Come ti senti quando qualcuno di accusa falsamente? Come ti senti quando sei trattato ingiustamente? Ci fa male, molto male. Però, se tu vivi per Gesù Cristo, sarai accusato falsamente, e sarai trattato ingiustamente. Questo fa parte di una vita vissuta per Cristo.
In Matteo 5, Gesù Cristo ci dichiara una buona notizia. Ci dice:
“10 Beati coloro che sono perseguitati a causa della giustizia, perché di loro è il regno dei cieli. 11 Beati sarete voi, quando vi insulteranno e vi perseguiteranno e, mentendo, diranno contro di voi ogni sorta di male per causa mia. 12 Rallegratevi e giubilate, perché il vostro premio è grande nei cieli, poiché così hanno perseguitato i profeti che furono prima di voi".” (Matteo 5:10-12 LND)
Le ingiustizie che subiamo nel nome di Cristo porteranno ad un premio in cielo che durerà per tutta l'eternità.
Allora, quando ci troviamo in una situazione di ingiustizia, o quando siamo accusati falsamente, è importante ricordare che Dio è in controllo, e tutto fa parte del suo piano per noi e della sua opera eterna.
E quindi, quando leggiamo la Bibbia, soprattutto i brani di narrativa, non basta solo capire gli avvenimenti in sé, ma dobbiamo ricordare che fanno parte di qualcosa di molto più grande. È fondamentale ricordare che Dio sta portando avanti un'opera eterna, che riguarda non solo oggi, ma l'eternità.
Dobbiamo tenere in mente che la Bibbia non è principalmente solo un libro storico, ma piuttosto è la rivelazione dell'opera eterna di Dio, che concluderà con la vittoria eterna di Dio su ogni nemico, che sarà la vittoria di tutti coloro che sono veramente in Cristo.
Tenendo questo in mente, vogliamo continuare il nostro studio del libro degli Atti. Siamo arrivati al capitolo 24. Se ricordate, dopo anni di viaggiare e fondare Chiesa in varie zone, l'apostolo Paolo tornò a Gerusalemme per portare elemosine per i Giudei. Alcuni Giudei dell'Asia che odiavano Paolo e soprattutto odiavano l'evangelo di Gesù Cristo lo videro nel tempio, e suscitarono la folla contro di lui, accusandolo falsamente di aver profanato il tempio. I Giudei cercarono di uccidere Paolo, però nella provvidenza di Dio i soldati romani arrivarono e lo presero. Il tribuno lo portò il giorno dopo davanti al sinedrio, e dal discorso là comprese che Paolo non era colpevole, ma era una questione religiosa con i Giudei. Scoprendo che i Giudei stavano organizzando di uccidere Paolo, il tribuno lo mandò al governatore Felice a Cesarea sotto guardia.
Capitolo 24 inizia con Paolo a Cesarea, custodito nel palazzo di Felice. I capi dei Giudei arrivano, insieme ad un avvocato, per convincere Felice che Paolo era colpevole e che doveva essere consegnato a loro. Paolo si difende dalle loro false accuse, e rende chiaro che ha una coscienza pura e che proclama il messaggio di Dio. Vedremo che Felice fu colpito al punto di invitare Paolo più volte a venire a parlare con lui delle cose di Dio.
Quello che vogliamo tenere in mente è che questo capitolo è una piccola parte di quello che Dio ha fatto in Paolo e tramite Paolo. Cioè, ogni periodo della nostra vita è solo un capitolo nel grande libro che Dio ha scritto a ciascuno di noi. Dio aveva stabilito per Paolo di essere ostacolato dal predicare per vari anni. Aveva stabilito per Paolo di andare a Roma come prigioniero, dando una certa libertà di parlare mentre era custodito. Varie delle epistole che Paolo scrisse, le scrisse mentre era in prigione. Quindi quello che potrebbe sembrare a noi una sconfitta era il piano di Dio. Dio è in controllo, e non sbaglia mai in quello che fa.
Tenendo tutto quello in mente, riprendiamo la storia rileggendo come contesto Atti 23:33-35.
“33 Quelli giunti a Cesarea e consegnata la lettera al governatore, gli presentarono anche Paolo. 34 Dopo aver letto la lettera, il governatore domandò a Paolo di quale provincia fosse; e, saputo che era della Cilicia, 35 gli disse: "Io ti ascolterò quando saranno arrivati anche i tuoi accusatori". E ordinò che fosse custodito nel palazzo di Erode.” (Atti 23:33-35 LND)
Felice aveva capito che Paolo era innocente avendo letto la lettera dal tribuno Lisia, in cui Lisia dichiara chiaramente che Paolo non aveva commesso alcuno reato. Però, Felice non voleva agitare i giudei. La situazione politica era complicata. L'impero romano controllava un vasto territorio, compreso la zona di Israele. Lasciavano una certa autonomia in tante zone. Quindi, in Israele permettevano ai Giudei di seguire la loro religione, e di avere una certa autorità civile in alcuni campi. Roma stabilì un governatore o un re in ogni zona, e quell’uomo, per esempio Felice, doveva essere soprattutto fedele a Roma. Doveva stare in guardia per non fare nulla che avrebbe potuto minimamente far pensare ai romani che non era fedele. Quindi, spesso quello che veniva fatto dai governatore era spinto da considerazioni politiche, e interessi, e non dalla giustizia. Tenete quello in mente mentre leggiamo quello che succede quando arrivano i Giudei per accusare Paolo davanti a Felice.
Tenete in mente che i giudei volevano convincere Felice che Paolo era uno che meritava la condanna, e che loro avevano il diritto di giudicarlo. In questo modo, potevano ucciderlo.
Leggo Atti 24:1.
“1 Ora, cinque giorni dopo, arrivò il sommo sacerdote Anania insieme con gli anziani, e con un oratore, un certo Tertullo, essi comparvero davanti al governatore per accusare Paolo.
Considerando i tempi che ci voleva per la comunicazione e per viaggiare allora, vediamo che i Giudei si erano messi subito da fare per andare a convincere Felice di condannare Paolo. Poi, non solo mandarono qualche rappresentante, il sommo sacerdote stesso, Anania, insieme agli anziani, ovvero i capi dei Giudei, vennero, e portarono anche un oratore, un tipo di avvocato, un certo Tertullo. Il loro scopo era di convincere Felice che Paolo era colpevole. Ricordate che Paolo era totalmente innocente. Non aveva commesso alcun reato, e non aveva profanato il tempio. Le loro accuse erano tutte false. In realtà, questi Giudei odiavano Gesù Cristo, e volevano fermare quello che Dio stava facendo nel mondo tramite Paolo. Spesso sono proprio uomini religiosi che si oppongono a Dio più di tutti. Quando noi siamo la luce di Cristo, il mondo ci odierà, come Gesù ci avverte in Giovanni 15.
Leggo Atti 24:2-9, notando le false accuse che Tertullo fa contro di Paolo per convincere Felice.
2 Quando Paolo fu chiamato, Tertullo cominciò ad accusarlo, dicendo: 3 "Eccellentissimo Felice, noi riconosciamo in tutto e per tutto e con profonda gratitudine che la pace che godiamo e le vantaggiose riforme attuate per questa nazione sono opera delle tue previdenti misure. 4 Ma per non importunarti più a lungo, ti prego nella tua benevolenza di darci brevemente ascolto. 5 Noi abbiamo trovato che quest’uomo è una peste e suscita sedizioni fra tutti i Giudei che sono nel mondo, ed è capo della setta dei Nazareni. 6 Egli ha perfino tentato di profanare il tempio; per questo noi l’abbiamo preso e lo volevamo giudicare secondo la nostra legge. 7 Ma, sopraggiungendo il tribuno Lisia lo ha tolto a forza dalle nostre mani, 8 ordinando ai suoi accusatori di venire da te, esaminandolo, potrai tu stesso sapere da lui la verità su tutte le cose di cui l’accusiamo". 9 I Giudei si associarono anch’essi nelle accuse, affermando che le cose stavano così.
Prima di tutto, notate che Tertullo inizia con la lusinga. Visto che stava portando accuse false, fa appello, non alla giustizia di Felice, ma al suo orgoglio. Questo è tipico nel mondo, e dobbiamo stare in guardia a non commettere questo peccato.
Nel versetto quattro, Tertullo dichiara "per non importunarti più a lungo". Con questa frase, implica che la causa contro Paolo è così evidente che in poco tempo Felice capiva che i Giudei avevano ragione. Anche qui, è un modo di influenzare Felice, non in base a una vera evidenza, ma con argomenti ben fatti. Parlare così è parlare secondo la carne. Per camminare nella luce, dobbiamo evitare di parlare così. Dobbiamo basare i nostri argomenti sulla verità, non su discorsi ben fatti.
L'Accusa con Paolo
Notate attentamente le false accuse che Tertullo fa contro Paolo nel versetto cinque. Leggo.
5 Noi abbiamo trovato che quest’uomo è una peste e suscita sedizioni fra tutti i Giudei che sono nel mondo, ed è capo della setta dei Nazareni.
Tertullo dice che Paolo è una peste, che suscita sedizione, e che è capo della setta nei Nazareni. Consideriamo queste accuse.
La parola peste è una parola estremamente pesante, che descrive uno come il peggiore degli uomini, uno che contamina tutta la società. Con questa parola Tertullo dichiara Paolo di essere il peggiore dei peggiori, un uomo estremamente malvagio, che contamina tutti. In realtà, Paolo era un uomo estremamente santo, che si dedicava totalmente a portare la buona notizia della salvezza a uomini perduti nei loro peccati.
La seconda accusa falsa di Tertullo e che Paolo suscita sedizioni fra tutti Giudei che sono nel mondo. Visto che l'impero romano era vasto, e che negli anni varie province si erano ribellate, Roma era molto sensibile al minimo rischio di sedizione. E perciò, una minima accusa di sedizione avrebbe subito attirato l'attenzione di Felice. Egli non poteva rischiare di essere accusato di aver ignorato un atto di sedizione. Anche in questo caso, l'accusa era assolutamente falsa. Paolo non parlava della politica, e infatti, insegnava a pagare le tasse ed essere sottomessi alle autorità. Il suo messaggio era di annunciare il regno di Dio, e il perdono in Gesù Cristo. I giudei sapevano benissimo che Paolo non suscitava sedizione, ma comunque lo accusavano di questo.
Poi Tertullo dichiara che Paolo era il capo della setta dei Nazareni. Chiamando i credenti in Gesù Cristo una setta dava l'idea che fosse un gruppo pericoloso, che doveva essere sotto controllo. Poi, dicendo che Paolo era il capo di questa setta Tertullo implicava che Paolo era un uomo estremamente pericoloso per lo Stato. Usava questa tattica per costringere Felice di agire contro Paolo.
Poi, nel versetto sei Tertullo passa ad una cosa che riguarda i Giudei, e dichiara che spettava ai Giudei il diritto di giudicare Paolo. Volevano Paolo sotto il loro controllo, per poterlo uccidere. Leggo di nuovo il versetto sei:
6 Egli ha perfino tentato di profanare il tempio; per questo noi l’abbiamo preso e lo volevamo giudicare secondo la nostra legge.
Anche questo era un'accusa totalmente falsa. Paolo non aveva minimamente profanato il tempo. Se ricordate, questo era l'accusa dei Giudei di Asia che avevano visto Paolo nel tempio. Ma era falsa.
I romani avevano dato ai Giudei il diritto di giudicare chiunque profanava il tempio. Quindi, con questa accusa, Tertullo stava cercando di convincere Felice che avrebbe dovuto riconsegnare Paolo ai Giudei, e lasciare a loro di giudicarlo e punirlo secondo la loro legge.
Quando Tertullo dichiara che avevano preso Paolo e volevano giudicarlo secondo la loro legge, era falso. Piuttosto, i Giudei avevano preso Paolo e senza portarlo per sentire i testimoni e giudicarlo secondo la legge, stavano cercando di ucciderlo, quando i soldati romani sono intervenuti. Quindi, non volevano giudicarlo secondo la loro legge, volevano solo ucciderlo. La legge dei Giudei vieta che uno sia punito senza avere le chiare prove.
Oltre a queste accuse contro Paolo, Tertullo cerca di mettere in brutta luce il tribuno, Lisia, spiegando che nonostante che i Giudei avevano il diritto di giudicare Paolo, il tribuno aveva tolto Paolo dalle loro mani a forza. Dicendo questo, Tertullo stava cercando di screditare il tribuno. Voleva fare tutto il possibile per evitare che qualunque testimonianza a favore di Paolo fosse considerata attendibile.
Tertullo conclude il suo argomento dicendo che anche se non c'erano testimoni là presenti, Felice avrebbe scoperto che tutto quello che Tertullo aveva detto era vero.
Queste erano tutte menzogne. Non c'erano testimoni per queste cose, perché erano accuse false. Però, Tertullo fa sembrare che ci fossero testimoni pronti a confermare queste cose.
A quel punto, Luca non spiega ogni dettaglio, ma dichiara che i Giudei si associarono anch'essi nelle accuse, affermando che le cose stavano così. Quindi, pur non essendoci testimoni, affermavano queste false accuse contro Paolo.
La Tattica da Evitare
Avete capito la tattica di questi giudei? Nonostante che le loro accuse erano false, parlavano con tanta convinzione per cercare di convincere Felice che fossero vere. Tertullo fingeva o bleffava che tutto era come diceva, sperando così di convincere Felice che le sue menzogne fossero vere.
Questi uomini religiosi, perfino il sommo sacerdote, e questo oratore, erano pronti a insistere su una cosa falsa. Non avevano alcun vero timore di Dio.
E perciò Paolo si trovava in una situazione in cui doveva cercare di difendersi contro queste false accuse. Semmai a te succede che vieni accusato falsamente, ricordati che non sei il primo. Gesù Cristo fu accusato falsamente, e poi dopo tantissimi dei suoi seguaci sono stati accusati falsamente, come Paolo. La Bibbia ci avverta che questa sarà la sorte dei credenti.
Paolo si Difende
Per capire quello che succede davanti a Felice, ricordate che Felice aveva già ricevuto la lettera da Lisia, il Tribuno, dichiarando che Paolo era innocente, e che si trattava solamente di un disaccordo su dettagli della legge giudaica. Quindi, lui capiva che le accuse erano false e che Paolo era innocente. Inoltre, Felice era ben informato sulla “Via”, cioè, conosceva bene la situazioni dei seguaci di Gesù. Felice capiva che i Giudei erano contro Paolo perché egli annunciava Gesù Cristo.
Ascoltiamo quello che Paolo dichiara quando Felice lo lascia parlare. Leggo del versetto 10 a 21.
10 Allora Paolo, dopo che il governatore gli fece cenno di parlare, rispose: "Sapendo che da molti anni tu sei giudice di questa nazione, con più coraggio parlo a mia difesa. 11 Non più di dodici giorni fa come tu puoi verificare, io salii a Gerusalemme per adorare. 12 Or essi non mi hanno trovato nel tempio a disputare con alcuno, o a incitare la folla né nelle sinagoghe né per la città; 13 né possono provare le cose delle quali ora mi accusano. 14 Ma questo ti confesso che, secondo la Via che essi chiamano setta io servo così il Dio dei padri, credendo a tutte le cose che sono scritte nella legge e nei profeti, 15 avendo in Dio la speranza, che anch’essi condividono, che vi sarà una risurrezione dei morti, tanto dei giusti che degli ingiusti. 16 Per questo io mi sforzo di avere continuamente una coscienza irreprensibile davanti a Dio e davanti agli uomini. 17 Ora, dopo molti anni, io sono venuto a portare elemosine e offerte alla mia nazione. 18 Mentre facevo questo, essi mi hanno trovato purificato nel tempio, senza alcun assembramento o tumulto. 19 Ma vi erano alcuni Giudei dell’Asia che dovevano comparire davanti a te per accusarmi, se avevano qualcosa contro di me. 20 O questi stessi dicano se hanno trovato alcun misfatto in me, quando stavo davanti al sinedrio, 21 a meno che sia per questa sola parola che io gridai stando in piedi in mezzo a loro: E’ a motivo della risurrezione dei morti che oggi vengo giudicato da voi.
Commenti
Prima di tutto, notate che Paolo non lusinga. Piuttosto, fa appello alla coscienza di Felice, ricordando che era giudice da molti anni. Poi, Paolo dichiara che le accuse dei giudei erano false e perciò non potevano provare le cose di cui lo accusavano.
Spiega che era andato a Gerusalemme solamente 12 giorni prima, un fatto verificabile. Lui si trovava nel tempio senza incitare la folla in alcun modo. Dichiara che tutto quello che dicevano era falso.
Voglio notare specificamente quello che dichiara nel versetto 14. Qua, il suo scopo non è solamente di difendersi, ma anche per colpire la coscienza di Felice, aiutandolo a vedere il suo bisogno di Gesù Cristo. Leggo di nuovo il versetto 14.
14 Ma questo ti confesso che, secondo la Via che essi chiamano setta io servo così il Dio dei padri, credendo a tutte le cose che sono scritte nella legge e nei profeti,
Notate che Paolo spiega che non si tratta di una setta, piuttosto egli proclama la Via che porta al cielo. Non era un gruppo formato dagli uomini, come erano i farisei. Paolo apparteneva a coloro che avevano creduto in Gesù il Cristo, l'unica via che porta a Dio. Ricordate le parole di Gesù in Giovanni 14:6.
“Gesù gli disse: "Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me.” (Giovanni 14:6 LND)
Gesù è la Via, l'unica Via, e Paolo predicava la Via, Gesù Cristo, l'unico modo per arrivare al Padre. Quindi, dichiarando questo Paolo rendeva chiaro che solamente per mezzo di Cristo Felice poteva arrivare a Dio ed essere salvato.
Paolo dichiara che serviva Dio, credendo a tutte le cose che erano scritte nella Bibbia. Anche qui, Paolo non stava soltanto dichiarando la sua innocenza, ma stavo mostrando che il suo messaggio era il messaggio che Dio aveva sempre annunciato al mondo, e quindi era il messaggio di come essere salvato, riconciliato con Dio.
Dicendo queste cose, Paolo rendeva chiaro che egli seguiva fedelmente Dio, e tutto quello che Dio aveva rivelato agli uomini. Ascoltando Paolo, Felice stava sentendo il messaggio di Dio.
Nel versetto 15, Paolo parla della sua speranza nella risurrezione. Leggo ancora il versetto 15.
15 avendo in Dio la speranza, che anch’essi condividono, che vi sarà una risurrezione dei morti, tanto dei giusti che degli ingiusti.
Dicendo questo, Paolo faceva capire a Felice che anche egli sarebbe risuscitato per apparire davanti a Dio per il giudizio.
Nel versetto 16, Paolo parla del suo impegno di avere una coscienza irreprensibile. Questo avrebbe colpito Felice, che sicuramente non aveva una coscienza pulita.
16 Per questo io mi sforzo di avere continuamente una coscienza irreprensibile davanti a Dio e davanti agli uomini.
Né Felice né i Giudei avevano coscienze pulite, e non si impegnavano in quello. Invece Paolo si sforzava ad avere continuamente, in ogni cosa, una coscienza irreprensibile davanti a Dio e davanti agli uomini. E quindi, Paolo era assolutamente il contrario di come Tertullo lo aveva descritto.
Anziché suscitare i giudei alla sedizione e profanare il tempio, Paolo racconta che era venuto a portare elemosine e offerte alla sua nazione, i Giudei. Era nel tempio adorando tranquillamente quando fu preso dai Giudei. Quindi, lui non aveva fatto nulla di male. Addirittura era fedele al vero giudaismo.
Poi nel versetto 19 Paolo mette in evidenza un punto legale, cioè, coloro che aveva detto che egli aveva profanato il tempio erano i giudei dell'Asia che erano a Gerusalemme. Eppure, non erano presenti. E perciò, non c'era nessuno che poteva testimoniare personalmente di alcun reato. Paolo conosceva la legge, e sapeva che legalmente la mancanza di testimoni screditava le accuse di Tertullo.
Nel versetto 20 e 21, Paolo sfida i Giudei presenti a dire quello che aveva fatto di male quando si era presentato davanti al sinedrio pochi giorni prima. Afferma che era a motivo della risurrezione dei morti che era in giudizio davanti a Felice. Non c'era nulla di vero delle accuse che Tertullo aveva fatto. Paolo annunciava Cristo, e basta. E così Paolo conclude la sua difesa.
La Reazione di Felice
Per quanto riguarda Felice, avendo ricevuto la lettera dal tribuno, e conoscendo bene la Via, e dopo aver ascoltato le accuse di Tertutto, e la difesa di Paolo, era chiaro a Felice che Paolo era innocente.
Però, ricordate che Felice, pur essendo governatore, aveva un certo timore dei Giudei. Sapeva che potevano mandare a dire a Roma che lui non era fedele allo Stato. E perciò, aveva timore di dichiarare Paolo innocente. Perciò, rinviò il processo. Notate che la coscienza di Felice fu molto colpita. Leggiamo dal versetto 22 a 27.
22 Quando udì queste cose, Felice, che era ben informato sulla Via, rinviò il processo, dicendo: "Quando verrà il tribuno Lisia, prenderò in esame il vostro caso". 23 E ordinò al centurione che Paolo fosse custodito, ma che avesse una certa libertà, senza impedire a nessuno dei suoi di prestargli dei servizi o di venire a trovarlo. 24 Alcuni giorni dopo Felice, venuto con Drusilla sua moglie che era giudea, mandò a chiamare Paolo e l’ascoltò intorno alla fede in Cristo Gesù. 25 E siccome Paolo parlava di giustizia, di autocontrollo e del giudizio futuro, Felice, tutto spaventato, rispose: "Per il momento va’ quando avrò opportunità, ti manderò a chiamare". 26 Nel medesimo tempo egli sperava che Paolo gli avrebbe dato del denaro perché lo liberasse; e per questo lo faceva spesso chiamare e conversava con lui. 27 Ma dopo due anni, Felice ebbe come successore Porcio Festo; e Felice, volendo far cosa grata ai Giudei, lasciò Paolo in prigione.”
Come avevo già menzionato, Felice rinvia il processo per non dover prendere una decisione. Pur sapendo che Paolo ero innocente, preferiva pensare ai propri interessi. C'è molta ingiustizia nel mondo, perché le persone cercano i propri interessi. Però, Dio rimane in controllo.
Sapendo che Paolo era innocente, Felice gli permetteva una discreta libertà, e l'aiuto dei suoi amici. Questo era guidato da Dio, e permetteva a Paolo di scrivere Epistole alle chiese.
È interessante notare che Felice venne pochi giorni dopo con sua moglie per ascoltare Paolo mentre spiegò a loro della fede in Gesù Cristo.
Paolo parlò del peccato, della giustizia, e anche del giudizio, e perciò Felice rimase spaventato. Fu attirato dal messaggio, ma non volendo ravvedersi, rimase spaventato.
Ci sono tante persone così oggi. Sono colpite dal messaggio di Cristo, capiscano che è la verità, ma non vogliono ravvedersi, non vogliono pagare il prezzo, e perciò rifiutano il perdono per mezzo della fede in Gesù Cristo. Continuiamo a predicare. Sarà Dio a salvare.
Tornando a Felice, era schiavo dell'amore dei soldi. Vediamo questo dal fatto che chiamava Paolo spesso per parlare con lui, sperando che Paolo gli avrebbe dato soldi per essere liberato. Cioè, nonostante che Felice era ricco, essendo governatore, voleva sempre più soldi. Quanto l'amore dei soldi può ingannare. Dobbiamo stare in guardia.
Paolo non gli diede soldi, e così, rimase in prigione per due anni, finché Felice non avesse come successore Porcio Festo. Vediamo qualcosa del cuore di Felice anche qua, perché pur sapendo che Paolo era innocente, per fare qualcosa grata ai Giudei, lasciò Paolo in prigione. Anche questo era ingiusto, però, ricordate che Dio era in controllo, come è in controllo nella nostra vita.
Lezioni per Noi
Avendo considerato questi avvenimenti della vita di Paolo, consideriamo quali sono le lezioni spirituali che possono aiutarci a conoscere Dio di più, per avere più fede in Lui.
Cioè, lo scopo di studiare la vita di Paolo, e tutta la Bibbia, è di arrivare ad avere più fede in Dio, sapendo che Egli è in controllo anche nelle difficoltà e ingiustizie.
Questo brano ci aiuta a capire che Dio si serve del ingiustizie degli uomini per farci arrivare al punto che Dio vuole. Cioè, Paolo era stato arrestato a Gerusalemme ingiustamente. Adesso si trovava prigioniero nel palazzo di Felice, di nuovo accusato ingiustamente. I Giudei avevano fatto tante false accuse contro di lui. Poi Felice, pur capendo che Paolo era innocente e che lui aveva il potere di liberarlo, lo tiene in prigione.
Dobbiamo ricordare che Dio è pienamente in controllo. Quindi, tutto questo è successo perché faceva parte del piano di Dio per Paolo, e per il regno di Dio. Paolo non sapeva quello che Dio stava facendo, ma sapeva che sarebbe arrivato a Roma, ma la cosa più importante, Paolo sapeva che sarebbe arrivato alla presenza di Dio per restarci per tutta l'eternità! E così, Paolo aveva pace, nonostante l'ingiustizia.
Capire e ricordare che Dio è veramente in controllo ci aiuta ad avere pace in mezzo alle situazioni difficili, e soprattutto le situazioni ingiuste. La vita è piena di situazioni ingiuste. Però, Dio è in controllo anche in queste situazioni. Egli sta gestendo tutto per portare avanti la sua opera in noi e nel mondo. Spesso a noi sembra che Dio dovrebbe risolvere i nostri problemi, e farci avere giustizia adesso. Ma nel suo piano perfetto, questo non è sempre il piano di Dio.
Pensate a Paolo. Egli capiva che Felice sapeva che era innocente. Felice lo chiamava per parlare di Cristo e per conversare insieme. Eppure, Felice non lo liberò. Quindi, questo era un'ingiustizia palese. Come poteva Paolo avere pace in quella situazione? L'unico modo che Paolo poteva avere pace, ed è lo stesso modo che noi possiamo avere pace, è ricordando che Dio è sovrano. Nulla succede se non sotto il controllo di Dio.
La Bibbia è piena di esempi in cui Dio usa il male per portare avanti la sua opera. Per esempio i fratelli di Giuseppe lo vendettero come schiavo, ma Dio si servì di questo per portare i fratelli in Egitto, in modo che dopo quattrocento anni Mosè poteva liberare i loro discendenti. Gesù fu tradito da uno dei suoi discepoli, e crocifisso ingiustamente, però, era il piano di Dio per poter salvarsi un popolo.
Possiamo avere pace sapendo che Dio gestisce tutto quello che succede nelle nostre vite, comprese le ingiustizie. Possiamo avere pace, non perché comprendiamo quello che sta succedendo, non perché le cose devono andare come vogliamo noi, ma perché per fede sappiamo che vanno come dovrebbero secondo il piano di Dio. Dio ci farà arrivare dove Lui vuole farci arrivare.
Ricordate che quando seguiamo Cristo, il mondo ci odierà. Gesù ci dichiara che siamo beati se il mondo ci accusa falsamente a causa di Cristo. E allora non dobbiamo lasciarci turbare quando le cose vanno male. Dobbiamo piuttosto gioire che apparteniamo a Dio. Dobbiamo gioire del fatto che il nostro Dio è onnipotente, ed è sovranamente in controllo, anche se non rivela a noi qualche sta facendo.
E perciò quando ci troviamo in situazioni ingiuste, seguiamo l'esempio di Paolo, proclamando Cristo. Fidiamoci di Dio, e avremo la sua pace.
Ringrazio Dio che tramite la Bibbia possiamo capire che Dio è sempre in controllo, e così le prove passeranno al momento giusto, e noi, essendo in Cristo, arriveremo nella presenza di Dio.
Concludo con un brano che Paolo scrisse ai corinzi, che ci ricorda che Dio le prove passeranno, e non sono paragonabile alla gloria che ci aspetta. Vi leggo 2Corinzi 4:16-18.
“16 Perciò noi non ci perdiamo d’animo; ma, anche se il nostro uomo esteriore va in rovina, pure quello interiore si rinnova di giorno in giorno. 17 Infatti la nostra leggera afflizione, che è solo per un momento, produce per noi uno smisurato, eccellente peso eterno di gloria; 18 mentre abbiamo lo sguardo fisso non alle cose che si vedono, ma a quelle che non si vedono, poiché le cose che si vedono sono solo per un tempo, ma quelle che non si vedono sono eterne.” (2Corinzi 4:16-18 LND)
Amen!