Introduzione
La salvezza è la cosa più importante della vita. Se non hai la salvezza, la vita non ha senso. Le persone intorno a noi vivono per le cose di questa vita: cercano le belle esperienze, i viaggi, i piaceri di questa vita. A volte cercano tutte cose buone, non necessariamente cose malvagie o peccaminose. Ma per quanto possono ottenere o accumulare in questa vita, senza la salvezza, è tutto inutile, sarà tutto perso, ma infinitamente peggio, poi c’è il tormento eterno.
Perciò, la salvezza è quello che importa più di tutto, in assoluto. E la vera salvezza è solo per fede, in Cristo. Non c’è altra via per la salvezza.
Se ci pensate, tutte le religioni, in qualche forma, insegnano che per poter essere salvati serve fare buone opere, per guadagnarsi il favore di Dio. Ma la verità è che nessuno può mai arrivare alla salvezza per le proprie opere.
L’unica vera salvezza è in Gesù Cristo, ed è solo per fede nel sacrificio di Cristo, e non per opere.
Però, da che mondo è mondo, tanti cercano di “aggiungere” le opere alla salvezza, di fatto proclamando un evangelo falso. Succede molto oggi, come succede da sempre.
Gli uomini, di natura, sono portati a cercare di fare qualcosa per poter essere salvati. Questo soddisfa la carne, perché, anche se in modo subdolo, è un modo per sentirsi di avere qualche merito nella propria salvezza.
Ma la vera salvezza è solo per fede, e non per alcun merito nostro.
Con l’aiuto di Dio, oggi iniziamo a studiare un’epistola molto importante, l’epistola ai Galati.
L’apostolo Paolo aveva proclamato l’evangelo di Cristo nella regione della Galazia, e vari credettero in Cristo. È importante tenere in mente che questi nuovi credenti erano gentili.
Tristemente, dopo la partenza di Paolo, arrivarono in Galazia altri uomini Giudei, che dicevano anche loro di credere in Cristo, ma, in realtà, non credevano nella salvezza solo per fede in Cristo. Piuttosto, questi Giudei credevano che, per poter essere salvati, bisognava seguire anche la legge giudaica. E perciò, predicavano che anche i gentili dovevano iniziare a seguire la legge giudaica.
Questo era un falso evangelo. Nella Parola di Dio, e nella predicazione di Gesù, è chiaro che la salvezza è SOLO per fede in Cristo, e non anche per ubbidienza alla legge. Eppure, tristemente, questi giovani credenti della Galazia caddero nel credere a questo falso evangelo, anziché nel vero Evangelo che Paolo aveva predicato.
Perciò, Paolo, avendo saputo di questo falso evangelo che era stato predicato ai Galati, e che loro ci avevano creduto, scrive questa epistola per correggere questa falsa dottrina, per riportare queste persone a credere pienamente in Gesù Cristo.
Riassunto dei primi capitoli – vv 1-5
Paolo inizia la sua epistola con i saluti e dando un piccolo riassunto di quello che sarà il suo insegnamento nei primi due capitoli dell’epistola.
Infatti, Paolo inizia presentandosi come apostolo con autorità, perché era un apostolo da parte di Dio, e poi dà un piccolo riassunto del vero evangelo.
Trovate con me Galati 1. Seguite mentre leggo i versetti 1 a 5.
“1 Paolo, apostolo (non da parte di uomini, né per mezzo di uomo, ma tramite Gesù Cristo e Dio Padre, che lo ha risuscitato dai morti), 2 e tutti i fratelli che sono con me, alle chiese della Galazia: 3 grazia a voi e pace da Dio Padre e dal Signore nostro Gesù Cristo, 4 che ha dato se stesso per i nostri peccati, per sottrarci dal presente mondo malvagio secondo la volontà di Dio, nostro Padre, 5 al quale sia la gloria nei secoli dei secoli. Amen.” (Galati 1:1-5 LND)
Paolo inizia questa epistola presentandosi come Paolo l’apostolo. Questo è tipico di Paolo nelle sue epistole, e dimostra l’autorità con la quale sta scrivendo. Paolo non sta scrivendo come semplice uomo, ma come apostolo, con l’autorità di apostolo, che non è un’autorità che veniva dagli uomini, ma direttamente da Dio.
Quello che Paolo sta dicendo in questa epistola, e in questi primi capitoli, viene da Dio. Questo è molto importante da tenere in mente mentre consideriamo il messaggio di Paolo, perché questo è il messaggio di Dio a noi tramite Paolo.
La preghiera di Paolo
Come nelle sue altre epistole, Paolo inizia con una preghiera, chiedendo grazia e pace per i Galati. Questa preghiera è molto semplice, ma è così importante e fondamentale, anche per noi. Abbiamo bisogno di grazia e di pace da Dio, e possiamo chiedergliele, perché Dio ama donare grazia e pace ai suoi figli. La grazia e la vera pace vengono solo da Dio.
Riassunto del vero evangelo
Poi, nei versetti 4 e 5, Paolo ci dà un riassunto dell’evangelo in poche parole. Rileggo i versetti 4 e 5. Ecco l’unico vero evangelo.
“4 che ha dato se stesso per i nostri peccati, per sottrarci dal presente mondo malvagio secondo la volontà di Dio, nostro Padre, 5 al quale sia la gloria nei secoli dei secoli. Amen.” (Galati 1:4-5 LND)
Gesù Cristo ha dato sé stesso per i nostri peccati, per sottrarci dal presente mondo malvagio, secondo la volontà di Dio. Gesù Cristo ha dato sé stesso morendo sulla croce per i nostri peccati, per comprarci la giustificazione davanti a Dio, quella giustificazione che altrimenti non avremmo MAI potuto ottenere per conto nostro, con le nostre opere.
E Gesù l’ha fatto “per sottrarci dal presente mondo malvagio”, di cui facevamo parte e con cui stavamo andando dritti verso il tormento eterno. Eravamo schiavi del peccato, sotto il potere delle tenebre. Ma per mezzo del suo sacrificio, Gesù Cristo ci ha sottratti dal presente mondo malvagio, secondo la volontà di Dio, perché era la volontà di Dio di salvarci.
Fratelli e sorelle, questo è l’evangelo in breve. Eravamo nel mondo, facevamo parte del mondo, peccatori sotto condanna, e Gesù Cristo ha dato sé stesso per i nostri peccati, secondo la volontà di Dio, così ci ha sottratti da questo mondo malvagio, e ci ha salvati.
Fratelli e sorelle, le nostre opere non c’entrano nulla con ottenere la salvezza. Avete notato che non vengono menzionate, e non hanno alcun ruolo nella nostra salvezza? Non siamo salvati per le nostre opere, o per quanto ubbidiamo alla legge di Dio. E per questo, non abbiamo ALCUN merito nella nostra salvezza. Siamo salvati SOLO per grazia, SOLO per mezzo del sacrificio di Cristo, e SOLO perché questa era la volontà di Dio.
In questi pochi versetti, Paolo ha già toccato i punti principali che poi tratterà più nel dettaglio in questa epistola.
Quindi, per riassumere, ha stabilito la sua autorità di apostolo in quello che sta dicendo, e quindi, ha stabilito che quello che sta dicendo viene da Dio e non da Lui stesso. E poi ha stabilito qual è l’unico vero evangelo, che è l’unico evangelo che porta alla salvezza.
Condanna del falso evangelo – vv 6-9
Adesso, con questa base, consideriamo quello che Paolo ha da dire ai Galati. Questo discorso riguarda anche noi.
“6 Mi meraviglio che da colui che vi ha chiamati mediante la grazia di Cristo, passiate così presto ad un altro evangelo, 7 il quale non è un altro evangelo; ma vi sono alcuni che vi turbano e vogliono pervertire l’evangelo di Cristo. 8 Ma anche se noi o un angelo dal cielo vi predicasse un evangelo diverso da quello che vi abbiamo annunziato, sia maledetto. 9 Come abbiamo già detto, ora lo dico di nuovo: se qualcuno vi predica un evangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia maledetto.” (Galati 1:6-9 LND)
Questa epistola è scritta ai Galati, che erano i credenti di una regione della Turchia di oggi. Paolo era stato lì e aveva proclamato loro il vero evangelo, e vari erano stati salvati. Ma dopo la partenza di Paolo, arrivarono altri uomini, Giudei, che proclamavano un evangelo diverso. Questi uomini dicevano di credere in Cristo per la salvezza, ma credevano che per essere salvati bisognasse anche seguire la legge giudaica. Quindi, pur parlando di Cristo, predicavano una salvezza per opere.
I Galati erano gentili, non erano Giudei, ma questi uomini stavano predicando che per essere veramente salvati dovevano anche osservare la legge giudaica, non bastava aver creduto in Cristo.
Questo è un falso evangelo. La salvezza è solo per fede in Cristo, e non una parte per fede e una parte per l’ubbidienza alla legge.
Però, tristemente, i Galati erano caduti nel credere a questo falso evangelo, e si erano allontanati dalla verità.
Notate come Paolo, guidato da Dio, condanna duramente chi predica un falso evangelo. Rileggo i versetti 8 e 9.
“8 Ma anche se noi o un angelo dal cielo vi predicasse un evangelo diverso da quello che vi abbiamo annunziato, sia maledetto. 9 Come abbiamo già detto, ora lo dico di nuovo: se qualcuno vi predica un evangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia maledetto.” (Galati 1:6-9 LND)
Fratelli e sorelle, il vero evangelo è uno solo. Qualsiasi altro evangelo è un falso evangelo. È un gravissimo peccato agli occhi di Dio predicare un falso evangelo, al punto che Paolo dice “sia maledetto” chi fa questo. “Sia maledetto” vuol dire maledetto da Dio. Questo è terribile. Non c’è nulla di peggio. E questo è quello che Dio fa a chi predica un falso evangelo.
C’è un solo evangelo, quello vero, l’evangelo della salvezza per FEDE in Gesù Cristo, senza opere, ma solo per la grazia di Dio. Qualsiasi altro evangelo diverso da questo è falso e non dobbiamo credergli, per quanto può sembrare convincente.
Ma dall’altro lato, anche noi, quando proclamiamo l’evangelo ad altri, dobbiamo stare in guardia dall’aggiungere o togliere qualcosa, e dobbiamo stare in guardia per non proclamare un evangelo diverso, che è falso.
L’autorità della predicazione di Paolo vv 10-24
I Galati avevano creduto il vero evangelo che Paolo aveva predicato. Ma poi, quando sono venuti questi uomini da fuori, essi in qualche modo hanno screditato Paolo, e hanno cominciato a predicare questo falso evangelo, sviando i Galati dalla verità.
Per questo motivo, non per sé stesso, ma per difendere l’evangelo di Cristo, Paolo adesso si difende dimostrando con quale autorità, da Dio, ha proclamato loro il vero evangelo. Spesso, Satana cerca di screditare il predicatore, perché non riesce a screditare in modo diretto il messaggio. Nei prossimi versetti Paolo spiega ai Galati che l’evangelo che aveva proclamato loro non veniva da lui stesso, ma da Dio. Seguite mentre leggo dal versetto 10.
“10 Infatti, cerco io ora di cattivarmi l’approvazione degli uomini o quella di Dio? Oppure cerco di piacere agli uomini? Infatti, se cercassi ancora di piacere agli uomini, non sarei servo di Cristo.” (Galati 1:10 LND)
Paolo non aveva vantaggi terreni dal proclamare l’evangelo. La sua predicazione non lo portava ad essere approvato, o visto bene, dagli uomini anzi, il contrario. Ma Paolo non cercava l’approvazione degli uomini, o altri vantaggi terreni. Piuttosto, Paolo cercava solo l’approvazione di Dio, e per questo proclamava il vero evangelo, essendo fedele a Dio.
Andiamo avanti dal versetto 11.
“11 Ora, fratelli, vi faccio sapere che l’evangelo, che è stato da me annunziato, non è secondo l’uomo, 12 poiché io non l’ho ricevuto né imparato da alcun uomo, ma per la rivelazione di Gesù Cristo. 13 Avete infatti udito quale fu un tempo la mia condotta nel giudaismo, come perseguitavo con grande ferocia la chiesa di Dio e la devastavo. 14 E progredivo nel giudaismo più di molti coetanei tra i miei connazionali, essendo estremamente zelante nelle tradizioni dei miei padri. 15 Ma quando piacque a Dio, che mi aveva appartato fin dal grembo di mia madre e mi ha chiamato per la sua grazia, 16 di rivelare in me suo Figlio, affinché l’annunziassi fra i gentili, io non mi consultai subito con carne e sangue, 17 né salii a Gerusalemme da quelli che erano stati apostoli prima di me, ma me ne andai in Arabia e ritornai di nuovo a Damasco. 18 Poi, dopo tre anni, salii a Gerusalemme per andare a vedere Pietro e rimasi con lui quindici giorni. 19 E non vidi alcun altro degli apostoli, se non Giacomo, il fratello del Signore. 20 Ora, quanto alle cose che vi scrivo, ecco, davanti a Dio, non mento. 21 Poi andai nelle regioni della Siria e della Cilicia. 22 Or io ero sconosciuto personalmente alle chiese della Giudea, che sono in Cristo, 23 ma esse udivano soltanto dire: "Colui che prima ci perseguitava, ora annunzia quella fede che nel passato egli devastava", 24 e glorificavano Dio per causa mia.” (Galati 1:11-24 LND)
In tutto questo discorso Paolo sta dimostrando da dove veniva l’evangelo che predicava, e cioè, stava dimostrando che veniva direttamente da Dio.
Paolo aveva ricevuto l’evangelo direttamente da Dio, non dagli uomini, e quello che predicava era fedele alla verità di Dio.
Una dimostrazione di questo era il fatto stesso che, a causa dell’essere fedele a predicare il vero evangelo, Paolo veniva spesso disprezzato, perseguitato, ed era visto male da molti.
Quello che Paolo predicava veniva da Dio, non erano insegnamenti di uomini. Proprio per questo motivo, visto che erano insegnamenti da Dio, che spesso calpestano i piedi, Paolo era malvisto da molti, e odiato.
Era chiaro che c’era stata l’opera di Dio in Paolo, in quanto lui prima devastava la chiesa di Cristo, e adesso ne era diventato il più grande promotore.
Però, nonostante che Paolo avesse ricevuto l’evangelo direttamente da Dio, comunque, dopo un po’ di tempo, andò a Gerusalemme ed espose l’evangelo a uomini di Dio, per essere sicuro che la sua predicazione fosse fedele. Paolo parla anche di questo nei prossimi versetti, per dimostrare ancora che l’evangelo che ha predicato è il vero evangelo.
Seguite mentre leggo dal capitolo 2, versetto 1.
“1 Poi, dopo quattordici anni, salii di nuovo a Gerusalemme con Barnaba, prendendo con me anche Tito. 2 Or vi salii per rivelazione ed esposi loro l’evangelo che io predico fra i gentili, ma lo esposi privatamente a coloro che godevano maggior credito, perché non corressi, o non avessi corso invano. 3 Ma neppure Tito che era con me, benché fosse Greco, fu costretto a farsi circoncidere. 4 E ciò a causa dei falsi fratelli introdottisi abusivamente, i quali si erano insinuati per spiare la nostra libertà che abbiamo in Cristo Gesù, allo scopo di metterci in schiavitù. 5 A costoro non cedemmo in sottomissione neppure per un momento, affinché la verità dell’evangelo dimorasse salda fra di voi. 6 Ma da parte di quelli che godevano maggior credito (ciò che siano già stati, non m’importa nulla; Dio non ha riguardo a persona), ebbene, quelli che godono maggior credito non m’imposero nulla di più. 7 Anzi al contrario, avendo visto che mi era stato affidato l’evangelo per gli incirconcisi, come a Pietro quello per i circoncisi 8 (poiché colui che aveva potentemente operato in Pietro per l’apostolato dei circoncisi, aveva potentemente operato anche in me per i gentili), 9 avendo conosciuto la grazia che mi era stata data, Giacomo, Cefa e Giovanni, che sono reputati colonne, diedero a me e a Barnaba la mano di associazione, affinché noi andassimo fra i gentili, ed essi fra i circoncisi. 10 Soltanto ci raccomandarono che ci ricordassimo dei poveri, proprio quello che mi ero proposto di fare anch’io.” (Galati 2:1-10 LND)
L’evangelo che Paolo proclamava era stato “controllato e confermato” dagli altri apostoli a Gerusalemme, che erano uomini di Dio accreditati, e a Paolo fu affidato il ministero per i gentili.
A questi apostoli di Gesù Cristo, come lo era lui, Paolo ha presentato l’evangelo che stava predicando, e fu confermato. Infatti, Paolo dice che questi uomini “non m’imposero nulla di più”, cioè, non aggiunsero nulla a quello che Paolo stava predicando. Questo vuol dire che l’evangelo che Paolo predicava era il vero evangelo, era completo, non c’era bisogno di aggiungervi nulla.
Quando Paolo e gli altri erano saliti a Gerusalemme, c’era chi si opponeva loro, e spingeva che Tito venisse circonciso, perché era Greco. Questi uomini erano anche loro Giudei che credevano che per essere salvati bisognasse anche seguire la legge giudaica. Perciò, per loro, per essere veramente salvato, Tito doveva essere circonciso. Quello che loro credevano non era vero, non era il vero evangelo, ma questi facevano pressione affinché Tito fosse circonciso. Paolo e gli altri, stando fermi nella verità, non cedettero alla pressione di questi uomini e Tito non fu circonciso.
Paolo, nel raccontare questo avvenimento, non si sta mettendo in mostra. Piuttosto, questo racconto serviva per mostrare ai Galati due cose. Serviva a mostrare che l’evangelo che Paolo aveva predicato è l’unico vero evangelo. E poi, questo racconto serviva anche per ribadire ai Galati l’autorità di Paolo come apostolo, proprio come gli altri apostoli a Gerusalemme.
Avvenimento con Pietro, la salvezza solo per fede – vv 11-19
Poi, nel suo racconto, Paolo aggiunge un altro avvenimento che era successo ad Antiochia, tempo dopo. Erano presenti Paolo e Pietro, con anche vari altri. In questa occasione, Pietro aveva peccato e Paolo lo aveva ripreso pubblicamente, e anche molto duramente, perché con il suo peccato Pietro aveva trascinato anche altri nel suo stesso peccato.
Di nuovo, questo racconto serviva ai Galati per mostrare loro l’autorità con cui Paolo agiva, un’autorità da Dio. E con questa autorità, Paolo aveva ripreso, senza timore, un altro apostolo che non stava camminando nella verità.
Seguite mentre leggo dal versetto 11. Notate quello che vediamo di Paolo in questi versetti.
“11 Ma quando Pietro venne in Antiochia, io gli resistei in faccia, perché era da riprendere. 12 Infatti prima che venissero alcuni da parte di Giacomo, egli mangiava con i gentili; ma quando giunsero quelli, egli si ritirò e si separò, temendo quelli della circoncisione. 13 E anche gli altri Giudei fingevano assieme a lui, tanto che anche Barnaba fu trascinato dalla loro ipocrisia. 14 Ma, quando io vidi che non camminavano rettamente secondo la verità dell’evangelo, dissi a Pietro in presenza di tutti: "Se tu, che sei Giudeo, vivi alla gentile e non alla giudaica, perché costringi i gentili a giudaizzare?".” (Galati 2:11-14 LND)
Paolo e Pietro si trovavano ad un pasto in cui c’erano vari credenti. E stavano mangiando insieme ai credenti gentili senza nessun problema. Sia Paolo che Pietro avevano capito che la salvezza era arrivata anche ai gentili, come ai giudei, e entrambi credevano che la salvezza era solo per la fede in Cristo, e non anche per le opere della legge. E perciò, non avevano nessun problema a mangiare insieme ai gentili, perché riconoscevano che anche loro erano salvati, perché avevano creduto in Cristo, anche se non seguivano la legge giudaica.
Ad un certo punto arrivarono alcuni da parte di Giacomo, cioè alcuni che venivano da Gerusalemme che credevano in Cristo per la salvezza, ma credevano anche nelle opere della legge. Dal loro punto di vista, Paolo e Pietro non avrebbero dovuto mangiare con questi gentili, perché non erano giudei, e non seguivano la legge giudaica.
A quel punto, Pietro, avendo timore di quello che questi avrebbero pensato di lui, vedendolo mangiare con i gentili, si ritirò e si separò dai gentili.
Facendo così, Pietro con il suo esempio, trascinò altri, perfino Barnaba, ad allontanarsi dai credenti gentili, e quindi a peccare nello stesso modo.
Perciò, Paolo, vedendo il peccato di Pietro e che il suo peccato stava facendo inciampare anche vari altri, riprese Pietro pubblicamente.
Andiamo avanti e consideriamo quello che disse Paolo. Seguite mentre leggo dal versetto 14.
“14 Ma, quando io vidi che non camminavano rettamente secondo la verità dell’evangelo, dissi a Pietro in presenza di tutti: "Se tu, che sei Giudeo, vivi alla gentile e non alla giudaica, perché costringi i gentili a giudaizzare?". 15 Noi, di nascita Giudei e non peccatori fra i gentili, 16 sapendo che l’uomo non è giustificato per le opere della legge ma per mezzo della fede in Gesù Cristo, abbiamo creduto anche noi in Cristo Gesù, affinché fossimo giustificati per la fede di Cristo e non mediante le opere della legge, poiché nessuna carne sarà giustificata per mezzo delle opere della legge. 17 Or se, cercando di essere giustificati in Cristo, siamo trovati anche noi peccatori, è forse Cristo ministro del peccato? Così non sia. 18 Se infatti edifico di nuovo le cose che ho distrutto, io mi costituisco trasgressore, 19 perché per mezzo della legge io sono morto alla legge, affinché io viva a Dio.” (Galati 2:14-19 LND)
Paolo riprese Pietro duramente, perché il suo peccato era grave. Pietro, con il suo esempio, visto il ruolo che aveva, in modo subdolo stava costringendo altri a giudaizzare. Giudaizzare significa seguire la legge giudaica. Pietro, separandosi dai gentili, voleva far credere a quelli di Giacomo che anche lui seguiva ancora la legge, quando invece non la seguiva ma viveva alla gentile. E anche altri cominciarono a comportarsi come lui.
Questo era molto grave perché, per timore degli uomini, per timore di essere visto male, Pietro stava effettivamente disprezzando il sacrificio di Cristo mettendosi dalla parte di chi credeva un falso evangelo che aggiunge le opere al sacrificio di Cristo per ottenere la salvezza. Questo era estremamente grave.
Il discorso di Paolo
Paolo, nel suo discorso fa un paio di punti.
Rileggo i versetti 15-16.
“15 Noi, di nascita Giudei e non peccatori fra i gentili, 16 sapendo che l’uomo non è giustificato per le opere della legge ma per mezzo della fede in Gesù Cristo, abbiamo creduto anche noi in Cristo Gesù, affinché fossimo giustificati per la fede di Cristo e non mediante le opere della legge, poiché nessuna carne sarà giustificata per mezzo delle opere della legge.” (Galati 1:15-16 LND)
Il primo punto di Paolo è che anche loro, di nascita Giudei, avevano creduto in Cristo per essere giustificati. Avevano creduto nella giustificazione per fede, e non per opere, perché NESSUNO sarà giustificato, o salvato, per mezzo delle opere della legge. Nessuno può ubbidire abbastanza alla legge al punto di “guadagnare” la salvezza. È impossibile.
Ma poi, nei versetti 17-19, Paolo dichiara:
“17 Or se, cercando di essere giustificati in Cristo, siamo trovati anche noi peccatori, è forse Cristo ministro del peccato? Così non sia. 18 Se infatti edifico di nuovo le cose che ho distrutto, io mi costituisco trasgressore, 19 perché per mezzo della legge io sono morto alla legge, affinché io viva a Dio.” (Galati 2:17-19 LND)
Il secondo punto di Paolo è che, seppure siamo giustificati per fede, questo non vuol dire che non importa se continuiamo a peccare. La salvezza per fede in Cristo non è una licenza di continuare a peccare.
La legge non può salvare, al contrario, la legge ci condanna. Questo è il motivo per cui Dio ha stabilito la legge: per mettere in mostra i nostri peccati e il nostro bisogno di un Salvatore.
Perciò, la legge, o l’ubbidienza alla legge, non è la via per essere salvati. Piuttosto, la legge serve per mostrarci in modo molto chiaro quanto siamo colpevoli, e così ci indirizza a Cristo, il solo che può salvarci.
Ma anche adesso che siamo salvati, non siamo liberi di peccare. Piuttosto, siamo sotto la legge di Cristo, affinché viviamo in base alla legge di Cristo. Questo non per ottenere la salvezza, ma come frutto che siamo veramente salvati. Voglio ripeterlo: adesso che siamo salvati dobbiamo ubbidire alla legge di Cristo, ma non come per ottenere la salvezza, ma come frutto che siamo veramente salvati. Chi è un vero credente, osserverà anche la legge di Cristo, non la legge giudaica, ma la legge di Cristo.
Riassunto finale – vv 20-21
Negli ultimi 2 versetti del capitolo 2, Paolo ci dà un riassunto del discorso fino a questo punto. Il riassunto di tutto il discorso è che siamo salvati solo per grazia, solo per mezzo di Cristo, e ora abbiamo nuova vita, che viviamo nelle vie di Dio. Ora viviamo in Cristo, e Cristo in noi. È solo in Cristo che siamo giustificati e riconciliati con Dio. Viviamo totalmente per mezzo di Cristo.
Seguite mentre leggo i versetti 20 e 21.
“20 Io sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me; e quella vita che ora vivo nella carne, la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me. 21 Io non annullo la grazia di Dio perché, se la giustizia si ha per mezzo della legge, allora Cristo è morto invano.” (Galati 2:20-21 LND)
La salvezza è solo per mezzo di Gesù Cristo, che ci ha amati e ha dato sé stesso per noi. Gesù Cristo ci ha amati con un amore perfetto, e per questo ha dato sé stesso per noi, come sacrificio per i nostri tanti peccati, ed è morto e risuscitato per noi, per comprarci la salvezza.
La nostra vita ora è in Cristo. Viviamo per fede in Gesù Cristo. Senza Cristo, saremo spiritualmente morti. Non siamo più noi che viviamo, per merito nostro. Ora, viviamo totalmente per merito di Cristo. Cristo vive in noi.
La giustizia che ci serve per presentarci a Dio, possiamo averla solo in Cristo, e NON per mezzo delle opere della legge. Nessuno di noi potrebbe mai seguire abbastanza la legge di Dio da poter ottenere la propria giustizia. Piuttosto, abbiamo bisogno di un Salvatore. E per la grazia di Dio abbiamo il Salvatore, Gesù Cristo, che è morto per i nostri peccati.
Se fosse possibile essere salvati per mezzo delle opere della legge, allora Cristo sarebbe morto invano. A quel punto la sua morte sarebbe completamente inutile, perché non sarebbe sufficiente per salvarci, ma comunque servirebbero le nostre opere.
Fratelli e sorelle, Cristo non è morto invano. E grazie a Dio per questo! Se la nostra salvezza dipendesse dalle nostre opere, non avremmo speranza. Dio è troppo santo, e noi siamo troppo peccatori per poter mai arrivare a Dio per conto nostro.
Ringraziamo Dio per la salvezza che Lui ci ha donato, solo per mezzo di Cristo, solo per fede, solo per grazia, e solo perché questa era la Sua volontà.
Lode a Dio per questo!