Ho due domande. Primo: quando ti trovi in una situazione di grande pericolo, dove vanno i tuoi pensieri? Qual è il tuo traguardo in quel momento?
Secondo: come reagisci quando qualcuno ti parla di un tuo peccato? Rispondi umilmente, ascoltando e considerando quello che ti dicono, oppure, rispondi con orgoglio e ira?
Naturalmente, quando ci troviamo in una situazione di pericolo, pensiamo a come risolvere il nostro problema, e come uscire dal pericolo. Però, in realtà, se vuoi essere veramente benedetto, se vuoi conoscere la pace di Dio ed essere curato da Dio, allora, in ogni situazione, compresi i momenti di pericolo, bisogna cercare per primo il regno di Dio e la sua gloria. Allora, sarà Dio a curarti nel modo perfetto.
Oggi, riprendiamo il nostro studio del libro degli Atti. Se ricordate, nell'ultimo sermone, che era su Atti 21, abbiamo visto l'apostolo Paolo che era andato a Gerusalemme. Là, i Giudei lo presero, e cercavano di ucciderlo. Quando i romani capivano che c'era subbuglio nella città, vennero subito e arrestarono Paolo, volendo capire che cosa avesse fatto per agitare la folla così tanto. Mentre lo portavano nella fortezza, Paolo chiese permesso di parlare alla folla. Il tribuno, vedendo che era una persona seria, gli permise questo. Quindi, ci troviamo adesso all'inizio di Atti 22 con Paolo, ora custodito dai soldati romani, che sta per parlare con la folla di Giudei che aveva appena cercato di ucciderlo.
Oggi vogliamo considerare quello che disse a questi Giudei. Notate specificamente che Paolo non cerca di difendere se stesso. Piuttosto, Paolo cerca di mostrare a loro che Gesù è il Cristo e il Signore. Mentre spiega questo, mette in evidenza il loro peccato di aver rifiutato il Cristo.
Inoltre, vogliamo notare come i Giudei reagirono al discorso di Paolo, perché può aiutarci a valutare come noi reagiamo quando qualcuno ci parla del nostro peccato.
Tenete ben in mente che quello che Paolo proclamava alla folla era il messaggio che aveva già creato tanti problemi per lui in tanti anni Quindi, egli sapeva che rischiava di agitare la folla ancora di più e così, creare più problemi per se stesso. Però, non esitava, perché il suo desiderio principale non era di salvare se stesso, ma piuttosto era di proclamare l'evangelo di Gesù Cristo, sperando nella salvezza di alcuni di questi Giudei
Quindi, avendo ricevuto permesso dal tribuno di parlare alla folla, Paolo inizia. Per contesto, leggo Atti 21:40, e poi iniziamo con il nostro brano.
“Avendoglielo permesso, Paolo, stando in piedi sopra la gradinata, fece cenno con la mano al popolo. E, fattosi un gran silenzio, parlò in lingua ebraica dicendo:” (Atti 21:40 LND)
Paolo Si Presente con Giudei
Mentre leggo Atti 22 dal versetto 1 al 5, ricordate che pochi minuti prima, queste persone avevano cercato di uccidere Paolo. Quindi, era stato trattato con molto violenza. Alla luce di quello, notate la calma con cui parla, e anche il rispetto per loro. Paolo inizia chiamando loro fratelli e padri. In questi primi cinque versetti, Paolo si identifica con loro, spiegando che lui era un Giudeo zelante. Ora leggo i versetti 1-5.
“1 "Fratelli e padri, ascoltate ciò che ora vi dico a mia difesa". 2 Nell’udire che parlava loro in lingua ebraica, fecero ancor più silenzio. Poi disse: 3 "In verità io sono un Giudeo, nato in Tarso di Cilicia e allevato in questa città ai piedi di Gamaliele, educato nella rigorosa osservanza della legge dei padri, pieno di zelo di Dio, come oggi lo siete voi tutti; 4 io ho perseguitato fino alla morte questa Via, legando e mettendo in prigione uomini e donne, 5 come mi sono testimoni il sommo sacerdote e tutto il sinedrio, degli anziani, dai quali avendo anche ricevuto lettere per i fratelli, mi recavo a Damasco per condurre prigionieri a Gerusalemme anche quelli che erano là, perché fossero puniti.
In queste versetti, vediamo che Paolo rende chiaro che è un Giudeo, quanto loro sono Giudei. Anzi, mostra che è sempre stato un Giudeo molto zelante e fedele al giudaismo. Come tale, aveva perseguitato la Via, il nome che i Giudei davano a coloro che seguivano Gesù Cristo. E racconta che era proprio per arrestare quei Giudei che avevano creduto in Gesù che stava andando a Damasco.
Mostra che Gesù è il Signore, il Cristo
Con tutto questo, Paolo stava mostrando che era tuttora un Giudeo fedele, ed era vero. Quindi, raccontò di quando perseguitava i seguaci di Gesù, credendo che fossero nell'errore. Raccontò che viaggiava a Damasco per quello scopo. Poi, raccontò quello che Dio aveva fatto per fargli capire la verità che Gesù è il Cristo, il Signore.
Leggiamo dai versetti 6 a 11.
6 Or avvenne che, mentre io ero in cammino e mi avvicinavo a Damasco, intorno a mezzogiorno, all’improvviso una gran luce dal cielo mi folgorò d’intorno. 7 Ed io caddi a terra e udii una voce che mi diceva: "Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?". 8 Io risposi: "Chi sei, Signore?" Egli mi disse: "Io sono Gesù il Nazareno, che tu perseguiti". 9 Or quelli che erano con me videro sì la luce e furono spaventati, ma non udirono la voce di colui che mi parlava. 10 Io dissi: "Signore, che devo fare?" Il Signore mi disse: "Alzati e va’ a Damasco, là ti sarà annunziato tutto quello che ti è ordinato di fare" 11 Ora, siccome io non vedevo nulla per lo splendore di quella luce, fui condotto per mano da quelli che erano con me, e così entrai a Damasco.
In queste versetti, Paolo sta mostrando la divinità di Colui che è apparso a lui dal cielo, Gesù Cristo. Inizia spiegando che mentre andava a Damasco, all'improvviso una gran luce dal cielo gli folgorò d’ intorno. Per i Giudei questo era una chiara descrizione della gloria di Dio. Paolo raccontò come lui cadde a terra, e sentiva una voce che gli parlava.
È importante notare quello che la voce dichiara: Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?
Paolo aveva appena detto a questi Giudei che lui aveva perseguitato i seguaci di Gesù. Però là sulla via per Damasco, il Signore gli chiese perché perseguitava lui, il Signore che parlava. Se ci fermiamo a riflettere, per noi che siamo credenti questo è un immenso incoraggiamento. Gesù Cristo si identifica con coloro che credono in Lui. Infatti, se ricordate, in Matteo 25 Gesù aveva insegnato che quando tornerà a giudicare, dichiarerà che quello che era stato fatto a uno che credeva in lui, era stato fatto a lui. Infatti leggo quello che lui dichiara in Matteo 25:40.
“E il Re, rispondendo, dirà loro: "in verità vi dico: tutte le volte che l’avete fatto ad uno di questi miei minimi fratelli, l’avete fatto a me".” (Matteo 25:40 LND)
Allora, quando il Signore chiese a Paolo: perché mi perseguiti? Gesù Cristo si sta identificando così tanto con coloro che credevano in lui che perseguitare loro era veramente perseguitare lui. Se tu sei un credente, questa verità può darti grande pace e sollievo. Gesù Cristo si identifica con te. Quello che fa male a te fa male a lui. Quello che porta vero bene a te, porta bene a lui. Grazie ad Dio per questa meravigliosa realtà. Noi siamo preziosi a Cristo.
Comunque, Paolo rende chiaro a questi Giudei che era il Signore che gli era apparso. Poi, dichiara una verità immensa Notate la dichiarazione che fa nel versetto 8.
Io risposi: "Chi sei, Signore?" Egli mi disse: "io sono Gesù è il Nazareno, che tu perseguiti".
Con questo, Paolo sta dichiarando in modo inequivocabile che Gesù, il nazareno, è il Signore, cioè, è Dio. Poi menziona che gli uomini che erano con lui videro la luce e furono spaventati. Anche questo conferma che era una manifestazione divina.
Con questo discorso, Paolo rende chiaro che Gesù è Dio. Nei versetti 10 e l'11, Paolo racconta che aveva chiesto al Signore quello che doveva fare, così dimostrando che Gesù è il Signore che bisogna ubbidire! Nel versetto 11 Paolo spiega che lo splendore di quella luce lo aveva lasciato cieco. La parola qui tradotta come splendore solitamente viene tradotto come gloria. La luce di Gesù Cristo era una luce gloriosa, la luce di Dio. Paolo sta rendendo molto chiaro che Gesù è il Signore, Dio stesso!
Gesù è il Cristo dei Giudei
Passiamo ora ai versetti 12 fino a 16. Di nuovo, Paolo rende chiaro che Gesù è il Cristo che i Giudei avevano aspettato da secoli. Quello che racconta mostra che riconoscere Gesù come il Cristo, il Signore, non è rinunciare al giudaismo, ma piuttosto è l'adempimento del giudaismo. Leggiamo dal versetto 12.
12 Or un certo Anania, uomo pio secondo la legge, di cui tutti i Giudei che abitavano a Damasco rendevano buona testimonianza, 13 venne da me e, standomi vicino, mi disse: "Fratello Saulo, ricupera la vista". In quell’istante io ricuperai la vista e lo guardai. 14 Poi aggiunse: "Il Dio dei nostri padri ti ha preordinato a conoscere la sua volontà, a vedere il Giusto e a udire una voce dalla sua bocca. 15 Perché tu gli devi essere testimone presso tutti gli uomini delle cose che hai visto e udito. 16 Ed ora che aspetti? Alzati e sii battezzato e lavato dai tuoi peccati, invocando il nome del Signore".
I fatti in questi versetti confermano che Gesù è il Cristo che i Giudei aspettavano. Paolo rende più chiaro questo parlando di Anania a Damasco, raccontando che era un Giudeo molto pio secondo la legge di Mosé, e che tutti i Giudei a Damasco gli rendevano buona testimonianza. Il fatto che Anania era un Giudeo rispettato e pio, e avevano riconosciuto in Gesù il Cristo, rende chiaro a questi Giudei, se vogliono credere, che Gesù è il Cristo.
Poi, nel versetto 14 Paolo racconta quello che Anania gli aveva detto, cioè che era il Dio dei padri, in altre parole il Dio di Abramo, di Isacco, e di Giacobbe, che aveva preordinato per Paolo di vedere il Giusto, un nome per il Cristo, per poi poter essere un apostolo del Cristo, Gesù. Nel versetto 15 Paolo racconta come egli aveva ricevuto l'ordine di essere testimone di Gesù Cristo presso tutti gli uomini. In altre parole, doveva testimoniare sia ai Giudei, sia ai gentili. Dire questo era molto offensivo per quei Giudei che non erano pronti a ravvedersi per il loro peccato, perché i Giudei credevano che solo loro fossero il popolo di Dio, e che la salvezza di Dio fosse limitata solo a chi diventava Giudeo. Quindi per Paolo di dichiarare ai Giudei che il Signore lo aveva mandato a proclamare il Cristo sia ai Giudei che ai Gentili, e il senso del termine “tutti gli uomini”, suscitò grande ira in loro. Paolo sapeva questo, ma non si tratteneva da annunciare la verità di Gesù Cristo, pur sapendo che avrebbe suscitato grande ira nei Giudei che non si ravvedevano.
Nel versetto 16, Paolo racconta come Anania gli aveva ordinato di essere battezzato invocando il nome del Signore. Se ricordate, in Atti 2, nel giorno di Pentecoste, ormai tanti anni prima, l'apostolo Pietro aveva citato quel brano di Michea, in cui dichiara che chiunque invoca il nome del Signore sarà salvato. Quindi questo era un concetto giudaico. Sia Pietro, tanti anni prima, come Paolo adesso, mostrarono che il Signore che bisogna invocare è il Signore Gesù, che è il Cristo.
Qui, in queste versetti Paolo mostrava che Gesù è proprio il Cristo che i Giudei avevano aspettato da secoli. Anche un buon e rispettoso Giudeo come Anania, aveva creduto in Gesù, il Cristo. Quindi questo discorso di Paolo mostrava a questi Giudei che Gesù è il Cristo, Dio incarnato, il Signore, quel Cristo che essi stessi aspettavano.
Annuncio che i Giudei non Crederanno
A questo punto, Paolo arriva ad una dichiarazione che sicuramente avrebbe messo in subbuglio la folla, se non si fossero ravveduti davanti a Dio. Egli parla del fatto che era stato annunciato a lui dal Signore che i Giudei non avrebbero creduto nel Cristo. Leggiamo i versetti 17 a 21.
17 Or avvenne che, quando ritornai a Gerusalemme e stavo pregando nel tempio, fui rapito in estasi, 18 e vidi il Signore che mi diceva: "Affrettati ed esci presto da Gerusalemme, perché essi non riceveranno la tua testimonianza intorno a me". 19 Allora io dissi: "Signore, loro stessi sanno che incarceravo e battevo da una sinagoga all’altra quelli che credevano in te; 20 quando si versava il sangue di Stefano, tuo martire, anch’io ero presente, acconsentivo alla sua morte e custodivo le vesti di coloro che lo uccidevano. 21 Ma egli mi disse: "Va’ perché io ti manderò lontano tra i gentili?".
Queste sono parole estremamente dure contro i Giudei. Una cosa è certa, Paolo non stava cercando di evitare problemi per se stesso! Piuttosto, Paolo voleva proclamare la verità, e mettere davanti a questi Giudei il loro peccato, in modo che potevano ravvedersi per essere salvati, credendo in Gesù quale Cristo e Signore. E perciò, nonostante quello che diceva sicuramente metteva lui a rischio da loro, lui era pronto a fare questo nella speranza che alcuni di loro si sarebbero ravveduti e salvati.
Paolo raccontò come fu rapito in estasi mentre era nel tempio, e vide il Signore stesso. Il Signore gli aveva detto che doveva uscire con urgenza da Gerusalemme perché i Giudei non avrebbero accettato la testimonianza che riguardava lui, il Signore!
In altre parole, nonostante che i Giudei avevano aspettato da secoli l'arrivo del Cristo, Paolo dichiara loro che quando avrebbero sentito proclamare le verità di Cristo, lo avrebbero rifiutato! Così mostrava il loro peccato.
Poi Paolo spiegò come aveva discusso con il Signore, dicendogli che per lui sembrava impossibile che i Giudei avrebbero rifiutato il suo messaggio, perché sapevano quanto lui era un Giudeo zelante, che aveva anche approvato la morte di Stefano, quando era stato lapidato. Notate che Paolo chiama Stefano un martire del Signore. Anche in questo, mostrava la colpa dei Giudei che avevano ucciso Stefano a causa della sua testimonianza di Gesù Cristo. Raccontando tutto questo ai Giudei, Paolo stava mettendo in evidenza la loro colpa e la durezza dei loro cuori.
Mandato tra i Gentili
E poi Paolo dichiara che il Signore gli aveva detto di andare via da loro, perché lo avrebbe mandato tra i gentili!
È difficile per noi di capire quanto questa dichiarazione era un'offesa per l'orgoglio di questi Giudei. Loro credevano che essendo il popolo di Dio, fossero meglio di altri. Non capivano la grazia, non capivano che Dio aveva salvato e scelto loro tutto per grazia. Piuttosto, si vedevano come superiori ad altri popoli. Credevano che Dio non avrebbe mai salvato altre persone, solo chi diventava Giudeo.
Quindi, il fatto che Paolo dichiarava che il Signore aveva comandato a lui di andare con il messaggio della salvezza ai gentili, anziché ai Giudei, per questi Giudei pieni di orgoglio era un grande disprezzo. Quanto il nostro orgoglio ci acceca. Però, Paolo non voleva nascondere minimamente il loro peccato, perché sapeva che l'unico modo per essere salvati è se vediamo veramente il nostro peccato! Paolo metteva se stesso in grande pericolo, per poter spiegare l'evangelo a loro.
Allora, ricapitolando quello che Paolo aveva detto loro, per primo si è presentato come un fedele Giudeo, che all'inizio aveva combattuto contro la Via, cioè aveva perseguitato coloro che seguivano Gesù come il Cristo. Però poi, il Signore stesso è apparso a lui per la via per Damasco. Il Signore si è rivelato di essere Gesù, il Nazareno, dimostrando di essere il Cristo e il Signore. Paolo aveva spiegato che Anania, l'uomo che lo aveva battezzato, era un buon Giudeo, e che quello che era successo era tutto preordinato dal unico vero Dio, il Dio che i Giudei conoscevano e adoravano. Quindi Paolo mostrava a loro che Gesù è il Cristo che i Giudei avevano sempre aspettato. Poi, annunciò a loro che il Signore stesso gli aveva dichiarato che i Giudei avrebbero rifiutato il messaggio che lui doveva predicare, e così facendo stavano rifiutando il Cristo. Così dicendo, Paolo metteva in evidenza la gravità del loro peccato! E per questo Cristo lo aveva mandato a predicare ai gentili.
Alla luce di un messaggio così forte e diretto, c'erano veramente solo due possibilità. O i Giudei potevano riconoscere il loro peccato, e prostrarsi davanti a Dio chiedendo perdono per il loro grave peccato. Oppure, potevano reagire con grande odio e furore contro Paolo, perché lui aveva detto la verità a loro che rifiutavano di accettare!
La Reazione della Folla
Leggiamo della loro reazione nei versetti 22 a 24.
22 Essi lo ascoltarono fino a questo punto; poi alzarono la voce, dicendo: "Togli dal mondo un tale uomo, perché non è degno di vivere!". 23 Siccome essi gridavano, gettando via le loro vesti e lanciando polvere in aria, 24 il tribuno comandò che Paolo fosse condotto nella fortezza, ordinando di interrogarlo a colpi di flagelli al fine di sapere per quale motivo gridavano così contro di lui.
Da quello che leggiamo qui, nessuno della folla si ravvede. Questi Giudei reagirono con furia, volendo la morte di Paolo. Questo è un esempio di puro odio, che è il risultato di quando l'orgoglio dell'uomo viene ferito. Quello che Paolo aveva fatto in realtà era semplicemente di mettere in evidenza la gravità del loro peccato. Loro avevano rifiutato il Cristo, il Giusto. Il titolo “il Giusto” era ben conosciuto dai Giudei. In Atti 3, Pietro aveva chiamato Cristo il Giusto quando predicava al tempio. In Atti 7 Stefano aveva chiamato Cristo il Giusto predicando al sinedrio. E quindi, come Pietro e Stefano avevano messo davanti Giudei la loro colpa per aver rifiutato e ucciso il Giusto, ovvero il Cristo, Paolo mette questa colpa davanti a questi Giudei. Avevano rifiutato il Giusto, il Cristo.
E questi Giudei odiavano Paolo per aver detto la verità del loro peccato. E quindi, volevano ucciderlo. Per la sovranità di Dio, non potevano ucciderlo, perché Paolo era custodito dai soldati romani. La morte non arriva prima del momento stabilito da Dio.
Come il Tribuno Reagisce
Leggiamo quello che fa il tribuno, l'ufficiale romano che comandava i soldati romani. Leggo dal versetto 23 fino alla fine del capitolo.
23 Siccome essi gridavano, gettando via le loro vesti e lanciando polvere in aria, 24 il tribuno comandò che Paolo fosse condotto nella fortezza, ordinando di interrogarlo a colpi di flagelli al fine di sapere per quale motivo gridavano così contro di lui. 25 Ma, quando lo ebbero disteso con le cinghie, Paolo disse al centurione che era presente: "Vi è lecito flagellare un cittadino romano, non ancora condannato?". 26 Udito questo, il centurione andò a riferirlo al tribuno, dicendo: "Che cosa stai facendo? Quest’uomo è un cittadino romano!". 27 Il tribuno allora si recò da Paolo e gli chiese: "Dimmi, sei tu un cittadino romano?". Egli disse: "Sì, lo sono". 28 Il tribuno rispose: "Io ho acquistata questa cittadinanza mediante una grande somma di denaro". Paolo disse: "Io invece l’ho di nascita". 29 Allora quelli che lo dovevano interrogare si allontanarono subito da lui; e lo stesso tribuno, avendo saputo che egli era cittadino romano, ebbe paura perché lo aveva fatto legare. 30 Or il giorno seguente, volendo sapere con certezza il motivo per cui egli era accusato dai Giudei, lo sciolse dai legami e ordinò ai capi dei sacerdoti e a tutto il sinedrio di venire. Poi, condotto giù Paolo, lo presentò davanti a loro.” (Atti 22 LND)
Il tribuno, vedendo la reazione violenta della folla, voleva capire che cosa terribile aveva fatto Paolo per suscitare una reazione così forte. Cioè, vedere una grande folla che a tutti costi vogliono che un uomo muoia solitamente voleva dire che quell'uomo aveva fatto qualcosa di terribile. E così il tribuno comandò che Paolo fosse interrogato a colpi di flagelli, per costringerlo a confessare quello che aveva fatto.
Questo tribuno aveva autorità e potere, ma non ha pensato solo di chiedere a Paolo quello che aveva fatto. Piuttosto, pensava subito di iniziare con una forma di tortura. Quanto spesso anche noi iniziamo con i metodi pesanti, quando sarebbe molto meglio iniziare con ragionamenti e anche gentilezza.
Paolo Si Avvalse di un suo Diritto
Nonostante che Paolo era ben pronto ad accettare qualunque sofferenza necessaria per promuovere l'evangelo di Gesù Cristo, in questo caso, lui sapeva di avere un diritto legale a non essere frustrato. E perciò, si avvalse di questo diritto, per non soffrire inutilmente.
Infatti, nella vita di Paolo abbiamo un esempio da seguire. Dovremmo essere pronti a soffrire senza esitare ogni volta che la nostra sofferenza possa aiutare a portare avanti il regno di Dio. Ricordate che mentre Paolo viaggiava verso Gerusalemme affermava che, anche se lo Spirito Santo aveva fatto capire che avrebbe sofferto, lui era pronto a morire per Cristo. Quindi, Paolo non si sviava mai dalla via che portava più gloria a Dio, anche se quella via era piena di sofferenza.
Però, in questo caso, avendo un diritto legale di non essere flagellato, non aveva senso di lasciarsi flagellare. Non avrebbe promosso l'evangelo di Cristo. E perciò Paolo era ben pronto ad avvalersi di questo diritto. E anche noi dovremmo seguire l'esempio di Paolo, sia nel fatto di essere pronti a soffrire, sia di usare i nostri diritti quando non ostacolano il regno di Dio.
Quando il tribuno e i soldati scoprirono che Paolo era un cittadino romano, ebbero paura, perché era una cosa molto grave di flagellare un cittadino romano non ancora condannato.
In questo, vediamo la sovranità di Dio. Dio aveva preordinato per Paolo di nascere un cittadino romano. Questo diede a lui non solo questo aiuto, ma soprattutto andando avanti vedremo che essendo cittadino romano, Paolo poteva fare appello a Cesare, e in quel modo essere mandato a Roma. Era il piano di Dio per Paolo di andare a Roma come prigioniero, e quindi come parte di quello era necessario per lui di essere cittadino romano.
Dio è sovrano su tutto nella nostra vita. Spesso non sappiamo perché Dio gestisce le cose in un certo modo, ma possiamo riposarci nel fatto che Dio gestisce tutto sovranamente, per portare avanti il suo piano perfetto in noi.
Questo capitolo conclude con quello che diventa l'inizio degli avvenimenti del prossimo capitolo. Il tribuno vuole capire il motivo delle accuse dei Giudei, e perciò il giorno seguente porta Paolo davanti il sinedrio. Dio volendo, vedremo quello che succede in quell'incontro nel prossimo sermone.
Applicazione
Per ora, chiudiamo riflettendo su alcune delle lezioni importanti che abbiamo visto in questo brano.
Prima di tutto, abbiamo in Paolo un esempio di cosa vuol dire cercare per primo il regno di Dio e la sua giustizia. Quando Paolo ebbe l'opportunità di parlare con questa immensa folla, anziché pensare a se stesso, cercando di calmare la folla, scelse di proclamare l'evangelo, dichiarando che Gesù è il Cristo, in modo che metteva in evidenza il loro peccato.
Dio ci ha dato Paolo come esempio, e quindi, dobbiamo chiederci: cerchiamo per primo il regno di Dio, e la sua giustizia? Quella è la via della vera benedizione.
Poi, una seconda lezione molto importante in questo brano è di considerare come reagiamo quando qualcuno ci mostra che abbiamo sbagliato, e ci parla del nostro peccato. Paolo metteva in evidenza che questi Giudei avevano sbagliato, non credendo in Gesù, perché Gesù è il Cristo. Quindi, Paolo mostrava il loro peccato, in modo che potevano ravvedersi per essere salvati.
Questi Giudei reagirono nella carne, diventando furiosi contro Paolo, e odiandolo.
E noi, come reagiamo, quando qualcuno ci mostra che abbiamo sbagliato, e che siamo nel peccato? Prego che la nostra reazione non sarà piena di orgoglio, come la loro, ma che piuttosto risponderemo con umiltà, ascoltando, e quando quello che ci viene detto è vero, ci ravvederemo.
Ringrazio Dio per la Sua Parola. Ci mostra esempi da seguire, come quello di Paolo, ed esempi da evitare, come quello di questi Giudei. O che possiamo imparare, e camminare per fede, vivendo in attesa del ritorno di Gesù Cristo, il nostro Signore!