Se un bambino cresce pensando che egli sia al centro del mondo, e che tutto dovrebbe andare come vuole lui, allora, quando le cose succedono che non sono come vorrebbe lui, sarà agitato e scontento. Il problema è che ha aspettative sbagliate. Aspettative sbagliate portano sempre a scontentezza, a delusione, e a tanti peccati.
Questo è vero anche per noi adulti. Quando noi crediamo di essere al centro della vita, quando crediamo che le cose dovrebbero andare come vorremmo noi, e invece le cose non vanno come volevamo, ci agitiamo, e siamo abbattuti.
La chiave per stare bene è di capire che noi non siamo il centro della vita. Lo scopo della vita non è che le cose vanno bene. Piuttosto, la nostra vita fa parte di qualcosa di molto più grande, facciamo parte dell'opera eterna di Dio. Solo se comprendiamo questo, allora, possiamo aver vera pace in mezzo alle situazioni difficili. Solo allora possiamo avere fede in Dio.
Cioè, se io credo che lo scopo della vita è che io stia bene, e che Dio risolva i miei problemi, allora, quando la vita va male, quando succedono cose che io non volevo, quando Dio non risolve i miei problemi come avrei voluto, io starò male. Avrò grande difficoltà a fidarmi di Dio. Questo è perché secondo il mio metro, Dio non mi sta curando come dovrebbe. Perciò, avrò difficoltà avere fede in Dio. Non avrò pace, e non avrò la gioia della salvezza.
Credere che la vita sia per stare bene non solo mi porterà a stare male, ma mi porterà a sprecare la mia vita, impegnandomi nelle mie cose, anziché per il regno di Dio. Non vivrò per la gloria di Dio.
Quindi, è estremamente importante per noi di comprendere che lo scopo della nostra vita non è di stare bene, ma piuttosto è di vivere per la gloria di Dio, ed essere usati da Dio per la sua opera eterna. Lo scopo della vita è che viviamo e moriamo per la gloria di Dio. Ascoltate le parole dell'apostolo Paolo in Filippesi 1:20.
“secondo la mia fervida attesa e speranza, che non sarò svergognato in cosa alcuna, ma che con ogni franchezza, ora come sempre, Cristo sarà magnificato nel mio corpo, o per vita o per morte.” (Filippesi 1:20 LND)
Quello che era il desiderio di Paolo dovrebbe essere il desiderio di ogni vero credente. Dovremmo riconoscere che la nostra vita non è per noi stessi, ma è da vivere per la gloria di Dio, cioè per magnificare Cristo. Allora, non importa come vanno le cose ogni giorno. Importa che la nostra vita magnifica Cristo. E quindi quando arrivano periodi difficili, possiamo riposarci in Cristo, sapendo che Egli sta portando avanti la sua opera, e che noi facciamo parte di quello che sta facendo per l'eternità. Possiamo riposarci, sapendo che Dio è in controllo. E allora, possiamo avere pace anche nelle situazioni difficili.
Riassumendo, se crediamo che la vita serve a farci stare bene, allora, quando le cose vanno male, staremo male e saremo agitati e turbati.
Se invece ricordiamo che la nostra vita serve per la gloria di Dio, allora possiamo avere pace anche nelle difficoltà, capendo che Dio sta portando tutto al traguardo giusto, che porterà gloria a lui, e questo sarà il nostro vero bene nell'eternità.
Come abbiamo visto, l'Apostolo Paolo capiva che lo scopo della vita non è di stare bene, ma piuttosto è di glorificare Dio. Come abbiamo letto, Paolo voleva che la sua vita servisse per magnificare Gesù Cristo, con la sua vita e con la sua morte. E perciò, non era preoccupato dell'andazzo della vita, perché confidava in un Dio sovrano. Paolo riconosceva che la sua vita terrena era temporanea, e che non importava quanto bene andasse, o quanto a lungo durasse. Gli importava solamente di essere speso per la gloria di Gesù Cristo. Capendo questo, e vivendo così, Paolo poteva avere pace in ogni situazione.
Tenere questo in mente ci aiuta a capire meglio gli avvenimenti della Bibbia. Oggi, vorrei riprendere il nostro studio in Atti. Atti non è la storia degli apostoli, Atti è la storia di Gesù Cristo che edifica la sua Chiesa. Le persone che troviamo in Atti sono strumenti che Dio usa per portare avanti la sua grande opera. E perciò, ciò che importa non è l'andazzo della vita di questo o quell'altro. Ciò che importa è che tramite tutto quello che succede, Cristo edifica la Chiesa.
Finora nello studio di Atti abbiamo visto la morte di Stefano, il primo martire e poi la morte di Giacomo sotto gli ordini di Erode. Abbiamo visto Pietro in prigione, e abbiamo visto tanta persecuzione contro i credenti, e in modo particolare contro Paolo e sui collaboratori. In Atti 21 e 22, Paolo fu arrestato a Gerusalemme. Non aveva commesso alcun reato, ma fu arrestato dai romani, quando vedevano che i Giudei cercavano di ucciderlo, e presumevano che egli avesse commesso qualche reato. Lo scopo di Dio in tutto questo non era il bene terreno di Paolo, era di portare avanti la sua opera, facendo crescere la Chiesa. Quindi, vogliamo riprendere gli avvenimenti, considerando insieme Atti 23. Tenete in mente che questo fa parte del piano di Dio. La lezione più grande è che i dettagli di questo capitolo fanno parte di qualcosa di molto grande, che continua anche oggi.
Come contesto, Paolo fu preso dai Giudei mentre era nel tempio. Alcuni Giudei di Asia gridarono false accuse contro di lui. La folla, sentendo queste cose, cercava di uccidere Paolo, e questo tumulto attirò l'attenzione dei romani. Arrivarono i soldati romani, che presero Paolo per portarlo nella fortezza. Prima di entrare, in Atti 22 Paolo parlò alla folla. Ascoltarono fino al punto in cui capirono che Paolo parlava del loro peccato per avere rifiutato il Cristo. Allora gridarono ad alta voce, chiedendo la sua morte. Il tribuno lo fece portare nella fortezza, e quando scoprì che era cittadino romano, volevo capire come mai i Giudei lo odiavano così tanto. Perciò, il giorno seguente, portò Paolo al sinedrio, per sentire le accuse dei Giudei. Il capitolo 23 inizia con Paolo che è appena stato presentato davanti al sinedrio. Leggiamo Atti 23:1-5 per iniziare a capire quello che Dio sta facendo in questo capitolo. Ricordate che questa non è la storia di Paolo, è la storia di quello che Cristo faceva per edificare la sua Chiesa. Leggo questi versetti.
“1 Paolo, fissati gli occhi sul sinedrio, disse: "Fratelli, fino a questo giorno, io mi sono comportato davanti a Dio in perfetta buona coscienza". 2 A questo dire il sommo sacerdote Anania ordinò a quelli che gli erano accanto di percuoterlo sulla bocca. 3 Allora Paolo gli disse: "Dio percuoterà te, muro imbiancato. Tu siedi per giudicarmi secondo la legge e, violando la legge, ordini che io sia percosso". 4 Or quelli che erano presenti dissero: "Insulti tu il sommo sacerdote di Dio?". 5 Paolo rispose: "Non sapevo, fratelli, che egli fosse sommo sacerdote, perché sta scritto: "Tu non dirai male del principe del tuo popolo"” (Atti 23:1-5 LND)
Lo scopo di Paolo quel giorno non era di difendere se stesso, era di magnificare Cristo. Però, in quell'occasione, dichiarare la sua innocenza faceva parte di come poteva glorificare Dio. Se fosse possibile, Paolo voleva essere liberato per poter continuare a predicare l'evangelo ad altri. E allora, Paolo dichiara la sua innocenza al sinedrio.
Il sommo sacerdote, un uomo malvagio, ordinò che Paolo fosse percosso. Paolo, un esperto nella legge giudaica, subito mise in evidenza che quello che Anania aveva ordinato era contro la legge di Dio. Così Paolo mise in evidenza l'ipocrisia di questo gruppo. Quello avrebbe colpito la coscienza di qualunque membro che avesse ancora coscienza. La risposta di Paolo quando gli dicono che quello era il sommo sacerdote mostrava a loro che conosceva bene e seguiva la legge di Dio. Questo metteva ancor più in evidenza la loro colpa.
Paolo Divide il Sinedrio
Per capire quello che succede a questo punto, dobbiamo capire che lo scopo di Paolo qua era diverso dal suo scopo quando si trovava davanti alla folla dei Giudei. Davanti alla folla, Paolo voleva aiutare loro a vedere il loro peccato, in modo che potevano vedere in Gesù Cristo la salvezza. Invece qua davanti al sinedrio, Paolo voleva essere liberato, per poter tornare a predicare Cristo. E perciò, quello che dice al sinedrio aveva lo scopo di creare divisioni in loro, affinché non potessero essere d'accordo nell’accusarlo falsamente davanti i romani. Quindi, Paolo utilizza il fatto che il sinedrio era composto di due gruppi diversi, farisei e sadducei. I farisei accettavano tutto quello che noi chiamiamo l'Antico Testamento, e credevano nella risurrezione dei morti. Invece, e sadducei accettavano solamente i primi cinque libri dell'Antico Testamento, e non credevano nella risurrezione. Sapendo questo, Paolo utilizza questo fatto per creare divisioni fra i due gruppi. Leggiamo i versetti 6 a 10.
“6 Paolo quindi, sapendo che una parte dei presenti era composta di sadducei e l’altra di farisei gridò a quelli del sinedrio: "Fratelli, io sono fariseo, figlio di farisei, è a motivo della speranza e della risurrezione dei morti che vengo giudicato". 7 Appena egli disse questo, nacque un dissenso fra i farisei e i sadducei, e l’assemblea si divise; 8 infatti i sadducei dicono che non vi è risurrezione né angelo, né spirito, mentre i farisei affermano l’una e l’altra cosa. 9 Si fece allora un grande clamore. Gli scribi del partito dei farisei, alzatisi, protestavano con forza e dicevano: "Noi non troviamo nulla di male in quest’uomo; e se uno spirito o un angelo gli avesse parlato? Non combattiamo contro Dio". 10 Ora siccome il dissenso andava aumentando, il tribuno, per timore che Paolo fosse fatto a pezzi da loro, ordinò ai soldati di scendere e di portarlo via dal loro mezzo, e di ricondurlo nella fortezza.” (Atti 23:6-10 LND)
Paolo usava la saggezza datagli da Dio per creare questo clamore. Identificandosi come fariseo, i farisei prendevano la sua parte. L'assemblea fu divisa con un grande dissenso fra di loro, un dissenso così forte che il tribuno ebbe timore per Paolo, e ordinò ai soldati di portarlo via e ricondurlo nella fortezza.
Qua, vediamo di nuovo la sovranità di Dio. Il piano di Dio era per Paolo di essere liberato dal sinedrio, per poi andare a Roma. A questo punto, Paolo non sapeva come si sarebbe sviluppato il tutto. Però, Paolo sapeva che Dio era in controllo.
Cristo Incoraggia Paolo
Infatti, Dio era in controllo, ma il suo piano non era per Paolo di essere liberato per tornare a predicare. Il piano di Dio era di continuare ad edificare la Chiesa, senza il ruolo attivo di Paolo a quel punto. Per incoraggiare Paolo, il Signore Gesù Cristo appare a Paolo, e gli spiega quello che era il suo piano per Paolo. Leggo Atti 23:11.
“11 La notte seguente, il Signore si presentò a lui e disse: "Paolo, coraggio, perché come tu hai reso testimonianza di me in Gerusalemme, così bisogna che tu la renda anche a Roma".” (Atti 23:6-11 LND)
Essendo Paolo un apostolo, Gesù Cristo apparve a lui in varie occasioni. Apparve a lui sulla via di Damasco, quando fu chiamato da Cristo ad essere apostolo e gli è stato dato il suo mandato. In Atti 18:9, il Signore Gesù apparve a lui mentre era a Corinto, rassicurandolo della sua protezione e anche che aveva tante persone in quella città. Vi leggo Atti 18:9,10.
“9 Una notte il Signore in visione disse a Paolo: "Non temere, ma parla e non tacere, 10 perché io sono con te e nessuno ti metterà le mani addosso per farti del male poiché io ho un grande popolo in questa città".” (Atti 18:9-10 LND)
E così qua, di nuovo il Signore si presentò a Paolo per dargli coraggio. Ricordate che Paolo aveva subito terribili persecuzioni e sofferenze per il nome di Cristo. Le sue sofferenze e fatiche superavano quella degli altri apostoli. E così, Cristo apparve a lui anche qua, per incoraggiarlo e per fargli capire più il suo piano per lui.
Cristo dichiara a Paolo che non sarà ucciso, ma che arriverà a Roma dove dovrà rendere testimonianza di Gesù Cristo. Non rivela a Paolo come e quando arriverà a Roma. Però, Paolo ora sa che arriverà a Roma, e che testimonierà di Cristo là. Sicuramente questo fu di immenso conforto a Paolo.
Nel Nuovo Testamento, non è normale che Cristo appare alle persone. Quindi, questo non è qualcosa che ci dovremmo aspettare nella nostra vita.
Visto che non siamo apostoli, e abbiamo tutto il Nuovo Testamento, Cristo non appare direttamente a noi. Noi abbiamo tutta la rivelazione di Dio nella Bibbia. Abbiamo lo Spirito Santo, e le promesse meravigliose. Però, anche se Cristo non appare a noi direttamente come è apparso a Paolo come apostolo, lo Spirito Santo attesta al nostro cuore che le promesse di Dio sono per noi. Egli ci consola, egli ci incoraggia, egli ci insegna, egli ci illumina, quindi, con lo Spirito Santo e con le promesse di Dio che abbiamo nella Bibbia, siamo ben curati da Dio. Nello stesso modo che Paolo sapeva che sarebbe arrivato a Roma, ma non sapeva né quando né come, noi sappiamo che arriveremo in cielo, anche se non sappiamo quando e non sappiamo tutto quello che succederà prima. Ma sappiamo che Dio completerà la sua opera in noi! Di quello possiamo essere sicuri.
Satana Tenta di Far Morire Paolo
La mattina dopo che Cristo apparve a Paolo e gli dichiarò che sarebbe arrivato a Roma per testimoniare là, Satana spinse gli uomini a impegnarsi per uccidere Paolo. Ricordate che Satana è il principe del mondo, e perciò, sta dietro a quello che fanno gli uomini malvagi tentando di ostacolare Dio. Eppure, anche in questo Dio è sovrano. Leggiamo i versetti 12 a 15, che descrivono come Satana guidò uomini malvagi a cercare di uccidere Paolo.
“12 Quando fu giorno, certi Giudei tramarono una congiura obbligandosi con giuramento esecratorio a non mangiare né bere, finché non avessero ucciso Paolo. 13 Erano più di quaranta quelli che avevano fatto questa congiura. 14 Essi si presentarono ai capi dei sacerdoti e agli anziani e dissero: "Noi ci siamo impegnati con giuramento di non assaggiare alcuna cosa, finché non abbiamo ucciso Paolo. 15 Or dunque voi con il sinedrio fate una petizione al tribuno perché domani ve lo riconduca, come se voleste indagare più a fondo sul suo caso, e noi, prima che si avvicini, saremo pronti ad ucciderlo".” (Atti 23:12-15 LND)
Umanamente, il loro complotto sembrava quasi certo a funzionare. Erano pronti a morire affinché andasse in porto, al punto che avevano fatto un giuramento di non mangiare o bere finché non avessero ucciso Paolo. Il tribuno aveva già portato Paolo dal sinedrio una volta, evidentemente con pochi soldati, quindi era quasi scontato che avrebbe portato Paolo ancora, con quei pochi soldati, troppo pochi per fermare 40 uomini che volevano uccidere Paolo. Quindi umanamente parlando sembrava che la morte di Paolo era imminente.
Però, ricordate che Dio è sovrano. Satana non può fare nulla senza il permesso di Dio. È in questo caso, Dio non diede a Satana il potere di portare a compimento questo piano. Dio guidò le cose affinché il nipote di Paolo scoprisse dell'agguato. Leggiamo dal versetto 16 al 21.
“16 Ma il figlio della sorella di Paolo, venuto a conoscenza dell’agguato corse alla fortezza e, entrato, lo riferì a Paolo. 17 Allora Paolo, chiamato a sé uno dei centurioni, disse: "Conduci questo giovane dal tribuno, perché ha qualcosa da comunicargli". 18 Egli dunque lo prese, lo condusse dal tribuno e disse: "Paolo, quel prigioniero, mi ha chiamato e mi ha pregato di condurti questo giovane, che ha qualcosa da dirti". 19 Allora il tribuno, presolo per mano, lo condusse in disparte e domandò: "Che cosa hai da riferirmi?". 20 Egli disse: "I Giudei si sono accordati per chiederti che domani tu conduca Paolo giù nel sinedrio, come se volessero investigare più a fondo il suo caso. 21 Perciò tu non dar loro ascolto, perché più di quaranta uomini di loro, stanno in agguato per prenderlo, essendosi impegnati con un voto di non mangiare né bere, finché non l’abbiano ucciso; ed ora sono pronti, aspettando che tu lo permetta loro".” (Atti 23:16-21 LND)
Essendo Paolo un cittadino romano, ebbe una certa libertà di poter ricevere persone. Così venne suo nipote e gli raccontò tutto. Paolo lo mandò subito dal tribuno. Nella provvidenza di Dio, il tribuno era pronto ad ascoltarlo. E così, il tribuno viene a conoscenza di questo complotto di uccidere Paolo.
Il tribuno prese un grande impegno per garantire la sicurezza di Paolo. Organizzò un piano per portare Paolo al sicuro, lontano da Gerusalemme. Ordinò un totale di quattrocentosettanta uomini, fra soldati, cavalieri e lancieri, per evitare in qualsiasi modo che questo gruppo di giudei avesse potuto uccidere Paolo. Leggiamo i versetti 22 a 35.
“22 Il tribuno dunque licenziò il giovane, ordinandogli di non palesare ad alcuno che gli avesse fatto sapere queste cose. 23 Poi, chiamati due centurioni, disse loro: "Tenete pronti fin dalle ore tre della notte duecento soldati, settanta cavalieri e duecento lancieri, per andare fino a Cesare". 24 Disse loro ancora di tenere pronte delle cavalcature per farvi montare su Paolo e condurlo sano e salvo dal governatore Felice. 25 Egli scrisse pure una lettera di questo tenore: 26 "Claudio Lisia, all’eccellentissimo governatore Felice, salute. 27 Quest’uomo era stato preso dai Giudei e stava per essere da loro ucciso, quando io sopraggiunsi con i soldati e lo liberai, avendo inteso che era cittadino romano. 28 Volendo poi sapere la colpa di cui l’accusavano, l’ho condotto nel loro sinedrio. 29 Ho così trovato che era accusato per questioni relative alla loro legge e che non c’era in lui alcuna colpa degna di morte né di prigione. 30 Quando poi mi fu riferito dell’agguato che i Giudei tendevano a quest’uomo, te l’ho subito mandato, ordinando pure ai suoi accusatori di esporre davanti a te le rimostranze che hanno contro di lui. Sta’ bene!". 31 I soldati dunque, secondo ch’era stato loro ordinato, presero in consegna Paolo e lo condussero di notte ad Antipàdride. 32 Il giorno seguente, lasciato ai cavalieri il compito di andare con lui, ritornarono alla fortezza. 33 Quelli giunti a Cesarea e consegnata la lettera al governatore, gli presentarono anche Paolo. 34 Dopo aver letto la lettera, il governatore domandò a Paolo di quale provincia fosse; e, saputo che era della Cilicia, 35 gli disse: "Io ti ascolterò quando saranno arrivati anche i tuoi accusatori". E ordinò che fosse custodito nel palazzo di Erode.” (Atti 23:22-35 LND)
Gli ordini del tribuno furono ubbiditi, e così, Paolo fu portato in salvò. Anche se quei 40 uomini avessero saputo quello che faceva il tribuno con Paolo, sarebbe stato impossibile per loro di ucciderlo, con 470 uomini che lo proteggevano. Vediamo come Dio gestisce le cose per portare avanti il suo piano. A volte Dio opera miracolosamente, come la volta che liberò Pietro dal carcere. Altre volte, tocca il cuore degli uomini, affinché loro portano avanti il suo piano.
Notate quello che il tribuno disse di Paolo nella sua lettera al governatore Felice. Leggo ancora il versetto 29.
“Ho così trovato che era accusato per questioni relative alla loro legge e che non c'era in lui alcuna colpa degna di morte ne di prigione.” (Atti 23:29 LND)
Il tribuno, che capiva la situazione con i Giudei, dichiarò chiaramente l'innocenza di Paolo. Quindi, Paolo fu mandato a Felice con una lettera confermando la sua innocenza. Vedremo in avanti che Felice voleva soldi da Paolo, e così lo tenne in carcere finché era governatore. In altre parole, Paolo fu tenuto in carcere ingiustamente.
Qua, torniamo al nostro discorso all'inizio. Lo scopo della nostra vita non è di stare bene. Lo scopo della nostra vita è di dare gloria a Dio. È solo così che il nostro cuore sarà soddisfatto.
Nel piano di Dio, non serviva più in quel momento per Paolo di essere libero a viaggiare e predicare. Infatti, nel piano di Dio, Paolo sarebbe rimasto in prigione per due anni, e poi due anni custodito da una guardia a Roma. Certo, umanamente parlando era ingiusto, ma era il piano perfetto di Dio per lui, e per la crescita della Chiesa.
C'è un dettaglio importante qua. I Giudei volevano uccidere Paolo. Essendo Paolo in prigione proprio nel palazzo di Erode, era impossibile per i Giudei di ucciderlo. Quindi, quello che sembrava una prigione per Paolo, in realtà era anche una fortezza che lo proteggeva dagli uomini che volevano ucciderlo. Le vie del SIGNORE sono immense. Paolo era assolutamente protetto dai Giudei.
Quanto è importante avere la prospettiva giusta. Dio aveva scelto di proteggere Paolo tenendolo nel palazzo di Erode. La sua prigione in realtà era un rifugio, un luogo sicuro.
Lezioni per Noi
Concludendo questo capitolo, vedo importanti lezioni per noi. Forse la più grande lezione da ricordare è che la cosa importante non è che le cose vadano come vorremmo noi. Paolo era in prigione ingiustamente. Ma era esattamente dove Dio voleva. La cosa importante nella nostra vita è che Dio porta avanti la sua opera in noi e nel mondo.
Se noi viviamo sperando in una vita in cui ci sono pochi problemi e le cose vanno bene, saremo delusi e scontenti, perché la vita è piena di sofferenze e ingiustizie e difficoltà.
Invece, se noi riconosciamo che siamo stati crocifissi con Cristo, e che Cristo vive in noi, e che lo scopo della vita è di magnificare Cristo, allora, possiamo avere gioia, sapendo che Dio è sovranamente in controllo, e che le cose non succedono per caso.
Quando ricordiamo che Gesù Cristo è la nostra vita e che la nostra vita è nascosta in lui, allora la nostra gioia non dipenderà da avere una vita facile, ma dipenderà dal fatto che il nostro Signore Gesù viene glorificato in noi.
Paolo sapeva che sarebbe arrivato a Roma. Non sapeva la strada che avrebbe preso, non sapeva quanto tempo sarebbe passato prima di arrivarci, ma sapeva che Dio lo avrebbe tenuto in vita fino a Roma. E così, quando scoprì che questi Giudei avevano fatto un giuramento di ucciderlo, poteva capire che il fatto di essere trasferito al palazzo di Erode era il mezzo che Dio aveva scelto per proteggerlo da loro e per portarlo più vicino a Roma.
Quanto è importante per noi di riconoscere che Dio è all'opera nella nostra vita, anche quando le cose vanno male dal punto di vista umano. Quanto è importante capire che una vita benedetta non dipende da avere una vita facile, ma piuttosto da avere una vita che porta gloria a Dio.
Per chiudere, vi leggo alcuni brani che ci ricordano che la nostra vita serve per portare gloria a Dio. Questa è l'unica vita ricca e benedetta che vale la pena. Lo scopo della vita non è di stare bene, è di vivere per la gloria di Dio. Vi leggo questi versetti.
“Infatti siete stati comprati a caro prezzo, glorificate dunque Dio nel vostro corpo e nel vostro spirito, che appartengono a Dio.” (1Corinzi 6:20 LND)
“14 Poiché l’amore di Cristo ci costringe, essendo giunti alla conclusione che, se uno è morto per tutti, dunque tutti sono morti; 15 e che egli è morto per tutti, affinché quelli che vivono, non vivano più d’ora in avanti per sé stessi, ma per colui che è morto ed è risuscitato per loro.” (2Corinzi 5:14-15 LND)
“Vi esorto dunque, fratelli, per le compassioni di Dio, a presentare i vostri corpi, il che è il vostro ragionevole servizio, quale sacrificio vivente, santo e accettevole a Dio.” (Romani 12:1 LND)
“7 Nessuno di noi infatti vive per se stesso, e neppure muore per se stesso, 8 perché, se pure viviamo, viviamo per il Signore; e se moriamo, moriamo per il Signore, dunque sia che viviamo, sia che moriamo, siamo del Signore.” (Romani 14:7-8 LND)
Beata quella persona che comprende che lo scopo della sua vita non è di stare bene, nel senso in cui lo pensiamo solitamente, cioè di avere pochi problemi, e poter fare tante cose belle. Piuttosto, quello che rende la vita ricca è quando Dio si serve di noi per portare avanti il suo piano. Questa è la vita che conta, la vita che veramente vale!
Capire questo ci aiuta avere pace in mezzo alle cose brutte. Cioè, non possiamo comprendere qual è il senso di ogni avvenimento della vita. Ci sono tante cose brutte che succedono, che non sembrano di avere senso. Però, se ricordiamo che Dio è sovranamente in controllo, e lui sta portando avanti il suo piano e noi facciamo parte di quel piano, allora, possiamo avere profonda pace. La pace non viene perché comprendiamo il perché di questo o quell'altro avvenimento, la pace viene perché sappiamo che Dio è in controllo. Possiamo avere pace e gioia quando sappiamo che la nostra vita fa parte di qualcosa di molto più grande di noi, che durerà per tutta l'eternità.
Inoltre, possiamo avere pace perché sappiamo che Dio ha promesso di completare la sua opera in noi, e quindi egli fa cooperare tutte le cose per il nostro bene eterno.
Quindi, la lezione più grande di questo capitolo in Atti non sono gli avvenimenti in sé, ma piuttosto il fatto che quello che era successo a Paolo faceva parte di qualcosa di molto più grande. E così, anche gli avvenimenti della nostra vita fanno parte di qualcosa di molto più grande. Dio è in controllo. Quando ricordiamo questo, e quando preghiamo che Dio si servirà di noi per la sua gloria, allora la nostra vita avrà senso. Grazie ad Dio che egli è sovrano, e che egli sta portando avanti la sua opera in noi.