Io vengo dagli Stati Uniti. Tristemente, la società è cambiata moltissimo in peggio da quando ero ragazzo. Tradizionalmente, in America, c’era la mentalità che la libertà valeva più della vita. Un famoso detto di una persona che aveva aiutato a liberare gli Stati Uniti dalla Gran Bretagna era: “dammi la libertà, oppure dammi la morte”. In altre parole, stava dichiarando che la libertà vale così tanto che vale la pena combattere fino alla morte per ottenerla, per non essere schiavi.
Purtroppo nella società moderna, non siamo veramente liberi. Siamo talmente abituati a essere sotto un giogo che spesso neanche ce ne rendiamo conto. Questa è una condizione molto triste. Uno che non sa nemmeno di essere schiavo non cerca di essere liberato.
Per quanto questo è vero nei rapporti umani, è ancora più vero per quanto riguarda la schiavitù del peccato. Ogni persona, per natura, è nata già schiava del peccato, del proprio peccato. Però, è una condizione che normalmente nemmeno riconosciamo. Solitamente, non riconosciamo che siamo schiavi del nostro peccato: è la nostra condizione già dalla nascita.
Però, la realtà è che anche se riconosciamo di essere schiavi, nessun uomo ha la capacità di liberarsi. La schiavitù del peccato è terribile, perché è una schiavitù dalla quale non possiamo liberarci.
Oggi, andando avanti nel nostro studio dell'Evangelo di Giovanni, vediamo che Gesù parla con dei Giudei, inizialmente del fatto che sono schiavi, schiavi dei loro peccati, e poi, come poter essere veramente liberati. Visto che di natura ognuno di noi è uno schiavo del peccato, le verità che Gesù dichiara nel brano che stiamo per esaminare, sono estremamente importanti anche per noi. Perciò, trovate con me Giovanni, capitolo 8.
Come contesto, ricordiamo che Gesù si trovava nel tempio a Gerusalemme, stava insegnando ad una grande folla di persone. Mentre insegnava, alcuni farisei, cercando di intrappolare Gesù, arrivarono con una donna colta in flagranza di adulterio. Gesù aveva mostrato a tutti il loro peccato, e così, sono andati via. Poi, c'erano altri capi che cercavano di screditare Gesù. Nell'ultimo sermone, abbiamo letto del discorso che Gesù aveva fatto con questi capi dei Giudei, che cercavano di screditare Gesù dicendo che testimoniava di se stesso. Gesù aveva mostrato che la sua testimonianza era vera, perché Egli veniva dal cielo. Poi, c'era anche il fatto che suo Padre, che è Dio, testimoniava di Lui.
I Giudei Lo sfidavano ancora, chiedendo dove fosse suo Padre. Gesù aveva dichiarato che loro non conoscevano il Padre, ovvero, che questi capi dei Giudei non conoscevano Dio. Dicendo questo, Gesù metteva in mostra che erano nel peccato, separati da Dio. Gesù diceva questo pubblicamente, davanti a tutti. Mostrava che questi uomini religiosi in realtà erano peccatori perduti.
Adesso, vogliamo andare avanti in questo brano, per capire di più chi è il nostro Signore, Gesù Cristo, e per capire la grande opera che fa per uomini peccatori come noi. Riprendiamo la conversazione di Gesù con questi capi dei Giudei dal versetto 21. Seguite mentre lo leggo.
Gesù parla della sua morte e risurrezione
21 Gesù, dunque, disse loro di nuovo: "Io me ne vado e voi mi cercherete, e morirete nel vostro peccato. Là dove vado io, voi non potete venire". (Giovanni 8:21).
Prima di tutto, Gesù dichiara che sta per andare. Aveva appena dichiarato che loro non sapevano né da dove Gesù veniva né dove andava. Adesso, Gesù dichiara che sta per andare via, e che lo avrebbero cercato, ma anziché trovarlo, sarebbero morti nei loro peccati.
È importante capire che dicendo che sarebbero morti nei loro peccati, Gesù sta dichiarando che erano peccatori, e perciò separati da Dio. Gesù afferma chiaramente che questi uomini, i quali si consideravano uomini spirituali, erano in realtà peccatori. Poi, dichiarando che non potevano andare dove andava lui, stava dicendo che a causa dei loro peccati non potevano andare dove sarebbe andato Gesù, e Gesù aveva detto che prima Lui era in cielo.
Certamente, Gesù aveva già mostrato ripetutamente che Egli è Dio incarnato, aveva reso molto chiaro che Egli è il giudice del mondo, che Egli è venuto dal cielo. Perciò, dicendo che non potevano venire dove andava Lui, che significava tornare in cielo, sta rendendo chiaro che il nostro peccato ci ostacola da Dio. Dicendo che sarebbero morti nel loro peccato, rende chiaro che l'uomo non può liberarsi dalla propria colpa. Quando siamo nel peccato, questo ci separa da Dio, ci ostacola dall'andare in cielo, e per conto nostro, andiamo avanti così fino alla morte. Quanto male ci fa il nostro peccato.
Questi Giudei, questi uomini religiosi, che si vantavano della loro religione, non capivano quello che Gesù stava dicendo. Perciò, fanno una dichiarazione secondo la logica umana, ma del tutto sbagliata. Leggo il versetto 22.
22 Dicevano perciò i Giudei: "Vuole forse uccidersi, perché dice: "Dove vado io, voi non potete venire?". (Giovanni 8:22).
Questi Giudei non capivano quello che Gesù stava dicendo. Gesù non aveva parlato di morire. Aveva parlato di andare dove loro non potevano andare. Ma visto che erano schiavi dei loro peccati, non capivano le parole di Gesù Cristo. Cercavano di interpretare le parole di Gesù con una logica umana, una logica che era lontana da Dio.
Quando noi cerchiamo di valutare la vita cristiana secondo il nostro ragionamento, senza umiliarci e sottometterci a Dio, vediamo tutto in modo sbagliato. Così, Gesù continua a spiegare a loro la verità in modo chiaro.
Mi colpisce il cuore di Gesù, che vuole far capire agli uomini le verità che possono salvarli. Gesù continua il suo discorso, mostrando in modo ancora più chiaro il loro peccato. Seguite mentre leggo i versetti 23 e 24.
23 Ed egli disse loro: "Voi siete di quaggiù, io sono di lassù; voi siete di questo mondo, io non sono di questo mondo. 24 Perciò vi ho detto che voi morirete nei vostri peccati, perché se non credete che io sono, voi morirete nei vostri peccati". (Giovanni 8:23,24).
Nel versetto 23, Gesù afferma in modo molto chiaro che loro erano di quaggiù, ovvero, erano del mondo. Invece Gesù è di lassù, ovvero del cielo. Quei Giudei, come per natura sono tutti gli uomini, erano di questo mondo, appartenevano al mondo, non al cielo. Gesù non apparteneva a questo mondo. Viveva nel mondo in quel periodo, ma non apparteneva a questo mondo. Dichiarando queste cose, Gesù sta parlando del fatto che l'uomo naturale appartiene al mondo, al mondo di peccato, e non appartiene al cielo, alla presenza di Dio. Il mondo qua rappresenta l’essere separati da Dio, essere del cielo rappresenta essere in comunione con Dio.
Questo porta al “perciò” nel versetto 24. Gesù spiega che visto che appartenevano al mondo, il mondo che è nel peccato, moriranno nei loro peccati.
Poi, Gesù dà una condizione, dà una spiegazione su come avrebbero potuto evitare di morire nei loro peccati. Esiste solo un modo che ci salva dai nostri peccati. Leggo ancora la seconda parte del versetto 24, che spiega l'unico modo per essere salvati.
... Perché se non credete che io sono, voi morirete nei vostri peccati. (Giovanni 8:24).
È estremamente importante fermarci a considerare quello che Gesù sta dichiarando qui. Prima di tutto, dobbiamo capire che nell'Antico Testamento, Dio si rivela a Mosè con il nome: io sono. Io sono è il nome di Dio. Qua, Gesù dichiara che per essere salvati, ovvero per non morire nei loro peccati, per essere salvati dai loro peccati, dovevano credere che Gesù è l’io sono.
In altre parole, per essere salvata una persona deve credere di cuore che Gesù è Dio, il Dio che si è rivelato nelle scritture, il Dio che ha creato il mondo, il Dio che è sovrano su tutto e su tutti.
Se uno crede in Gesù in un modo diverso, se uno crede in Gesù come un grande uomo, o come meno di Dio Padre, non sarà salvato. Solo chi crede che Gesù è l'io sono sarà salvato. Chi non crede a questo morirà nei propri peccati. Morirà ancora colpevole, non pronto per il giudizio.
Ci sono tantissime religioni i cui appartenenti si considerano cristiani, che hanno una certa fede in Gesù, ma non è la fede nel fatto che Gesù è veramente Dio. Lo vedono in qualche modo inferiore a Dio. Magari Lo vedono superiore a tutti gli uomini, ma comunque, inferiore a Dio. Ma per essere salvati, dobbiamo credere che Gesù è l'io sono, l'unico vero Dio. Questo non toglie il fatto che in qualche modo, impossibile per noi da comprendere a fondo, c'è una distinzione fra Gesù il Figlio, e il Padre, come anche lo Spirito Santo. Gesù è veramente Dio, anche se è impossibile per un uomo comprendere a fondo, che quel Dio è in tre persone, ma un solo Dio.
Questi Giudei capiscono quello che Gesù sta dichiarando. Per un giudeo, la dichiarazione fatta da Gesù di essere l'“IO sono” era una chiara affermazione di essere Dio. Perciò, vogliono poterLo accusare di blasfemia, per poterLo uccidere. Quindi, gli chiedono di affermare e in modo ancora più chiaro chi è. Leggo il versetto 25.
25 Allora essi gli dissero: "Chi sei tu?". E Gesù disse loro: "Proprio quello che vi dico. (Giovanni 8:25)
Questa non è una domanda fatta per capire, è in realtà una sfida. Quello che Gesù aveva detto era già molto chiaro per questi capi dei giudei che conoscevano bene le scritture e quindi, dicendo: “chi sei tu?” stavano sfidando Gesù.
Gesù capiva questo, e perciò, non spiega altro, perché non servivano ulteriori spiegazioni. Piuttosto dichiara:
proprio quello che vi dico.
Qui in greco si può tradurre con la parola “l'inizio”, “il principio”. Perciò, una traduzione forse migliore sarebbe:
quello che vi dico dall'inizio.
Cioè, Gesù aveva parlato chiaramente del fatto che è il Figlio di Dio, che viene dal cielo, che è Dio, che è il giudice del mondo. Gesù aveva già spiegato queste cose tante volte. Non stava dicendo niente di nuovo. Perciò, quando loro chiedono: chi sei tu?, Gesù non aggiunge altro, ma dichiara solamente che Egli è chi aveva sempre spiegato di essere.
Questa è una lezione importante per noi. A volte, quando stiamo cercando di parlare con qualcuno di Dio, e questa persona pone obiezioni dopo obiezioni, non lo fa sempre perché vuole capire. A volte, è solo per sfidarci. Serve discernimento per capire quando le domande sono oneste, e quindi meritano una risposta, e quando sono solo sfide, e non servono più risposte rispetto a quelle che sono già state date.
Quindi, Gesù aveva già spiegato tantissime volte chi è, e non serviva dire altro. Dovevano loro umiliarsi per credere alla chiara verità di chi è Gesù Cristo.
Comunque per aiutarli a vedere il loro peccato e il loro bisogno della salvezza in Gesù, Gesù continua, e ricorda loro che Egli è il giudice del mondo, e che quello che diceva veniva tutto dal Padre. Leggo i versetti 26,27.
26 Io ho, a vostro riguardo, molte cose da dire e da giudicare; ma colui che mi ha mandato è verace, e le cose che ho udito da lui, le dico al mondo". 27 Essi non capirono che parlava loro del Padre. (Giovanni 8:26,27).
Quando Gesù dichiara: “io ho, a vostro riguardo, molte cose da dire e da giudicare”; sta dichiarando ancora, come aveva già detto più volte in questo Evangelo, che è il giudice del mondo!
Però, dicendo che aveva molte cose da dire e da giudicare a loro riguardo, stava dicendo che non era ancora il momento. Il giorno del giudizio arriverà, e Gesù è il giudice che giudicherà tutti. Ma non era ancora arrivato il giorno del giudizio. Per ora, dichiara di essere mandato, e come aveva spiegato tante volte, era mandato dal Padre. Dichiara che Colui che Lo ha mandato è verace. Cioè, è totalmente e assolutamente verace in tutto quello che dichiara. E poi, Gesù dicendo che quello che dichiara al mondo lo aveva udito da Colui che Lo aveva mandato, sta dichiarando che tutto quello che Egli, cioè, che Gesù dice, è assolutamente verace.
Abbiamo visto Gesù dichiarare questo altre volte, ma è sempre importante per noi fermarci e riconoscere che tutto quello che Dio ci dichiara, che noi abbiamo nella Bibbia, è assolutamente e completamente verace, in ogni suo dettaglio. Perciò, possiamo confidare nella parola di Dio, anziché nei nostri ragionamenti.
Quante volte abbiamo pensieri falsi che ci entrano in testa, abbiamo i nostri ragionamenti, che vanno contro quello che Dio dichiara. Non dobbiamo appoggiarci sul nostro intendimento, ma piuttosto dobbiamo credere in quello che Dio dichiara. Grazie a Dio perché noi abbiamo una parola sicura. Confidiamo in quello che Dio dice. Rendiamo ogni pensiero prigioniero a Cristo. Demoliamo tutti i ragionamenti che si elevano nelle nostre menti contro la vera conoscenza di Dio. Camminiamo nella luce della verità di Dio. Dio è verace. Crediamo a tutto quello che Egli ci dichiara, anziché ai nostri ragionamenti.
Nonostante questi capi avessero visto chiare prove che dimostravano che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, per la durezza dei loro cuori erano accecati, e non capirono che Gesù parlava loro del Padre.
Quando siamo nel peccato, il nostro peccato ci acceca. Non vediamo quello che è chiaro quando il nostro cuore è duro. Quanto è importante camminare umilmente davanti a Dio.
Essendo accecati dal loro peccato, non capivano che Gesù è il Figlio di Dio. Gesù dichiara loro che avrebbero capito in futuro, quando lo avrebbero crocifisso, e poi con la sua risurrezione. Seguite mentre leggo quello che Gesù dichiara a loro nei versetti 28,29.
28 Quindi Gesù disse loro: "Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora conoscerete che io sono e che non faccio nulla da me stesso, ma dico queste cose come il Padre mi ha insegnato. 29 E colui che mi ha mandato è con me; il Padre non mi ha lasciato solo, perché faccio continuamente le cose che gli piacciono". (Giovanni 8:28,29).
Abbiamo già visto il termine “innalzare il Figlio” in Giovanni 3, dove abbiamo visto che si riferisce alla crocifissione, perché la crocifissione è una morte in cui la persona viene innalzata per morire. Quindi, Gesù sta dichiarando che quando questi Giudei Lo avranno crocifisso, e con la sua risurrezione, allora, avrebbero conosciuto chi è, che Egli è Dio, come aveva appena dichiarato.
Dichiarando: “quando avrete innalzato il Figlio”, sta mostrando la loro colpa per la sua morte. Quando dice che allora conosceranno chi è Lui, usando il termine “che io sono”, sta dichiarando che riconosceranno la sua divinità. La morte e la risurrezione di Gesù dimostrano che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio. Questo rende chiaro anche che non agiva mai per conto suo, ma tutto quello che faceva e diceva veniva dal Padre.
In Giovanni 14, Gesù dichiara a Filippo che chi ha visto Lui, ha visto il Padre. Gesù è veramente Dio. Gesù è l'io sono. E questi Giudei, come tutte le persone al mondo, riconosceranno chi è Gesù quando Gesù apparirà nella sua gloria per giudicare il mondo.
Quanto è importante che NOI accogliamo Gesù oggi per chi è.
Nel versetto 29 Gesù dichiara che il Padre è con Lui. Il Padre Lo aveva mandato dal cielo alla terra, il Padre era sempre con Lui. E Gesù faceva sempre la volontà del Padre.
Gesù faceva sempre la volontà del Padre. Prego che noi possiamo crescere nel fare sempre la volontà del Padre nel nostro cammino verso cielo.
Gesù: conoscerete la verità e la verità vi farà liberi
Voglio fermarmi qua per ricordare che Gesù stava parlando nel tempio, subito dopo la festa dei tabernacoli, e quindi, era circondato da una grande folla. Gesù stava parlando con i capi, ma la folla lo ascoltava. Adesso, Gesù si rivolge alla folla, specificamente ad una parte della folla. Leggo i versetti 30-32.
30 Mentre egli diceva queste cose, molti credettero in lui. 31 Gesù disse allora ai Giudei che avevano creduto in lui: "Se dimorate nella mia parola, siete veramente miei discepoli; 32 e conoscerete la verità e la verità vi farà liberi". (Giovanni 8:30-32).
Molti della folla credettero in Gesù. Abbiamo già visto in questo Evangelo che non tutti quelli che credettero in Gesù avevano la vera fede che salva. È così anche oggi. C'è una fede intellettuale, e poi, c'è la fede di cuore che serve per la salvezza. Con quello che Gesù dice a coloro che credettero in Lui, Gesù rende chiaro che non tutti erano veramente suoi discepoli. Non tutti avevano veramente accolto Gesù come il Cristo, il Figlio di Dio, il loro Salvatore.
Gesù dichiara che la prova che mostra chi è veramente un suo discepolo è quella di dimorare nella sua parola.
Il fatto che Gesù dichiara che solo quelle persone sono veramente i suoi discepoli dimostra che ci sono veri discepoli, e ci sono falsi discepoli. Ci sono coloro che credono in Cristo in modo da poter essere salvati, e ci sono coloro che hanno una fede che non salva.
Notiamo bene: Qual è la prova che una persona è veramente un discepolo di Gesù, ovvero che è veramente salvata?
La prova è che quella persona dimora nella parola di Gesù Cristo. La salvezza è unicamente e totalmente per fede. Però, la vera salvezza produce sempre una vita di ubbidienza. Dimorare nella parola di Cristo vuol dire avere la parola di Cristo nel cuore, e camminare in quella verità, e seguire quella verità. La vera salvezza produce un cammino di ubbidienza.
Certamente, nessuno cammina perfettamente, cadiamo a volte. Però, la vera salvezza produce un cammino di ubbidienza, nel quale chi pecca confessa i suoi peccati e riprende il cammino.
Quindi, la salvezza è solamente per fede, ma la vera salvezza diventa visibile per mezzo dell'ubbidienza alla parola di Dio.
Dicendo questo, Gesù dichiara nel versetto 32 quello che sarà il frutto dei veri discepoli, dimostrato dal fatto che si dimora nella sua parola. Leggo ancora il versetto 32.
E conoscerete la verità e la verità vi farà liberi. (Giovanni 8:32).
Dimorare nella parola di Cristo, nelle verità di Dio, porta a conoscere veramente la verità. Questi capi religiosi non avevano visto e capito le verità che Gesù dichiarava. Quando Dio salva una persona, lo Spirito Santo apre i suoi occhi per farle conoscere veramente la verità. Poi, chi ha la verità di Dio in se stesso, la verità fa veramente libera quella persona. Come Gesù dichiara: “la verità vi farà liberi.”
Dicendo “vi farà liberi”, è chiaro agli ascoltatori che Gesù sta dicendo che erano schiavi. Questi Giudei si vantavano della loro religione, e del loro presunto rapporto con Dio. Ma Gesù, dicendo questo a loro, stava dichiarando che erano schiavi. Questo urta contro il loro orgoglio. Notiamo dalla loro risposta quanto i loro cuori erano pieni d'orgoglio, come spesso lo sono i nostri. Leggo il versetto 33.
33 Essi gli risposero: "Noi siamo progenie di Abrahamo e non siamo mai stati schiavi di nessuno; come puoi tu dire: "Diventerete liberi?". (Giovanni 8:33).
Queste persone capivano che Gesù stava dicendo che erano schiavi. E il loro orgoglio non lo accettava. Perciò, dichiarano in modo categorico che non erano mai stati schiavi di nessuno. Ma in realtà, tante volte Dio aveva guidato gli avvenimenti in modo che i Giudei fossero schiavi. Persino erano stati portati in esilio a Babilonia. E tante volte, nel periodo dei giudici, erano stati schiavi dei popoli confinanti, sempre a causa della disciplina di Dio. In questo momento, erano sotto il potere dei Romani. Ma la cosa peggiore di tutto questo, è che erano schiavi dei loro peccati. Nel loro orgoglio, erano molto offesi del fatto che Gesù li aveva chiamati schiavi, anche se in realtà lo erano.
Quanto facilmente anche noi abbiamo questo orgoglio. Vogliamo vederci bene, vogliamo vederci a posto con Dio. E ci offendiamo se qualcuno ci parla di quello che siamo veramente. Quindi, a ciascuno faccio la domanda: tu, come reagisci se qualcuno ti parla del tuo peccato e della condizione del tuo cuore?
Con grande amore, volendo aiutarli a vedere il loro peccato e come esserne liberati, Gesù continua, e spiega in modo più chiaro la loro condizione. Gesù mostra loro ancora di più del loro peccato. Aiutare una persona a riconoscere il proprio peccato in modo che possa comprendere il suo bisogno del perdono, è un atto di grande amore. Leggo il versetto 34.
34 Gesù rispose loro: "In verità, in verità vi dico: chi fa il peccato è schiavo del peccato. (Giovanni 8:34).
Quando pecchiamo, non siamo mai padroni dei nostri peccati. Piuttosto, quando pecchiamo, siamo schiavi del nostro peccato. Il peccato è un duro padrone, che ci fa tanto male, fa male agli altri, e ci allontana da Dio. Nessuno riesce a liberarsi da solo dalla schiavitù del proprio peccato. È una condizione terribile, ed è per questa schiavitù che il mondo è pieno di tante cose brutte.
C'è una cosa importante da notare qui. Chi pecca è schiavo del peccato. Però, il peccato è un padrone furbo, che spesso non si fa vedere. Perciò, come queste persone non riconoscevano di essere schiave dei loro peccati, molto spesso non ci rendiamo conto noi quanto siamo schiavi quando pecchiamo.
Andando avanti, nei versetti 35 e 36, Gesù spiega le conseguenze dell'essere schiavi del peccato, ma poi, dichiara anche come essere liberati. Leggo questi versetti.
35 Or lo schiavo non rimane per sempre nella casa; il figlio invece vi rimane per sempre. 36 Se dunque il Figlio vi farà liberi sarete veramente liberi". (Giovanni 8:35,36).
I Giudei conoscevano bene l'esempio di Ismaele, il figlio di Abramo avuto dalla schiava Agar. I Giudei conoscevano benissimo la storia di come Abramo aveva avuto Ismaele tramite Agar, ma poi, quando era nato Isacco, il figlio promesso, Ismaele, lo schiavo, fu mandato via da casa. Lo schiavo non rimane per sempre. Viene cacciato dalla presenza del padre. Non è un erede. Similmente, chi pecca è uno schiavo, e perciò, non essendo un vero figlio, non può restare per sempre nella casa di Dio. È uno schiavo, schiavo del peccato. Non è un figlio.
Al giudizio, ogni persona che è ancora schiava del peccato sarà cacciata dalla presenza di Dio, per essere mandata al tormento eterno.
Quanto è importante per noi capire che di natura, siamo cresciuti tutti schiavi dei nostri peccati. Perciò, in questa condizione, non avendo la forza di cambiare, davanti a noi c'era solamente la possibilità di essere allontanati da Dio per sempre, ovvero, non rimanere per sempre nella casa.
Questa è una brutta notizia. Però, Gesù non conclude tutto così. Dichiara la più grande e meravigliosa notizia nel mondo. Leggo di nuovo il versetto 36, che è una verità per tutti gli uomini, perché tutti gli uomini sono schiavi del peccato. Ma in Cristo, non si rimane schiavi del peccato. Leggo questo versetto.
Se dunque il Figlio vi farà liberi sarete veramente liberi. (Giovanni 8:36).
Essendo tutti peccatori, per natura siamo tutti schiavi dei nostri peccati. È impossibile per noi liberare noi stessi. Però Gesù Cristo, il Figlio di Dio, è venuto per liberarci dalla condanna del nostro peccato. Il Figlio offre la vera libertà a chi non può liberare se stesso. Il Figlio di Dio, essendo Dio, ha il potere di liberare veramente. La liberazione dalla schiavitù del peccato è una descrizione del perdono e della salvezza.
Quanto è importante riconoscere che queste verità non sono semplici dottrine, ma sono delle verità bellissime, che riguardano proprio le nostre vite. Se siamo salvati, se siamo perdonati, la dichiarazione da parte di Gesù Cristo che da quando Dio ci ha salvati in Gesù Cristo, siamo stati liberati dai nostri peccati, è per noi. Eravamo schiavi dei nostri peccati, sotto la condanna eterna. Gesù Cristo ci ha resi liberi, veramente liberi. Come leggiamo in Romani 8: giustificati per fede, non c'è più condanna. In Gesù Cristo c’è il vero perdono, la condanna viene tolta, inizia un vero rapporto eterno con Dio. Non siamo più schiavi del peccato, ora, possiamo camminare in novità di vita.
E perciò, in questo brano, di nuovo Gesù mostra il terribile problema del peccato, il peccato che porta alla morte eterna, alla separazione da Dio, e poi, Gesù indica la via per renderci liberi. Gesù dichiara come essere liberati dal peccato, ed è tramite il Figlio di Dio, Gesù Cristo.
Prego che queste verità possano arrivare nel profondo dei nostri cuori.
Conclusione
Gesù è stato innalzato, innalzato sulla croce, per pagare la nostra condanna. Di natura, siamo tutti peccatori, colpevoli davanti al Dio santissimo. Di natura, non capiamo le verità di Dio. Che grazia quando lo Spirito Santo apre i nostri occhi per farci vedere la realtà della nostra condizione, e ci fa vedere Gesù Cristo, l’io sono, veramente Dio e veramente uomo, come l’unico Salvatore e Signore.
O che possiamo gioire di questa realtà, e dimorare nella Parola di Gesù Cristo, camminando giorno per giorno, in ogni campo della vita, secondo le verità di Dio. Ogni volta che cadiamo, confessiamo i nostri peccati, perché in Gesù Cristo, c’è il perdono, e possiamo essere liberati da quei peccati.
Grazie a Dio per questa liberazione. Grazie a Dio per Gesù Cristo, che ci libera.