati, e avevano creduto il loro falso evangelo. E questo ha portato grandi conseguenze. Il loro cuore verso Paolo si era indurito, ma soprattutto, non avevano più la gioia di prima. Avendo creduto a delle menzogne, avevano cominciato ad odiare Paolo, colui che aveva portato la verità di Cristo a loro, e che prima amavano.
Fratelli e sorelle, i Galati sono un esempio per noi, perché anche noi possiamo cadere nello stesso modo. Loro in passato erano stati zelanti e pieni di amore per Paolo, ed erano gioiosi di accoglierlo, perché Paolo aveva parlato loro di Cristo. Ma adesso, dopo aver creduto alle falsità che erano state predicate a loro, il loro cuore verso Paolo si era raffreddato moltissimo, e avevano perso la loro gioia. Che cambiamento drastico e repentino!
Fratelli e sorelle, che lezione anche per noi! Dobbiamo stare in guardia, perché il fatto che oggi stiamo camminando con il Signore, non vuol dire che saremo vicini a Dio anche domani. Il cammino con Dio nella vita cristiana è una lotta giornaliera, con l’aiuto e la forza di Dio, contro il nostro peccato e contro le insidie di Satana. Non lasciamoci ingannare, non stacchiamo lo sguardo da Cristo, non allontaniamoci da Dio credendo ad insegnamenti falsi! Piuttosto, rimaniamo attaccati a Cristo, giorno per giorno, e camminiamo stretti a Lui!
Falsi insegnanti non amano
Paolo amava profondamente questi fratelli. E il vero amore per loro comprendeva mostrare loro, chiaramente, che quegli uomini a cui avevano dato retta, in realtà erano dei falsi, dei lupi rapaci.
Nei prossimi versetti, Paolo parla contro di questi falsi insegnanti in modo molto chiaro e diretto. Notate come dichiara che non avevano fini onesti, ma piuttosto cercavano i loro propri interessi.
“17 Quelli sono zelanti per voi, ma non per fini onesti; anzi essi vi vogliono separare affinché siate zelanti per loro. 18 Or è buona cosa essere sempre zelanti nel bene, e non solo quando sono presente fra voi.” (Galati 4:17-18 LND)
Questi uomini sembravano molto zelanti, sembrava che avessero proprio un cuore per i Galati, parlavano di Cristo. Ma, in realtà, non avevano a cuore i Galati, e non erano vere guide spirituali. Piuttosto, erano lupi rapaci, che cercavano di separare la chiesa, per ottenere più seguaci.
Questi uomini volevano separare i Galati da Paolo, e in realtà, da Cristo, affinché fossero zelanti per loro, piuttosto che zelanti nella verità di Cristo.
Il fatto che Paolo parla apertamente di quanto erano dei falsi è buono e giusto, ed è da Dio. Questi uomini stavano sviando i Galati, li stavano allontanando da Dio, e i Galati non se ne rendevano conto, infatti erano caduti pienamente nella loro trappola. In questo caso, è giusto denunciare chi opera così, che è da Satana.
Può succedere anche a noi
Però, fratelli, dobbiamo riconoscere che quello che è successo ai Galati, che arrivano falsi insegnanti, può benissimo succedere anche a noi. Il fatto che noi come chiesa non abbiamo mai vissuto questo in prima persona, non vuol dire che non succederà. Anzi, l’arrivo di lupi rapaci, e le divisioni, sono molto comuni tra le chiese.
Non è tanto una questione di SE succederà, ma più di QUANDO succederà.
Infatti, il fatto stesso che Dio abbia guidato affinché questa epistola facesse parte della Bibbia, ci deve fare riflettere. Questa epistola, fra l’altro, ci insegna anche come riconoscere i falsi insegnanti e i loro insegnamenti. Questo perché abbiamo GRANDE bisogno di questi insegnamenti. Quando arrivano uomini falsi, dobbiamo sapere come reagire.
Fratelli e sorelle, pensiamo a quello che era successo ai Galati. Avevano sentito il vero Evangelo da Paolo, e l’avevano creduto di cuore. Ma poi, pur avendo creduto di cuore al vero Evangelo, sono facilmente caduti a credere ad un falso evangelo.
Questo ci deve far riflettere, perché se i Galati sono caduti in questo, anche noi possiamo cadere nello stesso modo.
È normale che nelle chiese, prima o poi, arrivino uomini falsi, che parlano bene, che sono convincenti, che parlano anche di Cristo, ma che non hanno fini onesti. Ci sono uomini che si presentano come predicatori della Parola, o fratelli in Cristo, e da fuori sembrano molto zelanti, ma non sono zelanti per Dio. Piuttosto, questi uomini sono lupi rapaci, che cercano di dividere la chiesa, rendendola debole, e cercando seguaci per loro stessi. Questi uomini sono guidati da Satana, e sono mandati da lui per cercare di distruggere la chiesa di Dio. Attenzione: possono arrivare di persona, persone che sono fisicamente presenti con noi. Ma, ormai, possono anche arrivare tramite Internet, uomini o donne falsi che insegnano tramite Internet. E possono anche arrivare tramite libri.
Fratelli, è FONDAMENTALE che stiamo sempre in guardia, per non accettare e credere tutto quello che sentiamo. Piuttosto, dobbiamo essere sobri, vigilanti e ripieni della verità di Dio per riconoscere i falsi insegnamenti e i falsi insegnanti. Ma soprattutto, per non cadere dobbiamo restare attaccati a Cristo, dobbiamo camminare con Cristo, vicinia Lui, in santità, e con timore di Dio, giorno per giorno. Solo se restiamo attaccati a Cristo possiamo superare queste prove di fuoco e non trovarci impreparati.
Dobbiamo stare in guardia, ma non dobbiamo avere paura. Non dobbiamo avere paura. Perché non dobbiamo avere paura? Perché Cristo è con noi! Cristo non ci lascia e non ci abbandona mai. Egli è il nostro Buon Pastore che ci ama, ci cura e ci protegge.
Camminiamo vicini a Cristo, teniamo gli occhi su di Lui, stiamo in guardia e non avremo nulla da temere.
Cuore di Paolo per loro
Tornando al brano, Paolo ha appena parlato di quanto questi uomini erano malvagi, e cercavano di separare i Galati per avere seguaci.
Ma, se da un lato questi uomini erano falsi e cercavano i loro propri interessi, com’era invece il cuore di Paolo per i Galati? Paolo aveva un cuore tutto diverso. Paolo aveva un cuore che rispecchiava il cuore di Cristo per le sue pecore. Notate il cuore di Paolo nel versetto 19.
“19 Figlioletti miei, che io partorisco di nuovo, finché Cristo sia formato in voi! 20 Desidererei ora essere presente fra voi e cambiare il tono della mia voce, perché sono perplesso di voi.” (Galati 4:19-20 LND)
Paolo amava, profondamente, questi credenti. Il suo desiderio più profondo è che Cristo fosse formato in loro. Voleva per loro la cosa più importante e più meravigliosa: che avessero sempre più di Cristo, e che fossero trasformati sempre di più all’immagine di Cristo. Questo è quello che Dio stesso vuole per i suoi figli. E per questo motivo Paolo si adoperava, con grande impegno, per il bene di questi fratelli.
Notate l’amore di Paolo, nel v20, quando dice:
“20 Desidererei ora essere presente fra voi e cambiare il tono della mia voce, …” (Galati 4:20 LND)
Anche qua vediamo che Paolo stava parlando ai Galati con amore. Fino a questo punto ha parlato in modo molto forte e duro con loro, ma non perché non li amava. Piuttosto, il tono che Paolo ha tenuto fino a qua serviva per scuotere i Galati per farli riconoscere la gravità della loro condizione.
A volte, nella carne, crediamo che amare e parlare in modo chiaro siano due cose opposte. Ma non sono due cose opposte, anzi, a volte è proprio l’amore che spinge a parlare in modo chiaro e diretto, e a volte anche riprendendo in modo forte. Abbiamo bisogno gli uni degli altri, per incitarci e spronarci a camminare nelle vie di Dio. Abbiamo bisogno di starci accanto, di incoraggiarci e di consolarci, ma a volte abbiamo anche bisogno di riprenderci e ammonirci gli uni gli altri.
La riprensione non è qualcosa da evitare, perché nella carne non ci piace. Piuttosto, la riprensione è da amare, da ricercare, e da accogliere quando ci arriva. È beato chi ama la riprensione. E chi ama la riprensione, e mette in pratica, ha più di Cristo.
Agar e Sara: figli della schiava e della libera
In questa epistola Paolo riprende i Galati, per riportarli sulla via di Dio. Sta martellando sul fatto che è stolto, insensato, dannoso, cercare di arrivare a Dio per mezzo dell’ubbidienza alla legge di Dio. Nessuno può arrivare a Dio così.
Ora, usa un esempio dalla vita di Abrahamo, per mostrare ancora una volta, da una prospettiva diversa, quanto non ha senso mettersi sotto la legge. Paolo racconta del fatto che Abrahamo ebbe due figli: uno dalla schiava Agar, e l’altro da sua moglie, Sara. Uno era un figlio secondo la carne, l’altro era un figlio secondo la promessa.
Seguite mentre leggo dal versetto 21.
“21 Ditemi, voi che volete essere sotto la legge, non date ascolto alla legge? 22 Infatti sta scritto che Abrahamo ebbe due figli: uno dalla schiava e uno dalla libera. 23 Or quello che nacque dalla schiava fu generato secondo la carne, ma quello che nacque dalla libera fu generato in virtù della promessa. 24 Tali cose hanno un senso allegorico, perché queste due donne sono due patti: uno dal monte Sinai che genera a schiavitù, ed è Agar. 25 Or Agar è il monte Sinai in Arabia e corrisponde alla Gerusalemme del tempo presente; ed essa è schiava con i suoi figli. 26 Invece la Gerusalemme di sopra è libera, ed è la madre di noi tutti. 27 Infatti sta scritto: "Rallegrati, o sterile che non partorisci! Prorompi e grida, tu che non sentivi doglie di parto, perché i figli dell’abbandonata saranno più numerosi di quelli di colei che aveva marito". 28 Ora noi, fratelli, alla maniera di Isacco, siamo figli della promessa.” (Galati 4:21-28 LND)
Qui Paolo sta facendo un punto molto chiaro. Abrahamo ebbe due figli, Ismaele e Isacco. Ismaele era stato generato da Agar, ed era un figlio generato secondo la carne, perché non era il figlio che Dio aveva promesso di dare ad Abrahamo. Ismaele era nato perché Abrahamo e Sara avevano fatto i loro ragionamenti e calcoli per cercare di avere un figlio, senza fidarsi della promessa di Dio. Quindi, non avevano fede.
Isacco, invece, era stato generato secondo la promessa, perché lui era il figlio che Dio aveva promesso di dare ad Abrahamo da Sara.
Sara e Agar, e i figli che Abrahamo ha avuto da entrambi, sono un’allegoria delle cose spirituali, cioè sono simboli che ci aiutano a comprendere le verità spirituali che rappresentano.
Aagar era una schiava di Abrahamo e Sara, e il figlio da lei generato era anche lui uno schiavo. Sara, invece, era libera, e il figlio da lei generato, Isacco, era libero e figlio della promessa.
Chi cerca di arrivare a Dio per mezzo della legge è come Agar, e rimane schiavo. Chi, invece, cerca Dio per fede, è come Sara, è libero e figlio della promessa.
Tu di chi sei figlio? Come cerchi di arrivare a Dio?
Noi che siamo in Cristo, per la grazia di Dio, siamo come Isacco, siamo figli della promessa. Siamo diventati figli di Dio in virtù della sua promessa, mediante la fede in Cristo. E, come Isacco era libero, anche noi ora siamo liberi, non più schiavi della legge.
Infatti, notate quello che Paolo dice della nostra condizione attuale, riprendendo dal versetto 28.
“28 Ora noi, fratelli, alla maniera di Isacco, siamo figli della promessa. 29 Ma, come allora colui che era generato secondo la carne perseguitava colui che era generato secondo lo Spirito, così avviene al presente. 30 Ma che dice la Scrittura? "Caccia via la schiava e suo figlio, perché il figlio della schiava non sarà erede col figlio della libera". 31 Così dunque, fratelli, noi non siamo figli della schiava ma della libera.” (Galati 4:28-31 LND)
Fratelli e sorelle, adesso che siamo in Cristo non siamo più figli della schiava, per essere anche noi schiavi, ma piuttosto siamo figli della libera, per essere liberi in Cristo. Camminiamo in questa libertà, vedendo il nostro accesso a Dio in base alla fede nell’opera di Cristo, non in base alle nostre opere.
E notate quello che Paolo cita nel versetto 30:
“30 Ma che dice la Scrittura? "Caccia via la schiava e suo figlio, perché il figlio della schiava non sarà erede col figlio della libera".” (Galati 4:30 LND)
Solo chi va a Dio in virtù della promessa, per la fede, e non per le opere, è erede della promessa di Dio.
Chi, invece, cerca di arrivare a Dio per le proprie opere, sarà cacciato via e non sarà erede con i figli di Dio.
Fratelli e sorelle, questo è molto forte, e duro, ma è la verità. Chi si aggrappa alle proprie opere, e non solo a Cristo, per ottenere la salvezza, sarà cacciato via, lontano da Dio per l’eternità, nel tormento eterno.
L’unica vera salvezza è in Cristo, l’unica via per arrivare a Dio è la via della fede in Cristo. Qualsiasi altra “aggiunta” a questo ci svia e ci porta lontani da Dio.
Conclusione
In questo capitolo abbiamo ascoltato Paolo, che con grande amore per i Galati, li ha rimproverati, perché si erano allontanati dalla verità credendo ad un falso evangelo.
Però, anche noi, come loro, possiamo cadere nello stesso modo.
Quindi, è fondamentale che nella vita cristiana camminiamo vicini a Dio, in santità, e stando sempre in guardia. Solo così possiamo essere pronti per quando arrivano le tentazioni.
Ma in questo capitolo abbiamo visto anche verità meravigliose di quello che abbiamo ricevuto in Cristo, e di chi siamo in Cristo. E, la più grande verità, è che ora, in Cristo, per la fede in Lui, Dio ci ha fatti diventare suoi figli. Siamo figli amati di Dio. Che privilegio, e che dono, ed è solo per grazia.
Fratelli e sorelle, camminiamo giorno per giorno vicini a Cristo, stando in guardia, e gioendo in chi siamo per il nostro Dio!