Stiamo studiando una parte di Romani 12. Ricordiamo che nei primi 11 capitoli di Romani, Paolo spiega che la salvezza è per grazia, un meraviglioso dono da Dio. Poi, dal capitolo 12, insegna come coloro che sono stati salvati devono vivere, avendo ricevuto questo dono.
Nel primo sermone di questa serie, abbiamo considerato vv.9-10. Questi versetti parlano dell’amore che dobbiamo avere l’uno per l’altro.
Poi abbiamo considerato v.11, che parla dell’importanza di essere diligente in tutto quello che facciamo. Dobbiamo impegnarci di cuore in tutto coloro che facciamo, e farlo per il Signore.
v.12, come vivere ogni giorno
Oggi, vogliamo considerare i versetti 12 e 13. Il versetto 12 parla di come dobbiamo vivere la vita giorno per giorno. Leggiamo.
“siate allegri nella speranza, pazienti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera,” (Romani 12:12 NRV)
Questi non sono tre comandamenti separati, bensì un comandamento in tre parti, che spiega come dobbiamo vivere mentre siamo in cammino verso il cielo.
Il contesto di questo versetto è il fatto che la vita e piena di difficoltà e tribolazioni. È facile che una persona si abbatta quando attraversa grandi difficoltà e tribolazioni. Però, un figlio di Dio ha motivo di gioire anziché abbattersi, anche in mezzo alle tribolazioni.
allegri nella speranza
Questo versetto inizia con: “siate allegri nella speranza.” Potremmo anche dire: rallegratevi nella speranza. Nel mondo, uno si rallegra se le sue circostanze vanno bene. Chi è salvato ha motivo di rallegrarsi nella speranza che ha, indipendentemente dalle sue circostanze. Quindi, dobbiamo rallegrarci nella speranza. Quale speranza?
Ricordiamo che il significato della parola speranza nella Bibbia è molto diverso da come viene usata nella società moderna. Nell’uso comune, la parola speranza si riferisce ad un desiderio senza che quel desiderio abbia qualsiasi certezza. Per esempio, uno potrebbe dire: spero che non pioverà domani, oppure, spero che non ci sia tanto traffico, anche quando deve passare la città all’ora di punta. Nell’uso comune, l’oggetto della speranza è solamente un desiderio, che potrebbe succedere, quanto potrebbe non succedere.
In contrasto, nella Bibbia, la speranza è qualcosa di meravigliosa e ancora futura, ma assolutamente certa. La speranza di cui parla la Bibbia è la piena redenzione per chi è salvato.
Ecco un semplice esempio che potrebbe aiutarci a capire meglio il senso biblico della parola speranza. Se un marito telefona alla moglie prima di tornare a casa, e lei gli dice che ha preparato il suo cibo preferito per la cena, ed è già pronta, allora, si potrebbe dire, in senza biblico, che egli ha la speranza di mangiare quel piatto quella sera. Egli sa già che ci sarà quel piatto. La sua speranza non è un vago desiderio, bensì una certezza, è l’anticipazione di aspettare quello che è per lui una cosa molto speciale.
Allora, quando questo versetto ci comanda di essere allegri nella speranza, vuol dire che dobbiamo trovare la nostra gioia nella nostra speranza, ovvero, nella piena redenzione che è riservata a noi e sarà rivelato quando Gesù ritornerà.
In altre parole, non dobbiamo cercare la fonte della nostra gioia qua, in questa vita, ma nella nostra salvezza eterna.
In Filippesi 3:1 e poi 4:4 leggiamo:
“Del resto, fratelli miei, rallegratevi nel Signore. Io non mi stanco di scrivervi le stesse cose, e ciò è garanzia di sicurezza per voi.” (Filippesi 3:1 NRV)
“Rallegratevi sempre nel Signore. Ripeto: rallegratevi.” (Filippesi 4:4 NRV)
Purtroppo, tanti credenti cercano motivi di rallegrarsi nelle loro circostanze anziché in Cristo. Chiaramente, le nostre circostanze non sempre sono piacevoli e belle, e perciò, chi fa così, si troverà delle volte molto abbattuto, e con tristezza o frustrazione anziché con gioia.
Quindi, la prima parte del comandamento di questo versetto è di essere allegri nella speranza, ovvero, nella meravigliosa verità che siamo in attesa di passare l’eternità nella presenza di Cristo.
Chiedo a ciascuno: Tu, stai trovando la tua gioia nel Signore, anziché nelle tue circostanze? È facile sapere. Se la tua gioia vacilla, allora, probabilmente, stai cercando la tua gioia nelle tue circostanze, e visto che cambiano, così anche la tua gioia viene e va. Invece, se guardi a Cristo per la tua gioia, allora sarà molto più costante.
pazienti nelle tribolazioni
Passiamo ora alla seconda parte di questo versetto: “siate pazienti nella tribolazione.” La parola “tribolazione” usato qua è una parola che in Greco vuol dire “schiacciare”, per esempio, descrive come l’uva viene schiacciata per spremerne il succo. La parola quindi parla di situazioni molto difficili, che premono molto su di noi. Però, le tribolazioni si riferiscono principalmente ai problemi che sono causati dalla nostra fede in Cristo.
In ogni generazione, in ogni luogo, seguire Cristo ha il suo prezzo. Ogni credente avrà certi problemi a causa della sua fede in Cristo. Per alcuni credenti, i problemi saranno leggeri, per altri, possono essere una persecuzione severa, che perfino porta alla morte fisica, o la perdita del lavoro, o qualcos’altro abbastanza pesante. Però, in ogni caso, veramente seguire Cristo porterà dei problemi, perché viviamo in un mondo che odia Cristo Gesù.
Per esempio, in una società come la nostra, fondata sul fatto di essere disonesto, seguire Cristo può portare delle difficoltà economiche, perché Cristo ci chiama ad essere totalmente onesti. Seguire Cristo può causare problemi con parenti che non approvano della nostra fede. Può portare tribolazioni di tanti tipi. Questo versetto ci spiega come affrontare le tribolazioni. Dobbiamo essere pazienti nella tribolazione.
Essere paziente vuol dire restare tranquillo dentro, nonostante la tribolazione. Vuol dire sopportare in pace tutto quello che succede.
Tristemente, tante volte, NON siamo veramente pazienti in mezzo alle prove e le tribolazioni. Invece, è facile agitarci, o frustrarci, o avere ansia.
La chiave per COME possiamo essere veramente pazienti nella tribolazione sta nella prima frase del versetto: “siate allegri nella speranza!”
Quando fissiamo il nostro sguardo sulla speranza viva che abbiamo di passare l’eternità nella presenza di Dio, allora, saremo ben capaci ad essere pazienti in qualsiasi tribolazione che dobbiamo sopportare.
Nel momenti in cui NON siamo pazienti, è perché stiamo fissando lo sguardo sulla tribolazione, anziché sulla nostra speranza, ovvero, sulla nostra eredità eterna.
Carissimi, per un figlio di Dio, fissare lo sguardo sui problemi e sulle tribolazioni è stoltezza, perché le tribolazioni durano poco, e vengono usate da Dio per produrre un frutto di gloria eterno e immenso.
Un brano che ci aiuta a capire la differenza fra le tribolazioni di questa vita e la gioia eterna che avremo con Dio è 2Corinzi 4:16-18.
“16 Perciò non ci scoraggiamo; ma, anche se il nostro uomo esteriore si va disfacendo, il nostro uomo interiore si rinnova di giorno in giorno. 17 Perché la nostra momentanea, leggera afflizione ci produce un sempre più grande, smisurato peso eterno di gloria, 18 mentre abbiamo lo sguardo intento non alle cose che si vedono, ma a quelle che non si vedono; poiché le cose che si vedono sono per un tempo, ma quelle che non si vedono sono eterne.” (2 Corinzi 4:16-18 NRV)
Tutta l’afflizione di questa vita è un momentaneo, leggero peso, quando la confrontiamo con la grande, smisurato peso eterno di gloria che ci aspetta. Quindi, se guardiamo al nostro tesoro eterno, saremo in grado di avere vera pazienza in mezzo a tutte le tribolazioni che possono arrivare.
perseveranti nella preghiera
Però, ci serve qualcos’altro, prima di poter veramente essere paziente in ogni tribolazione. Serve anche la preghiera. Leggiamo ancora il versetto:
“siate allegri nella speranza, pazienti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera,” (Romani 12:12 NRV)
Bisogna anche essere perseveranti nella preghiera, perché ci serve l’aiuto di Dio. Da soli, siamo deboli, però, non siamo soli. Abbiamo libero acceso al trono della grazia, per ottenere soccorso nel momento opportuno. Leggiamo Ebrei 4:
“14 Avendo dunque un grande sommo sacerdote che è passato attraverso i cieli, Gesù, il Figlio di Dio, stiamo fermi nella fede che professiamo. 15 Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non possa simpatizzare con noi nelle nostre debolezze, poiché egli è stato tentato come noi in ogni cosa, senza commettere peccato. 16 Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, per ottenere misericordia e trovar grazia ed essere soccorsi al momento opportuno.” (Ebrei 4:14-16 NRV)
Accostiamoci al trono della grazia, ovvero, preghiamo, per ottenere grazia ed essere soccorsi al momento opportuno.
Che cosa dobbiamo pregare? Non dobbiamo chiedere a Dio di togliere la prova, ma dobbiamo chiedere la grazia per sopportarla con pazienza. Dobbiamo chiedere a Dio di servirsi della prova per farci crescere. Dobbiamo pregare che la nostra fede non verrà meno.
Quindi, la chiave per come vivere in questa vita di difficoltà è di rallegrarci nella nostra speranza eterna, e così, di essere pazienti nelle tribolazioni, sempre pregando per la grazia di farlo. Dobbiamo tenere i nostri occhi sull’eredità che ci aspetta, l’eternità con Cristo. Questo ci permetterà ad avere gioia, e quindi, di sopportare pazientemente le tribolazioni che Dio permette nella nostra vita.
v.13 provvedendo alle necessità...
Ora, passiamo a v.13, che parla di come dobbiamo vivere nei riguardi dei credenti che si trovano nel bisogno. Questo versetto è un’applicazione specifica dell’amore che dobbiamo avere gli uni per gli altri, come abbiamo letto nei vv.9-10. Leggiamo ora il v.13.
“provvedendo alle necessità dei santi, esercitando con premura l’ospitalità.” (Romani 12:13 NRV)
Consideriamo prima la frase: “provvedendo alle necessità dei santi.” Questa è una di quelle frasi in cui è utile capire il senso del Greco. Letteralmente, nel Greco, questa frase dice: “essendo in comunione con le necessità dei santi”.
Questo comandamento prende per scontato che fra i santi, ovvero, fra i credenti, ci saranno dei bisogni, delle necessità. Infatti, nella provvidenza di Dio, Egli permette a certi di avere bisogni, ed ad altri di avere in più, in modo che la chiesa può imparare il vero amore, aiutandosi gli uni gli altri.
Ricordiamo che il vero amore richiede un vero impegno, e spesso, un vero sacrificio. Il vero amore non consiste in parole, ma in fatti. Il vero amore è un frutto essenziale che dimostra la realtà della salvezza. In altre parole, se uno non ha vero amore per i fratelli, manca un chiaro frutto di essere veramente salvato. Leggiamo in 1Giovanni, dal v.14.
“14 Noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita, perché amiamo i fratelli. Chi non ama rimane nella morte. 15 Chiunque odia suo fratello è omicida; e voi sapete che nessun omicida possiede in sé stesso la vita eterna. 16 Da questo abbiamo conosciuto l’amore: egli ha dato la sua vita per noi; anche noi dobbiamo dare la nostra vita per i fratelli. 17 Ma se qualcuno possiede dei beni di questo mondo e vede suo fratello nel bisogno e non ha pietà di lui, come potrebbe l’amore di Dio essere in lui? 18 Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e in verità. 19 Da questo conosceremo che siamo della verità e renderemo sicuri i nostri cuori davanti a lui.” (1 Giovanni 3:14-19 NRV)
Come abbiamo visto in questo brano, il vero amore produce un vero impegno, produce fatti, e non solo parole.
Quando un credente si trova nel bisogno, Dio chiama gli altri credenti ad essere in comunione con lui, ovvero, di aiutarlo nel suo bisogno. Paolo ci aiuta a capire il senso della parola comunione quando parla ai Corinzi, e chiede a loro di provvedere un dono economico per aiutare i credenti bisognosi di Gerusalemme. Leggiamo 2Corinzi 9:13.
“perché la prova pratica fornita da questa sovvenzione li porta a glorificare Dio per l’ubbidienza con cui professate il vangelo di Cristo e per la generosità della vostra comunione con loro e con tutti.” (2 Corinzi 9:13 NRV)
Aiutare un credente nel suo bisogno è un modo biblico di avere comunione con lui e fa parte del piano di Dio. Troviamo questo principio in tutta la Bibbia. Ripetutamente, Dio comanda al suo popolo di aiutare coloro che si trovano nel bisogno. Nell’AT, spesso, troviamo riferimenti alle vedove e agli orfani, e anche agli stranieri che erano i mezzo a loro, perché queste persone erano nelle categorie che rappresentavano i più bisognosi della società. Troviamo questo insegnamento anche nel NT. In Giacomo 1:27 leggiamo
“La religione pura e senza macchia davanti a Dio e Padre è questa: soccorrere gli orfani e le vedove nelle loro afflizioni, e conservarsi puri dal mondo.” (Giacomo 1:27 NRV)
In questo versetto, vedove e orfani rappresentano coloro che sono nel bisogno. Una parte essenziale della vita di un vero figlio di Dio è di dedicarsi ad aiutare coloro che sono nel bisogno. Dobbiamo metterci in comunione con loro, ovvero, considerare nostri i loro bisogni. Così, la tutta la chiesa godrà le benedizioni di Dio.
Sarebbe importante notare che in tutti questi brani, si tratta di necessità, di bisogno, anziché di piacere e di voglia. Se una persona ha una macchina che funziona, ma avrebbe voglia di una macchina nuova, non è un bisogno. Se una persona vuole andare in vacanza, è un desiderio, una voglia. Può essere una cosa valida andare in vacanza, però, solitamente, non è una vera necessità.
Invece, quando uno è senza lavoro, non perché non vuole lavorare, ma perché non trova, quando uno manca le prime necessità, quando uno ha problemi di salute o problemi materiali, queste sono vere necessità. Se una famiglia ha un figlio handicappato, e quindi, la mamma non riesce, letteralmente, ad uscire per conto suo, ha veramente bisogno di un po’ di sollievo, un po’ di tempo tranquillo per riprendersi. Ha un vero bisogno di aiuto.
Ci sono situazioni in cui la necessità di qualcuno è qualcosa che gli serve una volta, e non si ripete. Per esempio, se uno deve fare un trasloco, ha bisogno di aiuto per caricare tutti i mobili e tutte le scatole. Una volta fatta, quel bisogno non c’è più. Poi, ci sono situazioni in cui il bisogno è molto più qualcosa a lunga scadenza. Per esempio, se c’è una vedova, vecchia, senza figli, che ha bisogno di aiuto per pulire la casa, e per fare la spesa, non è qualcosa che serve una volta. È qualcosa che serve ogni settimana, finché è in vita.
Allora, ricordiamo che Dio dà alla chiesa tutto quello che serve, però, non dà in modo uniforme. Dà di più a certi, e meno ad altri, per aiutare i credenti di crescere nell’amore. Dobbiamo considerare il totale di quello che Dio ha dato alla chiesa, insieme al totale dei bisogni. Un brano che parla di questo è Ebrei 13:16
“Non dimenticate poi di esercitare la beneficenza e di mettere in comune ciò che avete; perché è di tali sacrifici che Dio si compiace.” (Ebrei 13:16 NRV)
Questo brano non insegna il comunismo, in cui tutto appartiene allo stato. La Bibbia è chiara che ognuno ha il poter sulle proprie cose. Però, ognuno dovrebbe considerare quello che ha in base al bisogno di tutti. Quando Dio dà ad uno più di quello che gli serve, non è per usare l’eccesso per divertirsi e prendere cose che gli piacciono. È per provvedere per i bisogni di quegli credenti ai quali Dio ha dato di meno.
Chi ha più di quello che gli serve per le proprie necessità è considerato un ricco. Dio dà un insegnamento ai ricchi in 1Timoteo 6.
“17 Ai ricchi in questo mondo ordina di non essere d’animo orgoglioso, di non riporre la loro speranza nell’incertezza delle ricchezze, ma in Dio, che ci fornisce abbondantemente di ogni cosa perché ne godiamo; 18 di far del bene, d’arricchirsi di opere buone, di essere generosi nel donare, pronti a dare,” (1 Timoteo 6:16-18 NRV)
l’atteggiamento giusto
Credo che il senso di questo comandamento è chiaro. Però, dobbiamo andare oltre l’azione giusta, e considerare anche l’atteggiamento con il quale facciamo un azione.
Certamente dobbiamo aiutare coloro che hanno bisogno. Però, non basta solamente comportarci in modo giusto. Dobbiamo anche farlo con lo spirito giusto, cioè, con la giusta motivazione.
Per esempio, in 2Cor 9:6-15, tramite Paolo, Dio ci spiega qual è il cuore giusto quando si aiuta qualcuno, in questo caso, economicamente. Però, il principio vale per qualsiasi tipo d’aiuto.
“6 Ora dico questo: chi semina scarsamente mieterà altresì scarsamente; e chi semina abbondantemente mieterà altresì abbondantemente. 7 Dia ciascuno come ha deliberato in cuor suo; non di mala voglia, né per forza, perché Dio ama un donatore gioioso. 8 Dio è potente da far abbondare su di voi ogni grazia, affinché, avendo sempre in ogni cosa tutto quel che vi è necessario, abbondiate per ogni opera buona ; 9 come sta scritto: «Egli ha profuso, egli ha dato ai poveri, la sua giustizia dura in eterno». 10 Colui che fornisce al seminatore la semenza e il pane da mangiare, fornirà e moltiplicherà la semenza vostra e accrescerà i frutti della vostra giustizia. 11 Così, arricchiti in ogni cosa, potrete esercitare una larga generosità, la quale produrrà rendimento di grazie a Dio per mezzo di noi. 12 Perché l’adempimento di questo servizio sacro non solo supplisce ai bisogni dei santi ma più ancora produce abbondanza di ringraziamenti a Dio; 13 perché la prova pratica fornita da questa sovvenzione li porta a glorificare Dio per l’ubbidienza con cui professate il vangelo di Cristo e per la generosità della vostra comunione con loro e con tutti. 14 Essi pregano per voi, perché vi amano a causa della grazia sovrabbondante che Dio vi ha concessa. 15 Ringraziato sia Dio per il suo dono ineffabile!” (2 Corinzi 9:6-15 NRV)
Prima di tutto, Paolo ricorda loro, ed anche a noi, che chi semina scarsamente mieterà scarsamente. In altre parole, chi non è generoso, chi non è pronto ad aiutare altri, riceverà poca ricompensa da Dio. Poi, Paolo spiega che quando diamo, dovremmo dare con gioia, non malvolentieri.
Paolo ripete ancora la verità che tutto quello che abbiamo viene da Dio, ed Egli ci dà abbondantemente, affinché possiamo anche noi dare agli altri. Infine, Paolo parla del meraviglioso frutto che il nostro dare produce, alla gloria di Dio.
Notiamo poi il versetto che dice: Dio ama un donatore gioioso. Dovremmo dare con gioia, sapendo che abbiamo ricevuto da Dio per questo, e che aiutare gli altri porta gloria a Dio, e ci farà avere una ricompensa eterna.
Il punto che voglio far notare è che è molto importante dare, ma è anche importante dare con gioia, e non male. Dio guarda il cuore, e quando facciamo la cosa giusta per il motivo sbagliato, perdiamo la ricompensa.
Fedele nel piccolo, gli sarà dato
Vorrei anche menzionare un altro principio, che riguarda il nostro dare. Non dobbiamo aspettare i grandi bisogni. Dio ci chiama ad essere fedele anche nelle piccole cose. Chi è fedele nel piccolo, gli sarà dato di più, per poter essere fedele anche nelle cose grandi. Ascoltiamo le parole di Gesù in Luca 16.
“10 Chi è fedele nelle cose minime, è fedele anche nelle grandi; e chi è ingiusto nelle cose minime, è ingiusto anche nelle grandi. 11 Se dunque non siete stati fedeli nelle ricchezze ingiuste, chi vi affiderà quelle vere? 12 E, se non siete stati fedeli nei beni altrui, chi vi darà i vostri?” (Luca 16:10-12 NRV)
In Matteo 25, troviamo la parabola dei talenti. Se ricordate, colui che aveva ricevuto solamente un talento, seppellì il suo talento. Egli era troppo impegnato con le sue cose da impegnarsi nelle cose del suo Signore. Però, ricordiamo che è stato punito eternamente per questa sua posizione. Molto spesso, quando Dio mette un bisogno davanti a noi, crediamo di avere troppo da fare di dare una mano. Spesso, ci scusiamo, con il pensiero che non è un bisogno importante. Invece, dobbiamo essere fedeli nelle piccole cose. Non dobbiamo mai aspettare solo per i bisogni grandi.
Aiutare è costoso
Dobbiamo anche tenere a mente che avere comunione con quelli nella necessità, ovvero, provvedere per le necessità dei santi, è costoso. Aiutare chi è nel bisogno è spesso un sacrificio. Parliamo per esempio di soldi. Per quasi tutti, è normale avere molto più bisogni e desideri di quanto si ha soldi. È quasi impossibile avere così tanti soldi che si arriva a non sapere come spenderne tutti. Al contrario, per quasi tutti, c’è sempre un elenco di cose da comprare per cui non ci sono già i soldi. Quindi, per me aiutare qualcuno economicamente, vuol dire che devo rinunciare a qualcosa che volevo compare.
È lo stesso discorso con il tempo. Quasi nessuno ha del tempo in più. Ci sono sempre più cose da fare di quanto tempo ce n’è per farle. Perciò, se io dedico tempo per aiutare un fratello nel bisogno, vuol dire che non avrò tempo per qualcosa che avrei voluto fare.
È quasi impossibile provvedere ai bisogni dei santi senza sacrificare qualcosa: o tempo, o soldi, o qualcos’altro.
Però, se noi scegliamo di aiutarci gli uni gli altri solamente quando abbiamo ampio tempo, e ampi soldi, e non ci sarà un disturbo, allora, non ci aiuteremo mai.
Perciò, ricordiamo che un aspetto fondamentale della vita cristiana è di avere comunione con quei credenti che sono nel bisogno. Il bisogno può essere di vari tipi, può essere un bisogno materiale, un bisogno di aiuto pratico, un bisogno spirituale, un bisogno economico, o qualche altro tipo.
Ricordiamo che è Dio che gestisce le cose in modo che in un dato momento, certi credenti avranno bisogno, ed altri avranno i mezzi per aiutare coloro che sono nel bisogno. Ogni credente dovrebbe impegnarsi a provvedere per gli altri, in un modo o l’altro. Infatti, una grande parte della maturità cristiana è di essere uno che dà molto più aiuto di quanto riceve. Se tu vuoi crescere di più nella tua fede, allora, impegnati a riconoscere e a provvedere per i bisogni intorno a te quanto ti è possibile.
Esercitando con premura l’ospitalità
Ora, consideriamo la seconda parte di questo versetto. Leggiamo ancora Romani 12.13. La seconda parte del versetto è un’applicazione specifica della prima parte del versetto.
“provvedendo alle necessità dei santi, esercitando con premura l’ospitalità.” (Romani 12:13 NRV)
Che cosa vuol dire la frase: “esercitando con premura l’ospitalità.”?
La frase “esercitando con premura” è la traduzione di una parola Greco, che viene tradotto nel v.14 come “perseguitano”. (Benedite quelli che vi perseguitano.”)
Questa è la parola “perseguitare”. Vuol dire “correre forte, per prendere qualcuno”, e viene tradotto solitamente come perseguitare. Il senso di solito è di qualcuno che corre dietro qualcun’altro per fargli del male.
In questo versetto, il senso è di correre dietro l’ospitalità. In altre parole, non basta semplicemente offrire ospitalità quando ci viene richiesta, ma piuttosto, andare in cerca di chi ne ha bisogno. Dovremmo avere una grandissima premura di offrire ospitalità a chi ne ha bisogno.
Nel piano di Dio, Egli opera in modo che ci saranno coloro che hanno bisogno, e ci saranno coloro che hanno i mezzi per offrire ospitalità.
Nel tempo del Nuovo Testamento, c’era molta persecuzione, e c’erano tanti credenti che viaggiavano anche per portare la parola di Dio. Quindi, c’era un grande bisogno di ospitalità.
L’ospitalità non è il semplice invito a cena, quanto portare la persona a casa tua per dormire e mangiare. Quindi, è molto impegnativo. Chiaramente, un’ospitalità così è costosa. Costa soldi, costa tempo, costa la tranquillità di essere da solo con la propria famiglia. È costoso come lo è qualsiasi altro modo di mostrare il vero amore, come è costoso l’amore che Dio ha per noi!
Non basta solamente offrire ospitalità, ma dobbiamo farlo con un buon spirito. Leggiamo 1Pietro 4:9.
“Siate ospitali gli uni verso gli altri senza mormorare.” (1 Pietro 4:9 NRV)
Chi fa la cosa giusta, ma mormora, pecca nel suo cuore contro Dio.
Delle volte, ospitare credenti che non conosciamo può avere dei benefici grandi, come leggiamo in Ebrei 13.
“Non dimenticate l’ospitalità; perché alcuni praticandola, senza saperlo, hanno ospitato angeli.” (Ebrei 13:2 NRV)
Però, un privilegio molto più grande di ospitare un angelo, è di ospitare Gesù Cristo. Gesù ci insegna che in realtà, quello che facciamo per un credente nel bisogno in nome di Cristo, lo facciamo a Lui. Leggiamo le parole di Gesù in Matteo 25, in cui parla del Giudizio finale.
“31 «Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria con tutti gli angeli, prenderà posto sul suo trono glorioso. 32 E tutte le genti saranno riunite davanti a lui ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri; 33 e metterà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra. 34 Allora il re dirà a quelli della sua destra: “Venite, voi, i benedetti del Padre mio; ereditate il regno che v’è stato preparato fin dalla fondazione del mondo. 35 Perché ebbi fame e mi deste da mangiare; ebbi sete e mi deste da bere; fui straniero e mi accoglieste; 36 fui nudo e mi vestiste; fui ammalato e mi visitaste; fui in prigione e veniste a trovarmi”. 37 Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare? O assetato e ti abbiamo dato da bere? 38 Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto? O nudo e ti abbiamo vestito? 39 Quando mai ti abbiamo visto ammalato o in prigione e siamo venuti a trovarti?” 40 E il re risponderà loro: “In verità vi dico che in quanto lo avete fatto a uno di questi miei minimi fratelli, l’avete fatto a me”.” (Matteo 25:31-40 NRV)
Cari fratelli, quando è difficile aiutare un altro credente, ricordati che quello che fai per un altro credente, se lo fai di cuore, conta come se lo avessi fatto direttamente per Cristo. Infatti, nel giorno del giudizio, sarà accreditato proprio come se fosse stato fatto per Cristo.
Anzi, se vogliamo sapere come comportarci nei momenti in cui Dio ci mette davanti un credente nel bisogno, ciò che bisogna fare è di considerare che cosa faremmo se fosse Gesù Cristo stesso. Quello che faremmo per Cristo, dovremmo farlo per quella persona. Quello che non faremmo per Cristo, non dovremmo farlo nemmeno per quel credente.
conclusione
Concludiamo per ora. Ricordiamo le verità che abbiamo visto in questi due versetti. In versetto 12, abbiamo imparato come vivere mentre aspettiamo il ritorno di Cristo. Dobbiamo rallegrarci nella viva speranza che abbiamo in Cristo. In altre parole, dobbiamo trovare la nostra gioia in Cristo Gesù, anziché nelle nostre circostanze, che cambiano e possono essere difficili quanto possono essere belle. Invece, l’eredità che abbiamo in Cristo non cambierà mai, e sarà meravigliosa.
Tenendo gli occhi su Cristo, e la gioia di passare l’eternità con Lui, possiamo essere pazienti nelle tribolazioni. Per quanto una tribolazione può essere difficile, non è niente in confronto con la benedizione di stare sempre con Cristo. Per quanto una tribolazione può sembrare pesante, è leggera se pensiamo al peso eterno di gloria che ci aspetta nella presenza di Cristo. Quindi, Dio ci chiama ad essere sempre pazienti nelle tribolazioni.
Per poter essere così, dobbiamo essere perseveranti nella preghiera. Per quanto riguarda che cosa pregare, impariamo dalle preghiere nella Bibbia. Non preghiamo di avere meno prove, preghiamo di conoscere Dio di più, chiediamo di avere più fede, preghiamo di poter tenere gli occhi sempre di più su Cristo. Preghiamo di poter essere usati per la gloria di Dio, preghiamo di conoscere sempre di più la volontà di Dio.
Poi, abbiamo considerato il v.13, che parla di aver comunione con i santi che hanno necessità, ovvero, di fare il possibile per provvedere alle necessità degli altri credenti. Dio guida le cose in modo che alcuni hanno bisogno, ed altri hanno i mezzi per soddisfare quei bisogni. I bisogni possono essere economici, possono essere di aiuto pratico, di insegnamento, di incoraggiamento, o varie altre cose. È importante aiutare, ed è anche importante farlo di buon cuore.
Un esempio di come possiamo aiutare coloro nella necessità è di offrire ospitalità quando serve. Come in ogni caso di bisogno, anziché aspettare che la persona che ha il bisogno ci chieda, dobbiamo correre dietro l’ospitalità, ovvero, dobbiamo esercitarla con grande premura.
È vero che vivere così è molto costoso, ci costerà tempo, ci costerà soldi, ci costerà fatica. Però, quello che dobbiamo ricordare, la stupenda verità da tenere in mente è che quello che facciamo per il minimo fra i credenti, in realtà lo facciamo per Cristo.
Che possiamo vivere secondo le verità di questi due versetti, mentre aspettiamo Cristo, Colui che ha sacrificato tutto per salvarci.