Chi di voi ha mai fatto un trasloco che lo ha portato a lasciare la casa dei genitori?
Quando si sta in una casa per tanti anni, un trasloco, soprattutto un trasloco che ti porta in una città lontana, può rappresentare un'esperienza difficile, un'esperienza che provoca grandi emozioni e qualche difficoltà.
Eppure, fa parte della vita.
Vorrei, in un certo senso, instaurare un confronto fra un trasloco che si compie qui sulla terra, come nel caso dell'esempio concreto che ho citato, con il trasloco che invece si effettua quando un credente lascia questo mondo per andare con il Signore. In effetti, fra le due differenti tipologie di traslochi ci sono tanti paralleli.
Per esempio, in un trasloco, quando arriva il giorno in cui esso deve essere fatto, bisogna partire senza alternativa alcuna.
Tutto quel che ci si porta dietro è solitamente smontato e pronto per essere posto su di un camion ed è il momento di partire portandosi dietro il tutto. Quando è giunto il tempo di traslocare, non si può decidere di restare qualche giorno o settimana o mese ancora nel luogo nel quale ci si trova, ma bisogna traslocare.
Similmente, quando arriva il momento che Dio ha stabilito per noi di lasciare questo mondo, non lo si può rimandare.
Quando si è deciso di lasciare una casa e si sa che presto sarà il tempo di andare, non si vive nello stesso modo di prima. La casa che si abita, anche se lo è stato per tanti lunghi anni non la si vede più come la propria casa, ma, piuttosto, come una dimora temporanea, un posto che vedi e tratti in tutto un altro modo rispetto a prima. Se ci sono problemi o cose che non vanno bene, essi non ti pesano minimamente perché sai che sei in partenza.
In una tale condizione non ti vedi più come un abitante di quella casa, ma come uno in soggiorno, un viaggiatore, un individuo che per il momento sta ancora in quel posto ma che presto lo lascerà.
Per quanto riguarda il fatto che, in Cristo, siamo cittadini del cielo, più riusciamo a capire che il nostro corpo è solo una dimora temporanea, più riusciremo a vivere senza essere troppo attaccati a questa vita terrena. Se viviamo così, le cose che succedono in essa ci peseranno molto di meno perché capiremo sempre di più che questo mondo non è casa nostra. Siamo solo pellegrini, viandanti in attesa di arrivare alla vera casa nostra, quella celeste.
Quando si arriva vicino al giorno della partenza da una casa, si comincia a mettere tutto in scatola: per esempio, i mobili vengono smontati e diventa difficile il vivere nella casa. Non c'è più la tavola, non ci sono più le sedie, non c'è più quello che normalmente ci tornava comodo e pratico per vivere in essa. Quando è il momento del trasloco, i vari mobili non sono più utilizzabili, i conforti della casa, che magari per anni erano stati così comodi e a portata di mano, non sono più di aiuto alcuno.
Similmente, quando stiamo per lasciare il nostro corpo, le tante cose legate a questo mondo che magari ci hanno dato conforto negli anni, non saranno più un conforto per noi. Il vero conforto in quel giorno è quello che dovrebbe essere il nostro conforto anche ora, vale a dire quello di sperare in una casa migliore, infinitamente migliore, in quella casa che durerà per tutta l'eternità! Se noi non abbiamo ben salda questa speranza, quando arriveremo agli ultimi anni della nostra vita terrena, saremo un disastro e il nostro cuore sarà turbato e agitato.
Certamente è giusto apprezzare il corpo e la vita che Dio ci ha dato mentre stiamo su questa terra. Apprezzare queste cose fa parte dell'essere riconoscenti per quello che abbiamo. Inoltre, come leggiamo in 1Timoteo 6, Dio ci ha dato le cose che abbiamo in questa vita da godere e da apprezzare:
Ordina ai ricchi di questo mondo di non essere orgogliosi, di non riporre la loro speranza nell'incertezza delle ricchezze, ma nel Dio vivente, il quale ci offre abbondantemente ogni cosa per goderne, (1 Timoteo 6:17 LND).
Quindi, quando stiamo per lasciare questo corpo e le persone care a noi, è giusto ed anche normale pensare e ricordare quanto sono state una benedizione per noi. Però non dobbiamo solamente guardare indietro a quello che stiamo lasciando, ma piuttosto e soprattutto dobbiamo guardare in avanti, a quello che stiamo per ricevere. Quando arriviamo alla morte fisica vuol dire che stiamo per lasciare questa dimora temporanea per andare alla nostra dimora eterna che Cristo ha preparato per noi, una dimora meravigliosa soprattutto perché là saremo con Gesù Cristo stesso per sempre.
Vi faccio una domanda alla luce di questo: quando arriva il momento in cui dobbiamo lasciare la nostra dimora terrena, è giusto avere timore e grande dispiacere? Assolutamente no! Piuttosto, dobbiamo guardare in avanti, con grande gioia, dobbiamo volgere il nostro sguardo verso quello che ci aspetta!
Quando una donna si sposa non deve arrivare al matrimonio piangendo per quello che sta lasciando, ma piuttosto gioendo per la vita che ha davanti a sé. Per chi è in Cristo, la morte fisica è l'inizio della più grande gioia mai vissuta.
Infatti, anche qui sulla terra, quando si fa un trasloco, certamente si può avere un certo dispiacere nel lasciare un posto molto gradevole, ma c'è anche il piacere di entrare nella nuova casa dove si continuerà la propria vita. Questo piacere e questa gioia tolgono o se non altro mitigano il dispiacere di lasciare la vecchia dimora.
Perciò, o credente, tenendo questo in mente, fissa gli occhi del tuo cuore sul cielo, medita sul tuo incontro con Gesù Cristo. In Efesini impariamo che siamo già seduti con Cristo nei luoghi celesti. Vi leggo Efesini 2:4-6:
“4 Ma Dio, che è ricco in misericordia per il suo grande amore con il quale ci ha amati, 5 anche quando eravamo morti nei falli, ci ha vivificati con Cristo (voi siete salvati per grazia), 6 e ci ha risuscitati con lui e con lui ci ha fatti sedere nei luoghi celesti in Cristo Gesù,” (Efesini 2:4-6 LND).
Visto che già siamo spiritualmente seduti con Cristo in cielo, è giusto pensare molto e spesso alla nostra dimora eterna.
Quindi, riassumendo, è saggio vivere per quello che abbiamo davanti e che ci aspetta!
Brani che parlano di questo argomento
Per capire meglio questo discorso, consideriamo alcuni brani che ne parlano. La Bibbia parla moltissimo del fatto di vivere guardando in avanti, alla nostra eternità con Dio.
Leggiamo quindi tali brani in quanto essi ci aiuteranno a capire meglio questo discorso.
1Corinizi 7
Guardiamo insieme 1Corinzi 7:29-31. Questo brano parla del fatto che, alla luce dell'eternità, il nostro tempo sulla terra è molto breve. Dobbiamo vivere ricordando che le cose di questo mondo sono solo temporanee. Leggo 1Corinzi 7:29-31:
“29 Ma questo vi dico, fratelli, che il tempo è ormai abbreviato; così d’ora in avanti anche quelli che hanno moglie, siano come se non l’avessero; 30 e quelli che piangono, come se non piangessero; e quelli che si rallegrano, come se non si rallegrassero; e quelli che comprano, come se non possedessero; 31 e quelli che usano di questo mondo, come se non ne usassero, perché la forma attuale di questo mondo passa.” (1Corinzi 7:29-31 LND).
Adesso dobbiamo vivere in questo mondo, ma dobbiamo vivere pure ricordando che questo mondo non è casa nostra, che siamo solamente pellegrini in viaggio, viandanti in attesa di arrivare nella nostra vera casa. Quindi dobbiamo usare quello che possediamo in questa vita senza mai aggrapparci ad esso. Dobbiamo, per esempio, godere e curare i rapporti con gli altri, ricordando però che finiranno. È giusto piangere quando accadono sono cose tristi come, per esempio, la morte di una persona cara, ma allo stesso tempo dobbiamo ricordare che queste cose passeranno.
Cioè, è giusto apprezzare le cose preziose che Dio ci dà in questa vita, però non dobbiamo aggrapparci a queste cose perché sono solo temporanee. Dobbiamo vivere in attesa di quello che ci aspetta in Cristo.
Galati 2:22 e Filippesi 1:21-24
Passiamo ora a Galati 2:20. L'apostolo Paolo ci insegna come vivere mentre siamo qui su questa terra:
“Io sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me; e quella vita che ora vivo nella carne, la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me.” (Galati 2:20 LND).
Paolo trova la sua vita totalmente in Cristo Gesù. La vita che egli vive nella carne, ovvero quello che riguarda questa terra, egli la vive nella fede del Figlio di Dio. Il suo cuore non è per nulla attaccato alle cose di questa terra. Questo è il senso del vivere veramente in Cristo Gesù.
Un altro brano simile è quello che Paolo scrive in Filippesi 1:21-24. Mentre vi leggo questo brano, notate che Paolo era ben pronto ad impegnarsi per il bene degli altri mentre era qui sulla terra, ma aveva anche e sempre un grande desiderio di partire e stare col Signore:
“21 Per me infatti il vivere è Cristo, e il morire guadagno. 22 Ma non so se il vivere nella carne sia per me un lavoro fruttuoso, né posso dire che cosa dovrei scegliere, 23 perché sono stretto da due lati: avendo il desiderio di partire da questa tenda e di essere con Cristo, il che mi sarebbe di gran lunga migliore, 24 ma il rimanere nella carne è più necessario per voi.” (Filippesi 1:21-24 LND).
Paolo sapeva che, quando avrebbe lasciato il suo corpo, quello che lo aspettava in cielo era molto migliore di ciò che lasciava qui su questa terra. Perciò, per quanto egli amasse le persone ed era appassionato nello svolgere il suo ministero, Paolo sapeva che era di gran lunga meglio per lui lasciare questo mondo per andare con Cristo.
Fratelli, capire veramente questa verità è fondamentale per poter sopportare i dolori che fanno parte di questa vita. Comprendere appieno questa verità ci permette di gioire nel Signore, in qualunque circostanza nella quale ci troviamo.
2Corinzi 5:1-10
Passiamo ora a 2Corinzi 5:1-10, un brano in cui Paolo ci ricorda che lasceremo questo corpo per apparire davanti al Signore. Questa verità dovrebbe guidarci in ogni momento di ogni giorno.
Leggo 2Corinzi 5:1-10:
1 Sappiamo infatti che se questa tenda, che è la nostra abitazione terrena, viene disfatta, noi abbiamo da parte di Dio un edificio, un’abitazione non fatta da mano d’uomo eterna nei cieli. 2 Poiché in questa tenda noi gemiamo, desiderando di essere rivestiti della nostra abitazione celeste 3 se pure saremo trovati vestiti e non nudi. 4 Noi infatti che siamo in questa tenda gemiamo, essendo aggravati, e perciò non desideriamo già di essere spogliati ma rivestiti, affinché ciò che è mortale sia assorbito dalla vita. 5 Or colui che ci ha formati proprio per questo è Dio, il quale ci ha anche dato la caparra dello Spirito. 6 Noi dunque abbiamo sempre fiducia e sappiamo che mentre dimoriamo nel corpo, siamo lontani dal Signore. 7 Camminiamo infatti per fede, e non per visione. 8 Ma siamo fiduciosi e abbiamo molto più caro di partire dal corpo e andare ad abitare con il Signore. 9 Perciò ci studiamo di essergli graditi, sia che abitiamo nel corpo, sia che partiamo da esso. 10 Noi tutti infatti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo, affinché ciascuno riceva la retribuzione delle cose fatte nel corpo in base a ciò che ha fatto, sia in bene che in male.” (2Corinzi 5:1-10 LND).
In questo brano, Paolo chiama il nostro corpo con il termine di tenda perché, per quanto la vita possa sembrare lunga dal nostro punto di vista, in realtà essa è solo un vapore che passa velocemente. Il nostro corpo è solamente un'abitazione temporanea e pertanto è importante non essere troppo attaccati a questa vita, né al nostro corpo, né alle cose di questo mondo perché tutte queste cose passeranno. Quello che ci aspetta non è un'altra tenda, bensì la nostra abitazione celeste, quella dimora che Gesù Cristo sta preparando per noi!
Quando una persona ha Gesù Cristo nella sua vita e muore, ovvero lascia questo corpo, si troverà proprio nella presenza di Gesù Cristo con una gioia ineffabile e dimorerà con Lui per l'eternità.
Tenere questa realtà sempre in mente modifica radicalmente il modo in cui viviamo e produce in noi un cambiamento che ci porta del bene.
Pensate ad uno studente a scuola. Se lui non pensa come dovrebbe al fatto che dovrà sostenere un esame, egli non studierà bene e quel giorno sarà disastroso per lo studente. Invece, se egli tiene sempre a mente che dovrà sostenere l'esame e che sta arrivando il giorno in cui dovrà rendere conto per quello che ha studiato, tutto questo diventa un ottimo stimolo per lui e lo aiuta a non stancarsi quando gli studi diventano pesanti.
Quindi è importante per noi ricordare che qui siamo solamente in viaggio verso la nostra casa celeste e che lasceremo tutto ciò che riguarda questa vita. Vivendo in questo modo possiamo godere quello che abbiamo su questa terra senza attaccarci ad esso e così, quando arriverà il giorno del nostro trasloco, oppure quando Dio ci toglierà alcune di quelle cose di cui stiamo godendo, ciò non ci farà tanto male come ce ne farebbe se il nostro cuore fosse attaccato morbosamente ad esse.
Ebrei 11
La Bibbia ci dà tanti esempi di persone che vivevano così e sono esempi che possono esserci di grande aiuto. Una di queste persone è Abrahamo. Mentre viveva su questa terra, egli non aveva mai una dimora che fosse veramente sua. Però egli non viveva per quello che aveva su questa terra, ma aspettava la sua dimora eterna, la città celeste, lo stare nella presenza del Signore Gesù Cristo!
Leggo Ebrei 11:9-10:
“9 Per fede Abrahamo dimorò nella terra promessa, come in paese straniero, abitando in tende con Isacco e Giacobbe, eredi con lui della stessa promessa, 10 perché aspettava la città che ha i fondamenti, il cui architetto e costruttore è Dio.” (Ebrei 11:9-10 LND).
Abrahamo, che ha vissuto circa 175 anni, viveva con gli occhi protesi in avanti, aspettando la città celeste. Egli aveva tanti beni materiali, aveva un figlio che amava tantissimo, però il suo cuore era focalizzato sulla sua eredità eterna, la sua dimora in cielo. Impariamo dal suo esempio!
Ebrei capitolo 11 elenca tanti uomini e donne di fede dell'Antico Testamento. Questi credenti sono un esempio per noi di cosa vuol dire vivere per fede. Esaminando Ebrei 11:12-16, notate come queste persone vivevano guardando in avanti verso quella che era la loro dimora eterna, quella dimora che avrebbe consentito loro di poter stare nella presenza di Dio. Leggo Ebrei 11:12-16:
“12 Perciò da un sol uomo, e questi come fosse morto, sono nati discendenti numerosi come le stelle del cielo e come la sabbia lungo la riva del mare, che non si può contare. 13 Tutti costoro sono morti nella fede, senza aver ricevuto le cose promesse ma, vedutele da lontano, essi ne furono persuasi e le accolsero con gioia, confessando di essere forestieri e pellegrini sulla terra. 14 Coloro infatti che dicono tali cose dimostrano che cercano una patria. 15 E se avessero veramente avuto in mente quella da cui erano usciti, avrebbero avuto il tempo per ritornarvi. 16 Ma ora ne desiderano una migliore, cioè quella celeste; perciò Dio non si vergogna di essere chiamato il loro Dio, perché ha preparato loro una città.” (Ebrei 11:12-16 LND).
Avete notato che queste persone vivevano riconoscendo di essere forestiere e pellegrine sulla terra? Esse non cercavano la soddisfazione dei loro cuori in cose di questa terra, perché cercavano una patria, ovvero, cercavano la loro dimora celeste!
Tu stai vivendo così? Questa è la vita di un vero credente, una vita vittoriosa e gioiosa!
Applicando questo a noi
Infatti, tutti questi brani e tanti altri sono nella Bibbia per ricordarci di vivere fissando i nostri cuori sulla nostra dimora celeste, nella presenza di Dio!
Come possiamo vivere così quando viviamo in questo mondo, siamo circondati da questo mondo e quasi tutto quello che è intorno a noi ci spinge a pensare a questo mondo?
Prima di tutto dobbiamo riconoscere che vivere così non è automatico né naturale e che, per farlo, dovremmo sempre condurre una dura battaglia contro la nostra carne. Però questa è una battaglia che possiamo vincere con l'aiuto di Dio, seguendo le vie di Dio.
Prima di tutto, per vivere con i nostri cuori fissati verso il cielo dobbiamo riconoscere e pensare al fatto che avere comunione diretta con Dio vale più di qualsiasi benedizione che potremmo mai avere sulla terra. In altre parole, dobbiamo avere chiaro nella nostra mente il valore di Dio nella nostra vita! Dobbiamo vedere sempre di più il valore di Cristo, dobbiamo vederLo come il nostro Tesoro più grande e dobbiamo ricordarci della verità di chi siamo in Cristo.
La nostra situazione è simile a quella di un marinaio in viaggio: mentre gli altri marinai cercano delle donne con le quali appagare le loro pulsioni carnali, egli deve ricordarsi della preziosa moglie che ha a casa, che lo aspetta e di quanto lei sia una benedizione per lui.
Per tenere i nostri cuori sulla nostra dimora eterna dobbiamo cercare la compagnia giusta e dobbiamo pensare alle cose giuste e buone.
Per fare tutto questo dobbiamo far sì che la Parola di Cristo dimori copiosamente in noi e dobbiamo anche riconoscere e confessare i nostri peccati. Infatti, è impossibile vivere per la nostra eternità con Cristo se abbiamo peccati non confessati.
Infine, dobbiamo pure abbondare nel ringraziamento, soprattutto per le benedizioni spirituali che riceviamo.
Risultati nella vita
Quando viviamo così, quali saranno alcuni dei risultati che conseguiremo nella nostra vita?
Chi vive tenendo in mente la sua dimora celeste vedrà la vita terrena da un'altra prospettiva, una prospettiva totalmente differente da quella che si ha naturalmente. Infatti, chi vive in questo modo vedrà i problemi molto meno gravi perché saprà che passeranno e che saranno dimenticati per sempre.
Guardando al cielo, vedremo le cose di questo mondo che ci tentano e ci fanno stare male in una luce completamente diversa. Se pensiamo all'esempio del marinaio che si trova lontano da casa, se egli dimentica la moglie, le donne che incontrerà gli sembreranno attraenti e desiderabili. Se invece costui pensa sempre a sua moglie e, per esempio, ne guarda spesso una sua foto per tenerne ancora più vivo il ricordo, egli non sarà attirato da quello che attira gli altri e che non ha valore alcuno.
Guardare in avanti produce tanta gioia perché si può gioire nella verità di vedere Gesù ed essere accolto da Lui. Questa gioia supera le prove e le difficoltà di questa vita e supera qualsiasi cosa che questo mondo potrebbe offrirci. Perciò, se tu sei in Cristo, ti esorto: vivi così!
Sei sicuro della tua salvezza?
Alla luce di tutto questo, è giusto chiedere a ciascuno di voi: tu sei proprio sicuro di essere veramente salvato? Sei sicuro che, quando dovrai lasciare il tuo corpo, andrai in cielo e non nel tormento eterno?
Ricordatevi che tutti noi siamo solamente inquilini nei nostri corpi. Il nostro Padrone, Dio, può annunciare lo sfratto in qualsiasi momento, può decretare in qualunque istante che il nostro tempo in questo corpo terreno è concluso. I suoi pensieri su qual è il momento giusto non sono i nostri pensieri. Egli vede sempre infinitamente di più e meglio di noi. Quindi il mio tempo nel mio corpo finirà e il tuo tempo nel tuo corpo finirà. La domanda che devi necessariamente porti è dunque la seguente: dove passerai l'eternità?
Se non hai la certezza di avere una dimora in cielo, allora oggi è il giorno di riconoscere la gravità della tua condizione, di ravvederti e di credere veramente in Cristo Gesù come il tuo Salvatore e Signore! Viviamo per l'eternità! Viviamo in Cristo!