Da varie settimane, stiamo studiando Romani 12 dal v. 9 in poi. Ricordiamo che nel libro dei Romani, Paolo impiega undici capitoli per spiegare la salvezza in quanto dono di Dio. In seguito, dal capito dodici in avanti, ci spiega come dovremmo vivere, alla luce della misericordia di Dio nella salvezza.
Questo capitolo, quindi, contiene una serie di comandamenti e istruzioni su come dovremmo vivere in questo pellegrinaggio che ci porterà alla presenza di Dio stesso.
Ogni volta che consideriamo i comandamenti di Dio, è buono ricordare 1Giovanni 5:3
“Perché questo è l’amore di Dio: che osserviamo i suoi comandamenti; e i suoi comandamenti non sono gravosi.”
I comandamenti di Dio non sono gravosi, tranne che per la nostra carne, ovvero, per il peccato che ancora dimora in noi. Dobbiamo, però, far morire tutto ciò che in noi è terreno, tutto quello che è ancora peccato.
I comandamenti di Dio possono sembrare gravosi, quando dimentichiamo a che cosa servono, come succede in tanti campi della vita. Se una mamma dimentica il perché delle doglie, esse sembreranno gravose; se invece si ricorda a cosa servono, diventano una parte di una grande benedizione. Se un agricoltore dimentica che ci sarà una mietitura, i lavori svolti nell’estate possono sembrare gravosi. Se uno studente dimentica che ci sarà l’esame, le ore di studio possono sembrare gravose. Bisogna sempre ricordare perché abbiamo il privilegio di ubbidire ai comandamenti di Dio.
Tutti i comandamenti che abbiamo già considerato in Romani 12, ci fanno assomigliare di più a Cristo. Tutti quanti servono per allontanarci dal nostro peccato, e per avvicinarci a Dio, e quindi sono fonti di grandi benedizioni.
introduzione
Oggi vogliamo considerare il v.17, che riguarda il nostro rapporto con persone che ci fanno del male, e come noi dobbiamo impegnarci a fare del bene.
Sappiamo tutti che il mondo è pieno di male. Spesso, il male che gli altri compiono, arriva a ferire anche noi. Questo succede a tutti noi. La domanda per un figlio di Dio è: Come dovrei rispondere, quando qualcuno mi fa dal male?
Sappiamo tutti che la nostra reazione naturale, quando qualcuno ci fa del male, è di rispondere con il male. Al minimo, se proprio non facciamo del male diretto, lo compiamo in modo indiretto, smettendo di fare del bene a quella persona.
Questo brano ci insegna come rispondere a chi ci fa del male, e tramite questo insegnamento, ci dimostra molto del carattere di Dio. Che Dio ci aiuti a conoscerLo di più, e a vivere in base a quello che ci insegna qua.
il brano Romani 12:17-21
Come già detto, oggi vogliamo considerare il v. 17. Per capire un po’ il contesto, però, iniziamo leggendo Romani 12:14-21.
“14 Benedite quelli che vi perseguitano. Benedite e non maledite. 15 Rallegratevi con quelli che sono allegri; piangete con quelli che piangono. 16 Abbiate tra di voi un medesimo sentimento. Non aspirate alle cose alte, ma lasciatevi attrarre dalle umili. Non vi stimate saggi da voi stessi. 17 Non rendete a nessuno male per male. Impegnatevi a fare il bene davanti a tutti gli uomini. 18 Se è possibile, per quanto dipende da voi, vivete in pace con tutti gli uomini. 19 Non fate le vostre vendette, miei cari, ma cedete il posto all’ira di Dio; poiché sta scritto: «A me la vendetta; io darò la retribuzione», dice il Signore. 20 Anzi, «se il tuo nemico ha fame, dagli da mangiare; se ha sete, dagli da bere; poiché, facendo così, tu radunerai dei carboni accesi sul suo capo». 21 Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene.” (Romani 12:14-21 NRV)
Nel v.14, Dio ci comanda di benedire coloro che ci perseguitano. Abbiamo visto che la parola benedire, quando si riferisce ad una persona che benedice un altro, vuol dire chiedere a Dio di dare benedizioni a lui. Quando qualcuno ci perseguita, quindi, dobbiamo chiedere a Dio di benedirlo. L’insegnamento di oggi spiega ancora più a fondo questo argomento.
Nell’ultimo sermone, abbiamo considerato i vv.15 e 16, in cui Dio ci insegna ad avere una identificazione così profonda con gli altri, da provare gioia quando essi stanno bene, e dolore quando stanno male. Inoltre, dobbiamo avere un unico metro per noi stessi e per gli altri. Il bene che desideriamo per noi stessi, dovremmo volerlo anche per gli altri. La pazienza che abbiamo con noi stessi, dobbiamo averla anche con gli altri. Non dovremmo cercare le cose alte, ma prendere la parte più umile.
Tutto questo non rispecchia esattamente la vita di Gesù Cristo? Gesù si è dato totalmente per il bene di coloro che il Padre gli ha dato da salvare. Gesù, che meritava la gloria di ogni creatura, ha scelto di umiliarsi, fino alla morte, per salvare un popolo ribelle. Perciò, è stato innalzato da Dio, e Gli è stato dato il nome sopra ogni altro nome. Noi siamo fra i beneficiari dell’opera di Cristo. Dio adesso ci chiama a seguire le sue orme.
Ora, tenendo questo in mente, passiamo al brano di oggi. Leggiamo ancora il v. 17.
“17 Non rendete a nessuno male per male. Impegnatevi a fare il bene davanti a tutti gli uomini.” (Romani 12:17-18 NRV)
Quando consideriamo la natura umana, comprendiamo quanto questo insegnamento è radicale! Dio ci comanda di non rendere male per male, che sarebbe la nostra reazione naturale, ma di piuttosto rendere bene per male.
Non rendete a nessuno male per male.
Consideriamo questo comandamento: “Non rendete a nessuno male per male.”. Dio ci comanda a non rendere a nessuno male per male. Non dobbiamo rendere alcun tipo di male per il male che riceviamo.
Questo insegnamento rispecchia quello che Gesù dichiara in Matteo 5.
“38 «Voi avete udito che fu detto: “Occhio per occhio e dente per dente”. 39 Ma io vi dico: non contrastate il malvagio; anzi, se uno ti percuote sulla guancia destra, porgigli anche l’altra; 40 e a chi vuol litigare con te e prenderti la tunica, lasciagli anche il mantello.” (Matteo 5:38-40 NRV)
Per vivere veramente questo versetto, dobbiamo capire cos’è il male. È certamente un male se una persona parla male di me, ma io non devo rispondere parlando male di lui. Allo stesso modo, se qualcuno cerca di danneggiarmi economicamente, io non dovrò arrecargli danni econici.
Questo comandamento non si limita al tipo di comportamento considerato, va molto oltre. Questo comandamento non qualifica il male, quindi li comprende tutti. In altre parole, qualsiasi sia il male che riceviamo, non dovremmo rispondere con alcun tipo di male, nemmeno con uno piccolo e indiretto.
Che cos’è, allora, un male indiretto? Non fare il bene che dovremmo fare è un male. Quale bene dovremmo fare agli altri? Gesù ci comanda di amare il nostro prossimo come noi stessi. Come dovremmo amare il nostro prossimo? Chi è il nostro prossimo? Quando a Gesù venne fatta proprio questa domanda, come risposta Egli raccontò la storia del buon samaritano. In quella storia, il samaritano si ferma e presta soccorso ad un uomo che aveva bisogno di aiuto.
Allora, se quello è un esempio di amore per il prossimo, non aiutare qualcuno, avendone la possibilità, è un male. Questo è vero anche se quella persona mi ha fatto un torto. Questo rispecchia l’insegnamento che troviamo in Deuteronomio 22.
“Se vedi smarrirsi il bue o la pecora del tuo prossimo, tu non farai finta di non averli visti, ma avrai cura di ricondurli al tuo prossimo.” (Deuteronomio 22:1 NRV)
“Se vedi l’asino di un tuo fratello o il suo bue caduto sulla strada, tu non farai finta di non averli visti, ma dovrai aiutare il tuo prossimo a rialzarlo.” (Deuteronomio 22:4 NRV)
Anche se l’animale appartiene al nemico, perciò a qualcuno che ti fa del male, dovresti aiutarlo, come leggiamo anche in Esodo 23.
“Se incontri il bue del tuo nemico o il suo asino smarrito, non mancare di ricondurglielo.” (Esodo 23:4 NRV)
Il punto centrale di questi versetti è quello che troviamo in Giacomo 4:
“Chi dunque sa fare il bene e non lo fa, commette peccato.” (Giacomo 4:17 NRV)
Considerando questi insegnamenti, allora, diventa chiaro che anche non fare il bene è un male. Anche trascurare o ignorare qualcuno è un male.
Quando questo comandamento ci insegna a non rendere male per male, quindi, vuol significare anche che non dovremmo mancare di fare del bene a chi ci fa del male. Quando qualcuno ci fa del male, quindi, non dovremmo trattare quella persona con meno bontà di qualcuno altro che non ci ha fatto il male. Non dovremmo avere una minore premura per il suo bene in senso pratico, né un impegno minore nel pregare per lui.
l’esempio di Cristo
Riconosco subito che questo sembra qualcosa di molto difficile da attuare, e che va contro la nostra natura umana. Cari, fermiamoci a pensare: qual era la nostra situazione quando Dio ci ha salvato? Noi avevamo fatto tanto male a Dio. Pecchiamo da quando siamo nati, e il nostro peccato è una grande offesa a Dio. Quindi ognuno di noi aveva fatto tanto, tanto male a Dio.
Eppure, Dio ha mandato Gesù Cristo per salvarci. Non solo non ci ha reso del male per i nostri torti verso di Lui, ma ci ha reso un incredibile bene come contraccambio per il nostro male.
Ricordiamo in quale condizioni ci trovavamo, nella mente di Dio, quando Gesù è morto per noi, e ci ha riconciliato. Cristo è morto per persone buone, o per peccatori? Troviamo la risposta in Romani 5:8,10
“Dio invece mostra la grandezza del proprio amore per noi in questo: che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi.” (Romani 5:8 NRV)
“Se infatti, mentre eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio mediante la morte del Figlio suo, tanto più ora, che siamo riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita.” (Romani 5:10 NRV)
Il comandamento di non rendere male per male, quindi, è un comandamento secondo cui dobbiamo trattare gli altri come Dio tratta noi! Non rendere il male vuol dire perfino non mancare a fare il bene. Dio ci chiama a fare il vero bene a tutti, anche coloro che ci fanno del male, proprio come Dio ha fatto, e continua a fare, con noi.
Impegnatevi a fare il bene …
Avremo più da dire su questo fra poco. Ora, leggiamo ancora il v.17, notando la seconda parte del versetto.
“Non rendete a nessuno male per male. Impegnatevi a fare il bene davanti a tutti gli uomini.” (Romani 12:17 NRV)
Vi leggo la seconda parte del versetto da LND.
“…cercate di fare il bene davanti a tutti gli uomini.” (Romani 12:17 LND)
Per capire meglio questo brano, voglio darvi una traduzione letterale dal Greco. Il verbo che Paolo usa qua è il verbo “pronoeo”, che è composto di “pro”, che vuol dire “prima”, e “noeo”, che vuol dire “pensare.” Il suo significato letterale, quindi, è di pensare prima del tempo, ovvero, di pensare in anticipo. Da lì, viene il significato di provvedere in anticipo, o di prepararsi in anticipo.
Poi, c’è la parola “Kala” che vuol dire buono, eccellente, bello, nel senso di bellezza mortale o bellezza come virtù.
Avendo capito il senso delle parole, potremmo tradurre questa frase così:
“Preparando in anticipo a mostrare il bene davanti a tutti gli uomini”, oppure “Vivendo in modo di essere preparati in anticipo per mostrare buone cose davanti a tutti gli uomini.” In altre parole, non basta sperare di poter mostrare bontà agli altri. Bisogna vivere in modo da pensarci in anticipo.
Nella versione originale, in greco, troviamo esattamente le stesse parole in 2Cor 8:21; aggiungo però, in piena sincerità, che i traduttori biblici hanno reso quest’ultimo passo in modo leggermente diverso.
“perché ci preoccupiamo di agire onestamente non solo davanti al Signore, ma anche di fronte agli uomini.” (2 Corinzi 8:21 NRV)
C’è chi traduce: “ci preoccupiamo di agire onestamente.” Qualcun altro invece preferisce tradurre “impegnatevi ad fare il bene.” Le parole sono uguali ed il senso è lo stesso. Dobbiamo impegnarci ad agire con bontà, con onestà, e con gli altri attributi che rispecchiano Dio.
Non basta solo desiderare questo, dobbiamo piuttosto impegnarci; ossia, come è scritto nel testo in greco, dobbiamo prepararci in anticipo. Un impegno è più di un desiderio. Uno può desiderare di fare qualcosa, ma se non si impegna il suo desiderio non diventerà mai una realtà. Se uno studente desidera di avere buoni voti, ma non si impegna a studiare, non avrà buoni voti. Se dei genitori desiderano avere figli ben educati, ma non si impegnano, non avranno figli educati bene. Similmente, non basta solo un desiderio di mostrare vera bontà davanti agli uomini. Serve anche un vero impegno. Dobbiamo pensarci in anticipo, ed essere preparati.
Dio sarà glorificat, quando vivremo in questo modo, avendo un impegno costante. Se reagiremo al male con bontà anziché con cattiveria, anche nei momenti difficili, nonostante tutto quello che succede, Dio sarà esaltato nella nostra vita. Leggiamo questo in 1Pietro 2:11,12.
“11 Carissimi, io vi esorto, come stranieri e pellegrini, ad astenervi dalle carnali concupiscenze che danno l’assalto contro l’anima, 12 avendo una buona condotta fra gli stranieri, affinché laddove sparlano di voi, chiamandovi malfattori, osservino le vostre opere buone e diano gloria a Dio nel giorno in cui li visiterà.” (1 Pietro 2:11-12 NRV)
Applicazione Pratica
Consideriamo alcune applicazioni pratiche di questo comandamento. Ricordiamo che la parola Greca che Paolo usa è “pensarci in anticipo”, ovvero “preparasi in anticipo”. Dobbiamo, dunque, vivere in modo da prepararci in anticipo per essere pronti a mostrare bontà e benevolenza agli altri, soprattutto a coloro che ci fanno del male. Dico soprattutto a loro perché è facile fare del bene a chi ci fa del bene. Dal punto di vista pratico, come possiamo vivere in questo modo?
Consideriamo il mondo intorno a noi, per un momento. Quante cose di valore accadono nella vita senza che esse siano preparate in anticipo? Dio ha creato il mondo in modo che quasi tutto quello che ha valore richiede pensiero e preparazione. Se un agricoltore vuole un buon raccolto, per esempio, deve pensare e preparare tutto il lavoro che precede la raccolta; sarebbe sufficiente andare nei suoi campi in autunno per trovare tutto pronto? Ovviamente no, egli deve pensarci e preparare tutto in anticipo. Deve calcolare e procurarsi la quantità giusta di semi, di concime, e di qualsiasi altro trattamento necessario. Deve pensare in anticipo all’attrezzatura che servirà. Deve pensare a tutto, e preparare tutto, se vuole un buon raccolto.
Similmente, non succede mai per caso che due genitori impartiscono una buona educazione ai propri figli, cosa gradita a Dio. I genitori devono prepararsi, e devono capire quale sono i valori che vogliono insegnare al proprio figlio. Devono pensarci in anticipo, e prepararsi, munendosi con le verità bibliche; esse permetteranno loro di stare fermi nella verità, quando arriveranno le difficoltà.
Allo stesso modo, se vogliamo essere usati come strumenti per annunciare la Parola di Dio agli altri, che è una buona intenzione agli occhi di Dio, dobbiamo prepararci in anticipo. Prepararsi in anticipo non vuol dire dare un occhiata sommaria alla Bibbia prima di uscire. Prepararsi in anticipo vuol dire impegnarsi giorno per giorno, mese per mese, anno per anno.
Certamente è giusto parlare di Cristo già dal giorno stesso in cui Dio ci salva, però annunciare il Vangelo in modo chiaro e fedele richiede un impegno grande, che dura negli anni. Abbiamo sempre bisogno, infatti, di crescere nella nostra conoscenza delle verità di Dio. Possiamo migliorare solamente preparandoci in anticipo, anziché aspettare il momento in cui qualcuno ci fa delle domande.
Troviamo questo principio anche in 1Pietro 3:15.
“Siate sempre pronti a render conto della speranza che è in voi a tutti quelli che vi chiedono spiegazioni.” (1 Pietro 3:15 NRV)
Per essere sempre pronti a spiegare la nostra speranza, dobbiamo prepararci in anticipo. Questo richiede impegno e diligenza.
Vi do un altro esempio di come ci si potrebbe preparare in anticipo a fare del bene. In Italia, non essendoci la ricca eredità spirituale che hanno i paesi anglosassoni, servono persone che sono veramente capaci di tradurre libri cristiani dall’inglese all’italiano. Ci sono pochissime persone disponibili, purtroppo, che sono veramente brave in questo campo. Per essere bravo, uno deve avere un’ottima conoscenza dell’inglese, dell’italiano e anche del linguaggio biblico, sia in inglese che in italiano. Una persona non sarà mai in grado di impegnarsi in questo ministerio senza essersi scrupolosamente preparato in anticipo, con diligenza, non solo per qualche mese, ma per alcuni anni!
Prima che pensiate che questo sia un impegno troppo grande, consideriamo un esempio realistico. Supponiamo che una persona di trent’anni prenda a cuore questo ministerio e si prepari con diligenza, impegno e perseveranza; tutte le settimane per cinque anni. Quando avrà trentacinque anni, sarà molto ben qualificata per iniziare a tradurre libri. Se guardassimo solamente agli anni di preparazione, essi potrebbero sembrare tanti. Se Dio, però, permette a questa persona di svolgere questo ministerio finché non avrà un’età di settantacinque anni, cosa non improbabile, egli potrà tradurre buoni libri per ben quarant’anni! Se lavorasse solamente un libro all’anno, potrebbe tradurre quaranta libri! Se potesse lavorarne due l’anno, potrebbe tradurne ottanta. Anche solo quaranta libri sono tantissimi, essi potrebbero arricchire moltissimo le chiese in Italia. Se ci fossero dieci persone così, con questo tipo di impegno, noi in Italia potremmo avere centinai di buoni libri disponibili. Ecco come una preparazione anticipata può produrre ottimi risultati, e fare tanto bene.
Prego, perciò, che Dio ci aiuti a capire quanto sia importante il prepararsi a fare del bene. Fare del bene davanti a tutti gli uomini, come Dio ci comanda, richiede pensiero e preparazione.
fare del bene anche a chi ci fa del male
Quando consideriamo il contesto di questo brano vediamo che, in modo particolare, dobbiamo prepararci a fare del bene anche a coloro che ci fanno del male. Il versetto dichiara:
“Non rendete a nessuno male per male. Impegnatevi a fare il bene davanti a tutti gli uomini.” (Romani 12:17 NRV)
Dobbiamo impegnarci a fare del bene davanti a tutti gli uomini, anche davanti a coloro che ci fanno del male.
So benissimo, come ciascuno di noi sa, che è difficile fare del bene a chi ci fa del male. Va contro la nostra natura umana. Se non ci prepariamo in anticipo, infatti, non saremo in grado di fare del bene nei confronti di chi ci fa del male. Come possiamo pensarci e prepararci in anticipo?
Per capire la risposta a questa domanda, pensiamo: che cos’è che ci permette di non reagiare male quando le persone ci fanno del male? Ciò che ci serve, soprattutto, per riuscire ad agire con bontà anche davanti a chi ci fa del male, è di meditare sulle verità di Dio.
Impegnarci con perseveranza di ricordare la nostra condizione davanti a Dio. Dobbiamo ricordare le verità che riguardano il nostro peccato, il perdono da parte di Dio, la misericordia di Dio nei nostri confronti, e quanto Dio è paziente con noi. Quando la nostra mente è piena di queste verità, allora saremo preparati a non rendere male per male, ma a fare del bene a tutti, anche a coloro che ci fanno del male.
Per avere questi pensieri sempre in mente, dobbiamo prepararci in anticipo. Dobbiamo leggere la Parola di Dio ogni giorno, e meditare sulle verità di Dio, e parlare con altri delle verità di Dio. La Parola di Cristo deve abitare abbondantemente in noi, come leggiamo in Colossesi 3.16. Inoltre, dobbiamo essere un popolo che prega, non qualsiasi preghiera che ci viene in mente, ma con preghiere che sono conformate alle verità di Dio. Saremo così preparati a fare del bene davanti a tutti gli uomini.
Conclusione
Anche oggi, tramite questo brano in Romani, il nostro Signore ci ha mostrato ulteriormente come dovremmo vivere, mentre aspettiamo il ritorno di Cristo. Ricordiamo che ogni volta che consideriamo i comandamenti di Dio, è buono ricordare i benefici eterni della nostra salvezza. Questo ci aiuterà a ricordare che i comandamenti di Dio non sono gravosi.
Oggi abbiamo visto che, come figli di Dio, non dobbiamo mai rendere male per male a nessuno. Questo vuol dire che non dobbiamo nemmeno rifiutarci di fare del bene, perché anche quello è un male. Ogni volta che questo comandamento sembra difficile, basta ricordare quanta bontà Dio usa con noi, nonostante che continuiamo a peccare. Basta ricordare quanto sarebbe terribile se Dio dovesse mai rendere male a noi, quando noi pecchiamo. Impegniamoci a non rendere mai male per male, ma di fare del bene davanti a tutti gli uomini. Questo insegnamento vale sia nelle nostre case che nei nostri rapporti con il mondo. Quando vivremo questo comandamento non avremo più litigi, perché un litigo avviene solamente quando si rende male per male. Quando invece facciamo del bene a chi ci fa del male, abbiamo una vita più ricca di pace.
Ricordiamo che per poter fare del bene dobbiamo impegnarci, o come dice il verbo in greco, dobbiamo prepararci in anticipio. Quasi tutto il bene che possiamo compiere nella vita, richiede una preparazione specifica. Impegniamoci quindi ad investire le nostre vite per la gloria di Dio e il bene degli altri. Impegniamoci a guardare le cose con una larga veduta. Quando consideriamo come allevare i nostri figli dobbiamo avere una larga veduta, e non soffermarci su quello che è comodo per oggi. Quando consideriamo l’importanza di predicare il Vangelo ad ogni creatura, possiamo capire l’importanza di prepararci con molto impegno. Quando consideriamo che Dio ci chiama a cercare il regno di Dio e la sua giustizia, ovvero a promuovere il suo regno e la sua giustizia più di qualsiasi altra cosa, allora capiamo l’importanza di prepararci, in anticipo, per le opere che possono servire.
In ogni cosa, ricordiamo che il nostro traguardo deve essere quello di glorificare il nostro Signore e Salvatore, Gesù Cristo. Egli non ha reso male a noi per il nostro male, ma ci ha reso del bene, salvandoci. Seguiamo il suo esempio.